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Metodologia della Ricerca Storica Prof. M.

Merluzzi

La percezione geografica negli storici classici Erodoto e Tucidide

a cura di Arturo Gallia

Indice

- Introduzione

- Lorizzonte geografico delle popolazione nellEt Classica

- Erodoto geografo

- Gli elementi geografici in Tucidide

- Bibliografia

A.A. 2005/2006

Introduzione Convenzionalmente viene attribuito ad Erodoto (V sec. a.C.) il titolo di padre della Storia. In realt, le sue innovazioni letterarie non si limitarono al solo contesto storico, ma riguardarono anche il campo etnologico, antropologico e, soprattutto, geografico. NellEt Classica, d'altronde, non vi era una distinzione cos netta tra le varie discipline e chi si accingeva a compilare unopera cercava di includervi tutte le sfaccettature possibili. In questo elaborato, si vuole comprendere quale fosse la percezione di un territorio che lautore andava descrivendo. Poich il campo dindagine sarebbe piuttosto vasto, dalle rappresentazioni mitologico-geografiche di Omero alle relazioni pratico-strategiche di Giulio Cesare, si scelto di focalizzare lanalisi sui primi storici greci, Erodoto e Tucidide. Per il primo sono state prese in considerazione le descrizioni del territorio contenute in particolar modo nel II libro de Le Storie. Per quanto riguarda Tucidide, ci si limitati allo studio del I libro de La Guerra del Peloponneso. Sarebbe stato interessante allargare il quadro non solo al resto delle opere dei due autori, ma anche ad altre testimonianze dellEt Classica. Gli apporti di Polibio, Sallustio, Tacito, tanto per fare pochi esempi, avrebbero permesso di ottenere un quadro e una percezione sicuramente pi completi. In questi e in altri autori, infatti, spesso era premesso uno sguardo al territorio che aveva fatto da scenario agli eventi che si stava andando a raccontare. Si cercava, insomma, di ampliare la semplice visione evenemenziale con la considerazione di ulteriori fattori geografici ed etnografici. Nei Commentari della Guerra Gallica di Giulio Cesare e nella Germania di Tacito, ad esempio, vi sono diverse notizie sui paesi e sugli usi e costumi degli abitanti. Descrizioni accurate e metodologicamente ben condotte sono presenti nellopera geografica di Strabone, cos come nella sezione geografica della aturalis Historia di Plinio il Vecchio,

sebbene le questioni economiche, in questultima, siano trascurate.

Lorizzonte geografico delle popolazioni nellEt Classica

La conoscenza geografica odierna si estende a tutta la Terra, grazie allevoluzione dei mezzi tecnologici dindagine e ad anni di ricerca ed osservazione del pianeta terrestre. I popoli dellantichit possedevano una conoscenza limitata della superficie terrestre. Questa viene definita orizzonte geografico. Lestensione dellorizzonte geografico di un popolo dipende da diversi fattori, come il grado di cultura, il livello degli scambi commerciali, i rapporti con le popolazioni vicine. La percezione dellecumene per le popolazioni antiche andata via via aumentando. Se le popolazioni pre-classiche, infatti, non conoscevano neppure tutte le sponde del

(Sestini, 1973)

Mediterraneo, verso il V secolo a.C. vi era la cognizione della presenza di terre fino allAtlantico, ad ovest, e fino allIndo, ad Est. Si percepisce allo stesso tempo la sfericit della Terra, ritenuta fino ad un secolo prima piatta. La prima carta geografica, infatti, quella redatta da Anassimadro di Mileto, raffigura il solo bacino

mediterraneo posto sulla faccia di un basso cilindro. Dal II secolo d.C., grazie alle raccolte geografiche di Tolomeo, la percezione dellecumene raggiunge i limiti pi estremi sia latitudinalmente che longitudinalmente, riproducendo le terre scandinave a nord, lEtiopia a sud e il bacino dellOceano Indiano ad Est.

La Carta di Anassimandro (Bruni, 1983)

Erodoto geografo

Quando oggi bisogna fare un resoconto o una descrizione di un luogo o di un edifico, supporto alle parole dato da immagini, disegni, diagrammi o altre raffigurazioni. Nel V secolo a.C. questo non era possibile, quindi nel fare lesposizione di un territorio era necessario usare riferimenti comprensibili e riconoscibili. Poich i Greci erano maestri nelluso della geometria, Erodoto usa proprio un sistema geometrico per definire anche vaste aree, terrestri o marine che siano. Ne un esempio la descrizione della Scizia (IV 99 e sgg.), rappresentata con un quadrato compreso tra due paia di parallele. Verso est e verso sud ci sono quadrati simili, che, in quanto costruiti sui lati di uno stesso quadrato, sono uguali al primo e fra loro. Attraverso questo procedimento Erodoto dimostra come le superfici del Lago Meotide e dellEusino siano identiche. Tutta la descrizione

Ricostruzione della carta della Scizia, secondo la descrizione di Erodoto (Prontera, 1990)

cartografica di Erodoto basata su griglie formate da rette parallele, ma non si tratta ancora di meridiani e paralleli, che verranno introdotti da Eratostene e perfezionati da Tolomeo. Il II libro de Le Storie dedicato allEgitto. molto interessante fare uno studio su questa parte dellopera, poich Erodoto ne parla a lungo, in maniera approfondita e dettagliata. LEgitto, infatti, quello che racchiude in s pi meraviglie e che presenta pi opere di una grandiosit indescrivibile: ecco perch se ne discorrer a lungo (II 35). La sua descrizione estesa ed ha la capacit di comprendere quali siano gli elementi dellanalisi caratterizzanti. Innanzitutto elogia gli Egiziani, poich per primi al mondo scoprirono lanno, avendo suddiviso le stagioni in dodici parti per formarlo, scoperta che facevano risalire alla osservazione degli astri (II 4). Definisce, peraltro, il sistema egiziano pi oculato di quello usato dai Greci. Se questi ultimi ogni due anni aggiungono un mese, gli Egiziani recuperano questi giorni annualmente. Le dodici suddivisioni annuali, infatti, sono formate da 30 giorni ciascuna, a cui vengono aggiunti 5 giorni soprannumerari ogni anno1. In questo modo il loro ciclo delle stagioni viene sempre a cadere nelle stesse date (II 4 e sgg.). Successivamente si dedica alla definizione del territorio abitato dagli Egiziani. Appare evidente il suo arrivo in Egitto via mare dalle affermazioni il territorio egiziano a cui arrivano le navi greche per gli Egiziani una terra acquisita, un dono del fiume e gettando lo scandaglio quando la nave ancora a un giorno di distanza da terra, si tira gi su del fango; e l lacqua profonda undici orgie; e ci dimostra che sin l si trova terreno alluvionale (II 5 e sgg.). Si avverte da queste parole la conoscenza di Erodoto sullimportante ruolo che avevano il Nilo e le sue piene sul paese. Nel definire lestensione della costa, lautore usa una unit di misura egiziana, gli scheni. apprezzabile da parte sua la lucidit e precisione nel riportare il valore delle unit di misura, cos da renderle chiare al lettore:

Questi cinque giorni aggiuntivi erano detti epagomeni. Si narra che Atum avesse vietato che dallunione di Nut e Geb nascessero figli. Il dio Toth (associato alla Sapienza e alla Luna) vinse questi giorni giocando una partita a senet. In questo modo la dea Nut avrebbe potuto concepire in tali giorni quattro dei: Iside, Osiride, Neftis e Seth. Il quinto giorno sarebbe nato, invece, Horus, figlio di Iside e di Osiride.

I popoli che possiedono poca terra, la misurano a orgie, a stadi quelli che ne posseggono un po di pi, a parasanghe quelli che ne hanno molta; quelli che ne hanno in grande abbondanza la misurano a scheni. Una parasanga corrisponde a trenta stadi, uno scheno, misura egiziana, a sessanta stadi (II 6 e sgg.).

Nel definire le distanze deve necessariamente servirsi di esempi conosciuti ai Greci, cos paragona il percorso da Eliopoli al mare al tragitto da Atene al tempio di Zeus Olimpio a Pisa, sebbene egli stesso affermi che differiscono di 15 stadi. Paragonando la sua descrizione degli elementi fisici con quella di Mori sullEnciclopedia Italiana del 1949, in realt, non si noteranno troppe differenze, se non nellaggiunta da parte dellautore greco di curiosit legate al territorio:

Continuando a risalire il fiume da Eliopoli lEgitto si fa stretto; da un lato si stende la catena dellArabia2, che orientata da nord a sud e si prolunga verso linterno e verso il mare detto Eritreo3; in questi monti si trovano le cave di pietra da dove furono estratti i blocchi adoperati per le piramidi di Menfi (II 8).

La descrizione prosegue con la parte occidentale del paese, in direzione della Libia. Erodoto azzarda anche ad una misurazione sia temporale che spaziale. Segna, infatti, la distanza tra Eliopoli e Tebe sia in giorni di navigazione, nove, sia in stadi, di cui immediatamente d anche la conversione in scheni4. Ritornando alla comprensione dellautore del fatto che molti terreni, soprattutto nel Delta del Nilo, siano di origine alluvionale, Erodoto sostiene addirittura che tutta la parte mediana fra le montagne prima citate [] costituiva un tempo una ampia insenatura del mare (II 10) e che lEgitto fosse una volta un golfo di questo tipo: dal mare settentrionale, penetrava in direzione dellEtiopia, mentre il golfo dArabia da sud si volge verso la Siria (II 11) e questi sarebbero stati divisi solamente da una sottile striscia di terra. Questa sua deduzione viene avvalorata dalla sua affermazione che lEgitto si inoltra nel mare pi delle terre circostanti, che sulle montagne si trovano conchiglie e che a tratti il sale affiora fino al punto di corrodere le piramidi
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Si riferisce ai Monti dellEtbai, di altezza media intorno ai 1000 m. Mar Rosso. 4 Secondo Erodoto, tra le due citt c una distanza di 4860 stadi, pari a 81 scheni.

(II 12). ovvio che Erodoto non sapesse del fatto che il livello dei mari nel corso dei millenni non sia stato sempre lo stesso e quindi la presenza di conchiglie e sale sui rilievi egiziani, anche a grande distanza dal mare lui contemporaneo, sia dovuta proprio a questo. Daltra parte, per, aveva compreso la forza del Nilo nel trasportare il limo e i detriti fertili tanto da creare la pianura alluvionale del Delta. Riesce ad intuire, anche se lui stesso non ne capisce il vero motivo, la forza corrosiva dello stesso fiume, che descrive pi grande di ogni riferimento possibile, che draga il letto e ne abbassa il livello. Quindi, se al tempo del re Meride era sufficiente che il fiume raggiungesse laltezza di 8 cubiti per inondare la vallata e renderla fertile, ora invece, se il livello del fiume non sale almeno a quindici o sedici cubiti, non straripa nelle campagne (II 13). Proprio grazie al lavoro del fiume, Erodoto ritiene fortunati gli Egiziani perch non devono sudare a scavare solchi con laratro n a zappare n a compiere alcuno di quei lavori faticosi che gli altri uomini dedicano alla coltivazione (II 14). Andando avanti nel resoconto, Erodoto tenta di confutare lantica tesi che indicava il Nilo come confine tra la Libia e lAsia. Innanzitutto c da chiarire che per Libia veniva intesa tutta la regione sahariana e la prima porzione di quella subsahariana, dal Nilo, appunto allAtlantico. Per Asia si indicavano tutte le regioni comprese ad est del Mediterraneo, cos come per Europa si intendeva poco pi che la penisola greca e la Magna Grecia5. Ora, se lEgitto attraversato proprio nel mezzo dal Nilo, i territori egiziani fanno parte dellAsia o della Libia? A suo parere, per prima cosa, Egitto lintero territorio abitato dagli Egiziani (II 17) e non si pu parlare di linea di demarcazione tra Libia ed Asia poich di mezzo c una superficie, non un tracciato. Lo stesso Nilo non un solco lineare, infatti nei pressi della citt di Cercasoro il suo corso si divide in tre rami, che vanno a formare il Delta. Da questi tre bracci principali se ne diramano altri minori, che vanno a creare la pianura alluvionale prima di gettarsi nel mare. Daltra parte, se lEgitto comprende tutti i territori irrigati dal Nilo con le sue piene (II 18), quelle porzioni di territorio libico e di territorio arabico inondati dal fiume fino a una distanza di

Per un approfondimento sulla concezione dellEuropa nel corso dei secoli cfr. Chabod F., Storia dellidea dEuropa, Laterza, Roma-Bari 20056.

due giorni di viaggio (II 19) di quale popolazione sono? Sono territori egiziani o, rispettivamente, libici e asiatici? Una domanda a cui non riesce, invece, a dare risposta per quale motivo il Nilo scorre in piena per cento giorni a cominciare dal solstizio destate, e poi [] si ritira abbassando il livello delle proprie acque (II 19,3). Nei suoi viaggi e tra le testimonianze che ha raccolto venuto a conoscenza di tre teorie, due delle quali non mi sembrano degne di nota al di l di una semplice menzione (II 20). La prima teoria viene esposta e respinta dallo stesso autore:

La prima attribuisce le piene del Nilo allazione dei venti etesii, che impedirebbero al fiume di sfociare nel mare6; per spesso accade che il Nilo si comporti nellidentico modo senza che i venti etesii abbiano soffiato (II 20,2).

La seconda teoria giustifica questo ciclo irregolare, poich il Nilo trae origine dallOceano, che quel fiume che circonderebbe tutta la terra (II 21). Una teoria errata, ma al tempo stesso non-smentibile perch si tirato in ballo lignoto, sebbene lo stesso Erodoto affermi, poche righe dopo, di non esser mai venuto a conoscenza dellOceano, reputandolo uninvenzione poetica di Omero o di qualcuno dei primi cantori (II 23). La terza teoria, sebbene sia la pi plausibile, la pi menzognera (II 22). Questa afferma che le piene del Nilo siano alimentate dallo scioglimento delle nevi. Ma come potrebbe originarsi dalle nevi se fluisce dalle regioni pi calde del mondo in direzione di regioni in gran parte pi temperate? (II 22,2). In pi, enuncia tre prove a sostegno dellillogicit dellorigine del Nilo dallo scioglimento delle nevi. In primis, i venti che spirano dalle regioni in questione sono caldi (II 22,2). Poi, in Egitto non piove e non nevica praticamente tutto lanno, figuriamoci in regioni pi torride! Infine, gli uomini di quelle regioni hanno la pelle scura proprio perch fa sempre caldo. Anche qui, lignorantia di Erodoto giustificabile. Non poteva di certo aver senno di regioni neanche contemplate nellecumene lui contemporaneo, tant che le sorgenti del Nilo vengono localizzate sulle cime di
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Secondo Diodoro anche i sacerdoti egiziani propendevano per questa spiegazione. I venti etesii soffiano durante lestate da Nord-Ovest, in senso contrario alle correnti del Nilo.

due monti tra Tebe ed Elefantina, il Crofi e il Mofi. Da queste vette, inesplorabili, met dellacqua si riverserebbe a nord, verso lEgitto, laltra met a sud, verso lEtiopia (II 28,3). Egli non crede a questa teoria, ma non sa neanche quale sia la verit sulle sorgenti, ma di sicuro sono oltre Elefantina, fino alla quale egli stesso si spinto. Da qui in poi non ha pi notizie, se non quello che gli viene raccontato dai mercanti. Di sicuro il Nilo, escluso il suo tratto egiziano, si conosce fino ad una distanza di quattro mesi di navigazione e di cammino (II 31). Tanto era il tempo per raggiungere i territori pi meridionali conosciuti, abitati dai disertori7. Oltre nessuno in grado di dire cosa ci sia con precisione: quella regione disabitata per via del clima torrido. Il II libro prosegue con lanalisi dei caratteri, degli usi e dei costumi della popolazione egiziana, di cui viene accennata anche una evoluzione cronologica.

Questi disertori si chiamano Asmach termine che tradotto in greco significaquelli che stanno alla sinistra del re: si tratta di 240.000 guerrieri egiziani rifugiatisi in questa parte dellEtiopia per la ragione che ora vi narro. Sotto il regno di Psammetico erano state dislocate guarnigioni in varie citt: a Elefantina per difendersi dagli Etiopi, a Dafne Pelusica contro Arabi e Siri, e a Marea contro i Libici. [] Ebbene quegli Egiziani, visto che dopo tre anni di presidio nessuno veniva a sollevarli dallincarico, si consigliarono fra loro e di comune accordo defezionarono in blocco da Psammetico per passare in Etiopia. Psammetico, informatone, li insegu, e quando li ebbe raggiunti li preg a lungo, esortandoli fra laltro di non abbandonare gli dei della loro patria, i figli e le mogli; ma uno di loro, sembra, mostrando al re i genitali rispose che dovunque ci fossero quelli avrebbero avuto e figli e mogli. Essi, poi, giunti in Etiopia, si consegnarono al re degli Etiopi, il quale li ricompens invitandoli a scacciare alcuni gruppi di Etiopi ribelli e a occuparne i territori. Da quando questi disertori si insediarono in Etiopia, gli Etiopi si sono fatti pi civili avendo imparato alcune abitudini egiziane (II 30 e sgg.).

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Gli elementi geografici in Tucidide

Il componimento di Tucidide ben diverso da quello del suo predecessore. Innanzitutto, non si tratta di unopera universale, ma ben limitata nel tempo e nello spazio. Si riferisce, infatti, ai soli eventi legati alla Guerra del Peloponneso (431-404 a.C.), da cui trae il nome. I riferimenti geografici, quindi, non riguardano nuove terre o nuove popolazioni, ma sono usati dallautore per far comprendere al lettore la situazione, sia geografica che politica, allora presente nellEllade. La sua lettura, pertanto, rischia di risultare meno interessante rispetto a quella che si pu avere con unopera esotica, come quella di Erodoto. In particolar modo, stato preso in analisi il I libro de La Guerra del Peloponneso, molto interessante fin dallinizio perch lo stesso autore cerca di far capire il concetto di Ellade e di popolazione greca, bench non esista uno Stato unitario. Innanzitutto, possibile comprendere quale fosse la percezione del mondo civile secondo i Greci, quando Tucidide afferma che fu il pi grande sconvolgimento prodottosi nel mondo greco e [] in quello non greco: insomma per la gran parte dellumanit (I 1,2). Pochi altri territori al di l della penisola greca, della Magna Grecia e della penisola anatolica (lAsia) possono essere considerati luogo di civilt e umanit. Eppure le conoscenze geografiche, lorizzonte geografico, nel V sec a.C. comprendevano tutto il bacino mediterraneo e oltre. Di seguito tenta di dare una definizione storica della regione greca, che prima della guerra troiana [] non risulta aver compiuto alcuna grande impresa comune (I 3) e anzi, non aveva neanche questo nome come toponimo complessivo indicante litera regione (I 3,2). Infatti, prima di Elleno figlio di Deucalione, non esisteva nemmeno una tale denominazione: erano le singole popolazioni [] che davano il nome ad ampie regioni (I 3,2). Proprio come dice Tucidide, ancora oggi molte regioni greche prendono il nome dalle antiche popolazioni che vi si stanziavano, Tessaglia, Beozia, Pelasgia, Ionia. Unaltra interessante osservazione riguarda le citt, distinguibili in antiche e moderne proprio dalla posizione geografica. Le citt fondate pi di recente quando ormai i mari erano pi transitabili, disponendo di maggiori ricchezze accumulate, venivano fondate proprio in prossimit delle coste, cinte di mura (I 7). Le citt

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antiche, invece, a causa della pirateria, che dur a lungo, furono preferibilmente fondate lontano dal mare sia quelle nelle isole che quelle sulla terraferma (I 7,2). La navigabilit dei mari ha sempre avuto un duplice valore per le popolazioni antiche. Da un lato, rappresentava un ostacolo difficilmente superabile, se non dopo una evoluzione tecnologica. Dallaltro, stato per secoli lunica alternativa al commercio terrestre, obbligando, per cui, le popolazioni marine a ridosso di catene montuose (ad es. i Fenici) ad inoltrarsi in navigazioni, seppur costiere, piuttosto pericolose. Ancora perspicaci e interessanti sono le caratteristiche geografiche che Tucidide enuncia di due citt, Corinto ed Epidamno. Corinto, una delle pi antiche citt greche, sempre stata importante per tutta la regione. Infatti, data la sua posizione sullIstmo, Corinto aveva sempre rappresentato un nodo commerciale, dal momento che i Greci commerciavano pi per terra che per mare e i contatti tra Greci al di qua e al di l dellIstmo avvenivano appunto attraverso il territorio dei Corinzi (I 13,5). Inoltre, quando i Greci evolsero le proprie conoscenze riguardo la navigazione marittima, i Corinzi, allestita una flotta, eliminarono la pirateria, e la loro citt fu potente perch offriva un emporio commerciale sia per terra che per mare, e beneficiava cos di un notevole flusso di entrate (I 13,6). In questo caso risalta allocchio lattenzione dellautore greco per gli elementi di geografia economico-politica ed in grado di desumerli anche attraverso la semplice constatazione della posizione geografica della citt. La descrizione della citt di Epidamno, sicuramente meno nota di Corinto, come quella che oggi troveremmo in una guida turistica, che, attraverso le parole, prova a far capire al lettore lesatta posizione geografica: Epidamno una citt posta sulla destra per chi entri nel mare Adriatico8. Nei dintorni abitano i barbari Talanti, una popolazione illirica (I 24). Dopodich si accinge a riferire gli avvenimenti storici. Riportare lesatta collocazione geografica, a quel tempo, era di estrema importanza, poich difficilmente un testo era affiancato da riproduzioni protocartografiche.

In realt, nel testo originale Tucidide utilizza lappellativo di .

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Bibliografia

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Prontera F. (1990), Geografia e geografi del mondo antico. Guida storica e critica, Laterza, Roma-Bari.

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