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Volume : 3 Numero: 60 Data: Gennaio 2012 Sede: Gruppo Alternativa Liguria Di: Asta Paolo, Martini Claudio

Alternativa news
In collaborazione con: Megachip

IN QUESTO NUMERO
1 Difendiamo i beni comuni dalle liberalizzazioni Di: Alberto Lucarelli [ pag. 1/2 ] 2 Il vaticano e la mafia Di: Giorgio Bongiovanni [ pag. 2 ] 3 Il totalitarismo dei consumi Di: Goffredo Adinolfi [ pag. 3 ] 4 Uscire dallEuro e dallEuropa? Non ci conviene Di: Andrea Raggiotto [ pag. 4 ] 5 Andremo verso una carestia planetaria? Di: German Gorraiz Lopez [ pag. 5/6 ] 6 Non guardate il dito, guardate la luna Di: Giulietto Chiesa [ pag. 6 ] 7 Collisione in vista per la Banca Europea. Qualche consiglio per evitare lo schianto Di: Bruno Amoroso [ pag. 6 ] 8 Dal finanz-capitalismo al finanzmilitarismo Di: Piotr [ pag. 7/8 ] 9 Naufragio: dopo la tragedia il disastro ambientale Di: Mario Tozzi [ pag. 8 ] 10 Rivolta! Da: idee in movimento [ pag. 8 ]

Difendiamo i beni comuni dalle liberalizzazioni


di Alberto Lucarelli - il manifesto.

necessaria una grande battaglia di civilt contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali.
E per dire al governo tecnico che l'acqua non si tocca. Un grande appuntamento a Napoli il 28 gennaio, con amministrazioni locali e movimenti. Un governo "politico" in agosto ha violato la Costituzione reintroducendo, in contrasto con l'esito referendario del 12 e 13 giugno 2011, meccanismi concorrenziali e logiche di mercato per l'affidamento dei servizi pubblici locali (ad eccezione dei servizi idrici), determinando un preoccupante scollamento tra democrazia rappresentativa e democrazia partecipativa. Un governo "tecnico", nella cosiddetta fase due della sua azione politica, vuole accelerare tale processo, con l'obiettivo di reintrodurre privatizzazioni forzate anche nel settore all'acqua. bene allora ricordare che l'art. 4 d.l. n. 138/2011, convertito con la L. n. 148/2011 riproduce l'abrogato art. 23 bis del Decreto Ronchi, che trovava applicazione per tutti i servizi pubblici locali (spl), prevalendo sulle discipline di settore con esso incompatibili, salvo quanto previsto in materia di distribuzione di gas naturale e di energia elettrica, gestione delle farmacie comunali, trasporto ferroviario regionale. Attraverso procedure competitive ad evidenza pubblica, da svolgersi nel rispetto della relativa normativa comunitaria, gli spl potevano essere affidati ad imprenditori o a societ in qualunque forma costituite oppure a societ a partecipazione mista pubblica e privata (mediante il ricorso alla gara cosiddetta a doppio oggetto), con l'attribuzione al socio privato di una partecipazione non inferiore al 40%. L'affidamento in house veniva ammesso come deroga al regime ordinario, a patto che fossero presenti situazioni eccezionali che, a causa di peculiari caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto territoriale di riferimento, non permettono un efficace e utile ricorso al mercato e che si rispettasse la procedura indicata (svolgimento di un'analisi del mercato per motivare la scelta dell'in house, consultazione dell'Agcm). In ultimo, la norma abrogata prevedeva un regime transitorio per gli affidamenti gi in essere all'entrata in vigore della disciplina, fissandone la scadenza ed una data certa per la messa a gara, a seconda del tipo di affidamento e della natura dell'ente gestore. La norma trovava applicazione per tutti i servizi pubblici di rilevanza economica, come del resto era stato riconosciuto dalla stessa Corte Costituzionale con la sentenza n. 24 del 2011, la quale, proprio in forza dell'applicazione estesa a tutti i servizi, aveva ritenuto il primo quesito rispettoso del requisito di omogeneit, richiesto ai fini dell'ammissibilit dalla giurisprudenza della Consulta. L'abrogazione referendaria dell'art. 23 bis, come indicato dalla stessa Corte Costituzionale, non determinava n la reviviscenza dell'art. 113 T.u.e.l. n tanto meno creava una lacuna normativa, giacch la disciplina comunitaria poteva infatti trovare diretta applicazione nel nostro ordinamento, anche in assenza di una intervento nazionale di adeguamento. Tale cornice giuridica ha avuto una assai breve vigenza: l'articolo 4 stato infatti introdotto dal legislatore solo due mesi dopo l'avvenuta abrogazione dell'art. 23 bis, ignorando di fatto la volont referendaria. La consultazione di giugno avrebbe reso prioritaria una discussione profonda in materia di spl, al fine di intervenire in maniera razionale e sistematica in un settore da sempre oggetto di continui ritocchi normativi. Ci tuttavia non avvenuto: il decreto legge n. 138/3011 stato votato in una situazione di asserita emergenza, per rispondere al mercato. Il risultato, per quel che concerne i servizi

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pubblici locali, stato - come si detto - la riproposizione della norma abrogata solo due mesi prima, con una scelta che ha definitivamente segnato l'incapacit di una classe politica di saper cogliere le novit politiche ed istituzionali generate dal processo referendario. Ancora una volta, il legislatore ha posto le basi per un processo di dismissione, segnato da uno sbilanciamento dell'assetto delle gestioni a favore del privato, contribuendo alla svalutazione degli stessi assets che saranno messi a gara, essendo indiscutibile che una contestuale immissione sul mercato di numerosi beni e servizi idonea a determinare il crollo del loro prezzo. In questo modo, il legislatore ha anche ignorato la maggiore autonomia che il diritto comunitario assicura agli enti locali in materia di definizione delle procedure di affidamento. Attualmente la situazione la seguente: l'art. 4 d.l. 138/2011 disciplina la gestione concorrenziale dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, ad eccezione del servizio idrico e dei settori gi esclusi dal Decreto Ronchi, liberalizzando tutte le attivit economiche e limitando, negli altri casi, l'attribuzione di diritti di esclusiva alle ipotesi in cui, in base ad un'analisi di mercato, la libera iniziativa economica privata non risulti idonea a garantire un servizio rispondente ai bisogni della comunit. L'affidamento dei servizi avviene in favore di imprenditori o di societ in qualunque forma costituite individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica, nel rispetto del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e dei principi generali relativi ai contratti pubblici e, in particolare, dei principi di economicit, imparzialit, trasparenza, adeguata pubblicit, non discriminazione, parit di trattamento, mutuo riconoscimento e proporzionalit (comma 8); inoltre, per quel che concerne gli affidamenti a societ miste, al partner privato selezionato con gara a doppio oggetto dovr detenere una partecipazione non inferiore al 40 per cento (comma 12). L'affidamento in house, possibile ma solo in via derogatoria rispetto al regime ordinario, ammesso a favore di societ a capitale interamente pubblico che abbia i requisiti richiesti dall'ordinamento europeo per la gestione cosiddetta in house, a patto che il valore economico del servizio oggetto dell'affidamento sia pari o inferiore alla somma complessiva di 900.000 euro annui. Infine, definito un regime transitorio per gli affidamenti gi in essere all'entrata in vigore della nuova disciplina, determinandone la scadenza e la relativa messa a gara (comma 32, lett. a, b, c, d). Se all'esistenza del regime transitorio e del meccanismo delle gare a data certa si aggiunge da una parte il "premio" che i Comuni riceveranno una volta effettuate le dismissioni (l'art. 5 prevede infatti l'assegnazione di una somma non sottoposta ai vincoli di spesa propri del patto di stabilit), dall'altra la sanzione del commissariamento per gli enti che invece risulteranno inadempienti alla data del 31 marzo 2012, non certamente infondato parlare di una violazione dei principi comunitari e costituzionali dell'autonomia decisionale dell'ente locale. Occorre reagire, e subito, a questa situazione di illegalit diffusa, di attentato alla Costituzione e di vulnus alla democrazia partecipativa; occorre reagire agli ulteriori e attuali progetti politici dell'attuale governo "tecnico" (fase 2) che intendono estendere gli effetti di tali provvedimenti anche all'acqua. La reazione deve partire non "soltanto" dal Forum dei movimenti per l'acqua pubblica e dai ventisette milioni di cittadini che hanno votato contro le privatizzazioni "forzate", ma anche da parte di tutte quelle amministrazioni locali che rivendicano il rispetto della Costituzione e della loro dignit ed autonomia decisionale. Democrazia partecipativa e democrazia locale, in una dimensione nazionale, devono unirsi in una grande battaglia di civilt, una grande battaglia per i diritti. Una prima e importante occasione per discutere di questi temi sar il 28 gennaio a Napoli, giorno in cui de Magistris ha invitato, nell'ambito del I forum dei comuni per i beni comuni, le amministrazioni e i movimenti a discutere di tali temi e a produrre un documento unitario.

Il vaticano e la mafia
di Giorgio Bongiovanni - antimafiaduemila.com

Mi rivolgo ai miei amici e fratelli spirituali cattolici e ai laici


simpatizzanti di cardinali, vescovi e dello stesso Santo Padre. Spesso durante convegni e incontri mi avete udito gridare a squarciagola che il Vaticano stato condizionato e in parte vinto dalle organizzazioni criminali, Cosa Nostra in primis. Alla luce di questa inchiesta pubblicata oggi dal sito di Repubblica, a firma di Viviano e Tonacci, penso di poter affermare che non avevo torto. Nella sentenza di assoluzione per lomicidio di Roberto Calvi era imputato fra gli altri il boss di Cosa Nostra Pippo Cal e, per quanto sia una sentenza senza colpevoli, vi abbastanza materiale per dimostrare matematicamente, grazie al preciso lavoro del pm Tescaroli, che ingenti somme di denaro di provenienza criminale sono transitate presso lo Ior per uscirne riciclate. Si legge testualmente nella sentenza del 7 maggio 2010: "Cosa Nostra impiegava il Banco Ambrosiano e lo Ior come tramite per massicce operazioni di riciclaggio. Il fatto nuovo emerso che avvenivano quanto meno anche ad opera di Vito Ciancimino (ex sindaco mafioso di Palermo, morto nel 2002, ndr) oltre che di Giuseppe Cal". Di come Ciancimino abbia svolto un ruolo centrale nel reimpiego di enormi quantit di soldi sia per suo conto che per quello dei corleonesi aveva testimoniato anche il figlio Massimo sentito nellambito dello stesso processo. Ora mi domando: perch il Papa, Benedetto XVI o un suo vicario designato, non si degnano di rispondere alle rogatorie avanzate dai rappresentanti della giustizia italiana? Qual la posizione della Santa Chiesa di fronte ad una sentenza emessa da una Corte di giustizia italiana? E qual la reazione dei tanti fedeli di fronte a tali terribili e anche laicamente anticristiche verit? Grazie a Dio, ed il caso di dirlo, la Chiesa cattolica non solo quella invischiata in affari di mafia e riciclaggio, ma anche quella dei santi missionari del Vangelo come don Ciotti o Padre Zanotelli, ma questo non basta! Noi fedeli per primi siamo chiamati a chiedere e a pretendere una riforma, una pulizia e una vera e proprio purificazione dei vertici pi alti della Chiesa se vogliamo che si presenti pulita e trasparente agli occhi del mondo. Anche perch chi crede sa che potrebbe tornare come un ladro nella notte un certo Ges Cristo e chiedere conto ai mercanti nel tempio.

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Il

totalitarismo

dei

consumi manifesto.

di Goffredo Adinolfi - il

riflessioni sulla liberalizzazioni, tanto sponsorizzate sia da destra che da sinistra come la soluzione di tanti mali... La liberalizzazione degli orari di vendita ha portato con s, in Portogallo, quella delle licenze di costruzione. E la citt ne uscita sfigurata. C' una cosa su cui il Portogallo sicuramente molto avanti rispetto all'Italia: le liberalizzazioni. Qui questo annoso e antipatico problema degli orari dei negozi stato risolto da tempo: la libert di scelta dei negozianti ampia e cos i clienti non sono pi vincolati da assurde leggi dal carattere vagamente bolscevico (come accade ad esempio in Germania, Svizzera o Belgio) che impediscono loro di acquistare quando meglio credono. Dalle 9 del mattino alla mezzanotte, dal luned alla domenica supermercati, libri, farmacie, tecnologie varie, vestititi eccetera: non resterete mai a secco. Concomitante, o conseguente, a questo processo di liberalizzazione degli orari di vendita anche la liberalizzazione sostanziale delle licenze di costruzione. La Lisbona dei quartieri arabi come l'Alfama e la Mouraria, del Fado di Amalia Rodriguez e della Rivoluzione dei Capitani di aprile si finalmente modernizzata. Nuovi panorami caratterizzano oggi la citt, fra i quali certamente merita di essere citato l'avveniristico centro commerciale Colombo che, fino a pochi anni fa, era uno degli spazi di vendita pi grandi d'Europa, facilmente raggiungibile con la metropolitana. Un luogo, o meglio un non luogo, fatto di strade, piazze, parchi e, non ci crederete mai, anche una piccola cappella. Si sa quando facciamo acquisti ci sentiamo sempre un po' in colpa, nel caso ci si confessa e via possiamo alleggerire oltre che il portafogli anche il nostro cuore. Anche la meravigliosa Praa de Touros, a Campo Pequeno, stata devastata dal centro commerciale: sotto il circo delle corride, potrete trovare para-farmacie, supermercati e, chiaro, fast food in abbondanza. Chiss, potrebbe essere un modo per finanziare i costosi restauri del Colosseo o per dare una nuova vita al Pantheon o a Campo dei Fiori, non vi pare? Beh certo ogni processo di modernizzazione ha i suoi contraltari, ma si sa un prezzo va pure pagato per il progresso. Avere un negozio al centro commerciale caro e se ne sei fuori nessuno ti conosce, difficile reggere sul mercato. Chi se lo pu permettere? Cos

Interessanti

le grandi catene prendono il posto dei vecchi, slabbrati e polverosi negozietti: Zara, Massimo Dutti, Vobis, Calzedonia e Mediaworld tanto per citare a memoria. Processo di uniformizzazione? Forse, ma suvvia non facciamo i polemici, in fondo il fatto che ci si vesta tutti negli stessi negozi potrebbe avere anche qualche aspetto positivo: ricordate il tanto criticato modello sovietico? A ben guardare c' per un altro piccolo regalo che i processi di liberalizzazione di orari e licenze hanno portato: la desertificazione delle citt e questo per due motivi. Innanzitutto, il piccolo commerciante i soldi per tenere aperto il suo negozio dalle 9 del mattino alla mezzanotte non li ha e quindi deve chiudere. In secondo luogo perch le catene si concentrano in pochi spazi, oltre ai centri commerciali ci sono le vie del centro, solo quelle pi trafficate, chiaro! Cos la rua Augusta, che porta alla maestosa praa do Comercio, quella della scena finale del film Sostiene Pereira, diventa uguale a tante vie del centro di altri luoghi sparsi un po' in tutto il mondo, ma questo problema studiato. Lo aveva previsto Pasolini nel 1974 che una societ ancora troppo contadina come quella portoghese male avrebbe resistito al totalitarismo del capitalismo del consumo. Le implicazioni sono molto pi pesanti di quanto ci si aspetterebbe, perch si finisce col perdere completamente i rapporti tra le persone e il loro quartiere, che diventa soltanto un triste, cadente e pericoloso dormitorio. Si perde il rapporto umano con il proprio farmacista, libraio, edicolante, perch dentro quei posti ci sono solo persone sfruttate che lavorano su turni e che probabilmente ruotano su pi negozi della stessa catena e, visto che nella maggior parte dei casi sono precari, probabilmente li vedrete poche volte e poi spariranno. Insomma vivrete, e viviamo, in ambienti sempre pi asettici dove saremo sempre meno conosciuti e riconosciuti: sempre pi clienti e sempre meno cittadini. C' infine un ultimo piccolo problema che la questione della liberalizzazione degli orari dei negozi porta con s: la assoluta scomposizione dei rapporti umani di chi vive nel commercio. Lavorare su turni che vanno dalle 9 del mattino alla mezzanotte 7 giorni su 7, 12 mesi all'anno significa fare fatica ad avere relazioni. I turni non li sceglie il lavoratore, ma il datore di lavoro, che da queste parti viene chiamato patro, tanto per essere chiari su chi e su come si comanda. Se disgraziatamente anche tua moglie, marito, fidanzato lavora su turni, diventa difficile trovare un momento in cui incontrarsi, in cui andare al parco a passeggiare o andare in vacanza

insieme. Non si cena pi, non si pranza pi, ci si incrocia e basta, ogni tanto, se tutto va bene. Una vita che ricorda molto da vicino quella descritta da Calvino nel suo racconto l'avventura di due sposi dove appunto i due sposi, che lavoravano uno di giorno e l'altro di notte, si incrociavano, di fretta, al bagno, quando uno finiva e l'altro iniziava la propria giornata. Siamo sicuri che per potere comprare pi liberamente, cio istigati da una pubblicit sempre pi invasiva e penetrante, magari risparmiare qualche centesimo di euro, valga davvero la pena accettare quello che sembra essere sempre di pi lo scenario descritto da George Orwell in 1984, dove ogni aspetto sociale veniva controllato dal Grande Fratello e ogni sentimento tassativamente proibito? Oppure una realt simile a quella di Metropolis di Fritz Lang, dove, nella citt sommersa, una sirena scandiva in due turni simmetrici da 12 ore la vita di uomini trasformati in automi, attaccati a macchine, privi di qualsiasi coscienza? Siamo sicuri che la completa deregolamentazione di tutto sia una questione di civilt? Siamo sicuri che le liberalizzazioni portino posti di lavoro e non ulteriori fonti di sfruttamento di manovalanza a basso e bassissimo costo? Forse vale la pena tenerci il negozio sotto casa che chiude alle sette ma il cui gestore si ricorda di noi, ci tiene il giornale o il pane da parte e la domenica andarcene a fare una passeggiata, perch, vi assicuro, se il supermercato aperto voi ci andrete a comprare!

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Uscire dallEuro e dallEuropa? Non ci conviene


di Andrea Raggiotto Contributo alla discussione nella II Assemblea Nazionale di Alternativa

Ho letto in questi giorni, allinterno del nostro laboratorio politico, una corrente di pensiero che spinge affinch Alternativa sposi la linea delluscita dallEuro e dallEuropa. Vorrei contribuire al miglioramento dei dati e della strategia da adottare, su quanto potrebbe costarci in termini economici e politici unuscita dellItalia dallEuro e dallEuropa. A tal proposito vi uno studio della Svizzera UBS, la quale ha realizzato unanalisi sui costi di unipotetica uscita dalleuro. Quest'analisi - se corretta - da brividi. UBS dichiara che luscita dalleuro di una economia debole come la nostra costerebbe a ogni cittadino un salasso tra circa 9.500 euro e 11.500 euro per il primo anno e tra i 3.000 euro e i 4.000 euro per gli anni seguenti. Solo nel primo anno andrebbe bruciato il 40/50% del PIL, senza contare la perdita di peso politico internazionale, in quanto uneconomia debole come la nostra potrebbe essere in balia delle pi forti economie mondiali come Cina, Russia o addirittura Brasile (vedi gi caso Battisti) senza contare gli USA; la lista sarebbe lunga. Per non parlare della svalutazione in termini di valore economico delle nostre aziende che sarebbero territorio di conquista da parte di stati e multinazionali pi potenti o addirittura dalla mafia, che nel frattempo si tenuta in saccoccia lEuro. Saremo depredati della nostra sovranit una volta per tutte (altro che trattati), dovremmo stare al giogo di nazioni e multinazionali pi forti ed economicamente pi salde. Qualcuno potrebbe correggermi dicendo: ma noi avendo una sovranit monetaria, avremo la possibilit di svalutare la nostra Nuova Lira (mi piace chiamarla cos) quindi esportare maggiormente i nostri manufatti e, di riflesso, le nostre aziende lavorerebbero di pi creando nuovi posti di lavoro. Siamo sicuri? In un'economia globale dove lItalia uscisse da tutti i trattati firmati con lEuropa, quali azioni potrebbero fare gli altri stati per non farsi sommergere di prodotti italiani? Quasi sicuramente alzare barriere doganali, con la conseguenza che le nostre aziende oltre a dover pagare ad un prezzo pi alto il petrolio e le materie prime quotate in dollari, si troveranno di fronte a un muro di dazi doganali enorme, con la Nuova Lira svalutata. Se lItalia uscisse dallEuro, sicuramente lEuropa entrerebbe in una crisi economica e finanziaria ancora pi grave di quella attuale (nonostante tutto, siamo ancora la terza economia dellEurozona), portando tutto il nostro sistema economico a uno stallo con conseguenze sociali inimmaginabili, come licenziamenti a causa della mancanza di lavoro, perdita di potere di acquisto, iperinflazione etc. Quasi sicuramente le poche industrie rimaste in vita saranno costrette a stipendiare i dipendenti con salari da India o Cina per sopperire al costo altissimo delle materie prime importate e pagate in dollari. Detto questo, ragionando in termini macro politici e ed economici, l'uscita dallEuro sarebbe un suicidio politico oltre che strategico per il nostro movimento e per il Paese stesso. Chi si assumerebbe la responsabilit di gestire una fuoriuscita dallEuro (oltre alla Mafia?) Chi spiegherebbe a milioni di pensionati con la minima, a lavoratori precari e non, che uscire dallEuro non avr nessun effetto negativo sullo stile di vita? Chi avr la sicurezza che il passaggio dallEuro alla Lira non comporter nessuna ulteriore cessione di sovranit? Quindi la domanda da porre : come possiamo uscire da una situazione cos drammatica, segnata dal dover pagare un debito che non abbiamo fatto noi cittadini? A mio avviso la strategia per poter uscire da questa impasse del
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debito rimane una sola: ricattare lEuropa, ricattare Francia e Germania, mettere l Europa delle banche in condizioni di cambiare, non favorendo la finanza ma andando a creare unEuropa dei Popoli. Qualche settimana fa questo pensiero stato sdoganato dal vice presidente del Partito Socialista Portoghese, Pedro Nuno Santos, il quale ha dichiarato (credo che nessun Tg abbia dato notizia di questo) quanto segue: Noi abbiamo una bomba atomica che possiamo lanciare contro la Germania e la Francia: e questa bomba atomica semplicemente la seguente: noi non pagheremo. per poi proseguire: il debito la nostra sola arma che possiamo usare per imporre condizioni migliori, e questo perch la stessa recessione che ci sta impedendo di rispettare laccordo raggiunto con la Troika (ovvero con gli ispettori dellUe, della Bce e del Fmi). Noi dovremmo far tremare le gambe dei banchieri tedeschi. Ecco che, se un governo italiano, diverso dall attuale, si unisse alle dichiarazioni di Pedro Nuno Santos, quindi al Portogallo, insieme a Grecia e Irlanda e Spagna, i famosi Pigs, tutti insieme potrebbero diventare gli attori principali di un cambiamento epocale, di una trasformazione dellEuropa; finalmente il sogno utopistico di unEuropa dei Popoli diventerebbe realt, e il Popolo Europeo stesso, deciderebbe il suo destino e non pi la BCE o il FMI.

Andremo verso una carestia planetaria?


di German Gorraiz www.comedonchisciotte.org

Lopez

Ogni anno il mondo fagocita la met delle


riserve di un paese petrolifero importante e le energie alternative ancora hanno bisogno di enormi sussidi come poter essere utilizzate nei paesi in via di sviluppo. Tutto ci, insieme al fatto che la tecnologia dell'idrogeno (una sorta di pietra filosofale che risolver i problemi energetici dell'Umanit) ancora agli inizi e che l'inerzia delle ricchezze petroliere non permetter che le grandi compagnie abbandonino i propri investimenti e linfrastruttura attuale, far s che l'economia mondiale continui a essere dipendente dal petrolio. Il gas si presenta come l'unico sostituto che possa contrastare una presunta scarsit di petrolio, ma anche questa risorsa segue lo stesso percorso di instabilit e il suo declino avverr solamente con alcuni anni di ritardo rispetto al petrolio, visto che alcuni paesi stanno gi consumando le proprie riserve strategiche - da destinare esclusivamente alle situazioni critiche - per garantire il consumo interno di un paio di mesi, e altri hanno appena introdotte timide misure per il risparmio energetico. Cos, il presidente statunitense Barack Obama ha annunciato che il governo nordamericano ridurr le emissioni di gas serra del 28 per cento entro il 2020 (raggiungendo lobbiettivo prefissato, si dovrebbero risparmiare 250 milioni di barili di petrolio) e in Cina stato introdotto il Piano Energetico Quinquennale che nel 2012 vuole ridurre la dipendenza dal carbone e dal petrolio, anche se, secondo Greenpeace, con un "insufficiente incremento delle energie rinnovabili pari all1% in un paese dove il carbone copre il 70 per cento dei bisogni energetici e dove, se dovesse proseguire la tendenza attuale, il consumo attuale di carbone verr raddoppiato nel giro di 15 anni. In Russia, secondo Reuters, la produzione petrolifera salita dell1,2% nel 2011 per raggiungere 10,27 milioni di barili al giorno (bpd) e il principale impulso a questo rialzo dato dal nuovo campo petrolifero di Vankor sviluppato da Rosneft, il maggiore produttore del paese, dove l'anno scorso stata raggiunta una produzione di 15 milioni di tonnellate (300.000 bpd), facendolo diventare la principale fonte dellexport russo tramite oleodotti verso la Cina, grazie al collegamento Siberia-Oceano Pacifico (ESPO) (300.000 bpd di petrolio da Skovorodino a Daqing); per questo motivo l'UE - che consuma il 30 per cento del petrolio russo - dovr abituarsi al ricatto energetico di Putin. In quanto allIran

possiede, secondo gli esperti, le terze riserve certificate di petrolio e di gas dietro Arabia Saudita e Iraq, ma apparentemente non ha la tecnologia sufficiente per estrarre il gas dai giacimenti pi profondi. Inoltre, l'industria petrolifera iraniana ha bisogno di un urgente investimento multimiliardario dato che corre il rischio di dover subire una contrazione di produzione irreversibile e, in accordo al quinto piano quinquennale (2010 2015) introdotto dal regime, il Governo obbligato a investire circa 155 miliardi di dollari per lo sviluppo dell'industria industria petrolifera e gasistica, ma il contenzioso nucleare con gli Stati Uniti e le possibili sanzioni sotto forma di stretta finanziaria dallestero potrebbero far diventare obsoleto questo piano. Le esportazioni di greggio e di prodotti petroliferi dell'OPEC verso gli Stati Uniti rappresentano il 38% del totale degli acquisti effettuati da questo paese e il Venezuela ne fornisce il 21,6% (1,5 milioni bpd), portandolo al secondo posto tra i fornitori membri dell'OPEC per ragioni di vicinanza geografica (la navigazione delle petroliere verso gli USA dura cinque giorni, quella verso lEuropa 14 e verso lEstremo Oriente 45, e per questa ragione i noli diventano proibitivi) a dispetto della drammatica diminuzione del volume totale delle esportazioni (secondo i dati pubblicati dal Ministero dellEnergia e del Petrolio, le vendite del paese sono calate del 6,3% e nel 2011 sono stati venduti 2,3 milioni di barili al giorno). Nuova crisi petrolifera? L'OPEC, da parte sua, mantiene intatta la sua stima sulla domanda mondiale nel 2012, pari a 89,01 milioni di barili giornalieri (mbd) malgrado le incertezze che incombono sul mercato, e per questo la previsione sulla crescita della domanda petrolifera mondiale nel 2012 rimane invariata a 1,2 mbd (l1,36 per cento di aumento annuo), segnala l'OPEC nella sua relazione mensile del novembre del 2011. In ogni caso, il recupero e la domanda saranno guidati dai paesi emergenti come la Cina, perch la sua richiesta di petrolio non ha mai smesso di crescere, arrivando a circa 8.200 mb/d (9,72%) di fronte ad una produzione di 3.860 mb/d, e per questo ora un importatore netto per 4.340 mb/d (circa il 10% della quantit scambiata sul mercato). Nel 2012 la Cina avr incrementato la sua domanda petrolifera di 560.000 bpd, che rappresenta il 50% dell'incremento mondiale del consumo petrolifero di questanno, portando la Cina al secondo posto per consumo a livello mondiale. Tuttavia, la stagnazione del prezzo del greggio nel biennio 2008-2010 ha impedito ai paesi produttori di ottenere prezzi adeguati (attorno ai 90 dollari) agli investimenti necessari nelle infrastrutture e nella ricerca di nuovi giacimenti,

e per questo non da escludere una possibile contrazione della produzione mondiale di petrolio per il 2015, al concatenarsi della ripresa economica negli Stati Uniti e nellUE con i fattori di squilibrio geopolitico. Cos, Iran, il secondo maggiore produttore dell'OPEC, potrebbe tentare di ostacolare il traffico attraverso lo Stretto di Hormuz se gli Stati Uniti dovessero ricorrere all'azione militare contro la Repubblica Islamica nellambito del controverso programma nucleare e, secondo una stima dell'AIE (Agenzia Internazionale dell'Energia), al momento sono 13,4 milioni al giorno i barili cha transitano nel canale sulle petroliere (pari a circa il 40% del petrolio scambiato in tutto il mondo). Tutto ci dar presumibilmente il via a una psicosi di scarsit e all'incremento spettacolare del prezzo del petrolio fino ai livelli del 2008 (portandolo intorno ai 150 dollari) e ci avr come riflesso un selvaggio rincaro dei noli per il trasporto e dei fertilizzanti agricoli che, assieme alle inusuali siccit e alle inondazioni nei tradizionali granai mondiali e alla conseguente applicazione delle restrizioni all'esportazione di queste commodities da parte di questi paesi per garantirsi laccesso a queste materie, finir per produrre un esaurimento nei mercati mondiali, l'incremento dei prezzi fino a livelli stratosferici e una conseguente crisi alimentare globale. Cos, la carestia dei prodotti agricoli di base per l'alimentazione (grano, mais, riso, sorgo e miglio) e il forte incremento dei prezzi di questi prodotti nei mercati mondiali, che ha avuto il suo picco nel 2007, andr presumibilmente "in crescendo" nel prossimo decennio fino a raggiungere il suo zenit nel 2016, a causa della concatenazione dei seguenti fattori: - sviluppo economico suicida dei paesi del Terzo Mondo con crescite smisurate delle metropoli e dei megacomplessi turistici, e la conseguente riduzione della superficie destinata alla coltivazione agricola. - cambiamento di modelli di consumo dei paesi emergenti dovuto al notevole aumento della classe media e del suo potere d'acquisto, unito alla debolezza del dollaro e alla diminuzione dei prezzi del greggio con la conseguente deviazione degli investimenti speculativi verso il mercato delle materie prime (commodities). A ci dobbiamo aggiungere l'incremento dell'utilizzo da parte dei paesi del primo mondo di tecnologie predatrici (biocombustibili) che, fregiandosi dell'etichetta BIO rispettosa dellecosistema, non hanno esitato a fagocitare enormi quantit di mais destinate all'alimentazione per la produzione di biodiesel. La fame

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nera colpirebbe specialmente le Antille, Messico, America Centrale, Colombia, Venezuela, Bolivia, Paraguay, Egitto, India, Cina, Bangladesh, Corea del Nord e Sud-est Asiatico, accanendosi con speciale virulenza contro l'Africa sub-sahariana, facendo passare la popolazione che deve gia subire linedia dal miliardo attuale a 2 miliardi secondo una stima di alcuni analisti.

Non guardate il dito, guardate la Luna - di Giulietto Chiesa


E tenete la mano sul portafoglio. Perch questo 2012,
anche lasciando stare i Maya, preannuncia grosse sorprese. Qui vi espongo alcune cifre, che sembrano spiegare bene cos il dito e cos la Luna. Il dito siamo noi, lEuropa. Che stata appena bombardata. Gli stormi di bombardieri della Standard & Poors, Moodys e Fitch hanno appena affondato la Grecia e colpito altri sette paesi europei: Francia, Italia, Austria, Spagna, Portogallo, Cipro, Malta, Slovacchia e Slovenia. Lesionata lUngheria, che sta per affondare anche se fuori dallEuro. Tutti guardano il dito e pensano: ahinoi, stiamo affondando tutti! I bond greci a un anno, alla fine di luglio erano comprati e venduti al tasso dinteresse del 40%. Adesso gli stessi richiedono il pagamento di un interesse del 396%. Addio Grecia. I possessori dei titoli del debito privato greco, nel frattempo, alla chetichella, li hanno venduti quasi tutti agli hedge funds, i cui proprietari sono gli avventurieri irrintracciabili con sedi nei paradisi fiscali protetti da Londra. Ogni negoziato con loro praticamente impossibile. La Grecia fallita. Gli altri europei sono stati messi in fila allo stesso sportello fallimentare. Anche la Francia affonda. Lasse franco-tedesco si rompe per decisioni prese oltre Atlantico. Si salvi chi pu! Probabilmente vero. Ma sarebbe utile dare unocchiata ai bombardieri. Che hanno preso il volo da Wall Street e Londra. E lass stanno peggio. Il Governo Federale degli Stati Uniti deve chiedere un nuovo prestito di 6,2 trilioni di dollari prima della fine del mandato di Barack Obama. Il debito americano aumentato di 15 volte negli ultimi trentanni. So bene che Washington si stampa i dollari che vuole. Ma questo debito aumenta, ogni anno di un trilione di dollari. Cio mille miliardi. La barca Usa naviga in acque torbide, dove se si fa la somma di tutti i debiti, pubblici, privati, delle imprese ogni famiglia americana deve pagare un debito medio di 683.000 dollari. Non regger a lungo. Forse non regge pi neppure per tutto il 2012. Segnali di scricchiolio sono molti. Il pi grosso, e visibile, che i possessori di certificati di credito del tesoro americano (stranieri, chi saranno? E in quali monete li stanno scambiando?) stanno cominciando a vendere il debito americano su tutte le piazze. Poco per volta, vero. Ma quel poco comincia a vedersi. Nelle ultime sei settimane sono stati venduti ben 85 miliardi di dollari di quel debito. Non si era mai verificato un evento del genere nellera della globalizzazione. Resta da vedere se, e quando, i bombardieri della squadriglia Standard & Poors sia alzeranno per bombardare questo debito. E quanto coster, di interessi, al Tesoro americano. Non se ne esce. O, forse, se ne esce con una grossa guerra, in cui unEuropa in ginocchio sar trascinata per i capelli. Ecco, guardate la Luna. Probabilmente ci vedrete, rispecchiate in trasparenza, Damasco e Teheran.

Collisione in vista per la Banca europea, qualche consiglio per evitare lo schianto - di Bruno Amoroso Avviso ai naviganti: la nave Euro si sta schiantando contro un iceberg.
Bisogna sganciare alcuni missili. Fuori di metafora, nazionalizzare le banche e riprendere il controllo della sovranit monetaria. Il Titanic Euro ormai a vista d'occhio dalla collisione con l'iceberg della speculazione finanziaria internazionale. A bordo il capitano, Mario Draghi, con l'ausilio del personale precario e dei mozzi - Merkel, Sarkozy e Monti mantiene la calma e si accinge a pulire i vetri della nave con i pannicelli caldi chiamati liberalizzazioni e disciplina di bilancio, e del mercato del lavoro. Qualche telefonata arriva dalla terra ferma dagli attoniti osservatori (Wolf, Galbraith, Krugman ecc.), che raccomandano di mettere in mare le scialuppe di salvataggio per salvare quanti pi paesi possibile e tentare di fermare l'iceberg prima dello scontro. Mario Draghi e i suoi mozzi hanno gi pronti gli elicotteri per il loro salvataggio. Le misure estreme da prendere - estreme perch ormai gi tardi - sono quelle di inviare dei missili ben mirati che frantumino l'iceberg della finanza e del gruppo di potere che ha pilotato l'Europa dalla zona dell'Ue alla zona della Grande Germania. Il primo missile, che potrebbe partire dall'Italia, quello di nazionalizzare le grandi banche nazionali togliendogli ogni ruolo nel campo del credito e del controllo finanziario, mettendole in liquidazione mediante il trasferimento delle loro funzioni al sistema del credito cooperativo e popolare nelle sue varie forme assunte dal credito locale. Questa la vera liberalizzazione da fare smettendola con il fumo dei fuochi d'artificio dei taxisti e delle farmacie. Il secondo missile va diretto alla Banca d'Italia e Banca centrale europea, uffici regionali della Goldman Sachs, restituendo il controllo e la sovranit monetaria ai governi dei paesi e ai rispettivi Ministeri del tesoro pubblico. Il terzo missile - lasciamolo ai francesi che di omicidi mirati se ne intendono come hanno dimostrato da ultimo in Libia - deve colpire le societ di rating, accecando cos il sistema di rilevazione e di pilotaggio della speculazione, e i paradisi fiscali che sono i centri di benessere della speculazione. Queste societ vanno bandite dall'Europa (la guardia di finanza e l'antimafia potrebbero prendersi carico del compito unificando cos la lotta all'evasione con quella alla mafia), e le Borse che ne seguono gli indirizzi vanno immediatamente sospese come si fa normalmente quando interviene una disturbativa d'asta a scopo speculativo. Il quarto missile non deve contenere una bomba, ma un annuncio ai cittadini europei che il debito sovrano va riportato dentro i confini dei vari paesi con l'annullamento di tutti gli impegni su titoli ceduti a tassi che superano il corretto interesse bancario (2,5-3 % max), e collocandoli tra i propri cittadini con un prestito nazionale solidale cos come fu fatto in Italia con il prestito per la ricostruzione del dopoguerra. Cessioni di titoli al prestito internazionale devono essere contrattati a livello dei governi dei vari paesi, dentro norme e costi concordati in modo trasparente e con la garanzia solidale dell'Ue. Le ricchezze cos recuperate devono costituire la base di un nuovo patto sociale tra i paesi europei che preveda, insieme alla ricostituzione di un serpente monetario flessibile, quella di una divisione europea del lavoro che metta al bando le mire di competizione e rivalit neocoloniali della vecchia Europa, sia dentro che fuori dei suoi confini, e ne fissi invece le scelte produttive dentro un programma di cooperazione internazionale che parta dal riconoscimento delle priorit di crescita e organizzazione sociale, concordate in modo sinergico con le grandi aree mondiali (Asia, America latina, Africa, ecc.). Questa pu essere la base per una riorganizzazione delle istituzioni europee che avvii un reale processo d'istituzione dell'Europa federale. Un programma minimo, senza il quale i cittadini europei, colori che si salveranno dall'inabissamento della nave Euro saranno ridotti al ruolo di lavavetri di una nave sul fondo del Mediterraneo.

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Dal finanz-capitalismo al finanz-militarismo


di Piotr () Megachip.

LIran sta cercando di sviluppare unarma nucleare? No. Leon Panetta, Segretario alla Difesa degli Stati Uniti 1. Qualcuno su un blog ha fatto questo esercizio si calcolo: Se quantifichiamo il debito pubblico a 2.000 miliardi di euro e assumiamo un tasso dinteresse del 7% e infine usiamo come unit di misura temporale la "generazione" (convenzionalmente un intervallo di 25 anni), ecco le rate per estinguere il debito: Con rata annua di 172 mld: 1 generazione (25 anni - esborso totale: 4.290 mld) Con rata annua di 145 mld: 2 generazioni (50 anni - esborso totale: 7.246 mld) Con rata annua di 140 mld: 6 generazioni (150 anni - esborso totale: 21.000 mld). E' evidente che noi non possiamo pagare il debito. Ma non lo pu fare la Grecia (forse dichiarer il default tra tre settimane a meno che la Merkel riveda tutta la strategia della Germania, ovvero tutta la strategia dell'euro e della BCE, cio anche nostra, nel senso preteso dagli anglosassoni). Non lo possono restituire la Spagna, il Portogallo e la Francia. Meno che meno la sdegnosa Gran Bretagna (che tra debito privato e pubblico arriva a oltre il 280% sul PIL, altro che noi che arriviamo fra tutti e due a circa il 246% contro una media europea del 260%, e con una ricchezza privata ben maggiore). Non gli USA, che infatti dal 1971 pagano i loro debiti direttamente con le bombe atomiche, cio con la loro politica di potenza necessariamente in coartata espansione. Ma non lo pu fare probabilmente nemmeno la Germania, specie se i Paesi su cui ingrassa (cio l'Europa del Sud) verranno ridotti a scheletri. S, daccordo. In realt limportante sono gli interessi. Ma a patto che si possano pagare allinfinito. Altrimenti la restituzione del capitale diventa decisiva. 2. L'anno dei Maya della finanza globale si caratterizza dal fatto che nel 2012 dovranno essere rifinanziati titoli di stato per 11.550 miliardi di euro, pari ad un sesto del PIL mondiale. Le banche europee hanno in scadenza titoli propri per 800 miliardi. Inoltre ci sono le scadenze dei titoli delle aziende: quasi 800 miliardi nella sola Europa. E ovviamente quelle delle banche americane e asiatiche. La morale che serve quasi un quarto del PIL mondiale per fare fronte a questa necessit finanziaria. Ovviamente se il debito aumenta serve geometricamente di

pi. Ecco perch non un caso se la data fatidica per la manovra lacrime e sangue non era il 2011 n il 2013 ma proprio il 2012 (ed ecco perch gli Italiani nati nel 1952 sono cos sfigati). E, come dovrebbe ormai essere evidente a tutti, che Berlusconi sia caduto proprio allo scadere del 2011 e che al suo posto Mario Monti sia subentrato just in time ed ex officio - leggi Napolitano su input di Merkel, Obama, Bilderberg, Trilateral, Goldman Sachs, Macchia Nera e Banda Bassotti - non un caso nemmeno quello. Era inevitabile, tutto previsto dagli astri della Haute Finance. Con buona pace di quei tapini alcolizzati dallantiberlusconismo che sono andati sotto il Quirinale a cantare Bella ciao! (da figlio di partigiano, ogni volta che ci penso mi viene lorticaria - pi forte di me). Ma non solo un problema nostro. Come dicono le cifre, il 70% del debito pubblico composto da emissioni di Giappone e Usa. Tokyo ha bisogno di rinnovare 3.500 miliardi, Washington 4.500. Noi per facciamo la nostra porca figura con oltre 350 miliardi di titoli del debito pubblico in scadenza. Per quanto riguarda il debito privato abbiamo in pole position Unicredit con 30 miliardi in scadenza, IntesaSanPaolo con 24 miliardi, e tra gli industriali Telecom, con quasi 8 miliardi di dollari e Fiat con 1,25 miliardi (al 9,25%). La Francia pu vantare la Bnp Paribas con 270 miliardi di dollari e in complesso ha il 50% dellesposizione a breve di tutta la UE. Ma non basta: il sistema bancario francese molto esposto sui titoli pubblici italiani: nel capitalismo tout se tient, nellespansione e nel disastro. Ci penseranno le lotte di potere a decidere chi ci guadagner e chi ci perder. Perch se sistemicamente tout se tient, non vero che i capitalisti siano solidali tra loro nella buona e nella cattiva sorte: loro non si sposano mai con nessuno, al massimo vanno ad escort. Non quindi una gran sorpresa che la Francia sia stata declassata da Standard & Poors. Si aspettava solo lOK politico. Perch la Francia dopotutto stata la punta di diamante della guerra alla Libia. E molte altre guerre bisogner ancora fare. 3. Per non far collassare il castello di carte occorre da una parte ridurre i debiti e dallaltra immettere denaro fresco nel sistema. Questo vuol dire che il ritrovato asse Parigi-Berlino deve andare a farsi fottere. E meglio un asse Roma-Parigi o una nuova troika Roma-Parigi-Bonn, con la prima che, fustigata sul sedere, ha il mandato obamiano di far cambiare le idee alla terza e la seconda che fa da traduttore simultaneo tra le altre due, ovvero

media. Ma la mediazione non deve diventare una lungaggine. Se la Francia viene declassata, gli attentati a Damasco aumentano e le operazioni in Siria sono destinate ad aumentare e a cambiare di qualit, scala e intensit. Assad lo ha capito benissimo e cerca di fare quel che pu. Ha appena annunciato unamnistia generale. Lesperienza della Libia dice per che questo linizio della fine, perch i tagliagole fondamentalisti liberati da Gheddafi su promessa di rinunciare alla violenza andarono subito a farsi armare dallOccidente e dai sui sicari. La situazione in Siria diversa, di sicuro. E la Russia stavolta probabilmente non ha intenzione di concedere una no-fly zone sulla Siria. Ma ricordiamoci che di l, cio di qua, da noi in Occidente, tra i potenti regna la disperazione. E questo fa paura. Il tempo per loro stringe, e prima che qualcuno dica alla Haute Finance mondiale e ai poteri territoriali in simbiosi con loro: Vedo, si potrebbe pensare alla mossa pazza-arrogante-disperata del dottor Stranamore. La guerra con la sua distruzione creatrice. E innanzitutto distruzione dei libri mastri, come dice Giulietto Chiesa, ad esempio grazie al probabile collasso delleconomia globale conseguente alla chiusura dello Stretto di Hormuz. Per non considerare il forte rischio di allargamento mondiale del conflitto. Altro che blitz della Finanza a Cortina! Qui al posto del registratore di cassa faranno trovare il fallout radioattivo. Allo stato maggiore russo c ormai la rassegnazione di assistere entro lanno ad una guerra atomica presso i propri confini, senza poterci fare nulla. Prima per lOccidente dovr neutralizzare la Siria. Lo far creando caos e indebolendo Assad e gli Alauiti fino al collasso. Detto incidentalmente, dato che gli Alauiti proteggono da sempre il 10% cristiano della popolazione, possiamo aspettarci qualche bel pogrom da questo indebolimento o addirittura espulsioni di massa. La Santa Sede per non alza nemmeno un sopracciglio. Qualcuno vedeva nellantirelativismo di Ratzinger una sorta di argine filosofico al relativismo nichilistico del capitalismo. Filosoficamente quadrava. Ma materialmente - sempre questo materialismo tra i piedi! - mi sa tanto che sulla filosofia ha vinto un probabile agreement tra la finanza cattolica e quella anglosassone. Cos, a naso. Perch le cose segrete non le sapremo mai, o le sapremo troppo tardi. Intanto al Vaticano, Monti continua a non far pagare lICI. In compenso la stessa logica che lo ha spinto a iniziare il massacro sociale lo spinger a mandarci in guerra con gli

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alleati contro lIran. Lo faremo, in un modo o in un altro. Quanto meno perch, se non mi ricordo male, facciamo parte integrante della struttura dattacco Bataan Expeditionary Strike Group, che nemmeno dipende dalla NATO ma direttamente dal Comando europeo degli Stati Uniti (fu un regalo Prodi-DAlema). Esagerazioni? Beh, la Libia sta ancora fumando. Altro che esagerazione. E il generale statunitense Wesley Clark giura che la tabella di marcia con Yemen, Somalia, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Libano e Iran, lha letta veramente al Pentagono. E poi, se ci ricordiamo del Patriot Act di Bush jr, dovremmo sapere benissimo che negli USA, come in tutto il mondo, quando si va alla guerra bisogna premunirsi contro i nemici interni. Ecco perch il 2 gennaio di questanno il democratico Obama, il leader nero che tanto ha fatto sognare la nostra sciagurata e irresponsabile sinistra, ha firmato il famigerato National Defense Authorization Act, che sospende le libert civili e consente la detenzione a tempo indeterminato degli Americani, come ricorda Michel Chossudovsky. la guerre comme la guerre. Dobbiamo aprire gli occhi e scongiurare in ogni modo questa sciagura mondiale.

Naufragio: dopo la tragedia, ambientale - di Mario Tozzi - La Stampa.

il

disastro

Dobbiamo constatare con dolore che nellItalia del terzo millennio non si muore solo per frana o alluvione, ma anche annegati nel mare pi frequentato del mondo. Mentre scriviamo sono ancora decine le persone che mancano allappello, ma le immagini teletrasmesse non mostrano corpi in mare, n ne sono stati raccolti sulla vicinissima riva. Si spera siano stati gi tratti in salvo o comunque siano stati gi trasferiti, perch sarebbe davvero insopportabile pensare che siano rimasti ancora intrappolati nella nave tragicamente basculata. E non vorremmo scoprire che lo spaventoso incidente della pi grande nave da crociera italiana sia dovuto alla volont di portare un saluto agli abitanti dellisola del Giglio che, siamo sicuri, ne avrebbero fatto volentieri a meno. Dalla nave non hanno veduto le vicinissime luci di ingresso al porto? E nemmeno quelle del paese? Questa sarebbe gi una colpevole mancanza di controlli, anche in caso di guasti, non ci vengano per a raccontare che lo scoglio, parzialmente asportato (a testimonianza di una velocit d'impatto elevata), non fosse segnalato nelle carte nautiche. Primo perch lo forse dal secolo scorso, e secondo perch praticamente attaccato alla costa e la rotta di navi come quelle mantiene distanze di almeno tre miglia dallisola. Non per caso. E ci dicano, per favore, che le esercitazioni a bordo vengono tenute regolarmente e che lequipaggio sa esattamente cosa fare in caso di pericolo, anche se le prime voci dei turisti scampati fanno sorgere qualche dubbio. Ma il problema quello delle grandi navi da crociera, che si sono trasformate in veicolo di turismo di massa (da elitarie che erano), e il cui solo equipaggio supera la popolazione residente dellisola del Giglio stessa. Il problema quello di un turismo mordi e fuggi che si accontenta di toccare pi porti in una settimana, come se avvicinarsi a unisola significhi averla non dico compresa, ma almeno assaggiata. E senza alcun vantaggio economico per le isole, che spesso non hanno nemmeno i porti adatti per ospitare navi di quel genere. Speriamo poi che le conseguenze negative, dal punto di vista ambientale, siano limitate allimpatto dellenorme scafo sul fondale. Impatto violentissimo, e reiterato per centinaia di metri, che certamente avr compromesso a lungo quel breve tratto di fondale. Speriamo cio che non ci sia sversamento in mare delle oltre 2000 tonnellate di gasolio marino che la nave portava nei suoi serbatoi. In quel caso lisola del Giglio sarebbe condannata per alcuni anni a non ospitare quasi pi nessun ecosistema marino sano. bene non dimenticare che un centimetro cubo di petrolio in grado di ammazzare il 90% della vita di un metro cubo dacqua. E sarebbe meglio ricordarlo prima di intraprendere rotte di crociera cos vicine ai gioielli del nostro Tirreno: Montecristo, Capraia e Pianosa ospitano equilibri delicatissimi che morirebbero per impatti ambientali cos devastanti. Naturalmente ci vale a maggior ragione per le petroliere che incrociano proprio in quei mari ogni giorno dellanno e il cui traffico dovrebbe essere bandito da quello che resta pur sempre il santuario europeo dei cetacei. Il recente naufragio della nave Rena in Nuova Zelanda e questo della Costa Concordia ci rammentano che non necessario essere petroliere per recare morte e distruzione, basta non avere il combustibile abbastanza protetto da reggere a urti simili. Lobbligo di impenetrabilit dei serbatoi dovrebbe essere un requisito indispensabile alla navigazione in certe acque.

RIVOLTA! Da: idee in movimento


Finalmente in Italia qualcosa si sta muovendo. Stanchi dei sacrifici imposti da questo governo usurocrate i lavoratori siciliani hanno
deciso di bloccare i punti cruciali del trasporto regionale per chiedere la defiscalizzazione dei carburanti e dellenergia elettrica, il blocco delle procedure esecutive di Equitalia, lintervento della Giustizia affinch si penalizzi e si lotti contro il taroccaggio dei prodotti locali ; perch non si pu vivere con uno stipendio da fame quando il costo della vita in continuo aumento. Sono agricoltori, autotrasportatori, artigiani ed allevatori, il nerbo del Movimento dei forconi, ma ci sono anche studenti, disoccupati e semplici simpatizzanti che si stanno avvicinando per protestare, uniti, contro il sistema. Ricordiamo che non solo sullisola sono in atto proteste, ma in tutta Italia. I tassisti, ad esempio, stanno muovendosi, compatti, per esprimere il loro sdegno nei confronti della lenzuolata voluta da Monti. Abbiamo gi avuto modo di esprimere il nostro dissenso verso questi provvedimenti spalma ricchezza, per cui non possiamo che giudicare con favore le manifestazioni di dissenso messe in atto dalla categoria. E arrivato il tempo di erigere delle barricate, di prendersi con prepotenza degli spazi per ricevere lattenzione di questa marcia classe politica. Soprattutto tempo di decidere da che parte stare: con il popolo o contro di esso. Erigere sterili barriere ideologiche, in questo momento, dannoso quanto stupido: i pi svegli avranno notato la cappa di omert messa in atto dai mass-media, dato che della rivolta nessuno parla. Tutto questo passa in secondo piano, relegato a servizi di una trentina di secondi al telegiornale e a poche righe sui quotidiani. La carta del Divide et Impera si dimostrer ancora una volta quella vincente? Ci auguriamo di no. Tuttavia almeno capiremo, una volta per tutte, chi sta dalla parte delloppressore e dellusuraio, magari camuffandosi da alternativo e da ribelle, facendo i rivoluzionari, ma solo a parole, beninteso.

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