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L.B.G. PISAPIA E BOERI: NON SIAMO FIGLI DI UN DIO MINORE Walter Marossi PISAPIA E IL PRESIDENZIALISMO ALLA MILANESE Raffaello Morelli A PROPOSITO DELLA BORGHESIA DI MARTINOTTI Giulio Ernesti ABITARE A MILANO. DEMOCRAZIA E GOVERNO DELLA CITT Gregorio Praderio URBANISTICA A MILANO. INDICE UNICO: PERCH? Giuseppe Ucciero LA RIVOLUZIONE LIBERALE DI MARIO MONTI Marco Romano PER UNA BREVE STORIA DEL VERDE CIVICO Giovanni Sala ESISTE UN FUTURO PER GLI ALBERI IN CITT? Giuseppe Merlo LESPRIT DE VIVRE DI MILANO E IL PGT? Rita Bramante LA PACE E IL NOSTRO STILE DI VITA VIDEO ANDREAS KIPAR: 21 ALBERI IN PIAZZA DEL DUOMO ABITARE MILANO COLONNA SONORA COME ERANO (1941) Charles Trenet-canta QUE RESTE-T- IL DE NOS AMOURS? Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo LIBRI a cura di Marilena Poletti Pasero TEATRO a cura di Emanuele Aldrovandi CINEMA a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia www.arcipelagomilano.org
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PISAPIA E BOERI: NON SIAMO FIGLI DI UN DIO MINORE Luca Beltrami Gadola
Non siamo e non vogliamo essere figli di un dio minore. Ci siamo impegnati e il vento cambiato: felici noi! Adesso devono anche cambiare i costumi della politica e di rapporti tra forze politiche, il nuovo non deve avere confini. Come sempre anche in questa vicen-da tra il sindaco Pisapia e il suo assessore Boeri, le ragioni non stanno da una parte so-la: ha ragione Pisapia quando lamenta la scarsa collegialit delle scelte di Boeri e nel far capire di non gradire sorprese ma non ha torto Boeri quando lamenta una la debolezza del sindaco nei confronti di Formigoni sulla vicenda Expo. Perch negarla? A fare la politica in citt non ci sono solo sindaco e Giunta ma anche i cittadini, soprattutto quelli che con i loro voti li hanno portati al governo della citt. I microfoni aperti, Facebook e Twitter hanno fatto capire con certezza una cosa: la gente, il popolo arancione in particolare, pur rispettando i ruoli e la fatica della democrazia all'interno delle istituzioni, non ama il litigio e ritengono, giustamente, di essere stati non solo gli elettori ma anche il collante di questa Giunta e di questo va tenuto conto se si vuole che duri e non solo per una luna di miele. Con questo non si vuole riscoprire il centralismo democratico dei tempi del PCI, tutt'altro, si vuole soltanto che il dibattito sulle idee sia pi pacato, pi argomentato e pi trasparente e non intendo per trasparenza n le indiscrezioni dei media n le anticipazioni fuori luogo. difficile che la gente possa capire perch ci sia ancora e sempre un capovolgimento dei tempi, perch i vizi della sinistra siano cos lunghi a morire persino in una Giunta con tante facce nuove dalla politica. La logica vorrebbe che ogni assessore avanzasse in Giunta le sue proposte, ne discutesse e solo nel momento in cui da un lato ritenesse le sue idee indissociabili dal suo ruolo e dalla sua immagine pubblica e le proposte in gioco fossero respinte senza appello, solo allora dichiarasse un'impossibilit politica a collaborare con sindaco e Giunta. In quest'occasione, ma con minor effetto anche in altre occasioni e pure a livello di consiglio comunale, si fatto il contrario. Si dichiarano idee e progetti e poi si va in Giunta o in Consiglio comunale a discuterne e cos facendo il rischio, realistico, della lite altissimo e si visto. Si prenda atto fin in fondo del cambiamento avvenuto, della volont dei cittadini di partecipare, di questa Milano tornata a essere una citt effervescente e piena di iniziative politiche, culturali e sociali; prendiamo atto che questa nuovo dinamismo civico, che sar la fortuna della citt e la base per una ripresa anche economica, non costa nulla perch volontario e perch coerente con l'invito di J. F. Kennedy: "Non chiederti cosa il tuo Paese pu fare per te, chiediti cosa tu puoi fare per il tuo Paese". Un nuovo modo nei rapporti politici all'interno della maggioranza anche un efficace strumento per vanificare l'azione dell'opposizione e della stampa a lei organica, interessata solo al gossip, prigioniera di vecchi schemi, incapace di nascondere il vuoto delle sue idee ma pronta a cogliere le possibili contraddizioni all'interno della maggioranza. Questo, io credo, voglia il Popolo arancione. Ma non bisogna aspettare troppo.
www.arcipelagomilano.org siderati sabotatori delle magnifiche sorti e progressive, molto pi semplice criticare Roma che Palazzo Marino. 6) Le primarie lasciano ferite difficili da guarire. Chi le perde pu solo fare il portatore dacqua o loppositore, nessun comprimariato possibile, come del resto succede in tutto il mondo. Le preferenze non sono pi un metro per misurare limportanza politica. 7) Pisapia, Renzi e de Magistris, mentre al governo ci sono i tecnici, rivelano impietosamente il declino
3) I leader nazionali, memori della grezza di Vendola il giorno della vittoria, si guardano bene dal mettere voce nelle vicende locali, timorosi di non essere ascoltati, anchessi quindi irrilevanti. 4) Il programma secondario, le priorit ormai benaltre, quindi anchesso abbastanza irrilevante. La soddisfazione di aver incrinato il sistema berlusconiano, la crisi economica fanno premio su qualsiasi dimenticanza o ritardo della giunta 5) I rottamatori e/o rifondatori dei partiti devono stare ben lontani dalla politica cittadina, pena lessere con-
del Pd e pi in generale dei partiti e ne assumono le competenze. 8) Il sindaco riassume in s leadership elettorale, politica e personale. Se non commette errori clamorosi padrone assoluto della politica cittadina di maggioranza, almeno fino allavvicinarsi della presentazione delle liste. Lui si non irrilevante, se poi saggiamente non si occupa di vicende nazionali, giganteggia. Insomma il centro sinistra non solo ha scoperto ma entrato appieno nel presidenzialismo. Anche volendo sar difficile uscirne.
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sionale: perch esula dalle loro esperienze tecniche in quanto politico nel profondo. Come cittadini hanno titolo per cimentarsi in tale dimensione, ma il vincolo parlamentare, che vale anche per loro, li rende solo meno attrezzati in molti sensi. Bene che il clima sia pi ragionevole. Tuttavia la politica non si improvvisa e cos i loro primi vagiti (le sole cose che traspaiono, anche se na-
scondere le cure al malato non paia una virt) sembrano seguire la solita propensione a tassare i redditi, a non tagliare il debito e al riservare le parole allo sviluppo. N aiuta nascondersi dietro le colpe (che pure ci sono) del burocratico egoismo degli stati nazionali europei. La questione reale non che ritorna la borghesia vera ma che ritorna quella snaturata. Cio mancano la
politica e il conflitto secondo le regole di libert che si continuano irresponsabilmente a evitare spargendo utopie e non dicendo mai quali cose concrete si intende fare ora e subito per lo sviluppo. E chi dovrebbe supplire se non i cittadini che convivono e si raggruppano liberamente? La politica sono loro.
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ne delle scelte da parte degli attori, istituzionali e non. Attori ormai frequentemente presenti sulla scena urbana; una scena segnata e caratterizzata da schegge sempre pi diffuse di conflittualit. Forse il contesto con cui dovr misurarsi lintelligenza della politica dei prossimi anni, inclusa quella del nuovo corso milanese, la cui cultura istituzionale e politica verr certamente messa alla prova in termini di capacit di apprendimento. Vale la pena di evidenziare, ancora, lapertura di un orizzonte che valica i confini della societ locale fatta dal richiamo di Revelli allo strepitoso successo dei referendum. Una esplicita rottura del senso comune dominante, una svolta antropologica e culturale, fondate sulla rivendicazione del carattere pubblicistico di
beni essenziali; ma, soprattutto, sulla non identificazione della sfera pubblica con la sfera della politica e delle sue istituzioni. Un bisogno in definitiva, di riappropriazione da parte dei governati anche contro la volont dei rappresentanti. Rispetto ai contenuti delle prime due relazioni, Massimo Bricocoli ha sviluppato uninteressante riflessione a partire da alcuni casi concreti di trasformazioni di parti di citt in Italia e in Europa. Da queste esperienze ha sollevato consistenti dubbi sulladesione incondizionata alle pratiche della democrazia partecipativa e/o deliberativa, evidenziando le delicate questioni delle risorse, dei tempi, e quella cruciale, della distanza che spesso separa politica e burocrazia.
Tema, quella della necessit per il governo della citt di una sostanziale solidariet fra politica e burocrazia, su cui ha utilmente costruito il proprio contributo lassessore Lucia Castellano; sottolineando con forza lesigenza di uno sguardo realistico e paziente sulle difficolt che linnovazione partecipativa tentata dalla nuova amministrazione incontra. Il testo che precede riguarda lincontro-seminario tenutosi l11 novembre 2011 nella sala Alessi di Palazzo Marino pensato nellambito delle iniziative che lOsservatorio Urbanistica e Ambiente del Circolo di Milano di Libert e Giustizia va programmando per accompagnare il lavoro della nuova amministrazione.
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sime, senza possibilit di sostenerle in termini di capitale sociale urbano (come si diceva una volta: infrastrutture, servizi, spazi collettivi, ecc.) e con possibilit di trasferimento molto ridotte (essendo gli indici di base essendo molto prossimi a quelli finali). E sufficiente ridurre in modo indifferenziato tali indici? Certo questo pu servire a ridurre il nuovo carico insediativo complessivo, ma rischia
di buttare fuori mercato il recupero delle restanti aree dismesse e incentivare lintervento su aree libere (soprattutto se non si prevedono indici di densificazione minimi). E ancora tecnicamente fattibile la distinzione fra aree libere ed edificate? Certo che s, basterebbe accogliere le osservazioni presentate in tale senso, e se la loro individuazione grafica dovesse richiedere troppo tempo, lo si potrebbe fare in
un primo momento in via normativa (facendo riferimento ad esempio allo stato di fatto su base catastale) e avviando contestualmente lindividuazione cartografica (che comunque non dovrebbe essere gravosa, corrispondendo in larga misura le aree inedificate allo standard non attuato nel PRG vigente). Insomma forse ce la si pu ancora fare.
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Non siamo di fronte a misure emergenziali, ma al manifesto liberale del nuovo patto sociale, presentato da Monti a nome dei soggetti che, delusi dal ventennio berlusconiano, cercano le ragioni di una nuova stagione e di una nuova egemonia. Sono i poteri forti? Se per questi intendiamo le grandi tecnocrazie finanziarie, lalta burocrazia romana (almeno una parte), e lo stesso Vaticano, s, certamente, ma non solo. Sotto la sua bandiera, cercano riconoscimenti molteplici soggetti, o parti di essi. Tra questi in primis, anche quella stessa borghesia che ha gi cambiato la guida di Milano e ora sposta il suo baricentro dazione sul governo della Nazione. Sta bene tutto questo alla Sinistra? Condivide la visione? Ne ha una alternativa? La sinistra, come tutto
lo schieramento partitico, ma anche le articolazioni degli interessi, chiamata da Mario Monti e dai suoi sponsor a scelte strategiche, che ne potranno ridefinire anima e posizionamento. Nel PDL come nello stesso PD, il manifesto montiano taglia verticalmente culture e insediamenti sociali, fino a prefigurare esiti e rimescolamenti al momento inaspettati: una nuova agenda della sinistra ormai pi che unopzione uno stato di necessit I richiami alle regole e alleticit della tassazione suonano dolci alle orecchie della sinistra, ma a ben veder sono accordi di uno spartito discordante con le antiche armonie che ne hanno accompagnato la storia: nodi secolari attendono di essere sciolti, per non venire tagliati. Nella memoria profonda dei lavora-
tori sta racchiuso un istinto che lega strettamente la sopravvivenza individuale allunit organizzata degli interessi collettivi e non appare per nulla agevole pensare che questo schema, elementare ma potentissimo, possa disciogliersi nel quadro di un mercato dove il lavoratore, pur garantito da nuove regole, pi solo di fronte al padrone. E il movimento mondiale degli Indignados ci dice che il mercato non solo il luogo in cui prevale la razionalit dello scambio eguale, ma anche il terreno privilegiato della criminale azione di molta parte del capitale finanziario. Chi potr fissare le regole e tutelare il diritto al benessere e alla felicit se non i soggetti collettivi, vecchi e nuovi?
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co convocato nel grande salone al primo piano del broletto, a Milano al centro dellattuale piazza dei mercanti: qui gli europei letteralmente hanno inventato la piazza, e Alberto Magno, nelle sue prediche contemporanee, ne sar cos consapevole da paragonarla al Paradiso, contrapposto al dedalo delle viuzze cittadine, quasi un Inferno. Questa lorigine della piazza principale, dove i cittadini spontaneamente concorrono quando in gioco la sfera della propria identit di cittadini, il cui ruolo simbolico pu poi nel tempo trasferirsi in unaltra piazza sempre nel centro della citt: oggi piazza del Duomo per i comizi di un tempo, per i funerali di Emilio Alessandrini, per la vittoria della Nazionale di calcio. Linvenzione della piazza suggerir di promuovere a piazza anche il recinto del mercato e in seguito quella davanti ai conventi dei frati mendicanti francescani, domenicani, agostiniani perch possano predicare ai passanti catturando forse con le proprie vigorose parole un eretico di passaggio; pi tardi, nei primi decenni del Quattrocento, anche una piazza davanti alle chiese maggiori aperta soprattutto per le processioni della via crucis. A partire dal secolo successivo verranno di moda le piazze monumentali, circondate da edifici di cospicua qualit architettonica come piazza della Scala o addirittura della medesima architettura come le plaza ma-
yor spagnole, le place royale francesi, Piccadilly Circus a Londra e moltissime altre in quasi ogni grande citt europea - a Milano piazza del Duomo - spesso dedicate allo Stato e alla Nazione erigendo al loro centro la statua del sovrano. Eccoci ora al punto centrale, alloccasione di questo articolo: a causa del loro stesso ruolo simbolico - sito dellassemblea civica, delle prediche, della via crucis, della coerenza architettonica, delle statue dei sovrani - a nessuno sarebbe mai venuto in mente di piantarvi qualche albero o di seminarvi un prato, come ogni tanto qualcuno vorrebbe in piazza del Duomo, mentre sono da sempre ammesse qualche bancarella e persino teatrini purch smontabili e a termine. Ma, mentre in Italia ancora nella ricostruzione delle citt in Calabria alla fine del Settecento era possibile presidiare le nuove piazze con chiese o con conventi, in Inghilterra con la soppressione dei conventi le nuove piazze verranno fin dal Seicento tematizzate semplicemente da un giardino, quei famosi square che nellOttocento diventeranno il modello delle nuove piazze tracciate nei piani regolatori con un giardino pubblico al centro piazza Piola, piazzale Susa, piazza Insubria, piazza Libia, piazza Martini, piazza Napoli, piazza Siracusa e quante altre: queste per la loro stessa natura sono invece ricche di alberi e di prati.
La volont estetica delle citt sempre stata consapevolmente espressa nel disporre strade e piazze tematizzate in sequenze, le une di seguito alle altre, e nel disporre su queste sequenze i temi collettivi man mano maturati allorizzonte delle citt europee. Il concetto generico di verde, oggi cos abusato, rischia di compromettere le caratteristiche specifiche di ogni piazza, della quale occorre invece mantenere quella conformazione visibile che le rende riconoscibili, a dispetto della diffusa insipienza della sfera simbolica sulla quale fondata la riconoscibilit della citt e il riconoscimento della dignit dei cittadini. E se poi qualcuno volesse assumere come obiettivo di un nuovo piano regolatore un PGT? di fare della futura Milano una citt davvero pi bella, non avrebbe da fare altro che progettarla disegnando nuove sequenze di strade e di piazze tematizzate proprio come hanno fatto per mille anni i nostri predecessori costruendo quella citt della quale ancora ammiriamo la bellezza e la volont di eguaglianza, ch se i pi abbienti abitano accanto a piazza del Duomo e a piazza della Scala, nel cuore simbolico dellurbs, i meno doviziosi abitano in una periferia arricchita di grandiosi boulevard e di ampi square a giardino che i primi non hanno. Ma non vedo allorizzonte arancione un motivo per sperarci.
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Gli esperti della Societ Italiana di Arboricoltura (SIA), Chapter italiano della International Society of Arboriculture (ISA) affermano che la vita media di un albero in citt di 15 anni. Come possiamo garantire ai nuovi impianti vegetali una vita pi longeva affinch possano gradualmente sostituire gli alberi secolari che, con grandi sforzi, siamo riusciti ad allevare nei nostri viali? A questa domanda, ricercatori, arboricoltori e paesaggisti del settore pubblico e privato, raccolti da pi di venticinque anni attorno alla rivista specializzata Acer, cercano di dare delle risposte che possano essere di facile applicazione proprio nel difficile ambiente urbano. Normalmente ci si concentra sulla scelta delle specie arboree da impiantare, considerando i cromatismi di foglie e fiori, il portamento e lo sviluppo presunto della chioma a maturit; difficilmente vengono per valutate le esigenze ecologiche delle piante (luce, temperatura, acqua, suolo) e tanto meno lo spazio necessario a un corretto accrescimento dellapparato radicale. Ma proprio dalla corretta preparazione del sito dimpianto che dipenderanno in gran parte lattecchimento e lo sviluppo di un nuovo albero. Francesco Ferrini, docente di Arboricoltura dellUniversit degli Studi di Firenze ci ricorda che sono necessari da 28 a 48 mc di substrato esplorabile dalle radici perch la chioma raggiunga le dimensioni naturali fornendo tutti i benefici estetici e ambientali attesi, quali il miglioramento del microclima, lassorbimento di CO2 e inquinanti vari, comprese le polveri sottili, fornendo inoltre ospitalit alla fauna urbana e in generale benessere ai cittadini. La buca di impianto dovrebbe avere almeno un metro di profondit e una superficie minima di 2,5 mq per garantire un volume di suolo adeguato per il primo periodo di crescita postimpianto e le relative necessit idriche e nutritive, nonch consentire un idoneo ancoraggio. Ovviamente questi parametri sono difficili da garantire in ambienti antropizzati come la citt di Milano, dove non solo il suolo esplorabile molto limitato, ma il sottosuolo particolarmente ricco di sottoservizi posizionati in modo non sempre coordinato tra i diversi enti gestori. Basti pensare che per piantare un albero nel centro della nostra citt necessario che lUfficio Coordinamento del Comune di Milano raccolga trentadue diversi pareri. La presenza dunque di sottoservizi
un forte fattore limitante allimpianto di nuovi alberi che dovrebbe essere affrontato con le seguenti modalit: rispettare una distanza minima di 2,5 metri tra il nuovo albero e i sottoservizi esistenti o previsti e qualora, non si riesca a rispettare tale distanza, si possono adottare soluzioni tecnologiche che garantiscano unadeguata protezione delle tubazioni interrate; tra queste figurano i cunicoli multi-servizi, le tubazioni rinforzate, la realizzazione di sistemi protettivi consistenti in manufatti di calcestruzzo o posa di teli antiradice. Un altro accorgimento per garantire lo sviluppo dellapparato radicale, creando un ambiente sufficientemente areato e drenato, luso di suoli cosiddetti strutturali o ingegnerizzati. Laura Gatti, docente presso lUniversit degli Studi di Milano, ha avviato uno specifico progetto di ricerca proprio per definire il mix di componenti (sabbia, ghiaia, lapillo) e sostanza organica che conferiscano ai siti di impianto caratteristiche tali da accogliere i nuovi alberi garantendo altres una adeguata portanza per il traffico veicolare. Troppe volte infatti i nostri viali alberati sono utilizzati come parcheggi, pi o meno abusivi, senza aver creato le condizioni per una pacifica convivenza tra lalbero e altre funzioni dello spazio urbanizzato. Situazione diversa quella delle aree industriali dismesse dove ampie superfici di territorio sono state trasformate in parchi pubblici; come immaginabile, anche per questioni di sostenibilit economica e ambientale, le macerie di demolizione e i materiali di scavo, dopo le opportune bonifiche vengono mantenuti in loco consentendo la realizzazione di nuovi fantastici paesaggi. Ne sono un esempio i programmi di riqualificazione urbana realizzati nella exOM di via Bazzi, nella ex Maserati di via Rubattino e nella ex-Alfa Romeo al Portello. In questo caso il problema stato di garantire una adeguata fertilit a suoli per lo pi inerti e compattati, arricchendoli con adeguata quantit di sostanza organica. Grazie allo sviluppo della raccolta differenziata e allimpegno di storiche realt come la Scuola Agraria del Parco di Monza e il Consorzio Italiano Compostatori, disponiamo oggi di ingenti quantit di compost di qualit, realizzato con gli scarti delle cucine e delle attivit di giardinaggio, come si sempre usato fare nelle nostre campagne. Lapporto di compost anche in elevate quantit ha consentito di realizzare sub-
strato fertile per migliaia di alberi che hanno raggiunto dimensioni ragguardevoli in molti nuovi parchi cittadini. Per rispondere alla sempre maggiore richiesta di alberi, emersa con forza anche nellultimo referendum popolare, gli spazi disponibili nel nostro piccolo territorio comunale (187 kmq) sembrano essere insufficienti. Un possibile e significativo contributo deriva dai giardini pensili, ossia giardini realizzati sopra alle coperture piane che possono accogliere sistemazioni a verde dotate anche di alberi e arbusti. A tal proposito importante ricordare che lItalia, prima in Europa, ha pubblicato una specifica norma UNI, n.11235 del maggio 2007, che fornisce tutti gli elementi tecnici indispensabili per garantire il successo dei giardini sospesi. La norma dettaglia i requisiti del pacchetto di copertura e affronta, con grande semplicit, un tema molto delicato che quello degli spessori del substrato di radicazione, consigliato per ogni tipologia di albero, da quelli pi piccoli come gli alberi da frutto a quelli in grado di raggiungere grandi dimensioni. Questo aspetto risulta particolarmente rilevante quando si vuol realizzare un giardino pensile alberato in aree vincolate, ad esempio sopra i parcheggi. In tale situazioni, gli organi preposti spesso impongono spessori di substrato di 2-3 metri che non tengono conto n delle indicazioni della Norma n delle esigenze reali degli apparati radicali con conseguente aggravio dei costi di realizzazione delle solette portanti. Per creare un pi facile e diretto collegamento tra il mondo tecnicoscientifico e la sensibilit dei cittadini, aiutandoli a comprendere meglio limportanza della Natura in citt, attiva in Europa da quasi dieci anni la rete delle Green City alla quale si aggiunta due anni fa Green City Italia. Questultima, proprio in questi giorni, in collaborazione con il Ministero dellAmbiente e lAssociazione Italiana Direttori e Tecnici Pubblici Giardini, ha portato in piazza Duomo gli alberi tanto desiderati dal Maestro Abbado che, con laiuto dellArchitetto Piano, aveva immaginato un boschetto proprio nellarea soprastante il mezzanino della Metropolitana dov sorto il Bosco del Respiro. Sono convinto che, alla luce del successo di questa piccola ma significativa installazione, realizzata in occasione della Giornata dellAlbero, anche questo grande
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200 miliardi di euro all'anno (a tanto ammonta la spesa sostenuta dai 27 paesi dell'Unione per i 27 eserciti nazionali) che potrebbero, secondo gli studi pi seri, essere ridotti a 130, se si optasse per una politica estera integrata e per un esercito comune europeo con funzioni di peace keaping. Non ci possiamo pi accontentare dell'Europa della bandiera, dei mercati, del PIL e dello spread, ma urgente avviare il corso di una comunit politica di diritti e di valori, che sappia liberare risorse notevoli per scopi socialmente utili. In occasione della ricorrenza dei 150 anni dell'Unit d'Italia non poteva mancare un tributo a Ernesto Teodoro Moneta, unico italiano premio Nobel per la Pace, animatore delle Cinque Giornate di Milano:
lavorare per un avvenire di pace e di giustizia - disse nel suo discorso a Oslo pi di un secolo fa anche se fosse un'illusione, sarebbe per un'illusione cos divina che darebbe senso alla vita. Il Decalogo di Science for Peace magna charta della Conferenza sintetizza alcuni dei temi approfonditi nel dibattito, in particolare il fatto che la scienza ha provato che l'uomo un animale pacifico e che l'aggressivit non scritta nel nostro DNA. In quanto scientificamente dimostrato che la violenza genera violenza, bisogna delegittimare ogni sua forma, mettere al bando la guerra e i suoi strumenti, risalendo alle cause che seminano il germe di molti conflitti: la povert, l'inaccettabile diseguaglianza delle risorse, la
fame, l'ansia di reperire acqua potabile e la sete. L'acqua risorsa limitata, mal distribuita e mal utilizzata; la siccit da sola la prima causa di mortalit. Non fa nessuna differenza se un essere umano muore in un conflitto o perch non ha acqua pulita da bere - dice Shirin Ebadi, premio Nobel per la Pace nel 2003; cos come non era pensabile per il primo direttore della Fao costruire la pace sugli stomaci vuoti. La Pace sostenibile dipende dalla capacit di utilizzare in modo sostenibile le risorse del pianeta e il progresso della scienza pu oggi, nell'era postgenomica, offrire forse anche qualche soluzione, per esempio aumentando la tolleranza delle piante alla siccit nei paesi del sud del mondo.
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www.arcipelagomilano.org mentre la massa muraria si sensibilmente accresciuta. Da un impianto bidimensionale iniziale si passati a un corpo tridimensionale, a un vero e proprio edificio, di forma stretta e molto allungata, posto, come una barriera, a chiusura della parte occidentale della piazza. Mentre nelle prime due soluzioni ancora presente e percepibile la tipologia della fontana, nella terza e ultima, nonostante il velo di acqua che scende sotto gli archi, ogni idea di fontana si attenua e scompare. Nota conclusiva sulle tre soluzioni di progetto. Si pu dire che, oltre alla presenza dellacqua, vi unaltra costante che apparenta i tre progetti: essa pu essere definita come omaggio sia alla tradizione sia alla classicit. Alla tradizione si riferisce luso del marmo di Candoglia, lo stesso con cui costruito il Duomo, e con il quale sono ricoperte tutte le parti murarie delle tre soluzioni; sempre alla tradizione si riferiscono alcune forme architettoniche riprese dal passato come gli archi e i pilastri isolati, che ricordano le colonne di S. Lorenzo. Alla classicit sispira limpianto dellintera composizione, basato su simmetrie e assialit. Entrambi questi riferimenti, alla tradizione e alla classicit, sono il motivo per cui il monumento di Piazza del Duomo stato censurato da alcuni e apprezzato da altri.
RUBRICHE MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Danish Quartet e Milano Classica
Sembravano quattro studenti di Oxford o di Cambridge, di quelli che passano la domenica ad allenarsi in canoa sul fiume, tutta giovinezza e bon ton, quattro ciuffi biondi legati da una fortissima intesa e complicit ma soprattutto da quel particolare piacere, di cui spesso abbiamo detto, del suonare insieme. Un concerto piacevolissimo, di grande qualit sia per il programma che per lesecuzione, quello del Danish String Quartet di luned scorso al Conservatorio per le Serate Musicali; un quartetto darchi che in meno di dieci anni dal debutto ha gi raggiunto un elevatissimo grado di maturit musicale. Il programma era composto da tre quartetti: di Haydn (n.5 in re maggiore opera 64, detto dellallodola per certe allusioni onomatopeiche), di Mendelssohn (n. 6 in fa minore opera 80) e di hostakovich (n. 2 in la maggiore opera 68), vale a dire 1700, 1800, 1900; ovvero il quartetto classico, il quartetto romantico e quello moderno (forse mancava un quartetto contemporaneo ). Ma soprattutto tre stati danimo e tre atmosfere radicalmente opposte: unopera solare e radiosa la prima, espressione di un felice equilibrio interiore (Haydn era appena tornato a Vienna, nel 1790, si era innamorato quasi sessantenne della bella Maria Anna von Genzinger e gli si era aperta una ricca prospettiva professionale a Londra); la seconda unopera di profonda mestizia, cupa e dolorosa, senza speranza (nel 1847 Mendelssohn aveva appena perso la sua adorata sorella Fanny e forse presagiva la propria morte, che lavrebbe ghermito solo pochi mesi dopo); infine lultima, di intensa drammaticit se si pensa che hostakovi lha scritta nel 1944 e cio nel momento pi tragico della seconda guerra mondiale (nel gennaio era terminato lassedio di Leningrado e nel successivo mese di novembre, proprio in quella citt, il quartetto fu eseguito per la prima volta). Dunque un programma che ha messo a confronto la straordinaria capacit e la ricchezza di espressione del quartetto darchi per raccontarci - senza neppure chiamarne in causa il nume tutelare, quel Beethoven che proprio con i quartetti ha intimorito tutti i compositori venuti dopo di lui - la sua evoluzione nel tempo, da un secolo allatro, ed anche nello spazio (dalla Vienna imperiale alla Lipsia luterana, fino alla Mosca di Stalin!). Dei tre, il quartetto russo il meno noto ma anche il pi complesso e interessante: se il primo tempo (Ouverture, moderato con moto) descrive le atrocit della guerra, il secondo (Recitativo e romanza, adagio) un urlo lacerante, come di paura e di orrore, che poco a poco si spegne in un canto damore, profondamente slavo, dapprima dolce e malinconico poi desolato come di fronte alle rovine della citt, e si conclude inaspettatamente con la pi classica risoluzione della dominante sullaccordo perfetto di tonica quasi a dire basta, si ricomincia da capo ; il Valzer che segue una pensosa danza macabra mentre linusitato adagio dellultimo tempo un Tema con variazioni in cui i quattro strumenti parlano fra loro alternandosi in una serrata conversazione come per commentare i tragici eventi appena vissuti. Unesecuzione limpida, fresca, talvolta un po troppo veloce ma sempre elegante, precisa e chiara, che ha scatenato lentusiasmo del pubblico; il quale era molto scarso, forse a causa della serata fredda ma, temiamo, anche a causa della fama ancora incerta del giovane quartetto poich tutti corrono quando vi sono in cartellone i soliti grandi nomi e pochi si rendono conto che danno di pi e meglio i giovani che il nome se lo debbono ancora fare. Un altro magnifico pezzo di hostakovi stato eseguito domenica mattina alla Palazzina Liberty di Largo Marinai dItalia per iniziativa di Milano Classica, lAssociazione guidata da Maria Candida Morosini. Loccasione era la presentazione della stagione 2011-2012 progettata dal direttore artistico Gianluca Capuano, che prevede ben 16 concerti, tuttaltro che banali e anzi pieni di curiosit e di sorprese, dal 15 gennaio al 10 giugno prossimi, quasi sempre alle 11 del mattino della domenica. Sono concerti di grande godibilit, che si svolgono nella magica atmosfera della palazzina che fu inizialmente il bar ristorante del vecchio Verziere (il mercato ortofrutticolo milanese, fra il 1911 e il 1965, si teneva proprio l intorno), poi per alcuni anni sala di teatro per Dario Fo ed oggi sede dellOrchestra Milano Classica; immersa nel parco e inondata di sole grazie alle grandi vetrate, non sembra di essere a Milano, ci si sente piuttosto a Berlino. Ed anche la musica, ascoltata alla luce del giorno anzich nel semibuio delle sale da concerto, acquista altri significati e un colore diverso.
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www.arcipelagomilano.org Sul palcoscenico si esibiva unorchestra darchi austriaca dal nome altisonante - Arpeggione Kammerorchester - diretta dal bosniaco Robert Bokor, e una bella e giovane violinista uzbeka, Maria Azova; dominava unaura tzigana non proprio confacente alle musiche di Saint-Sans e di Pablo de Sarasate, e neanche alle modeste trascrizioni per orchestra darchi di pagine pianistiche lisztiane. La Sinfonia da camera opera 110 di hostakovi, invece, stata eseguita in modo esemplare, mostrando ancora una volta - se ce ne fosse bisogno lo spessore di questo magnifico musicista di cui in Italia, a 36 anni dalla morte, si danno troppo poche opere e non si ancora scoperta la reale grandezza. Musica per una settimana *gioved 1 e sabato 3 al teatro Dal Verme lOrchestra dei Pomeriggi Musicali diretta da Marcello Panni eseguir un concerto di musiche del 900: il Concerto per violoncello e orchestra di Casella (solista Umberto Clerici), il Ritratto di Don Chisciotte di Petrassi, e due pezzi dello stesso Panni (Short e gli Inni a Diana e a Roma da Giacomo Puccini) *gioved 1, venerd 2 e domenica 4 allAuditorium, lOrchestra Verdi diretta da Zhang Xian prosegue lesecuzione integrale delle Sinfonie di aikowskij con la Sinfonia n. 1 opera 13 in sol minore; sempre di aikowskij eseguir Sogni di inverno opera 33, e concluder con Luccello di fuoco di Strawinskij *gioved 1, al Conservatorio per le Serate Musicali, la violinista Julia Fischer e la pianista Milana Chernyavska hanno in programma tre Sonate: di Beethoven (n. 10 in sol maggiore opera 96), di Ysaye (n. 1 in sol minore opera 27) e di Saint Sans (in re minore opera 75) *Alla Scala, come abbiamo detto la settimana scorsa, tutto ruota ora intorno alla prima del Don Giovanni di Mozart - diretto da Daniel Barenboim con la regia di Robert Carsen e le scene di Michael Levin la cui anteprima di domenica 4 sar riservata ai giovani under 30 mentre la prima che, come di regola, sar data il giorno di SantAmbrogio mercoled 7 alle ore 18 - sar visibile in diretta in molti luoghi pubblici e anche su diversi canali televisivi.
ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org 25 anni di Pixar a Milano
Dopo il MOMA di New York e un tour internazionale, finalmente arrivata a Milano PIXAR 25 anni di animazione. Un viaggio nel mondo dellimmaginazione che affasciner bambini ma non solo, alla scoperta di come si creano i personaggi animati pi amati del grande schermo. Oltre settecento opere, un viaggio attraverso la creativit e la cultura digitale come linguaggio innovativo applicato allanimazione e al cinema: dal primo lungometraggio dedicato a Luxo Jr. (1986) ai grandi capolavori come Monster & Co (2001), Toy Story (1, 2 e 3), Ratatouille (2007), WALL-E (2008), Up (2009) e Cars 2 (2011). Molti non sanno che la maggior parte degli artisti che lavorano in Pixar utilizzano i mezzi propri dellarte (il disegno, i colori a tempera, i pastelli e le tecniche di scultura), come quelli dei digital media dice John Lasseter, chief creative officer di Walt Disney and Pixar Animation Studio e fondatore di Pixar. Quando si pensa ai film danimazione, difficilmente ci si immagina artisti armati di matita e pennello, intenti a disegnare storie e personaggi. Nel mondo Pixar, invece, proprio cos. Gli artisti utilizzano i mezzi tradizionali: matite, dipinti, pastelli e sculturine, per creare i loro personaggi, cos come altrettanti numerosi sono gli artisti che impiegano esclusivamente i mezzi digitali. Ma in questo caso, lecito parlare di arte? I disegni, le bozze e le maquettes, hanno una tale importanza artistica da essere esposte in sedi ufficiali come i musei, in questo caso il PAC di Milano? Si potrebbe cos cadere in un tranello: tutta arte quella che luccica? Se definiamo larte come processo o prodotto dellorganizzazione e dellassemblaggio di oggetti per creare qualcosa che stimoli unemo-zione o una risposta, allora chiaro che tutti gli oggetti nella mostra Pixar sono proprio questo e, quindi, rispondono alla definizione di arte. I nostri film sono fatti da artisti e i nostri artisti, come qualsiasi altro artista, scelgono strumenti che consentono loro di esprimere le loro idee e le loro emozioni pi efficacemente. Una ampia variet di media e tecniche rappresentata nella mostra: disegni a matita e pennarello, dipinti in acrilico, guazzo e acquarelli; dipinti digitali; calchi; modelli fatti a mano; e pezzi in media digitali. Alcuni dei nostri artisti, di formazione tradizionale, hanno aggiunto dipinti digitali alla loro raccolta per esprimere qualcosa che non avrebbero potuto esprimere con qualsiasi altro mezzo, spiega esaustivamente Elyse Klaidman, direttore della Pixar University e Conservatore degli archivi. Riflessione importante questa, perch molto spesso i film Pixar contengono rimandi stilistici, citazioni e omaggi ai percorsi classici e da sempre riconosciuti della storia dellarte moderna e contemporanea. In tal senso, rappresentano il tentativo di continuare un discorso puramente artistico sulla ricerca della prospettiva, della spazialit e della rappresentazione verosimile che affonda le sue radici nelle esperienze del Rinascimento, Leon Battista Alberti su tutti. E una sorta di bottega rinascimentale, per citare Lasseter (sua madre era insegnante di storia dellarte e da sempre lo ha istruito in questa materia), che unisce artisti diversi e i fondamenti e le radici della storia dellarte a quelle che sono le pi nuove e originali invenzioni tecnologiche, con contaminazioni verso i linguaggi pi contemporanei. Strumenti che rendono i film Pixar, agli occhi dei loro creatori e spettatori, opere darte totali, concetto sostenuto dalle avanguardie del primo Novecento che, con le sperimentazioni su pellicola e nuovi ritrovati, si erano auspicate una svolta nella creazione e nella fruizione di unopera audiovisiva. La Pixar quasi 100 anni dopo, riesce a raggiungerla. Degna di nota, allinterno di questo straordinario laboratorio che spiega passo passo la creazione di un film-
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www.arcipelagomilano.org dalla nascita di un personaggio, alla scelta dei colori, alla creazione 3D dei movimenti, alla colonna sonora sicuramente lo zootropio, disco rotante su cui si muovono i personaggi 3D di Toy Story, ognuno in una diversa posizione, e che fatto girare ad altissima velocit e con laiuto di un flash, permette allo spettatore di cogliere lintera sequenza dei movimenti dei personaggi, impressionando limmagine sulla retina dellocchio, in un fluire di immagine continuo e affascinante. Pixar. 25 anni di animazione PAC Padiglione di Arte Cotemporanea, fino al 14 febbraio 2012 Orari: luned 14.30 19.30. Marteddomenica 9.30 19.30 . Gioved 9.30 22.30 biglietti: 7,00, ridotto 5,50
Brera incontra il Pukin. Collezionismo russo tra Renoir e Matisse - Biglietto solo Pinacoteca: 6,00 Intero, 3,00 Ridotto - Biglietto Pinacoteca + Mostra: 12,00 Intero, 9,00 Ridotto - Orario di apertura: h 8.30-19.15 dal marted alla domenica
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www.arcipelagomilano.org Un museo voluto e creato, nonostante i tempi poco propizi, da Intesa Sanpaolo e Fondazione Cariplo, da sempre attente allarte e alla cultura, che grazie al progetto architettonico di Michele de Lucchi, ospita 197 opere dellOttocento italiano, in particolare lombardo, delle quali 135 appartenenti alla collezione darte della Fondazione Cariplo e 62 a quella di Intesa Sanpaolo. Il percorso espositivo di 2.900 mq, curato da Fernando Mazzocca, propone un itinerario alla scoperta di una Milano ottocentesca, assoluta protagonista del Romanticismo e dellindustrializzazione, ma anche di altre scuole artistiche e correnti. Aprono il percorso i tredici bassorilievi in gesso di Antonio Canova, che gi di per s varrebbero la visita, ispirati a Omero, Virgilio e Platone; si passa poi ad Hayez e alla pittura romantica, con il suo capolavoro I due Foscari; largo spazio stato dedicato a Giovanni Migliara e Giuseppe Molteni, per passare a Gerolamo Induno; alla sezione dedicata al Duomo di Milano e alle sue vedute prospettiche e quella dedicata ai Navigli. Se a palazzo Anguissola tutto era un trionfo di stucchi, specchi e puttini, lambientazione cambia quando si passa al contiguo palazzo Brentani, con la pittura di genere settecentesca, i macchiaioli, con Segantini e Boldini, i divisionisti, il Simbolismo di Angelo Morbelli e Previati, per arrivare allinizio del 900 con quattro dipinti di Boccioni, ospitati in un ambiente altrettanto caratteristico ma pi neutro e museale. Al centro, nel cortile ottagonale, troneggia un disco scultura di Arnaldo Pomodoro. Ma non finita qui. Al settecentesco Palazzo Anguissola e alladiacente Palazzo Brentani, si affiancher nella primavera del 2012 la storica sede della Banca Commerciale Italiana, che ospiter la nuova sezione delle Gallerie e vedr esposta una selezione di opere del Novecento. Insomma un progetto importante che, in un momento di crisi e preoccupazione globale, vuole investire e rilanciare arte, cultura e il centro citt, facendo di piazza della Scala un irrinunciabile punto di riferimento, un salotto cittadino adatto ai turisti, ma, si spera, non solo. Gallerie dItalia piazza della Scala - entrata libera fino allapertura della sezione novecentesca del Museo, prevista nella primavera 2012 Orari: Da marted a domenica dalle 9.30 alle 19.30. Gioved dalle 9.30 alle 22.30. Luned chiuso
Arte Povera 1967 2011-fino al 29 gennaio - Triennale di Milano - Ingresso 8,00/6,50/5,50 - Orari:marted-domenica 10.30-20.30, gioved e venerd 10.30-23.00 Le altre sedi: *24 settembre 26 dicembre 2011, MAMbo Museo dArte Moderna di Bologna, Bologna Arte Povera 1968 *7 ottobre 2011 8 gennaio 2012, MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma Omaggio allArte Povera *9 ottobre 2011 19 febbraio 2012 Castello di Rivoli Museo dArte Contemporanea, Rivoli Arte Povera International *25 ottobre 2011 29 gennaio 2012, Triennale di Milano, Milano Arte Povera 1967-2011 *novembre 2011 - aprile 2012, GAMeC Galleria dArte Moderna e Contemporanea di Bergamo Arte Povera in citt *11 novembre 2011 - aprile 2012, MADRE - Museo dArte contemporanea Donnaregina, Napoli Arte Povera pi Azioni Povere 1968 *7 dicembre 2011 4 marzo 2012, Galleria nazionale darte moderna, Roma Arte Povera alla GNAM *15 dicembre 2011 11 marzo 2012, Teatro Margherita, Bari Arte Povera in teatro
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Czanne e les atliers du midi. Fino al 26 febbraio, Palazzo Reale. Orari: 9.30-19.30; lun. 14.30-19.30; gio. sab. 9.30-22.30. Costi: intero euro 9, ridotto euro 7,50.
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www.arcipelagomilano.org essere investito del titolo ducale, comprato dallimperatore di Boemia nel 1395, titolo che legittim una signoria di fatto che risaliva al 1200. Laltra figura di rilievo fu Ludovico il Moro, figlio del capitano di ventura Francesco Sforza, che sposa la figlia dellultimo Visconti, dando inizio cos alla dinastia sforzesca. Ludovico il Moro, marito di Beatrice dEste, fu uomo politico intraprendente ma soprattutto committente colto e attivo, che chiam presso la sua corte uomini dingegno come Leonardo Da Vinci, Bramante e molti altri tra gli artisti pi aggiornati del panorama europeo. La mostra prende inizio da due inventari, quello dei gioielli portati in dote da Valentina Visconti, figlia di Gian Galeazzo, andata in sposa a Luigi di Turenna, fratello del re di Francia; e quello dei preziosi di Bianca Maria Sforza, figlia di Ludovico il Moro, andata in sposa allimperatore Massimiliano I. Proprio questi elenchi hanno permesso di ricostruire lentit del tesoro visconteo-sforzesco, e di ricostruire e di riunire insieme i principali oggetti per questa mostra. Il percorso si snoda tra pezzi di pregiata fattura, come gli scudetti di Bernab Visconti, zio di Gian Galeazzo, che ci mostrano una delicata tecnica a smalto traslucido; oppure la preziosa minitura con una dama, opera di Michelino da Besozzo, forse il pi importante miniatore del secolo, che con tratti fini e delicati ci mostra una dama vestita alla moda dellepoca, con maniche lunghe e frappate e il tipico copricapo a balzo, espressione modaiola delle corti lombarde. Lavoro da mettere a confronto con il fermaglio di Essen (opera in dirittura di arrivo), pezzo doreficeria finissima, una micro scultura rappresentante la stessa enigmatica dama. Altro pregevole pezzo sicuramente il medaglione con la Trinit, recante il nuvoloso visconteo, emblema della famiglia, dipinto in smalto ronde bosse, tecnica tra le pi raffinate e costose. Proprio gli smalti sono una delle tecniche pi rappresentative delloreficeria visconteosforzesca, con un ventaglio di tipologie vario e virtuosistico, attraverso cui le botteghe milanesi erano conosciute in tutta Europa. Ma daltra parte Milano aveva una lunga tradizione smaltista alle spalle, basti pensare allaltare di Vuolvino, nella basilica di santAmbrogio. Uno dei passatempi preferiti della corte erano le carte: ecco dunque sei bellissimi esemplari di Tarocchi, provenienti da Brera, interamente coperti di foglia doro, punzonati e dipinti, testimonianza unica e ben conservata della moda, dei costumi e delle tecniche dellepoca. Dalla dinastia viscontea si passa poi a quella sforzesca, con reliquari e tabernacoli che si ispirano al duomo di Milano per struttura e composizione, opere di micro architettura in argento e dipinte in smalto a pittura, come il Tabernacolo di Voghera o quello Pallavicino di Lodi. Ma la miniatura a farla da padrone, con il messale Arcimboldi, che mostra Ludovico il Moro, novello duca di Milano circondato dal suo tesoro; il Libro dOre Borromeo, famiglia legata a doppio filo a quella dei duchi di Milano; e il Canzoniere per Beatrice dEste, opera del poeta Gasparo Visconti, con legatura smaltata che ripropone fiammelle ardenti e un groppo amoroso, il nodo che tiene uniti i due amanti, raffigurazione illustrata di un sonetto del canzoniere. Anche Leonardo gioca la sua parte, indirettamente, in questa mostra. Il maestro si occup infatti anche di smalti, perle, borsette e cinture, che alcuni suoi allievi seguirono nelle indicazioni, come ci mostrano lanconetta con la Vergine delle rocce del museo Correr o la Pace proveniente da Lodi. Insomma un panorama vario e ricco che mostra tutto il lusso e la raffinatezza di una delle corti pi potenti dEuropa. Oro dai Visconti agli Sforza. Fino al 29 gennaio - Museo Diocesano. Corso di Porta Ticinese 95. Orari: tutti i giorni ore 10-18, chiuso luned. Costo: 8 intero, 5 ridotto, marted 4 .
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www.arcipelagomilano.org come per i suoi autoritratti. Le fonti ce la raccontano come donna bellissima e sensuale, pienamente consapevole del suo fascino e del suo ruolo, che amava dipingersi allo specchio e regalare queste opere ai suoi ammiratori. Cos la mostra si snoda tra Firenze, da cui i coniugi Stiattesi scappano coperti dai debiti, per arrivare a Roma, Venezia, Napoli e perfino in Inghilterra, dove la volle il re Carlo I. Una vita ricca di passioni, appunto, come lamore per la figlia Palmira, che diverr anchessa pittrice e valido aiuto nella bottega materna che Artemisia aprir a Napoli fin dagli anni Trenta del Seicento, ricca di giovani promettenti pittori come Bernardo Cavallino. Una vita ricca anche di conoscenze e amicizie importanti: ventennale il rapporto epistolare con Galileo Galilei, conosciuto a Firenze, con Michelangelo il Giovane, pronipote del genio fiorentino, e anche con una serie di nobili e committenti per cui dipinse le sue opere pi celebri: Antonio Ruffo, Cassiano dal Pozzo, i cardinali Barberini e larcivescovo di Pozzuoli, per il quale fece tre enormi tele per adornare la nuova cattedrale nel 1637, la sua prima vera commissione pubblica. Insomma una donna, una madre e unartista straordinaria, finalmente messa in luce in tutta la sua grandezza, inquadrata certo nellalveo del padre Orazio e di quel caravaggismo che la resa tanto famosa, ma vista anche come pittrice camaleontica e dallinventiva straordinaria, capace di riproporre uno stesso soggetto con mille varianti, secondo quella varietas e originalit per cui fu, giustamente, cos ricercata. Artemisia Gentileschi. Storia di una passione - Fino al 29 gennaio Palazzo Reale. Orari: 9.30-19.30; lun. 14.30-19.30; gio. e sab. 9.3022.30. Intero: 9,00. Ridotto: 7,50
LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Cosa resta da scoprire
di Giovanni Bignami Mondadori, 2011
Tra i pi autorevoli astrofisici italiani, docente alla IUSS di Pavia, accademico dei Lincei, membro dell'Accademia di Francia, Legion d'honneur, primo italiano a presiedere il Cospar, Comitato mondiale per la ricerca spaziale, presidente dell'Istituto nazionale di astrofisica, scopritore di una stella di neutroni fuori dal
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nostro sistema solare dal nome in milanese Gheminga, Giovanni Bignami stato il 22 novembre scorso ospite dell'Unione Lettori Italiani, a Palazzo Sormani, per presentare il suo ultimo saggio, Cosa resta da scoprire. Ottimismo, ironia, chiarezza, sono le cifre del libro, come si conviene a uno scienziato che crede nell'uomo e non si prende mai troppo sul serio, conscio dell'insondabilit del sapere. Perci si chiede Cosa resta da scoprire. 4440 il numero magico che Bignami propone al lettore, per indicargli in un flash il cammino dell'astronomia. Per 4000 anni l'astronomia fu visiva, basata cio sugli occhi. Ancora nel 1609 Keplero scopriva a occhio nudo l'orbita ellittica di Marte, ma in quello stesso anno Galileo puntava per la prima volta il suo cannocchiale in cielo, e inizi l'era dell'astronomia ottica. E continu cos per 400 anni finch solo quaranta anni fa incominci ad affermarsi l'astronomia spaziale: il
primo uomo nello spazio, l'invio di sonde spaziali, sonde robotiche, l'utilizzo di raggi x, raggi infrarossi, raggi laser, e infine raggi gamma. Fu cos che si capt il respiro profondo dell'universo, il Bing Bang, 13,7 miliardi di anni fa. Fu cos che con una sonda spaziale si riusc a prelevare materia dalla coda di una cometa e si scopr la presenza di un mattone della vita, l'aminoacido glicina, uguale a quello dell'uomo! I marziani siamo noi? E ancora grazie a telescopi giganti tra cui l'Hubble e il Sardinia, si sono scoperte centoventi specie molecolari lass. Ma perch l'uomo insiste nell'andare nello spazio? Cosa cerca in realt? La vita. E pensare che non si sa nemmeno bene cosa sia la vita, tante le definizioni, tra le quali quella di trasmissione di informazioni. Qui sulla terra sembra si sia vicini alla sintetizzazione della vita in laboratorio, ma in cielo mai si sono finora trovate tracce di vita, nonostante il programma SETI che mette in col-
legamento milioni di computer per la captazione di segnali di vita intelligente. Fu solo nel 1995 che, con l'ausilio dei raggi gamma, si individu il primo pianeta fuori dal nostro sistema solare: oggi sono pi di seicento. E' tra questi che si spera di trovare il pianeta giusto con una atmosfera simile alla nostra, in grado di ospitare la vita, come ad esempio il pianeta Gliese 581g, che dista per venti anni luce, un'unit di misura fuori ancora dalla nostra portata. Oltre alle conquiste dell'astronomia, Bignami accenna agli ultimi studi sul cervello umano e al sogno di riuscire a costruire un'interfaccia diretta cervello-mondo, riproducendo i circuiti neuronali su un chip. Ed elenca alla fine le dieci scoperte possibili nell'arco di cinquanta anni, per il ritorno della cometa Halley, grazie alle risposte che riusciranno a dare la matematica quantistica, la genetica, le nanotecnologie.
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In scena Dal 29 novembre all11 dicembre al Teatro Grassi Servo di scena di Ronald Harwood, con Franco Branciaroli che cura anche la regia. Al Piccolo Teatro Studio dal 29 novembre al 18 dicembre Toni Servillo legge Napoli. Al Teatro Strehler dal 1 al 4 dicembre Non contate su di noi, di Gaber e Luporini, con Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu. Al CRT Salone fino all11 dicembre Educazione fisica, di Elena Stanca-
nelli, regia di Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco. Al Teatro Carcano fino al 4 dicembre Trappola per topi di Agatha Christie, regia di Stefano Messina. Al Teatro Manzoni dal 29 novembre al 18 dicembre Tante belle cose, di Edoardo Erba, regia di Alessandro DAlatri. AllElfo Puccini fino al 4 dicembre, oltre a Freddo, Elettra di Nicola Russo e Cabaret Yiddish di e con Moni Ovadia. Fino al 4 dicembre al Teatro Litta Fedra di Andrea Cosentino.
Fino al 17 dicembre al Teatro Franco Parenti Evgenij Onegin di Puskin con la regia di Flavio Ambrosini. Al Teatro Sala Fontana fino al 2 dicembre Rosencrantz e Guildenstern sono morti di Tom Stoppard, regia di Letizia Quintavalla e Bruno Stori. Al Teatro I dal 2 al 4 dicembre Francamente me ne infischio, spettacolo ispirato al romanzo Via col vento, con la regia di Antonio Latella.
Miracolo a Le Havre
di Aki Kaurismki [Le Havre, Finlandia, Francia, Germania, 2011, 93'] con: Jean-Pierre Laud, Kati Outinen, Jean-Pierre Darroussin, Andr Wilms
Cosa c' di pi drammatico della povert, della clandestinit, del cancro? La presenza di questi tre elementi in Miracolo a Le Havre, ultima opera di Aki Kaurismaki, pu spingere, inevitabilmente, a temere un eccesso di malinconia da parte del regista finlandese. Questa supposizione dura il tempo di conoscere il nome del protagonista, Marcel Marx (Andr Wilms). Il suo cognome un chiaro omaggio a due personaggi, Groucho e Karl. Due emblemi della comicit e della solidariet di classe, i due ingredienti imprescindibili che formano la ricetta del regista per dimostrarci che pessimismo e rassegnazione non troveranno posto nel porto di Havre. Marcel Marx un anziano lustrascarpe. Questo mestiere, ormai scomparso nella nostra societ, gli permette di portare a casa pochi spicci, solo grazie a una contagiosa gioia di vivere che si garantisce un credito eterno da fruttivendolo e panettiera sotto casa. Le fatiche della quotidianit non scalfiscono l'animo di Marcel, l'uomo non esita un secondo di fronte ai grandi occhi scuri e malinconici di Idrissa, un ragazzo africano arrivato al porto dentro un container pieno di connazionali in fuga. Il ricovero di Arletty, moglie tanto comprensiva da apparire angelica, lascia un vuoto nel piccolo appartamento della coppia che viene riempito da Marcel per la pi nobile delle cause. Il suo aspetto fiero e determinato il simbolo della volont di un uomo che fa di tutto per opporre resistenza alla fatalit. Il suo un incedere sicuro, ogni sua mossa fa parte del piano finalizzato al ricongiungimento del ragazzo con la famiglia a Londra. La seriet del volto di Andr Wilms, la sua imperturbabilit mentre spiega con vigore alla guardia del centro di permanenza per clandestini di essere il fratello albino del nonno di Idrissa un pezzo di rara bravura oltre che di indiscutibile comicit. Kaurismaki riesce cos a dar vita a una favola magica e sorprendente. Miracolo a Le Havre ambientato volutamente in un'epoca senza tempo, in cui la pellicola trova un contatto con la realt solo nel momento in cui vuole mostrarci l'inumanit dei politici e del corpo di polizia ossessionati dallo straniero, l'eterno stereotipo che racchiude e canalizza paure e odio della popolazione. Proprio in questo periodo di ennesima discussione politica sul diritto alla cittadinanza per gli immigrati, si dimostra imperdibile la lezione di umanit e altruismo di Miracolo a Le Havre. Marco Santarpia In sala a Milano: Anteo, Apollo, Eliseo, UCI Cinemas Bicocca
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ABITARE A MILANO
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