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Disposizione degli elettroni nell'atomo

1. La luce come onda


La luce visibile un tipo di radiazione elettromagnetica che, quando si propaga nello spazio, si comporta come un'onda e come i raggi X, la luce ultravioletta e infrarossa e le onde radio. Un'onda elettromagnetica rappresentata da una sinusoide che si ottiene registrando l'ampiezza dell'onda in funzione del tempo. La distanza tra due creste d'onda si definisce lunghezza d'onda e si rappresenta con la lettera greca (lambda). La lunghezza d'onda si misura in nanometri (nm). La frequenza di un'onda definisce il numero di onde che passa attraverso un dato punto in un secondo e si rappresenta con (ni). La frequenza data in secondi-1 (s-1) o hertz (hz) che sono misure equivalenti. Il prodotto della lunghezza d'onda per la frequenza uguale a c, la velocit della luce, c = x dunque = c/ La lunghezza d'onda e la frequenza sono grandezze inversamente proporzionali. La luce e tutti gli altri tipi di radiazioni elettromagnetiche hanno velocit costante nel vuoto, pari a 3,00 x 108 m/s. Le radiazione luminose di diversa lunghezza d'onda vengono percepite dal nostro occhio sotto forma di luci di colore differente. La luce visibile rappresenta solo una piccola parte dello spettro elettromagnetico. Essa compresa da lunghezze d'onda comprese tra 400 nm (violetto) e 750 nm (rosso). La separazione della luce bianca nei colori che la compongono si realizza facendola passare attraverso un prisma. Il fenomeno detto dispersione della luce e d uno spettro continuo. Diffrazione della luce Un CD un disco rigido di plastica sul quale sono state create delle tracce parallele e ravvicinate tra loro. Quando la luce bianca, contenente radiazioni di differenti lunghezze d'onda, viene riflessa dai solchi del CD, si divide in numerosi fasci di luce. A seconda dell'angolo di riflessione, i fasci di luce possono interferire tra loro cancellando alcuni colori e rafforzandone altri. Questo fenomeno, detto diffrazione o interferenza, caratteristico delle onde e, pertanto, rappresenta una prova della natura ondulatoria della luce.

2. L'effetto fotoelettrico e la natura corpuscolare della luce


Alcuni comportamenti della luce non sono spiegabili considerando la luce come onda elettromagnetica. L'effetto fotoelettrico consiste nell'emissione di elettroni da un metallo che viene colpito da un fascio di luce. Sperimentalmente si osservato che per ogni metallo esiste una frequenza minima (detta di soglia) al disotto della quale nessun elettrone pu essere espulso. Per spiegare l'effetto fotoelettrico, nel 1905, Albert Einstein ipotizz che la luce, quando interagisce con la materia, mostra natura corpuscolare, cio consiste di pacchetti di energia chiamati quanti di luce o fotoni. Diversi fotoni hanno la stessa velocit ma energia differente.

3. Gli spettri di emissione a righe degli atomi


L'osservazione della luce emessa dagli atomi, dopo che essi hanno assorbito energia, ha permesso di scoprire la distribuzione degli elettroni negli atomi. Quando si fa passare una scarica elettrica attraverso un'ampolla contenente il gas idrogeno a bassa pressione, le molecole si dissociano in atomi che risultano eccitati, cio hanno energia extra. In queste condizioni gli atomi emettono una luce rosa. Il raggio di luce emesso, dopo essere stato selezionato da una fenditura su uno schermo opaco, se attraversa un prisma, d quattro righe colorate, cio uno spettro a righe. Le righe sono caratterizzate da definite lunghezze d'onda o frequenze e corrispondono ai fotoni emessi. Lo spazio compreso tra due righe consecutive corrisponde alle lunghezze d'onda in cui l'atomo d'idrogeno non emette radiazioni. Ciascun elemento d uno spettro proprio. Questo rappresenta l' impronta digitale dell'elemento, e

pu essere usato per identificarlo.

4. Il modello di Bohr dell'atomo d'idrogeno


Il fisico danese Niels Bohr, nel 1913, propose un modello atomico che metteva in relazione la struttura dell'atomo dell'idrogeno con le righe dello spettro del visibile. Questo modello atomico si pu cos riassumere: l'elettrone dell'atomo d'idrogeno non pu ruotare a qualsiasi distanza dal nucleo, ma solo in un certo numero di traiettorie o orbite. Ad ognuna della orbite corrisponde un valore definito di energia: si dice che l'energia dell'elettrone quantizzata. L'energia dell'elettrone viene indicata con En, dove il valore di n chiamato numero quantico principale, corrisponde ai numeri interi. L'elettrone dell'atomo d'idrogeno possiede il minimo di energia (E1) quando si trova nell'orbita n = 1, che lo stato fondamentale. Le orbite da n = 2 fino a n = sono stati eccitati. Per muoversi dall'orbita a pi bassa energia ad un'orbita pi esterna a pi alta energia, l'elettrone deve assorbire energia mediante riscaldamento o scarica elettrica. Questa situazione instabile, infatti gli elettroni eccitati tornano spontaneamente in orbite a minore energia emettendo l'energia in eccesso sotto forma di luce. Ad ogni variazione di posizione degli elettroni corrisponde emissione di luce con differente colore.

5. Energia di ionizzazione
Fornendo sufficiente energia ad un atomo neutro e allo stato gassoso, necessaria per vincere l'attrazione elettrostatica che il nucleo esercita sull'elettrone, possibile allontanare un elettrone. Il processo detto ionizzazione. L'energia per strappare da un atomi il primo elettrone detta energia di 1a ionizzazione. Nel SI l'energia di ionizzazione si indica con EI ed misurata in kJ/mol. Il suo valore numerico rappresenta l'energia in kJ da fornire a 6,02 x 1023 atomi dell'elemento per strappare da ciascuno di essi un elettrone.

6. Energie di ionizzazione superiori alla 1a


possibile allontanare pi di un elettrone da un atomo, ma ci richiede una grande quantit di energia, maggiore rispetto a quella che serve per allontanare il primo elettrone, perch l'attrazione tra uno ione positivo e l'elettrone pi forte che tra un atomo neutro e l'elettrone. La rimozione di un terzo elettrone risulta ancora pi difficile e cos via.

7. La distribuzione degli elettroni negli atomi


La conoscenza delle energie di ioni d informazioni utili sulla distribuzione degli elettroni negli atomi. Abbiamo visto che in un atomo gli elettroni si dispongono in livelli successivi. Dagli studi delle linee spettrali si ricavato che i livelli di energia sono suddivisi in sottolivelli: 1) 1s 2) 2s, 2p 3) 3s, 3p, 3d 4) 4s, 4p, 4d, 4f Il numero massimo di elettroni che si pu trovare in ciascun sottolivello : s=2 p=6 d = 10 f = 14 Quando si rappresenta la distribuzione degli elettroni nei livelli e nei sottolivelli di un

atomo, il numero intero indica il livello, la lettera il sottolivello e l'esponente, che viene dato a ciascuna lettera, il numero di elettroni che si trova in un dato sottolivello. Quando n uguale o maggiore di 3, si verifica una certa sovrapposizione tra i livelli energetici. Il sottolivello 3d sopra il 4s: ci significa che gli elettroni si dispongono prima nel sottolivello 4s, e quando questo pieno si sistemano nel sottolivello 3d.

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