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professione medica
Annalisa Gasparre
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Prima Edizione, Novembre 2011
Copertina:
Circoncisione (Circumcision), gennaio 1946
Olio su tela, 142,3 x 168 cm
Collezione Peggy Guggenheim, Venezia 76.2553 PG 145
Jackson Pollock, by SIAE 2008
Profilo Biografico
Fatto e diritto
Erick Ragas
Sottolineava, inoltre, alla luce di quanto emerso dalla espletata istruttoria, che
limputata aveva deciso di sottoporre il figlio di poche settimane alla circoncisione
per motivi culturali - religiosi, anche se tale pratica non costituiva un rito della
fede religiosa professata, bens una condotta in uso nella comunit di appartenenza
(di fede cattolica), con leffetto che la scelta operata doveva essere apprezzata come
una mera manifestazione della cultura assunta dallimputata e non era, quindi,
invocabile la scriminante dellesercizio del diritto di professare liberamente la
propria fede religiosa. Lerrore-ignoranza dellimputata circa la natura di atto
medico dellintervento di circoncisione, in quanto incidente sul precetto penale, era
privo di rilevanza, ai sensi dellart. 5 cod. pen..Precisava, infine, che la sofferenza
provocata al neonato dallintervento e dalle successive complicazioni integrava il
danno morale, al cui risarcimento limputata era tenuta.
2. Ha proposto ricorso per cassazione, tramite il proprio difensore, limputata,
deducendo:
1) erronea applicazione della legge penale, con riferimento allart. 348 cod.
pen., e vizio di motivazione circa lindividuazione della nozione di atto medico,
nella quale non pu essere ricondotta la circoncisione rituale, non avendo la stessa
finalit terapeutiche, non essendo finalizzata alla cura della salute psico-fisica del
soggetto ed essendo caratterizzata, specie se eseguita su neonato, da una estrema
semplicit;
2) violazione dellart. 55 cod. pen. in relazione agli artt. 51 cod. pen., 19 e 30 Cost.,
non essendosi considerato che era difettata in lei la consapevolezza di sottoporre il
proprio figlio ad un intervento di competenza medica, essendo incorsa, per eccesso
di colpa, in errore circa i limiti entro cui le era consentita, in aderenza alla propria
tradizione culturale, la pratica della circoncisione;
3) violazione di legge in ordine alla ritenuta sussistenza del nesso causale tra
lipotizzato reato di cui allart. 348 cod. pen. e il danno morale lamentato dalla
parte civile.3. Il ricorso fondato e deve essere accolto.Vengono in rilievo, nel caso
in esame, delicati aspetti giuridici connessi alla pratica, nella societ occidentale
e, in particolare, nel nostro Paese, della circoncisione c.d. rituale e, quindi, non
terapeutica da parte di soggetti di diversa etnia, che, per tradizione culturale o
religiosa, sono ad essa favorevoli.
La questione centrale attiene al profilo medico insito nella circoncisione eseguita
per motivi rituali.Questa solitamente percepita da un medico occidentale come
una mutilazione genitale per il bambino e una palese violazione del fondamentale
comandamento che deve ispirare lattivit del sanitario: primum non nocere.
ingerenza da parte dello Stato, delle Regioni e degli altri Enti territoriali.
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Annulla senza rinvio la sentenza impugnata perch il fatto non costituisce reato.
sempre sullintegrit fisica della persona, integrit che pu essere violata solo
da un medico (e in presenza di determinati presupposti: consenso, diritto alla
salute, ecc.).
Ragionando in termini di concorso nel delitto di esercizio abusivo di una
professione, nel caso in esame la Corte non manca di evidenziare la necessit
di verificare lelemento soggettivo rappresentato dalla coscienza e volont di
concorrere nellatto di esercizio abusivo. Tale accertamento deve essere compiuto
considerando che la norma incriminatrice norma penale in bianco, da integrare
con le norme che disciplinano la professione protetta. Ne consegue che, lipotesi di
ignoranza scusabile della legge penale deve essere esplorata anche in riferimento
allignoranza scusabile delle norme integrative che, nel caso che ci occupa, riservano
lintervento di circoncisione (rectius: lintervento medico) ad un soggetto abilitato.
La sentenza di merito stata censurata perch ometteva di valutare la posizione
dellimputata ai sensi dellart. 5 c.p. come risultante dalla sentenza costituzionale
n. 364/88 riguardo alla scusabilit o meno dellignoranza della stessa rispetto
(anche) alle norme extrapenali incorporate nel precetto penale. Sul punto, ad
avviso dei giudici di legittimit, alcun rimprovero pu essere mosso allimputata,
atteso che dal raffronto tra dati oggettivi, che possono aver determinato nellagente
lignorantia legis circa lilliceit del suo comportamento (favorire lattivit di
un soggetto non abilitato alla professione medica) e dati soggettivi attinenti alle
conoscenze e alle capacit dellagente, che avrebbero potuto consentire al medesimo di
non incorre nellerror iuris, emerge in modo incontestabile il difettoso raccordo
che si determinato in un soggetto (limputata) non ancora integrato nel tessuto
sociale e ordinamentale del paese in cui migrata.
Il vulnus oggettivo e soggettivo che caratterizzava latteggiamento mentale
dellimputata, come sopra evidenziato, non determina per alcun automatismo
nellaccertamento della scusabilit dellignorantia legis, ma contribuisce a meglio
indagare se il bagaglio culturale generava, in concreto, una oggettiva condizione di
difficolt nel recepire immediatamente valori e divieti ignoti, diversi e, a volte,
opposti a quelli della cultura di origine. In altre parole, se manca la percezione di
un conflitto interno, a sfumare il dovere di diligenza: ne segue che pi difficile
sar sostenere un giudizio di rimproverabilit allagente, giudizio che costituisce
il fulcro dellaccertamento della sussistenza dellelemento dolo nel concorso al
delitto di esercizio abusivo di una professione.
Pi in generale, manca il conflitto interno nei c.d. reati culturalmente orientati
(cultural offence), in cui lagente non avverte il disvalore della propria azione rispetto
alla propria formazione culturale. Il reato esiste quale prodotto del conflitto
esterno che viene a determinarsi tra il fatto dellagente e le norme incriminatrici di
un paese diverso da quello della cultura di appartenenza.
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