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5 febbraio 2012

comunit diocesana

LUfficio Migrantes nella Chiesa


Sono 16 i gruppi nella Diocesi. Il pi numeroso quello latino-americano
he comunit straniere vivono a Genova? La pi numerosa quella dei Latinoamericani, quindi gli Ucraini e gli Indiani. Poi i Filippini. Questi i dati non della Prefettura di Genova, ma di don Franco Pedemonte, parroco di Santa Zita che da circa un anno e mezzo incaricato dell'Ufficio Diocesano Migrantes insieme a Mons. Martino Macci che ne il Direttore. "In tutto abbiamo 16 gruppi nella Diocesi - spiega don Pedemonte - e noi ci occupiamo di dare loro un supporto multiforme: innanzi tutto un luogo dove ritrovarsi una o due volte al mese, quindi la disponibilit di un sacerdote delegato dall'Arcivescovo per i sacramenti e le catechesi di approfondimento, se possibile nella loro lingua e con i loro riti (la celebrazione della Messa, pur sempre cattolica, segue liturgie differenti da quella Romana, N.d.R.) e infine la possibilit di poter usufruire di tutti i servizi diocesani gi attivi sul territorio: dalla Caritas a S. Egidio, dal Servizio Lavoro al Doposcuola per i ragazzini." Non si tratta per solo di un "dare": il processo che la Chiesa vuole costruire ha un nome tanto bello quanto a volte difficile da attuare: integrazione. La Migrantes (www.migran-

Da diversi anni si sperimenta nelle parrocchie il servizio pastorale delle comunit straniere

IC
IL CITTADINO

tes.it), fondazione costituita dalla Conferenza Episcopale Italiana per assicurare la cura pastorale dei migranti italiani e stranieri, opera su tutto il territorio nazionale sempre con l'obiettivo della integrazione a fianco della formazione religiosa. "A Genova - spiega sempre don Franco - dopo un po' di anni di inserimento materiale nella Diocesi, cerchiamo di inserire queste comunit in un servizio pastorale nelle Parrocchie. Ad esempio con le Catechesi degli Adulti. Ma anche con "iniziative premio" in cui viene elargito un contributo, anche finanziario, per chi porta avanti un progetto di servizio attivo nella Parrocchia in cui la specifica comunit opera." stato questo il caso, ad esempio, del foglio di collegamento con la parrocchia prodotto lo scorso anno dalla comunit latino-americana di Sampierdarena. L'Ufficio Migrantes, come molte altre realt all'interno della Chiesa, non opera nel clamore e pochi sono a conoscenza di questa realt. Sono infatti rare le occasioni di visibilit, a Genova sono sostanzialmente due: la Festa dei Popoli collocata attualmente a met gennaio (fino a due anni fa coincideva con l'Epifania, ma la si vorrebbe addirittura

portare in una stagione pi calda, per coinvolgere maggiormente la citt) e un Pellegrinaggio annuale che la Diocesi organizza in primavera per tutti questi 16 gruppi di stranieri. L'ultimo, nel 2011, stato a Tortona e vi hanno partecipato 525 persone. Il gruppo degli indiani di Goa Due sono le comunit di indiani residenti a Genova: la comunit degli indiani di Kerala (che si riunisce a S. Zita) e quella degli indiani di Goa (che si ritrova alla Maddalena). Kerala e Goa sono due differenti Stati dell'India e, per comprendere quanto siano tra loro differenti, basti pensare che parlano una lingua differente: il Malayalam e il Konkani. Abbiamo incontrato Padre Sebastian Valancherry della Maddalena, attuale Padre Spirituale di queste due comunit, insieme a lui e a Fernandes Jose Alexio, responsabile del

gruppo di Goa, abbiamo ripercorso un po' di storia e conosciuto un po' meglio il volto di queste comunit. Le due comunit in un primo tempo, visto l'esiguo numero di componenti, si ritrovavano insieme: le prime persone ad occuparsi degli Indiani a Genova furono le suore Brignoline. Quando? "Circa una ventina d'anni fa - racconta Fernandes Jose Alexio - io sono qui dall' '81, quando decisi di seguire le orme di mio fratello allora eravamo pochi, oggi solo noi di Goa siamo circa 150, 200 con i bambini". L'India un Paese profondamente cattolico e per queste comunit molto importante poter portare avanti una formazione spirituale e, ovviamente, poterlo farle nella propria lingua madre. "Alla fine degli anni '90 - spiega P. Sebastian - arrivato un sacerdote della loro lingua e si sono potuti fare due gruppi. Poi per dovuto ripartire e sono arrivato io da tre

anni" E quale il problema? Padre Sebastian infatti indiano. "Il problema che io sono del Kerala e non conoscevo la lingua di Goa. Cos all'inizio celebravo per loro solo in Inglese poi per mi sono affezionato e con tanta buona volont ho imparato la loro lingua e ora posso celebrare la loro Messa, con il loro rito, che pure differente." Queste Messe in lingua sono celebrate una volta al mese e durante la Quaresima si tiene anche una Via Crucis. "In occasione della festa della Maddalena a Ottobre - racconta Padre Sebastian con un sorriso in volto - invitiamo tutte le comunit o, come preferiamo dire noi, tutti i "popoli": gli Spagnoli, gli Indiani, i Filippini e celebriamo una Messa multietnica con i canti e le letture in varie lingue. E quando arriva il Padre Nostro - conclude Padre Sebastian pieno di emozione - ognuno lo prega a voce alta nella sua lingua E sapete che ci ha detto il Cardinale lo scorso anno? Che questa una Babele! Ma io gli ho risposto: No, Eminenza, questa una Pentecoste! Tutti chiamiamo Dio col nome di Padre e tutti ci capiamo. Non un miracolo?" Gi, a volte appaiono questi i miracoli pi grandi, quelli di

un sacerdote indiano di Kerala che parla perfettamente l'Italiano, l'Inglese e ora anche il Konkani (l'Indiano di Goa) e che testimonia di persone che sono viste e accolte molto bene da tutti: "Quando vado a benedire le case in molti mi parlano bene di questi Indiani perch lavorano con seriet e sono cristiani veri. C' una stima che mi ha sinceramente sorpreso!" La maggior parte di questi indiani vive nel Centro storico di Genova e ha un lavoro domestico: sono portinai, badanti, cuochi. I figli sono nati in Italia e per essi l'integrazione sicuramente pi facile. "Vorremmo tenere viva la nostra tradizione, per non interrompere il contatto con la cultura d'origine - spiega il responsabile del gruppo Fernandes Jose Alexio - A volte incontriamo un disagio culturale, specie per l'educazione in famiglia che nel nostro Paese d'origine profondamente diversa. Ma ci adeguiamo, anche se all'inizio ci costato fatica e sacrificio." In questo senso anche il tessuto cristiano strutturato differentemente: se in Italia il Catechismo principalmente indirizzato ai Sacramenti, in India un impegno pi costante che va dalle Elementari alle Superiori. Andrea Macco

Lingresso nella parrocchia del Vicariato di Castelletto avvenuto domenica 29 gennaio alla presenza dellArcivescovo

S. Nicola da Tolentino: padre Carlo Moro nuovo parroco

(foto di Claudio Fossati)

Padre Carlo Moro il nuovo Parroco della Chiesa di San Nicola da Tolentino a Castelletto, insediatosi domenica scorsa durante la sacra cerimonia tenutasi alla presenza dellArcivescovo di Genova il Cardinale Angelo Bagnasco. In una chiesa gremita, il Cardinale Bagnasco ha potuto cos prendere contatto con una comunit, del resto a lui gi ben nota, dove l'operato sociale sinonimo di comune vita cristiana, e dove da anni lavorano gruppi di aiuto, gruppi di giovani Scout, una fitta rete di attivit sociali che sono, da sempre, il fiore all'occhiello della Chiesa di San Nicola. Nella sua intensa omelia, il Cardinale Bagnasco non ha mancato di sottolineare l'importanza che da sempre lega un Parroco ai suoi fedeli, un rapporto che non solo da vedere alla luce degli insegnamenti di Cristo e della Chiesa, ma anche attraverso le dinamiche della vita quotidiana e dei

rapporti interpersonali. "E' per me un momento di grande gioia -ha detto il Cardinale Bagnasco- l'essere qui oggi con voi, partecipare a questa grande festa che testimonianza, espressione e segno di una consapevolezza di Fede e di un benessere spirituale che si hanno, nei fedeli, nel momento in cui si trova un pastore che guidi la comunit, come del resto guidano la comunit dei loro fedeli il Vescovo e il Papa in senso pi ampio. proprio grazie ai Vescovi, successori degli Apostoli, e del Papa che la comunit cristiana ha la sicurezza della Fede". Un tema, questo, che ricorre spesso ultimamente nei discorsi del Cardinale Bagnasco, in un'epoca da lui definita in molte occasioni come vittima dell'individualismo e dell'idea dell'apparire, del sembrare e del non essere. "La Fede va intesa come Fede nei dodici Apostoli, nei Vescovi che sono

loro successori, nel Papa che li ordina: Fede in Dio, Fede nella Chiesa. In questo senso, il Vescovo diventa un corpo unico con i suoi Parroci che rappresentano, a loro volta, il Vescovo stesso presso i loro fedeli: questo un passaggio importante, che non va dimenticato o sottovalutato. Perch ha tenuto a precisare il Cardinale Bagnasco- tutte le volte che ci si rivolge al proprio Parroco, bisogna essere consapevoli di vedere in controluce il volto di Cristo e quello del Vescovo, successore degli Apostoli. La vera arma dell'Apostolato questa: il Discepolato, la certezza per i fedeli di trovarsi, con il proprio Parroco, con il proprio Vescovo, davanti a Cristo". Una sottolineatura teologica importante, a cui il Cardinale Bagnasco tiene in modo particolare, tanto da riaffermare che l'importanza del Sacerdozio "risiede nel rapporto sponsale e

intimamente religioso che ogni Sacerdote ha con Ges, se noi Sacerdoti non avessimo questa corresponsione saremmo aridi noi, e diventerebbero aridi i nostri fedeli. Il pastore, il Parroco, non deve, infatti, mai dimenticare di usare il calore del cuore, l'unica fiamma vera che ci indica la via verso Dio, tutto il resto, nella vita, secondario al calore spirituale per Cristo e per la Chiesa, calore spirituale senza il quale tutto freddo, inutile". Ancora una volta, dunque, l'importante tema dell'individualismo, dell'egoismo che domina la societ moderna, emerge nelle parole di il Cardinale Bagnasco, secondo cui "il Parroco, i fedeli, devono, come noi Vescovi, coltivare il rapporto sponsale, religioso e intimamente spirituale con Ges. Senza dimenticare - ha detto il Cardinale Bagnasco rivolgendosi ai pastori di Fede- che ogni Parroco deve predi-

care con fedelt assoluta alla Dottrina della Chiesa, una fedelt salda, non generica. Perch l'autorevolezza si fonda anche sulla coerenza, cio sul vivere ci che si predica e si dice". Un passaggio importante che il Cardinale Bagnasco ha sottolineato pi volte rimarcando "la fedelt assoluta alla Dottrina Cattolica da parte dei Parroci, perch il popolo della Chiesa giudica noi uomini di Chiesa per ci che diciamo e per come lo viviamo. Ed per questo che invito sempre i fedeli ad aiutarci con la preghiera, perch noi possiamo aiutarvi con il nostro Ministero". Nell'omelia, non mancato un saluto particolare e affettuoso al nuovo Parroco a cui il Cardinale ha rinnovato la sua stima, la sua gratitudine, invitandolo ad "essere un buon pastore seguendo le orme dei buoni discepoli di Ges Cristo". Giuseppe D'Amico

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