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La Cittadella

2.La Cittadella
Si ha sempre limpressione di essere dei pionieri in questo Paese tanto provato, ma anche tanto distratto. Giuseppe Marchiori

2.1. Una rivista ambiziosa


La Cittadella, il cui primo numero pubblicato il 20 febbraio 1946, nasce a Bergamo grazie alla volont di un gruppo di giovani di diffondere le proprie idee politiche e dialogare con le redazioni degli altri giornali italiani, ma anche di trasmettere, attraverso articoli, approfondimenti e saggi, la cultura contemporanea italiana ed estera; la rivista, inizialmente dal sottotitolo Politica e Letteratura, in seguito Politica e Cultura, pubblica regolarmente articoli di letteratura, pittura, scultura, cinema e architettura. Lambizione dei redattori di creare una pubblicazione che stimoli lattivit culturale dei propri lettori, come si evince dalleditoriale del primo numero:
La ragion dessere di questo giornale va cercata nellaspirazione, di cui sentiamo acuta urgenza, a costruire un centro di attivit variamente culturale che raccolga le disperse energie, quali chesse siano, di un gruppo di amici a cui a cuore la cultura; sia stimolo e incitamento alla seria operosit individuale; consenta pi scoperto e immediato colloquio col mondo, di quello che avviene nella solitudine dello studio; interpreti e faccia valere, nella disparit delle tendenze e dei gusti, una netta comunanza di principi, di posizioni.177

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Al lettore, La Cittadella, n. 1, 20 febbraio 1946, p. 1.

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Dallesposizione degli intenti si nota limportanza affidata al colloquio con il mondo che si concretizza nei rapporti con numerosissime riviste della penisola, ma non solo. La Cittadella viene scambiata dai bergamaschi con Costume, Il Politecnico di Vittorini, la rivista parmense Il Contemporaneo edita da Ugo Guanda, quella fiorentina Inventario diretta da Luigi Berti, LItalia che scrive, Film dOggi, La Settimana, Prometeo a cura di Damen e Faggioni, La Nuova Biblioteca, Eco della Stampa,178 Fiera Letteraria, Belfagor,179 Giovent Anarchica diretta da Doglio, Letteratura diretta da Bonsanti, La rassegna dItalia di Flora, Il Ponte180 di Calamandrei e altre ancora. Oltre che pubblicizzarsi su queste e altre riviste e pubblicizzare e pubblicare articoli delle stesse sulle pagine de La Cittadella, gli ambiziosi redattori della rivista bergamasca cercano di contattare, non sempre con successo, intellettuali delle universit straniere, al fine di rendere davvero internazionale, cosmopolita e attenta ai cambiamenti del mondo la loro rivista. Il nome La Cittadella,181 anche se potrebbe sembrare riferito a Citt Alta, il nucleo antico della citt di Bergamo, sopraelevato rispetto al resto della citt e circondato da mura, deriva proprio dalla necessit sentita dai redattori di uscire dalla torre davorio, immagine in seguito pasoliniana182 utilizzata dal redattore del primo editoriale di presentazione, in cui tradizionalmente si collocano gli intellettuali italiani troppo lontani dalla quotidianit e dal lettore comune:
Quanto al titolo da noi scelto, ci pare che, la cittadella, nellordinaria accezione, possa rappresentare con immediatezza il carattere di tale centro:
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Ecco come lagenzia Minos definisce LEco della Stampa: Per farvi sapere cosa si dice di voi e su qualunque persona o argomento vi interessi, funziona sempre, nella vecchia sede milanese di Via Compagnoni LEco della Stampa, diretta da Umberto Friguele. LEco della Stampa vi manda a domicilio tutti i ritagli di giornale e riviste indicanti il soggetto da voi richiesto. Comunicato dellAgenzia Minos, 30 agosto 1946, fondo La Cittadella, faldone 7, fascicolo 1. 179 Belfagor nasce nel 1946 per volont del critico letterario Luigi Russo e di Alfonso Omodeo; al bimestrale, edito dapprima da Vallecchi e poi da Olschki, collaborano anche Walter Binni, Ernesto Codignola e Mario Fubini, firme che appaiono anche su La Cittadella a partire dal 1947. 180 Il Ponte nasce nellaprile del 1945 a Firenze ad opera di Piero Calamandrei. La rivista, edita prima da Lemonnier e in seguito da La Nuova Italia, pensata per contribuire a ricostruire lunit morale dopo un periodo di profonda crisi e lottare in tutti i campi per ricostruire lunit e la sincerit delluomo. Il nostro programma, Il Ponte, n. 1, aprile 1945, in Daniela Saresella, Dal Concilio alla contestazione, Riviste cattoliche negli anni del cambiamento (1958-1968), Morcelliana, Brescia 2005. 181 Tassoni molti anni dopo la fine dellesperienza alla redazione della rivista afferma che il nome Cittadella pu riferirsi anche al fatto che il gruppo era in una posizione di difesa e minoranza, sia in ambito politico che religioso. 182 Pur non pubblicando alcun articolo n poesia su La Cittadella (le liriche friulane inviate alla redazione il 2 ottobre 1946 infatti non verranno mai pubblicate), Pasolini terr con i redattori della rivista una fitta corrispondenza a partire dal maggio 1946. Confronta paragrafo 2.3.4.5.

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che vuol essere deciso e costante impegno in difesa dei valori ideali. Proprio il contrario della torre davorio.183

Lintensa attivit dei redattori dimostrata anche dal fatto che la redazione della rivista accompagnata, per tutto il periodo della sua pubblicazione, dallorganizzazione di eventi culturali nella citt di Bergamo: nella primavera del 1946 si allestisce una mostra di pittura non figurativa, come si evince da una lettera spedita alla Galleria del Milione di Milano alla quale si chiede collaborazione e appoggio per la realizzazione dellevento attraverso il prestito di dipinti e degli zinchi per la riproduzione a stampa dei quadri sulla rivista; a partire dal 4 novembre dello stesso anno i redattori organizzano un ciclo di sette spettacoli cinematografici di carattere culturale, il 25 novembre una conferenza intitolata Il problema del cattolicesimo tenuta da Ferdinando Tartaglia al teatro Duse. Di grande importanza rispetto alla vita della rivista anche il fatto che essa, a partire dal secondo numero, ospita il Foglio del Movimento di Religione, promosso da Ferdinando Tartaglia e Aldo Capitini, che, nella cattolicissima Bergamo, sar una delle principali cause della fine della diffusione de La Cittadella - lultimo numero dellaprile 1948 - il cui fervore culturale rivivr ancora per alcuni anni ne Il Circolo del Cinema.

2.2. Il fervore culturale della Liberazione e la nascita de La Cittadella

2.2.1. Bepi Signorelli I protagonisti dellambiziosa pubblicazione, tutti poco pi che ventenni, si incontrano per la prima volta il 23 luglio 1943, accomunati dalla volont di una partecipazione attiva alla vita politica, accanto allantifascista Bepi Signorelli, il leader bergamasco del gruppo Giustizia e Libert e del Partito dAzione.

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Ibidem.

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Il gruppo degli azionisti a Bergamo durante gli anni della guerra molto attivo184 nella politicizzazione delle forze di liberazione, soprattutto allinterno del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia. Il tentativo di rafforzamento della struttura del partito a Bergamo intrapreso allinterno dei settori sociali e lavorativi e attraverso la costituzione di nuclei organizzativi che sanno coinvolgere capillarmente la popolazione alla vita politica; vengono ad esempio costituiti un Ufficio agrario, una sezione femminile e alcune sezioni comunali della Giovent dAzione. Bepi Signorelli negli anni della guerra operaio alla Dalmine,185 unindustria mettallurgica situata nellomonima citt della provincia di Bergamo, serbatoio di militanti per il Partito dAzione; Signorelli attivissimo nella propaganda antifascista e organizzatore non solo di riunioni di piazza, ma di vere e proprie manifestazioni in ambiente studentesco, operaio, impiegatizio, e anche sportivo,186 quello meno

controllato dalle forze di polizia.187 Durante la Resistenza designato vice commissario del Sindacato ed attivo nella lotta partigiana, non solo a Bergamo e provincia, ma anche nel resto dItalia dove ricopre incarichi di organizzazione dei nuclei di lotta armata.

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Sono ben quattro le brigate di Giustizia e Libert: la Camozzi, dislocata in Valle Seriana, la Nullo, nelle Valli Calepio e Cavallina, la XXIV Maggio in Val Serina e la Cacciatori delle Alpi in Val Brembana. Gianmaria Ventura, La breve stagione del Partito dAzione bergamasco (1945-1947), Studi e ricerche di storia contemporanea, n. 45, p. 30. 185 La Dalmine, tuttora la prima produttrice di tubi metallici in Italia, allinizio della guerra perde i suoi maggiori clienti: le Ferrovie dello Stato, il Consorzio per lelettrificazione e tutti i clienti delledilizia privata; nel contempo le commissioni di carattere bellico non risultano sufficienti a sostenere la produzione; lazienda entra cos in crisi, almeno fino al 1944, anno in cui la Germania sceglie la Dalmine come fornitrice di tutti gli strumenti bellici. Gli anni successivi al 1944 sono caratterizzati da numerosi attacchi aerei che colpiscono pi volte gli edifici della Dalmine costringendola a chiudere per brevi periodi a causa della distruzione dei forni per la fusione del metallo. Nello stesso tempo allinterno della fabbrica si sviluppa un numeroso gruppo di operai legati allantifascismo e al Partito dAzione (lo stesso Agostino Rocca, uno dei membri della direzione dellazienda, arrestato con laccusa di tradimento e attivit antifasciasta nel novembre 1943). Giancarlo DOnghia, La Dalmine tra guerra, occupazione tedesca, bombardamenti alleati, Studi e ricerche di storia contemporanea, n. 44, pp. 23-38. Per un approfondimento sulla resistenza nella citt di Dalmine e sulla storia dellazienda metallurgica: Angelo Bendotti, Umberto Bendotti, Tanti di questa gente, antifascismo e resistenza alla Dalmine, I quaderni di Dalmine, n. 4, 2009. 186 Fu in questo frangente che mi capit di trovarmi di frequente a contatto con uno dellambiente operaio della Dalmine, Bepi Signorelli, che incontravo la domenica imbarcato sulla corriera del Club Alpini che ci portava ai campi di sci della bergamasca, e durante il viaggio chiacchierava con me di politica. Esprimeva forte riprensione per il Verbo mussoliniano e censurava lo stile fascista. Non si limitava a rimettere nel giusto le verit obbligate delle uniformi, dei gagliardetti e dei teschi con tibie incrociate, e a portare allo scoperto il marcio del fascismo, che trascinava lItalia alla rovina, ma ne cavava le conseguenze esortandomi a un antifascismo attivo perch - ammoniva - lItalia era da rifondare. Gian Carlo Pozzi, Mario Tassoni, Ricordo, a cura di Giorgio Mangini e Giuliano Mazzoleni, Centro Culturale Nuovo Progetto, quaderno 4, novembre 2008, p 43. 187 Angelo Bendotti, Giuliana Bertacchi, Il difficile cammino della giustizia e della libert, lesperienza azionista nella resistenza bergamasca, Il Filo di Arianna, Bergamo, 1983, p. 19.

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Signorelli si occupa inoltre della redazione della stampa azionista; infatti a sostegno dellorgano principale del partito, LItalia libera, vengono pubblicate anche le riviste Il partigiano alpino, Azione contadina e Voci dofficina di cui si occupa proprio il bergamasco trasferitosi per un breve periodo a Milano. Lattivismo e la tenacia di Signorelli contagiano i giovani che si recano ai suoi convegni e sviluppano in loro la voglia di cambiamento, di reazione alla delusione nei confronti di una societ immobile e immune al cambiamento: i pi coinvolti sono proprio coloro che daranno vita alla rivista La Cittadella, Salvo Parigi e il fratello Gianni, Dino Moretti, Giulio Questi, Mario Tassoni. Salvo Parigi durante la Resistenza attivo nellorganizzazione giellista, in seguito nominato dirigente della Federazione bergamasca del Partito dAzione e, insieme con il fratello Gianni, si occupa di redigere il ciclostilato antifascista Chiaroscuri, alla realizzazione del quale partecipano anche Gianni Bosio e Corrado Terzi188 . Dino Moretti fa esperienza di lotta armata nella guerra di Spagna durante la quale volontario nelle brigate garibaldine,189 Giulio Questi si arruola nella brigata di Giustizia e Libert Cacciatori delle Alpi, Mario Tassoni partecipa allazione del Fronte della Giovent di orientamento comunista190 ed partigiano nelle Brigate Garibaldi

dellolterep pavese in cui, per sfuggire allarresto bergamasco del 28 ottobre, si rifugia.191 Accanto a Bepi Signorelli, figura protagonista dellantifascismo bergamasco Bruno Quarti, 192 la cui casa spesso frequentata dai futuri redattori della rivista, anche perch

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Carlo Giupponi, La Cittadella: unesperienza di dibattito politico culturale tra il 1945 e il 1948, Universit degli Studi di Milano, anno accademico 1976-1977. 189 La lotta clandestina una formidabile esperienza di vita. Fummo in pochi a vederla in tutti i suoi pericoli, ma anche in tutta la sua bellezza e il suo valore. Dino Moretti, Ferruccio Parri con noi, La Cittadella, n. 17, 20 ottobre 1946, p. 2. 190 Questo orientamento si evincer anche dagli articoli a firma di Tassoni pubblicati su La Cittadella: Antonio Gramsci. Il primo bolscevico italiano. I - Gramsci intellettuale comunista, pubblicato sul n. 2, 5 marzo 1946, Gramsci e LOrdine nuovo, n. 6-7, 20 maggio 1946. In seguito, come afferma in unintervista del 1977, Tassoni cambia idea sul Partito Comunista a causa della sua politica di collaborazione con la Democrazia Cristiana. 191 Da studente Tassoni arrestato e trattenuto per alcuni giorni al carcere di SantAgata a Bergamo poich ha cantato linno dItalia in pubblico con alcuni amici. Recatosi a Pavia e iscrittosi alluniversit, dove studia antropologia culturale, partecipa attivamente alla Resistenza clandestina. 192 La famiglia Quarti ha un ruolo centrale nellorganizzazione clandestina delle forze antifasciste, Bruno, nato ad Albino, dopo aver conseguito la laurea in medicina presso lUniversit di Pavia, entra in contatto con Ada Rossi e si impegna nel Movimento di Liberazione e partecipa alla fondazione del Partito dAzione in molte citt italiane. Riccardo Bauer scrive unimportante saggio sulla vita dellazionista: Ricordo di Bruno Quarti, in Studi e ricerche di storia contemporanea, n. 7, aprile 1976, pp. 30-38.

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in questo luogo hanno la possibilit di ascoltare le lezioni di antifascismo di Ada Rossi.193 Terminata la guerra di liberazione, i giovani attivisti antifascisti, che hanno tutti frequentato il rinomato liceo classico Paolo Sarpi,194 si incontrano di nuovo e si scoprono accomunati dagli stessi ideali.

2.2.2. Il club La Lanterna Il primo tentativo di creare un gruppo di discussione sullattualit da parte dei giovani bergamaschi risale allautunno 1945, periodo in cui nasce il club La Lanterna, definito dagli stessi partecipanti:
Unaccolta di amici ove non si fa questione di et, di professione, di posizione sociale, di opinioni politiche, i quali hanno in comune lamore per quanto ci fa veramente uomini e la fiducia nellefficacia della collaborazione. Nessun interesse umano a loro estraneo.

Il club non ha una sede ufficiale: i giovani si riuniscono di volta in volta nelle residenze delle proprie famiglie e dialogano di ogni disciplina: dalla scienza allarte, dalla religione alla storia e alla politica, dalla filosofia al teatro e al cinema. Liniziativa delle riunioni non riscuote per il successo sperato, non si riescono a coinvolgere intellettuali e spesso alle riunioni partecipano soltanto gli organizzatori, che perdono cos la possibilit di proficui scambi culturali al di fuori del limitato circolo di amici. Ecco come descrive lesperienza Gian Carlo Pozzi:

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Ada Rossi non fece mai politica militante ma, frequentando la casa di Ferruccio Parri a Milano e godendo dellamicizia di Gaetano Salvemini, dei fratelli Rosselli e di molti altri esponenti di Giustizia e Libert, inizia a tenere discussioni sullantifascismo a casa sua. Proprio per questo motivo viene espulsa dallIstituto Tecnico di Bergamo nel quale insegna matematica e nel contempo diffonde la coscienza della libert fra gli studenti. Alfonso Vajana, Uomini di Bergamo, (un ventennio di storia), volume III, Edizioni orobiche, Bergamo 1955, pp. 258-259. 194 Nella scuola e fuori lintorpidimento politico, con le meschine cerimonie della liturgia di Stato, alimentava lo spirito di gregge e la miseria morale. Frequentavo allora il Sarpi, un liceo classico che era considerato un santuario di umanit. A dispetto della rigidezza del sistema scolastico, in quellambiente di studi aprivano spazi allarricchimento intellettuale, nutrivano la mente di altre idee del vivere, mettevano a confronto con gli uomini e le dottrine del passato, con i nodi della storia e le domande fondamentali. Era un invito a letture extra scolastiche, a libere discussioni e i pi attenti, i pi aperti prendevano coscienza dei valori, imparavano a ragionare, a raccontarsi le cose come le vedevano e a dire addio alle ultime illusioni. Gian Carlo Pozzi, Mario Tassoni, Ricordo, a cura di Giorgio Mangini e Giuliano Mazzoleni, Centro Culturale Nuovo Progetto, quaderno 4, novembre 2008, p. 42.

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In sostanza, al Club limpegno risulta dispersivo, non infiamma e si chiude presto bottega: Onde la traccia vostra fuor di strada, deplora lAlighieri.195

Sar proprio questo il motivo principale che spinger Salvo Parigi a costituire, insieme con i suoi compagni, la redazione de La Cittadella: si sente il bisogno di essere partecipi e protagonisti della vita nazionale, di collaborare alla diffusione della cultura ad ampio raggio, di non dimenticare gli ideali dellantifascismo, di concretizzare il dialogo in unesperienza nuova e anticonformista che coinvolga gli intellettuali, ma anche i cittadini.

2.2.3. La nascita de La Cittadella e la sua diffusione La decisione di realizzare un periodico quindicinale che diventi uno spazio di confronto e scambio tra le idee politiche e gli spunti culturali dei giovani bergamaschi nasce in una riunione del gennaio 1946 durante la quale i futuri redattori si dividono gli incarichi: Salvo Parigi e Dino Moretti si decidono di occuparsi di politica, Valerio Barnaba di economia, Gianni Parigi e Vico Rossi di scienze, Mario Tassoni e Giacomo Zanga di filosofia, Giulio Questi e Gian Carlo Pozzi di letteratura e Corrado Terzi e Carlo Felice Venegoni di cinema, arte e architettura. Come progettato nelle fasi preliminari della realizzazione del periodico, la diffusione fin da subito incrementata in tutti i modi: i redattori si impegnano infatti a contattare i direttori di molte altre riviste italiane e a proporgli di scambiare i numeri delle loro pubblicazioni con quelli de La Cittadella. Le richieste di scambio ottengono risposta positiva da parte di Conoscere la rivista del Movimento Culturale di Rinascita, La Verit, Prometeo, Lo Stato Moderno,196 che si impegna anche a pubblicare una recensione de La Cittadella dal titolo Aria nuova in provincia, Leco della Stampa, Il Contemporaneo,197 La Settimana,
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Gian Carlo Pozzi, Mario Tassoni, Ricordo, a cura di Giorgio Mangini e Giuliano Mazzoleni, Centro Culturale Nuovo Progetto, quaderno 4, novembre 2008, p. 46. 196 Lo Stato Moderno, rivista di critica politica economica e sociale, come afferma il sottotitolo, viene fondata nel 1946 da Mario Paggi e Gaetano Baldacci e si colloca politicamente vicino al Partito dAzione. 197 Ugo Guanda in una lettera alla redazione della rivista scrive: Cari amici, dispongo ben volentieri per il cambio con la Vostra rivista, di cui apprezzo molto, glintelligenti intendimenti. Sono perfettamente daccordo con Voi che la strada sulla quale bisogna camminare quella. Fondo La Cittadella, faldone 1, b.a, fascicolo 1, protocollo 35.

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Film doggi, Sentimento - Mensile di Lettere e dArte, Quarto stato,198 Bandiera Rossa, La Falce, Politecnico e molti altri, tanto che gi il 9 agosto, a meno di sei mesi dal primo numero, la rivista ormai diffusa nelle principali edicole italiane, nonostante alcuni problemi legati alla puntuale distribuzione delle copie.199 Dalle pagine del Politecnico Fortini usa queste parole per descrivere la rivista bergamasca:
Esce in una delle nostre pi codine citt: a Bergamo. fatto, questo quindicinale, da giovani - almeno cos ci sembra dal tono. Che la filosofia dia ai suoi lodio e la persecuzione del mondo! questaugurio che abbiamo letto in una delle sue pagine, pu dare lidea del colore di questo foglio. I nomi - dal responsabile Salvo Parigi, a Mario Tassoni, Dino Moretti, ecc. contano relativamente poco; importa una vivacit appena repressa da una volont moralistica, una combattivit molto tesa, senzesser mai rumorosa, agitata da impulsi differenti, che possono essere ora di carattere sociale e politico in una libera ricreazione di motivi del Partito dAzione e del Socialismo e ora piuttosto di un accento morale e religioso di timbro protestante. Questo anzi ci sembra lelemento pi vero di questa rivista. infatti un luogo comune affermare che la provincia , in Italia, luogo di fermenti e di decisioni morali; ma qui, leggendo le pagine di questo foglio che certo si pubblica con difficolt, e con sacrificio personale dei suoi redattori e collaboratori, possiamo valutare limportanza di una decisione simile, in una citt appunto, come Bergamo, nota per il suo conformismo cattolico. 200

Ascoli, amico di Bauer, in una delle molte lettere gli scrive a riguardo dei redattori della de La Cittadella:
Quel gruppo di amici di Bergamo veramente come tu me lo avevi descritto. Naturalmente non ho avuto tempo di leggere le copie di Cittadella mentre viaggiavo per lItalia, ma le ho lette in piroscafo. E devo dire che nella maggior parte dei loro scritti ho trovato una freschezza e una vivacit veramente rare nel pantano letterario italiano. Il solo fatto che esista un
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Quarto stato nasce per volont di Lelio Basso nel 1946; il periodico riprende lomonima rivista fondata nel 1926 da Roberto Tremelloni con la collaborazione di Carlo Rosselli e Pietro Nenni. 199 Secondo un redattore de La Verit i problemi legati ai ritardi sono legati al fatto che: evidente che alle poste vi qualche impiegato reazionario e democristiano che sabota i giornali di sinistra, poich spesso i giornali non solo arrivano con grande ritardo, ma addirittura non arrivano affatto. Fondo La Cittadella, faldone 1, b.a, fascicolo 1, protocollo 62. 200 Franco Fortini, La Cittadella, Il Politecnico, n. 35, gennaio-marzo 1947.

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gruppo come questo consolante, anche se per ora la loro rappresentativit deve essere per forza minima. 201

Carlo Doglio condivide la necessit di scambio di idee tra gli intellettuali della penisola:
assolutamente necessario che non ci perdiamo di vista, perch lItalia piena di gruppi giovanili, e di isolati, che non riescono a tenersi in contatto luno con laltro e che quindi annaspano e boccheggiano nellera politica attuale, pi proclivi a spegnersi che a fruttificare qualcosa.202

Molti dei contatti de La Cittadella derivano da consigli dati ai redattori da esponenti politici a loro vicini o da amici comuni; ad esempio, su proposta di Riccardo Bauer,203 nellagosto del 1946, i redattori contattano Tommaso Carini e gli scrivono:
In questi tempi di disfacimento politico e morale nostra intenzione prendere contatto con le persone che gli amici ci segnalano [...] Un concreto inizio del nostro lavoro comune pu essere quello di un reciproco scambio di relazioni su argomenti discussi nei nostri rispettivi gruppi o da noi rispettivamente studiati.204

Su consiglio di Riccardo Bauer contattato anche Nullo Minissi del quale, a partire dal settembre 1946, appariranno su La Cittadella alcuni articoli di economia, religione e letteratura; Bepi Signorelli, che rimane vicino ai redattori durante tutto il periodo di pubblicazione della rivista, segnala Egisto Ginella, La Colla, capo dellUfficio studi della Banca Commerciale e Camillo Poli, mentre Pischel suggerisce di contattare Sofia Garzanti, Lelio Basso, Enrico Rollier, Giacomo Falco e Achille Rosa. Si crea quindi una rete di contatti articolata e interdisciplinare che apporta interessanti e sempre nuovi interventi alla rivista. Alcuni degli intellettuali contattati risultano non solo molto interessati alla lettura e alla diffusione de La Cittadella, ma anche propositivi; ad esempio Paolo Grassi scrive agli amici dei Bergamo:

201 202

Fondo La Cittadella, faldone 2, b.a, fascicolo 1, protocollo 690. Fondo La Cittadella, faldone 1, b.a, fascicolo 1, protocollo 125. 203 La vita di Bauer descritta in modo approfondito in: Riccardo Bauer, Quello che ho fatto, trentanni di lotte e ricordi, Laterza, Roma-Bari 1987. 204 Fondo La Cittadella, faldone 1, b.b, fascicolo 1, protocollo 42.

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Il mio augurio che esso diventi la voce degli intellettuali bergamaschi, e che possa creare intorno a s, a Bergamo, un centro di persone vive e sensibili. Lunico dispiacere che voi non vi occupiate di teatro; fatelo e accontenterete anche le persone come il sottoscritto. Anzi, se lidea vi va, vi propongo una pubblica riunione sul teatro dal titolo Crisi attuale del teatro in prosa che La Cittadella potrebbe presentare in luogo pubblico a Bergamo.205

A seguito della lettera, datata 11 marzo 1946, viene organizzata, il 13 aprile, una serata dedicata al tema suggerito dallintellettuale milanese, alla quale partecipano Ruggero Jacobbi, Giorgio Strehler e Paolo Grassi, segno questo del proficuo concretizzarsi delle idee e delle proposte degli intellettuali per mano dei giovani redattori della rivista. Lo stesso Doglio, che nella lettera precedentemente citata propone la necessit di mantenere i contatti tra i gruppi di giovani intellettuali sparsi per lItalia, non disdegna di recarsi a Bergamo per fare comizi ed essere partecipe della vita della citt; ad esempio tiene una conferenza sul tema Anarchismo e neoanarchismo.206 Spesso, al fine di reperire i fondi per il sostegno dei costi della stampa, nelle lettere si esortano gli intellettuali ad abbonarsi alla rivista oppure si offre la propria disponibilit a pubblicare tasselli pubblicitari dedicati ad altri periodici; grazie a queste inserzioni, nel settembre 1946, allufficio del registro risultano riscosse dai redattori 10.000 lire. Lestensione dellattivit richiede per contributi sempre maggiori, al punto che spesso i fondi non risultano sufficienti alla copertura delle spese per la carta e la stampa;207 per 500 copie la Stamperia Editrice Commerciale208 richiede circa 13,50 lire a rivista, quindi il costo della sola stampa di un numero della rivista pari a 6.750 lire: risulta di conseguenza molto difficile essere in possesso delle somme necessarie per retribuire tutti i collaboratori e organizzare eventi correlati alla attivit della rivista. Al fine di incrementare la vendita delle copie, quindi di aumentarne la diffusione e nello stesso tempo diminuirne i costi di stampa, nellottobre 1946 i redattori contattano

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Fondo La Cittadella faldone 1, b.a, fascicolo 1, protocollo 7. Fondo La Cittadella faldone 1, b.a, fascicolo 1, protocollo 22. 207 Il quindicinale, che in edicola il 5 e il 20 di ogni mese, costa, nel 1946, 12 lire, labbonamento annuale 230 lire; inoltre possibile abbonarsi a La Cittadella per sei mesi al costo di 120 lire o per tre al costo di 65 lire. 208 La Stamperia Editrice Commerciale fondata nel 1935 a Bergamo da Carlo Giuseppe Grismondi, nel 1946 di propriet di Aldo Chimeri e Adolfo Bellani.

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anche la RAI,209 che si dice disponibile a fare il possibile per fare propaganda della rivista che considera un organo molto utile alla cultura.210 Come si pu notare la rivista, fin dalla sua nascita, si propone come anti-provinciale, impegnando buona parte delle risorse della redazione nel tentativo di diffonde le proprie idee in tutta la penisola e non solo. Copie sono distribuite a Milano, Roma, Firenze, Genova, Ancona, Palermo, Trieste, Perugia, Padova, Verona, Napoli, Udine, ma anche nelle maggiori universit italiane e a Parigi, Londra e altre capitali europee.

2.3. Struttura della Rivista

2.3.1. 20 febbraio 1946: il primo numero de La Cittadella Sin dal primo numero, pubblicato il 20 febbraio 1946, la rivista appare strutturata in modo preciso, proprio come progettato nelle riunioni preliminari del gennaio dello stesso anno. Nel numero 1, in cui non sono presenti contributi esterni a causa della volont dei redattori di affrettare la pubblicazione, e quindi di non aspettare linvio di articoli da parte degli intellettuali contattati, troviamo in apertura un editoriale del direttore Salvo Parigi che espone gli intenti de La Cittadella e un articolo intitolato Dopo un Congresso dedicato a una riflessione sul recente Congresso del Partito dAzione tenutosi a Roma. Sin dalla prima pagina la rivista si propone come anti-fascista, liberalsocialista, democratica e attenta alla funzione pedagogica della politica:
Noi crediamo, in ununica parte, in quella parte che gli uomini suoi fondatori, hanno abbandonato nellodierno Partito dAzione, nella parte liberal-socialista ed intransigente. [...] E il partito non coinvolga a s masse incoscienti ed indifferenziate, per affrontare una situazione, e per poi abbandonarle, ma intransigente su una linea di rinnovamento politico e di educazione morale; quindi non solo manovra, ma pronto a battersi per la

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Nel 1946 la R.A.I. propone uninteressante rassegna radiofonica di giornali dei giovani intitolata Questi Giovani. 210 Fondo La Cittadella faldone 1, b.b, fascicolo 1, protocollo 265.

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difesa della sua direttiva, e soprattutto educa e redime alla causa democratica i cittadini. 211

In seconda pagina troviamo un articolo di Gian Carlo Pozzi dal titolo Per Capitini in cui si commenta il testo del religioso intitolato Elementi di unesperienza religiosa edito da Laterza nel 1937, considerato unopera antifascista:
[...] Si pu affermare che gli Elementi di unesperienza religiosa poterono a ragione apparire - e per lintrinseco valore scientifico, per lo spirito dindipendenza, di libera ricerca, di verit che alita in ogni parola - una commossa e vibrata protesta contro il fascismo.212

Con la scelta di pubblicare un articolo come questo, dedicato a una figura come Capitini che, pur non essendosi ancora contrapposto al cattolicesimo con la sua nuova idea di religione, che verr formalizzata nei mesi successivi nei Fogli del Movimento di Religione, un religioso atipico e indipendente, i redattori si propongono come lontani dal mondo cattolico e aperti a nuove esperienze religiose. In seconda pagina si trova anche la rubrica Note e commenti, curata da Salvo Parigi, nella quale vengono commentati articoli apparsi su altre riviste e quotidiani. In questo numero Parigi elogia un saggio di Ugo Guanda apparso sul numero 7 del Contemporaneo dedicato al qualunquismo italiano e allanalisi del contesto sociale in cui questo si sviluppa,213 e pubblica una pagina di Russo tratta dal primo numero della rivista Belfagor. Un altro articolo di critica alla mentalit italiana firmato da Mario Tassoni; egli sostiene che abitudine troppo diffusa elogiare ci che ha gi una buona reputazione senza analizzare in modo approfondito le situazioni, aumentare la capacit al capace, la potenza al potente, il capitale al capitalista. Larticolo intitolato Del vestire chi vestito nel finale riporta anche una polemica riguardo alla politica:

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Salvo Parigi, Dopo un Congresso, La Cittadella, n. 1, 20 febbraio 1946, p. 1. Gian Carlo Pozzi, Per Capitini, Elementi di unesperienza religiosa, La Cittadella, n. 1, 20 febbraio 1946, p. 2. 213 [...] ci dice che per spiegare il fenomeno qualunquista bisogna, riportarsi al 1919; e ancora quando avverte che questo fenomeno, come quello fascista, bisogna considerarlo in rapporto alla perversa natura di questo popolo, intento da sempre a rissare, a contendere, a impedire qualunque esperienza di coabitazione fra italiani [...]. Salvo Parigi, Note e Commenti, La Cittadella, n. 1, 20 febbraio 1946, p. 2.

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Un Mussolini trova in tanti miticizzanti le condizioni opportune per accrescere la sua potenza reale o immaginaria ed affermare la dittatura. la frequenza del vestire i vestiti che si manifesta nella vita politica. Osserviamo noi stessi e gli altri, osserviamo la vita sociale; sempre presente e rigorosa vi troveremo tale frequenza. 214

A pagina 3 troviamo un racconto intitolato Il Muro di Laura Tedeschi e un saggio di critica letteraria di Giulio Questi dedicato allanalisi dei metodi della critica contemporanea a partire da un articolo di Benedetto Croce apparso nella Critica del 20 luglio 1943. A pagina 3 troviamo unimportante rubrica, Il lettore provveduto, che riporta un eterogeneo insieme di stralci di articoli e racconti di varie riviste contemporanee; in questo numero troviamo Letteratura militante tratto da un articolo di Benedetto Croce apparso nel dicembre 1945 su Quaderni della Critica, Vegetarianesimo di Capitini tratto da un articolo di Luigi Russo apparso su LItalia Libera del 12 gennaio 1946, Amore in pollaio tratto da un racconto di Alberto Moravia pubblicato su Risorgimento nellaprile 1945 e Politica e Letteratura tratto dalla prefazione di Francesco Flora a Stampa dellera fascista edito da Mondadori. La pagina 4 interamente dedicata alla letteratura: troviamo un lungo testo di Giuseppe Rensi tratto da Frammenti duna filosofia dellerrore e del dolore, del male e della morte edito da Guanda nel 1937. Un breve articolo intitolato Segnalazioni letterarie si propone di indicare allattenzione dei lettori, senza alcuna pretesa di compiutezza bibliografica215 libri e articoli di recente pubblicazione. Tra i consigli ai lettori troviamo testi di autori stranieri come Mann, Gide, Kafka, Fiedler, Berdjajev, e di italiani come Dessi, Silone, Russo, Tartaglia, Morra, Fortini e Vitali. Questa lunga serie di autori ritenuti di valore dai redattori dimostra leterogeneit dei loro interessi e delle loro letture e la scelta di testi stranieri non ancora posti allattenzione dei lettori dalla critica istituzionale conferma la volont dei giovani bergamaschi di superare i confini della penisola, per aprirsi alle esperienze straniere con interesse ed entusiasmo. A pagina 5 si trova una recensione di Corrado Terzi del film Ivan il Terribile di Eisenstein e due commenti dello stesso a saggi di architettura di Wright, Architettura e

214 215

Mario Tassoni, Del vestire chi vestito, La Cittadella, n. 1, 20 febbraio 1946, p. 2. Segnalazioni Letterarie, La Cittadella, n. 1, 20 febbraio 1946, p. 5.

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democrazia e Pevsner I pionieri del movimento moderno da William Morris a Walter Gropius. Nella sesta e ultima pagina, che dai numeri successivi sar dedicata a cinema e teatro, troviamo un articolo di Gianni Parigi, fratello del direttore della rivista, dedicato al movimento sindacale e alla difficolt della sua azione di tutela e sostegno dei lavoratori.

2.3.2. Le numerose riflessioni sulla politica italiana e i partiti La pi cospicua quantit di articoli pubblicati sulla rivista riguarda la politica; in quasi tutti i numeri del quindicinale larticolo in prima pagina, sempre a firma del direttore Salvo Parigi, un commento ad avvenimenti di politica interna o estera, spesso con toni di accesa critica dei confronti dellazione del Governo o dei partiti. 2.3.2.1. Democrazia, fascismo e partiti Uno dei punti fondamentali su cui Salvo Parigi e la sua redazione focalizzano lattenzione il problema della democrazia in Italia; sul secondo numero della rivista in un articolo intitolato Senso e metodo democratico il direttore sostiene che sia indispensabile spegnere le cause determinanti delle situazioni antidemocratiche che si presentano nella penisola. Innanzitutto necessaria leducazione civile alla politica affinch tutti i cittadini sviluppino la coscienza della propria posizione sociale; questa pedagogia delle masse da intraprendere attraverso i partiti ma
in Italia i partiti non sono mai stati organismi di popolo e meno ancora parti di uno schieramento democratico. La storia recente ci mostra due efficienti formazioni politiche ed una confessionale: alle prime due corrispondono interessi di classi per altro assai esigue in Italia, quella del capitale e quella del proletariato operaio, alla terza confluiscono le masse retrive ad ogni attiva e cosciente azione politica, legate solo al motivo religioso. 216

Parigi sostiene quindi che i partiti in Italia non siano in grado di rispecchiare gli interessi economici e sociali dei cittadini che sono aggrappati a una struttura statale e

216

Salvo Parigi, Senso e metodo democratico, La Cittadella, 5 marzo 1946, n. 2, p. 7.

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terrorizzati dalleventuale caduta di questa, motivo questo per cui la societ ricade sempre nel conservatorismo, nella ricerca di un regime autoritario che sappia combattere il pericolo dellanarchia. Larticolo, partendo da una riflessione sulla necessit di una politica partecipata, giunge a unanalisi quasi sociologica della mentalit degli italiani, impauriti da qualsiasi cambiamento perch impossibilitati a identificarsi negli organi partitici, che non sono n accessibili, n coerenti. Questo stesso tema ripreso nel terzo numero della rivista: infatti Salvo Parigi per esortare gli Italiani a recarsi alle urne a votare per la Repubblica al referendum del giugno del 1946 insiste sul fatto che questa nuova forma governativa non anarchia o disordine, bens un nuovo strumento per lo sviluppo della democrazia in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini, migliorandone le condizioni. Il tema della mancanza di democrazia in Italia ribadito anche alla vigilia del referendum istituzionale del 1946; Riccardo Bauer, dopo aver criticato la monarchia per lappoggio al fascismo e per la sua politica di prestigio, ne denuncia la mancanza di democraticit e di totale indifferenza verso il dialogo con la popolazione. Ecco le parole di Bauer che invita, proprio come Salvo Parigi nel numero precedente della rivista, gli Italiani a non avere timore del cambiamento:
La monarchia in Italia oggi, dopo il tradimento del 22 e del 24 con la lunga fedelt al fascismo, con linettitudine e peggio dimostrata l8 settembre, ha perduto nella coscienza degli italiani il diritto a ogni considerazione. Se v chi intende riproporla a perno della vita costituzionale si perch teme che lalternativa della repubblica possa costituire un salto nel buio di avventure dordine sociale del quale non saprebbe misurare lampiezza. Gi sappiamo che questa paura il frutto di un errore di prospettiva e della scarsa fiducia di s stessi che troppi nutrono senza considerare che un regime di democrazia necessariamente contrario per sua natura alle avventure precipitose poi che incentrato sul gioco della pubblica opinione, gioco nel quale ciascuno pu recare efficacemente il contributo della propria volont.217

Dopo la proclamazione della repubblica lentusiasmo dei redattori della rivista non quello che ci si potrebbe aspettare. Con grande acume essi leggono i risultati del referendum, che vedono lItalia spaccata in due, con la consapevolezza che senza una
217

Riccardo Bauer, Dinnanzi al referendum, La Cittadella, n. 6-7, 20 maggio 1946, pp. 1-2.

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riforma strutturale dello Stato, che non deve essere rigido allevoluzione politica, la situazione italiana rester immutata. Di grande interesse rispetto al tema della democrazia la descrizione degli Italiani che viene pubblicata nel numero de La Cittadella del luglio del 1946. In questo articolo Mario Boneschi addita gli Italiani come malcontenti e afferma che da questa indole derivi il dilagare del fascismo e della relativa anti-democraticit in cui periodicamente ricade la penisola:
Nemico capitale degli italiani il loro perenne spirito di malcontento, che tace soltanto di fronte alle illusioni od alla compressione. In un solo periodo gli italiani furono quieti e soddisfatti: nel decennio del fulgore di Mussolini che va dalla spietata politica di repressione contro gli oppositori alla proclamazione dellimpero. Prima e poi furono sempre ringhiosi, sfiduciati, scontenti. [...] Il segreto della popolarit del fascismo e dellimpopolarit dei regimi democratici tutto qui: Mussolini era il miracolo. Di colpo gli italiani si sentirono un grande popolo. 218

La sfiducia vista da Boneschi come chiave di lettura della storia di una popolazione, una popolazione incapace di affrontare i problemi e di discuterli, come necessario in un regime democratico, una popolazione che non sa reagire, vive nellindifferenza e nellimmobilismo. In un articolo del settembre 1946 si legge che un altro problema degli Italiani lincapacit di concretare lattivit del singolo nella vita pubblica: per realizzare la democrazia i partiti di sinistra devono tornare a essere protagonisti e a coinvolgere i cittadini. Senza esplicitare il bersaglio del suo attacco, Salvo Parigi, per la prima volta paragona la Democrazia Cristiana al fascismo poich non lascia spazio allespressione della vita sociale:
Per il fascismo non esisteva lotta sociale perch non era possibile ammettere il dissidio nella compagine dello Stato, ed il lavoratore e il datore di lavoro erano figli di una sola famiglia: la Nazione: in essa si esauriva il loro contrasto. Il tentativo confessionale sul medesimo piano, tranne che allo stato etico si sostituito quello moderatamente teocratico e paternalistico. [...] La politica confessionale succeduta vivissima proprio l ove vivo era

218

Mario Boneschi, Un nemico degli italiani, La Cittadella, n. 9-10, 5 luglio 1946, p. 6.

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stato pure il pensiero politico fascista, ed il suo significato vero quello di una conservazione di valori che accomuna quella di interessi.219

Con il passare dei mesi, dopo la scissione del Partito dAzione, la vittoria non certo schiacciante della Repubblica, linstaurarsi di un Governo sempre sullorlo del crollo per i contrasti tra i partiti, lottimismo dei redattori del quindicinale bergamasco sfuma lentamente; nel numero 15 del settembre 1946 si legge:
Democrazia significa troppo grande sovvertimento in questa Italia appena uscita dal feudalesimo; vi sono dei grandi problemi da risolvere perch possa vivere la democrazia tra noi, e le forze che si oppongono alla soluzione sono troppe e ben lungi dal lasciarsi soverchiare.220

Unaltra denuncia alla fine della democrazia si legge nella prima pagina del numero successivo: Pischel nel suo lungo articolo pone lattenzione sulla manovra di accerchiamento della Democrazia Cristiana che neutralizza il pluralismo, il dialogo e la partecipazione attiva e consapevole dei cittadini alla vita politica. Il partito degasperiano punta su tre obiettivi per assicurarsi il consenso:
Scuola (svalutazione della scuola pubblica, incremento di quella privata o parificata, specie se clericale; soggiogamento spirituale e politico della massa degli insegnanti), radio (affermazione sulle posizioni di disponibilit), stampa (neutralizzazione, controllo, eliminazione, anche se per la sola via di disponibilit dei capitali).221

Il numero 17 in prima pagina titola La crisi della democrazia: questo articolo riassume il pensiero dei redattori su questo argomento, ribadita la somiglianza di condizioni e di carattere tra fascismo e Democrazia Cristiana, nuovamente sottolineato il legame tra il presente e la storia passata, ma soprattutto si definiscono i partiti mere sovrastrutture del sistema governativo, organismi incoerenti e di sola manovra, in cui lelettorato non crede e non pu pi credere. A sostegno delle proprie tesi Salvo Parigi riporta un articolo di Vittorini apparso su Il Politecnico:
La forza della conservazione quasi la stessa per ogni classe: una camicia di forza che immobilizzi il mondo; e questa forma ha assunto da tempo la
219 220

Salvo Parigi, Situazione, La Cittadella, n. 13-14, 5 settembre 1946, pp. 1-2. Salvo Parigi, Al di l delle crisi, La Cittadella, n. 15, 20 settembre 1946, p. 1. 221 Giuliano Pischel, Lombrello e la rete, La Cittadella, n. 6-7, 20 maggio 1946, p. 3.

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Chiesa Cattolica trovandosi cos a coincidere sempre, in essa, con ogni societ che combatta contro la vita, sia la feudale delle monarchie assolute, sia la borghese del fascismo. La concezione che la Chiesa Cattolica ha dellautorit e del diritto, la sua stessa organizzazione interna, la sua capillarit poliziesca, il suo spirito repressivo la rendono naturalmente protettrice dogni societ che voglia conservarsi morta e congiurata di essa, ad essa garante che lordine costituito in essa possa diventare, girando appena una vite, fascistizzandosi, un ordine eterno. 222

I redattori de La Cittadella si pongono in linea con le correnti di pensiero dei pi importanti intellettuali italiani con i quali detengono costanti contatti; la loro delusione degli stessi nei confronti del sistema politico palese, cos come il malcontento per legemonia di un partito cattolico, con la conseguente intromissione della Chiesa nella gestione del potere. La Chiesa vista come strumento di suprema conservazione, di conseguenza legemonia della Democrazia Cristiana, che ottiene la maggior parte dei propri consensi dallelettorato cattolico, risulta minare alla base gli ideali di rinnovamento e di democrazia degli intellettuali di sinistra. Lintento dei redattori della rivista bergamasca, cos come di molti altri intellettuali impegnati nella stesura di periodici di sinistra in quegli stessi anni, di risvegliare la coscienza del popolo, combattendo il progressivo allontanamento dalla vita pubblica e la dilagante indifferenza nei confronti della vita politica del Paese.223 Il timore che regna nelle redazioni che lentusiasmo dimostrato dagli Italiani durante la Resistenza sia gi sfumato e che gli ideali e gli intenti connessi alla guerra di Liberazione si abbandonino per lasciare spazio alla passivit e allaccettazione incondizionata di ogni scelta dei vertici della politica democristiana. Il compito che si propongono gli intellettuali di contrastare questa situazione attraverso le loro riviste, attraverso quella che definiscono la resistenza in prosa. La democrazia secondo Parigi , alla fine del 1946, solo unillusione e lerrore che sta alla base dellincapacit di rinnovare il sistema il fatto che la lotta antifascista stata condotta contro il gerarca, contro il Partito Nazionale Fascista, non contro la

222 223

Salvo Parigi, La crisi della democrazia, La Cittadella, n. 17, 20 ottobre 1946, p. 2. Le acque mosse dallinsurrezione si sono nuovamente fatte melmose e ristagnano. La coscienza del popolo, che pareva si fosse destata sotto lassillo delloppressione, si va di nuovo addormentando, mentre ritornano coloro che lo slancio di rivolta aveva allontanati. Salvo Parigi, Note e Commenti, La Cittadella, n. 17, 20 ottobre 1946, p. 2.

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tradizione e contro lo Stato che costituivano il centro del potere mussoliniano; Parigi critica anche i risultati dei lavori della Costituente che, a suo parere, conferma la vecchia struttura organizzativa dello Stato piuttosto che rinnovarlo. Ecco le polemiche parole che utilizza per descrivere la situazione italiana nelleditoriale del numero 20 de La Cittadella:
Oggi tempo che si dica che in Italia nulla si mutato e che coi modi di oggi nulla si muter; modi nuovi vi occorrono e soprattutto intransigenza sul problema centrale: rompere la struttura dello stato, stato che borbonico, sabaudo, clericale, fascista e oggi ridicolmente democratico.224

Nei primi mesi del 1947 lattenzione dei redattori focalizzata sulla scissione del partito socialista, solo nel febbraio il tema della democrazia torna a essere protagonista sulle pagine de La Cittadella. Nel febbraio 1947 tutta la prima pagina della rivista dedicata a un corsivo di Salvo Parigi in cui egli esplica le scelte della redazione. La prima fase che si propongono i redattori della rivista quella della partecipazione alla competizione politica e linteresse per lattivit dei partiti, attraverso la comunicazione e la critica giornalistica; in seguito per necessario scendere in campo, agire nel tentativo di cambiare concretamente il sistema, per questo:
[...] noi vediamo nelle forze progressiste lelemento di rottura, e nella lotta la nostra scelta per esse. Tornando ai nostri amici, noi sappiamo che in molti di questi, democratici integrali, anarchici, e portatori di novit, hanno compreso tutto questo, cos che gli uni si prodigano nella confutazione dellanticomunismo, gli altri si dicono anarchici collettivisti, i terzi si proclamano dessere per una comunit aperta al popolo. Questi uomini sono la nuova generazione politica, quella generazione politica che oggi deve iniziare la sua opera come presenza perch domani abbia una propria azione.225

Come noto dallo studio degli avvenimenti politici italiani del 1947, il rinnovato entusiasmo dei redattori e la loro volont di credere nuovamente nelle forze politiche di sinistra come fautrici del cambiamento e dellinstaurazione di una democrazia concreta non daranno gli esiti sperati.

224 225

Salvo Parigi, Quel che si deve dire, La Cittadella, n. 20, 5 dicembre 1946, p. 1. Salvo Parigi, La nostra scelta, La Cittadella, n. 3, 15 febbraio 1947, pp. 1-2.

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Nellottobre del 1947, dopo il manifestarsi dei primi segni della guerra fredda e dopo il passivo adeguamento del Partito Comunista alla politica democristiana, Parigi scrive con pessimismo:
E qui in fin dei conti sarebbe onesto per molti riconoscere che il fascismo aveva visto prima e meglio di loro: mentre i comunisti costruivano la loro azione, passando dal movimento di avanguardie a movimento di masse, adeguandosi alla situazione democratico-capitalistica per un motivo di evidente necessit, foggiandosi nella situazione imperialistica seguendo il fattore degenerativo delle strutture politiche attuali; la crisi della democrazia si risolveva in una parte dei suoi elementi conservatori, forse nella pi viva, nel fascismo, e lasciava unaltra parte - quella che va, grosso modo, dai liberali ai clericali - in una sorta di vita vegetativa a lato dello sviluppo. [...] Una cosa ben chiara: la restaurazione fascista, sia che si compia nel seno del gruppo cattolico, sia che fuoriesca dalla putrefazione di questo trover pane per i suoi denti.226

Dalle parole del direttore si evince come il ritrovato fervore dei mesi precedenti sia in parte svanito:227 i fatti politici portano ad arrendersi allevidenza di una situazione di immobilismo e allimpossibilit di muovere le masse verso un confronto democratico con i vertici di partito. Alla fine del 1947 a Parigi appare evidente e irrisolvibile linefficienza della struttura politica, economica e religiosa della societ, egli propone ancora ai suoi lettori e ai suoi compagni di impegnarsi a diffondere degli ideali rivoluzionari, ma i toni che utilizza sono pi blandi e pessimisti; ecco come descrive la posizione in cui si trovano i comunisti:
Se la degenerazione parlamentare poteva rappresentare un regresso, una malattia per il comunismo, se la degenerazione estremista antistorica significava astrazione ideologica e pratica rovina, la degenerazione

226 227

Salvo Parigi, Le vie politiche doggi, La Cittadella, n. 19-20, 15-30 ottobre 1947, p. 1. Larticolo che svela i problemi insiti nella politica piace molto a Edoardo Guglielmi che scrive alla redazione il 20 novembre 1947: Vi seguo sempre con vivissimo interesse e penso che la vostra rassegna meriterebbe la pi larga diffusione su scala nazionale. Molto importanti ho trovato, nellultimo numero, Le vie politiche doggi di Parigi, impostazione che in parte condivido, e La Chiesa negli Stati Uniti. Fondo La Cittadella, faldone 3, b.c, fascicolo 1, protocollo 1409. Lo stesso vale per lo storico Santarelli che per ha dei consigli da dare al direttore: Ora ho letto il tuo articolo sulle vie della politica: molto chiaro nel suo realismo. E certo bisognerebbe sviluppare i problemi cui tu accenni e che proponi. Ma pi sul piano politico, di critica che non su quello nebbioso dei problemi morali, sui quali ci siamo lasciati trascinare un po tutti in questi anni di neovilsonismo e di capitinismo e tartaglianesimo generale. Fondo La Cittadella, faldone 3, b.c, fascicolo 1, protocollo 1416.

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conservativa rappresenterebbe la fine dei partiti comunisti come fattori rivoluzionari. 228

Ed ecco come a pochi mesi dalle elezioni descrive la situazione italiana:


Regna in Italia un dominio incontrastato e grave che non aggredisce ma dissecca; un immenso imbroglio che corre ovunque attraverso la fitta rete di una millenaria organizzazione, fatta di potenti furbi e di umili imbelli, di fanatici per i quali il delitto diventa un merito e di succubi cui preme il tocco di pane.229

Nel seguito di questo articolo Salvo Parigi, per sottolineare la fine della democrazia in Italia e il conseguente ritorno a un sorta di regime seppur sotto le mentite spoglie del governo De Gasperi, sottolinea come si utilizzi troppo spesso la censura nel campo dellinformazione, come sia manipolato il mondo dellinsegnamento dalle strutture ecclesiastiche e come si agisca abilmente per forzare le scelte delle cariche nellambito della magistratura. Lunica soluzione appare una proficua unione dei partiti di sinistra nel Fronte Popolare, che per non pu essere decisiva se non in grado di attrarre le masse e rompere con la tradizione. La riflessione sulla politica nelle pagine de La Cittadella si chiude con la speranza di una politica aderente alle esigenze della popolazione, ma con la consapevolezza della difficolt della realizzazione di una democrazia reale in unItalia sempre pi indifferente e meno partecipe alla vita politica. 2.3.2.2. Il Partito dAzione e Partito Socialista Come accennato in precedenza, il primo numero de La Cittadella pubblica in prima pagina la notizia del termine del Congresso del Partito dAzione. Parigi, che firma larticolo, si sofferma sul colpo alla stabilit del partito dato dai contrasti tra le tendenze che si sono palesate durante il Congresso. La linea liberal-socialista, guidata da Emilio Lussu, si contrappone a quella democratica, con a capo Ugo La Malfa, che vuole vincolare a s le masse, elemento indispensabile per lo sviluppo della democrazia. La crisi del Partito dAzione secondo Salvo Parigi deriva proprio dalla sua incapacit di

228 229

Salvo Parigi, Un equivoco e un pericolo, La Cittadella, n. 23-24, 15-31 dicembre 1947, p. 2. Salvo Parigi, Limpegno di oggi, La Cittadella, n. 1-4, 15 gennaio-29 febbraio 1947, p. 1.

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attirare la grande quantit di antifascisti non legati al Partito Socialista o a quello Comunista. Nel quarto numero della rivista Parigi riporta le parole che Vittorio Foa pronuncia al Congresso del Partito dAzione; egli afferma che latteggiamento dei partiti di massa molto distante da quello tenuto dagli azionisti intenzionati a non cedere alle pressioni esercitate dalle potenze economiche, n tanto meno cedere concessioni con gli altri grandi partiti. Questo il vero motivo della crisi interna al Partito che, dopo la scissione del febbraio a Roma, non in grado di risollevarsi. Alle elezioni del giugno 1946 i risultati elettorali per gli azionisti sono pessimi: ottengono solo l1,5% dei voti, inoltre la linea democratica di La Malfa confluisce nel Partito Repubblicano Italiano, segnando definitivamente la sorte degli azionisti. Un secondo Congresso convocato nellaprile 1947 con lintento di rilanciare il partito, ma i dissensi interni riaffiorano e portano al definitivo scioglimento del partito. Nellaprile 1946 si tiene il XXIV Congresso nazionale del Partito Socialista a Firenze nel quale si contrappongono due concezioni: quella che desidera un socialismo democratico e liberale e unaltra che preferisce rimanere legata a una lettura marxista delleconomia e della politica. Salvo Parigi su La Cittadella afferma che per Saragat il Partito Socialista ha perso gradualmente la coscienza della sua funzione storica e il rapporto privilegiato con le masse, la corrente contrapposta critica invece il partito di aver abbandonato i principi marxisti, rischiando lallontanamento dalla classe operaia, che lunico principio attorno a cui deve formarsi un partito dei lavoratori. Si torna a parlare di socialismo sul numero 11 de La Cittadella in un articolo in cui si confrontano il socialismo e il cristianesimo. Salvo Parigi afferma che, nonostante sia abitudine cercare legami tra il socialismo e il pensiero cristiano, tra queste due concezioni c una differenza fondamentale: il cristianesimo si rifiuta di credere nella giustizia degli uomini e in uneffettiva uguaglianza giuridica, lattenzione per gli umili legata al concetto di carit, mentre la concezione socialista proclama il diritto delle classi povere a un pi giusto vivere sociale nel nome della giustizia, e sostiene la possibilit di combattere per una societ governata dai lavoratori. La conclusione di questa analisi che il tentativo di cercare di conciliare le due posizioni sterile e inutile

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poich adatto solo a sollevare dubbi e apprensioni in coloro che pi profondamente sentono lispirazione delle proprie dottrine.230 Il 5 novembre sulla rivista bergamasca si pubblica una riflessione sul tripartitismo in cui si analizza un articolo di Togliatti apparso su LUnit del 3 ottobre 1946; il leader comunista in questo testo afferma che a suo parere il tripartitismo accomuna i partiti socialisti e quello cristiano, se non nellideologia, almeno nellindirizzo generale della propria politica. Salvo Parigi commenta:
Non ha capito Togliatti che questo periodo dellevoluzione politica periodo di transizione, e che non sta nelle forme doggi la soluzione? Non sa vedere come oggi si ripetano le condizioni del 22 e come i problemi siano ancora i medesimi e non risolti? [...] E Togliatti crede ancora alla possibilit di accordo fra comunisti e democristiani, e chiede che si abbandoni la propaganda anticomunista! 231

Con tono ironico dalle pagine della rivista bergamasca Togliatti avvertito della sua svista e del troppo ottimismo delle dichiarazioni apparse nel suo articolo. Lontani dalle cariche politiche gli intellettuali riescono ad avere una visione pi chiara della situazione politica nazionale e a prevedere gli esiti a lungo termine di alcuni ambigui atteggiamenti delle forze democristiane. Il XXV Congresso del Partito Socialista, tenutosi a Roma nel gennaio 1947, si conclude con la scissione dello stesso in Partito Socialista e Partito Socialista dei Lavoratori Italiani; la redazione de La Cittadella con un articolo del direttore fa sapere di non condividere il tentativo di Saragat, che viene molto criticata. In risposta sul numero del 30 gennaio del 1947 la redazione fa sapere che:
Cos come in Francia non possiamo negare che oggi in Italia sia vivo il bisogno di un partito nazionale e democratico, che risolva la crisi dellordinaria amministrazione. Se il partito di Saragat vuol essere questo partito ben venga, ma non potr essere socialista, e non prometta libert, democrazia e giustizia, prometta piuttosto lordine, prometta la difesa degli interessi nazionali, avr un miglior successo nel periodo di vita che gli

230 231

Salvo Parigi, Socialismo e cristianesimo, La Cittadella, n. 11, 20 luglio 1946, p 1. Salvo Parigi, Tripartitismo, La Cittadella, n. 15, 5 novembre 1946, p. 2.

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concederanno i tempi, e rimarr una buona o cattiva comparsa nel teatro della politica italiana.232

Da questo momento in poi La Cittadella non presenta articoli dedicati al Partito Socialista, ma si schiera a sostegno della lotta di classe, affermando che chi contrario a essa da considerarsi allopposizione. Labbandono di un esplicito schierarsi da parte dei redattori si evince da una lettera di Guido Fubini arrivata alla redazione alla fine di settembre 1947, egli scrive:
[...] Si tratta di una disputa a base di bassezze inaudite (ricatti, denunce, ecc.), fra P.S.I. e P.C.. Il P.dA. sta cercando di fare un po di pulizia, ed a questuopo che faccio il mio possibile per avere da una parte e dallaltra i due suoni di campana, perch i miei compagni possano prendere delle decisioni in piena coscienza della verit e il pi obiettivamente possibile; ma mi urto alla malafede delle due parti. Qualora da una parte o dallaltra si rendesse la mia opera impossibile, avrei voglia di scrivere un articolo su qualche giornale, per illuminare i lettori su questo scandalo [...] Non ti chieder di farlo su La Cittadella, perch un giornale che deve rimanere al di fuori di certe faccende di meschina e sporca politica: al di fuori non solo come parte, ma anche come giudice. 233

Le parole di Fubini dimostrano la dilagante corruzione allinterno della politica nelle province e la necessit dei redattori bergamaschi di non esporsi con giudizi o pareri sui partiti, che possono essere pericolosi per eventuali ripercussioni sui permessi di pubblicazione. Nel numero di aprile del 1948 un lungo articolo dedicato alla rivoluzione nel socialismo, in cui si esortano alla lotta rivoluzionaria tutti gli schieramenti politici; dopo aver assistito al declino del Partito dAzione, al ridimensionamento dei socialisti e dei comunisti, i redattori propongono la rivoluzione come ultima possibile occasione per contrastare la forza del partito clerico-capitalistico che organico e ha un grande sostegno da parte di tutte le classi sociali. La paura del ritorno allautoritarismo fascista spinge i giornalisti bergamaschi a schierarsi per la rivoluzione, fino ad allora evitata per preferire la democrazia.

232 233

Salvo Parigi, Risposta ad un interrogativo, La Cittadella, n. 2, 30 gennaio 1947, p. 1. Guido Fubini, Lettera del 20 settembre 1947, fondo La Cittadella, faldone 3, b.c, fascicolo 1, protocollo 1319.

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2.3.2.3. Lattenzione per il movimento sindacale Nei due anni di pubblicazione della rivista i redattori de La Cittadella decidono di dedicare alcuni approfondimenti al movimento sindacale, con articoli firmati da Gianni Parigi, gemello del direttore. Nel numero 1, in ultima pagina, troviamo un articolo che propone unanalisi storica del movimento sindacale a partire dai Comitati dAgitazione nati durante il periodo della lotta di Liberazione; queste organizzazioni operaie clandestine hanno lobiettivo di creare consigli aziendali, forniti dellautorit per infrangere il potere padronale, che a loro volta fanno capo ai Sindacati di categoria, che a loro volta rispondono delle proprie scelte alle Camere del Lavoro, riunite nella Confederazione Generale Italiana del Lavoro. Il compito del potente complesso sindacale di organizzare e dirigere il movimento per preparare i lavoratori a una fase di rivoluzione costruttiva, attuata attraverso il Governo e la Costituente. Nel campo industriale si devono dividere due ambiti, quello delle grandi industrie nazionalizzate e quello delle minori fonti produttive che possono rimanere private. La riforma industriale deve dare unimpostazione democratica al sistema produttivo e i sindacati devono avere solo la funzione di tutela degli interessi degli operai. La prima parte di questo programma organizzativo viene messa in atto durante la guerra di Liberazione; infatti in questi anni sorgono commissioni di ogni tipo allinterno delle industrie, ma, una volta impostata attraverso questi organi, la riforma non riesce a entrare in vigore, la Costituente procrastina i lavori e le grandi industrie non vengono nazionalizzate e non riescono a dare un apporto sufficiente alla ricostruzione. Gianni Parigi afferma che a questo punto diviene difficile gestire le organizzazioni sindacali: il rischio della disoccupazione che si palesa insieme con la crisi economica imminente a causa dellincapacit del governo di realizzare una politica finanziaria popolare e un programma dei lavori pubblici e agricoli. I sindacati richiedono queste riforme allo Stato, che risponde negativamente, cos si propone il solo blocco dei licenziamenti, che viene accettato, ma non pu essere una soluzione definitiva perch la liquidit delle aziende destinata a esaurirsi in breve tempo e queste sono costrette a chiudere o a fallire. Parigi scrive:

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A questo cieco egoismo ed a coloro che tentano di dargli vigore con il disconoscere, trascinati da passione politica, lopera sincera di carit e di solidariet degli istituti sindacali, voglio per chiudere, ricordare le righe significative di Antonio Greppi tratte da un articolo del Corriere dInformazione: In attesa di essere riassorbita in un ordine economico e giuridico di giustizia, la ricchezza si deve redimere. Ci proponiamo di creare un ambiente intollerabile di ogni eccesso di fortuna e soprattutto di ogni lapidazione egoistica, come di una malattia infettiva.234

Gianni Parigi torna sullargomento nel numero 3 con una recensione dedicata a un saggio di Ernesto Rossi intitolato Critica al sindacalismo edito da La Fiaccola di Milano. In esso lautore pone il sindacalismo come la terza soluzione al problema economico italiano in contrapposizione al liberalismo e al comunismo; egli, esaminando la situazione economica italiana e le condizioni dei lavoratori, deduce limpossibilit di costruire il sindacalismo con la distribuzione dei beni del sistema capitalistico. Rossi afferma che la terza via, quella sindacale, impercorribile in Italia poich il sistema sindacale ha bisogno dellintervento dello Stato affinch regoli i prezzi dei beni in base al costo di produzione degli stessi. Dopo questi due articoli il tema del sindacalismo abbandonato per lasciare sempre maggiore spazio a saggi di filosofia e politica, nonostante a Bergamo i Congressi della Camera del Lavoro si svolgano spesso in un clima di tensione235 e con grande eco tra la popolazione.

2.3.3. I temi economici 2.3.3.1. I problemi della ricostruzione Il problema della ricostruzione economica italiana considerato di grande importanza dai redattori de La Cittadella, lo dimostrano i numerosi articoli che riguardano questo argomento e i frequenti contatti con importanti esponenti delle
234 235

Gianni Parigi, Il Movimento Sindacale, La Cittadella, n. 1, 20 febbraio 1946, p. 6. Ad esempio nel primo Congresso della Camera del Lavoro tenutosi a Bergamo il 17-18 maggio 1946 i sindacati chiedono, con toni molto aspri, unazione volta a ottenere dal Governo Nazionale misure contro linflazione e i sabotatori, i profittatori, gli speculatori di valuta estera, gli imboscatori di merci; contro queste orde di vampiri neri che si sono gettate sul corpo martoriato del Paese, il quale vuole e deve vivere. Angelo Bendotti, Giuliana Bertacchi, Gianluigi della Valentina, Comunisti a Bergamo, Storia di dieci anni (1943-1953), Il Filo di Arianna, Bergamo 1986, p. 103.

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maggiori organizzazioni economiche della penisola, ancora una volta a sottolineare il bisogno di creare una rivista interdisciplinare in grado di chiarire ai propri lettori alcuni fondamentali eventi altrimenti sconosciuti. Nel numero 2 della rivista, nellarticolo intitolato Aspetti della ricostruzione, Gianni Parigi afferma che la ricostruzione, nei primi mesi del 1946, solo limitatamente attuata a causa dellinstabilit politica sia nazionale sia internazionale. Per Parigi necessario ristabilire il benessere per la maggior parte della popolazione tramite la riconversione delle industrie di guerra, una riforma agricola e leggi contro la disoccupazione. Dopo queste affermazioni, che potrebbero sembrare ovvie, il redattore propone come soluzione alla crisi una riduzione delle importazioni, non tanto per ritornare al regime autarchico, quanto per limitare la dipendenza italiana dai mercati esteri, attraverso unutilizzazione razionale e intelligente236 delle risorse. Ad esempio utile

labbandono delle colture cerealicole, che si sono espanse nel periodo fascista, per sostituirle ad altre pi remunerative e pi adatte al clima mediterraneo quali vite e olivo. Parigi propone anche lo sviluppo della chemiurgia in Italia, sullesempio di nazioni allavanguardia come gli Stati Uniti; la chemiurgia una scienza che studia lutilizzo dei prodotti agricoli e dei loro scarti nella produzione industriale e consente quindi un notevole aumento dellefficienza di un bene e il suo completo sfruttamento. Curioso questo tentativo di un giovane di provincia di esortare lindustria italiana a impegnarsi nella ricerca scientifica e nel settore tecnologico; nonostante sia poco avvezzo alle materie scientifiche per formazione, Gianni Parigi propone agli industriali italiani di incentivare la propria preparazione in ambito scientifico per essere veramente concorrenziali in campo internazionale. Taglio politico ha invece larticolo di Valerio Barnaba intitolato Superproduzione e crisi nel quale le cause di ogni conflitto si giustificano nel tentativo di ogni stato di incrementare i propri interessi. Barnaba insinua che:
Industriali, imprenditori e finanzieri di potenti complessi economici trovano facile gioco per aumentare le ingenti sostanze ai danni delle classi a reddito fisso, mentre, servendosi nello stesso tempo della loro potenza economica

236

Gianni Parigi, Aspetti della ricostruzione, La Cittadella, n. 2, 5 marzo 1946, p. 2.

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per convincere gli uomini di Governo, preparano una politica di espansione e imperialistica che porta inevitabilmente alla guerra.237

Il sistema capitalistico secondo Barnaba porta allaumento del divario fra ricchi e poveri e allincremento del capitale disponibile per i grandi industriali, quindi a investimenti in produzioni inadeguate rispetto alle capacit del consumo della massa; di conseguenza il capitalismo giunge inevitabilmente alla crisi determinata dalla superproduzione. La superproduzione, oltre a creare, nel lungo termine, la disoccupazione per i lavoratori e il rischio del fallimento delle aziende, causa di negative ripercussioni sulla politica internazionale: infatti uno dei metodi attuati per evitare il crollo delleconomia listituzione di elevate barriere doganali e nel contempo il tentativo di assicurarsi legemonia economica dei paesi meno sviluppati colonizzandoli. Le conseguenze della superproduzione, secondo Barnaba, portano alla guerra; egli propone, consapevole che nel contesto storico in cui vive sia unutopia, perch ogni nazione ha interessi in contrasto con le altre, di abolire le barriere doganali e liberalizzare gli scambi economici internazionali. Barnaba propone il liberismo come soluzione alla crisi e stupisce i lettori della rivista che, vista limpostazione politica del quindicinale, tendono ad aspettarsi una posizione pi legata al socialismo e al controllo statale degli scambi commerciali; sintomo, questo, dellapertura verso nuove ipotesi dei redattori che anzich adeguarsi passivamente alle proposte dei partiti che sostengono, dimostrano la capacit di leggere la realt al di fuori di ogni dogmatismo, nel tentativo di trovare nuove e appropriate soluzioni ai problemi che devono essere affrontati. Il tema della crisi ripreso in un articolo del settembre 1946 in un lungo articolo in cui Valerio Barnaba afferma linutilit della lotta tra ideologie e lillogicit della contrapposizione tra liberalismo e socialismo, che porta al malcontento: egli insiste sulla necessit di svincolarsi dalla rigidezza delle scelte politiche per aprirsi a un dibattito teso a comprendere le nuove esigenze delleconomia. Barnaba critica il sistema capitalista poich ritiene un sistema basato sulla concorrenza non adatto a sfruttare a pieno le risorse nazionali, ma anche quello socialista, che abolisce il profitto. I punti pi importanti del socialismo sono:

237

Valerio Barnaba, Superproduzione e crisi, La Cittadella, n. 3, 20 marzo 1946, p. 2.

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1. la comune propriet di tutti i mezzi di produzione; 2. la comune gestione delle imprese con conseguente abolizione del profitto; 3. una direzione centrale che guidi e controlli leconomia secondo un disegno generale. 238

In questo caso, per Barnaba, si viene a creare un mercato artificiale nel quale un organo centrale gestisce le transazioni e i prezzi: lo stato cos spinto a un assestamento verso il totalitarismo. Inoltre il socialismo rende lo stato fautore dellinteresse economico della comunit e lo pone quindi in contrapposizione con le imprese che mirano allinteresse privato. Proprio per linadeguatezza dellapplicazione degli schemi tradizionali di capitalismo e socialismo bisogna abbandonare qualsiasi tentativo di imporre uno dei due: necessario che gli economisti trovino una via alternativa che sappia risolvere i problemi delle due visioni. Lanalisi della situazione economica in Italia alla fine del 1946 affidata ad Arturo Canetta che, dopo aver criticato la sinistra, poich incapace di essere propositiva nellambito delleconomia, persino nel periodo in cui al governo e pu influire sulle sue decisioni,239 riflette sulla situazione internazionale che ritiene determinante per lo sviluppo economico dellItalia. La persistenza di economie chiuse non lascia spazio allindustria italiana di riprendere le esportazioni, anzi la vincola alla domanda pianificata degli altri stati, con il rischio che la nostra economia si sistemi stabilmente come complementare dei regimi vincolistici.240 Canetta sostiene che questo sia il momento adatto perch la Democrazia Cristiana rompa con le forze di sinistra e sfrutti la larga base popolare del suo partito per proporre una politica economica veramente nazionale che sappia supplire alle carenze delliniziativa privata. Lagosto 1947 la situazione economica italiana disastrosa; cos la descrive Guido Fubini in un articolo pubblicato sulla prima pagina de La Cittadella:
Il disavanzo mensile di 50-55 miliardi, la disoccupazione che si estende a circa 2 milioni e mezzo di unit, i problemi sociali economici finanziari assillanti, la soluzione delluno sovente contrastante con quella dellaltro [...] 241
238 239

Valerio Barnaba, Considerazioni sulleconomia, La Cittadella, n. 15, 20 settembre 1946, p. 2. E fecero il peggio possibile, subirono, stando al Governo, una politica non loro e non fecero, dove erano allopposizione, la loro politica. Divennero cos una doppia forza di paralisi. Arturo Canetta, Nuova congiuntura, La Cittadella, n. 19, 20 novembre 1946, p. 1. 240 Ibidem, p. 1. 241 Guido Fubini, Le soluzioni delleconomia, La Cittadella, n. 15-16, 15-30 agosto 1947, p. 1.

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La scelta di Einaudi cos sintetizzata da Fubini: infondere fiducia nei contribuenti affinch risparmino e aumentino i depositi nelle banche che a loro volta versano quanto pi possibile alla Banca dItalia, nello stesso tempo aumentare le imposte attraverso lincremento delle tasse.242 Questa manovra, in concomitanza con la restrizione dei crediti, porta allinterruzione degli investimenti da parte delle aziende che non hanno la liquidit necessaria per sviluppare le proprie attivit. La stretta creditizia conduce le imprese con un assetto economico meno stabile al fallimento, di conseguenza aumenta la disoccupazione e il numero di individui che vivono in condizioni precarie. Secondo Fubini proprio il problema sociale il primo da risolvere; egli propone di abbandonare i dati meramente statistici per porre lattenzione sugli uomini e sulle loro condizioni di vita: bisogna trovare una soluzione affinch siano dignitose. Larticolo chiude la serie di analisi sulla situazione economica italiana; infatti la rivista nei numeri seguenti non dedica articoli a questo tema, se non per brevissimi approfondimenti su avvenimenti specifici. 2.3.3.2. Le nazionalizzazioni Dino Moretti su La Cittadella del giugno 1946 con ironia dichiara che la politica in Italia segue la moda; infatti, come in Europa centro-occidentale, in Cecoslovacchia,243 in Francia, in Inghilterra e in Italia vengono nazionalizzati banche, complessi industriali e compagnie assicurative. Il redattore non si spiega perch i partiti marxisti propongano le nazionalizzazioni come radiose realizzazioni socialiste244 . Secondo lui, se collettivizzare significa abolire la propriet privata dei mezzi di produzione facendo assumere allo Stato la gestione della regolamentazione della produzione nazionale, nazionalizzare significa invece porre lo Stato nelle condizioni di un privato entrando in competizione con gli interessi degli altri protagonisti delleconomia:

242

Le entrate dello Stato, che nel giugno 1946 assommavano a 16 miliardi, raggiungevano 37 miliardi nel maggio 1947, 48 miliardi nel giugno 1947. Obbligo stato fatto alle banche di versare il 30 per cento dei depositi eccedenti 10 volte il loro patrimonio. Guido Fubini, Le soluzioni delleconomia, La Cittadella, n. 15-1, 15-30 agosto 1947, p. 1. 243 Praga - il comitato esecutivo dei sindacati cechi ha oggi assicurato i piccoli uomini di affari cechi che il governo non attuer delle altre nazionalizzazioni nel campo delle industrie. Nello stesso tempo il ministro dellindustria Leuman ha valutato che il 70 per cento delle industrie ceche stato gi nazionalizzato. La nazionalizzazione in Cecoslovacchia, Avanti!, 19 giugno 1946. 244 Dino Moretti, Collettivizzazioni e nazionalizzazioni, La Cittadella, n. 8, 20 giugno 1946, p. 1.

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Attraverso le nazionalizzazioni lo Stato diventa il gestore, e non il proprietario, dei mezzi di produzione che nazionalizza. Attraverso le nazionalizzazioni lo Stato si sostituisce ai Donegani o agli Agnelli, ma non alla folla anonima dei proprietari della Fiat o della Montecatini.245

Dopo questa analisi Moretti giunge alla conclusione che le nazionalizzazioni sono lopposto delle collettivizzazioni proposte dal programma marxista costituiscono una sorta di capitalismo di stato, ed necessario avvertire i cittadini di questo. Il tema della collettivizzazione ripreso nel numero 11 de La Cittadella in un breve articolo in cui Gianni Parigi sostiene che la pianificazione economica sia utile non solo per risolvere il problema economico, ma anche per realizzare una societ in cui il reddito ripartito equamente tra coloro che partecipano alla produzione e in cui non ci sono n crisi economiche n contrasti sociali tra gli individui; infatti lincremento del divario tra ricchi e poveri, conseguenza della crisi, per lautore porta, a lungo termine, a lotte civili. 2.3.3.3. I problemi della provincia Alcuni articoli di taglio economico de La Cittadella sono dedicati allanalisi delle infrastrutture nella penisola italiana e ai piani urbanistici delle citt. Un articolo intitolato Ferrovie e aerotrasporti per facili comunicazioni, ad esempio, dedicato al commento di una conferenza tenuta dallarchitetto De Finetti246 a Bergamo nella primavera del 1946. Larchitetto milanese propone un piano urbanistico teso a migliorare lefficienza dei trasporti e delle vie di comunicazione a Milano; egli afferma la necessit di ristrutturare il sistema ferroviario regionale e di realizzare un aeroporto, elementi che possono dare concretamente il via alla ricostruzione del Paese. Su questo tipo di interventi i redattori della rivista sono decisamente daccordo, consapevoli del fatto che un efficiente sistema di trasporto stia alla base di scambi commerciali e comunicativi ottimali. Inoltre la riforma ferroviaria unopera necessaria gi dal 1939, anno in cui i traffici ferroviari raggiungono una tale intensit da rendere inadeguate le infrastrutture esistenti. De

245 246

Ibidem, p. 2. Il milanese De Finetti allepoca della pubblicazione dei suoi articoli su La Cittadella considerato uno dei migliori architetti-urbanista dItalia; tra i suoi progetti pi famosi Villa Crespi vicino a Vigevano.

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Finetti durante la conferenza propone un sistema ferroviario centralizzato nel centro della citt di Milano e la costruzione di un aeroporto nella periferia della citt, tra Monza e Cinisello Balsamo. Nella stessa pagina, proprio accanto a questo articolo troviamo uno scritto dello stesso De Finetti che con sarcasmo afferma la necessit di redigere un piano urbanistico atto al riqualificare le terre abbandonate nel periodo del secondo conflitto mondiale:
Posto che la guerra ha fatto liberare in molte citt un gran territorio che era coperto di case - in genere bruttissime case - posto che quelle case per anni non si potranno ricostruire e che quando lo si potr esse non dovranno risorgere n dove erano n come erano, posto che quella terra non rende nulla al padrone e viene perci perdendo ogni giorno, ogni ora valore, perch non approfondire e sciogliere il problema di codeste terre inutili? Loperazione possibile; essa servirebbe a molti, certo ai padroni delle terre inutile le quali, a star l ad attendere il ritorno del liberalismo integrale, che rinnovi la esplosione della citt, farebbero la fine delle terre urbane di Palmira, di Cirene, di Sabrata, di Cartagine... Memento Cartaginem deletam. 247

Nonostante la provincia di Bergamo durante la seconda guerra mondiale non sia particolarmente danneggiata dai bombardamenti, i problemi legati alla crisi economica248 sono molti, ma i redattori decidono di non approfondirli nella rivista proprio per evitare qualsiasi tipo di provincialismo. Interessanti sono le parole di Nino Fugazza, affezionato lettore e collaboratore del quindicinale, che, nel 1947, scrive ai redattori una lettera in cui denuncia la corruzione del sistema delle promozioni allinterno degli istituti bancari: a suo parere le banche, cos come leconomia in generale, sono manipolate dalla politica e non si pu

247 248

Giuseppe De Finetti, Terre inutili, La Cittadella, n. 6-7, 20 maggio 1946, p. 11. L8 luglio 1947 recapitato in redazione un appello della Giunta per la Salvezza economica del Paese inviato dalla Camera di Commercio Industria e Agricoltura: Nellora difficile che lItalia sta attraversando e nella quale sono in gioco la sua economia e la sua libert, la Camera di Commercio, Industria e Agricoltura di Bergamo sente limperativo morale di rivolgere un vivo appello a tutte le forze produttive della Provincia perch non si sottraggano al grave dovere di aumentare gli sforzi e non risparmiare sacrifici per realizzare la salvezza della Patria. Tutti gli errori di una economia pazzesca, tutte le conseguenze di una guerra perduta, tutte le debolezze economiche, politiche e morali accumulatesi dalla liberazione, si sono coagulate in un groviglio di contrasti sociali, di incognite economiche, di esasperazioni politiche, che mettono in pericolo la ricostruzione nazionale, premessa necessaria per il ritorno dellItalia sui binari della normalit [...]. Fondo La Cittadella, faldone 3, b.d, fascicolo 2, protocollo 2745.

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diventare procuratore in questo covo di preti e aver fatto propaganda al Fronte.249 La scelta di non accennare a questa corruzione con articoli di denuncia dimostra ancora una volta come la rivista bergamasca eviti consapevolmente di trattare le questioni di scarso interesse per il pubblico nazionale.

2.3.4. La pagina letteraria Uno degli aspetti pi interessanti de La Cittadella la scelta dei racconti e delle poesie pubblicati nella sezione letteraria posta in terza pagina; i testi sono spesso innovativi e si discostano dalla tradizione letteraria italiana; molti autori pubblicati, inoltre, sono stranieri, francesi, tedeschi e spagnoli, o giovani promettenti della penisola poco conosciuti dal pubblico. 2.3.4.1. Prosa: tra sperimentalismo e neorealismo Il primo brevissimo racconto pubblicato su La Cittadella dellautrice Laura Tedeschi e si intitola Il muro. La narrazione in prima persona e la focalizzazione interna, nel tentativo di creare una situazione in cui il lettore possa identificarsi alla protagonista e nello stesso tempo alienarsi dal mondo reale; infatti lautrice gioca con le sinestesie e intreccia la parola con il suono, riuscendo a produrre un effetto di straniamento e di disorientamento. Il ritmo incalzante, prevalgono frasi brevi e paratattiche:
Ma non sentivo bene la musica, cera sempre qualcosa che non sentivo. Il muro me lo impediva, Trattenevo il respiro. Dovevo a tutti i costi sentire. Sapevo che se non fossi riuscita sarei morta, Non volevo morire, Accarezzavo con una mano la parete ruvida e ascoltavo senza respirare. Ma il muro era sordo e opaco.250

Il racconto Le inarrivabili maschere di Giulio Questi a causa della sua lunghezza pubblicato in parte sul numero 2 e in parte sul numero 3 de La Cittadella. Il protagonista Maurizio Santin, un decoratore vedovo che vive con il figlio e dipinge
249

Nino Fugazza, Lettera del 26 maggio 1946, fondo La Cittadella, faldone 3, b.d, fascicolo 1, Protocollo 1727. 250 Laura Tedeschi, Il Muro, La Cittadella, n. 1, 20 febbraio 1946, p. 3.

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continuamente, con laspirazione a divenire un appartenente al Caff degli artisti.251 Maurizio si lamenta con il figlio Antonio di non avere ancora avuto loccasione di ottenere il successo sperato, tanto coinvolto dallidea di divenire un grande artista che considera con orgoglio lessere debitore di alcuni negozianti, poich tutti i grandi pittori hanno questi problemi. Santin lavora per un breve periodo dellanno fino a che guadagna abbastanza per vivere di rendita e coltivare la sua passione per alcuni mesi successivi, e per questo considerato un uomo dalla poca voglia di lavorare. Un giorno decide di dipingere una Madonna, lispirazione finalmente arrivata, ma egli non riesce a iniziare il quadro, fino a che una mattina imballa la tela destinata al sicuro successo; nelle settimane successive si comporta in modo trionfale, affinch la gente creda che lui abbia finalmente realizzato una grande opera darte. Un giorno il pittore decide di lanciare dalla finestra i mobili del suo piccolo appartamento, scende nel cortile del condominio con il suo quadro tra le mani e il figlio Antonio al seguito, e, appena tutti si affacciano ai balconi, incendia gli oggetti urlando che gli artisti come lui non hanno bisogno di una casa e dellarredamento perch sono ospitati e mantenuti dai mecenati. Dopo poche ore dalla scenata Santin rinsavisce e decide di trasferirsi con il figlio in campagna dove le persone hanno grande considerazione per gli artisti e non fanno eccessiva differenza fra un pittore e un decoratore. In questo racconto Questi narra lentusiasmo del pittore, la sua dedizione allarte, ma nel contempo la sua disperata pazzia e la difficolt di poter essere riconosciuti dalla critica istituzionale, quasi un monito per i lettori a imparare a cogliere il talento e lopera darte anche al di fuori dei canoni proposti alla massa: il testo ci sussurra che a volte la follia nasconde la sofferenza di un desiderio irrealizzato, un disperato tentativo di dimostrare al mondo la propria esistenza e il proprio valore. Un altro racconto di Laura Tedeschi pubblicato sul numero del 5 aprile 1946 e si intitola La Salina. Questa volta il testo non introspettivo n in prima persona; un narratore esterno in terza persona introduce il dialogo fra Silla, Dani e Riccardo, tre bambini che discutono su come passare il pomeriggio. Durante il dialogo i bambini

251

Inutile negarlo, Antonio: gli uomini per natura sono amanti del teatro e delle maschere. Io per mio conto aspiro ardentemente a entrare nel Caff degli Artisti. Giulio Questi, Le inarrivabili maschere, La Cittadella, n. 2, 5 marzo 1946, p. 3.

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rivelano alcuni luoghi comuni e ne svelano lirrazionalit con la logica tipica dellinfanzia:
- Sai? - disse Silla dopo un lungo silenzio - Io sono un uomo. - Ma no - rispose Dani -Tu sei una bambina. - No, no - insist lei - me lha detto la zia, ha detto che ho il nome da uomo e; allora se me lhanno messo, vuol dire che sono un uomo- Dani rimase molto confuso da questa logica stringente. - Allora non ci potremo sposare - disse con rammarico. - E gi - rispose la bambina - ma tanto non potremmo lo stesso, perch siamo cugini. - E cosa centra? - Non lo so, ma cos. -252

I bambini decidono di catturare granchi e si recano in riva al mare, dove la bassa marea ha lasciato scoperto un lungo tratto fangoso; uno dei due bambini giocando sprofonda nella sabbia fino a scomparire davanti agli occhi pieni di terrore dellamica, Silla, immobilizzata dalla paura. Dallincipit il racconto appare un realistico squarcio della vita di tre bambini, ma nel seguito diviene, parola dopo parola, sempre pi straniante e surreale, creando unatmosfera di paura e infondendo senso di impotenza al lettore, che assiste, come davanti a un film, alla morte del bambino, in mezzo al silenzio della salina, rotto solo dalle urla della compagna di gioco del malcapitato. La Tedeschi torna nel numero del 5 luglio 1946 con il racconto Giardini pubblici, e narrando in prima persona la conoscenza tra la protagonista, una bambina dai capelli rossi, e una coetanea; stretta amicizia, la bambina decide di disobbedire al cartello che vieta di calpestare il prato e, scavalcato il filo spinato, raccoglie i tulipani, chiedendosi perch gli adulti puniscono chi si reca in un posto tanto magnifico, poi va a dare da mangiare ai cigni:
Il cartello diceva che tutte queste cose non si possono fare, e siccome io le ho fatte, mi metteranno in prigione. I cigni dondolarono la testa poi uno disse: Non ti metteranno in prigione; il vigile ti sta guardando da un pezzo e non ti ha ancora detto niente. Atterrita alzai gli occhi, un vigile mi osservava con le mani dietro la schiena, Addio cigni dissi alzandomi, vado in prigione.
252

Laura Tedeschi, La salina, La Cittadella, n. 4, 5 aprile 1946, p. 3.

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Al termine del racconto scopriamo che questo segmento irrealistico unallucinazione: il vigile non c, il senso di colpa ad aver spinto la bambina a sognare a occhi aperti di essere scoperta e punita. Nel numero 6-7 i redattori decidono di pubblicare una novella di Renzo Cantamessa, anche questa con protagonista un bambino. Un narratore onnisciente racconta di un bambino che guarda al di l di un muro e si perde nei pensieri legati alla scoperta di un mondo colmo di particolari fino a quel momento mai considerati degni di attenzione. Si tratta di una scrittura semplice in grado di simulare il pensiero di un bambino, ma nello stesso tempo in grado di cogliere la profondit del reale e le sfumature delle sensazioni suscitate dalle parole e dagli oggetti. Nel numero 11 del 20 luglio 1946, nella pagina dedicata alla letteratura pubblicata la traduzione firmata da Carlo Felice Venegoni di un testo di Villiers De LIsle Adam, poeta e prosatore francese vissuto tra il 1838 e il 1889. Il racconto narra dellinvenzione della macchina che produce la Gloria per tutti coloro che, privi dalla nascita della genialit necessaria a scrivere capolavori, vogliono sfondare come autori drammatici. Lautore coglie loccasione di questa immaginaria invenzione per riflettere sul senso e i modi di apprezzamento delle opere teatrali; la macchina, oltre a simulare il suono degli applausi e ovazioni, produce anche gli articoli della critica:
[...] Gli articoli critici, confezionati in abbondanza, fan parte di una sottosezione della Macchina: la redazione ne semplificata da una scelta di tutti i vecchi clichs, riattati e riverniciati a nuovo, che sono lasciati da impiegati di Bottom a guisa del Mulino da preghiere dei cinesi, nostri precursori in ogni branchia del progresso. [...] Non c confronto! Cosa sono le forze di un uomo oggi, davanti a quelle di una macchina?253

Il tema della macchina che sostituisce luomo portato ai suoi estremi: la macchina inventata dal presunto ingegner Bottom crea anche la bibliografia critica relativa allopera prescelta sostituendo non solo il lavoro manuale, ma anche quello mentale. In

253

Villiers de LIsle Adam, La macchina di Bottom, La Cittadella, n. 11, 20 luglio 1946, pp. 3-4.

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seguito si afferma che la macchina pu creare anche risultati retroattivi, ovvero pu produrre la Gloria, non solo nei posteri, ma anche negli avi.254 Con sottile ironia lautore critica il sistema di scelta delle opere di successo, mostrando come la gloria possa derivare solamente da una grande affluenza di pubblico a teatro per il semplice passa-parola, da un applaudire prolungato dovuto allimitarsi degli spettatori, e da un determinato tipo di saggistica, anche su commissione, che esalta lopera secondo canoni scelti a priori. La scelta di Carlo Felice Venegoni di tradurre e pubblicare questo testo rispecchia la volont di porsi in opposizione con la critica istituzionale e istituzionalizzata, per scegliere lontano da ogni automatismo, guidati solo dalla passione per la novit e il progresso in ogni campo del sapere. Nel numero 12 dellagosto 1946 la pagina letteraria dedicata a un racconto di Giulio Questi intitolato La Cassa.255 Cinque uomini trasportano una cassa che contiene il cadavere di un uomo da trasportare nella sua terra natale per una degna sepoltura e durante la notte chiacchierano di donne, di lavoro, ma soprattutto della guerra e della morte che colpisce inaspettatamente anche i pi valorosi combattenti. Questo racconto di notevole interesse perch, insieme con quello intitolato Il colonnello, pubblicato nel numero successivo della rivista, un esempio di racconto realistico sulla guerra partigiana pubblicato ne La Cittadella, unico testo in cui riaffiorano, magistralmente narrate, le esperienze di Questi256 come partigiano nella brigata di Giustizia e Libert.

254

Se poi lautore volesse anche che la sua gloria sia, non solo presente e futura, ma sia anche passata, il Barone ha previsto tutto: la Macchina pu ottenere risultati retroattivi. Infatti delle condutture di gas esilarante, abilmente distribuite nei cimiteri di primordine, devono, ogni sera, far sorridere, per forzagli antenati nelle loro tombe. Villiers de LIsle Adam, La macchina di Bottom, La Cittadella, n. 11, 20 luglio 1946, p. 4. 255 Anche Vittorini intenzionato a pubblicare il racconto di questi su Il Politecnico, in una lettera del 23 dicembre 1946 scrive: Caro Questi, dipende dal fatto che Il Politecnico esce cos di rado (ormai ogni tre mesi) se il tuo racconto La cassa non stato ancora pubblicato. Ma composto da parecchi mesi, e al numero prossimo va senzaltro. Ti scrivo per evitare che tu me lo pubblichi altrove. [...] Mentre il tuo racconto sarebbe facile sostituirlo altrove con un altro tuo. Anzi se ne hai uno recente (e non di partigiani) (e buono) sarei contento di aggiungerlo alla Cassa. Il 29 gennaio 1947, dopo la pubblicazione del racconto su altre riviste Vittorini scrive a Questi: Mi dispiace che il tuo racconto sia gi stato pubblicato, ma lo ripubblicher, se me ne mandi un altro (buono e non di resistenza) al quale accompagnarlo. Mandamelo presto. Il racconto La Cassa pubblicato con Il Viaggio sul n. 35 del gennaio-marzo 1947 de Il Politecnico. Elio Vittorini, Gli anni del Politecnico, Lettere 1945-1951, Einaudi, Torino 1977. 256 Le esperienze vissute come partigiano da Questi riaffiorano nella sua arte molti anni pi tardi quando decide di dedicarsi al mondo del cinema; nel 1967 dirige il suo primo film che si intitola Se sei vivo spara un western molto violento che ricorda le stragi che ha visto durante la guerra. Il film tanto cruento che alcune parti vengono censurate; viene riproposto solo nel 1975 con il titolo Oro Hondo.

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Dal numero 13-14 La Cittadella modifica il suo sottotitolo da Politica e letteratura a Politica e cultura, ma la pagina letteraria, nonostante sia caratterizzata pi da saggi critici che da racconti, resta una costante in quasi tutti i numeri. Nel numero 15 i redattori pubblicano un racconto di Laura Tedeschi dal titolo Il gatto con me, in cui leggiamo i pensieri, narrati in prima persona, di una ragazzina che pensa a come fare in modo che il suo gatto non resti in casa con la perfida zia che non lo pu sopportare, cos come non pu sopportare lei. Ladolescente decide di portare il gatto a scuola e nasconderlo nel suo grembo, ma quando chiamata alla lavagna a disegnare, il gatto sfugge in mezzo allaula, cos la bambina viene scoperta, insultata dal professore e mandata dal preside. La ragazzina non ha paura e confessa al preside di aver portato con s il gatto perch a casa la zia lo maltratta, cos come dimostra di non provare nessuno affetto per lei; luomo commosso decide di permettere allalunna di recarsi a scuola con il compagno di giochi e rimprovera il professore che lha definita stracciona. Nel numero successivo della rivista la pagina letteraria dedicata a un racconto di Arthur Kostler257 intitolato Trasporto misto. Il protagonista racconta la sua esperienza di viaggio su un vagane merci, insieme con altri passeggeri, di uno dei tanti treni fantasma che non si trovano sugli orari ferroviari e che partono e terminano la loro corsa durante la notte, percorrendo tutta lEuropa. Salito sul vagone prestabilito luomo non conosce quale sia la meta del suo viaggio, sa solo che nelle altre carrozze ci sono gruppi di ebrei, che sente pregare e ripetere a gran voce litanie, prigionieri politici e, divise dagli uomini, gruppi di prostitute che vengono portate nei bordelli militari. Il capolinea per il prigioniero e i suoi compagni di viaggio un binario morto tra le montagne, in mezzo a una cava; qui sono lasciati chiusi nella carrozza tra il calore e le esalazioni maleodoranti. Dalle piccole finestrelle della carrozza luomo assiste al tentativo di suicidio di massa di un gruppo di ragazze che, preferendo morire piuttosto che divenire prostitute in un bordello, decidono di tagliarsi le vene con un rasoio, e al trasporto di gruppi di ebrei nei campi di concentramento. Dopo una lunga notte di atroce attesa, il treno riparte e luomo riportato nella prigione da cui stato prelevato non molte ore
257

Arthur Koestler, viennese di origini ebraiche, vicedirettore del giornale Beriner Zeitung am Mittag, in seguito giornalista indipendente, sempre impegnato nella denuncia dei pericoli insiti nel regime nazista, nel 1934 costretto a trasferirsi in Francia per sfuggire alle persecuzioni razziali. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale viene deportato per alcuni mesi in un campo di detenzione, liberato si arruola nella Legione Straniera per sfuggire alla deportazione sotto il regime collaborazionista di Repubblica di Vichy governata dal generale Petain.

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prima: il suo viaggio stato un malinteso dovuto a un errore nella compilazione delle liste degli uomini da portare nei campi di concentramento, la sua vita salva. Questo racconto, come i due di Giulio Questi sul mondo dei partigiani, si inserisce perfettamente nella corrente letteraria nel neorealismo che, con le pi svariate declinazioni e modalit, vuole denunciare le atrocit della seconda guerra mondiale e mostrarne linsensatezza. Nella rivista convivono quindi una linea sperimentale, come dimostrano i racconti, a tratti surreali, di Laura Tedeschi, e una linea pi tradizionale che dedica ampio spazio agli avvenimenti degli ultimi anni per non farne affievolire il ricordo nei lettori. Gian Carlo Pozzi, uno dei curatori della pagina letteraria, in una recente intervista afferma che la pubblicazione delle opere di Laura Tedeschi deriva dalla necessit sentita da una parte della redazione di dare spazio anche a una voce femminile nelle pagine de La Cittadella per dimostrare la totale apertura nei confronti di contributi esterni al nucleo stabile di redattori.258 Lo stesso Pozzi, a distanza di moltissimi anni dalla fine dellavventura del quindicinale, afferma di non aver condiviso la scelta di pubblicare i racconti della Tedeschi che egli considera di valore inferiore rispetto a quelli di stampo neorealista firmati da Questi. Il racconto successivo pubblicato nellagosto 1947 a firma del romano Carlo Meriano e si intitola Ragazze come bandiere. Il breve racconto la descrizione di un susseguirsi di visioni che ricordano al protagonista una misteriosa Lei e un altrettanto enigmatico e indefinito passato. Laura Tedeschi torna con un suo scritto intitolato Insonnia nellultimo numero del 1947: ancora una volta protagonista Silla, la figura femminile gi presente nel racconto Salina e Il gatto con me.259 In questo episodio della sua infanzia, Silla insonne a causa del rumore causato dagli invitati a una festa organizzata da sua zia, e alla quale lei non pu partecipare perch ancora troppo piccola. La gelosia per il fratello quattordicenne, che pu unirsi agli invitati, e limpossibilit di potere soddisfare la curiosit di toccare gli oggetti presenti alla festa fanno scoppiare Silla in lacrime;

258

Il direttore della rivista Salvo Parigi riferisce inoltre che Laurea Tedeschi al tempo della pubblicazione della rivista la compagna di Corrado Terzi il redattore della pagina dedicata al cinema. 259 Nel racconto Il gatto con me non esplicitato il nome della protagonista, ma dal racconto Insonnia, i cui avvenimenti si inseriscono prima degli altri due episodi, si pu dedurre come Silla sia la stessa bambina che nasconde il gatto nel suo grembo per paura della zia: proprio la zia che non sopporta la bambina e la tratta con gentilezza ma indifferenza, insieme con il ricordo del cugino Dani, il bambino che muore nelle sabbie mobili della salina, sono il legame tra i tre testi.

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proprio in questo momento entra nella stanza in cui dorme con altri bambini pi piccoli un gatto, che ella decide di nascondere tra le sue lenzuola nonostante sia visibilmente malato, ha infatti una strana protuberanza sul collo. Poco dopo entra nella stanza Berta, la domestica, che controlla che tutti i bambini stiano dormendo e poi si reca al lavabo senza accorgersi della presenza del gatto. Silla nascosta sotto le lenzuola scorge lanziana signora nuda mentre si cambia, e, per la prima volta, vede il seno di una donna adulta e lo scambia per una malformazione, rammaricandosi del fatto che anche la domestica sia malata proprio come il gatto. Ancora una volta il mondo raccontato dal punto di vista di un bambino, con lingenuit di chi ancora non ne conosce i segreti e le contraddizioni. Questo racconto lultimo pubblicato su La Cittadella; siamo nel dicembre del 1947 ed entro pochi mesi il quindicinale costretto a chiudere e le molte idee dei redattori su altri possibili testi della Tedeschi e di altri promettenti autori sono da abbandonare. 2.3.4.2. La variet delle scelte: poesia La prima poesia pubblicata nella rivista una libera versione di Mario Tassoni di una poesia di Rimbaud,260 Testa di fauno,261 scritta attorno al 1871. La scelta di Tassoni cos spiegata:
La poetica di Rimbaud, infatti, rientra in quella linea letteraria del decadentismo (Baudelaire - Mallarm - Verlaine - Rimbaud - Lautramont) che giunge fino al surrealismo: donde la sua attualit, da collocare accanto allaltra, perenne, dei suoi momenti poetici.262

260

Arthur Rimbaud, la cui prima raccolta pubblicata nel 1898, sette anni dopo la sua morte, concentra la sua produzione poetica tra il 1870 e il 1873, a Parigi, dove conosce Verlaine che lo porta al successo. La sua intera produzione letteraria pubblicata a Parigi nel 1946 nella collezione Bibliothque de la Pliade dalla casa editrice Gallimard, probabilmente grazie a questa pubblicazione i redattori de La Cittadella vengono a conoscenza dellopera del poeta francese. 261 Ecco la traduzione di Tassoni: Tra le spesse foglie, scrigno di verde e doro/tra le spesse tintinnanti, fiorite/di splendide stelle (vi dorme il fringuello),/stralciando il ricamo squisito, un fauno//acceso, attento alle voci, ha mostrato i suoi occhi/e morde con denti voraci i fiori che paiono in fuoco;/ sangue-brunito cos come un vino,/le sue labbra si spaccano in risa sotto le foglie.//E quando fuggito, leggero,/trema il suo riso ancora ad ogni foglia;/lha spaventato il fringuello,/la voce del bosco, che torna al suo nido. E la traduzione dello studioso Marco Vignolo Cargini: Nel fogliame, scrigno verde macchiato doro,/nel fogliame incerto e fiorente/di fiori splendidi dove il bacio dorme,/vivace squarciando lo squisito ricamo,// un fauno spaventato mostra i suoi due occhi/e morde i fiori rossi con i suoi denti bianchi./Bruno e sanguinante come un vino vecchio,/il suo labbro scoppia in risa sotto i rami.//E quando fuggito - come uno scoiattolo -/il suo riso trema ancora in ogni foglia,/e si vede impaurito da un ciuffolotto/il Bacio doro del Bosco, che si raccoglie. 262 Mario Tassoni, Testa di Fauno, La Cittadella, n. 3, 20 marzo 1946, p. 3.

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Nel numero 4 vengono pubblicate due poesie di Elio Filippo Accrocca; la prima si intitola Compagno263 ed stata scritta dal poeta nel 1944, la seconda, Dove nasceranno agavi264 risale al 1945. Elio Filippo Accrocca, nato a Roma, allievo di Ungaretti, vive il dramma della guerra e scrive poesie legate al tema della morte e della distruzione che, composte tra il 1942 e il 1947, vengono inserite nella sua prima pubblicazione Portonaccio, pubblicata nel 1949. Le poesie inviate alla redazione de La Cittadella265 si legano al filone del neorealismo, ma risentono dellinfluenza in parte dellinsegnamento ungarettiano e dellermetismo. Lo stesso vale per i versi pubblicati nellottavo numero della rivista; entrambe le poesie, Dona piet questore266 e I figli della prostituta 267, risalgono al 1945, e trattano il tema della memoria, intrecciando il realismo delle immagini della distruzione causata dalla guerra con metafore e immagini a tratti ermetiche. Ancora Accrocca protagonista della pagina letteraria del luglio 1946

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Porto dentro di me/lultima voce del compagno/caduto senza rimpianto,//la custodisco come una tomba.//Allora di pregare/consumer questultima parola/simile al silenzio delle ciglia://(del tuo gesto/ festeggeremo alfine lumilt)//compagno. Elio Filippo Accrocca, Compagno, La Cittadella, n. 4, 5 aprile 1946, p. 3. 264 Ho visto stagioni tramutare/sui campi della tua casa,/il fango diventare polvere ai greti,/le zolle germogliare orzo e serpi.//Estate, stagione di passanti/che lasciano fumo alle spalle arse/e polvere sollevano ai carretti.// - tempo di tornare da mio padre -/Non posso restare quass/dove tutto intatto, bisogna/che torni alla contrada Mannarina/dove rami germogliano frutta con foglie dolivo.//(Che importa/se non avr la casa danteguerra)./Sulla mia terra il vento ha seminato/fili di morte, gli uomini lasciarono/mine tra i solchi. Ho paura/di battere le rdole dei boschi.//Mi sieder alla soglia della stalla,/ attender che lanitra selvaggia/si spiumi sopra il tetto.// l che torner/dove nasceranno gavi sui morti/ sepolti fra i detriti dei cavalli. Elio Filippo Accrocca, Nasceranno gli agavi, La Cittadella, n. 4, 5 aprile 1946, p. 3. 265 Proprio Gian Carlo Pozzi, uno dei curatori della pagina letteraria della rivista, ha il merito di scoprire per primo il talento di Accrocca grazie a un dattiloscritto avuto per caso in lettura nel dicembre 1945. Gian Carlo Pozzi, La Cittadella mi piace moltissimo, Sei lettere inedite di Pier Paolo Pasolini, Studi e ricerche di storia contemporanea, n. 44, dicembre 1995, p. 58. 266 Intera rinasce/la parola nelluomo.//Anche i fanali tornano/stasera a illuminare/le case sinistrate.// Dona piet questora/udire i grilli immobili impazzire./(Da quanto tempo non vedevo pi/rinascere di giugno i malanzani/nellorto di mio padre).//Torner/con la memoria dun tempo/sui sassi del quartiere senza averne/pi pena: un pellegrino/avr cura di porgere due fiori/sui ruderi spaccati dallortica. Elio Filippo Accrocca, Dona piet questora, La Cittadella, n. 8, 20 giugno 1946, p. 3. 267 Forse dormiremo nella terra del sud/sconfinata e ignota, libera duomini,//nel purgatorio deglitaliani potremo/riposare dopo una giornata di sabbia/rimossa per la piantagione di patate.//Andremo io e te soli della nostra famiglia:/non ruberemo pi, non venderemo pi Camel.//Forse dormiremo laggi, senza sentire/nostra madre prostituirsi ogni notte. Elio Filippo Accrocca, I figli della prostituta, La Cittadella, n. 8, 20 giugno 1946, p. 3.

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con le poesie Sfiora dal mallo un sorriso268 e Altra voce di te,269 dedicate a una figura femminile. Nel numero 8 lattenzione rivolta anche alla poesia straniera: una poesia di Bcquer accompagnata da una breve introduzione sullautore che ne delinea i tratti salienti della vita e dellopera poetica. Lo spagnolo considerato un maestro poich:
simbolizza i sentimenti amorosi e malinconici che si annidano in ogni anima, tutto quel mondo lirico che il Poeta espresse con la chiarezza eccezionale dellarte pura e sempre con laristocratica dedizione del suo spirito. Di lui dissero i fratelli Quintero che tutta la sua poesia lume di luna.270

Le poesie271 scelte per la pubblicazione su La Cittadella sono entrambe legate al tema amoroso e tratte dalla raccolta Rimas. Linteresse per la poesia torna nel numero del 5 ottobre, nel quale accanto al racconto Trasporto misto di Kostler pubblicata la poesia La chitarra272 di Federico Garcia Lorca tradotta da Myriam Pellegrinelli. La canzone, pubblicata per la prima volta nel 1932 nella raccolta Poema del Cante Jondo, composta tra il 1921 e il 1922; i versi brevissimi e ripetitivi realizzano un ritmo incalzante che ricorda la musicalit andalusa e trasmette una grande forza comunicativa. Ancora pi innovativa la scelta di pubblicare alcune poesie della raccolta Choix de Pomes di Robert Desnos tradotte da Corrado Terzi. A introdurre le poesie pubblicato un saggio di Georges Hugnet, tradotto anchesso da Terzi, nel quale si elogia il poeta
268

Non ha parole il suo profilo derba/disteso sulle foglie a trasparire/nel sole grandi sogni.//La sfiora memoria di chiare stagini/che versano frutta da grembo.//La bocca ha sapore di mandorla verde/che sfiora dal malo un sorriso. Elio Filippo Accrocca, Sfiora dal mallo un sorriso, La Cittadella, n. 11, 20 luglio 1946, p. 3. 269 Altra voce di te, altro respiro/sulle mie mani docili ai segreti/della tua bocca. Indugia ancora il sonno/ ai tuoi capelli immobili (ti so/nel volto rovesciato: la misura/del labbro un gioco dombra prodigioso).// Ma non mi nutro pi della tua voce/e del tuo labbro non respiro pi/le sillabe dei giorni./Siamo ormai/cos distanti che a passarti accanto/non oso distenderti la mano. Elio Filippo Accrocca, Altra voce di te, La Cittadella, n. 11, 20 luglio 1946, p. 3. 270 Pellegrinelli Myriam, Versioni da Bcquer, La Cittadella, n. 8, 20 giugno 1946, p. 3. 271 Rimas, IX: Bacia laura che geme dolcemente/Le onde lievi che per gioco sfiora;/Bacia il sole la nube dOccidente/E di porpora e doro la colora;/Intorno al ceppo la fiamma ardente/Per baciare altra fiamma si protende,/Ed anche il salice, curvando le fronde, Al fiume che lo bacia un bacio rende. Rimas, XXI: - Cos Poesia? - mi chiedi mentre fissi/La tua pupilla azzurra nella mia./- Cos Poesia? E tu me lo domandi?/Poesia... sei tu. 272 Traduzione di Myriam Pellegrinelli: Comincia il pianto/della chitarra./Le coppe dellalba/ sinfrangono./Comincia il pianto della chitarra. inutile/farla tacere./Impossibile/farla tacere./Piange monotona/come piange lacqua,/come piange il vento/sopra il nevaio./Impossibile/farla tacere./Piange per cose/lontane./Arena del Sud ardente/che cerca camelie bianche./Piange faccia sperduta/la sera senza domani/e il primo uccello morto/sopra il ramo./Oh, chitarra!/Cuore trafitto/da cinque spade, Federico Garcia Lorca, Chitarra, La Cittadella, n. 16, 5 ottobre 1946, p. 3.

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francese;273 tra i primi surrealisti, egli utilizza la scrittura automatica come principale strumento di ricerca della conoscenza delluomo e la cui opera consacrata dalle immagini pi libere e ardite. I primi scritti di Desnos sono caratterizzati da nichilismo dellessere e del linguaggio, come a voler rinnovare la poesia dalle fondamenta; in seguito, dopo il distacco dai surrealisti e linizio di una vita appartata, si dedica alla radio, al giornalismo e al cinema, fino al 22 febbraio 1944, giorno in cui deportato nei campi di Compigne, Auschwitz, Buchenwald, Flossenburg e infine a Floha dove rimane un anno. La poesia Suol di Compigne risale al 1944 e si inserisce, nonostante la sua particolare forma che la rende simile a una sceneggiatura, nella tradizione della poesia francese legata alla guerra, alla quale appartengono, ognuno con una propria declinazione, famosissimi poeti come Rne Char, Paul Eluard, Michel Leiris, Pierre Emmanuel e molti altri. Nel numero 1 del 1947 i redattori scelgono di pubblicare tre liriche di Silvio Catalano, un poeta di origini abruzzesi scoperto da Giovanni Papini e Ardengo Soffici prima della guerra e poi presto dimenticato dalla critica. Catalano, di ritorno dal Fronte, dove combatte come ufficiale di fanteria, si stabilisce a Milano e, dopo essersi dedicato per alcuni anni al giornalismo, fonda la rivista Difesa della poesia.274 Pubblica le sue poesie nelle raccolte La fiera delle donne, Canzoni della discordia, e Sette sassi, ma molte sue composizioni restano inedite, cos La Cittadella decide di pubblicare tre sue liriche inedite: Ripresa, Musica segreta della dolce notte e Lampade a terra. Il protagonista della pagina letteraria de La Cittadella del numero 3 del febbraio 1947 Raffaello Marchi, del quale pubblicata la poesia intitolata Altra speranza non vola, composta nel 1938. Nel maggio 1947 su La Cittadella pubblicato un interessante saggio sulla poesia spagnola; particolare attenzione rivolta allopera del poeta di origini andaluse Juan

273

Nemico di ogni dispotismo, aveva finito per convincersi che la grandezza di unopera e di una vita si fondano unicamente sul valore personale e sulla totale libert del suo sviluppo. Georges Hugnet, Georges Hugnet su Robert Desnos, La Cittadella, n. 17, 20 ottobre 1946, p. 3. 274 Le riviste dedicate alla poesia che fioriscono nel secondo dopoguerra sono numerosissime. Alla redazione de La Cittadella scrive La strada una rivista romana di poesia contemporanea diretta da Antonio Russi per chiedere ai redattori una possibile collaborazione: diffusa oggi in Italia, la sensazione che vi debba essere un mutamento nella poesia. Si concorda in genere nel ritenere che non sia pi possibile n accettabile la poesia chiusa, oscura ed ambigua di ieri. Tuttavia non si avuto fino a oggi nessun movimento o organo letterario in cui questa sensazione fosse qualcosa di pi facile biasimo del passato. Lettera dalla redazione de La Strada a quella de La Cittadella, fondo La Cittadella, faldone 1, b.a, fascicolo 1, protocollo 81.

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Ramn Jimnez. Il saggio di Nino Fugazza sottolinea la scarsa popolarit della letteratura spagnola moderna in Italia nonostante i critici si siano impegnati nellanalisi e nella traduzione di molte opere iberiche.275 Egli suggerisce agli interessati la lettura di un volumetto della collana Fenice edita da Ugo Guanda in cui il critico Francesco Tentori276 propone una scelta di poesie di Juan Ramn Jimnez, considerato la figura pi rappresentativa di tutto un orientamento poetico,277 poich rivelano linfluenza della corrente simbolista nellopera dello spagnolo che mantiene comunque uno stile sempre libero e personale. In Jimnez lelemento musicale dominante, i metri tradizionali vengono abbandonati molto presto per lasciare spazio a versi liberi, pi semplici, come afferma lo stesso autore:
Semplice intendo ci che si ottiene con meno elementi: spontaneo ci che creato senza sforzo.278

Levoluzione delle opere poetiche dellautore muove verso la ricerca della perfezione formale attraverso la continua revisione del lessico, verso la ricerca delleternit, nel tentativo di identificarsi con il bello delloggetto contemplato: il poeta afferma, nel 1881, che la sua poesia ansia di eternit, ansia di oggettivarsi al di l del tempo e della natura per trovare la libert. Nino Fugazza, dopo aver suggerito la lettura del saggio di Tentori, ne critica alcune interpretazioni; laccostamento tra Jimnez e poeti francesi quali Mallarm e Valery, nonostante alcuni elementi comuni per quanto riguarda la posizione spirituale e di ricerca, inopportuno; infatti la poesia dello spagnolo si mantiene sempre legata alla concretezza della vita, alla interpretazione della realt, evitando il concettismo

275

Ad esempio al 1941 risale la pubblicazione di Lirici Spagnoli di Carlo Bo, presso la casa editrice Corrente di Milano. 276 In un altro saggio Tentori descrive in questo modo la poesia dello spagnolo: tesa fra intelligenza e passione, tra estasi e domanda, fra le tentazioni opposte ma in essa complementari della bellezza sensibile e dellastrazione, infine tra natura e spirito, la poesia juanramoniana una presenza ineguagliabile nel paesaggio poetico novecentesco. A cura di Francesco Tentori Montalto, Juan Ramn Jimnez, Antologia poetica, Guanda, Parma 1988. 277 Angel Valbuena y Prat, Historia della literatura Espaola, Barcellona 1937, in Nino Fugazza, Poesie di Jimnez, La Cittadella, n. 7-10, 15 aprile - 30 maggio 1947, p. 4. 278 Juan Ramon Jimnez, Estetica ed Etica estetica, Poesia V, Mondadori, Milano 1946.

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metafisico dei francesi.279 Fugazza lamenta la critica sintetica e per allusioni di Tentori e insiste sulla necessit di unanalisi che sposti lattenzione sulle differenze pi che sulle analogie tra gli autori. A dimostrazione della sua tesi sulle innumerevoli differenze fra Jimnez e i poeti francesi Nino Fugazza propone e ottiene la pubblicazione di un altro saggio sullautore nel numero successivo della rivista. Attraverso lanalisi di alcuni versi delle poesie di Jimnez il redattore conclude che lirriducibilit dei temi e dello stile a canoni precisi dimostra la novit dello spagnolo. Definire implica limitare, mentre la poesia di Jimnez aperta, in essa la memoria si fa presente e la vita si trasforma in parola, la realt si concretizza nel verso. Interessante la riflessione introdotta alla fine del saggio di Fugazza: egli afferma che, tra la traduzione letteralmente fedele e quella libera, Tentori ha optato per una via di mezzo che, a suo parere, non la migliore:
Da una parte infatti - qualora cio il suo lavoro avesse avuto semplicemente come scopo di portare il lettore non troppo agguerrito nelle lingue a una migliore comprensione letterale del testo - potremmo rimproverargli parecchi inutili tradimenti; dallaltra - nel caso che il suo tentativo avesse mirato a ricreare in italiano queste mirabili testimonianze duna sofferta avventura poetica - non si pu non rivelare la completa carenza nei risultati ottenuti di quella autonomia di voce e di movimenti che sola potrebbe attestarne la validit. 280

Lattenzione al tema della traduzione di estrema importanza, soprattutto nellambito della poesia, ed necessario sottolineare come la scelta dei redattori sia sempre legata alla traduzione libera, come dimostrano i confronti fra le traduzioni dei redattori riportate nelle pagine precedenti con quelle di alcuni contemporanei che si affidano alla traduzione letteraria.
279

la vita suppone e supporta questultima condizione dellopera, del libro ideale di Mallarm: senonch per chi andato oltre Un coup de ds ha dovuto credere nelleco infinita, nelleterna facolt di metamorfosi della parola; ogni parola era il segno duna musica infrenabile e paurosa, era la dissipazione di qualunque segno, di qualunque probabilit umana. La parola forse vinceva lansia costante della memoria, era un limite di disordine mentre la pagina bianca otteneva lalto simbolo dellessenza stessa, limmagine della poesia. Jimnez pu mantenersi nellonda della sua opera, nelle fasi della sua poesia: resiste nel grado probabile di quella vita immediata. la memoria domina la parola e la frase, non lo allontana da s nella miracolosa ma durissima assenza di Mallarm. Carlo Bo, La poesia di Juan Ramon Jimnez, Rivoluzione, Firenze 1941, cit. in Nino Fugazza, Poesie di Jimnez, La Cittadella, n. 7-10, 15 aprile - 30 maggio 1947, p. 4. 280 Nino Fugazza, Appunti di lettura, poesie di Jimnez, La Cittadella, n. 11, 15 giugno 1947, p. 4.

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Nel numero 12 sono pubblicate, senza alcuna introduzione, tre poesie, I morti sanno dacre di Elio Filippo Accrocca, Una tua sera di Gaio Fratini281 ed Estate 1946 di Daria Menicanti. Versi brevi e tema drammatico per Accrocca, che scrive la poesia nel 1944, versi pi lunghi e prosastici con descrizioni realistiche della vita lavorativa per Fratini, la cui opera risale al 1945, e un tono allegro e sommesso per la Menicanti. Tre poesie poste in ordine cronologico, che dimostrano il cambiamento nellanimo degli italiani: dallangoscia legata alla morte e alla distruzione della guerra alla gioia di una pace ritrovata.282 lo stesso Gaio Fratini a presentare un nuovo autore, Sabatino Ciuffini, nel settembre 1947; ci che lo interessa del poeta lamore per la propria terra espresso attraverso il ricordo mitico dei luoghi della giovinezza. Unaltra dote che Fratini apprezza del poeta aquilano il suo reale distacco dallatmosfera della Strada:283 la sua opera poetica deriva dallesperienza personale, non legata alla suggestione di un cenacolo, al sentito dire. Le poesie scelte per la rivista tratte da Lettere Romane, lopera pi importante del poeta, esprimono una potenza drammatica immediata utilizzando la parola al contempo concreta e sentimentale; il lavoro di Ciuffini:
potr dirsi in un prossimo domani veramente nuovo: un lavoro paziente, tranquillo, fatto da un umile cuore che ha avuto la forza di tenere gli occhi ben fermi sulle cose, fino alla morte di tutti i falsi idoli e di tutti gli arbitrari miti. 284

Al lettore provveduto i redattori destinano lapprofondimento Poesia negra americana di Giuseppe Ravasio. Egli propone poesie di tre autori: il primo Langston Hughes, che secondo Ravasio il poeta di colore in grado pi di tutti gli altri di trasmettere il carattere e la psicologia della propria comunit, al punto di utilizzare il dialetto in alcuni sui componimenti; la seconda figura analizzata quella di Gwendolin
281

La poesia di Fratini generalmente legata a un realismo grottesco, come dimostra unaltra poesia pubblicata nel numero de La Cittadella dellagosto 1947: La diva solitaria che lasciava/affondare le ruote della macchina/sulla riva del mare, limprovviso/suo grido quando lontana io la vidi/da unirreale nudit risplendere://a un pescatore povero di quelli/che sempre a riva restano fu dato/questa sera narrare di una pallida/luce che trema ancora lungo il mare. Gaio Fratini, Corinna, n. 15-16, La Cittadella, 15-30 agosto 1947, p. 7. 282 Ecco un segmento della poesia di Daria Menicanti molto diversa da quelle precedentemente proposte dai redattori: Oggi allinea lestate ai marciapiedi/le serene tavole dei bar/dei calici arguti rinnova le grazie./Oh, una beata bibita li colmi/ai superstiti vivi!. Daria Menicanti, Estate 1946, La Cittadella, n. 12, 30 giugno 1947, p.3. 283 Gaio Fratini, Poeti doggi: Sabatino Ciuffini, La Cittadella, n. 17-18, 15-30 settembre 1947, p. 7. 284 Ibidem.

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Bennet, autrice di poemi in cui il problema della razza presentato con sicura indipendenza e superiorit;285 la terza descrizione dedicata a Claude Mc Kay, giamaicano ideatore dei sonnet-tragedies, in contrapposizione con i sonetti inglesi, che si pone in aperta ribellione nei confronti delle ideologie razziste. Nello stesso numero Prampolini dedica un saggio alla poesia inglese sulla guerra di Spagna; egli analizza unantologia bilingue di poesie pubblicata a Buenos Aires nel maggio del 1947 in cui nel prologo si sostiene lintensa partecipazione dei poeti inglesi alla causa della libert spagnola e la possibilit di fare propaganda attraverso la poesia ispirata alla solidariet umana e alla lotta contro la violenza e le ipocrisie. Lantologia composta da una ventina di poesie di altrettanti poeti che documentano un mondo di esperienze, di convinzioni e di intenzioni morali preludio di quello della Resistenza;286 dalle liriche la guerra di Spagna sembra una specie di tragica prova generale della seconda guerra mondiale: i versi esprimono loppressione della prigionia, il dolore della morte, la paura della persecuzione. La pagina letteraria del numero del novembre 1947 quasi interamente dedicata a un lungo saggio di Nino Fugazza sulla traduzione delle poesie di Gide. Dopo la descrizione del percorso poetico di Gide, dal primo libro anonimo Les cahiers dAndr Walter del 1891, composto da prose poetiche in chiave simbolista e rivolto alla descrizione allusiva della lotta delluomo contro la carne, alla pubblicazione del Thesee, Fugazza pone in risalto il lato pi umano e affettivo del poeta legato allamore pederastico per la cugina Emmanule, incarnata in molti suoi personaggi femminili. Fugazza precisa che il suo saggio scritto prima di venire a conoscenza dellattribuzione del premio Nobel a Gide e si domanda se la giustificazione del ritardo dellattribuzione del conferimento dellimportante riconoscimento non sia dovuta a queste parole dellautore:

285

Ecco un segmento della poesia della Bennet: Oh, little brown girl, born for sorrows mate,/Keep all you have of queenliness,/Forgetting that you once were slave,/And let full lips laugh at Fate. Nella traduzione di Nino Maffioli pubblicata su La Cittadella: O piccola bambina negra, nata compagna del dolore,/Serba tutta la tua regalit/E dimenticando dessere stata schiava,/Ridi al Fato a bocca spalancata. Giuseppe Ravasio, Poesia negra americana, La Cittadella, n. 19-20, 15-30 ottobre 1947, p. 4. 286 Giacomo Prampolini, Poesia inglese della guerra di Spagna, La Cittadella, n. 19-20, 15-30 ottobre 1947, p. 5.

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Au bout de peu de temps, il semble que le tranchant de toutes le penses nou velles smousse; dautre part, une sorte daccoutumance permet de les manier sans plus craindre de sy blessr.287

Giosu Bonfanti nel dicembre 1947 dedica un articolo alla presentazione dellEupalinos del poeta francese Valery. Il carattere meditativo del libro dovuto alla scelta della forma del dialogo platonico, che arricchisce lopera di classicit e ne sottolinea lintento problematico essenziale. Linizio del dialogo ambientato nel mondo dei morti, Socrate vaga solo, lontano dalle ombre dei defunti, poi raggiunto da Fedro con il quale si lamenta della monotonia dellesistenza nel mondo dei morti dove il tempo scorre senza mutamenti; Socrate esprime nostalgia per il corpo, nel quale un tempo ha visto un carcere, e ripensa agli uomini intenti in molte attivit. Fedro gli parla di Eupalinos, un architetto che cerca nella forma delle opere che progetta la bellezza e larmonia; esistono architetture che sembrano essere il proseguimento degli elementi naturali dellambiente in cui si collocano e altre che traducono le aspirazioni dellanima, proprio in queste si pu leggere lanalogia tra architettura e musica, le due arti perfette ed essenziali. Bonfanti si chiede come si possa legare questa conclusione allarte di Valery che , ovviamente, la poesia; egli crede che la conclusione che la poesia non sia larte per eccellenza sia dovuta al fatto che secondo Valery loperare delluomo conta pi dei mezzi da lui adoperati e dai risultati raggiunti. Nello stesso tempo Valery sembra rimproverare indirettamente a Socrate la mancanza di concretezza, ma lo stesso filosofo che spiega le intuizioni di Eupalinos: resta il linguaggio lorgano di mediazione fra tutte le espressioni artistiche delluomo. Ancora Bonfanti firma un interessante approfondimento sulla poesia La terra desolata di Thomas T. Eliot, apparsa nel 1922. Bonfanti afferma che secondo Eliot il mondo contemporaneo avviato alla decadenza morale, religiosa e sociale, tutto si muove in un interminabile e ripetitivo circolo di morte e rinascita, per questo il poeta rinuncia allazione. Il poema, di 433 versi, passa da osservazioni analitiche a visioni universali, ma senza mai riuscire a:

287

Traduzione: Alla fien sembra che la durezza dei pensieri si moderi; daltra parte una sorta di accomodamento mi permette di tenerlo tra le mani senza temere di ferirmi. Nino Fugazza, Traduzioni da Gide, La Cittadella, n. 21-22, 15-30 novembre 1947, p. 3-4.

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riconnetere perfettamente le cose - cio a mettere in sesto le sue terre - a conoscere soltanto, senza vivere, e queste perch le sue parole riproducono infinitamente linesauribile ciclo delle trasformazioni di vita in morte e di morte in vita e in esso lo precipita.288

Nel penultimo numero de La Cittadella i redattori offrono ai propri lettori tre delle cinque poesie di Gino Baglio premiate al concorso di poesia San Babila nel 1948. Baglio, giovane e promettente poeta con alcune opere gi pubblicate su Meridiano di Roma, LUnit e Il Politecnico, utilizza versi lunghi e prosastici, dotati di immediatezza espressiva e profonda moralit. Lultimo numero de La Cittadella ospita due poesie di Elio Pagliarani, poeta di origini romagnole che in quegli anni, appena diciottenne, si trasferisce a Milano, dove inizialmente lavora come impiegato, poi come maestro in scuole private, e scrive per alcune riviste. Pagliarani pubblica le sue prime poesie nel 1954 nella raccolta Cronaca e altre poesie. I redattori de La Cittadella offrono ai propri lettori opere ancora inedite di un autore che avr grande successo negli anni successivi.289 I versi, che risalgono al 1946, sono lunghi e irregolari, i lessemi utilizzati sono quelli tipici del linguaggio quotidiano e concreto, denso di costrutti idiomatici e strutture proverbiali, e dimostrano di volere sviluppare al massimo la funzione fatica: la poesia secondo Pagliarani fatta per essere letta e recitata, dunque egli abbandona il modello simbolista ermetico per lasciare spazio a una poesia in narrazione. 2.3.4.3. Riflessioni sulla cultura e gli intellettuali Oltre a racconti, poesie e saggi di approfondimento relativi agli autori di cui sono proposte le opere, la pagina letteraria de La Cittadella ospita anche numerosi articoli di riflessione sul mondo letterario e culturale italiano e sul ruolo degli intellettuali. Il primo che necessario citare in questa breve rassegna degli articoli della rivista quello intitolato Una rivista internazionale, scritto da Carlo Felice Venegoni. Egli
288

Giosue Bonfanti, La terra desolata di Thomas S. Eliot, La Cittadella, n. 1-4, 15 gennaio - 29 febbraio 1948, p. 6. 289 Con la stesura del poemetto La ragazza Carla, scritta tra il settembre 1954 e lagosto 1957, Elio Pagliarani conquister latteso successo; Alfredo Giuliani lo definisce reinventore della narrazione in versi e inserisce nella prestigiosa antologia Novissimi la sua opera, insieme con poesie sue, di Edoardo Sanguineti, Antonio Porta, Nanni Balestrini, tutti futuri esponenti della neoavanguardia del Gruppo 63 che nasce nel 1963 in seguito a una riunione tenutasi a Palermo tra un nutrito gruppo di intellettuali italiani.

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afferma che alla maggior parte delle riviste di cultura italiane manca la coscienza del problema della dinamicit necessaria perch esse siano sempre innovative. La cultura letteraria non in grado di adattarsi alla realt contemporanea ed per questo necessario esortare gli uomini di cultura a collaborare tra loro affinch la cultura diventi effettivamente la vera coscienza di una societ mondiale.290 Una delle uniche esperienze editoriali che si posta come obiettivo quello di diventare una rivista internazionale la fiorentina Inventario diretta da Renato Poggioli,291 un intellettuale in grado di liberarsi dal vincolo nazionalista e di diffondere spirito di innovazione, e da Luigi Berti. Inventario una rivista che si propone di pubblicare articoli informativi e rubriche relative alla cultura nei paesi stranieri292 e proprio per questo raccomandata ai lettori del quindicinale bergamasco da Venegoni, sicuro di portare a loro conoscenza una rivista che si sottrae decisamente ai difetti e al provincialismo della nostra cultura.293 Unaltra riflessione sulla cultura italiana, sempre a firma di Venegoni, si trova nel numero 15 del settembre 1946. Il redattore afferma che il Risorgimento italiano sempre stato visto solo sotto determinati aspetti legati alla mentalit umbertina e deamicisianamente scolastica;294 molti testi che caratterizzano laspetto rivoluzionario di quegli anni sono dimenticati, come ad esempio quelli di Pisacane, Carutti, Cattaneo, che evidentemente, secondo Venegoni, dispiacevano ad alcuni uomini di potere. Nei riguardi del Risorgimento italiano ci sono una serie di convinzioni da sfatare cos come si impegna a fare Carlo Cordi per la casa editrice Leonardo di Milano; egli nella collezione Testi del risorgimento ripubblica opere poco note come Le dieci giornate di Brescia di Correnti, Le memorie politiche di Orsini, Del Governo libero di Carutti, che nel 1946 acquisiscono una imprevedibile attualit, e dimostra cos grande seriet di intenti e d un importante contributo di imparzialit nella revisione del periodo risorgimentale.
290 291

Carlo Felice Venegoni, Una rivista internazionale, La Cittadella, n. 9-10, 5 luglio 1946, p. 6. Poggioli un intellettuale cosmopolita e uno dei migliori slavisti dellepoca, dal 1938 al 1946 vive in America dove presta servizio nellesercito e poi insegna ad Havard e allUniversity of Chicago. 292 Il comitato redazionale di Inventario cos composto: letteratura e cultura inglese: T. S. Eliot; letteratura e cultura americana: Harry Levin; letteratura e cultura francese: Henty Peyre; letteratura e cultura russa: Vladimir Nabocov; letteratura e cultura tedesca: Herbert Steiner; letteratura e cultura spagnola: Pedro Salinas; letteratura e cultura polacca: Manfred Kridl. Il primo numero contiene anche scritti di Mann, Valery, Borgese, Poggioli, Perse. 293 Ibidem. 294 Carlo Felice Venegoni, Testi del risorgimento, La Cittadella, n. 15, 20 settembre 1946, p. 3.

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Carlo Doglio nel numero 21 del 1946 dedica un lungo saggio dal titolo Letteratura e politica nella seconda met dellottocento a Luciano Anceschi. Doglio constata limpopolarit della letteratura italiana in Italia nella seconda met dellOttocento: le classi povere non sanno comprendere il linguaggio dei saggisti e la classe media non esiste, cos il potere divulgativo delle opere nullo. In La narrativa ha un limite Giuseppe Del Bo295 recensisce il libro di Vittorini intitolato Il Sempione strizza locchio al Frejus. Secondo Del Bo Vittorini ha assorbito la semplicit della narrazione, il realismo e lambientazione dagli americani, ma questi elementi nella sua prosa acquisiscono un significato completamente diverso: nel le opere del direttore de Il Politecnico la semplicit si trasforma in simbolismo e astrazione, il narrare assume la dimensione della profondit:
non abbiamo pi limpressione di camminare lungo una strada tra passeggeri e figure, ma di assistere a una costruzione intorno ad un punto fisso, che si eleva architettonicamente davanti agli occhi nostri.296

Del Bo afferma che il romanzo di Vittorini un superamento del romanzo a tesi: infatti non lautore che sceglie i personaggi per proporre una sua visione del mondo, ma sono i personaggi a scegliere lui, egli presta loro la sua esperienza, il suo ambiente e le sue considerazioni. Per questi motivi le accuse fatte da alcuni intellettuali al romanzo sono insignificanti, esse attribuiscono a unopera nuova critiche vecchie. Giulio Cattaneo dedica alla pagina culturale un articolo intitolato Ultimi intellettuali in cui sostiene che gli uomini di cultura in Italia, pur credendo di poter essere innovativi, vivono nellimmobilismo, polemizzano contro gli uomini del passato, ma non sanno essere diversi da essi, accusano la vecchia critica, ma non sanno fare critica diversa. Gli ultimi intellettuali, quelli pi giovani, hanno solo il ricordo della guerra, per

295

Giuseppe Del Bo contattato dalla redazione grazie a Carlo Doglio che scrive di lui: un mio amico, Giusepper Del Bo, che un giovane (o non sar lora di dire un uomo) veramente saldo e preparato, allievo di Buonaiuti e comunista, ma di un comunismo sano e mosso (scrive col nome di Karbin su Giovent Anarchica, lo avrete certo notato) desidererebbe mettersi in contatto con voi, sia di scrittura che di oratoria. Badate che un uomo che vale la pena di seguire, avversatissimo nelle gerarchie sacerdotali (ex teologo, scomunicato; e sapete le persecuzioni di cui la Chiesa maestra), e mal visto anche dal P.C. che non comprende come non si possa essere a un tempo comunisti e cattolici (anzi religiosi, no?). Lettera di Carlo Doglio alla redazione de La Cittadella del 9 settembre 1946, fondo La Cittadella, faldone 1, b.a, fascicolo 1, protocollo 125. 296 Giuseppe Del Bo, La narrativa ha un limite, La Cittadella, n. 11, 15 giugno 1947, p. 3.

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cui o sono rimasti adolescenti o sentono troppo la fine e filtrano le proprie letture di unessenza di amarezza.297 Un lungo saggio di Giulio Preti occupa due pagine del numero de La Cittadella dellagosto 1947 intitolato Polemiche sulla cultura, in cui riflette sulla partecipazione degli intellettuali alla vita politica e sul significato politico dei fatti di cultura. Secondo Preti la cultura ha responsabilit umana e la valutazione etica di un fatto culturale si pu fare solo sulla base di un fatto estrinseco rispetto al fatto stesso. Inoltre ogni fatto filosofico, artistico, scientifico la traduzione di un problema umano e, poich luomo socievole, un problema sociale. Ogni atto di cultura anche atto sociale, quindi educa i cittadini: se vero che la societ responsabile della cultura, pure vero che la cultura responsabile della societ.298 Dopo queste dichiarazioni Preti prende in considerazione alcuni esempi di polemiche dei mesi precedenti, la pi interessante delle quali quella tra Vittorini e Togliatti. A molti comunisti Il Politecnico non piace e lo affermano in modo esplicito; Vittorini, convinto fautore della partecipazione della cultura alla vita politica, non tanto per difendere la rivista, quanto per spiegare lequivoco e chiarire la sua posizione, d origine erroneamente alla polemica. Vittorini in un articolo sostiene che la politica si divide in due periodi, uno qualitativo e uno quantitativo in cui si ha un profondo e rapido rinnovamento della societ; in questo secondo periodo per lo scrittore gli intellettuali devono mettersi al servizio dei politici, mentre nel primo gli spetta un compito rivoluzionario e creativo. Togliatti non accetta questa distinzione e Vittorini risponde affermando di non essersi espresso in modo chiaro, ma il problema di fondo secondo Preti che necessario comprendere che la cultura deve essere sempre creatrice, rivoluzionaria e innovatrice, in caso contrario non cultura ma mestiere. Secondo Preti:
Ma basta, come sembra credere Vittorini, avere il senso della crisi, denunciare la crisi, dipingerla e rappresentarla per essere progressivi? Evidentemente no: denunciare la crisi significa soltanto non essere ottusi. [...] Quello che conta il raggiungere la soluzione della crisi, lanticiparla con la fantasia, lelaborarla con lintelletto, il realizzarla con lazione pratica;

297 298

Giulio Cattaneo, Ultimi Intellettuali, La Cittadella, n. 12, 30 giugno 1947, p. 3. Giulio Preti, Polemiche sulla cultura, La Cittadella, n. 15-16, 15-30 agosto 1947, p. 5.

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ed questa la soluzione, e questa sola, vissuta intimamente, svolta, elaborata, realizzata (non soltanto utopisticamente sognata) che progressiva o reazionaria. Perch questa sola rinnova il mondo e lo cambia, lo muove e lo educa in quella direzione in cui essa si volge.299

Autonomia della cultura, unico articolo di Rosario Assunto pubblicato sulla rivista, riprende la discussione di Giulio Preti sul problema delle relazioni fra politica e cultura. Secondo Assunto la responsabilit della cultura deve essere giudicata nella cultura non nei suoi riflessi esterni; luomo di lettere, in quanto tale, non pu assumersi responsabilit politiche: lautonomia della cultura contro cui si scaglia Preti il principio della socialit per cui lintellettuale non si propone di educare, ma educa i suoi concittadini300. Egli critica Preti per alcuni suoi rimproveri ad Anceschi riguardo al suo disimpegno nel rinnovamento della cultura, per Assunto invece: lessere per s della cultura viene prospettato come il solo modo legittimo di essere per laltro.301 Alla fine del saggio lo scrittore sottolinea ci che a suo parere porta Preti a dare interpretazioni errate sul ruolo della cultura e degli intellettuali:
Sono i pesi morti del dogmatismo, del fanatismo che a volte conturba anche le menti pi lucide: e pi ci attristano quando li incontriamo in un discorso del quale assai diversi sono lindole e i moti. 302

La pubblicazione di questo saggio, in diretta contrapposizione con quello del redattore della rivista Preti, dimostra ancora una volta lapertura dei realizzatori de La Cittadella al dialogo e al confronto. Sullultimo numero de La Cittadella Luciano Amodio pubblica le sue considerazioni sul problema degli intellettuali in un articolo intitolato Cultura e societ. Amodio afferma che i rapporti tra cultura e societ non si risolvono sovrapponendo i due ordini di fenomeni e cercandone le identit, ma sviscerando a fondo le possibili corrispondenze particolari, che acquistano senso solo integrate tra loro. La cultura considerata dal saggista il prodotto di una struttura sociale, ma non coscienza, un dato storico che si lega alla realt e si inserisce nel processo storico; in quanto la societ una molteplicit legata a un insieme dinamico di rapporti, il fenomeno culturale non
299 300

Giulio Preti, Polemiche sulla cultura, La Cittadella, n. 15-16, 15-30 agosto 1947, p. 6. Rosario Assunto, Autonomia della cultura, La Cittadella, n. 21-22, 15-30 novembre 1947, p. 4. 301 Ibidem. 302 Ivi, p. 7.

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pu essere attribuito solo a una societ, ma anche a un determinato ceto, che si regola su una struttura economica fondamentale. La visione marxista di Amodio propone il metodo materialista come quello pi utile per interpretare i fenomeni culturali:
Il materialista, riducendo ogni sovrastruttura alle strutture fondamentali, trova che i singoli fenomeni culturali non si ricollegano direttamente [...] ma indirettamente, sul piano fenomenologicamente sottostante dei fenomeni economico-sociali. [...] Il materialismo unicamente sfugge alla deformazione prospettica in cui lidealismo invariabilmente cade nellanalisi dei fenomeni culturali del passato - falsa prospettiva che si pu riassumere in ingiustificate generalizzazioni, incompletezza di metodi, inobbietiva valutazione dei dati annichilimento della realt tempo e conseguente appiattimento unidimensionale della storia - il divenire concreto pietrificato in illusione dialettica.303

In ultimo Amodio sottolinea che gli intellettuali devono necessariamente capire che le forme di arte e di cultura sono tali perch storicamente prodotte, in caso contrario ogni analisi risulta viziata di un ingenuo idealismo. 2.3.4.4. Il lettore provveduto Una breve rassegna tra le segnalazioni letterarie proposte nella rubrica Il lettore provveduto necessaria per chiarire quanto vasto sia lorizzonte culturale della redazione.304 In precedenza si detto che nel primo numero della rivista i redattori consigliano la lettura di Croce, Anceschi, Russo, Moravia e Flora, mentre nel secondo numero sono pubblicati brevi segmenti del testo Les Lettres di Larnac e di Uomo di Anceschi, in cui si legge una riflessione interessante, pi volte ripresa negli anni di pubblicazione del qundicinale, sulluomo di lettere; il suo compito :

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Luciano Amodio, Cultura e societ, La Cittadella, n. 7-8, 15-30 aprile 1948, p. 3. Proporre una rubrica di consigli di lettura era tipico delle riviste dellepoca, ad esempio ne Il Politecnico di Vittorini si chiama La vostra biblioteca, ecco quali sono i consigli per i lettori: Leggere operazione difficile che vuole calma, tensione e disinteresse. Anche nella lettura, la quantit dissipa; val pi un libro con il quale si entrati in un autentico dialogo che non dieci libri letti distrattamente. Consigliamo inoltre i nostri lettori a corredare ogni lettura delle necessarie informazioni che inquadrano storicamente lopera stessa e il suo autore. Indichiamo, quando possibile, edizione economica, che si possano trovare anche sulle bancarelle dei libri usati. Elio Vittorini, Cultura e libert, saggi, note, lettere da Il Politecnico e altre lettere, Nino Aragno Editore, Torino 2001, p. 48.

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la volont continua e resoluta della ricerca della verit, come chiarezza della coscienza, di una coscienza, ripeto, ben salda e alerte contro le piacevoli illusioni e la costretta miseria del dogma [...]305

Nel terzo numero la rubrica propone un segmento di un articolo di Antonio Banfi306 pubblicato su Milano Sera in cui si spronano i giovani a dedicarsi al sapere scientifico; poche righe di un articolo di Maulraux pubblicato nel settembre 1945 su Mese in cui egli afferma che la letteratura americana lunica al mondo non fatta da intellettuali ma da uomini di grande coscienza tecnica, non storica. Il lettore provveduto torna nellottavo numero proponendo un articolo di Arienta intitolato Italianismo, apparso su Costume nel gennaio-febbraio 1946, in cui lautore critica chi sostiene che il fascismo imita il cattolicesimo; a suo parere il regime pi legato al controriformismo e ad alcune caratteristiche degli italiani, quali politicismo, scetticismo e conformismo, che non accennano a morire. Il secondo articolo di Debenedetti e racconta della Resistenza, il terzo di De Caro sul caso Steimbeck in cui riflette sullopera del poeta americano che considera una produzione di consumo, adatta allesportazione: interessante notare che i redattori de La Cittadella si interessano anche al mondo delleditoria e ai problemi legati al successo dei libri intesi non solo come prodotti culturali ma anche come oggetti di consumo. Il numero successivo consiglia la lettura di un articolo apparso su il Contemporaneo nel maggio-giugno 1946 a firma di Tartaglia, che diventa ben presto un collaboratore abituale della rivista bergamasca, e uno di Mila intitolato Cultura ed arte, in cui si sottolinea il bisogno di produrre buona arte e buona cultura al fine di contribuire al miglioramento della societ.307 Nel numero 11 la redazione propone segmenti di un articolo di Solmi, uno di Cancogni e uno di Moravia; nel numero 12 troviamo un articolo di Piovene apparso su Costume nel maggio-giugno 1946 in cui si critica il cattolicesimo per la sua

305 306

Luciano Anceschi, Uomo, La Cittadella, n. 2, 5 marzo 1946, p. 6. Banfi, uno dei pi importanti filosofi italiani del Novecento, ha il merito di introdurre in Italia il neokantismo e la fenomenologia husserliana, e di approfondire e diffondere lo sviluppo politico del marxismo allinterno del Partito Comunista. 307 Per innaffiare una pianta non occorre fare un buco per terra e farvi passare un canale che porti lacqua direttamente alle radici: basta gettare lacqua per terra intorno al tronco, poi ci pensa lei a trovare le vie segrete per giungere alle radici. Lessenziale che sia acqua pura: non intossicata. Massimo Mila, Cultura e arte, La rassegna dItalia, giugno 1946, cit. ne La Cittadella, n. 9-10, 5 luglio 1946, p. 7.

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incapacit di attrarre a s le masse e uno di Russo, apparso su Belfagor, che denuncia il materialismo ecclesiastico. Interessante larticolo di Bocelli tratto dal numero di giugno-luglio 1946 di Darsena Nuova in cui per la prima volta ne La Cittadella introdotto il tema dellunificazione della lingua italiana; Bocelli afferma che il processo avviato da Manzoni ha dato i risultati prospettati grazie al giornalismo e che persino la poesia introduce termini pratici e intende la purezza sul piano musicale, non pi su quello dellintensit lirica. La rubrica Il lettore provveduto del numero del novembre 1946 contiene un segmento di un saggio di Del Bo apparso su Milano Sera intitolato Lettrismo. Del Bo afferma che la poesia non utilizza pi le parole: lunica possibilit sta nel disordine gratuito delle lettere,308 la scomposizione ha raggiunto limiti estremi e questa corrente, da lui definita lettrismo, non da sottovalutare, perch uninnovazione e una evoluzione della poesia. La rubrica torna, per lultima volta, nellestate 1947 con un testo di Borrelli, tratto da Ethos, sulla perpetuazione dellinferiorit spirituale da parte della Chiesa cattolica: infatti il fedele cattolico non pu ammettere un progresso della verit, tutto gi dato, e ogni via di indagine razionale sulla concezione del mondo preclusa. Borelli sostiene anche che il dipendere da intermediari, i preti, per tutti i problemi spirituali porta allabitudine di adagiarsi sul consigli altrui e alla mancanza di energia spirituale.309 Accanto a questo articolo troviamo la traduzione di una conferenza tenuta da Eliot alluniversit di Glasgow il 29 febbraio 1942 in cui si riflette sulla musicalit della poesia. Oltre alla rubrica Il lettore provveduto consigli di lettura sono dati nelle Note bibliografiche in cui si riporta una rassegna di tutti i testi di nuova pubblicazione considerati interessanti per il dibattito culturale e di quelli utilizzati dai redattori per la stesura dei propri articoli e saggi.

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Carlo Del Bo, Lettrismo, Milano Sera, 26-27 luglio 1946, cit. ne La Cittadella, n. 18, 5 novembre 1946, p. 4. 309 Armando Borrelli, Inferiorit cattolica, Ethos, aprile-giugno 1946, cit. ne La Cittadella, n. 13-14, 15-30 luglio 1947, p. 2.

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2.3.4.5. Una pubblicazione mancata: le poesie friulane di Pasolini La scelta dei testi da pubblicare nella rivista fatta allinterno della redazione, spesso con accesi dibattiti dovuti a divergenze di visioni; i giovani redattori non hanno un programma definito, ma si affidano al proprio gusto e alla propria curiosit, come dimostra leterogeneit delle pubblicazioni letterarie. Il pi significativo dibattito allinterno della redazione quello causato alla pubblicazione di alcune poesie di Pier Paolo Pasolini. I redattori de La Cittadella scambiano solo sei lettere con il poeta friulano che offre la sua collaborazione al quindicinale bergamasco. Pozzi inizia la sua corrispondenza con Pasolini il 25 maggio 1946, al fine di chiedergli una copia del quaderno numero 2 di Il Stroligut, la rivista dellAcademiuta di Lenga Furlana fondata dal poeta. A quel tempo il nome di Pasolini gi noto alla redazione a causa della recensione favorevole di Alfonso Gatto apparsa su La Ruota nel gennaio 1943 riguardo alle Poesie a Casarsa in dialetto pubblicate nel 1942. Nello stesso periodo Contini dalle colonne di un quotidiano ticinese, che Pozzi non riesce a recuperare, 310 elogia le poesie dialettali del friulano e sostiene limportanza dellutilizzo di una lingua minore. Un mese dopo la richiesta della rivista, Pozzi chiede anche il libretto di Poesie a Casarsa; presto arriva la lettera di risposta di Pasolini con allegato il numero di Il Stroligut e in seguito il libretto delle poesie. Pozzi legge le poesie e ne coglie la novit: niente pi aneddotica locale n cromatismi di maniera, cos propone al poeta di collaborare con La Cittadella di cui gli invia cinque copie. Questa la risposta di Pasolini datata 2 ottobre 1946:
Egregio Pozzi, ho ricevuto da qualche tempo la Sua lettera e molti numeri de La Cittadella; se ho tardato a risponderLe, non lho fatto per pigrizia o per indifferenza, ma per una specie di ritegno e di sfiducia in me stesso. le confesso candidamente questo per la simpatia che Lei mi ha ispirato; sappia dunque che sono stato tanto debole da non scriverLe immediatamente perch la Sua lettera richiedeva da parte mia un vero impegno, e non dei semplici ringraziamenti. Non saprei dirLe ancora in che consista questo impegno, se

310

Gian Carlo Pozzi, La Cittadella mi piace moltissimo, Sei lettere inedite di Pier Paolo Pasolini, Studi e ricerche di storia contemporanea, n. 44, dicembre 1995, p. 60.

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nella speranza di una virtuale amicizia o nella responsabilit di mantenermi degno della sua stima di verseggiatore. Fatto sta che esiste. La Cittadella mi piace moltissimo, perch ha una fisionomia particolare, cos disadorna, quasi giovanilmente tetra. Inoltre (e questo sembra ormai essere un punto essenziale) ne condivido la posizione politica.311 Sono stato molto incerto nella scelta dei versi da mandarLe; infine mi sono deciso per il minuscolo florilegio che unisco.312

Il florilegio composto da due liriche di Pasolini, una di suo cugino Nico Naldini e una di Tonuti Spagnol. La prima lirica di Pasolini, offerta come inedita alla rivista bergamasca - sar inserita nellantologia Poesia dialettale del Novecento solamente nel 1952 -,313 si intitola Lengas dai frus di sera, e secondo Contini una delle migliori liriche friulane:
NA GREVA VIOLA A SAVARIEA VUEI VINARS... (no, tas, sin a Ciasarsa; jot li ciasis e i tnars lens cha trmin tal rul). NA VIOLA A SAVARIEA... (Se i sntiu? A son li sis; un aunar al si pla sot na vampa di aria). NA VIOLA A VIF BESSOLA... Na viola, la me murt? Sintsi c parsra di na sofa e pensn. NA VIOLA, AHI, A CIANTA... Chej sgus di sinsa i sint sot chista planta, strinznmi cuntra il stomi massa vif in vistt. DISPEADA LA VIOLA PAR DUT IL MOND A RIT... A ora di tradzi chej sgus cha revchin dai orizns azrs cun susr chal mi incioca. LARZIN..., perula nuda, bessola tal silnsi

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Pasolini fino allagosto 1946 iscritto al Partito dAzione su esempio del fratello Guidalberto che partigiano della Brigata Osoppo. 312 Gian Carlo Pozzi, op. cit., p. 68. 313 Tra la lirica spedita alla redazione de La Cittadella e quella antologizzata in Poesia dialettale del Novecento ci sono alcune modifiche nella punteggiatura e nella scelta del lessico dialettale, pi musicale e marcato nella versione del 1952.

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dal sil. SIn a Ciasarsa; a son sis bos, mimpensi...314

Pozzi porta in redazione le quattro liriche deciso a preparare la pagina friulana e a pubblicarla nel pi breve tempo possibile; spiega cos a posteriori la scelta:
Pasolini - spiegavo ai colleghi di redazione - era un dialettale che aveva letto Baudelaire e Pascoli, Rimbaud e Ungaretti, che inventava una lingua diversa per dare voce a un mondo inespresso, al segreto di una vita interiore vista con un occhio profondo. 315

Gli amici per non sono altrettanto entusiasti delle liriche e queste non vanno in stampa. Pozzi, per giustificare al poeta friulano la mancata pubblicazione, si appella alle difficolt editoriali della rivista e allinserimento del Foglio del Movimento di Religione che sottrae molto spazio alla pagina letteraria, promettendo la stampa delle liriche in un numero estivo de La Cittadella. Nel frattempo il redattore bergamasco si impegna a recensire I pianti nella rubrica Notizie bibliografiche,316 e con queste parole lo ringrazia il friulano, accennando interessanti intenti poetici:
Io ho il brutto difetto di non sapere ringraziare, La prego quindi di forzare il limite dei miei pudori e di sottintendere i ringraziamenti diretti. Segno di barbarie, Lei penser; forse, ad ogni modo la mia aspirazione quella di regredire. Il friulano, e anche litaliano dei Pianti, lo dimostrino; chiss se riuscir a immergermi nella pura vitalit di un maggiolino! Purtroppo questo non avverr mai, e io continuer invece a covare la mia eccessiva ambizione

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UNA GREVE VIOLA VIVA VANEGGIA OGGI VENERD!.../(No, taci, siamo a Casarsa: guarda le case e i teneri/ alberi che tremano sul fosso). UNA VIOLA VANEGGIA.../(Che ascolto? Sono le sei; un ontano si piega/ a un soffio daria. UNA VIOLA VIVE SOLA.../Una viola, la mia morte? Sediamoci qui,/sopra una zolla e pensiamo. UNA VIOLA, AHI, CANTA.../Quei gridi di cenere sento sotto questa pianta,/stringendomi contro il petto troppo vivo il vestito./SCIOLTA LA VIOLA PER TUTTO IL MONDO RIDE../ ora di tradurre quei gridi che si ingorgano,/dagli orizzonti azzurri, con un sussurro che mi inebria./LARGINE..., parola nuda, sola nel silenzio/del cielo. Siamo a Casarsa; sono le sei, ricordo... 315 Gian Carlo Pozzi, op. cit., p. 62. 316 [...] Caproni accenn daltra parte nella Fiera Letteraria (del 20 marzo 1947) al significato strettamente privato - e irrimediabilmente - della poesia dei Pianti, legata com ad unoccasione tanto immediata (ci che ne inibirebbe la ripetizione, cio le possibilit duso pubblico; ma non vediamo come lofficio pi proprio della poesia possa essere questo di fornire ai lettori un repertorio di citazioni); a noi pare invece che il lutto personale dellautore sia solamente loccasione di partenza per un canto rotto dintensa e superiore desolazione (quel cordoglio finisce per mutarsi in addolorato stupore di fronte allincredibile morte), dopo la vicenda le figure, senza pi alcun determinato riferimento, acquistano un senso che diremmo universale: la morta nonna tutti i morti e quel dolore tutti i dolori della condizione umana. Gian Carlo Pozzi, Pier Paolo Pasolini, I Pianti, La Cittadella, n. 7-10, 15 aprile - 30 maggio 1947, p. 5.

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in un piano del tutto diverso: lendecasillabo e la tradizione maggiore dellitaliano!

Unaltra recensione di Pozzi appare sul numero de La Cittadella del 30 giugno 1947 riguardo a Quaderno Romanzo n. 3 pubblicato dallAcademiuta; Pasolini in una lettera dellagosto dello stesso anno ringrazia il bergamasco per la recensione che considera la pi intelligente e aderente da lui letta. Intanto in redazione le discussioni continuano: nonostante le pressanti insistenze di Pozzi, buona parte dei redattori mantiene riserve sulla pubblicazione di poesie in dialetto perch lo considera un sottoprodotto della letteratura e teme che possa essere squalificante per la rivista; desiderosi di dare a La Cittadella limmagine di quindicinale di impegno politico e sociale preferiscono stampare i numerosi saggi di natura politica che i collaboratori sparsi per la penisola inviano a Bergamo. Pozzi in un saggio scrive :
ma a mio giudizio lostracismo fu causato da una malcelata peritanza, o assoluta incomprensione, da parte del gruppo redazionale - e questo pes di pi -, che non mi riusc di vincere, di fronte a testi in vernacolo, ritenuti dinteresse pi folcloristico che letterario: il dialetto come vocalit plebea, linguaggio servile. Non si prendeva coscienza duna rottura linguistica, dun felibre fuori dal dialetto e duna materia poetica fortemente innovante.317

La Cittadella perde quindi loccasione di pubblicare poesie inedite di uno dei pi significativi intellettuali italiani, allora appena ventiquattrenne. Lultima lettera da Casarsa giunge a Bergamo il 22 agosto 1947; Pasolini chiede a Pozzi una Lettera da Bergamo da pubblicare su una nuova rivista in via di pubblicazione a Padova per far conoscere agli altri intellettuali le numerose attivit318 organizzate dai redattori de La Cittadella e i pareri sui pi importanti argomenti di politica e letteratura. Pozzi attende troppo a rispondere e nel 1949 gli arrivano, con sottintesa preghiera di recensione, unaltra serie di versi di Pasolini e Naldini: il
317 318

Gian Carlo Pozzi, op. cit., p. 63. Queste sono le attivit del gruppo organizzate per la prima met del 1947: 26 gennaio: Giuseppe Del Bo, conferenza Fenomenologia della nostra crisi; 9 marzo: Andrej Nowicki, conferenza Sguardo alla filosofia polacca contemporanea, 19 marzo: Giovanni Pioli, conferenza La societ degli amici (Quakers), 27 marzo: FerdinandoVegas, conferenza La scuola laica, 15 aprile: Ferdinando Tartaglia, conferenza Fondazione di religione, 6 maggio: Andr e Magda Trocm, conferenza Christianisme et non violence, 12 maggio: Inaugurazione del Circolo del Cinema La Cittadella con Der Blaue Engel di Joseph von Sternberg. Attivit del gruppo, La Cittadella, n. 7-10, 15 aprile - 30 maggio 1947, p. 6.

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redattore bergamasco a questo punto risponde, confessandosi colpevole del ritardo nel rispondere alle lettere, ma ormai Pasolini ha superato la fase friulana della sua crescita intellettuale e i rapporti con Bergamo si interrompono.

2.3.5. Larte cinematografica Il cinema fin dal primo numero uno degli argomenti che pi interessano i redattori de La Cittadella. Gli incaricati ad approfondire numero per numero largomento sono Carlo Felice Venegoni e Corrado Terzi319 che dopo lesperienza bergamasca continuano loro attivit culturale come giornalisti, critici cinematografici e storici del cinema. 2.3.5.1. Le recensioni Nel primo numero de La Cittadella Terzi propone una recensione di Ivan il terribile320 di Ejsenstejn del 1944, film biografico sullo zar Ivan IV. Terzi considera il film di grande valore, il regista utilizza mezzi monumentali per la messa in scena come necessario per limportanza del tema della Nazione: alla grandezza della figura di Ivan321 corrisponde una grandiosit della forma. Lo stesso regista afferma che nel lungometraggio tutto ruota attorno allo zar, anche i personaggi secondari sono caratterizzati prevalentemente dalla devozione oppure dalla ostilit nei confronti dellopera di unificazione dello stato di Ivan IV. Secondo Terzi i personaggi fanno coro,
319

Corrado Terzi, figlio del proprietario di un grande laboratorio fotografico di Bergamo, gi allet di sedici anni entra in contatto con Ugo Casiraghi e in seguito, attraverso di lui, con Guido Guerrasio, Osvaldo Campassi, Baldo Baldini, Aldo Buzzi e, soprattutto, Glauco Viazzi con il quale intrattiene una lunga corrispondenza. Si forma cos un gruppo che gravita attorno alle Edizioni Il Poligono (per le quali Terzi pubblica la sceneggiatura di Zuiderzee di Joris Ivens) e alla Cineteca Domus. Oltre che con La Cittadella Terzi collabora con Cinema, Bianco e Nero e altri periodici specializzati. Nel 1948 realizza con Giulio Questi il documentario Citt Alta, poi presentato al Festival di Venezia. Nel 1954 sostituisce Luigi Fossati come critico cinematografico dellAvanti!, edizione di Milano, quotidiano di cui diviene poi caposervizio spettacoli fino al 1966. In questo periodo risulta una delle pi autorevoli e ascoltate voci della critica militante italiana. Nel 1968 viene chiamato al settimanale ABC e nel 1969 ne assume la direzione. 320 Il film racconta la storia di Ivan IV che, incoronato nel 1547 zar di tutte le Russie, sconfigge i tartari e libera Kazan, ma i nobili boiardi tramano contro di lui e uccidono la zarina. Ivan si ritira in un convento, ma il popolo lo acclama e lo riporta a Mosca. Secondo il progetto di Ejsenstein il film doveva essere il primo di una trilogia: venne realizzato il secondo film La congiura dei boiardi, ma mai il terzo a causa della morte prematura del regista nel 1948. Paolo Mereghetti, Dizionario dei film, Baldini e Castoldi, Milano 1993, p. 594. 321 La figura dellantico Zar Ivan , per i russi, quello che la figura di Giovanna dArco per i francesi. Per entrambi i popoli, la patria incomincia qui, il sentimento nazionale pure, con la santit della Pulzella e la terribiit del moscovita. Corrado Terzi, Ivan il terribile di S. M. Eisenstein, La Cittadella, n. 1, 20 febbraio 1946, p. 5.

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cos che lazione orientata verso uno schema musicale, come si pu notare anche dalluso delle inquadrature che ricerca continuamente composizioni simmetriche. Lentusiasmo del redattore rivolto anche alluso del montaggio di Ejsenstejn e la scelta del cast: il protagonista Nicolaj Cercassov ha un volto ipnotico e vagamente ieratico, dallinesauribile fotogenia, con il quale la fotografia ha modo di esprimersi in risultati molteplici e straordinari.322 A margine del testo Terzi pone la critica a una recensione del film apparsa sul numero 4 della Gazzetta provinciale a firma Vi, egli sostiene che parlare di una cinematografia russa davanguardia sia una sciocchezza e consiglia a Vi di usare una maggiore seriet. 323 Nel numero 2 troviamo anche una Postilla di Corrado Terzi in cui si afferma che il critico cinematografico della Gazzetta Provinciale Villa non accetta i rimproveri riguardanti le incongruenze e le imprecisioni del suo articolo e scrive in un saggio apologetico che tutte le informazioni da lui riportate derivano da ottime e competenti fonti; a sua volta Terzi attacca affermando che, in mancanza di citazioni delle stesse, queste non si possono considerare attendibili e elenca altri errori del collega. Per capire quanto la polemica tra i due critici cinematografici sia accesa basta leggere il finale della postilla del redattore de La Cittadella:
Da ultimo Villa mi fa oggetto di oscure minacce e promette dannosissime rivelazioni a mio riguardo (forse di carattere personale intimo) qualora non volessi desistere dal rispondergli. Non ho saputo desistere: aspetto perci rivelazioni.324

Il numero 3 ospita la recensione di Venegoni de Il pensionante, 325 un film del 1944 del regista statunitense John Brahm. Secondo Venegoni c uno strano paradosso nella cinematografia americana: i film per i quali si spende moltissimo spesso risultano degli insuccessi per la critica, mentre quelli per cui si investono cifre modeste sono i pi
322 323

Ibidem. Ecco la dura critica di Corrado Terzi al critico cinematografico della Gazzetta Provinciale: Consigliamo quindi a Vi una maggiore seriet: la critica cinematografica non da meno di quella teatrale o musicale o di qualsiasi altra ed esige un minimo di competenza, quel minimo che Vi non dimostra, per ora, di possedere. Non lecito inventare notizie inesistenti o parole come fotogrammatura ( forse un modo di pesare i fotogrammi?) o definizioni come scenografia sintetica o fare distinzione fra i visi espressivi e fotogenici dal momento che, in cinema, la fotogenia sinonimo di espressivit. Ibidem. 324 Corrado Terzi, Postilla, La Cittadella, n. 2, 5 marzo 1946, p. 6. 325 Il film ambientato a Londra, nel 1880: una famiglia si convince che il dottore che ha affittato una loro stanza sia lo strangolatore delle cronache che sceglie le sue vittime tra le bionde attrici teatrali. Si tratta di un remake dellomonimo film di Hitchcock del 1926. Paolo Mereghetti, op. cit., p. 862.

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apprezzati dagli esperti. Il film di Brahm riscuote grande approvazione da parte della critica cinematografica, ma scarso consenso da parte del pubblico cos presto tolto dalla circolazione, ma, nonostante non si tratti di un capolavoro, unopera degna di nota, solida, equilibrata, con ottimi esempi di scenografie e in grado di creare unatmosfera di attesa che si rinnova in ogni sequenza. Secondo il critico bergamasco Brahm sa anche sfruttare con efficacia i contrasti psicologici dei personaggi offerti dal soggetto. Nel quinto numero la redazione dedica ampio spazio al Festival 50 anni di cinema tenutosi a Milano dal 27 marzo 1946. Il Festival, progettato sin dallautunno 1945 finalizzato a celebrare i cinquanta anni dalla nascita della cinematografia e a organizzare una settimana dedicata alla visione di vecchi film importati dal resto dEuropa per dare lopportunit agli intellettuali e tecnici di settore di ampliare la propria cultura cinematografica. Il festival ha grande successo di pubblico, grazie allimpegno di Luigi Comencini, Carlo Doglio, Ugo Casiraghi, Glauco Viazzi e Luigi Rognoni, i pi attivi partecipanti al comitato organizzativo. Venegoni e Terzi propongono una serie di recensioni relative ai lungometraggi dei pi importanti registi presentati alla manifestazione, ma prima non disdegnano di fare una critica allorganizzazione:
Solo avremmo desiderato un po pi di ordine e di chiarezza [...]: avremmo preferito che le proiezioni per la stampa si fossero susseguite con un ritmo pi regolare, che la giuria proposta alla scelta delle pellicole non deliberasse allultimo momento ma avesse gi un piano ben disposto, che la conformazione politica della stessa non impedisse una certa libert di giudizio, che i film scelti lo fossero solo per ragioni artistiche pi che di tornaconto personale, che avessero evitato di mostrarci film noiosi e per nulla degni di celebrare il cinquantennio della nascita del cinema [...]326

Al Festival vengono proiettati alcuni film di Chaplin, tra cui Il monello327 realizzato nel 1920, considerato dai recensori uno dei film migliori della sua produzione artistica, e alcuni cortometraggi comici in cui si rivela il primo tentativo del regista di sostituire
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Corrado Terzi e Carlo Felice Venegoni, Il Festival 50 anni di cinema a Milano, La Cittadella, n. 5, 20 aprile 1946, p. 3. 327 Il monello la storia di un bambino salvato dallorfanotrofio e cresciuto da una donna che lo rende partecipe delle proprie malefatte. La madre che lo aveva abbandonato, dopo essere diventata famosa, torna dal figlio. Il film considerato il primo lungometraggio autobiografico di Chaplin, anchegli da bambino rinchiuso in un orfanotrofio, inoltre Chaplin finge di rispettare la struttura del melodramma, ma rovescia continuamente il patetico nel comico. Paolo Mereghetti, op. cit., p. 736.

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alla comicit lumorismo. Lapparente linearit dei film di Chaplin nascondono una profonda consapevolezza del mezzo: la semplicit ha il potere di risolvere ogni situazione e di renderla armonica. Una recensione dedicata a Fritz Lang di cui Venegoni vede M che considera costruito con un linguaggio calcolato ed elaborato al punto da divenire ridondante, ma con la consapevolezza del regista che usa il formalismo per rafforzare il significato contenutistico del film. Di Renoir Venegoni ha lopportunit di vedere tre film durante la rassegna cinematografica milanese: La piccola fiammiferaia del 1928 tratto dallomonimo racconto di Andersen, La cagna del 1931, il suo primo film sonoro e di intonazione verista, e La regola del Gioco del 1939 in cui il regista denuncia le debolezze e i difetti della societ francese. 328 Corrado Terzi si occupa della recensione dellultimo film del regista tedesco Dreyer, Vampyr del 1931, che considera un film concluso nel clima macabro del romanzo nero e delle favole scandinave329, un racconto allucinato che esaspera ogni elemento realistico. Terzi assiste anche alla proiezione di La caduta della casa Usher di Epstein tratto da due racconti di Poe, quello omonimo al film e Il ritratto ovale; il regista ricostruisce latmosfera da incubo dei due racconti, ma con risultato freddo e discontinuo. Questo testo secondo Terzi accostabile a Genuino di Wiene, realizzato nel 1922 secondo le regole dellespressionismo tedesco, infatti il film povero di fantasia e utilit secondo il critico de La Cittadella. Di Rene Clair il Festival propone I due timidi, film muto del 1928, e Lultimo miliardario del 1934. Il primo lungometraggio del francese caratterizzato da molte soluzioni filmiche affidate al ritmo e allimmagine, mentre il secondo, che tratta il tema della politica dittatoriale e degli uomini di potere, caratterizzato dallimplacabilit di ritmo della narrazione.330 Ultimo regista trattato nellapprofondimento sul Festival del cinema milanese il maestro del cinema realista Pabst di cui si proiettano Westfront del 1930 e La tragedia
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Le debolezze e i vizi di quellalta societ che vi ritratta, quellambiente strano e un po irritante in cui vivono i personaggi della vicenda, i loro ozi e i loro svaghi insulsi, il loro stupido modo di vita trovano nellopera di Renoir la loro descrizione minuziosa e spietata. Carlo Felice Venegoni, Jean Renoir, La Cittadella, n. 5, 20 aprile 1946, p. 4. 329 Corrado Terzi, Dreyer - Epstein - Wiene, La Cittadella, n. 5, 20 aprile 1946, p. 4. 330 Corrado Terzi, Clair, La Cittadella, n. 5, 20 aprile 1946, p. 5.

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della miniera del 1931. Il primo descrive la guerra come unesperienza sanguinosa e insensata attraverso immagini realistiche, efficaci e spietate, mentre il secondo, ambientato nelle miniere di carbone, narra il salvataggio di un gruppo di francesi rimasti bloccati sotto le macerie in seguito a una frana da parte di alcuni tedeschi, ma mantenendo il pessimismo dellopera precedente:
[...] Per correre in aiuto ai compagni francesi i tedeschi erano penetrati nei pozzi abbattendo linferriata che delimitava, sotto terra, il confine politico fra i due stati. Dopo la sciagura e, nel finale del film, dopo i due discorsi, le autorit francesi e tedesche collocano nuovamente al suo posto linferriata; tutto torna come prima, cos dice Pabst, la volont degli uomini non serve fintanto che non sar la volont di tutti gli uomini.331

Nel numero 7 de La Cittadella Terzi pubblica la recensione di Il dittatore di Chaplin del 1940 che secondo lui il film pi discutibile del regista; agli occhi degli Italiani pare che Chaplin sia troppo indulgente nel descrivere la figura di Hitler attraverso la comicit, nonostante ci probabilmente il regista non pu fare diversamente se non perdendo il suo stile.332 Una lunga recensione del film LAmante e il diavolo di Carn firmata da Terzi appare nel numero 12 del quindicinale. Il film, realizzato nel 1942, una leggenda medievale sullamore: due giovani cavalieri giungono a un castello mandati dal diavolo per portare lo scompiglio, ma alla fine lamore trionfa e il male sconfitto. Terzi ipotizza che il lungometraggio sia unallegoria della situazione della Germania, impersonificata nella figura del diavolo. Nel numero 16 de La Cittadella Terzi riscopre lopera di Jean Vigo, un regista che realizza solo quattro film dal 1929 al 1934 e che ha uno stile cos nuovo e un linguaggio cos inusuale che non compreso dai critici cinematografici italiani. Terzi pone lattenzione soprattutto sul lungometraggio LAtalante333 del 1934: una storia damore

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Corrado Terzi, Pabst, La Cittadella, n. 5, 20 aprile 1946, p. 6. In pieno tempo di guerra, ma prima dellintervento degli Usa, Chaplin prende di mira le dittature europee e ribadisce la sua ideologia umanitaria e pacifista. Il suo Hynkel-Hitler puerile e vanitoso che danza col mappamondo una caricatura perfetta, e lo stesso vale per Napaloni-Mussolini. In seguito tuttavia, Chaplin dichiar che, se allora avesse saputo cosa succedeva veramente agli ebrei, non se la sarebbe sentita di girare una farsa. Paolo Mereghetti, op. cit., p. 514. 333 Magico punto di incontro tra le esperienze avanguardistiche e il cinema sociale, allepoca sub un clamoroso insuccesso commerciale che, insieme con la morte del giovanissimo autore, ne imped la visione integrale per decenni. Paolo Mereghetti, op. cit., p. 94.

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vissuta in un ambiente di rimorchiatori di fiume, in cui il tragico si mescola al buffonesco attraverso stupende immagini e un montaggio perfetto. La censura si accanisce contro questo film a causa di alcune scene di passione tra i protagonisti, ma Vigo non conosce la sorte del suo film, che riappare nelle sale rimaneggiato con il titolo La chalande qui passe molti anni dopo, perch muore improvvisamente l8 ottobre 1934 poco dopo la fine delle riprese. Il 30 gennaio 1947 Terzi propone ai lettori de La Cittadella una recensione dellattivit di Mlis,334 che secondo lui un pioniere dellarte cinematografica.335 Erede di Houdini, uno dei pi celebri prestigiatori del 1800, il regista francese dal 1902 inizia a realizzare film di ben duecentottanta metri - la lunghezza massima a quellepoca di venti o trenta - senza alcuna didascalia: i primi lungometraggi internazionali perfettamente comprensibili in ogni Paese. Lopera de Mlis comprende circa quattromila film,336 ma ne circolano solo un centinaio: Terzi esorta cos ai mecenati che possiedono le bobine di distribuirle nelle cineteche. A Jean Benoit-Lvy 337 dedicata la pagina di cinema del numero 6 de La Cittadella del 20 marzo 1947 con un lungo articolo di Glauco Viazzi. I film di Lvy sono densi di psicologismo calato nel realismo borghese, ma secondo il saggista egli manca di coerenza nella tecnica; nonostante ci ha dato una visione della realt francese tra le due guerre chiara e onesta. Di Glauco Viazzi anche la recensione di La febbre delloro di Chaplin del 1925. Il film nasce nel periodo in cui lAmerica si trova in fase di ripresa produttiva ed economica, che secondo Viazzi corrisponde a una rinascita spirituale e intellettuale, soprattutto in campo cinematografico, che lambito artistico pi legato allindustria e alleconomia. Il protagonista del film Charlot che si reca in Alaska per fare fortuna, ma incapace di agire e non cerca loro come gli altri uomini; egli si sente solo in mezzo agli altri uomini, tutto gli avverso. Chaplin caratterizzando in questo modo il

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Mlis considerato linventore del montaggio, egli usa il mascherino, il movimento di macchina, lo scatto singolo, larresto della ripresa ed altri espedienti per realizzare i suoi spettacoli di prestigio al Teatro Robert Houdin di Parigi, in seguito, dal 28 dicembre 1895, applica queste tecniche al cinema. 335 Lanalisi di Terzi trae spunto dalla prima completa pubblicazione relativa a Mlis a opera di Maurice Bessy e Lo Duca intitolata Georges Mlis Mage, edita da Prisma nel 1945 a Parigi. 336 Cos afferma Terzi, in realt oggi si sostiene lesistenza solo di mille e cinquecento opere del regista. 337 Lvy produce principalmente film pedagogici legati alla sua attivit di professore di psicologia collettiva e cinema allUniversit di New York. Dal 1946 diviene direttore della sezione cinematografica dellUnesco e scrive numerosi saggi sul cinema come strumento educativo.

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personaggio si allontana dalleuforia del boom economico rivisitando il tema del mito americano e prende posizione constatando la negativit del mondo e limpossibilit di trovare soluzione alle barbarie delluomo. 2.3.5.2. I saggi di critica cinematografica Nel secondo numero della rivista i redattori pubblicano un breve saggio di Bla Blazs ripreso da LItalia letteraria del 29 settembre 1935 che a sua volta traduce Der Geist del Films del 1930. Blazs scrive che la macchina da presa abbraccia un campo visivo molto pi esteso di quello dellocchio umano, cos lo spettatore che deve scegliere nellinquadratura ci che pi lo attrae e interessa, ha quindi un ruolo attivo, non pi la premeditata suggestione del regista a guidare la visione. Il colore ha forte potenza simbolica ed evocatrice e per questo bisogna porre molta attenzione nel suo utilizzo allinterno delle singole inquadrature, che accostate devono dare un effetto di organicit al film: il cinema grazie al colore riesce a scoprire un nuovo mondo, al di l della semplice riproduzione della natura. Nellarticolo di Carlo Felice Venegoni intitolato Libri di cinema troviamo uninteressante riflessione sulleditoria che si dedica ai libri di cinema; il critico cinematografico nota come nelle pubblicazioni pi recenti gli editori si preoccupino di raggiungere un pubblico pi vasto. Lesempio preso in considerazione la casa editrice Cineteca Domus le cui pubblicazioni non sono dedicate a un pubblico competente, ma a semplici appassionati, e sono funzionali a offrire un elegante pretesto per ricordare alcuni film del tutto o quasi scomparsi dalla circolazione;338 nonostante ci esse sono curate e di valore. Nei paragrafi successivi Venegoni analizza le pubblicazione della Biblioteca Cinematografica del Poligono che tratta per lo pi argomenti teorici pi indicati ai cultori della materia. Nel numero 4 un articolo di Venegoni, Errori degli intellettuali, si compiace del fatto che gli uomini di cultura si stiano interessando allarte cinematografica, considerandola unarte degna di essere trattata nelle loro pubblicazioni. Egli critica per coloro che si propongono come critici cinematografici senza averne le competenze e fa lesempio di

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Carlo Felice Venegoni, Libri di cinema, La Cittadella, n. 2, 5 marzo 1946, p. 6.

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Guglielmo Alberti che nel numero del marzo 1946 de Il Ponte339 incorre in molti grossolani errori. Venegoni scrive:
Questi intellettuali che parlano di cinema lo facciano, dunque, con un minimo di pudore: non assumano pose cattedratiche in materia a loro estranea, esprimendo idee ovvie o addirittura errate. Tuttal pi, quando ne sentano il bisogno, parlino di cinema in quel modo sommesso e innocuo, usato da Sergio Solmi in una nota (che non cerca risultati critici ma soltanto vuol riferire unopinione del tutto personale) pubblicata sullultimo numero di Costume.340

Il redattore dimostra quanto sia tenuta in considerazione la qualit degli interventi culturali: il compito dellintellettuale fondamentale, egli non pu permettersi di diffondere notizie non verificate, cos come non pu banalizzare nessuna forma darte con dichiarazioni frettolose che dimostrano scarso approfondimento dellargomento trattato. Nel numero 9-10 del 1946 pubblicato un saggio di Venegoni intitolato Critica e pubblico in cui afferma che il parere del pubblico, per mancanza di coscienza critica, sempre lopposto di quello dei critici e che presto questo fatto rischia di danneggiare larte, portando gli artisti a cercare di soddisfare le esigenze del pubblico trascurando la loro ispirazione artistica. Il pubblico concepisce larte come forza suggestionatrice che procura immediato piacere e soddisfa il bisogno di evasione, mentre lartista attraverso le sue opere cerca di interpretare la realt, suscitando emozioni profonde negli spettatori. La maggior parte dei film, secondo Venegoni, finalizzata a cercare il modo migliore per soddisfare le esigenze del pubblico per ottenere il maggior successo possibile. Questi film commerciali non sono arte per i critici, mentre per gli spettatori, che utilizzano il metro di giudizio della loro soddisfazione personale, sono successi:
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La rivista Il Ponte una delle tante che corrispondono con La Cittadella e una di quelle che pi si avvicina ad essa. Ne Il Ponte trovano spazio articoli di politica, economia e letteratura con intento antifascista. Ecco le parole di Calamandrei nelleditoriale del primo numero della rivista pubblicato a Firenze nel 1945: Lungi da noi il proposito di tornare a confondere la morale colla politica, o la morale collarte, e la morale colla scienza; ma noi pensiamo che dove manca dal centro la vigile interezza della coscienza, il sapere diventa gretta erudizione, larte miserabile gioco oratorio, e la politica stolto brigantaggio [...] in tutti gli articoli che vi saranno pubblicati, qualunque ne sia largomento (politico od economico, storico o giuridico, filosofico o letterario), nelle stesse recensioni, nella stessa prosa narrativa, Il Ponte cercher, insieme colla seriet della competenza e colla chiarezza dellespressione, la presenza vivificatrice di questa interezza morale [...]. Noi pensiamo che bisogna dora in avanti lottare in tutti i campi per ricostruire lunit e la sincerit morale delluomo. Piero Calamandrei, Editoriale, Il Ponte, n. 1. 340 Carlo Felice Venegoni, Errori degli intellettuali, La Cittadella, n. 4, 5 aprile 1946, p. 5.

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proprio da questa frattura nasce lo scetticismo nei confronti della critica cinematografica:
Bisogna invece, per portare il cinema a una sua dignit, che il critico abbia ascendente nel pubblico e lo faccia compreso innanzitutto dellerrore di concezione che sta alla base del suo intendere il cinema. 341

La riflessione sul cinema di Venegoni continua nel numero successivo della rivista; egli afferma che i registi che si rifanno ad altre arti, come la narrativa o la storia, perdono la specificit del loro mezzo, relegandolo ad arte minore: necessario che i registi progettino i loro film su basi cinematografiche. Nel numero 14 Venegoni analizza larretratezza dellItalia per quanto riguarda gli studi cinematografici: egli afferma infatti che il sistema di programmazione dei film in Italia non lascia spazio alle opere del passato, ma utilizza tutta la potenzialit del mercato per proiettare film di recente produzione adatti al grande pubblico. I cine-club nascono proprio per sopperire alla mancanza di una programmazione eterogenea e poter garantire una vita non effimera ai film meno conosciuti.342 Secondo il critico necessario che la presenza dei cine-club sul territorio sia capillare, che esistano moltissime piccole sale cinematografiche di carattere culturale in grado di concorrere con la grande distribuzione, ma in Italia:
non mai stato diffuso uno spirito di divulgazione delle idee, quello spirito che ha formato la forza dei predicatori della riforma e ha dato loro quellimportante successo; quello spirito che spinge lindividuo a sacrifici e rinunce, a superare le pi gravi difficolt pur di affermare, a beneficio comune, quelle idee che si ritengono giuste e ragionevoli. 343

Venegoni infine esortati gli studiosi a divulgare il pi possibile la passione per la cinematografia e a favorire la costruzione dei cine-club. Nel numero successivo della rivista Venegoni in un lungo corsivo critica un articolo di Emilio Cecchi apparso sul numero 22 della rivista Mercurio in cui il giornalista

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Carlo Felice Venegoni, Critica e pubblico, La Cittadella, n. 9-10, 5 luglio 1946, p. 7. Dovrebbero i cineclub, far comprendere al pubblico di ogni classe sociale, che la caducit del mezzo tecnico non implica di necessit un effimerismo del valore estetico delle opere cinematografiche, che le difficolt di programmazione non escludono una vita del film anche dopo la loro prima breve apparizione sugli schermi. Carlo Felice Venegoni, I cine-club, La Cittadella, n. 13-14, 5 settembre 1946, p. 12. 343 Ibidem.

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afferma che il cinema non arte perch la realt fissata sulla pellicola attraverso una macchina. Venegoni innanzitutto sottolinea che tra il pensiero e lazione di Cecchi c contraddizione - egli lavora come sceneggiatore - inoltre che i suoi ragionamenti sono banali e sostenuti da scarse giustificazioni. Larticolo di cinema di Corrado Terzi apparso su La Cittadella nellottobre 1946 ha un tono pessimista nei confronti dellevoluzione dellarte cinematografica. Egli ritiene che il cinema divenga sempre pi dipendente dai meccanismi dellindustria, che sia troppo costoso per fare a meno delle case di produzione e che quindi presto la sua arte sar soffocata.344 A questo tema si rif anche Clair nel saggio Il cinema e lo Stato pubblicato sul quindicinale bergamasco nel maggio 1947. Clair afferma che il film ha una grande potenzialit di influire sulle masse, proprio per questo non bisogna abbandonarlo alliniziativa privata che ricerca esclusivamente il profitto a discapito della qualit della produzione. Ecco le parole di Clair:
La radio, la televisione e tutte le forme despressione che la tecnica ci dar si troveranno di fronte ai medesimi problemi. Queste enormi forze saranno lasciate a disposizione di chiunque avr abbastanza denaro per impadronirsene? La libert concessa in questa materia alliniziativa privata una caricatura di libert; ha per effetto di imporre la dittatura assoluta di pochi gruppi finanziari su un terreno che non soltanto materiale.345

Secondo Clair necessario premiare i film che hanno un particolare interesse di ordine artistico, didattico o sociale e fare s che le tasse che le sale di proiezione devono pagare per questi siano minori rispetto a quelle per film di scarso valore culturale. A livello economico Clair propone anche listituzione di una Camera dei Film per regolare il mercato della produzione cinematografica ed esautorare da esso coloro che non rispettano le norme sui pagamenti: in questo modo i film realizzati diminuiscono, ma hanno un reale rapporto con i bisogni del mercato. Il regista francese chiede lintervento dello Stato per realizzare queste riforme e per salvare il cinema dalla crisi sul piano qualitativo.
344

Interessante questa prospettiva dellevoluzione del film di Terzi: Il cinema un mezzo di produzione costosissimo. Lo era gi al tempo del muto, lo maggiormente ora con il sonoro, lo sar dieci, cento volte di pi domani con il colore, la stereoscopia, la stereofonia, lodore. Corrado Terzi, Centanni, La Cittadella, n. 16, 5 ottobre 1946, p. 6. 345 Ren Clair, Il cinema e lo stato, La Cittadella, n. 7-10, 15 aprile - 30 maggio 1947, p. 11.

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In La lezione di Ejsenstejn apparso sul primo numero del 1948 de La Cittadella Terzi rende lultimo saluto al regista morto l11 febbraio dello stesso anno, a soli tre anni dalla prima proiezione di un suo film in Italia. Troppe le interpretazioni in chiave politica dei film del regista, troppe le accuse riguardo al contenuto dei suoi film secondo Terzi: la critica dimentica di analizzare il film in quanto tale. Nel penultimo numero La Cittadella pubblica larticolo intitolato Il Manifesto per la Difesa del Cinema Italiano in cui Terzi afferma che il cinema italiano, tra i pi apprezzati al mondo, rischia di essere soffocato da alcune circostanze quali: la mancata applicazione di alcune leggi; linvasione incontrollata di film stranieri di pessima qualit; lo sgretolamento del circuito nazionale di sale cinematografiche; lassenza di un credito bancario per la produzione cinematografica e un meccanismo di censura inadeguato. A questo proposito bisogna istituire una tassa per il doppiaggio che abbia una funzione selezionatrice, aumentare il credito cinematografico, rispettare le leggi e istituirne di nuove, riorganizzare gli enti cinematografici statali in modo da impedirne lacquisto da parte dei privati e realizzare una democratica riforma della censura. Questi gli intenti del Movimento:
Il nostro Movimento per la Difesa del Cinema Italiano: denuncia tale inconcepibile stato di cose alle Autorit e alla pubblica opinione; fa appello alla solidariet del pubblico, della critica, e di tutte le forze intellettuali della Nazione; afferma la pi recisa volont di difendere con ogni mezzo lavvenire del cinema italiano.346

Nel commento al Manifesto Terzi afferma che stato scritto il mese precedente a Roma da un gruppo di tecnici, artisti e critici cinematografici ed diffuso da stampa e Circoli del Cinema. La stampa accusa il Manifesto di essere opera dei comunisti poich pubblicato anche da LUnit e lo inserisce tra le forme di propaganda della campagna elettorale: Terzi afferma che esso poteva essere pubblicato su qualsiasi giornale, ma si augura lo stesso che:
contribuisca davvero alla campagna elettorale e renda tutti consapevoli dellavvilente mercato di cui oggi siamo oggetto, perch ci accorgiamo in

346

Corrado Terzi, Il Manifesto per la Difesa del Cinema Italiano, La Cittadella, n. 5-6, 15-30 marzo 1948, p. 7.

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tempo e sappiamo capire da quale parte stia, veramente, una speranza di libert.347

Si chiude cos la serie di saggi sul cinema pubblicati sulla rivista bergamasca, ma non lattivit dei due redattori che continuano ad occuparsi di critica cinematografica. 2.3.5.3. Le manifestazioni cinematografiche e la nascita del Circolo del Cinema La Cittadella Negli articoli di critica i due redattori de La Cittadella accennano alla necessit di sviluppare una rete di circoli cinematografici che propongano al pubblico di appassionati film di registi poco conosciuti in Italia. Dal novembre 1946 la redazione de La Cittadella comincia a tenere maggiori contatti con il Circolo del Cinema Mario Ferrari di Milano che propone film rari e di grande interesse come le opere meno note dellespressionismo tedesco, il primo periodo sovietico, il cinema nord-americano. Al Circolo Terzi augura un aumento del successo e del numero di adesioni - a Milano, su circa un milione e mezzo di abitanti, il numero di soci di qualche centinaia - al fine di formare anche in Italia una corrente culturale seria e informata. A ottobre i redattori pubblicano sulla rivista il programma del Circolo Mario Ferrari per lanno 1947, che prevede la proiezione di circa quaranta film tra cui: Langelo azzurro, di J. Von Sternberg, Langelo del focolare di C. Th. Dreyer, Le chien Andalou di Louis Bunuel e Salvador Dal, Lampi sul Messico di Ejsenstejn e tanti altri. Accanto al programma dei cinefili milanesi troviamo lavviso di una manifestazione organizzata da La Cittadella con la loro collaborazione: si avvisano i lettori che sabato 23 novembre 1946 Glauco Viazzi terr una conferenza intitolata Cinema e Cultura. Larticolo Fiducia nel cinema del 20 dicembre 1946 descrive la serata di inaugurazione del Circolo del Cinema La Cittadella348 tenutasi il 23 novembre dello stesso anno, con la presenza di Ugo Casiraghi, segretario della sezione milanese della Cineteca italiana. Anche i bergamaschi, come i colleghi milanesi, decidono di concretizzare i loro intenti di diffusione della cultura filmica realizzando un proprio

347 348

Ibidem. Dallo Statuto del Circolo del Cinema La Cittadella si evince che i soci fondatori sono: Emilio Honegger, Dino Moretti, Gianni Parigi, Salvo Parigi, Giulio Questi, Ugo Giuseppe Recchi, Mario Tassoni, Corrado Terzi e Carlo Felice Venegoni. Fondo La Cittadella, faldone 11, fascicolo 1.

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Circolo del Cinema; ecco come descrivono la loro iniziativa in una circolare inviata ad alcuni intellettuali:
Il Circolo del Cinema La Cittadella una libera associazione a scopo culturale, che si propone di destare e diffondere anche nella nostra citt un serio interesse per il cinema nelle sue forme migliori. 349

Lattivit del Circolo bergamasco inizia il 1 maggio 1947 con questi intenti:
Con questa iniziativa, il nostro Gruppo intende contribuire concretamente, nella nostra citt, alla conoscenza del cinema inteso come fatto artistico, mediante proiezione di films [sic] rari, antichi, inediti di particolare valore, italiani e stranieri, a soggetto e documentari; conferenze, discussioni, mostre e pubblicazioni. 350

La rivista si impegna a ospitare gli articoli critici dei lettori e dei soci del Cine-club che hanno un diretto riferimento alle proiezioni e a informare su tutti gli eventi organizzati dal gruppo. Per assistere a tutte le proiezioni necessario iscriversi al Circolo del Cinema che ha sede a Bergamo, per attirare il pubblico generalmente poco interessato allarte cinematografica i redattori propongono quote ridotte per liscrizione a operai e studenti e la possibilit di saldare il pagamento a rate.351 Il fiorire di Circoli del Cinema avviene in tutta Italia; a ad esempio Roma nel maggio 1947 nasce il Circolo Romano del Cinema collegato al Circolo Romano della Cultura. I redattori de La Cittadella informano i lettori della nascita del Circolo e della sua attivit il mese seguente alla sua fondazione, sottolineando la necessit di discutere delle condizioni di adesione ai Circoli a Nervi, in provincia di Genova, durante il Convegno degli stessi, nel mese di luglio; infatti, nonostante gli sforzi fatti per contenere i prezzi delle iscrizioni, gli aderenti ai gruppi non sono numerosi:
Oggi gli aderenti ai Circoli del Cinema non sono molti: il solito pubblico degli entusiasti (pochi), degli studenti (sempre troppo pochi), dei professionisti (rari e non sempre in grado di pagare la quota discrizione) e degli snobs (variabili da zona a zona). Un pubblico scarso, insufficiente a coprire le spese fortissime dellassociazione, la quale generalmente parte con
349 350

Circolare per i soci, fondo La Cittadella, faldone 11, fascicolo 1. Il Circolo del cinema La Cittadella, La Cittadella, n. 7-10, 15 aprile - 20 maggio 1947, p. 11. 351 La quota ridotta per liscrizione di 500 !, la quota normale di 1000 !, la quota sostenitrice di un minimo di 2500 ! e la tassa discrizione per tutti i tipi di quote di 600 !.

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un mucchio di buoni propositi e poi, a mezza strada, si trova tra mille difficolt, impegnata ad esaurire il programma promesso a costo di rompersi il collo. 352

Il convegno dei Circoli del Cinema si tiene a Nervi dal 10 al 12 luglio 1947 e i redattori ne danno notizia nel numero 13-14 del luglio 1947 pubblicando il Diario desunto dal verbale. Nella prima giornata i rappresentati dei Circoli del Cinema dItalia353 presentano lattivit del proprio gruppo, in seguito si passano in rassegna i problemi finanziari e organizzativi. Si giunge alla conclusione che ogni Circolo deve gestire autonomamente laffitto delle sale di proiezione, mentre necessario stabilire una quota discrizione uguale per tutti; necessario un ufficio adibito a raccogliere le programmazioni dei Circoli e corsi di formazione per insegnare la manutenzione tecnica delle pellicole ai soci dei club. La seconda giornata dedicata allanalisi dei film posseduti dalle cineteche e alla valutazione della creazione di una Federazione dei Circoli; il terzo giorno si concretizza lidea della Federazione assegnando al Circolo milanese la stesura di uno statuto e lorganizzazione di un nuovo convegno a Venezia a settembre.354 Terzi nel suo commento al verbale sostiene che il convegno molto utile, ma la Federazione ha bisogno di tempo per nascere e nel frattempo i Circoli devono anticipare le tariffe del noleggio dei film da proiettare, spesa troppo ingente per molti di loro, nel contempo la Federazione per gestire la distribuzione ha bisogno di sostegno da parte dei Circoli: si crea cos un circolo vizioso che il convegno non in grado di risolvere.355
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Corrado Terzi, Il Circolo Romano del Cinema, La Cittadella, n. 12, 30 giugno 1947, p. 8. Sono presenti: Corrado Terzi per il Circolo del Cinema La Cittadella di Bergamo, Rinaldo Arrigoni per il Circolo Fiorentino di Cultura Cinematografica, Enrico Rossetti per il Film Club Genovese, Leontina Ottaviani per il Circolo Livornese, Virgilio Tosi per il Circolo del Cinema Mario Ferrari di Milano, Luigi Melanotte per il Cine Club Torino, Franco Gandini per il Circolo del Cinema Il Portico di Varese, Marco Fraccaro per il Circolo di Pavia e Pietro Barzisa per il Circolo del Cinema di Verona. 354 Del convegno di Venezia Corrado Terzi informa i lettori nel dicembre 1947 con un breve articolo in cui si dice soddisfatto del moltiplicarsi dei Circoli del Cinema, degli accordi tra i club italiani e quelli stranieri per lo scambio di materiali e per la costituzione effettiva della Federazione dei Circoli. 355 In base alle deliberazioni del successivo Congresso di Venezia infatti i Circoli del Cinema sono tenuti a versare un contributo alla Federazione per ogni socio iscritto ogni tre mesi. Inoltre a dimostrazione delle difficolt economiche della Federazione oltre che dei Circoli ecco un segmento di una lettera inviata dal Consiglio Direttivo ai Circoli: Il Congresso di Venezia aveva raccomandato che tale contributo fosse di 25 lire annue (25 trimestrali) per socio, ma il consiglio Direttivo della Federazione, nella sua seduta del 15 novembre, considerato il forte disavanzo passivo del bilancio della Federazione in questo primo periodo di attivit, dovuto, tra laltro, al basso numero di Circoli esistente in Italia, al bassissimo numero di soci di ogni Circolo e al costo del noleggio dei film, neppure coperto dalle quote di noleggio dei Circoli, si trovato costretto a deliberare laumento del contributo per il 1948 a 200 lire annue per socio, pur rendendosi conto del sacrificio non indifferente richiesto ai Circoli, sacrificio per necessario per lesistenza della Federazione e quindi dei Circoli stessi. Fondo La Cittadella, faldone 11, fascicolo 1.

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Nel numero pubblicato nellottobre del 1947 ampio spazio dato allottava Mostra del Cinema di Venezia alla quale partecipano una quindicina di nazioni con circa duecento film. Corrado Terzi, autore dellarticolo, afferma che di tutte le pellicole proiettate almeno una cinquantina sono di grande interesse per gli studiosi di cinema; in particolare lo colpisce un film statunitense intitolato Dreams That Money Can Buy di Hans Richter poich un film surrealista e non commerciale prodotto in una nazione in cui il cinema mera industria.356 Molti critici cinematografici definiscono questo lungometraggio una ricapitolazione di tutta la scuola surrealista, mentre per Terzi alla base dellopera stanno tutte le modificazioni economiche, politiche e sociali avvenute negli ultimi venti anni: i sei episodi che lo compongono hanno alla base la vita pi che il sogno e la logica alla base dello svolgimento degli eventi. Altre manifestazioni cinematografiche si susseguono negli anni successivi357 e Corrado Terzi e Carlo Felice Venegoni non mancano di parteciparvi; ma lesperienza de La Cittadella termina agli inizi del 1948, cos lunico mezzo per informare i cittadini delle novit nel mondo del cinema resta il Circolo che continua con profitto la propria attivit.

2.3.6. Lattenzione per il teatro La pagina di cultura de La Cittadella ospita anche alcune riflessioni sul teatro; nel numero 3 un articolo di Giancarlo Ronzoni analizza lopera del drammaturgo Georg Kaiser, considerato tra i maggiori rappresentanti del teatro espressionistico tedesco. In Kaiser secondo il redattore i personaggi sulla scena sono estranei luno allaltro come rapiti in un sogno, usano un linguaggio frammentario, coinciso, interrotto da lunghi monologhi, sono maschere tormentate. Ecco le parole di Ronzoni.

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Non siamo di fronte ad un capolavoro - non vorrei si travisasse il senso di questi appunti. C piuttosto la vivacit di unopera che, soltanto nel cinema americano, rappresenta qualcosa di estremamente nuovo. Corrado Terzi, LVIII mostra del cinema, La Cittadella, n. 19-20, 15-30 ottobre 1947, p. 7. 357 Dai documenti conservati nel fondo La Cittadella si evince che i critici della rivista partecipano al I Convegno per le Arti figurative di Firenze, che, per la prima volta, nelledizione del maggio 1948, inserisce il cinema tra le forme darte, alla Mostra Internazionale del Cinema A Passo Ridotto tenuta a Gardone Riviera in provincia di Brescia nel settembre 1948 che si occupa del progresso degli strumenti per la realizzazione dei film e a vari concorsi cinematografici. Fondo La Cittadella, faldone 11, fascicolo 1.

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Il drammaturgo tedesco sente la necessit di spostare il protagonista su di un terreno tutto nuovo, dal quale possa osservare le infinite possibilit offerte dalla vita, al di fuori delle abitudini e della morale che giornalmente accettiamo. Questa una delle caratteristiche di Kaiser: dimostrarci, mediante un piccolo scarto iniziale, come la vita che abbiamo finora accettata non sia n lunica n la migliore. Per giungere a ci sufficiente un piccolo avvenimento, talvolta insignificante [...].358

Il drammaturgo tedesco si accosta a problemi di carattere sociale, politico, sessuale risolvendoli in chiave metafisica e concettuale; proprio per questo, insieme con gli altri espressionisti, tutti esplicitamente in contrapposizione con il regime, esiliato. Nel quinto numero della rivista Emi Zenoni riflette sulla crisi del teatro causata dallinadeguatezza a livello tecnico delle strutture teatrali e alla mancanza di fondi dovuta anche allalta percentuale che lo Stato esige sugli incassi. Zenoni spera che questi problemi si risolvano in unevoluzione del teatro rivolta allattenzione per il testo e alla preminenza della figura del regista. Il mese successivo un altro articolo dellautore critica alcune affermazioni di Ugo Betti apparse in Il teatro non sar mai una questione privata sulla rivista Il dramma. Betti afferma limpossibilit del teatro di essere privatizzato, cos come vale per la scuola o la giustizia, e limportanza dello Stato per questa istituzione. Zenoni risponde che lunico aiuto che lo Stato pu dare al teatro la distribuzione di fondi lasciando ai registi, per libera concorrenza artistica, di esprimere il gusto degli spettatori, in caso contrario si rischia che si pongano vincoli e interferenze di carattere politico alla creativit dei registi. Ancora Emi Zenoni nel numero 10 de La cittadella scrive un articolo in cui propone un bilancio della stagione teatrale 1945-1946 a Bergamo: le rappresentazioni al Donizetti, il teatro cittadino, sono numerose,359 ma mancano opere esistenzialiste, che gli intellettuali della citt sono costretti a vedere nei teatri milanesi. A sopperire alla mancanza di opere contemporanee nella programmazione del teatro bergamasco sopperisce la critica letteraria. Corrado Terzi infatti recensisce con interesse Lopera da tre soldi di Brecht edita dalla casa editrice Rosa e Ballo, che pubblica costantemente libri di teatro in una collana diretta da Paolo Grassi.

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Giancarlo Ronzoni, Nota a Kaiser, La Cittadella, n. 3, 20 marzo 1946, p. 6. Tra le opere in programma nella stagione 1945-1946 a Bergamo: Shakespeare, ONeill, Pirandello, Goldoni, Shaw.

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Di taglio politico larticolo Libert a teatro del settembre 1946 in cui Emi Zenoni critica con fermezza la censura statale che vieta la rappresentazione di commedie quali: Pillole dErcole, Niente di dazio, Chopin e La signora Tantalo. Per Zenoni i cattolici attraverso i giornali cercano di circoscrivere la libert dei registi:
LEco di Bergamo del 24 agosto scorso (cos come il democristiano Il Popolo del giorno successivo) dedica ben unintera pagina al teatro di prosa ed ai suoi problemi morali dal punto di vista dellintransigenza cattolica. Pensate, un giornale cattolico che sottrae otto delle sue preziosissime colonne ai santi ed alle processioni per concederle al Teatro!360

La censura imposta dai cattolici per Zenoni deve essere combattuta dagli attori, che costituiscono lunica vera forza del teatro e che in passato hanno saputo superare momenti ben pi difficili, e dal pubblico pi smaliziato animato dalla passione per un teatro nuovo e partecipe dei problemi sociali.361 In Non crisi: stasi Zenoni afferma che il teatro larte che pi risente delle influenze ambientali, perch nasce dalla convergenze di pi condizioni interdipendenti come le caratteristiche del regista, degli attori, dei mezzi e la disponibilit dei luoghi adibiti alle rappresentazioni. Al fine di evitare che il teatro perda la sua essenzialit perch corrotto dagli agenti esterni, ancora una volta, il critico teatrale bergamasco incita a non accettare il sostegno dello Stato per la realizzazione delle opere, ma di fare un teatro indipendente con le sole forze delle compagnie e del pubblico pi interessato:
Da uomini liberi, il nostro teatro facciamocelo e giudichiamocelo noi, e pensiamo che in arte ogni sforzo deve essere fatto per il potenziamento e il perfezionamento dellarte stessa, senza risparmio. Racconta il Cellini, che per ottenere il bronzo necessario al suo Perseo, impieg tutti gli arnesi di casa di rame e stagno. Accorriamo anche noi al nostro Perseo con tutte le nostre pentole e le nostre casseruole: anche un solo bricco di caff pu, in questo momento, salvare il teatro.362

Roberto Giudicci firma larticolo apparso sul ventesimo numero de La Cittadella intitolato Collabor di G. Mosca; Giudicci descrive latto unico di Giovanni Mosca
360 361

Emi Zenoni, Libert a teatro, La Cittadella, n. 13-14, 5 settembre 1946, p. 11. Essi hanno superato momenti pi tristi (anche se meno avvilenti) di questi: libereranno e riabiliteranno ancora una volta il nostro teatro. Ed agli altri, quelli che il teatro non hanno capito mai, non rimarr che una livida rabbia: tanto livida da diventare nera: del colore della loro tonaca. Ibidem. 362 Emi Zenoni, Non crisi: stasi, La Cittadella, n. 17, 20 ottobre 1946, p. 6.

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presentato al Festival degli Autori Italiani tenuto al teatro Excelsior di Milano e poi ne indica i numerosi difetti, tra cui la palese implicazione politica, che fanno della sua commedia unopera senza valore. Glauco Viazzi nel numero successivo, prendendo spunto da alcune recensioni delle opere di Wedekind, critica leccessivo utilizzo da parte dei commentatori delle formule letterarie, come espressionismo, realismo, che sono da sostituire con unanalisi realistica e concreta, attenta al contesto sociale in cui nascono le opere, lunica in grado di avvicinarsi veramente allopera darte e di coglierne a pieno il senso. Dopo molti mesi di assenza il teatro torna nelle pagine de La Cittadella grazie a un articolo di Giuseppe Ravasio sul teatro di Eduardo De Filippo. Secondo il redattore De Filippo porta in scena opere non letterarie, sempre nuove e originali, che sanno coinvolgere il pubblico, inoltre lesperienza che supporta le sue creazioni lo pone tra i maestri del linguaggio teatrale. La preparazione ritenuta da Ravasio basilare per realizzare opere teatrali di qualit:
Troppo spesso si sentono propositi di darsi alla drammaturgia da parte di gente completamente digiuna di tecnica; troppo spesso si rivolgono inviti ai letterati o magari a filosofi di scrivere qualcosa per il teatro e quando costoro tentano, se la buona volont non suffragata da un sicuro istinto, per lo pi sortono [sic] degli aborti: il teatro avvicinato con una superficialit che fa paura, quasi fosse unesercitazione di dilettanti o di principianti in letteratura, o in un genere minore senza necessit di linguaggio, forma, stile.363

A Luciano Omodio spetta il compito di redigere lultimo articolo sulle problematiche del teatro contemporaneo nel numero del gennaio del 1948. Il teatro secondo Omodio un prodotto naturale, casuale ed esteriore364 risultato di parti varie ed eterogenee, non di conseguenza possibile farne unestetica a priori come abitudine di alcuni critici. Un problema degli studiosi il considerare il regista come il principale creatore dellopera teatrale, al di sopra dellautore e degli attori: in questo modo loggettivit dellinterpretazione diventa un preconcetto e il testo un pretesto. Omodio giunge alla conclusione che:

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Giuseppe Ravasio, Filomena Marturano, La Cittadella, n. 11, 15 giugno 1947, p. 8. Luciano Omodio, Problematica del teatro, La Cittadella, n. 1-4, 15 febbraio - 29 febbraio 1948, p. 7.

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Il regista senza dubbio creazione dellidealismo italiano (non storicamente, ma logicamente) soprattutto per quella solitudine - come locus partoriendi che presuppone; il partire dal niente, cos caratteristico perfino nei registi sul palcoscenico. 365

2.3.7. Uno sguardo allarchitettura e arti visive 2.3.7.1. Pittura Lattenzione de La Cittadella, grazie anche alla presenza in redazione del pittore Giuseppe Ugo Recchi, si rivolge anche verso le arti visive e larchitettura. Nel numero 4 Carlo Felice Venegoni a firmare il primo articolo che si avvicina al mondo delle arti figurative, egli sottolinea limportanza del cartellone come mezzo di propaganda politica e commerciale, come dimostrato anche dal suo continuo diffondersi ovunque. Al fine di essere pi efficaci i cartelloni pubblicitari vengono ideati con grande attenzione per attrarre il maggior numero di persone, proprio per questo sono la rappresentazione del gusto del pubblico pi che dellautore. Venegoni afferma che in Italia la tradizione cartellonistica non molto sviluppata; tolta la parentesi fascista, durante la quale il grande livello quantitativo dei manifesti non accompagnato da quello qualitativo,366 nessun grafico italiano riuscito a imporre un proprio stile nella cartellonistica, anche perch non si attribuisce a questa attivit valore artistico. Uniche due eccezioni nel panorama italiano sono Albe Steiner e Luigi Veronesi che realizzano manifesti per molte riviste milanesi e per il Partito Comunista: Venegoni spera che da loro si possa diffondere una maggiore attenzione e sensibilit per la comunicazione visiva. Ad Atanasio Soldati, le cui opere sono esposte in una mostra a Palazzo Bergamini nel dicembre 1946, dedicato un articolo di Giuseppe Galeazzi. Secondo Galeazzi, Soldati riprende dai neo-plastici olandesi la struttura del quadro e la suddivisione in figure

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Ibidem. [...] il fascismo pose la sua formula per la sua propaganda. Furono i cassettoni di Boccasile, di Leporini, e di altri pittori di ugual misura che ossessionarono per tanti anni il popolo italiano con le loro figure truci dalle dimensioni sproporzionate e dai colori arroganti, ritratte in prospettive strane e scomposte. Urlavano da ogni cantonata, da ogni metro quadrato di muro o di staccionata libera il loro imperativo categorico. Carlo Felice Venegoni, Gusto del cartellone, La Cittadella, n. 4, 5 aprile 1946, p. 6.

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geometriche elementari come il rettangolo e il quadrato, mentre dai cubisti desume liscrizione allinterno di queste forme di simboli e oggetti come il giornale, la chitarra, il libro. Galeazzi sostiene che ogni autentica arte implichi lutilizzo di modi espressivi nuovi, perci la pittura di Soldati considerata decorazione, espressione della sua devozione alla pittura. Nonostante ci il critico apprezza lopera del pittore perch:
Ormai infastiditi, addirittura nauseati da quei troppi paesaggi che Cocteau defin faisans dors, donde il pittoricismo pi deteriore e rozzo emana una rancida atmosfera de soleil, de pipe, de jurons, de soupe: dalle facili acadmies triangle noir cui sesercitano tanti cosiddetti artisti contemporanei, siamo riconoscenti a Soldati di riportarci, con i suoi colori puliti e favolosi, con le sue forme esattamente spaziate, con la sua naturale compostezza ai modi desueti di una pittura davvero decorosa e civile.367

Galeazzi firma anche larticolo apparso sul numero 2 del gennaio 1947, Francesi doggi, in cui recensisce una mostra tenutasi il mese precedente al Palazzo del Broletto a Milano. I dipinti esposti sono di Matisse, Braque, Picasso e di altri giovani artisti emergenti come Bores, Tal Coat, Manassier, Fougeron; proprio questi attirano lattenzione del redattore per il loro adeguarsi alle suggestioni dei loro predecessori pi famosi. Come nellarticolo precedente Galeazzi critica questo atteggiamento per l timore che: possa facilmente condurre, in pittura, alla decorazione piuttosto che allarte.368 Glauco Viazzi scrive per La Cittadella larticolo di Georg Grosz in cui critica le edizioni italiane dei disegni dellautore, che rischiano, per la loro incompletezza, di non dare una visione corretta della sua opera; mancano infatti le opere pi feroci e spietate. Secondo Viazzi a condizionare la scelta di non pubblicare gli schizzi pi spregiudicati di Grosz da parte dei curatori delle pubblicazioni sono la loro posizione economica, morale e politica: ci inaccettabile perch implica uninterpretazione parziale dellattivit dellartista. Alla personale dello scultore Manz tenutasi a Palazzo Reale a Milano dal 1 al 23 marzo 1947 dedicata una recensione nel numero 6 de La Cittadella. Secondo il redattore - larticolo firmato C. D. - larte di Manz istintuale, ma priva di ricerca e

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Giuseppe Galeazzi, Atanasio Soldati, La Cittadella, n. 20, 5 dicembre 1946, p. 3. Giuseppe Galeazzi, Francesi doggi, La Cittadella, n. 2, 30 gennaio 1947, p. 6.

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sperimentazione, troppo cauta per uscire da un linguaggio sperimentato. Accanto a questo articolo troviamo una breve nota su Maurice Utrillo di cui si critica luso incerto dei colori e il tratto banale. Nel numero 7-10 del 1947, allarte dedicata la pubblicazione delle traduzioni di alcuni aforismi di Lonce Rosemberg che rispecchiano le idee sullarte proposte dai redattori nei numeri precedenti de La Cittadella quali:
La pittura il mezzo, non il fine. Partire dallemozione per arrivare al quadro ancora parlare di s stessi. Lindividualismo: ecco il nemico. Unopera tanto sinnalza spiritualmente quanta pi umanit ne emana la materia organizzata. Tale lepoca, tale larte. Non si tratta di rifare una grande epoca, ma di crearne unaltra equivalente. Non merita dirsi artista chi non sa inventare. 369

Lultimo numero del quindicinale ospita una recensione del libro 12 opere di Modigliani delle Edizioni del Milione. Galeazzi apprezza le opere dellartista che a differenza dei suoi contemporanei ricerca nel soggetto il mezzo espressivo della sua arte e sa trasmettere con la semplicit dei suoi ritratti la psicologia dei personaggi rappresentati. Di seguito a questo articolo la rivista riporta un segmento del libro di Emo Marconi Appunti per un discorso sullarte pubblicato a Verona dal Circolo Sandro Bini. Il testo tratta la differenza tra realismo, che in arte si identifica con uno schema, e astrattismo, che deriva dallespressionismo e nasce dallimmediatezza dei termini. 2.3.7.2. Urbanistica, architettura Larchitetto milanese De Finetti pubblica su La Cittadella il saggio La citt, corpo vivente in cui critica la sregolata urbanizzazione di Milano in particolare a partire dal settembre 1857, anno in cui iniziata la costruzione della stazione ferroviaria centrale che secondo lui mal progettata e mal riuscita. Venegoni pubblica sul numero 15 de La Cittadella un approfondimento sullarchitettura classica. Egli afferma che larchitettura classica si fonda sullutilizzo

369

3.

G.G., Pensieri sullarte di Leonce Rosemberg, La Cittadella, n. 7-10, 15 aprile - 30 maggio 1947, p.

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del canone che un formulario teorico di proporzioni con cui costruire gli edifici; lunico documento che illustra le regole per lottimale costruzione degli edifici il De architectura scritto da Vitruvio, le norme per non corrispondono a quelle utilizzate dagli architetti greci nelle loro opere. Nonostante la non corrispondenza tra il canone greco e quello illustrato da Vitruvio, Moe, professore del Politecnico di Trondhjem in Norvegia, scrive lopera Numeri di Vitruvio in cui vuole dimostrare che non c contraddizione tra i due. Moe scrive che linterpretazione errata dei contemporanei dovuta al fatto che gli edifici antichi sono studiati attraverso schemi astratti senza essere inseriti nel loro contesto storico:370 necessario condurre uno studio da filologo sui resti dei templi greci, per comprenderne la solennit dellarmonia delle proporzioni. Nel numero successivo della rivista Tito Spini scrive Sullarte inglese, le rivoluzioni artistiche da Inigo Jones a Norman Shaw, in cui descrive brevemente levoluzione dellarchitettura inglese dal 1600 al 1800. Larchitetto Inigo Jones realizza edifici in stile rinascimentale diffondendo in Inghilterra un nuovo gusto; ledificio pi importante da lui progettato lospedale di Greenwich. NellOttocento si diffondono case costruite con mattoni rossi ad opera di Philip Webb ed edifici di Shaw che affermano di rifarsi a Jones. Pino Pizzigoni collabora con la redazione de La Cittadella con larticolo intitolato Costruzioni in granito pubblicato sul numero del 20 novembre 1946. Pizzigoni critica leccessivo utilizzo di cemento e ferro nelle copertura degli edifici; il primo di questi materiali poroso quindi marcescibile, mentre il secondo ossidabile quindi deteriorabile. Pizzigoni propone lutilizzo del granito che, a differenza di quanto si crede, non troppo costoso: infatti la maggior spesa per la costruzione di una struttura di marmo recuperato nelleliminazione delle manutenzioni, delle doppie strutture portanti e impermeabilizzanti, dei rivestimenti, degli intonaci e delle gronde. In La vita di una citt Carlo Felice Venegoni recensisce il libro Milano, 1800-1943 scritto dallarchitetto Ferdinando Reggioni edito dalle Edizioni del Milione. Reggioni
370

Per ben comprendere il significato di un tempio e per sentirne la solennit, il greco moderno doveva conoscere i principi matematici e filosofici pitagorici, che gli permettessero di eseguire i ragionamenti geometrici che laspetto degli edifici che ammirava gli suggeriva, e doveva anche essere dotato di una sensibilit che gli insegnava a non lasciarsi distrarre dai particolari ornamentali e dalle decorazioni, e a vedere in tutti gli elementi della costruzione la loro radice logica che contribuiva in modo efficiente alla realizzazione della bellezza delledificio. A causa della perdita di queste doti noi moderni troviamo tanta difficolt a comprendere larchitettura greca e a ricuperare le regole del modulo che sono andate perdute. Carlo Felice Venegoni, Larchitettura classica, La Cittadella, n. 15, 20 settembre 1946, p. 6.

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nel libro analizza la storia dellevoluzione urbanistica della citt di Milano con minuziosit e senso critico; egli attraverso la descrizione degli interventi architettonici errati dei decenni precedenti, voluti, secondo lui, da una classe dirigente corrotta, riesce a dare spiegazione delle disfunzionalit della citt negli anni un cui vive. Nellagosto 1947 La Cittadella pubblica la fotografia di unopera di Pino Pizzigoni; si tratta della cappella funeraria Baj, come afferma Rensi nel commento, ed fatta a forma di portico aperto che sovrasta un pavimento dal quale si accede al piano interrato dove sono posti i colombari. Lopera fatta completamente di lastre di granito sovrapposte secondo motivi geometrici come tipico di altri suoi progetti, come la villa sulla Bastia del 1930 e la casa di Via Brigata Lupi del 1936. In Architettura e religione organiche, dopo aver constatato che ogni epoca storica ha avuto una ben precisa tipologia di architettura religiosa, Italo Insolera si chiede quale sia la fisionomia delle chiese moderne. Larchitettura moderna organica, ma una chiesa non lo pu essere: Wright afferma che il suo desiderio che tutto ci che necessario alluomo sia nella casa, ma:
Quale mezzo potr portare il riposo e lelevazione spirituale nella casa? In una societ organica di questo mezzo non ci sar bisogno, perch in quella societ non ci dovranno essere n il travaglio, n labbassamento spirituale, perch saranno eliminate le cause che oggi possono procurare tale abbassamento [...] Il trionfo dellarchitettura organica e conseguentemente laffermarsi di una societ organica, porter ala morte di ogni chiesa, nel senso puramente architettonico della parola [...] 371

Secondo Insolera quindi larchitettura religiosa non ha senso di esistere nel mondo contemporaneo essendo persa la funzione di questo tipo di costruzioni. Larticolo Concorso senza problema dedicato alla critica della selezione per la scelta del miglior progetto per la ristrutturazione del piazzale della stazione di Bergamo. Venegoni polemizza contro i banditori del concorso che hanno posto vincoli tanto rigidi ai partecipanti da togliergli ogni libert di creazione: il concorso urbanistico si trasforma cos in un concorso edilizio. La finalit della ristrutturazione del piazzale della stazione quella di unire lo snodo di comunicazione con gli edifici residenziali cittadini e lunica

371

8.

Italo Insolera, Architettura e religione organiche, La Cittadella, n. 17-18, 15-30 settembre 1947, p.

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soluzione sembra essere la costruzione di un cavalcavia: infatti la maggior parte dei progetti presentati al concorso propongono questo tipo di soluzione.372 La soluzione migliore secondo Venegoni quella ideata dagli architetti Noseng e Mafessoli che per non viene presa in considerazione perch ritenuta priva di uno studio attento del territorio, invece la semplicit del progetto secondo il redattore deriva dalla ricerca di organicit della struttura con il resto della citt e di funzionalit della stessa per i cittadini.

2.3.8. Musica Linteresse dei redattori de La Cittadella per linterdisciplinariet li porta ad interessarsi anche di musica, di cui troviamo alcuni interessanti articoli. Il primo articolo sulla musica, redatto da Cesare Borroni intitolato Hot e straight, si trova nel numero 2 della rivista; il breve testo riflette sulla superficialit con cui si tratta il fenomeno della diffusione della musica jazz. Anche le persone colte, che si spacciano per esperte di musica, ignorano la differenza fra hot e straight che fondamentale per la musica jazz: infatti lesecutore straight colui che suona esclusivamente seguendo una partitura, mentre lesecutore hot improvvisa su una melodia solo abbozzata oppure a memoria; di conseguenza un brano straight sempre uguale, mentre uno hot varia di volta in volta anche se suonato dallo stesso musicista. Risulta quindi necessario impegnarsi a capire le differenze fra i due tipi di interpretazione per non incorrere in considerazioni superficiali ed errate. Un articolo del numero 13-14 della rivista dedicato a Benny Goodman, il clarinettista soprannominato The King of Swing. Goodman appartiene alla scuola che concepisce il clarinetto come elemento melodico dellorchestra; egli ha uno stile perfetto e grande creativit nel comporre i brani, dopo avere raggiunto il successo, ha il coraggio di riproporre al pubblico vecchi artisti che non avevano avuto modo di affermarsi per limpreparazione del pubblico. Goodman ha anche il merito di riuscire a fare accettare al pubblico le formazioni musicali miste, composte da uomini bianchi e di colore.
372

Il collegamento tra la Piazza della Stazione e la zona Sud della citt di Bergamo, dove si trova unimportante clinica privata e un polo scolastico stato completato alla fine del 2008. La scelta ricaduta su un passaggio sotterraneo di circa 250 metri sottostante i binari della ferrovia.

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Vanni Zanella nel febbraio 1947 pubblica un articolo intitolato La musica stona in cui usa la musica moderna come pretesto per parlare della condizione dei giovani; la musica moderna accusata di non cantare pi, di non trasmettere valori, ma secondo Zanella lo stato danimo dei ragazzi che cambiato e non sente il bisogno di ascoltarla:
C uno strascinarsi sempre pi opaco per strade malagevoli, verso confini imprevedibili, dietro miraggi inesistenti; c la morte, questo annegare in una calma senza rimedi la propria nativa esigenza di lottare per qualcosa e c, per qualcuno, questa voce nellaria, questa presenza sconosciuta che potr forse rieccheggiare parole antiche, smarrite nellansia di trovare la certezza. Lesser giovani oggi mi pare una fatica nuova, un privilegio amaro e forse alto, e coloro che muoiono senza aver capito ancora sono i testimoni migliori, per questa loro sorte che ci d da pensare, della nostra storia pi segreta.373

Cesare Borroni torna nel numero 10 del 1947 con un articolo intitolato Lindustria delle canzoni; egli riflette sul meccanismo che porta le canzoni di musica leggera al successo. Lindustria ad esempio propone alcuni brani americani come jazz e li diffonde attraverso la radio agli ascoltatori inesperti bisognosi di merce esotica;374 in questo modo gli artisti italiani, anche di grande talento, hanno meno opportunit di essere conosciuti e il pubblico confonde stili e ritmi. A Luigi Rognoni spetta redigere un approfondimento su Schmberg e George. Il redattore analizza il Quartetto numero 10 composto nel 1907 per archi e voce da Schmberg; a suo parere questa lopera di rottura del compositore con larte romantica, lambientazione espressionistica e laccostamento alla poesia di Stefan George ne sono lindice.

373 374

Vanni Zanella, La musica stona, La Cittadella, n. 3, 15 febbraio 1947, p. 6. Cesare Borroni, Lindustria delle canzoni, La Cittadella, n. 7-10, 15 aprile - 30 maggio 1947, p. 12.

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Edoardo Guglielmi375 in un saggio apparso su La Cittadella scrive di Ravel come della figura pi interessante nel panorama musicale contemporaneo, in grado di trovare schietti e profondi accenti melodici e suggestivi impulsi armonici.376 Per Guglielmi Ravel rappresenta la fine della vecchia Europa crepuscolare, dellestetismo metafisico e del manierismo formalistico, la sua musica nuova perch approfondisce la connessione fra luomo e la cultura ed in grado di interpretare il suo tempo.377 Corrado Terzi nellultimo numero della rivista si occupa di alcune dichiarazioni di Stravinsky tratte da unintervista apparsa del dicembre 1947 sulla rivista Musica. Il compositore dichiara di essere scettico sul valore dei risultati ottenuti dalla collaborazione tra la musica e le immagini animate, a suo parere il cinema per la musica solo una fonte di guadagno. Terzi invece fermamente convinto che la musica in alcuni film sia un complemento indispensabile alle immagini, e a questo proposito cita alcune parole del musicista Jaubert:
Alla musica chiediamo di approfondire in noi unespressione inusuale. Non le chiediamo di spiegarci le immagini, ma di aggiungere ad esse una risonanza di natura specificamente dissimile. Non le chiediamo di essere espressiva e di aggiungere il suo sentimento a quello dei personaggi e del realizzatore, ma di essere decorativa e di unire il proprio arabesco a quello propostoci dallo schermo.378

La musica deve essere in stretto contatto con il ritmo del film, deve fondersi con le immagini nellopera darte: nel cinema cerchiamo infatti unit tra recitazione e scenografia, fotografia e illuminazione, angolazione e sceneggiatura, musica e ritmo.
375

Guglielmi si occupa di diffondere La Cittadella a Salerno e provincia, dopo linvio dellarticolo su Ravel scrive alla redazione: Credo che abbiate ricevuto il mio articolo su Ravel e le poesie che inviai. Fatemi sapere qualche cosa in merito. Ho cominciato il mio lavoro di diffusione e, malgrado lostilit e lincomprensione nellambiente locale che ama coprire con un manto di ipocrisia o di pacchiana retorica tutti i problemi del nostro tempo, sono sicuro di raggiungere buoni risultati.[...] Ho comunicato alla stampa la costituzione a Salerno di una redazione della vostra rivista. Ne hanno parlato La Voce di Napoli (edizione salernitana) diretta da Mario Alicata, quotidiano comunista del mattino, Risorgimento di Napoli (edizione salernitana), quotidiano divenuto clericalborbonico dopo lallontanamento prima di Floriano Del Secolo e poi di Corrado Alvaro e sotto la direzione di Alberto Consiglio, e lAvanti! (edizione campana). Fondo La Cittadella, faldone 4, b.c, fascicolo 2, corrispondenza non protocollata. 376 Edoardo Guglielmi, Umanit di Ravel, La Cittadella, n. 23-24, 15-31 dicembre 1947, p. 4. 377 Umanit di Ravel: perch Ravel stato uomo del suo tempo, perch ha interpretato il suo tempo. Ora entriamo in una fase di concentrazione emotiva e di raccoglimento: e non sappiamo quale compositore contemporaneo sapr interpretare la nostra angoscia, il nostro forse non vano desiderio di pace e di amore, il nostro dolore. Ibidem, p. 4. 378 Maurice Jaubert, La musique dans le film, Cinema, quaderno Idhec n. 1, cit. in Corrado Terzi, Stravinsky e la musica per lo schermo, La Cittadella, n. 7-8, 15-30 aprile 1948, p. 7.

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2.3.9. Leducazione e la riforma dellistruzione I redattori de La Cittadella dedicano molto spazio allinterno della rivista al tema dellistruzione; questa caratteristica del quindicinale non mai stata approfondita, ma da ritenersi fondamentale per dimostrare quanto grande fosse linteresse per una cultura pedagogica in grado di sviluppare senso critico nelle masse. 379 In Scuola, stato e iniziativa privata Mariano Maresca380 illustra la riforma della scuola in Italia sottolineandone i pregi e i difetti. Il problema principale che si pone alla realizzazione di unefficace riforma dellistruzione che essa messa in secondo piano rispetto a problemi considerati pi imminenti come quelli legati alleconomia, mentre invece la scuola:
connessa con la vita stessa dello stato, perch lo stato lautocoscienza stessa del popolo che si d un reggimento politico, e la scuola un momento essenziale del processo formativo della coscienza politica. 381

Appurata limportanza dellistituzione scolastica Maresca si chiede se lo Stato debba detenere il monopolio di tutte le scuole oppure debba limitare il suo compito di gestione diretta solo a certe fasi dellistruzione, lasciando spazio alliniziativa privata. Maresca afferma che necessario che il cittadino sia messo in grado di partecipare liberamente alla vita dello Stato senza che sia sancita in partenza linferiorit di alcune categorie:382 per questo motivo la scuola elementare ha una funzione essenziale per la vita dello Stato a cui spetta la sua gestione. Inoltre il filosofo afferma che anche il successivo triennio di

379

A sostegno del grande interesse dei redattori per il tema delleducazione sono le numerose riviste di questo argomento che si trovano, ancora non catalogate, nel fondo La Cittadella: in Via Vittorio Veneto, a Bergamo, sede della redazione, perveniva periodicamente il bollettino dellUfficio Informazioni degli Stati Uniti intitolato Educazione, Psicologia e assistenza sociale, rassegna della stampa pedagogica e sociologica degli Stati Uniti. 380 Nella nota sullautore a cura di Salvo Parigi si legge: Mariano Maresca (nato a Napoli il 25 maggio 1884) stato scolaro del Masci ed uno dei pi profondi esponenti del neokantismo italiano. La sua speculazione volta prevalentemente ai problemi pedagogici e religiosi, senza quellastrattismo culturale che fa di alcuni filosofi, avvicinabili al Maresca, solitari e inneficaci uomini del sogno, e senza quella dispersione tra la farraginosa serie di interessi volgarmente concreti che di troppi realisti fa dei sanculotti senza guida, senza meta e senza ideale. Salvo Parigi, Nota, La Cittadella, n. 4, 5 aprile 1946, p. 2. 381 Mariano Maresca, Scuola, Stato e iniziativa privata, La Cittadella, n. 4, 5 aprile 1946, p. 2. 382 In una lettera del settembre 1946 Enzo Santarelli scrive alla redazione a conferma che la carriera universitaria non facilmente accessibile per tutte le categorie: mi sto trasferendo a Firenze, come assistente alla cattedra di dottrina dello stato presso lIstituto di Scienze Politiche, [...] lassistentato sar onorevole, ma non certo redditizio: purtroppo ancora siamo a questo: carriera degli studi superiori solo per censo. Lettera di Enzo Santarelli alla redazione de La Cittadella del 21 settembre 1946, fondo La Cittadella, faldone 1, b.a, fascicolo 1, protocollo 159.

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formazione deve essere gestito dallo Stato poich allet di undici anni383 un bambino non ha ancora acquistato coscienza delle sue relazioni sociali e dei suoi doveri come membro della comunit statale. Il problema diviene quindi rendere accessibile la frequenza della scuola media a tutti i cittadini; in seguito, secondo Maresca, bisogna sostituire lo studio del latino con quello della lingua moderna e realizzare programmi di studio finalizzati al proseguimento nella scuola superiore, ma senza discriminazioni tra orientamenti umanistici e tecnici. Nelle campagne si pu supplire alla normale frequenza triennale della scuola media con speciali scuole integrative, nelle quali le lezioni si adeguano alle esigenze lavorative nei campi. Maresca vuole il principio dellobbligatoriet per entrambi i sessi fino a quattordici anni in scuole gestite direttamente dallo Stato che garantisce la formazione di una libera coscienza democratica: la scuola deve essere un servizio come lincolumit pubblica. Per quanto riguarda le scuole superiori e luniversit, cessa lobbligatoriet e la gratuit, ma non la responsabilit dello Stato, che deve controllare i privati che gestiscono le scuole, non per imporre un tipo di pedagogia al posto di unaltra, ma per salvaguardare il diritto dei cittadini a uno sviluppo libero della propria personalit contro qualsiasi assoggettamento compiuto da elementi interessati per il raggiungimento di finalit particolaristiche.384 Per quanto riguarda le scuole gestite dallo Stato, Maresca afferma che la tassa unica sia assurda, egli ritiene che questa dovrebbe essere proporzionata a patrimonio del capo famiglia, affinch listruzione superiore non sia privilegio delle classi agiate, ma accessibile a tutti senza distinzioni di reddito. Maresca conclude il suo articolo ribadendo la necessit del controllo statale dellistruzione e la garanzia di potere accedere agli studi per tutti. Maresca torna con un altro articolo sulla scuola, Scuola, libert e stato, nel numero 6-7 de La Cittadella; egli afferma che lo Stato democratico deve detenere la funzione educatrice della libert, poich questa un processo spirituale che lanima della scuola stessa. Il compito fondamentale della scuola quello di promuovere la libert e proteggerne lo sviluppo, attraverso la formazione della personalit dellalunno; per Maresca:

383

Let media nella quale il fanciullo lascia la scuola elementare ancora let dellegocentrismo, dellanimismo e della mentalit favoleggiatrice. Ibidem. 384 Ibidem.

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Fu un grave errore quello di chiudere la scuola nellorbita concettuale di un partito, come fu per il fascismo, che mentre esaltava retoricamente la scuola come la celebrazione della libert spirituale delluomo, in realt la ridusse ad una catena che mortificava lo slancio delleffettiva indipendenza dello spirito dellalunno in una rassegnata soggezione alle gerarchie stabilite da una dittatura di parte. La scuola non pu che essere altro che la palestra dello spirito umano nella sua radicale libert che non conosce limitazioni n etniche, n regionali, n ideologiche.385

Maresca critica il fascismo che ha utilizzato la scuola per esaltare i propri scopi politici e in questo modo ha leso la libert di pensiero e di espressione dei cittadini: listruzione, attivit pubblica e libera, deve essere tutelata dallo Stato, per favorire il libero sviluppo della coscienza dei cittadini.386 Douglas Laurie nel numero 8 della rivista si occupa di spiegare ai lettori la situazione dellistruzione universitaria in Gran Bretagna. Allinizio del Novecento con lo svilupparsi della classe media gli inglesi sentono il bisogno di universit nuove dove ci sia libert di pensiero, cos nascono molte istituzioni adibite allistruzione. In particolare lUniversit di Londra attira studenti da tutto lo Stato e anche dallestero e attribuisce la laurea anche a studenti che per questioni lavorative non possono frequentare le lezioni ma superano gli esami necessari al conseguimento del certificato. Alcune universit inglesi nascono da collegi sorti in relazione allindustria locale come ad esempio quelle di Manchester, Liverpool, Leeds, Birmingham, Sheffield e Bristol: la trasformazione di queste scuole in atenei universitari voluta dagli stessi uomini daffari che fanno s che si approfondiscano gli studi nelle aree scientifiche legate allo sviluppo industriale e che gli atenei siano accessibili anche agli studenti non appartenenti allaristocrazia. Queste nuove universit, gestite in parte dalle contee, hanno ben presto integrato nei loro programmi di studio le discipline umanistiche classiche, tipiche degli atenei pi antichi, al fine di aumentare la cultura generale dei propri studenti. Nello stesso numero della rivista Nai Jachino propone il teatro come ausilio didattico nella scuola; egli afferma che nel bambino si sviluppano parallelamente
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Mariano Maresca, Scuola, libert e Stato, La Cittadella, n. 6-7, 20 maggio 1946, p. 8. Tra i libri appartenenti alla redazione de La Cittadella troviamo anche il testo di Mariano Maresca Libert e scuola nello stato democratico, delle Edizioni Il Vaglio di Milano, pubblicato nel febbraio 1947, nella collana I quaderni della scuola nuova. Il libro si divide in tre parti, una dedicata alla rieducazione del senso della libert, uno in cui si analizza il legame tra la scuola e politica, democrazia, regione, e una terza in cui si analizzano i valori alla base di uno stato democratico.

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limmaginazione e limitazione, luna attiva e creatrice, laltra passiva. Lo strumento didattico che pu far incontrare queste due esigenze del bambino il teatro mezzo educativo di espressione e di sviluppo delle capacit mnemoniche. Jachino afferma che il tema degli spettacoli da rappresentare con le scolaresche deve essere di carattere morale e preferibilmente teatro da camera che non richiede scenografia e nel quale larte scaturisce esclusivamente dallintensit dellinterpretazione degli attori. Gli argomenti da trattare durante le rappresentazioni devono essere legati ai programmi scolastici, come ad esempio avvenimenti storici, miti greci o opere di autori famosi:
Il solo Platone pu, nella letteratura greca, offrire moltissime opere alla nostra indagine e al nostro sviluppo; Fedone, Critone, Lachete, Convito, Filebo, Politico, Timeo. Tutti gli aspetti dellessere nostro ne sarebbero toccati: il senso di civismo, con il trattato sulle leggi; le nostre idee del come disporre queste medesime leggi, il senso dellamore, quello della virt, ed infine il comportamento delluomo di fronte alla morte. 387

Il redattore convinto che lintroduzione del teatro nella scuola sia un ottimo ausilio per la ricostruzione che deve essere sociale prima che economica; egli cita le parole di Mazzini: Se si vuole costruire una nazione si deve anzitutto educare il popolo. 388 Uno sguardo allestero dato anche da Anselmo Freddi che pubblica su La Cittadella un articolo che riguarda la scuola elementare nellU.R.S.S., unico stato in cui la rivoluzione si concretizzata e si instaurato un regime comunista. Freddi afferma che il comunismo ha pi nemici interni che esterni poich ogni persona che ha unidea potenzialmente un pericolo, potendo anteporre il suo sogno o il suo diritto a quello della collettivit. Questa affermazione utile per capire la riforma della scuola in U.R.S.S. che impone una pedagogia basata sul collettivismo, contro le tendenze egocentriche dei singoli. I programmi della scuola elementare sono formulati in maniera tale che il lavoro risulta centrale del sistema e attorno a questo si dispongono gli altri insegnamenti: si fa partecipare la scuola al lavoro, facendola diventare un forma di introduzione al mondo degli adulti, attraverso attivit quali il risanamento delle abitazioni, il miglioramento delle segnalazioni stradali e laumento del patrimonio forestale. Linsegnamento nellUnione Sovietica laico, sono bandite le favole
387 388

Nai Jachino, Il teatro come ausilio didattico nella scuola, La Cittadella, n. 8, 20 giugno 1946, p. 5. Ibidem.

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considerate antieducative, maschi e femmine coabitano e imparano a considerarsi uguali. Il maestro insegna agli scolari a considerare i fenomeni sotto tutti gli aspetti in modo da costruire un complesso di nozioni attorno ad essi;389 la sua classe di quaranta scolari, il primo anno di insegnamento dedicato allo studio del lavoro nella famiglia e nella scuola, il secondo si studiano la vita e le attivit del villaggio o della citt in cui si vive, il terzo si analizzano le connessioni fra i centri cittadini e quelli rurali, infine il quarto anno dedicato allo studio dellU.R.S.S. e ai suoi rapporti con il resto del mondo. I programmi sono orientati verso la conoscenza del Paese e le discipline come scrivere, leggere, contare sono finalizzate a questa esigenza; gli esami sono quasi aboliti perch si ritiene che non rispecchino lesatta preparazione degli alunni, bens solo una serie di nozioni acquisite; esiste solo un giudizio finale, positivo o negativo, dato dalla somma di parecchi pareri di compagni e maestro: se il giudizio negativo ci si pu adattare, oppure reagire dimostrando di sapere assumere le responsabilit civiche che impone il regime sovietico. Ritroviamo la firma di Anselmo Freddi in calce allarticolo Educazione postscolastica apparso sul numero 13-14 del 1946 della rivista che fa parte del testo Panorami della scuola elementare del mondo, che al momento della pubblicazione de La Cittadella non ha ancora trovato un editore.390 Freddi inizia il suo saggio narrando dellincontro con un suo ex alunno; questo stato tra i migliori, ma le condizioni economiche della sua famiglia gli impediscono di continuare gli studi. Freddi gli pone qualche domanda riguardo alle nozioni studiate durante la scuola elementare, ma lalunno non ricorda le risposte; da questo fatto il maestro trae la conclusione che il lavoro degli insegnanti sia superficiale ed effimero, cos si pone lobiettivo di trovare un nuovo ordinamento che possa offrire maggiore aderenza ai bisogni futuri dellalunno. Freddi afferma che in Austria esistono comitati dei genitori che partecipano alla vita
389

Il bosco - a mo di esempio - che i bambini vedono ogni giorno devesser considerato non solo come una fonte del piacere estetico, e neppure quale sede dun mondo animale dai vermi ai serpenti e agli uccelli che vi trovano ricetto; ma anche quale indicatore prezioso delle condizioni climatiche duna determinata localit; come fornitore di materiali indispensabili a soddisfare tutta una serie di bisogni vitali: costruzioni, recinti, palificazioni, pavimenti, tettoie, mobilio, serramenti, utensileria, statuaria, giocattoli, acidi, paste, cellulosa, riscaldamento. Anselmo Freddi, Linsegnamento elementare in U.R.S.S., La Cittadella, n. 11, 20 luglio 1946, p. 6. 390 In una nota iniziale oltre allaugurio da parte della redazione che il lavoro di Freddi possa trovare al pi presto un editore, anche grazie alla visibilit offertagli da La Cittadella, i redattori sottolineano che: non possiamo, tuttavia, del tutto accettare alcune considerazioni dettate al Freddi dalla sua condizione di credente. Nota della direzione, La Cittadella, n. 13-14, 5 settembre 1946, p. 6. Il testo pubblicato nel novembre 1947 dallIstituto Padano di Arti Grafiche di Rovigo.

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scolastica attivamente, promuovendo spettacoli e viaggi per i giovani alunni; in Belgio il sistema comunale incrementa il numero di biblioteche e di luoghi di incontro culturali; in Bulgaria la legge prevede che vengano istituite scuole serali per dare lopportunit ai giovani lavoratori di ottenere il certificato di scuola media; in Svizzera sono organizzate molte iniziative popolari legate allistruzione, come ad esempio le universit; in Danimarca le Scuole Popolari Superiori danno la possibilit ai giovani di abbandonare il lavoro in fabbrica o nei campi e spesso gli offrono borse di studio per non gravare sui propri familiari; in Svezia gli Istituti Popolari Superiori impartiscono lezioni di cultura generale gratuitamente ai maggiori di diciotto anni. Freddi afferma che in Russia la rivoluzione ha trasformato il popolo di analfabeti in uno anelante alla cultura, attraverso listituzione di club operai di cultura specifica, teatri, cinema e periodici che favoriscono lautodidattismo; egli sostiene anche che la diffusione della cultura riporta alla fede e che la Russia non lontana dal trovarsi comunista e cristiana.391 Il redattore de La Cittadella elenca queste caratteristiche dellistruzione negli altri Stati del mondo per dimostrare come sia possibile sviluppare un efficiente sistema scolastico postelementare senza la necessit di imporre gravosi oneri allo stato. Salvo Parigi nellarticolo Educazione critica apertamente il sistema dellistruzione italiano che non mette a disposizione i mezzi necessari per educare le masse e sviluppare un adeguato senso critico e decisionale nei confronti dellattivit politica; allora spetta agli intellettuali creare una nuova coscienza:
La nostra opera deve essere sollevazione degli uomini e formazione in essi di nuova coscienza, la quale non pu essere che rivoluzionaria, perch coscienza di vivere in un mondo che non calza alla misura delluomo, anzi lo opprime; coscienza di una continua e ripetuta ingiustizia che precipita alla follia popoli ed individui. Oggi sembra degno di riso il grido di coro che si levano protestando contro la societ. Luomo della strada si scuote alle parole, ma poi scrolla le spalle logore per il muto quotidiano martirio e riprende la sua via compassionando, perch non comprende. Facciamo che comprenda! 392

Il problema delleducazione ripreso in un breve articolo nel luglio 1947 in cui si afferma limportanza dellistituzione dellAssociazione per la Difesa della Scuola
391 Anselmo 392

Freddi, Leducazione postscolastica, La Cittadella, n. 13-14, 5 settembre 1946, p. 6. Salvo Parigi, Educazione, La Cittadella, n. 15, 20 settembre 1946, p. 5.

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Nazionale. Essa sottolinea limportanza della libert nella scuola per far crescere nei giovani una coscienza critica e una mentalit anticonformista aperta ad accogliere ogni idea innovativa: la scuola confessionale secondo i redattori e gli appartenenti a questa associazione non pu essere scuola di libert, bisogna combattere linvadenza clericale e lo spirito di controriforma che minaccia la scuola italiana.393 Il tema delleducazione torna nellultimo numero della rivista con un articolo di Dino Moretti intitolato Peuple et culture unesperienza francese. Moretti afferma che la cultura nella mentalit degli Italiani considerata come qualcosa di noioso, mentre il divertimento come qualcosa di volgare. Nel 1948 qualcosa cambia, la cultura concepita come qualcosa che forma luomo e d valore sociale ad ogni sua azione: scompare cos lopposizione tra fatica e riposo, tra studio e svago. Per Moretti la tendenza ad avvicinare le nozioni di studio e divertimento, cos i nuovi metodi di insegnamento cercano di avvicinare gli studenti alla botanica organizzando gite al parco, di interessarli alla letteratura portandoli a teatro. Il problema delleducazione riguarda anche le masse di individui che hanno lasciato la scuola; negli altri stati europei si sono sviluppate iniziative di vario tipo per coinvolgere la popolazione ai fatti culturali; il movimento francese People et Culture, ad esempio, non solo organizza numerosi corsi, ma effettua corsi di formazione per insegnanti e animatori; ecco alcuni consigli del direttore del movimento, il dottor Dumazedier:
Bisogna andare allo stadio con latleta, unirsi ai giovani nelle loro scampagnate, associarsi ai contadini nel loro lavoro nei campi, andare al cinema con la folla, frequentare le biblioteche municipali, entrare nelle feste popolari, partecipare alla vita sindacale dei lavoratori. Restare popolo nella nostra vita per esserlo nella nostra cultura deve essere al regola fondamentale delleducatore popolare. 394

Leducatore quindi non deve essere un intellettuale che si isola dalla vita della propria comunit, ma deve essere attivo e partecipe nellorganizzazione delle

393

Dal 1946 il Ministero della Pubblica Istruzione detenuto dai democristiani; questi assicurano lespansione degli istituti privati di indirizzo cattolico attraverso una politica di larghe concessioni della parificazione e sostengono un processo di confessionalizzazione della scuola pubblica. Guido Verucci, op. cit., p. 231. 394 Dino Moretti, Peuple et culture, unesperienza francese, La Cittadella, n. 7-8, 15-30 aprile 1948, p. 8.

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manifestazioni culturali e non. Leducatore deve avere una formazione da agente pubblicitario oltre che da pedagogo per conquistare la fiducia e linteresse dei giovani. Dino Moretti afferma che La Cittadella il primo giornale in Italia che collabora con il movimento francese e si augura che questa iniziativa possa svilupparsi anche nella penisola.395

2.3.10. Uno sguardo allestero Lattenzione per la politica e la cultura degli altri Stati si evince soprattutto dalle lettere che i redattori scambiano con alcune istituzioni culturali straniere, mentre nella rivista vengono pubblicati solo pochi articoli di politica estera. Sul numero 19 del 1946 Riccardo Bauer scrive un articolo in cui riflette sullantagonismo tra ind e musulmani che ha impedito allIndia di trasformare il proprio regime politico negli anni passati. Bauer sostiene che gli inglesi in India si arrendono senza problemi alle trasformazioni politiche tese alla democrazia garantendo grazie alla presenza di suoi delegati sul territorio indiano la pace e la sicurezza. Lo stesso non si pu affermare per la presenza francese in Indocina o dellOlanda in Indonesia; secondo il redattore infatti in questi stati lo sviluppo della democrazia lento e non sostenuto dai colonizzatori. In LEuropa sugli stretti Guglielmo Aristei afferma che, nonostante il suo atteggiamento di neutralit elastica durante il secondo conflitto mondiale, la Turchia non sia riuscita ad allontanare la minaccia del Bosforo; la Russia mira ancora al controllo dello stretto e strumentalizza le scelte politiche di alleanza a questo obiettivo. A questo proposito secondo Aristei, constatata limpossibilit di impedire alla Russia

395

Anche Giulio Preti scrive un articolo su questo argomento per la redazione de Il Politecnico alla fine dellottobre 1947: Dagli articoli teorici si vede chiaramente come, pur attraverso oscillazioni con alcuni residui romantici, il Movimento di Cultura Popolare francese si sia posto direttamente su tale strada, su di una strada di concrete realizzazioni ispirate da punti di vista chiaramente realisti e affatto scevri di demagogia. Anche dal punto di vista organizzativo tale Movimento, pur essendo sostenuto dal Ministero dellEducazione (quando anche noi potremo avere un Ministero della Pubblica Istruzione che sostenga istituzioni del genere senza porle sotto il controllo dei preti e dei burocrati ex-fascisti?), si appoggia saldamente sui sindacati e sulla C.G.T.; non soffoca le iniziative locali, alcune delle quali sorgono anche al di fuori dellambito sindacale e operaio (come il Centro di Interfacolt di Grenoble), ma piuttosto tende a confederarle e coordinarle; e finalmente, pur con grandi progetti, non va mai al di l di ci che effettivamente attuabile, aspettando che il diffondersi delle iniziative renda possibile il raggiungimento di mete pi ambiziose. Elio Vittorini, op. cit., p. 257.

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laccesso agli stretti, necessario che lEuropa si riunisca in una federazione di stati che ponga fine agli interessi imperialistici delle singole potenze. In Crisi del socialismo europeo Leone Irici sostiene che il socialismo ha perso la fiducia degli elettori a causa della divisione in due blocchi, quello reazionario e quello comunista. Irici pensa che la contrapposizione tra le grandi potenze capitalistiche e quelle comuniste sar la causa della terza guerra mondiale che distrugger lintero pianeta; secondo il redattore lunica forza in grado di evitare la catastrofe il socialismo, ma questo non riesce a mantenere una posizione politica autonoma per opporsi agli altri schieramenti.

2.3.11. La riflessione sulla Chiesa e il Movimento di Religione Grande spazio a partire dal quarto numero della rivista dato al Movimento di Religione fondato da Aldo Capitini e Ferdinando Tartaglia. Per quasi due anni la rivista diventa lorgano con cui gli appartenenti al Movimento, che si oppone alla Chiesa cattolica, diffondono il proprio pensiero. Venuti infatti a conoscenza dei C.O.S., Centri di Orientamento Sociale in cui i cittadini discutono apertamente dei temi di attualit e del testo di Capitini Elementi di unesperienza religiosa, edito nel 1937 da Laterza su consiglio di Croce e con titolo suggerito da Contini, i redattori de La Cittadella riscoprono nel testo gli stessi ideali di antifascismo da loro propugnati e si mettono in contatto con lautore dellopera. Il testo infatti tratta dei temi della non violenza e della libert di religione e chiarisce il concetto di liberalsocialismo di Capitini legato alla socializzazione in campo economico e alla massima libert in campo spirituale e culturale. La scelta di pubblicare il Foglio del Movimento di Religione di Capitini396 nella Bergamo cattolica del dopoguerra una delle cause della fine dellesperienza della rivista; una scelta tanto controcorrente per la citt che dedichiamo lintero terzo

396

Bobbio scriver riguardo alla posizione di Capitini nella storia della religiosit italiana: Il posto singolarissimo di Capitini nella storia della spiritualit italiana dipende dal fatto che fu un ghandiniano nella patria di Macchiavelli, un eretico religioso nella patria della Controriforma (e del connesso indifferentismo), un pacifista, e religioso per giunta, in un paese in cui una tradizione di pensiero e di azione pacifista non mai esistita. Norberto Bobbio, Maestri e compagni, Passigli Editori, Firenze 1984, p. 264.

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capitolo di questo lavoro allo studio del Movimento e delle conseguenze della sua diffusione a Bergamo.

2.4. Le difficolt che portano al termine dellesperienza de La Cittadella


La Cittadella durante i due anni di pubblicazione costretta ad affrontare molti problemi: i costi per la realizzazione della rivista sono alti e i proventi degli abbonamenti non coprono le spese, trovare una tipografia che si presti a stampare una rivista tanto anticonformista, e soprattutto tanto avversa alla Chiesa, a Bergamo, citt cattolica per eccellenza, davvero difficile. Inoltre i contrasti interni alla redazione con il mutare della situazione politica italiana si fanno sempre pi intensi: leclettismo della rivista, nei primi tempi considerato il suo grande pregio, risulta essere una delle cause della fine dellesperienza de La Cittadella.

2.4.1. Lanticonformismo scomodo de La Cittadella e la censura da

parte dei cattolici


I primi problemi della redazione insorgono con la decisione di pubblicare il Manifesto del Movimento di Religione, movimento dichiaratamente avverso alla Chiesa Cattolica. La Cittadella inizia le sue pubblicazioni, il 20 febbraio 1946, grazie alla Scuola Tipografica Patronato di Bergamo, organo di stampa di un istituto di carit cattolico che si offre di stampare la rivista a un prezzo molto basso; dopo alcuni mesi per la redazione costretta a cambiare tipografia, poich questa, gestita da preti, si trova nellimpossibilit di stampare una rivista non cattolica. Salvo Parigi e i suoi compagni si rivolgono cos alla Stamperia Conti,397 che dal numero 6-7 del 20 maggio 1946 stampa la rivista, ma ben presto insorgono problemi: i proprietari della tipografia vengono minacciati di scomunica da parte del clero

397

La Stamperia Conti inizia la propria attivit nel 1906 subentrando alla Cooperativa dArti Grafiche. Lazienda produce lavori commerciali e riviste come Giop, lorgano ufficiale del Ducato di Piazza Pontida, che inizia a sua volta la serie di pubblicazioni Edizioni Orobiche, volumi che trattano della folclore bergamasco. Tra i collaboratori dellazienda personaggi di spicco della citt come Bortolo Belotti, Sereno Locatelli Milesi, Giacinto Gambirasio, Alfonso Vajana e altri.

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bergamasco quindi si dichiarano disposti a stampare la rivista solo nel caso gli articoli legati al Movimento di Religione vengano eliminati dalla pubblicazione. Ovviamente i redattori, che credono fermamente nella necessit di trasmettere le idee di Ferdinando Tartaglia e Aldo Capitini ai loro lettori, rifiutano il compromesso. Dal numero 8 affidano il compito di stampare la rivista alla Tipografia F.lli Carrara, ma anche in questo caso la censura costringe i proprietari a rinunciarvi, lo stesso vale per la Cooperativa Lavoratori Tipografi e la Societ Editrice Periodici che si alternano nello stampare la rivista. Ecco come Salvo Parigi in una lettera a Claudio Pavone del 22 giugno 1948 riassume le vicende relative alla stampa de La Cittadella:
Ecco in breve lo schema da te richiesto. La Cittadella uscita con il suo primo numero il 20 febbraio 1946 presso una tipografia di un istituto di carit unica tipografia che potesse stampare il giornale al prezzo che noi potevamo coprire con le nostre collette; dopo alcuni numeri dovemmo abbandonare questa tipografia perch un istituto diretto da preti non poteva stampare quel che noi scrivevamo. Di qui ha iniziato un lungo periodo che dura sino alla primavera del 1948, nel quale, successivamente, dobbiamo mutare 5 tipografie per via della continua opera svolta contro di noi dai preti. Cos dobbiamo andarcene da una tipografia perch il tipografo dietro minacce di diffida e scomunica pretende di togliere dal giornale quanto pu essere ostile alla chiesa; da unaltra perch, per via della pubblicazione de La Cittadella, importanti clienti (banche sotto il controllo degli enti clericali e industriali) tolgono le loro ordinazioni al tipografo; dallaltra ancora perch il nostro materiale viene fermato per settimane, mentre si fa procedere ogni sorta di altro lavoro - sabotaggio sotterraneo da parte del tipografo -; da unaltra perch i prezzi vengono ad arte alzati a cifre che noi non possiamo pagare. 398

Appare quindi impossibile contrastare la censura della Chiesa e degli industriali ad essa legati; pi volte i redattori si scusano con i lettori per il mutamento della grafica, che si modifica ad ogni cambio di tipografia, ad esempio nel numero 13-14 del 5 settembre 1946 la redazione dedica ai lettori queste parole:

398

Lettera di Salvo Parigi a Claudio Pavone del 22 giugno 1948, fondo La Cittadella, faldone 4, b.a, fascicolo 2, protocollo 1782.

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Non siamo persone amanti del vagabondaggio come i continui mutamenti di tipografia, che necessariamente variano laspetto del giornale, potrebbero lasciare supporre. Molte ragioni, facilmente comprensibili, costringono coloro che pubblicano giornali o riviste ad essere tenacemente legati al luogo di partenza della attivit tipografica, e gli eventuali cambiamenti sono compiuti a denti stretti contro la propria volont. [...] Dopo alcuni mesi abbiamo dovuto abbandonare la prima tipografia poich dipendente da unistituzione che non poteva accogliere la stampa del nostro giornale con indirizzo e contenuto ispirati a una piena libert di pensiero. [...] Riprendemmo la pubblicazione in altra sede che non lasciava dubitare su future emigrazioni, ma la nostra fiducia ebbe breve durata, poich per lultimo numero uscito il nuovo tipografo ci present delle curiose condizioni di pubblicazione. Avrebbe stampato La Cittadella se gli concedevamo di censurare alcuni articoli che non gli sembravano pubblicabili. Un belloriginale poteva apparire, ma in realt si spieg dicendo che tale atto non era dovuto a sue particolari fantasie, ma al consiglio di reverendi sacerdoti che ve lo avevano spinto pel bene dellanima sua e particolarmente del suo lavoro.399

La redazione non tiene segreta la censura,400 anzi, come dimostra larticolo, la denuncia esplicitamente nella convinzione che sia unulteriore dimostrazione dellanticonformismo de La Cittadella, quindicinale scomodo per la classe dirigente corrotta:
Crediamo detto questo, che laspetto dei nostri periodici mutamenti acquister per i lettori un carattere ben preciso e inconfondibile.401

Nel numero successivo si ribadisce il pericolo in cui incorre la redazione per la scelta di pubblicare saggi di tema religioso in contrasto con la Chiesa; ecco le ironiche parole utilizzate da Salvo Parigi:

399 400

Ai lettori, La Cittadella, n. 13-14, 5 settembre 1946, p.1. Anche altre riviste bergamasche denunciano la mancanza di libert per le riviste, ad esempio Il lavoratore bergamasco scrive: Le edicole non lo vendono e gli strilloni non... lo strillano, il che significa che nessuno lo chiede. Vorrebbe Punta Orobica che, in nome della Democrazia e della Libert (iniziale maiuscola) i ravennati fossero obbligati con decreto del Ministro degli Interni (non De Gasperi) a leggere Il Popolo anche se non ne hanno voglia? E giacch siamo in tema, in nome della Democrazia e Libert che una certa tipografia di Bergamo sarebbe stata diffidata a non stampare la Cittadella, pena la stroncatura?, Tre palle al soldo, Il lavoratore bergamasco, n. 32, 11 agosto 1946. 401 Ibidem.

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Quando diciamo che fra qualche tempo, se continuer a tirare il vento doggi, ci troveremo nel bel mezzo ai tribunali dellinquisizione o magari appiccati in cime ai roghi che gi servirono a purificare gli eretici, vi qualcuno che sorride e ci gabella come persone da poco. Eppure si gi abbastanza innanzi, se non proprio negli atti, nelle intenzioni perch il nostro allarme risulti pienamente giustificato.402

A questi problemi legati alla censura si sommano quelli legati ai problemi tecnici delle tipografie che spesso ritardano la pubblicazione; pi volte infatti i redattori si scusano con i lettori per il ritardo delluscita in edicola de La Cittadella causato dalla sospensione dellenergia elettrica.403

2.4.2. I problemi economici Alle difficolt legate alla censura da parte del clero bergamasco si sommano i problemi economici: infatti attraverso gli abbonamenti e la pubblicit la redazione non riesce a ottenere denaro sufficiente per pagare le spese legate alla carta, alla stampa e alla distribuzione de La Cittadella.404 Nonostante Salvo Parigi e i suo compagni siano di buona famiglia e molti intellettuali della penisola finanzino la pubblicazione della rivista, ben presto si costretti ad aumentarne il prezzo.405 Il primo numero della rivista

402 403

Salvo Parigi, Progetti, La Cittadella, n. 15, 20 settembre 1946, p. 1-2. Il ritardo con cui esce questo numero causato dalla sospensione parziale dellenergia elettrica. Avvertiamo pertanto i lettori che, perdurando la crisi e fino a quando non verranno ripristinate condizioni pi normali, non possiamo garantire la puntuale uscita del giornale nei giorni stabiliti. Nota, La Cittadella, n. 2, 30 gennaio 1947, p. 6. 404 La rivista in vendita nella maggiori librerie di Milano, Roma, Torino, Genova, Ferrara, Orvieto, Pisa, Perugia e Nuoro, oltre a essere inviata a domicilio nel resto dItalia. Dal 1947 le redazione ha ben cinque sedi: Claudio Pavone responsabile della redazione di Roma, Corrado Vanni di quella di Milano, Paolo Farraggiana di quella di Torino, Giuseppe Camucca di quella di Palermo ed Emilio Agazzi di quella di Genova. 405 Le difficolt di pubblicazione sono comuni alla maggior parte delle riviste culturali della penisola, nel 1946 il veneziano Marchiori scrive alla redazione de La Cittadella: Capisco fin troppo bene la vostra situazione: sono anchio codirettore di una rivista, insieme a un gruppo di amici, e so quanto ci costa tenerla in vita. Questo un obbligo sociale, puro e disinteressato: ma la societ ci ripaga con lindifferenza. Si ha sempre limpressione di essere dei pionieri in questo paese tanto provato, ma anche tanto distratto [...] non fatevi soverchie illusioni. Strappare un abbonamento a un borghese unimpresa addirittura leggendaria. Lettera di Giuseppe Marchiori alla redazione de La Cittadella del 24 ottobre 1946, fondo La Cittadella, faldone 1, b.a, fascicolo 1, protocollo 266. Nello stesso periodo Lelio Basso direttore di Quarto Stato scrive: purtroppo mi impossibile fornirvi aiuti finanziari di qualsiasi entit. Me ne rincresce molto, e comprendo che la situazione attuale, in cui le riviste di qualunque genere che non sia frivolo o mondano non trovano possibilit di vivere economicamente autonome; ponga il vostro lavoro in gravi difficolt. Lettera di Lelio Basso alla redazione de La Cittadella del 26 ottobre 1946, fondo La Cittadella, faldone 1, a.b, fascicolo 1, protocollo 267.

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veduto al costo di 12 lire,406 dal numero 8 del 1946, in concomitanza con il passaggio dalla Stamperia Conti alla Tipografia F.lli Carrara, il prezzo sale a 15 lire, dal numero 13-14 dal luglio 1947 la rivista costa 35 lire407 e proprio in questo numero troviamo lavviso della redazione che si scusa del rincaro del costo de La Cittadella:
Il costante aumento dei costi della carta e della tipografia costringono a portare a L. 35 il prezzo del giornale a partire da questo numero e, sempre per queste ragioni, a mantenere ancora per qualche tempo i numeri doppi di otto pagine.408

Nello stesso numero, a conferma delle difficolt economiche della redazione, troviamo un altro avviso in cui si pregano i lettori che scrivono alla redazione e desiderano una risposta di accludere alla lettera limporto in francobolli per la spedizione. Nellindice generale del 1947, a grandi caratteri, la redazione pubblica questa esortazione per i lettori:
La Cittadella inizier con il prossimo numero il terzo anno di vita. Le difficolt che hanno ostacolato la nostra attivit e che sono andate di giorno in giorno crescendo, permangono e minacciano di perdurare ancora per lungo tempo. Volont di non cedere, di non abbandonare il lavoro intrapreso, sempre pi severo impegno e sacrificio da parte nostra, maggior appoggio e contributo da parte di tutti gli amici e lettori potranno far s che La Cittadella adempia nel modo migliore la sua funzione.409

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Nellottobre 1946 il quotidiano cittadino LEco di Bergamo costa 5 lire, mentre un chilogrammo di pane 23 lire. 407 Anche gli altri periodici di cultura si trovano in difficolt economica, ecco cosa scrive Vittorini su Il Politecnico: Gli amici lettori non ci accusino di diserzione. Il motivo per cui ci trasformiamo da settimanale in rivista mensile non un motivo spirituale, di forza maggiore; lo stesso per cui solo un quarto dei nostri lettori compravano in questi ultimi tempi il nostro giornale, tre quarti invece erano costretti, come infinite volte ci hanno scritto, a leggerlo senza comprarlo; facendoselo prestare o chiedendocelo, addirittura, in omaggio. Siamo anche noi costretti... Tre quarti dei nostri lettori non erano pi in grado, da mesi, di spendere quindici lire la settimana per sostenere il nostro giornale. E noi, allo stesso modo, non siamo pi in grado di rimetterci decine di migliaia di lire ogni numero per pubblicarlo. Il prezzo di quindici lire al quale lo abbiamo venduto non copriva le nostre spese. Mai abbiamo potuto avere unassegnazione di carta da coloro che tanta ne danno ai giornali reazionari. Abbiamo sempre dovuto ricorrere, per la carta, al mercato nero. E le spese di tipografia sono aumentate quattro volte in sette mesi. Elio Vittorini, op. cit., p. 127. 408 Avviso, La Cittadella, n. 13-14, 15-30 luglio 1947, p. 2. 409 Avviso, La Cittadella, n. 23-24, 15-31 dicembre 1947, p. 8.

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Nel numero 7-8 dellaprile 1948 ben mezza colonna della seconda pagina della rivista dedicata a un appello ai lettori per contribuire finanziariamente alla realizzazione della rivista:
Dalla fondazione de La Cittadella ad oggi non ci siamo mai rivolti ai lettori e agli amici con un appello che chiedesse un loro contributo oltre labbonamento, abbiamo sempre e solo svolto la campagna per gli abbonamenti. Oggi la situazione de La Cittadella molto difficile: i tempi non sono corsi favorevoli allopera sua, e proprio quando la sua presenza necessaria, quando la sua funzione vitale, si fanno precari i mezzi per la sua esistenza. Per questo ci rivolgiamo a tutti gli amici affinch con sollecitudine e generosit sostengano La Cittadella. Amici! Aiutateci. Cercate di riunire attorno a noi tutti coloro che si sentono disposti a condurre a fondo la battaglia pi bella e pi difficile per la nostra libert, quella battaglia che ci oppone a questa societ italiana, trionfo di preti e di privilegi, in unopera di pensiero che presupposto indispensabile per un reale cambiamento.410

Molti amici dei redattori rispondono allappello come si evince da alcune lettere; ad esempio Salvo Parigi ringrazia calorosamente Minissi per linvio costante di denaro alla redazione:
Caro Minissi, ti ringrazio per quanto fai per La Cittadella; la nostra situazione, come avrai capito si fatta da precaria a difficilissima. da un pezzo che ci trasciniamo avanti con mille sacrifici e mille espedienti e, oggi, siamo giunti allestremo di ogni possibilit. La situazione che si creata prima delle elezioni, e ancor pi questa che ha fatto seguito a esse ci hanno lasciato senza quel magro ma pur continuo afflusso di fondi che concorreva a reggere la nostra esistenza. Prima delle elezioni erano gli impegni urgenti della campagna elettorale che ponevano in sottordine, e non senza una ragione, lattivit de La Cittadella, oggi le ragioni sono quelle che sono: sono labulia subentrata al periodo elettorale, il disinteresse di molti sfiduciati e, per lo pi il conformismo nel quale si rifugiano.411

Nel giugno 1948 la situazione della rivista disastrosa, ma, proprio alla fine di questa lettera, Parigi con ottimismo espone i progetti per un corposo numero da
410 411

Agli amici e ai lettori, La Cittadella, n. 7-8, 15-30 aprile 1948, p. 2. Lettera di Salvo Parigi a Giulio Minissi del 3 giugno 1948, fondo La Cittadella, faldone 4, b.a, fascicolo 1, protocollo 1733.

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pubblicare a settembre. Nessuno in redazione infatti consapevole che quello dellaprile 1948 sia lultimo numero della rivista; alcune lettere dimostrano che Giulio Questi412 commissiona a Rescalli un lungo saggio sullermetismo, lo stesso Parigi contatta la casa editrice Vallecchi per potere ottenere una copia de Il quartiere di Pratolini e una di Fratelli Cuccoli di Palazzeschi per farne una recensione, a luglio la redazione scrive a Calvino presso la casa editrice Einaudi per avere in prestito una copia di un saggio sul surrealismo. Anche per quanto riguarda la distribuzione i redattori non smettono di prendere contatti per diffondere il proprio giornale; Salvo Parigi a giugno 1948 scrive a Marconi a Milano affinch prenda contatti per la distribuzione a Verona:
La Cittadella sta attraversando un periodo particolarmente difficile: solo se potr superarlo potr essere vigorosamente in linea quando la necessit della sua opera si far pi urgente; pensa che attualmente noi rappresentiamo lunica voce culturale libera di sinistra e quale perdita sarebbe uneventuale nostra defezione. Per evitare ci necessario che tutti gli amici ci aiutino e quello di trovare uno sbocco anche a Verona per la nostra iniziativa proprio uno degli aiuti pi efficaci. 413

A settembre 1948 la situazione economica non si ancora risolta, tanto che in una lettera Giulio Questi scrive a Afro Saccani che la cassa completamente vuota,414 nonostante ci a ottobre Salvo Parigi scrive del suo continuo impegno di raccolta fondi per tornare a pubblicare la rivista dal gennaio 1949, ma i suoi sforzi non avranno seguito, non solo per questioni economiche, ma anche per dissidi interni alla redazione.

412

Lattivit letteraria di Giulio Questi continua con successo negli anni successivi alla chiusura della rivista bergamasco come dimostrano le lettere da lui scambiate con Vittorini. Il 29 marzo 1948 Vittorini scrive: Caro Questi, s, Politecnico non esce pi. Per vi sar una collana di Quaderni. Volumi a parecchie mani: ciascuno su argomento solo - e di 300 o 400 pagine - Uno dei primi di questi quaderni sar dedicato allUltima generazione di scrittoti - quella venuta fuori dopo laprile 45. La casa di Davide con un altro dei tuoi racconti, se uno ne hai pi breve, vorrei pubblicarlo appunto in questa antologia [...]. Elio Vittorini, Gli anni del Politecnico, op. cit., p. 162. In unaltra lettera del 15 marzo 1949 Vittorini scrive a Questi riguardo a un concorso letterario indetto dal quotidiano Milano Sera: Caro Questi - scusami se ti rispondo con tanto ritardo. Il tuo racconto di Milano Sera primo in graduatoria per quanto riguarda noi della giuria [...]. Elio Vittorini, Gli anni del Politecnico, op. cit., p. 236. 413 Lettera di Salvo Parigi a Marconi del 6 giugno 1948, fondo La Cittadella, faldone 4, b.a, fascicolo 1, Protocollo 1747. 414 Lettera di Giulio Questi a Afro Saccani, fondo La Cittadella, faldone 4, b.a, fascicolo 1, protocollo 1814.

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2.4.3. Un ruolo difficile Come accennato nella lettera di Parigi La Cittadella nel 1948 una delle uniche voci controcorrente delleditoria periodica italiana; Il Politecnico415 di Vittorini infatti termina le sue pubblicazioni nel dicembre 1947, cos come altre riviste. 416 Il compito della rivista bergamasca tanto importante quanto difficile nel nuovo panorama politico italiano; alle elezioni del 1948 la redazione de La Cittadella si pronuncia a favore del Fronte Popolare e i pessimi risultati ottenuti da questa coalizione infondono sfiducia e rassegnazione nei giovani che hanno creduto fino allultimo di poter scuotere le coscienze ed educarle attraverso i loro articoli di politica e cultura. Lottimismo lascia spazio alla consapevolezza di non essere in grado di diffondere il bisogno di rinnovamento e di novit sentito e dellisolamento degli intellettuali che non riescono a identificarsi in nessuna forza politica. I redattori de La Cittadella sono molto critici nei confronti delle scelte politiche della sinistra, che hanno sostenuto fin dal 1946, ne criticano la poca concretezza e la troppa leggerezza nel cedere a compromessi. La stessa posizione dei redattori appare per poco concreta dalle lettere; ecco cosa scrive Parigi a Pavone nel giugno 1948:
Per la presentazione alla Casa della Cultura di Roma, sono lieto che tu ti prenda questo incarico: cerca per di non assumere toni troppo precisi e impostazioni limitate: la cosa pi importante che dalla tua esposizione La Cittadella risulti un campo aperto ad ogni volont decisa a battersi contro le forze che oggi dominano della societ: le chiese religiose, i privilegi e le caste economiche, le tradizioni e le forze militari e borghesi. socialismo? marxismo? anarchismo? Si pu dire che lo spirito de La Cittadella
415

Il Politecnico non presume affatto di poter rinnovare la cultura italiana; ma vuole soltanto mostrare che sarebbe una buona cosa rinnovarla; e cercare in qual senso urgente rinnovarla; destare in tutti la volont di partecipare e rinnovarla. Quanto alla parola che usiamo per nome, politecnico, vuol solo indicare linteresse che noi abbiamo e che riteniamo si dovrebbe avere, in genere, per tutte le tecniche, sottintendendo che sia tecnica ogni attivit culturale (della poesia stessa o delle arti oltre che della politica, delle scienze e degli studi sociali) quando si presenti come ricerca della verit e non come predicazione di una verit. [...] Il Politecnico vuole appunto essere uno strumento di lavoro che dia alle masse la possibilit di far pesare le esigenze loro nellelaborazione dei problemi culturali. Vuol essere uno strumento di lavoro per mezzo del quale: 1- gli intellettuali possano sforzarsi di porre i problemi della cultura nel modo pi proficuo ai fini della rigenerazione sociale del progresso civile; 2- gli altri lavoratori possano sforzarsi di prendere interesse e partecipare allelaborazione dei problemi culturali per la rigenerazione sociale e il progresso civile. Elio Vittorini, op. cit., pp. 45-46. 416 Il Politecnico diretto da Elio Vittorini ed edito da Giulio Einaudi inizia le pubblicazioni il 29 settembre 1945; settimanale per ventotto numeri fino allaprile 1946, dal maggio dello stesso anno fino al dicembre 1947 esce per dieci numeri in versione mensile.

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rivoluzionario come tutti questi, ma alla ricerca di forme valide che non sono quelle di una falsa politica proletaria, di una pericolosa involuzione verso nuove forme imprigionanti la rivoluzione delluomo, di unastratta ed illogica ribellione singola e collettiva. 417

La rivista vuole essere rivoluzionaria, ma per attuare il cambiamento vuole utilizzare forme alternative rispetto a quelle proposte dai partiti: il problema trovare un modo efficace per trasmettere i propri ideali; La Cittadella per i due anni successivi alla guerra sembra essere lorgano ideale per contrastare i nemici della democrazia, ma nel 1948, dopo la vittoria incontrastata della Democrazia Cristiana, le affermazioni di questa lettera sembrano pi ideali che parti di un concreto programma dazione. Nella lettera successiva a Pavone Parigi usa queste parole per descrivere le posizioni della sinistra e quella della rivista:
lanarchismo e il trotskismo sono gli ultimi rifugi, per molti di coloro che cercano risposta alle proprie esigenze con coerenza e con animo restio ad ogni compromesso: lanarchismo come rifiuto di ogni tattica, come sicurezza per laffermazione individuale; il trotskismo come apparente concretezza rivoluzionaria e promessa di affermazione nella collettivit a di l di ogni gerarchia. Proprio per questa situazione che fa di molti sinceri nostri amici degli inutili astratti pseudo-rivoluzionari, dinnanzi alla politica ufficiale diciamo, dei partiti oggi alla ribalta, resta unica la via per La Cittadella: quella della ricerca politica intesa non come manovra contingente, ma come indagine di fatti e di idee. 418

La via de La Cittadella quindi, in un contesto politico in cui nessun partito politico rispecchia il desiderio dei redattori di una morale intransigente, resta quella di una speculazione astratta e ideale sugli avvenimenti della vita politica.

417

Lettera di Salvo Parigi a Claudio Pavone del 22 giugno 1948, fondo La Cittadella, faldone 4, fascicolo 2, b.a, protocollo 1782. 418 Lettera di Salvo Parigi a Claudio Pavone del 29 luglio 1948, fondo La Cittadella, faldone 4, fascicolo 2, b.a, protocollo 1903.

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2.4.4. Contrasti interni alla redazione Alle difficolt della censura, del reperimento delle somme necessarie alla stampa e distribuzione della rivista e dellinserirsi nel panorama culturale e politico italiano con idee concrete ed efficaci si aggiungono le divergenze fra i redattori della rivista. Infatti uno dei pregi della rivista di essere eclettica sia per quanto riguarda le discipline trattate, sia per quanto riguarda la posizione politica degli interventi ospitati. Su La Cittadella pubblicano azionisti, comunisti, anarchici che hanno idee contrapposte sui modi per risolvere i problemi dellItalia; se nei primi anni di pubblicazione il dibattito tra i redattori produttivo e considerato peculiare per la buona riuscita del quindicinale, con linsorgere dei problemi elencati in precedenza i dissidi aumentano e diventa ogni giorno pi difficile trovare un compromesso tra le posizioni e far convivere voci diverse.419 La polemica con Doglio apparsa sul numero 5-6 del 1948420 un esempio dei dissidi fra il direttore Parigi e i collaboratori. Doglio accusa Parigi di aver tradito gli intenti di rinnovamento della redazione essendosi schierato in nome della rivista per il Fronte Popolare, di aver scelto la via pi semplice, quella dellinazione, quella dellintellettualismo. Ecco le sue dure parole:

419

Gi nel febbraio 1947 affiorano disaccordi in redazione; ecco cosa scrive, il 22 febbraio 1947, Carlo Doglio a Salvo Parigi: Ecco il problema, che Del Bo mi ha detto che tu hai discusso con lui, della parte letteraria per esempio. Io ne ho dato cenno a Venegoni, dicendo cos: se vero che manca oggi una visione politica quale quella cui noi aspiriamo, anche peggio la situazione delle varie critiche, nelle varie tecniche di arte. Qui c poco da fare; un sacco di gente ritiene di poter essere politicamente in una maniera, ed esteticamente in unaltra. Complessivamente, nessuno di quelli che conosco sarebbe in condizione di tenere degnamente la cattedra letteraria (e cos sospetto sia poi per le altre arti) in una Cittadella tutta catafratta politicamente. Lettera di Carlo Doglio a Salvo Parigi del 22 febbraio 1947, fondo La Cittadella, faldone 2, b.a, fascicolo 1, protocollo 633. 420 In una lettera del maggio 1948 indirizzata alla redazione de La Cittadella Guido Fubini usa queste parole per descrivere lultimo numero della rivista: Limpressione che ho avuta dalla lettura del numero 5-6 de La Cittadella quella di un lento scivolamento verso il marxismo. Se nel tuo articolo, La nostra via unica, come pure nelle tue Risposte di pagina 2, il problema marxistico non trattato (ed un problema, perch, e fino quando c qualcuno che lo discute) si direbbe che ci succede per la semplice ragione che del marxismo tu hai oggi accettato i presupposti. Larticolo Terza forza terza via di Claudio Pavone per contro marxista fino al midollo: non discute il marxismo, ma ne tira logicamente le conseguenze politico-pratiche attuali, larticolo Mezzi e fini di Renato Solmi, non ho ancora capito dove vuole arrivare, ma comincia col mettere nella testa del lettore una confusione tale tra mezzi e fini, tra fini e intenzioni, tra risultati lontani e vicini, tra fine probabile o solo possibile, che quasi quasi viene voglia di assassinare la vecchia zia per rubarle la collana e il braccialetto doro, che, si sa, tiene chiusi nel terzo cassetto del com. [...] Caro Parigi, La Cittadella era, quando lho conosciuta, un giornale tutto laico. Laico nel senso pi lato della parola. E cio la sua posizione era una posizione di critica di tutte le Chiese [...] Oggi sembra non lo sia pi. Lettera di Guido Fubini a Salvo Parigi del 3 maggi 1948, fondo La Cittadella, faldone 3, b.d, fascicolo 2, protocollo 1702.

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Caro Parigi, non vorrei che la concitazione elettorale, la febbre, estremamente falsa, di queste giornate tra il marzo e laprile, intervenissero con il loro malsano calore nei nostri rapporti ben radicati, io credo, in una amicizia, che le sparate dei comizi non possono certo scalfire. Anche se tu ci sei caduto dentro, nei comizi, anche se tu distruggi, in una volta sola tutta la storia de La Cittadella. [...] Quando penso che larticolo tuo del numero 1-4, linvito alle elezioni e al Fronte Democratico Popolare insomma, giunger nelle mani di gente il cui indirizzo ti fu da me procurato, di gente che leggeva La Cittadella perch riteneva questo periodico lultimo sprone di una lotta per la libert alla quale non si voleva rinunziare, se penso - e lo penso, sai! - questo, caro Parigi, il sangue mi sale alla testa davvero. In una sola volta tutto gettato via, tutto sporcato, tutto disprezzato.421

E ancora:
Dovunque inganno, caro Salvo. Dovunque tranne che in noi, io pensavo. E lo penso tuttora e te lo dico sinceramente. [...] Torna a saltare fuori lo spirito P.dA., che tanti pasticci ha combinato in questi anni con la sua inguaribile ingenuit. Torna fuori il borghese, in voi: il borghese, appunto, che crede di farsi popolo accettando quel che le masse sembrano petire [sic], accettando di rinunziare a certe sue pregiudiziali di libert individuale perch sospetta inquinate di reazionismo: e ignora che le masse debbono essere solcate, se le si vuole liberare; che la difesa della propria libert necessaria a s e agli altri; che facendosi gregge non si aiuta il proletario a uscire dalla cattivit, ma se ne confermano le catene... E bada, badate: i contadini e gli operai debbono abbastanza lottare per il loro pane, per la loro vita immediata, di essere giustificati se mancano di cultura e preveggenza; voi no.422

Doglio conclude affermando la cesura dei rapporti e della collaborazione con La Cittadella:
Mi spiace solo che lultima mia collaborazione alla Cittadella conclude dicendo: lattuale posizione di questo periodico assolutamente in contrasto con tutto il lavoro svolto finora, e minaccia di trascinare molto gi il buon nome del periodico stesso. Io Carlo Doglio ne sono comunque contrario affatto e desidero che si sappia ci da tutti i lettori. [...] Tutto ci che si compie sotto insegne spurie, i Fronti di qualsiasi genere e le artefatte unit,
421

Carlo Doglio, Conversazioni, prima lettera di Carlo Doglio, La Cittadella, n. 5-6, 15-30 marzo 1948, p. 2. 422 Ibidem.

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sempre concludono cos. La Cittadella, proprio per non aver mai voluto prendere colore preciso, oggi sporca dogni colore.423

Nella stessa pagina de La Cittadella Salvo Parigi risponde alle accuse di Doglio affermando che la rivista aperta alla discussione con tutti i lettori e collaboratori che non sono daccordo con le posizioni prese dai redattori. Parigi scrive che nel precedente articolo affermava limportanza di sostenere una nuova forza rivoluzionaria in contrapposizione con quella attuale e non imponeva ai lettori il voto per il Fronte, inoltre critica Doglio per la poca concretezza delle sue proposte e sostiene che:
La politica soprattutto mezzo per la realizzazione di qualcosa: ebbene la nostra politica ricerca di promuovere nella realt presente nuovi sviluppi, quegli sviluppi cui tanto aspira anche Doglio. [...] Tutti coloro che son consci della inefficienza delle strutture politiche attuali, tutti coloro che vedono e sentono gli orrori e gli errori della organizzazione politica di oggi, tutti coloro che sono decisi ad avviare la realt a nuove forme, a nuovi sistemi - e fra questi anche gli anarchici - hanno un solo mezzo per muovere opera valida: portarsi nella realt, fare che levoluzione della storia sia pi spedita.424

Unaltra scissione allinterno della redazione data dalla decisione da parte di Parigi e altri redattori di terminare la pubblicazione del Foglio del Movimento di Religione; in un avviso nel 21-22 del novembre 1947 la redazione pubblica il commiato del Movimento in cui si dice che dal gennaio 1948 comincer la pubblicazione di un periodico mensile autonomo del gruppo di seguaci di Capitini che si chiamer Bollettino del Lavoro e che quindi da quel momento terminer la pubblicazione su La Cittadella.425 In realt la redazione bergamasca preferisce, contro la volont di Moretti e Tassoni, interrompere la pubblicazione del Foglio del Movimento di Religione

423 424

Ibidem. Salvo Parigi, Risposte di Salvo Parigi, La Cittadella, n. 5-6, 15-30 marzo 1948, p. 3. 425 Il M.d.R. pensa con affetto e gratitudine grande ai mesi del suo passaggio presso gli amici di Bergamo. Quegli amici, appena conosciuti, gli parvero una cosa bella; e una cosa bella restano anche oggi, cos come Cittadella resta, fra le realt giovani dItalia, una meraviglia felice. Ma Cittadella in questi mesi cresciuta, non pi una bambina e ha una sua strada da fare; il M.d.R. lo stesso, non pi un bambino. Perci si separano, per guardare il mondo ognuno con i propri occhi e giocare con Dio ognuno nel proprio giocattolo. Da lontano non saranno lontani. Spesso si scriveranno lettere, raccontandosi le loro scoperte e a crescere come si soffre. Commiato, La Cittadella, n. 21-22, 15-30 novembre 1947, p. 5.

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perch questo da gruppo di discussione e protesta nei confronti della Chiesa si sta trasformando in una associazione religiosa vera e propria. La somma di tutte queste problematiche sancisce la fine dellesperienza della rivista bergamasca: non solo manca il sostegno economico alla pubblicazione de La Cittadella, ma gli stessi redattori non sono in grado di trovare un accordo sulla posizione da mantenere nei confronti della politica ufficiale nazionale e quindi non sanno essere lalternativa alla sinistra. La delusione per gli avvenimenti di quegli anni e la difficolt di diffondere idee nuove e concrete sono tali che svanisce lentusiasmo che faceva coesistere le diverse personalit della rivista; leclettismo diventa un ostacolo alla ricerca di una posizione autonoma da proporre come alternativa alla sinistra e lentamente gli intellettuali si ritirano dal dibattito pubblico. Claudio Pavone nel luglio 1947 scrive alla redazione:
In effetti la Cittadella o, pi precisamente, la linea seguita dai tuoi articoli di fondo, giunta a un bivio: o diventare politici nel senso vero e attivo della parola, o ripiegare deliberatamente su una posizione di semplice cultura politica. So benissimo la difettosit di tale alternativa: ma non voglio imbarcarmi in una ennesima discussione sui rapporti fra politica e cultura. Voglio semplicemente dire che o il gruppo della Cittadella diventa organo che, da solo o in unione con gli altri, svolge vera attivit politica, indica via da seguire, lancia parole dordine ecc., e in questo caso la Cittadella diventa lorgano di tale gruppo, e i tuoi articoli di fondo tracceranno la Linea del partito; oppure la Cittadella cerca di conquistare la sua propria individualit nel campo della ricerca e della cultura politica e non politica, e i suoi membri eserciteranno attivit politica a titolo personale. [...]

La redazione deve scegliere una posizione politica autonoma e precisa oppure abbandonare laspirazione ad essere una guida per il rinnovamento politico; nellincapacit di trovare una via duscita ai dissidi interni i redattori scelgono di continuare il loro lavoro solo in ambito culturale attraverso il Circolo del Cinema. I giornali ritornano a parlare de La Cittadella nel febbraio del 1951: LEuropeo pubblica un articolo firmato da Nicola Adelfi che passa in rassegna i movimenti ostili al Cominform e al comunismo ufficiale e tra questi cita quello costituito a Bergamo attorno alla rivista La Cittadella, senza per darne ulteriori chiarimenti e specificazioni.
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2.5. Il Circolo del cinema


Le speranze de La Cittadella non svaniscono completamente; i redattori si allontanano dalla politica, ma il bisogno di scambiarsi pareri e idee continua grazie al Circolo del Cinema. I redattori de La Cittadella si impegnano ininterrottamente a recuperare film poco noti e a intraprendere discussioni con gli altri Circoli del Cinema dItalia; le richieste di Corrado Terzi alla Fincinema - Finanziaria Cinematografica Italiana - e alla Federazione Italiana dei Circoli del Cinema sono spesso molto insistenti e i suoi ritardi nel riconsegnare i film ai Circoli o alle mediateche costante, al punto da creare spiacevoli incomprensioni, a volte comunque causati dai ritardi del sistema postale.426 I problemi finanziari,427 cos come sulla realizzazione della rivista, gravano anche sullorganizzazione delle serate dedicate al cinema; infatti oltre ai costi delle sale di proiezione si aggiungono i costi del noleggio dei film, dei diritti per la Societ Italiana degli Autori e degli Editori428 e quelli per i manifesti pubblicitari affissi sui muri di Bergamo per informare i cittadini delle attivit del Circolo.429 Le iniziative sono numerose, alla fine del 1947 Terzi organizza un Festival a Bergamo denominato Panorama del Cinema Francese in cui proiettare una decina di film francesi inediti in lingua originale al teatro Eleonora Duse di Bergamo e un
426

Infatti - e ti avevo avvertito di spedirlo subito a Verona - trattenendo per una settimana il film mi ha mandato allaria il circuito che avevamo preparato e costretto a rimediare alla bell meglio il buco da te aperto alle programmazioni di Verona. Lettera indirizzata a Corrado Terzi del 18 novembre 1947, fondo La Cittadella, faldone 11, fascicolo 1, protocollo 1182. Riceviamo a mezzo vostro socio Sign. Parigi il film Un capello di Paglia di Firenze in restituzione. Vi facciamo notare che questo film rimasto fuori sede una settimana e che non possiamo assolutamente concedervi un tempo cos lungo, poich, come voi sapete, i nostri film sono impegnati a scadenza con gli altri Circoli del Cinema. Lettera al Circolo del Cinema della Cineteca italiana, 7 giugno 1947, fondo La Cittadella, faldone 11, fascicolo 1. 427 Il Circolo di Bergamo di cui sono segretario, ha un bilancio in passivo (di poco, ma sempre in passivo!) e perci non pu contribuire nemmeno con una lira ad un mio eventuale soggiorno a Venezia nei giorni del congresso. Lettera a Marcello Bollero di Corrado Terzi, 11 agosto 1947, fondo La Cittadella, faldone 11, fascicolo 1. 428 Ci meraviglia come Codesta Direzione non abbia ancora provveduto a dare evasione alla nostra precedente nota del 20 settembre u.s. n. 750 di Prot. con la quale vi si invitava alla sollecita liquidazione dei diritti dovuti alla nostra Societ per la scorsa stagione cinematografica. Lettera alla direzione del Circolo del Cinema La Cittadella da parte della S.I.A.E., 7 ottobre 1947, fondo La Cittadella, faldone 11, fascicolo 1, protocollo 739. 429 In data 11 giugno p.p. Vi abbiamo staccato un avviso di pagamento per limporto di 10.591 lire a saldo diritti comunali di pubblicit e tasse governative di bollo gravanti laffissione dei Vs. avvisi CIRCOLO DEL CINEMA affissi in citt a datare dal 13 maggio 1947. A tuttoggi per non avete provveduto ancora al versamento del detto importo che al termine di Regolamento avrebbe dovuto essere corrisposto anticipatamente, trattandosi di affissione di carattere commerciale Vi invitiamo pertanto a voler definire la pratica entro e non oltre cinque giorni da oggi, trascorso invano i quali saremo costretti ns. malgrado a provvedere per lesazione forzata del ns. avere. Lettera al Circolo del Cinema dellAgenzia Municipale Affissioni, 3 luglio 1947, fondo La Cittadella, faldone 11, fascicolo 1.

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Referendum a premi dedicato agli spettatori dei film; questi sono invitati a improvvisarsi critici cinematografici compilando un apposito questionario redatto da Terzi, i prescelti vincono una tessera gratuita per lintera rassegna cinematografica organizzata dal Circolo o ingressi per le singole proiezioni. I detrattori de La Cittadella si occupano presto anche di contrastare liniziativa del Circolo del Cinema; ecco cosa scrive Terzi a Rognoni nel dicembre 1947:
La nostra posizione di Cittadella (giornale e circolo) divenuta in questi ultimi giorni addirittura eroica. La reazione democristiana si lanciata in unoffensiva in grande stile con lobiettivo di ottenere il monopolio di tutta lattivit politica e culturale bergamasca: tutta la stampa quotidiana finalmente nelle loro mani e ne usano egregiamente per attaccarci o per diffondere equivoci sul nostro conto, favoriti dalla nostra impossibilit di rispondere con mezzi equivalenti. Io stesso sono stato colpito, avendomi allontanato dal posto di critico cinematografico che occupavo, col quale riuscivo, nei limiti concessimi, a reagire alla marea crescente di propaganda pretina della stampa cattolica. di ieri la notizia dellorganizzazione in grande stile (per loro non difficile trovare fondi) di spettacoli cinematografici di carattere culturale preludio alla fondazione di un Circolo del Cinema in concorrenza con noi e con un programma simile al nostro. 430

Nonostante lavversione degli altri mezzi di informazione - il quotidiano cittadino, LEco di Bergamo, infatti, acquistato dalla Societ Editrice Tipografici diretta dagli esponenti dellindustria bergamasca, sposta decisamente a destra la sua linea politica - e di formazione culturale bergamaschi il Circolo continua la sua attivit, seppur con manifestazioni pi sporadiche, per tutto il 1948 e resta un punto di riferimento per gli intellettuali della provincia portando al pubblico importanti lungometraggi in anteprima come Le diable au corps di Claude Autant-Lara, Ciapaiev di Vassilev, I topi grigi di Vanzi e consigliando unampia bibliografia sul film e sul regista per ogni proiezione.

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Lettera a Luigi Rognoni da Corrado Terzi, 5 dicembre 1947, fondo La Cittadella, faldone 11, fascicolo 1.

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