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ARIOSTO
Orlando furioso
Volume primo (Canti I - XXV)
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Questo volume è stato stampato nel 2010
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2
Sommario
CANTO SECONDO............................................................................................. 40
3
CANTO DICIOTTESIMO ................................................................................... 675
4
Orlando Furioso
Volume primo
Canti I - XXV
5
CANTO PRIMO
6
3
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in India, in Media, in Tartaria lasciato
8
Il savio imperator, ch'estinguer volse
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9
Dove, poi che rimase la donzella
11
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Come alla donna egli drizzò lo sguardo,
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non che le piastre e la minuta maglia,
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non però tua la bella donna fia;
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Oh gran bontà de' cavallieri antiqui!
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in quella parte onde caduto gli era
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e scolorossi al Saracino il viso;
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Altra ventura al buon Rinaldo accade,
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Qual pargoletta o damma o capriuola,
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tra' fiori smonta, e lascia alla pastura
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a lamentarsi sì soavemente,
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che debbo far, poi ch'io son giunto tardi,
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lascia altrui corre, il pregio ch'avea inanti
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Appresso ove il sol cade, per suo amore
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l'aventurosa sua fortuna vuole
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ch'avea per morto sospirato e pianto,
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e che 'l fior virginal così avea salvo,
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Corrò la fresca e matutina rosa,
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Re Sacripante, che non può patire
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di là dove l'altissimo fragore
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così, per quel ch'io me ne sappia, stimo,
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Ella è gagliarda ed è più bella molto;
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e poco dopo un gran destrier n'appare,
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Tutta s'avvampa di dispetto e d'ira,
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che quel guerrier più appresso non attenda,
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CANTO SECONDO
40
Rinaldo al Saracin con molto orgoglio
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indi a' morsi venir, di rabbia ardenti,
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8
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43
e quel porge lo scudo, ch'era d'osso,
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ch'avea lunga la barba a mezzo il petto,
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Trassene un libro, e mostrò grande effetto;
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Il meglio forse vi sarebbe, or quando
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né lo volea lasciar montare in sella,
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dove re Carlo, rotto e mal condutto,
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Rinaldo mai di ciò non fece meno
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- Non convien (dice il Vento) ch'io comporti
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Ch'i viandanti col mormorio grato
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e dal sembiante altier, ch'al primo sguardo
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Così il rapace nibio furar suole
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poi giunsi in una valle inculta e fiera,
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che per via strana, inusitata e nuova
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Ecco apparire il cavalliero armato
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60
Sopra Gradasso il mago l'asta roppe;
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Girando va con spaziose rote,
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Questo era il conte Pinabel, figliuolo
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né spesa sarà invan questa fatica,
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A Bradamante il messagger novella
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Fermasi al fin di seguitar l'impresa,
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mirando pur s'alcuna via discerna,
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e le disse ch'avea visto nel fondo
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Dove è tagliato, in man lo raccomanda
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CANTO TERZO
72
E volendone a pien dicer gli onori,
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e tornò presto a rimontar in sella:
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8
10
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che forse ricordare odi talotta,
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che Merlin, che 'l ver sempre mi predisse,
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O che natura sia d'alcuni marmi
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tra l'Indo e 'l Tago e 'l Nilo e la Danoia,
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ma, come vuole entrar, la via l'è tronca,
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e vendicato il tradimento e il torto
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e sarà degno a cui Cesare Otone
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e del sangue tedesco orribil guazzo
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dove chiamò con lacrimoso plettro
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86
ed al servizio del sommo Pastore
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Al bel dominio accrescerà costui
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dove abitan le genti disiose
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come a Budrio col petto e con la faccia
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e l'ornarà di templi e di palagi,
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92
Il grande amor di questa bella coppia
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93
Le genti di Romagna mal condotte,
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94
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57
58
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alla cui fama ostar, che di sé il mondo
59
60
96
e domandò: - Chi son li dua sì tristi,
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Tosto che spunti in ciel la prima luce,
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E perché men l'andar fosse noioso,
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acciò che col suo ingegno e con l'aiuto
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l'abito, acciò ch'io lo dipinga intero,
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102
Così parlando, giunsero sul mare,
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Stavano insieme in questa guisa, quando
104
CANTO QUARTO
105
Simula anch'ella; e così far conviene
106
Calossi, e fu tra le montagne immerso:
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8
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Avea l'oste un destrier ch'a costei piacque,
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Brunel disse: - Ecco dove prigionieri
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Né per lacrime, gemiti o lamenti
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che la lancia talor correr parea,
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ma gli piacea veder qualche bel tratto
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accelerando il volator le penne,
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Disegnando levargli ella la testa,
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ma per ritrar sol dall'estremo passo
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piacciati questa afflitta anima sciorre
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Così dice la donna, e tuttavia
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Sbrigossi de la donna il mago alora,
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Lungo sarebbe a dir come, e da cui,
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e sopra quel che va per l'aria monta,
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Poi che Ruggier di vista se le tolse,
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Rinaldo l'altro e l'altro giorno scorse,
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L'arme Rinaldo e il suo Baiardo truova,
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averla a mezza notte ritrovata
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l'avrà per moglie, ed uno stato, quale
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Pensò Rinaldo alquanto, e poi rispose:
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e dirò che fu ingiusto o che fu matto
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Le sono dui col ferro nudo a canto,
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incominciò con umil voce a dire
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CANTO QUINTO
136
Parmi non sol gran mal, ma che l'uom faccia
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E se rotando il sole i chiari rai,
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8
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che solea mutar letto, or per fuggire
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che mi scoperse, e non ebbe rossore
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Io, ch'era tutta a satisfargli intenta,
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Il re l'amava, e ne mostrò l'effetto;
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e farvi inimicizia così intensa,
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nuda nel letto, che pigli ogni vesta
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Fatto in quel tempo con Ariodante
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di te mi maraviglio maggiormente;
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e so che sai quanto è l'amor tra nui,
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ed era per mostrare a laude, a onore,
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e del mio ben veduta la radice,
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- Non ti vo' creder questo (gli rispose
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prometto di costei lasciar la traccia,
a te sì liberale, a me sì avara:
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e si celò nel solitario ostello
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e a men di dieci passi a lui discosto,
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A prima giunta io gli getto le braccia
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- Ah misero fratel, fratello insano
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disse: - Vien meco, acciò che manifesto
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che la cagion del suo caso empio e tristo
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E inanzi al re, quando era più di gente
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che s'avea, per non esser conosciuto,
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se sono queste accuse o false o vere,
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vedi se deve, per amare assai,
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A cui fu sopra ogn'aventura, grata
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e che dopo che v'era, ancor veduto
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chi la tempesta del suo venir sente,
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Ma, per Dio, questa pugna prima parti,
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172
l'elmo, pria che si levi, e gli lo slaccia:
90
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173
stato da parte era a vedere il tutto.
92
174
CANTO SESTO
innavedutamente manifesta.
175
3
176
tanto gli pare il passo acerbo e forte)
177
fatta Ginevra appresso il padre rea.
10
178
sentir per mia cagion perir costei:
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il fine avrà del suo crudele assunto:
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non abbia dentro più che foglia il core.
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di sotto il mar per camin cieco e strano.
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che tiepida aura freschi ognora serba,
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volgea la faccia all'aure fresche ed alme,
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186
stupefatto restò più che mai fosse.
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tremò quel mirto da la cima al piede.
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che da Levante il mar Indico lava,
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nuotano a schiere in più fretta che ponno;
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191
lasciando gli altri dua, dietro mi salse.
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43
192
sono quest'altre due nate d'incesto.
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45
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193
odia colei, perché è pudica e santa.
47
48
194
e me fe' quel che commandava agli altri:
a me credeva, a me si riportava;
49
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196
e de' costumi suoi tu sappia parte;
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salisse il poggio invêr la cima alpestra.
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e per l'aria spronarlo a nuovo corso:
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199
ch'al monte già, piegossi il guerrier forte:
61
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200
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201
e la fe' un palmo riuscir pel dosso.
66
67
202
perché virtude usar volse, e non frodo.
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69
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203
Ruggiero è oppresso da lo stuol villano.
71
72
204
e coronate di frondi novelle.
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205
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76
77
206
su quel camin ch'avea a man destra preso,
78
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207
empi, come ella, inospiti e rapaci. -
80
81
208
CANTO SETTIMO
209
3
210
di qua dal ponte per giostrar ridotta,
211
passiamo il ponte e seguitian la strada. -
10
212
perché vincesse ogn'altro di ricchezza,
11
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213
e che visibilmente i cori involi:
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214
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16
17
215
e sia degno di questa e di più pena:
18
19
216
rappresentasse grate fantasie.
20
21
22
217
che non solea là dentro esser costume:
23
24
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guatava fuori, e nulla vi trovava:
25
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27
28
29
220
cogliendo de lo spirto in su le labbia
30
31
221
leggon d'antiqui gli amorosi detti;
32
33
34
222
che molti giorni andò cercando invano
35
D'alloggiamento va in alloggiamento,
36
223
far possa o in cielo o in terra; e pur meschina
37
38
224
39
40
41
225
perdere il corpo e l'anima in un punto;
42
43
226
mancasse un anno al suo viver giocondo.
44
45
46
227
quando ode che 'l suo amante è così lunge;
47
48
228
né solamente avria voluto darlo,
49
Le dà l'annello e se le raccomanda;
50
229
51
52
53
230
verso un laghetto limpido ed ameno.
54
55
231
da l'esser suo mutato per incanto.
56
57
58
232
le sacre fibre e gli accoppiati punti,
59
60
233
dove il ciel vuol che sia per te concetto
61
62
234
63
64
65
235
pose l'annello, e lo fe' risentire.
66
67
236
gli vuole aprire e far che veggia il tutto.
68
69
70
237
l'amasse dianzi: e non vi paia strano,
71
72
238
de la bella, che dianzi avea lasciata,
73
74
239
75
76
77
240
sapea quanto nel corso era leggiero.
78
79
241
donde è la via ch'a Logistilla il porta.
80
242
CANTO OTTAVO
243
3
244
perciò colui, più certo che fuggisse,
245
Ruggier di trar la spada si disdegna.
10
246
Alcina avrà col populo alle spalle:
11
12
247
e sciocca nominossi e malaccorta;
13
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248
15
16
17
249
quando ricovrar l'arme non gli faccia,
18
19
250
arsiccia, nuda, sterile e deserta.
20
21
22
251
dal re, da la figliuola e dal paese.
23
24
252
ma che sperava che venir dovesse
25
26
253
27
28
29
254
ricercando ora il grave, ora l'acuto.
30
31
255
né stender gli si vuol la bestia sotto.
32
33
34
256
e dirollo anco a voi, ma in altro loco.
35
36
257
e l'aura le facea lascivo assalto.
37
38
258
39
40
41
259
dove più ritornar non spero mai:
42
43
260
a che più doglia anco serbar mi vuoi?
44
45
46
261
prese, non conoscendolo, conforto;
47
48
262
che di farla dormire ebbe valore.
49
50
263
51
52
53
264
le perdonò: sì può lo sdegno fiero.
54
55
265
all'oracol, che lor così rispose:
56
57
58
266
di Proteo (ch'io non so che me ne dica),
59
60
267
alcune per lusinghe, altre per oro;
61
62
268
63
64
65
269
morte, e serbarla a gran necessitade;
66
67
270
Angelica legata al nudo scoglio.
68
69
70
271
al giusto lamentar del vecchio Carlo;
71
72
272
fin dal Cataio; e qui l'avea smarrita,
73
74
273
75
76
77
274
senza la guardia del tuo fido Orlando?
78
79
275
godere in pace anco lasciar ti ponno.
80
81
82
276
perde la donna sua per l'aer fosco;
83
84
277
Di piastra e maglia, quanto gli bisogna,
85
86
278
87
88
89
279
dotata e d'accortezza e di prudenza:
90
91
280
Quel che seguì, ne l'altro canto è scritto.
281
CANTO NONO
282
anzi non attendata, perché sotto
283
ed aiutollo in questo parimente,
284
8
10
285
Orlando priega lei che ne la barca
11
12
286
che viene ogni dì al lito, e sempre nuova
13
14
15
287
Questa imaginazion sì gli confuse
16
17
288
Il vento, poi che furioso suto
18
19
289
20
21
22
290
(quantunque prole io non gli fossi sola,
23
24
291
rito al ritorno suo saria tra nui
25
26
27
292
Il mio buon padre, al qual sol piacea quanto
28
29
293
onde vien con tal suon la palla esclusa,
30
31
294
32
33
34
295
esser morta, arsa viva, e che sia al vento
35
36
296
fingo ch'io brami, non che non mi piaccia,
37
38
39
297
Però che, fatta la prima battaglia
40
41
298
ch'alzò un'accetta, e con sì valoroso
42
43
299
44
45
46
300
che m'aveano aiutata a far l'effetto,
47
48
301
e parte, per far muovere alli danni
49
50
51
302
Se dunque da far altro non mi resta,
52
53
303
m'insegni alcun d'assicurar che, poi
54
55
304
56
57
58
305
ben salverà amendui, se la sua spada
59
60
306
quel Brigliador sì bello e sì gagliardo,
61
62
63
307
ed all'incontro vuol che 'l re prometta,
64
65
308
Come le fere e il bosco cinger suole
66
67
309
68
69
70
310
e ad ogni colpo, o taglio o punta, estinse
71
72
311
ma il suo destrier sì al corso poco vale,
73
74
75
312
Dietro lampeggia a guisa di baleno,
76
77
313
Quale il libico Anteo sempre più fiero
78
79
314
80
81
82
315
ma poi ch'uno ed un altro pur s'accorge
83
84
316
così la donna, a cui di ragion spetta
85
86
317
87
88
89
318
gir con vantaggio in qualsivoglia impresa:
90
91
319
spinge alla via de l'isola crudele.
92
93
320
94
321
CANTO DECIMO
322
e che non pur l'abandoni mai
323
L'amante, per aver quel che desia,
324
8
10
325
che fia, per quanto n'han mosso parola,
11
12
326
così l'ardor ch'accese Olimpia, vinto
13
14
15
327
Oh sommo Dio, come i giudìci umani
16
17
328
indi con lui, là dove in loco ameno
18
19
329
20
21
22
330
Si straccia i crini, e il petto si percuote,
23
24
331
chiamò, quanto potea chiamar più forte,
25
26
27
332
E con la faccia in giù stesa sul letto,
28
29
333
Ma quai fere crudel potriano farmi,
30
31
334
32
33
34
335
e sembra forsennata, e ch'adosso abbia
35
36
336
de la corte d'Alcina eran tre donne,
37
38
39
337
E di lor una s'accostò al cavallo
40
41
338
e così, come ben m'appongo al vero,
42
43
339
44
45
46
340
Contempla meglio poi l'alta presenza:
47
48
341
E bene è amor di ciò cagion non lieve,
49
50
51
342
Un ch'era alla veletta in su la rocca,
52
53
343
E così fu la pugna aspra ed atroce,
54
55
344
56
57
58
345
Son di più prezzo le mura di quella,
59
60
346
contendon sì, che mal giudicar puossi
61
62
63
347
ma quivi era perpetua la verdura,
sì temperatamente li governi;
64
65
348
Melissa le parlò per amendui;
66
67
349
68
69
70
350
là dove il mare oriental la bagna;
71
72
351
di quella boreale orrida terra:
73
74
75
352
Giunse a punto Ruggier, che si facea
76
77
353
Il suo nome, famoso in queste bande,
78
79
354
80
81
82
355
Sono duo tanti, o di cento non fallo,
83
84
356
Non è in cui tal virtù, tal grazia luca,
85
86
87
357
Signoreggia Forbesse il forte Armano,
88
89
358
Intorno allo stendardo tutto bianco
90
91
359
92
93
94
360
quel smisurato mostro, orca marina,
95
96
361
far rugiadose le crudette pome,
97
98
99
362
E coperto con man s'avrebbe il volto,
100
101
363
né forma ha d'animal, se non la testa,
102
103
364
104
105
106
365
tal che non sa se l'ale in aria snoda,
107
108
366
indi l'avea a Ruggier restituito,
109
110
111
367
La bella donna tuttavolta priega
112
113
368
Sul lito un bosco era di querce ombrose,
114
115
369
370
CANTO UNDICESIMO
371
con la qual non saria stato quel crudo
372
Brunel sin nel giron lel venne a torre;
373
8
10
374
Le iumente pascean giù per la valle
11
12
375
Allora allora se le fece inante
13
14
15
376
Oltremodo dolente si ripose
16
17
377
Giace morto il cavallo in su la strada.
18
19
378
20
21
22
379
fu l'inventor, ch'ebbe da quel l'esempio,
23
24
380
e qual bombarda e qual nomina scoppio,
25
26
381
27
28
29
382
o ne le poppe, sempre è così lento,
30
31
383
e vêr lo scoglio, sol, prese la strada.
32
33
34
384
la faccia tien, non ben chi sia discerne.
35
36
385
nel fodero lasciando il brando piatto:
37
38
386
39
40
41
387
con le due punte il brutto mostro fiede.
42
43
388
le selve, i monti e le lontane prode.
44
45
46
389
a riguardar quella battaglia strana;
47
48
390
gran meraviglia il paladin si prende:
49
50
391
51
52
53
392
e quella poca è di nessun aviso.
54
55
393
ma gli occhi non ardisce al viso alzarli.
56
57
58
394
come lo sposo suo l'avea tradita;
59
60
395
colui da chi l'ha inteso, il vero gli have,
61
62
396
63
64
65
397
si sgombra intorno il nubiloso velo.
66
67
398
a quante n'avea il mondo potean forse.
68
69
70
399
vista dal Pastor frigio, io non so quanto
71
72
400
tanto che 'l fuoco non può star coperto.
73
74
401
75
76
77
402
né un sol rimaso di sì gran brigata.
78
79
403
la pena, ch'al delitto andasse eguale.
80
81
82
404
che di lui non si seppe cosa vera:
83
405
CANTO DODICESIMO
406
S'in poter fosse stato Orlando pare
407
il valoroso principe d'Anglante;
408
8
10
409
che quelle, e il suolo ove si mette il piede,
11
12
410
e vi son molti, a questo inganno presi,
13
14
15
411
Pargli Angelica udir, che supplicando
16
17
412
io dico ch'arrivò qui dove Orlando
18
19
413
20
21
22
414
acciò che di lor man Ruggier non mora,
23
24
415
di compagnia bisogno avea e di guida,
25
26
27
416
Non sa stimar chi sia per lei migliore,
28
29
417
Corser di par tutti alla donna, quando
30
31
418
32
33
34
419
che contra lor l'incantator malvagio
35
36
420
Di lor si ride Angelica proterva,
37
38
39
421
Tornate a dietro, o pigliate altra via,
40
41
422
Rispose il re: - Chi più pazzo saria?
42
43
423
44
45
46
424
e lo suspese a un ramuscel di faggio;
47
48
425
usò portar, dove era il dubbio, sempre
49
50
51
426
Intanto il re di Circassia, stimando
52
53
427
Di poi si parte, e non fa lor sermone;
54
55
428
56
57
58
429
Non l'ha sì tosto Angelica veduto,
59
60
430
pel duol ch'avea di quella che gli sparve,
61
62
63
431
Angelica invisibile e soletta
64
65
432
Dopo molto veder molto paese,
66
67
sì ne la fatagion si rassicura.
433
68
69
70
434
chi presso alla città, chi più lontano,
71
72
435
per farsi rassegnar l'armata torma;
73
74
75
436
Era giovane Alzirdo, ed arrogante
76
77
437
un tener porco preso abbia talotta,
78
79
438
80
81
82
439
nessun vi si mirò, se non un veglio
83
84
440
così di quella squadra ormai disfatta
85
86
87
441
Come nel bosco de l'umil ginepre,
88
89
442
Poi che legato fuor Brigliadoro ebbe,
90
91
443
92
93
94
444
che dai coralli e da le preziose
445
CANTO TREDICESIMO
446
- Ben che io sia certa (dice), o cavalliero,
447
Ma voglio sappi la prima radice
miracolose di cavalleria,
448
8
10
449
ch'al mio padre per moglie non mi chiede,
11
12
450
e bene esser dovea, se i benefici
13
14
15
451
Voltati sopra Mongia eramo a pena,
16
17
452
Sceser dui altri, e ne scendea un drappello,
18
19
453
20
21
22
454
e commendato per guerrier perfetto
23
24
455
sperando ch'ad amar saria più presto
25
26
27
456
Ma tutto è indarno; che fermata e certa
28
29
457
sopra il monte una turba apparir vidi,
30
31
458
32
33
34
459
Non so se ti se' apposto, o se lo sai
35
36
460
tra quelli spirti che con suoi compagni
37
38
39
461
Nascono casi, e non saprei dir quanti:
40
41
462
Non bisognò catena in capo adonca;
42
43
463
44
45
46
464
il suo Ruggier dovea, né lo vedendo,
47
48
465
che se mi segui, io t'aprirò la via
49
50
51
466
Come tu giungi (disse) in quella parte
52
53
467
Fermati, pria ch'io ti conduca al bosco,
54
55
468
56
57
58
469
troppo sarà; ch'io non ne veggio alcuna
59
60
470
l'altra dirà: - Sol perché casta visse
61
62
63
471
E Moro e Sforza e Viscontei colubri,
64
65
472
Le Bianche, le Lucrezie io terrò in petto,
66
67
473
68
69
70
474
pallido salce al sempre verde alloro,
71
72
475
e gira intorno il cielo, insieme tutta
73
74
75
476
E la donzella di nuovo consiglia
76
77
477
perché voglio io de la credenza altrui
78
79
478
80
81
82
479
mancavan capitani, e pur de' buoni,
83
CANTO QUATTORDICESIMO
480
morti erano infiniti, e derelitti
481
quel dì da voi, per onorati doni,
482
Quella vittoria fu più di conforto,
483
che suore, e frati e bianchi e neri e bigi
10
484
11
12
13
485
Granata al primo, Ulisbona al secondo,
14
15
486
che, poi che i regni lor lor furon tolti,
16
17
18
487
Segue la terza schiera di Marmonda,
19
20
488
Mutò, a' prieghi di molti, il re pensiero,
21
22
489
23
24
25
490
Rodomonte, e di Sarza, che condotto
26
27
491
che fissa in ciel nel dì seguente è l'ora
28
29
30
492
Era venuto pochi giorni avante
31
32
493
Ritenne occulto il suo pensiero in mente,
33
34
494
35
36
37
495
che truova sol le corna, l'ossa e l'ugne,
38
39
496
d'oro e di gemme arnesi di gran pregio,
40
41
42
497
- Esser per certo dei pazzo solenne, -
43
44
498
Chi l'asta abbassa, e chi tra' fuor la spada;
45
46
499
47
48
49
500
per la via che di nuovo era segnata
50
51
501
maturi vecchi, e assai donne e donzelle
52
53
502
54
55
56
503
non par ch'abbia la fretta ch'avea dianzi.
57
58
504
ch'esser amato per valore io merto. -
59
60
61
505
Con questa compagnia lieto e gioioso,
62
63
506
Creder si può che ben d'accordo furo;
64
65
507
66
67
68
508
per tutto celebrare uffici e messe
69
70
509
i pagani diran che nulla puoi,
71
72
73
510
Così dicea l'imperator devoto,
74
75
511
- Va (gli disse) all'esercito cristiano
76
77
512
78
79
80
513
e di veder ch'ancor Pace vi fosse,
81
82
514
Par di strano a Michel ch'ella vi sia,
83
84
85
515
La chiama a sé Michele, e le commanda
86
87
516
Era brutta e deforme in tutto il resto:
88
89
517
90
91
92
518
ch'all'ombra di duo monti è tutta piena
93
94
519
ed a quanti n'incontra, di lontano,
95
96
97
520
Discorreva il Silenzio, e tuttavolta,
98
99
521
dirà quante onde, quando è il mar più grosso,
100
101
522
102
103
104
523
gli passa la riviera entro le mura,
105
106
524
ma fece, più ch'altrove, provedere
107
108
109
525
Come assalire o vasi pastorali,
110
111
526
L'acque bollenti che vengon di sopra,
112
113
527
114
115
116
528
Spinge il secondo quel ch'inanzi sale;
117
118
529
l'elmo e lo scudo fece far perfetto,
119
120
121
530
Non sì tosto all'asciutto è Rodomonte,
122
123
531
Fu la prima metade a Fiandra tolta,
124
125
532
126
127
128
533
ad altri il petto, ad altri il capo fende,
129
130
534
e non di ferro, anzi pur sien di scorza:
131
132
133
535
Tornò la fiamma sparsa tutta in una,
134
536
CANTO QUINDICESIMO
537
Questo il pagan, troppo in suo danno audace,
538
Rivolge gli occhi a quella valle inferna;
539
8
10
540
che 'l lungo esilio avendo in odio ormai,
11
12
541
e sì, qualche stagion, pover di sole,
13
14
15
542
Dico che 'l corno è di sì orribil suono,
16
17
543
e Traprobane vede e Cori appresso;
18
e ne domanda Andronica, se de le
19
544
20
21
22
545
e scorrer tutti i liti e le vicine
23
24
546
sotto il più saggio imperatore e giusto,
25
26
27
547
E perch'abbian più facile successo
28
29
548
l'imperator l'esercito gli crede,
30
31
549
32
33
34
550
né dove il nome d'Andrea Doria senta,
35
36
551
e fa ch'or questo or quel propizio l'esce,
37
38
39
552
Vien per l'Arabia ch'è detta Felice,
40
41
553
Venne, suguendo il Duca la sua via,
42
43
554
44
45
46
555
- Io ti ringrazio, padre, del consiglio
47
48
556
Astolfo lungo il Nil tenne la strada,
49
50
557
51
52
53
558
di che il buon vecchiarel gli avea predetto.
54
55
559
gli vede sì, che non può dare un crollo.
56
57
58
560
par che la dea presa volando fosse.
59
60
561
né martel fece mai cosa più bella:
61
62
562
63
64
65
563
e fin al Cairo, ognun rubando scorre.
66
67
564
Grifone il bianco ed Aquilante il nero.
68
69
70
565
Grifone, or Aquilante fin al petto.
71
72
566
ch'avean notriti i figli d'Oliviero,
73
74
567
75
76
77
568
che non si romperà per una scossa;
78
79
569
conosca il crine in così folte chiome.
80
81
82
570
or l'uno or l'altro braccio con la mano;
83
84
571
sopra vi sale, e di seguir non resta.
85
86
572
87
88
89
573
de' duo fratelli il doloroso fato
90
91
574
e cercassino onor ne la lor gente.
92
93
94
575
ciò che lor bisognò, fecion raccorre,
95
96
576
che può d'interno amor dar più chiarezza,
97
98
577
99
100
101
578
non se ne sceglierebbe una fra mille;
102
103
579
che 'l mal ch'avea si vergognava a dire.
104
105
580
CANTO SEDICESIMO
581
Pianger de' quel che già sia fatto servo
582
Verso Rama, a sinistra declinando,
583
8
10
584
dicea piangendo: - Signor mio, son questi
11
12
585
e bene a tempo il fa; che più tardando,
13
14
15
586
E con lui se ne vien verso le porte
16
17
587
perché in persona Carlo la tenea,
18
19
588
20
21
22
589
Qui fa restar con mezza gamba un piede,
23
24
590
non riguarda né al servo né al signore,
25
26
27
591
Non par, quantunque il fuoco ogni cosa arda,
28
29
592
Tre leghe sopra avea gittato il ponte,
30
31
593
32
33
34
594
che molto più che per li propri duoli,
35
36
595
credetemi che prese quelle mura,
37
38
39
596
Poté con queste e con miglior ragioni,
40
41
597
tanto ch'al re d'Orano e al re Sobrino
42
43
598
44
45
46
599
ma furo in arme ed in virtù dispari,
47
48
600
riferì in mente sua grazie a Rinaldo,
49
50
51
601
La prima schiera era già messa in rotta,
52
53
602
Mosse Sobrino i suoi schierati avaccio,
54
55
603
56
57
58
604
Di qua di là la gente d'arme ingrossa:
59
e dà di sé timore e meraviglia
60
605
per uccider Zerbin, gli furo adosso;
61
62
63
606
Come Calamidor quel colpo mira,
64
65
607
i primi duo feriti se ne giro,
66
67
608
68
69
70
609
che quei non facean altro che ritrarsi
71
72
610
aver in odio, e scimitarra e lancia,
73
74
75
611
Entrò ne la battaglia il re Agramante,
76
77
612
Egli va al fiume; che gli par ch'in questo
78
79
613
80
81
82
614
Fatate l'arme avea, ma quella botta
83
84
615
lo fere a un tempo ed urta di traverso,
85
86
87
616
Satanasso (perch'altri esser non puote)
88
89
617
Ode il rumor, vede gli orribil segni
CANTO DICIASSETTESIMO
618
e dié Mezenzio al populo Agilino,
619
5
620
gran parte de la terra desolata;
621
e l'una man, che prezza il mondo poco,
10
11
12
622
Non sasso, merlo, trave, arco o balestra,
13
14
623
Sono le forze vostre ora sì fruste,
15
16
624
17
18
19
625
un numero infinito di giardini,
20
21
626
con ciò che d'India e d'eritree maremme
22
23
24
627
Ancor che quivi non venne Grifone
25
26
628
figlia del re di Cipro: e finalmente
27
28
629
29
30
31
630
Tutti che lo veggiam, con faccia smorta
32
33
631
ed avea in compagnia donne e donzelle
34
35
36
632
Il signor nostro intanto ritornato
37
38
633
ove con tema la maggior che s'abbia
39
40
634
41
42
43
635
che ne la vita sua non è periglio:
44
45
636
e che se n'unse dal capo alle piante,
46
47
48
637
Pensate voi se gli tremava il core,
49
50
638
- Con tutto 'l mal (diceagli) ch'io supporto,
51
52
639
53
54
55
640
ci prendea al varco; e quando pelo o lana
56
57
641
col gregge andamo ove 'l pastor ci mena,
58
59
60
642
La sera, quando alla spelonca mena
61
62
643
In questa servitude, in che lo lega
63
64
644
65
66
67
645
e vuol ch'ad ogni quarta luna nuova,
68
69
646
Nel seguente matin sereno e chiaro,
70
71
72
647
Giunsero in piazza, e trassonsi in disparte,
73
74
648
Voi, gente ispana, e voi, gente di Francia,
75
76
649
77
78
79
650
non lasciar che nel sonno si sommerga
80
81
651
di ch'altri ne riporta pregio e lode;
82
Il re di nobilissima testura
83
84
652
Di questo ho da contarvi più di sotto:
85
86
653
audace entrò nel marziale agone;
87
88
654
89
90
91
655
Come lupo cacciato, fe' ritorno
92
93
656
Ognun maravigliando in pié si leva;
94
95
96
657
Quivi erano d'Apamia duo germani,
97
98
658
passa il ferro crudel tra costa e costa,
99
100
659
101
102
103
660
e se partir non li fa il re di botto,
104
105
661
indi, secondo il sangue e la lor prova,
106
107
108
662
Grifone, o ch'egli o che 'l cavallo fosse
109
110
663
L'effetto ne seguì, fatto il pensiero:
111
112
664
113
114
115
665
dove il falso cognato e la bugiarda
116
117
666
ed è costretto con troppo gran fallo
118
119
120
667
La bella loggia sopra 'l muro usciva
121
122
668
costui compagno abbiate, che non truova,
123
124
669
125
126
127
670
- Non son (rispose il re) l'opre sì prave,
128
129
671
e ritorni la colpa ond'era uscita,
130
131
672
132
133
134
673
che non gli fosse detto, non rimase.
135
674
CANTO DICIOTTESIMO
675
Se Norandino il simil fatto avesse,
676
piangendo parte, o con la faccia smorta
677
8
10
678
Angioliero, Angiolino, Ughetto, Ivone,
11
12
679
ma non gli fan più ch'all'incude l'ago:
13
14
680
15
16
17
681
la terra intorno, il populo discresce.
18
19
682
il crudele African quando si mosse.
20
21
22
683
cacciata va la generosa belva,
23
24
684
che si vide restar dopo le spalle
25
26
685
27
28
29
686
che ne portasse a questo re le nuove.
30
31
687
quando il crudel del fiume a nuoto usciva.
32
33
34
688
e la pietra focaia, e picchiò un poco,
35
36
689
quando il ciel arde, a traversar la via.
37
38
690
39
40
41
691
il fior di Spagna intorno al suo stendardo.
42
43
692
ch'essendo vinti, a patir sempre avremo. -
44
45
46
693
che poco inanzi aver solea Tardocco;
47
48
694
e d'ogni cosa a guerra appertinente.
49
50
695
51
52
53
696
fin giù dove lo stomaco è forcuto.
54
55
697
ed ai suoi, che lo spoglino, commanda.
56
57
58
698
che per tutto quel dì non s'accozzaro.
59
60
699
da sé la turba sciocca e senza ardire,
61
62
700
63
64
65
701
e di quel sangue il fosso e l'acqua brutta;
66
67
702
per oro o per cittadi o per castella.
68
69
70
703
che si potesse armar, fece soggiorno.
71
72
704
in Antiochia con intenzione
73
74
705
75
76
77
706
mercede al bene, ed al contrario pena,
78
79
707
come de l'arme e del destrier l'hai privo. -
80
81
82
708
nata di buona e virtuosa gente,
83
84
709
che la facesse di menzogna rea:
85
86
710
87
88
89
711
chi grida: - Impicca, abrucia, squarta, amazza! -
90
91
712
venuti in man degli avversari loro.
92
93
94
713
divenuto era dopo un tanto errore,
95
96
714
e tanto, ch'ad Astolfo ne diè spia,
97
98
715
99
100
101
De la piacevolezza le sovenne
716
la man nel guanto, e alzossi la visiera;
102
103
717
che se smontati fossero al palagio.
104
105
106
718
che, come il primo pregio, il secondo anco,
107
108
719
subito n'ebbe conoscenza vera:
109
110
720
111
112
113
721
e fa con l'urto or questo or quel cadere:
114
115
722
stavan con dubbia mente e stupefatta.
116
117
118
723
venìa spronando a tutti gli altri inante,
119
120
724
di vedersi a uno incontro riversarsi,
121
122
725
123
124
125
726
che s'oggi non vuol perder la sua corte,
126
127
727
al vincitor de le tue giostre in dono.
128
129
130
728
che vostre sien, che tengan vostra insegna:
131
132
729
di lor, Marfisa, non volson provarsi,
133
134
730
135
136
137
731
volando da man destra a Cipro intorno,
138
139
732
giovani e vecchie, infino all'ultime ore.
140
141
142
733
che né sole apparir lascia né stella.
143
144
734
del mar la proda, e de l'orribil verno,
145
146
735
147
148
149
736
difender contra Orlando il potrai manco. -
150
151
737
ma picchiò invan su l'elmo di Mambrino.
152
153
154
738
stare ingorgate alcuna volta e chiuse,
155
156
739
che tutti i denar perdere e la vesta:
157
158
740
159
160
161
741
con ogni proveder che vi si faccia
162
163
742
né tutta notte mai l'arme si sveste.
164
165
166
743
di robusta persona era ed isnella:
167
168
744
mi par che quando ancor questa anima esca
169
170
745
171
172
173
746
non debbo far, Medoro, occisioni?
174
175
747
che sicuro dormia fra duo destrieri.
176
177
178
748
che lunga fame abbia smacrato e asciutto,
179
180
749
con gli stocchi tornar vide vermigli:
181
182
750
183
184
185
751
e nuda in braccio a Endimion si diede.
186
187
752
di tramendui, tra lor partendo il peso.
188
189
190
753
che 'l suo Medoro il simil far dovesse:
191
192
754
ch'abbi a tenerli entro a' suoi rami occulti.
755
CANTO DICIANNOVESIMO
756
Cercando già nel più intricato calle
757
Ode i cavalli e i gridi tuttavia,
758
8
10
759
Con ira e con furor venne a Medoro,
11
12
760
e sì commosso già Zerbino avea,
13
14
15
761
E getta l'arco, e tutto pien di rabbia
16
17
762
Tanto è ch'io non ne dissi più novella,
18
19
763
20
21
22
764
fosse dittamo, o fosse panacea,
23
24
765
e fu di tal virtù questo liquore,
25
26
27
766
Stava il pastore in assai buona e bella
28
29
767
Di giorno in giorno in lui beltà fiorisce:
30
31
768
32
33
34
769
e più d'un mese poi stero a diletto
35
36
770
Angelica e Medoro, in vari modi
37
38
39
771
Non per amor del paladino, quanto
40
41
772
Videro il mar scoprir sotto a Girona
42
43
773
44
45
46
774
chi: - Di Tripoli appresso i sassi acuti,
47
48
775
di cui per men travaglio avea il padrone
49
50
51
776
Veduto fiammeggiar la bella face,
52
53
777
Questo consiglio, e più l'augurio giova
54
55
778
56
57
58
779
egli vien morto, e chi è con lui si tratta
59
60
780
Parea lor questo e ciascun altro loco
61
62
63
781
Entrar nel porto remorchiando, e a forza
64
65
782
e per tor de la fuga ogni conforto,
66
67
783
68
69
70
784
ch'avean chi lor potria di sé a lor posta
71
72
785
Son pochi i maschi, e non son ben, per mille
73
74
75
786
Non vuo' mai più che forestier si lagni
76
77
787
Pel maggiore e più vago e più gagliardo,
78
79
788
80
81
82
789
gli passò la corazza e il soprapetto,
83
84
790
e per incanto al fuoco de l'Inferno
85
86
87
791
Ad uno che fuggia, dietro si mise,
88
89
792
le disse; - Cavalliero, omai di tanti
90
91
793
92
93
94
794
così n'andaro in tronchi fin al calce;
95
96
795
Quelli elmi, quelli usberghi, quelli scudi
97
98
99
796
Ragionando tra sé, dicea Marfisa:
100
101
797
Giunta la notte, all'inclita guerriera
102
103
798
104
105
106
799
e si restò senza conclusione
107
108
800
Ma come si nomasse il giovinetto,
801
CANTO VENTESIMO
802
Ben mi par di veder ch'al secol nostro
803
che non pur Francia e Spagna e i vicin sui,
804
8
10
805
dieci, e dieci altri da contrari venti
11
12
806
serve altri in corte; altri è guardian di gregge,
13
14
15
807
Fra cento alme città ch'erano in Creta,
16
17
808
e per questo lasciar voglion la terra;
18
19
809
20
21
22
810
restar per alcun dì sì sbigottite,
23
24
811
Tra loro al fine una Orontea levosse,
25
26
27
812
Qui parve a lei fermarsi, e far vendetta
28
29
813
che se di lor propagine non fanno,
30
31
814
32
33
34
815
Questa è quanta pietà, quanta clemenza
35
36
816
e con gran guardia in stretta parte chiuso,
37
38
39
817
Alessandra, bramosa di vedere
40
41
818
ma che da cavalliero, o tristo o buono
42
43
819
44
45
46
820
e portò nel partir mille amorose
47
48
821
e se di tutti vincerli è possente,
49
50
51
822
Ma poi che senza lor questo non lece,
52
53
823
Se vuol campar, proponga altri partiti,
54
55
824
56
57
58
825
con patto, ch'a servare egli abbia quella
59
60
826
spesso la vita al primo assalto lassa;
61
62
63
827
Il vedermi lograr dei miglior anni
64
65
828
Astolfo stette a udire, e si nascose
66
67
829
68
69
70
830
- Deh (rispose Guidon) lascia ogni speme
71
72
831
resta a guardare e porto e rocca e mura,
73
74
75
832
Non men di me tormi costei disia
76
77
833
che mi veggi fuggire, o in altra guisa
78
79
834
80
81
82
835
a pena avea la licaonia prole
83
84
836
e ne la piazza, dove il popul era,
85
86
87
837
D'ogni guerrier l'usbergo era perfetto;
88
89
838
che mentre le tenea gravi le ciglia
90
91
839
92
93
94
840
alcuna, senza mai volger la fronte,
95
96
841
e molte, non sappiendo ove s'andare,
97
98
842
99
100
101
843
senza più danno, il noto lito piglia.
102
103
844
che di più forza alcun timor non hanno.
104
105
106
845
prima, Signor, che di costor più dica.
107
108
846
si fermò al guado, e di lontan l'attese:
109
110
847
111
112
113
848
di non la motteggiar con beffe e risa.
114
115
849
e ne fe' il tutto alla sua vecchia torre:
116
117
118
850
dietro a quel suo che gli avea fatto oltraggio;
119
120
851
e che dagli occhi l'ira le sfavilla:
121
122
852
123
124
125
853
vinto da te, m'abbia a restar costei;
126
127
854
aver la brutta vecchia in compagnia.
128
129
130
855
usurpa a' cavallieri e scudo e lancia;
131
132
856
si debba por costei ch'ora mi dai?
133
134
857
135
136
137
858
che sia Issabella in mar rotta e sommersa:
138
139
859
che morta piange, gli sa dir novella.
140
141
142
860
Zerbino, e quando, ma nulla n'invola;
143
144
861
il vago sol, fu il lor silenzio rotto
862
CANTO VENTUNESIMO
863
3
864
attraversata una vermiglia banda,
865
che così avviene a chi s'appiglia al torto. -
10
866
che per passare il destro fianco attese:
11
12
867
ch'a vendicarmi di costei mi mene,
13
14
868
15
16
17
869
molto al castel del suo compagno appresso,
18
19
870
da cui fu amata a par del proprio core.
20
21
22
871
c'ho commesso, signor, ne la tua assenza?
23
24
872
colui che più d'ogn'altro gli fu grato.
25
26
873
27
28
29
874
vi comandava e si facea ubidire.
30
31
875
di racquistarti e libertade e fama. -
32
33
34
876
tenta Filandro, e torna senza frutto.
35
36
877
né s'accostava a dieci miglia a quello.
37
38
878
39
40
41
879
senza altra scusa e senz'altro pretesto;
42
43
880
aver o tanto, o più che 'l proprio, a petto.
44
45
46
881
colui che 'l nostro disonor procura.
47
48
882
che 'l consiglio del mal va raro invano.
49
50
883
51
e lo farà vituperosamente
52
53
884
un altro al primo termine respinto,
54
55
885
di sé lasciando in Grecia infamia e scorno.
56
57
58
886
quanto a quest'altro suo poco sia grata,
59
60
887
pria che l'infermo ne turbasse il gusto,
61
62
888
63
64
65
889
la morte sua, né la poter fuggire,
66
67
890
ch'indi altrimente non si potea torre.
68
69
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891
al già promesso debito viaggio;
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892
verso il rumore in gran fretta si mosse:
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CANTO VENTIDUESIMO
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3
895
e gran periglio toltosi d'intorno,
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ch'a Londra quella sera ancora giunge.
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di qua di là, dove fortuna spinge,
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e poi che 'l danno suo vede sì espresso,
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e a tutti quei prigion di sciorre i nodi.
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il mago, ognuno al paladin si volse.
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de le stalle fuggir molti cavalli,
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del freno, ond'era in Francia ritornato,
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de l'India cavalcato insin in Francia.
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tra lor non s'eran conosciuti ancora.
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i piaceri che far vergine saggia
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e cortese a chiunque vi venìa);
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che faccia di sì bel giovine il danno;
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di non lasciare il giovine morire.
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che dritta e piana va fin a quel loco,
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e non abbassò in Francia già molt'anni,
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e presi tenne; e prima non li sciolse,
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quel ch'esser de', se tutti insieme sono.
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si messe per la via ch'era più corta.
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d'andare incontra a tai quattro guerrieri.
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ai cavallier ch'uscian fuor degli arcioni.
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de le cui forze io v'ho già detto inante.
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che quivi mantenean l'usanza fella,
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che seco cadde, anzi il suo buon destino;
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ch'essi fatti l'avean, di vendicarla.
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se li volete, a che più far dimora? -
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e certo in gran perigli, usarne il lume:
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ma pel traverso e non pel dritto giunge:
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e via cavalca tutto conturbato.
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che non mi facci, o scudo, più vergogna.
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strana aventura in tutto il mondo nota,
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vien lor di Pinabel giunto all'occaso:
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CANTO VENTITREESIMO
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Credette Pinabel questa donzella
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che la fe' traviar per un sentiero
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8
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sì che tosto ch'uscì de la foresta,
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ed aprendo alla donna il suo pensiero,
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Volendosene andar per l'aria a volo,
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però che 'l cuor le cuoce e le manuca
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e verso la badia pur si rivolse,
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verso gli avuti con Ruggier complessi,
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Ruggier, quel dì che troppo audace ascese
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A sé chiamolla, e disse: - Miglior messo
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Or questo è stato il primo; e trovato hallo
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mi troverà; ch'ovunque io vada o stia,
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e fissamente vi pon gli occhi intorno;
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con l'empia vecchia alla funesta valle.
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giunse, a splendor di torchi e di facelle,
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di Zerbino, o per l'odio che gli ha forse,
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che non v'è dubbio più ch'oggi s'uccida.
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lo giudicò baron di molta stima.
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(il conte a' masnadieri), o ch'io v'uccido. -
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a chi levò dal busto il capo netto;
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ch'Orlando sia de la donzella amante.
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dopo gran pioggia all'apparir del sole.
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erano per seguir tra i cavallieri,
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gli andò con gli occhi dal capo alle piante;
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pender né qua né là mazze né stocchi.
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il famoso Agrican genitor mio.
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quanto sarebbe un mezzo tratto d'arco:
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pur che la man, dove s'aggraffi, giugna.
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dietro, correndo, il suo ronzin gli ha messo.
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il mio feroce, o sia col freno o sciolto. -
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di Stordilano, e Mandricardo a riso,
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non prima il paladin quindi si trasse,
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che la corazza avea, l'elmo e lo scudo.
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ch'abbia scritto il suo nome in quella scorza.
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coi piedi storti edere e viti erranti.
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de la commodità che qui m'è data,
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che largo il ventre e la bocca abbia stretta;
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viene alla villa, e piglia alloggiamento.
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che senza domandarne, è chi ne parla.
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che 'l pastor fe' portar la gemma inante,
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sul terren duro al discoperto giace.
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che 'n fuoco il tenghi, e nol consumi mai?
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a volo alzar fe' le minute schegge.
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che fuor del senno al fin l'ebbe condotto.
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CANTO VENTIQUATTRESIMO
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3
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sì come avviene in subitana tema.
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e ben è corridor chi da lui fugge.
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che senza ordine alcun gli andaro in mano:
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dal digiuno e da l'impeto cacciato,
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prima ch'avesse il mar la nave rotta;
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con Odorico in sul navilio armati.
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con cavalli ch'in fretta avea trovati,
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gli saria stato di bisogno il fosso
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sì espressamente il possa aver tradito.
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che biasmo non avrei, ma gloria e merto.
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tra il sì Zerbino e il no resta confuso:
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al ciel che sì benigno gli era suto,
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tutta Francia cercar di terra in terra. -
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fece Zerbin che fu Odorico sciolto.
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del paladin, né perder la vorrebbe,
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l'ingrata donna, un poco fuor di strada;
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dolente in vista, e di cor spesso geme.
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ma non sapea già questo Fiordiligi.
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tornava a rimontar sul suo destriero;
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d'animo e di virtù gran paragone.
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che poco più che la pelle gli danna:
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in mezzo l'elmo il Tartaro percuote.
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né mai di quel che vuol, cosa gli avviene;
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di cor fugge a Zerbino e si dilegua:
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quando levai ne l'Oceàn le vele? -
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sarà d'ogn'altra pena che vi sia. -
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che me' morti che vivi abbian ventura.
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nel mare e contra il Biscaglin profano:
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speranze umane, e di poco momento;
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che di sé faccia tanta esperienza.
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che già v'ho detto, il giovin si raccolse
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di Rodomonte far strage e macello,
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aprir le piastre e penetrar la maglia.
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e doppio il colpo all'inimico porge.
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i capitani e i cavallier privati;
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del popul saracin li meni in campo.
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liberato d'assedio abbian lor gente,
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che le fresche erbe lungo il rio pascea.
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CANTO VENTICINQUESIMO
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che tutti ha differiti i suoi litigi,
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la gente saracina tien ristretta,
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ne sarà stata, come io veggo, presa.
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tosto che 'l buon Ruggier diede fra loro.
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d'un uomo in terra, e le più volte un paio;
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ch'ambe le mani al giovine legaro;
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ma la suavità de la favella
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strane aventure or qua or là cercando.
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io fratel di Rinaldo, essa sorella.
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e perché afflitta e stanca ritrovosse,
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le mostra l'alma di disio consunta.
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crudel, che più non sian crudeli i miei?
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ma gli è più folle il mio, ch'alcun dei loro.
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sempre più si lamenta e più si duole.
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virile abito, errando, già concetto,
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che venne a Montalbano anco quel giorno.
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che fece fin che ritornò al castello.
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sempre cercar quel che diletti sia.
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con feste incontra e con carezze tante,
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coi torchi accesi che parea di giorno,
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e mangiarsi, il crudel, la volea cruda.
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tesor, né dominar populi e terre,
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e sempremai per voi vigile e deste. -
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tanto che con mio danno il re lo 'ntese.
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la notte e il dì guardar con buona cura.
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gli ha ognor tenuti in loco oscuro e fello,
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sopra me quest'impresa tutta chero;
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Agramante d'assedio esser riscosso,
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senza far motto ancor fosse partito.
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e ch'a lui per aiuto si volgea,
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come di buon voler stato era ogni ora;
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di Ruggiero e de l'altro, e guidar quelli
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non mai da marra o mai da vomer culto.
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