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CHI E COSTUI ?

Chi costui, che osa da solo negare la natura greca, quella che attraverso Omero, Pindaro ed Eschilo, attraverso Fidia, attraverso Pericle, attraverso la Pizia e Dioniso, attraverso labisso pi profondo e la cima pi alta sicura della nostra stupefatta adorazione? Quale forza demonica questa, che pu ardire di rovesciare nella polvere un tale filo incantato? Quale semidio questo, a cui il coro degli spiriti dei pi nobili fra gli uomini deve gridare: Ahi! Ahi! Tu lo hai distrutto, il bel mondo, con polso possente; esso precipita, esso rovina! Chi era Socrate? E soprattutto chi era Socrate per Nietzsche ? . Colui che non scrisse visse nelAtene del V secolo, il secolo doro dellet di Pericle, in cui la citt ebbe un grande fermento economico e culturale, ma nello stesso tempo inizi a manifestare i primi sintomi di crisi. In questo scenario Socrate intu la vulnerabilit della democrazia che costituiva lorgoglio dei suoi cittadini e in lui rest costante la preoccupazione della formazione etico/politica dei giovani ateniesi: la paideia affida alluomo il compito di prendere su di s le sorti della sua vita indagando in quale modo debba condursi lesistenza umana, qual il bene per luomo, quale la sua virt. Socrate trascorse la vita nella ricerca appassionata della verit, interrog se stesso e, attraverso il dialogo, gli altri. A tal fine egli impieg la sua ironia e la sua arte maieutica mostrando il proprio atteggiamento critico espresso nel motto so di non sapere e accogliendo lesortazione delloracolo a porsi sulla strada del conosci te stesso che conduce a prendersi cura di s. Socrate cos non un sapiente, ma un filo-sofo, cio un uomo innamorato della sapienza1. I cosiddetti paradossi socratici la virt scienza, nessuno pecca volontariamente, la virt procura felicit vanno interpretati entro la cornice del suo metodo dialettico, cio un metodo di indagine filosofica basato sul dialogo. Socrate concepiva la filosofia come modus vivendi, maniera di vivere, arte della vita concreta come ha evidenziato sia Hadot 2 che Merleau-Ponty3. Nel passo sopra citato Nietzsche scrive tu lo hai distrutto il bel mondo, riferendosi al mondo greco presocratico, mondo fondato sullequilibrio tra spirito dionisiaco (irrazionale, oscuro, ambiguo, indefinito, che avverte il caos dellessere, la vitalit, la spontaneit, lebbrezza e che si esprime con la musica e con la
P. Hadot, Esercizi spirituali e filosofia antica, Torino, Einaudi, 2005, p. 87. Ivi. 3 Merleau-Ponty ha scritto un Elogio della filosofia (M. Merleau-Ponty, Elogio della filosofia, Torno, Paravia, 1953 citato in D. Venturelli, Etica e Tempo, Parte Seconda, capitolo terzo: Il socrate di F. Nietzsche , Morcelliana, Brescia, pp. 151-176.) in cui ripropone, nel cuore del Novecento e della sua opera, le ragioni di una scelta per il pensiero che sono di ogni autentico filosofare e che sempre hanno bisogno di richiamarsi a Socrate per ricordare che non si tratta di chiudere il sapere entro i confini definiti da discipline, ma di metterlo costantemente alla prova della vita e delle sue molteplici esperienze. Il filosofo moderno spesso un funzionario, ed sempre uno scrittore; e la libert che gli concessa per i suoi libri ammette una controparte: ci che dice entra immediatamente in un universo accademico nel quale le scelte di vita sono attutite e le occasioni di pensiero velate. ( ) Ora, la filosofia deposta nei libri ha cessato di interrogare gli uomini. Ci che in essa vi di insolito e di quasi insopportabile si nascosto nella vita decorosa dei grandi sistemi. Per ritrovare l intera funzione del filosofo bisogna ricordare che sia i filosofi-autori che leggiamo, sia noi stessi in quanto filosofi, non abbiamo mai smesso di riconoscere come patrono un uomo che non scriveva, che non insegnava, quanto meno da una cattedra di stato, che si rivolgeva a coloro che incontrava per strada e che ha avuto delle difficolt con l opinione pubblica e con i poteri statali. Bisogna ricordarsi di Socrate (Merleau-Ponty 1953, p.42). Tutta l esperienza di Socrate, la sua vita e la sua morte sono la storia dei suoi difficili rapporti con la citt, con gli altri, con le leggi, con la divinit; ma egli conserva sempre un alta idea della filosofia: essa non un idolo di cui egli sarebbe il guardiano e che dovrebbe preoccuparsi di porre in un luogo sicuro; essa nel suo rapporto vivente con Atene, nella sua presenza assente, nella sua obbedienza senza rispetto. Socrate ha un modo di obbedire che un modo di resistere (p.44).
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danza) e spirito apollineo (razionale, luminoso, ben definito, che produce un mondo di forme limpide e definite e che si esprime con la scultura e le arti figurative). Nella grande tragedia greca (Eschilo e Sofocle) si compongono i due spiriti in perfetto equilibrio: la musica vi rappresenta il dionisiaco, la vicenda delleroe la definitezza apollinea. Gi Euripide tende ad eliminare lelemento dionisiaco con predominio dellapollineo. Secondo Nietzsche intorno ad Euripide si staglia un alone fosco: il socratismo4 . Socrate il secondo spettatore della tragedia euripidea luomo con una volont smisurata dietro a un intelletto cos unilaterale5. Nietzsche vede Socrate come il nemico dellistinto, del dionisiaco, colui che si oppone alla natura stessa delluomo greco perch corrompe loriginale spirito vitale dei greci. Socrate colui che ha soppresso tutti gli istinti ponendoli sotto legemonia della ragione, padre di quellintellettualismo che, trasposto da Euripide nel mondo dellarte, ha segnato la decadenza della tragedia: la forma apollinea ha vinto sulla forza dionisiaca. Cos si espresse Nietzsche nella conferenza Socrate e la Tragedia 6 Euripide il primo drammaturgo che segue coscientemente unestetica. () E il carattere quasi antigreco della sua arte si pu sintetizzare nel modo pi breve con il concetto di socratismo. Tutto deve essere cosciente per essere bello il principio euripideo parallelo a quello socratico tutto deve essere cosciente per essere buono. Euripide il poeta del razionalismo socratico7. E poco pi avanti, per caratterizzare meglio lopera di Socrate Nietzsche scrive: La sapienza consiste nel conoscere, e non si sa nulla che non si possa esprimere e di cui non si possa convincere altri. Questo pressappoco il principio della strana e imperiosa attivit missionaria di Socrate, che dovette radunare intorno a s una nube del pi nero risentimento, appunto perch nessuno era in grado di attaccare il principio stesso in antitesi a Socrate: a tal fine ci sarebbe stato bisogno di quello che non si possedeva affatto, di quella superiorit socratica nellarte della discussione, nella dialettica8. Ma ecco anche laltro lato del celebrato maestro di razionalit il socratismo disprezza listinto e quindi larte. Esso nega la sapienza proprio l dove si trova la sua sfera pi peculiare, In un solo caso lo stesso Socrate ha riconosciuto il potere della sapienza istintiva, e ci proprio in un modo assai caratteristico. In situazioni particolari, in cui il suo intelletto si faceva dubbioso, egli trovava un saldo sostengo grazie a una voce demonica che si manifestava in modo portentoso. Questa voce, quando viene, dissuade sempre. La sapienza inconscia, in questuomo del tutto abnorme, leva la sua voce per contrastare qua e l, ostacolandolo, loggetto della coscienza. Anche qui si manifesta in che misura Socrate appartenesse realmente a un mondo assurdo e rovesciato. In tutte le nature produttive linconscio opera appunto creativamente e affermativamente, mentre la coscienza si comporta criticamente e in modo dissuasivo. In lui listinto diventa critico, la coscienza diventa creativa9. In questa coscienza critica sta il vanto maggiore dellintellettualismo socratico, per Nietzsche linizio della decadenza della cultura occidentale: decadenza determinata dal ricorso costante ed esclusivo alla ragione, il rifiuto di tutto ci che nelluomo istinto di vita. Socrate sarebbe responsabile non solo di tutta la filosofia metafisica, ma anche dellatteggiamento illuministico della scienza moderna che, per Nietzsche, ha portato al massimo degrado la civilt occidentale.10 Occorre inoltre ricordare che laspetto esteriore di Socrate contrasta singolarmente con lideale delle bellezza classica. significativo che Socrate fosse il primo grande greco ad essere brutto scrive Nietzsche11 . Per i suoi occhi sporgenti, le sue labbra tumide, il suo ventre cascante12 egli assomiglia
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F. Nietzsche, Socrate e la tragedia, che si trovano nel volume F. Nietzsche, Verit e Menzogna, La nascita della tragedia, La filosofia nell et tragica dei Greci, Roma, 1991 citato in D. Venturelli, Etica e Tempo, Parte Seconda, capitolo terzo: Il socrate di F. Nietzsche , Morcelliana, Brescia, pp. 151-176. 5 Ibidem. 6 Vedi nota 4. 7 Ibidem. 8 Ibidem. 9 Ibidem. 10 Cfr. www.filosofico.net Vedi sezione su Nietzsche. 11 Vedi nota 4.

piuttosto a un Sileno13. Tutto in lui esagerato, buffo, caricaturale. Nietzsche racconta che il fisionomista Zopiro disse a Socrate che era un mostro e che celava in s i peggiori vizi e i peggiori appetiti, e Socrate si sarebbe limitato a rispondere Come mi conosci bene!14 . Nietzsche sottolinea anche come In Socrate ha preso corpo uno degli aspetti della grecit, ossia quella chiarezza apollinea, senza alcuna mescolanza estranea: egli appare come un puro e trasparente raggio di luce, in quanto annunziatore e araldo della scienza che doveva del pari nascere in Grecia. Ma la scienza e larte di escludono a vicenda15. Per caratterizzare anche lottimismo socratico di contro al pessimismo della tragedia antica, Nietzsche scrive ancora: La dialettica per contro ottimistica dal profondo del suo essere: essa crede a causa e conseguenza, e perci crede a un rapporto necessario tra colpa e punizione, tra virt e felicit; i suoi problemi aritmetici devono risolversi senza resto: essa nega tutto ci che non pu scomporre concettualmente16.

Vedi nota 4. Nell immaginazione popolare sileni e satiri erano demoni ibridi, per met animali e per met uomini, che formavano il corteo di Dioniso. Sfrontati, buffoni, dissoluti, costituivano il coro dei drammi satireschi ( ). Dunque i sileni rappresentano l essere puramente naturale, la negazione della cultura e della civilt, la buffoneria grottesca, la licenza degli istinti. (P. Hadot, Esercizi spirituali e filosofia antica, Einaudi, 2005, p. 89). 14 Vedi nota 4. 15 Vedi nota 4. 16 Ibidem.
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