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GIOVANNI FERRARO

FRANCO PALLADINO

X" CALCOLO JUBIJME DI EULERO E LAGRANGE


ESPOSTO COL METODO JINTETICO NEL PROGETTO DI MCOLO FERGOLA

Ia

cTTrA DEL SoLE


1995

ISIITUTO NAII,ANO PER GLI STUDI NLOSOFICI

GIOVANNI FERRARO FRANCO PALLADINO

fl.CALCOLO JUBTIME DI EULERO E LAGRANGE

ESP0ST0 COL

|\IET)D} j/NIETICO

NEL PROGETTO DI NICOLO FERGOLA

nr."I"Tlik*,- 9rjo,i de..t .,*;;; ;:i?l; a\= 114,! uttl=o t lZt' d'.v=t aL=,lo' dZ.t r le=o ez--.Ydt llf Jii, aZY'*ta:=o :vJZdr rI = -Ml.r a}.=-tr4/S*J{tr at '17=o v'1Llt vt !Z\ eZ--JlllJtt u:v=o Jv
ltr-J?:tu dL=zll'i-r*'Yr' dl,,7-'rt-=o

LA CITTA DEL SOLE

L. 28.000

INDICE

1. Introduzione 2. Le motivazioni epistemologiche e didattiche 3. Il "prograrnma euclideo" 4. Geometria e Cdcolo sublime 5. Teoria delle funzioni circolari 6. Grandezze continue e grandezze discrete

p.7
11

27
43

,3 6)

7. Serie 8. I fon&menti del Calcolo sublime 9. Calcolo delle variazioni


10. Conclusioni

7i
8]
97
107

Copyright @ f995
by ISTITUTO

ITALIANO

PER

GLI STttDI FILOSOFICI

Napoli, Peleza Scrrr di Crsrano Via Montc di Dio, 14

Documento I: Definizione analitica delle funzioni circolari Documento II: Teoria delle funzioni circolari Documento Itr: Sulla continufta Documento [V: Su a'con or infinitesimo Documento V: Sulla proporzionaliti di grandezze incommensurabili Documento VI: Dimostrazione sintetica del Teorema di Taylor Documento VII: Serie binomiale
Elenco degli scritti di Nicold Fergola

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BI

EDIAONI LA CITTA DEL SOLE


Med Inaest s-rl.
Piazze Quettro Gbm*q 64 80r2t - Napdi

1)5
139

Note al testo Note ai documenti


Nota biografica su Nicold Fergola

r82
189

ISBN 88-86521-06-t

Ulteriori documenti:
1. Minuta di lettera del Ministro dell'Interno a N.

Cep.

INTRODUZIONE

Fergola, 27 settembre 1808

p.2l)
2t4

2. N. Fergola al Ministro dell'Interno,23 novembre 1808 1. Minuta di lettera del Ministro dell'Intemo a N. Fergola, 11 febbraio 1809 4. N. Fergola al Minisro dell'Interno, 8 marzo
1809

2t6
2t7
218
221

5. Anonimo al Ministro dell'Interno, maggio 1809

6. N. Fergola al Ministro dell'Interno, 4 ottobre


r

809

7. V. Flauti al Ministro dell'Interno.20 novembre


1810

228

8. Minuta di documento del Ministero dell'Interno, inizi del 1810 9. Minuta di lettera a N. Fergola, novembre 1810
10. Minuta di lettera a V. Flauti. novembre 1810
11. V. Flauti al Ministro dell'Interno, 16luglio 1812

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2t2

2t2

Indice dei nomi

n7

Nella nostra recente rnemoria Sui manoscritti di Nicold Fergola (1753-lS2ql, dove si sono illustrati e classificati i documenti archivistici preliminari dell'attuale lavoro, abbiamo segnalato che dalla lettura delle pagine che gli storici hanno scritto intomo alla figura di Nicold Fergola emerge una valutazione non equilibrata dell'opera di questo importante matematico napolehno; valutazione che spinge verso un'interpretazione riduttiva del suo variegato insegnamento rispetto al quale, invece, d riconducibile tanta parte della matematica praticata nel Regno di Napoli (poi Regno clelle Due Sicilie) dalla fine del Settecento all'uniti d'Italia. Il vasto magistero di Fergola d stato, purtroppo, finora ricordato quasi esclusivamente per I'aspetto geometrico (rivelatosi comunque scientificamente non infruttuoso nel favorire la costituzione e il cammino della Geometria descrittiva e dclla Proiettiva), vale a dire per la "geometria sintetica", secondo un'espressione che al tempo di Fergola sottintendeva tecnicamente l'uso dei metodi sia della Sintesi sia dell'Analisi gcometrica. E, all'interno di tale linea di ricerca, gli storici han' no evidenziato soprattutto il panicolare interesse, "le go0t" per usare le parole di Chasles, che Fergola e molto dei suoi discepoli ebbero per I'Analisi geometrica degli antichi2: "Le gofft de cette G6om6mie, qui a donn6 tant d'ecla( aux sciences math6matiques iusques il y a prds d'un sidcle, surtout dans la patrie de Newton, s'est affaibli depuis, et aurait presque disparu, si les g6omdtres italiens ne lui fussent rest6s fiddles. On doit, de nos iours, au cdldbre Fergola, et i

ses disciples,

MM. Bruno, Flauti, Scorza, plusieurs crits sur I'Analyse g6om6trique des Anciens, qui s'y importants ,rotru. r6tablie dans sa puret6 originaire"'. Vogiiamo pure sottolineare, in secondo luogo, che al fine di procedere a un'esposizione e a un'interpretazione del pensiero di Fergola riguardanti tutta I'ampia produzione in Analisi (o Calcolo) infinitesimale (o anche' come allora si diceva, Analisi o Calcolo sublime, o ancora Analisi degli Infiniti) lasciata pressoch6 per intero manoscritta, abbiamo esaminato nella siessa memoria i manoscritti fergoliani a noi noti. L'esame, che d stato effettuato per la prima volta, ha consentito una descrizione ragionata delle oltre 1500 carte pervenuteci, con la conseguente ricostruzione della struttura dei trattati organici (i quali venivano utlfizzati nell'insegnamento) e-dei .eit.nti nuclei, pid o meno omogenei, di scritti scientificamenre signilicativi. La semplice descrizione di tutto cid ha reso evidente la grande mole di lavoro, finora sconosciuto, che il nostro autore aveva svolto nel campo del Calcolo sublime dove era venuto tempestivamente ad esaminare e a discutere i pii aggiornati risultati prodotti dai matematici d'Europa.

"[...] Ne con minor feliciti di progressi lrispetto allo studio della Geometria, n.d.r.l ha il Fergola promosso lo studio dell'Analisi moderna: ed E veramenre una gloria rutta sua propria I'aver conosciuto egli per primo tra noi il gran segreto d'informar l'analisi, senz! alterarne la natura [corsivo nostrol, dello spirito della sintesi: onde ne ha poi disposte le teorie con quel metodo, e con quel rigore di dimostrazioni, con cui gii scrissero della Geometria Euclide, ed Apollonio"8. In questo nostro volume, sulla base del lavoro di esame e di ticostruzione gii effettuato sui manoscritti, viene farra luce sui temi pir) importanti camtterizzanti I'insegnamenro c la ricerca di Fergola nel sertore dell'Analisi infinitesimalc. Tutto cid ci permette di collocare il matematico napolerano tra gli autori che, tra la fine del Settecenro e I'inizio dell'Ottocento, diffusero in Europa il Calcolo sublime - euleriano e lagrangiano - contribuendo a portare la discussione intorno ad esso a pir) alto grado di maturazione. Una volta giunti alla fine del nostro saggio, pensiamo che sia possibile norare i pregi delle riflessioni fergoliane volte a chiarire e a perfezionare tale calcolo ma si saranno anche intravisti i limiri della sua lezione ancorata al formalismo algebrico settecentesco.

Fergola d convinto che in questo fondamentale campo della Matematica la monumentale lezione di Eulero, tramandata principalmente nell'fz nodactio in analysin infini' torum4, nelle lnstitutiones calcali differentialiss e nelle -[astitationes calculi integralis6, sia stata sviluppata "col Metodo Ramistico, e nel cammino di un Genio che la inventa', vale a dire connotatr dall'ars disserendi owero dalla capaciti di persuadere, con spirito euristico, sulla base dei risultati ottenuti mediante I'abile applicazione degli algoritmi del Calcolo. Fergola, dd canto suo, vuole che il Calcolo sublime sia ridotto a un "Sistema Didascalico Euclideo, in grazie degli Apprenditori"T; cosa che d constatata, con soddisfazione, pure nell'introduzione della raccolta di Opuscoli matematici della Scuola del sig. N. Fergola, dove i ricordato:

Ci auguriamo, infine, che questo volume serva adcguatamente a completare le pagine che, con specifica competcnza,

Gino Loria e Federico Amodeo hanno pubblicato per illustrare, mediante la consultazione delle opere a stampa, prin-

cipalmente le ricerche a carattere geometrico condotte da Fergola e dai suoi discepolie.

Crp.2
LE MOTIVAZONI EPISTEMOLOGICHE E DIDATTICHE

degli Infiniquegli altri che saggiamente n'estesero le Ricerche e ti, e l'uso, non si curarono di chiarirne i di lei principj, come si dovea, per esser ella una Scienza, e di sublimi veriti feconda madre"l. Queste parole, con cui Fergola apre una nota storicocritica posta all'inizio dei suoi inediti Elementi del Calcolo diffe r en zi a I e, contribuiscono a illust rare I' insoddisfazio ne che egli awertiva sul grado di rigore presente nei metodi del Calcolo sublime. Insoddisfazione che coinvolgeva non solo le questioni fondazionali ("i principi"), ma anche I'inrero edificio del Calcolo, il quale, nonostante tutti i successi e gli enormi sviluppi ottenuti ad opera di illustri matematici che "di ramificarne I'uso ebber coraggio"2, presenta agli occhi di Fergola difficolti tali da renderlo indegno di appartenere alle scienze. Per interpretare i motivi di tale profonda insoddisfazione, bisogna indagare oltre I'ambito strettamente recnico-matematico. Fergola era stato educato nel clima fecondo dell'illuminismo napoletano; i biografi ricordano che egli fu allievo di

"I primi Geometri, che scoversero I'Analisi

Antonio Genovesi (1712-1769)r. Nello stesso tempo, perd, non va dimenticato che egli era un cattolico rigidamente osservante. Bisogna aggiungere che col trascorrere degli anni, sostanzialmente durante e dopo il verificarsi delle vicendc che videro il sorgere e I'epilogo tragico della Repubblica parrenopea, e poi il costituirsi del Regno guidato dai re napoleonidi, fino alla caduta di Gioacchino Murat, egli assunse com11

(che porramenri che da un probabile caftolicesimo illuminato I N*.ir aveva fornito figure di primo piano, come Bacolo-Gdi*i, alla schiera dei cosiddetti i"ri.ri -o-ouororrr) e Celestino -." scivolarono sempre piri, parallelamente al consolidarsi della reazione borbonica, verso posizioni conservatrici. per rendersi conQuesti due aspetti sono importanti sia to di pensiero e della produzione (per esempio dell'opera .t. .ub. per rirolo La Teorica de' Miracoli) di Fergola sia-per -aq'in-r""J"*'fa complessiti, attribuibile in larga qtlsuf lui efl-l.r.rr"" genovesiana, delle opzioni metodologiche- {-a "nell'affrontare le problematiche proprie ddle scieni.ii"",.

uo, i sr{oi manoscritti), d accompagnato dall'espressione di una corgplessa concezione del modello di riferimento di scienza; conqezione che riprende, attraverso l'elaborazione genovesiana e con I'apporto di personali contributi, molte argo-

Secondo le espressioni enfatiche adoperate da Gioacchino Ventura, intimo amico dd nostro, nell'Elogio funebte di Niccola Fergolaa,la Matematica sarebbe stata da lui intesa quale'i sublimi geni icome "scieriza intellettuale" grazie alla lud.rrrqrr. che ingranditi dalla fede, awivati dall'amore, sonoagli slanci pin fdici verso il cielo". La Matematica ,i "t.u"ti inon sarebbi stata, qnittdi, per Fergola una "scienza material";, q..ul. pr"tenderrano alcuni "abili calcolatori" del XVtrI" dalsecol,o, 'algebristi freddi, altieri, decisivi, che insteriliti ;l'ateismo ed occupati costantemente della terra, non sono ,stati che tante abili macchine geometriche ["'] che da se stesse eseguono operazioni complicate, come la macch-ina ,aritmetica"ai e"tq""t [sic, ma leggasi B' Pascal, n'd'r']"t' le opere Quando si vanno ad analtzzare i manoscritti e accorge perd che siffatta ,r"irp" di Nicold Fergola ci si " testimonianza, pii adeguata a descrivere invece I'atteggia,mento di un personaggio come Paolo Mattia Doria (16611746),rul quale ritorneremo in questo capitolo, di-eccessivo rilievo a un aspetro parziale e rischia di fuorviare lo storico. ln Fergola, I'essere tecnicamente un valido e moderno matematic; rispetto al suo tempo, in comunictzione ideale con i piu famosi matematici d'Europa (come attestano le ,numerose annotazioni erudite di cui egli cortedava, ffa l'alt2

ze matematiche.

mentazioni che avevano contraddistinto I'elevato dibattito filosofico'e scientifico svoltosi a Napoli negli anni rrenta e quaranta del diciottesimo secolo. Dibattito che si era esteso a una molteplipiti di settori e che, per citare alcuni dei partecipanti, avevalvisto iI concorso, su posizioni molto differenziate, di Giambattista Vico (1668-1744), di Celestino Galiani (1681l75tl, dlei fratelli Nicold (1701-1769) e Pietro Di Martino (1707-tX49)6, olre a quello di Antonio Genovesi. Vincenzo FerroneT rileva che Genovesi, per quanto fosse stato, idopo il suo trasferimento da Salerno a Napoli, nel l7)7, "qlliano di Niccold Di Martino, capo riconosciuto dei newtoniani napoletani nello Studio pubblico, renne soprartutto co4tatti con gli uomini di cultura che facevano riferimento alil'Accademia degli Oziosi". Erano membri di quest'Accaddmia alcuni intelletnrali, come Paolo Mattia Doria, i qudi si ebano radicati nel convincimento del primato epistemologico e didanico del modello e dd metodo forniti dalla "geometdia sintetica", da loro intesa essere rappresentata essenzialgrente dalla geometria di Euclide e di Apollonio, David Lachtermann8, in riferimento a Vico (uno degli interlocutori di Genovesi) discute in qual modo gii per quesri, su cui seimbra indubbia una certa influenza del Doria, il metodo fdrnito dqlla 'geometria sintetica" fosse ritenuto I'unico capacq di duplicare l'operare metafisico di Dio e quindi capace di assu-ere una funzione mediatrice tra mondo fenomenico e lmondo metafisico. Non p inutile qui ricordare che Vico lascid comunque cadere la possibiliti, sostenura da Doria, di una scientificiti "sinteticai e "metafuica" al fine di fondare la scienza sulla veriti del', facere umano e sull'esame del processo storico. , ' Come pu{e va osservato che il modello di scientificiti che

Doria riteneva basato sulla certezza delle 'veriti matematiche" espresse ddle teorie di Euclide e di Apollonio, per quanto affascinante per lc prospettive aperte dalle applicazioni agli aspetti economici, morali e politici, riguardanti la societa civile, era perd mal sorrefto dalle scarse competenze tccniche del suo propugnatore. Ma non vi d da considerare soltanto il riferimento dato da Vico; non vanno infatti dimenticati i "ragionamenti" di Agostino Ariani (1672-1748) Intorno all'utiliti della geometria (tanuti all'Accademia palatina di Medinaceli, nel 1701) mediante i quali s'intendeva far vedere "quanto utile e necessaria cosa sia la medesima d dritto uso della ragione ed all'acquisto di tutte le scienze in generale" e, inoltre, "alI'acquisto ed alla condotta d'una ben intesa e ragionevole
filosofia"e. Le affermazioni dell'Ariani non si limitavano solo a quelle qui riponate; per lui le stesse scienze naturali (e in cid rovesciando la posizione sperimentalista che aveva contraddistintn la seicentesca Accademia napoletana degli Investiganti) dovevano servire, tra I'altro, "come di scda per innalzarci alla conoscenza delle cose celesti e soprannaturali"l0. Secondo noi, la chiave pii adatta per intendere la complessita di Nicold Fergola d rappresentata, come si E detto, ddla multiformiti del magistero genovesiano che esprimeva un'elaborata riflessione tendente alla ricerca della composizione di un equilibrio tra le diverse istanze (comprese quelle a cui si d accennato provenienti dalla realti napoletana) come awiene, per usare un'immagine cara a Genovesi, nella ricerca dell'equilibrio per un sistema di forze. Nota i la capaciti di Genovesi di accogliere i pid diversi contributi, di esaminare criricamente ogni posizione filosofica, di ricercare elementi di veriti in ogni tesi. Si legge, infatti, alla fine del libro primo dei suoi Elementi di Fisica sperimentale delt78l (traduzione italiana dell'edizione postuma in lingua latina, quest'ultima curata nel 1779 proprio da Fergola):
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'Ma dopo che la Filosofia cessd di essere sotto la tirannia di Arigtotele, e che la Dittatura di Canesio venne in breve a fine, n6 l'autoriti dd Leibnizio, n6 quclla del Ncuton [sic] valsero a stabilire la Monarchia; la Repubblica de' Filosofi diventd prima Aristocratica, e poscia Democratica. Quasi tutti adunque i Filosofi, scosso il giogo dell'autoriri, restituirono la sua digniti alla ragione, e agli esperimenti. Quindi ognuno gode di tanto maggior credito, ed auroriri, quanto pi$ si distingue coll'ingegno, co' calcoli geometrici, ed aritmetici, collo studio della natura, e coll'esperienze". Si ha ,modo di notare, dalla lettura di tale brano, che Genovesi intende pure elogiare il sapere valutato in base ai risultati dglla ricerca, in cid richiamandosi a Giambattista Vico che gii nelle Orazioni inauguralirr aveva preso posizione controlla "boria dei filosofi". Nd suo edettismo, inteso come disponibiliti a vagliare tutte le espressioni filosofiche per costruirsi una propria filosofia, $enovesi utilizzd in varia misura anche Leibniz, Ifolff, Newton, Locke, Nieuwentiit, Toland e altri. La grande considerazione - la quale finiri col condizionare profondamente la struttura di tutta la sua produzione - che Fergola ha per il dretodo dimostrativo fsrmalizzato da Christian u0olff (1679-1754) d tra le indicazioni pii evidenti che il giovane matematico napoletano riceve da Genovesi. A tal riguardo 6 da credeie, come metteremo in risalto nella nota biografica, che Fergpla abbia letto lflolff anche autonomamente, al tempo dellalsua formazione, in compagnia di un suo collega di studi, Tommaso Bifulco (?-1787). Limitatamente ai temi di comune interesse, vi sono molti punti di,corrispondenza tra Genovesi e Fergola. E, vista I'impofianz4 di Fergola nelle scienze matematiche, viene cosi alla lucelun'influenza del Genovesi in questo campo la quale, prima d'ora, non era stata considerata in tutta la sua portata. . Nel 1745, Antonio Genovesi, con Giuseppe Orlandi (171J-1176), cura la pubblicazione degli Elementa physicae
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dell'olandese Pieter van Musschenbroekl2 con la quale "la battaglia dei nouatores per introdurre la scienza newtoniana nella cultura partenopea poteva infine dirsi conclusa vittoriosamenfe'l'. Nicold Fergola, dal canto suo, cura come si E detto I'edizione postuma, del 1779, degli Elementa pbysicae cxperimefltalisr4, trattato udlizzato da Genovesi nel suo insegnamento. In pii, Fergola pubblicheri anonimo, tra i 1792 e 1l L79),le Prelezioni sai pincipj matematici della filosofia naturale del Caualier Isacco Neutonrs, nella cui prefazione si puo leggere: "[...J questo Codice di Leggi Cosmologiche, ch'Ei [Newton, n.d.r.] disse Pincipj Matematici della Filosofia Naturale, si dovrebbe intender bene da ognuno, che brami contemplar I'Universo: o ch'ei si arresti a specularne il di lui sistema, e le leggi, o che guidato da' Metodi del Nevwon [sicJ vogliane indagarne delle nuove. Ed in fin coloro, cui la Natura e Scala del Fattore, potranno a dispetto dsll'empio raccorre da questo Codice, che un Dio Vivente, d'infinito Potere e Sapienza ricolmo e non mica I'inerte caso, n6 il cieco fato geometiui ne' Cieli"l6. Si coglie in questo passo la posizione genovesiana contraria .alla lettura deterministica e naturalisdca dei Pincipia Newton e contraria al probabilismo scientifico degli Inveidi istiganti contro cui si era espresso, in precedenza, anche il lDoria. Si colgono, ciod, nelle parole di Fergola, alcuni dei i significati genovesiani presenti nella Dispu tatio (prerressa alla jcitata edizione degh Elementa pbysicae del Musschenbroek) ie nell'opem Delle scienze metafisiche per gli gioaanetti del 1176717 .In rapporto alla Disputatio,Fergola considera, analoigamente, la natura come riproduzione in scala del fattore l(con conseguente presenza nel mondo dello spirito divino) e, icon riferimento al Delle scienze metafisiche, egli pensa, allo istesso modo, a un dio che ordina e prowede nei cieli con ileggi geometriche. Tutto cid rappresenta sostanziahnente una llettura apologetica dei Pincipfu di Newton (confermata, per
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esempio, nel Proemio agh Elementi di Fisica speimentale , dove la F,isica, traittata "in maniera d'istoria", viene definita la Teologia della Natura), rispetto a cui Genovesi e Fergola concordapo; concordanza che si verificheri poi anche a pro-

posito di un aspetto particolare ma a quel tempo denso di significatir metafisici e molto dibattuto: I'interpretazione del 'principio di minima azione", a cui accenneremo al capitolo nono di questo libro. Va fortemente evidenziato, perd, che nelle Prelezioni si colgono, come ulteriormente sottolineeremo, altre influenze, risalenti all'insegnamento di Nicold e Pietro Di Martino (in questo capo forse non mediate dal Genovesi), oltre ai rilevanti ed eptesi contributi personali derivanti dall'essere Fergola un colto e notevole matematico dedito a tempo pieno alla sua professione. Ancora nella prefazione alle Prelezioni d deno: "Il Nostro Amabile Sovrano, cui cale molto la didascalica educazione de' suoi Popoli, m'impose, che a vantaggio degli Alunni del Real Convitto del Salvatorers io componessi chiare Prelezioni sul Newton [sic]: sistemandole col metodo di composizione, e col nitor della Sintesi dimostrando ciocch6 ivi si 4duna, e che da' Geometri posteriori saggiamente vuol delibprsi. In siffatta guisa ho io procurato giusta mia possa compiere queste mie Prelezioni fregiandole ancora di ricche note: in alcune delle quali ho esibito il filo di certe fisicomatetratiche scoperte, ed i tentativi de' Sommi lngegni (le quali cose sogliono l'acume de' Giovanetti perfezionare): ed in altre ho recato la genesi di quelle formule analitiche, che in pochi simboli ampie veriti naturali contenendo sogliono fecondare bene in nostra mente"le. Le Prelezioai rappresentano un prezioso testo di Meccanica razionale e Meccanica tecnica, come oggi si direbbe, al cui interno sono inanellati capitoli di Scienza delle costruzioni e di Idraulica. Esse costituiscono, quindi, un classico testo "settecentesco di matematica applicata, settore di ricerca niente
l

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affatto trascurato da Fergola. Quando, infatti, si scorra l'elenco degli scritti dati dle stampe, si scorge la dissertazione $llq plttlr.ione di alani problemi ottici (la Priria m"mofla del volume di Atti della Accademia ddle Sciehze e delle Belle-Iettere, del 1788), riguardante l'intensiti & illuminazione su di uno schermo, ndla quale, semendbsi di quel ramo del Calcolo infinitesimale rappresentato dd Calcolo integrale, Fergola procede a varie determinazioni'della quantiti di luce che una sorgente lrrminosa fa caderg su di uno schermo. Dal medesimo elenco si osserva un'ahra memoria (la quinta degli <Attb prima menzionati) il cul titolo E La uera misara delle Volte a spira in cui, diverso-ente dal modo col quale erano abituati a fare molti architetti dbl tempo, si insegna a calcolare ("a quadrare") la superficiC di una tale volta servendosi adeguatamente del Calcolo integrale. Bisogna osservare che il problema della misura di:lle volte di varia forma geometrica godri di un'attenzione particolare ma i matematici del Regno di Napoli data I'intensa richiesta di esecuzione di calcoli proveniente dalla costruzione dei grandi edifici, pubblici e privati. Per nn cefto verso le Prelezioni sono la naturde evoluzione degli Elementa statices di Nicold Di Madtino, pubblicati nel 172720, opera nella quale il Cdcolo infinitesimde trova pari digniti d'impiego rispetto ai metodi della "geometria sintetica". Nelle Prelezioni di Fergola, al di li delle dichiarazioni della prefazione, accade che "le formule analiti che, che in pochi simboli ampie veriti naturalii contenendo sogliono fecondar bene in nostra mente", dapgrima relegate in nota, come una sorta di calcolo paralldo, guadagnano ben presto il posto che a loro spetta nel testo, corqe se la necesiita ai una esposizione tecnico-scientifica condotta con agili ed efficaci strumenti matematici adeguati ailtempi e non sf.orzata da motivi didascalici prendesse la mano all'autore. Le problematiche metafisiche e I'esigenza sistematica genovesiana trovano pure esse particolare corrispondenza in
;

scientifico2l, allorquando:

logici che reggono il metodo dimosmativo come teorizzato da r0olff. Per questi, una teoria filosofica o matematica poteva dirsi correttamente sviluppata con metodo dimos*aiivo o

Fergola. Anche stavolta perd vanno considerati, olre a quelli che provenivano da Genovesi, ulteriori fanori di riferimento. dei quali il principde d rappresentato dall'insieme dci canoni

- i termini che apparivano in una definizione dovevano esvano permenere di collegare gli oggeni definiti alla loro specie e al loro genere e dovevano contenere i soli predicati a partire dai quali potevano essere determinate le altre proprieti degli oggetti definiti; - le proposizioni dovevano essere determinate, per la qual cosa la nozione che si dava del soggetto doveva .orrt"n..e la ragione che permetteva di attribuirgli un cefto predica. to; e poich6 questa ragione doveva essere esplicata, vale r dire dimosrata, rigorosamente, era indispeniabile che l - fossero dapprima dimostrate le altre proposizioni che po. tevano servire da premessa; - le dimostrazioni non dovevano contenere, nel loro sviluppo, che cid che era indispensabile per condurle a buon fine e le proposizioni ivi utilizzate si dovevano succedere ne[l'ordine col qude esse si presenravano allo spirito di colui che conduceva la dimosrazione; - una forma dimostrativa corretta era quella in cui veniva per primo cid che serviva a comprendere (mediante lc definizioni) e a spiegare (mediante le proposizioni) quello che veniva dopo; in dtri termini, una dimostrazione era una catena di ragionamenti che partendo da principi certi portava a una conclusione certa.
Per
ne) era

sere a loro volta preventivamente definiti; le definizioni dovevano essere precise, nel senso che dove-

Ifolff, inoltre, il metodo sintetico (o di composizioiI metodo desdnato classicamente, secondo tradizio19

l8

.li i,l rrr.r clottrina, poiche esso corrispondelo;:ico naf rrrale per il quale viene prima cid che sct'\'r' rl spie,'.ltt',.' c a ,.jirnostrare quellO che Segue. i.l rsirrrtt<t 'tile .ttrcstioni di metodo dimostrativo non va irlis.ur rra l azionc di rintorzo proveniente dall'importante lirlura ili nratr:rrrrrtico rappresentata da Nicold Di Martino le (:rli tcsi. ill qucst'(rccasione. arrivano a Fergola forse soltanto irril',rcrrzlrc e n()n amiriamente mediate dalla elaborazione di r\n roti ir,r (l ctrovcsi. t.tr-rarrcio si vilda a consultare la Logicae, seil Artis cogi i,tit,:lt ius!i!il/it1t;1'.,'). c, lita nel 1728, si verifica innanzitutto chc pc:r i'iluroro, Nicolo Di Martino, i metodi sintetici e iiirlliiici non solcr avcr:ano pari considerazione ma erano, rrcli.liritttrla, sc (:()si si p1lf dire, intercambiabili. Infatti, nella j)or; d't,ttLi, "l)c I\'letht'cio", di questo trattato, d ancora una , r,lirr rr ticirtr..rto clrc il rnetcrdo c\ duplice: " [-jrranr ncrr)pc, ilua ignorata Veritas investigatur, eaque irnaivsis. scLr nrcthodus inventionis; alteram, qua co',liciiul rtniia r',.'ritas aiiis ostcnditur, et vocatur ea synthesis. seu tircl ltr,itlris dttctrin,rc "lJ. I', srrl-'ito clol't9 c s;tccificato: "Scel hacc rl()n adeo strictc velim accipiantur, ut creden.irrrn sjr, anal,,'sirn tantum inveniendae veiitati, et synthesim citii,.rtiu:rrt ci jarn iur.'cntac rnanifestandae inservire. Potest etenirr-. iucognita veritas pcr synthesim etiam reperire; et per conf rarirrrrr vcritirs jam invcnta potest quoque analystica methodo elirs ostcrrcli. ltaquc sic illa intelligi debent, quod ad verirarem invcnicn,.lall lnagis conducat analysis, quam synthesis". Iullediirtaulcnte poi si ha modo di vedere che il Di Xiaruin'r cortcludc c()n una constatazione che sembra avere il signrl.icaio cii un ccrnsiglio: ";\rl tk-.ccntlarl ve ro. veritatem jam inventam magis synLircsis, clrrrlm arralvsis prosit". (icrrtrvcsi. nclla Logica per gli Giouanetti2a, propone pir) strurrarrlcnrc.. i;r gconctna di Euclide quale esempio compiur](:. rr;i'csp():i;ri()nr
r,;r ir.U'orrirrrc

to di metodo scientifico o dimostra.tivo. a1:plic,ibiit: a Ltuiilunque ramo del sapere; infatti: "Il quarto passo della Ragione d il Nlcto.ic': o sia I'rrr,-1i nare i nostri pensieri in una lunga catcna. sia nef (iitnostfa!( ad altri le conosciute verite, sia pcr iscovrir le incottrit,-,. i' primo metodo dicesi Sintetico, il stc,rtttlr' /t,ttrilili,-n. \ :' metodo di verita conosciute. dimostratc, rl collc2lt(lllrti(' \' chiama Scienza o Sistema scientifico. 'l'al'c la Cicomr:tri:r"' In un brano, che oggi si trova ncl rnanoscritto lcrgoiiattl sull'Arte euristica (inseritovi clal piu noto elei s'xri zrLli,.'..t Vincenzo Flauti (1182-18$))26. Iiergclll ,-lclimite con irir: gior dettaglio rispetto a Genovesi il moclcllo (li cotto.'ic(rr,:il cui intende riferirsi: "La Sapienza Geometrica consistc rtcl tlirn,,Stritrt' tlt'r massima eleganza le verita, che vi si prop,rttt,-,ttt''. ! s,ri iii'rt Piani di Euclide sono il modello di corirsttr L;eorlctrrc:r ,t'i pienza: e niun de' moderni si d fidato dt cntttlrtrlt-r'Gli Elemenri di Euclide quindi. e in f'111tiq1rlalt i 1'r'iirir sei libri, con la loro concatenazione cJi assiomi. nostrileLi definizioni, teoremi strcttamente conu iu rtti clzl dir rtrrst irlzi<r1l' rigorose e, insieme, eleganti2s. tali da torm,irc un cdil'icir' solido ed esteticamente valido, costituisc()nc), pcr i;er1:<,,Ia. il modello deila conoscenza piu clevaia, clic r:r:li si grropr-.nc ,li estendcre al Calcolo sublime, alla Nteccant,,a. ar-l ,tlcitttL .ltt.' stioni di Fisica terrestre e, anche. a prci.tier-rt,tticitc t't'ltrtt" all'esistenza di Dio e ai miracoli. In prrrticol;trc. srri tt tr'' della religione Fergola lascia, manoscritta, tttta 1..'r.,rtcr; tl, NIiracoli2e, opera che nella forma cstcri()r'J' "cttclicicrr" si r': collega a una tradizione filosofica aventc-' I'esr-:ntpio piir rr,,i-' nell'Ethica more geometrico demonstrata cli Spinoza. tncht: s,-' nel caso di Fergola d piir naturale pelr<arc rtgli i';ictti,'ti!'; metaphysicae mathemattcum in mart?j ttJ,trttnln rli (lctrt,r.".sii0 e specialmente alla quarta eclizione tli clrtcst'oog1s ,-i1rvt' pii forte d la visione etico-religiosa. Su qucsto punio tt()11 bisogna dimenticare, ancora una volta. I'inri,.cqno .li \\l'oli':

nel irattare "diniostrativamente, con metodo scientifico", le tesi cicllc religioni crisriane. Nd va dimenticata I'opera, pubbiicata a Modena nel 1806, Della inntaterialiti dell'aniina, scritta da un'altro illustre matematico e cattolico fervente, Paolo Ruffini, strurturata "dimostrativamentc" con metodo geometricoll. Lo stilc geomerrizzante della Teorica de' Miracoli d. 1l frutto di una visione epistemologica in base alla quale ogni forma tli conoscenza,Jeve essere otganizzata in "merodo", in quanto, per esprimersi ancora con le parole di Genovesi, "l'opposto dcl metodo e il disordine, la confusione, ciod un guazzabuglio di idee, e di donrine senza niuna connessione, nc tilo"'2. Per Fcrgola, il Calcolo sublime e la Dottrina dei mrracoli costituiscono due diversi seftori di ricerca nei quali egli mette in prarica, ritenendole universalmente valide. le normc metodoiogiche formalizzate da Volff e che troviamo nclla Logica di ()enovesi cosi enunciate: " 1. Si devono premettere le definizioni sintetiche di quel che si vuol trattare. 2. Piantar delle Massime, o sieno Assiomi, che sen'ono da principj della Scienza. ). Se occorre. prcmcttere dc' Postulati e delle Ipotesi. 4. La prima proposizrone d.e sempre essere quella, che puo servirc di base all'altrc scguenti. -5. (lonnettere in modo le proposizioni, che la scconda venga dimostrata per la prima, la terza per la seconda, la quarta per la terza, ec. 6. Di non mischiarvi proposizioni, lc quali non appartengono alla materia, che si ruraneggia, o che non servano almeno di Lemmi, o di sostegn,' alic Scgrrt.nri" ]i. Il programnia di Fergola va visto come uno dei primi tentativi che rra la fine del Scrtecento e gli inizi dell'Oftocentt-r furono messi in atto al fine di dare una strutturazione "rigorosa" al Caicolo sublime. E ormai convincimento coriune che il cntcrio del rigore sia relativo all'epoca in cui rsso viene discusso e praticato e, difatti, il rigore che Fergola vuolc :rpplicare al Calcolo d basato, come si vedra dettaglia:2

tamente nei prossimi capitoli, su concezioni diversc da qiiclle che guideranno, pochi anni dopo, l'opcra di Cauchy. Taic

diversiti di vedute, oltre che negli aspetti pii propriamentt: tecnici matematici, si riscontra anche tra le ambizioni universalistiche, ancorate alla mentalita settccentesca, di Nicolcr Fergola e il programma scientifico, ben circoscritto, dcl cattolico altrettanto osservante Augustin Cauchy, cosi come csso viene espresso nel seguente brano: "[...] si j'ai cherch6, d'une part, a perf-ectionner l'analysc math6matique, de I'autre, je suis loin de pr6tendrc quc cettc analyse doive suffire i toutes les sciences dc raisonnement. Sans doute, dans les sciences qu'on nomme naturelles, lc seule m6thode qu'on puisse employer avec succis consiste ) observer les faits et a soumetre ensuite les obsen'ations att calcul. Mais ce serait une erreur grave de penser qu on nc trouve la certitude que dans les dimonstrations geiomctri ques, ou dans le temoignage des sens; et quoique prirsonnc jusqu'i ce jour n'ait essay6 de prouvcr par I'analysc I'existence d'Auguste ou celle de Louis XfV, tout homme scnse conviendra que cette existence est aussi ccrtaine potrr lul qrre lt: carr6 de I'hypothenuse ou le thdori:me de Maclaurin 1...1 Lc que ie dis ici d'un fait historique peut s'appliquer egalcmcnt i une fbule de questions, en reiigion. en moraic, cn poliri que. Soyons donc persuadds qu'il existe des virites aurrcs que les v6rites de l'algebre, dcs realites autres quc lcs objcts
sensibles. Cultivons avec ardeur les scienccs matirdmatiqucs, sans vouloir les 6tendre au-deli de leur domaine: et n'allors pas nous imaginer qu'on puisse attaquer I'histoirc avec .les formules, ni donner pour sanction l la moralc des th6orenrcs d'algdbre ou de calcul intgral"r"r. L'applicazione che Fergola fa dei mctt-rclo sintctico al

Calcolo sublime, oltre ad essere dettata da motivazioni cf istemologiche, d, secondo noi, originata anche dal dcsiclcrio di compiere, portando in primo piano lc esigenze cliJattichc, o "didascaliche" come lui amava esprinrersi, un atto cli "puir
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L-'lica utilita" di ispirazione illuministica. Con molta chiarez-I'rattato anahtico de' luoghi geometrici, za. acl csempio, nel dcl tBt9, Fergola dichiara di avere fatto ricorso a un metod,r chc "si vedra bcnanche esser didascaiico, non solo perch vi [io a<Jopcrate lc piu scrnplici e chiare operazioni, che ci prescnrruo la (icornetria e I'Analisi de' finiti; ma pcrchi ho r,,.lrrt<'r al mctodo tli Iluclide attenermi"lt.

ll rnatematico napoletano attribuisce grandc importanza


alla ruetodokrgia didattica in quanto ritiene che la Matematica abLria un valorc formativo, ovvero che essa educhi i eiovani al corretto uso delle loro facoltd intellettuali, sviluppando , ccrmc d scritto nella Prefhzione al Trattato anrtlitico delle t('zi.otli cc,niche del 1814, due "virtu dianoetiche", ciod I'arte cli dimostrare c quella rli inventare, la prima delle quali d "subordinata all'altra: poichc non si procede nel cammino de lle invenzioni, che co' passi delle dimosftazioni. Onde chi non c dimostratore, se c'liasi ad inventare, o nutla rinvienc o Lrrta nc sofismi"l(-. Pcr questi motivi Fergola ritiene neccssario "buone instituzioni", ciod trattati didatticamcnte efficaci i quaii illustrino brevcmente ma rigorosamente "i parti Jc' Sublirni Ingegni lche ] sovente si concepiscono men chiali rrcll'altrui mentc"l;. La necessiti di un'adeguata educazione dei giovani (c quincli cli fornirc loro trattati di elevato valore didattico) e ampiamente sentita a Napoli nella seconda meth del Scttecento: essa, prodotta dalla diffusione della cultura illuministica, va istituzionalmente inquadrata nell'ambito dei tentativi cli moclernizzazione dello stato napoletano compiuto dalla monarchia borbonical8. Ntrn bisogna certamente credere, come gii si d acccnnato, chc Nicolo Fcrgola {osse I'unico portatore di quelle istanzc di rigore teoretico e di idoneit) didattica relative all'Analisi sublirnc chc fin qui abbiamo cliscusso. In una lettera di Scbastiano Canterzani - segretario dell'Istituto dclle Scienze di l3ologna -, dcl 22 aprllc I778, a Vincenzo De Filippis, un
l+

valente matematico napoletano, coetarreo del Fcrgola, tra l martiri della repressione borbonica seguita alla caduta clella Repubblica parienopea del 1799 (della qualc fu minisrrt-,r'" si legge: "Sarebbe dcsiderabile che qualcrrno si prendcsse la brga di stendere chiaramente e diffusamcnte i principi c gli elementi di quest'analisi piu sublirne f I'Airalisi infinrresinrai,'. n.d.r.l che, per mancanza appunto de' principi prinri, si rllnde inintellegibiie a molti"ao. Una tale testimonianza, riportata quale modello rapprc sentativo, vafe a rendere bene l'imbarazzo cpistcm<)losic(' (, didattico che. in aree geografiche diffusamente clistribuitt nella penisola italiana (ma cid vale per l'intera l-iuropa). s! provava verso il Calcolo infinitesimalc quanrlo non si crrr interessati esclusivamente ai vantaggi chc questo meto<l<, offriva nel risolvere problemi di scienze applicate c d'ingr, gncria. Un'altra, non trascurabile, testilnonianza, concorilarrt,-col modo di vedere di Fergola, ci viene rlata dallo srcss() Vincenzo De Filippis che nella prefazionc del suo inc<lir,, De' principj della Meccanica scrive'. "[...J per una fatale disgrazia gli uomini veramcnre \on]mi sogliono per natura del loro ingegno css(:re impazienti cli camminare lentamente e di mostrare la stracla che li ha con dotti alle sublimi ricerche, onde fanno dcgli alti v,rli senza speranza che i pir) pigri e lenti li possano scguitare..."al.

2t

C,q'P.

IL'PROGRAMMA EUCLIDEO"

I trattati di Analisi infinitesimale di Fergola, rutti circolanti in forma manoscritta e in tale forma lasciati, comprendonor gh Elementi d.i Algebra e quelle che lo sresso Fergola chiama, compiessivamente, le I n s tituzi on i a n a li ti ch e. Nell'zi /gebra rientrano le nozioni elementari del calcolo letterale e la
teoria delle equazioni algebriche, compresa la soluzionc geometrica (ciod la costruzione) delle stesse. Delle Instituzioni analiticbe fanno parte le Prenozioni all'analisi degli infiniti e i. Calcolo sublime; quest'ultimo, a sua volta, comprende gli Elenenti del Calcolo dffirenziale ele Instituzioni del Calcoh, integrale.Inoltre, in connessione al Calcolo sublime, vanno annoverati uno scritto concernenre tl, Calcolo delle uariaziont e un Trattato sulle serie. Nelle lzsllruzioni analitich?, Fergola assume come punto di partenza I'opera di Eulero, la quale cosrituisce un costante riferimento per tutta la sua attiviti matematica. Non a caso Luigi Telesio rivendica l"'eulerianiti" di Fergola paragonando i trattati di questi con i lavori "usciti in Francia ed in Italia, e ne' quali o i principii proposti dall'Eulero nelle egregie sue opere vi si travolgono, o da esse si tolgono difformati..."3. Va perd osservato che se,r.ia una parte, il matematico napoletano effetdvamente si attiene all'insieme dellc procedure e delle tecniche manipolative genialmente elaborate da Eulero e dagli altri grandi analisti del '700 (e rra essi E Lagrange ad avere una grandissima influenza su Fergola), d'altra parte sono proprio le riflessioni sugli sviluppi settccenteschi dell'Analisi degli infiniti a spinecrc Fergoia a sot27

roporrc le procedure e le tecniche allora in uso a un'operazione di chiarificazione critica con I'obiettivo di condurre il Calcoi<, sublime a uniti di principi e di conferirgli iI necessario rigore. Nell'ambito di questo progetto, I'esplicito richiamo al paradigma euclideo costituisce il tratto peculiare chc distingue il nostro autore da quei matematici4 suoi conremporanei che avvertono esigenze sirnili. Il tcntativo di interpretare il Calcolo secondo il rigore della (ieometria degli antichi non era perd nuovo. Non si dimentichi che pur essendo affermato proprio dagli stessi tondatori dcl Calcolo infinitesimale (e qui il nostro pensiero va A Newton ma in particolar modo anche a Leilbniz, a Jacob c Johann Bernoulli, a Jacob Hermann) che quel metodo "contiene in se stesso la sua propria dimostrazione"5, questi medesimi autori compiono, quando possibile, oqni sforzo per esprimere nel linguaggio della "geometria sintctica" i loro lavori; cid accade anche nel campo della lvleccanica come testimoniano i Pincipia di Newton e la Pbrrrottctnia di Hermann6. N6 alcuni decenni di successi rumultuosamente accumulati utilizzando i metodi del Calcolo sublime riescono a distogliere I'attenzione dalle questioni cli principio e dal desiderio di legare tali metodi almencr a un paradigma di antica e sicura tradizione come era quello euclideoT. Fergola, nel riprendere tali aspirazioni, ripropone, perd, solo la "logiciti" degli Elementi di Euclide, nella linea di valore ad essi conferita da Antonio Genovesi. In altri termini, il matematico napoletano si fa ponatore di un "programma" di ricerca che punta a trasformare il Calcolo in una 'teoria assiomatica euclidea", la cui essenza consiste, per prima cosa, nella formulazione di assiomi autoevidenti8 e di chiare definizioni e, per seconda, nel dedurre da essi, in ordinata sequenza, tutte le proposizioni del Calcolo sublimee, senza far ricorso a principi estranei, a "r,aghe" intuizioni, a verifiche empiriche, al successo pratico della teoria. Nel fare cid, non intende, nello stesso
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tempo, trasformare il Calcolo in un mero schema astratto. in un puro gioco di simboli, poichd Fergola ritiene che una teoria, anche se assiomatica, deve avere sempre degli im mediati riferimenti al concreto matematico (e, anche, fisi co). Il momento dell'interpretazione e il versante applicativo della teoria rimangono, percid, fondamentali e non a caso il matematico napoletano critica la teoria delle funzioni analitiche di Lagrange, perch la ritiene artiliciosa c perche essa abbandona i differenziali, in tante "utili ricerche [...1 maneggiati"lo. Per quanto riguarda il primo aspetto di tale programma. il matematico napoletano pensa che si possa attuarlo "estraendo", dalle teorie esposte da Eulero con "metodo Ramisti' co", dei principi i quali sono assunti come assiomi del Calcolo sublime. Cid facendo egli mette in pratica la seconda delle sei norme metodologiche del Genovesi che in precedenza abbiamo riportato ("Piantar delle Massime, o sicno Assiomi, che servono da principj della Scienza"). Quindi parlando di assiomatica fergoliana questa non va intesa in senso modemo, post-hilbertiano; piuttosto bisogna volgere gli occhi agli Elementi eucbdei: gli assiomi, nel senso cli Fergola, corrispondono ai postulati e agli assiomi di Euclide e non bastano certamente da soli a fondare I'intero Calcolo. Essi sono invece massime o principi che vengono assunti esplicitamente, mentre altri rimangono non formulati, forse perch6 considerati del tutto owi. Un esempio di assiomatizzazione compiuta da Fergola i quella dell'Analisi algebrica (o, secondo una sua espressione, delle "Prenozioni all'analisi degli infiniti"); essa d basata su quattro assiomi e su alcunc definizioni. Il primo dei quattro assiomi viene cosi enunciato da Fergola: "Assioma L Ciascuna grandezza variabile pud farsi ugualc a zero, o pud recartesi uno di que' valori determinati, che le convengono"ll.
2e

Tale assioma d originato dalla concezione settecentesca secondo la quale l'Analisi "moderna' studia le quantita variabili in quanto enti universali, ossia la variabilel2 d considerata quale quantita astratta priva di qualsiasi determinazione particolare. E per questo motivo che perfino la stessa "particolarizzazione" di una variabile, ossia l'attribuzione ad essa di un particolare valore, deve essere giustificata dali'assioma sopra riportato, il quale permette di passare dal generale al particolarell.
secondo assioma, che corrisponde esattamente a una asserzione di Eulerola, afferma: "Assioma II. Ogni Funzione di una variabile I'B ancor essa una quantita variabile. Onde pud porsi uguale ad una di quelle g;andezze determinate che rappresenta. E talor giova il porla uguale a zero"r5. Esso permette di attribuire a una forma analitica (ad esempio, 2x+l) tutte le proprieti di una variabile y (e, tra l'altro, permette la scrittura y = 2x+1); di conseguenza le firnzioni devono avere, per Fergola, la stessa "generaliti" delle variabili. Il terzo assioma asserisce la possibiliti di conoscere, "intuitivamente", ossia geometricamente, le funzioni; esso stabiliscc I'equivalenza di principio tra lo studio delle funzioni e quelle delle curve, cosa di cui parleremo nel prossimo capitolo. L'assioma d: "Assioma III. Se si costruisca una Curva, che abbia per equazione y = f(x), ogni sua ordinata esibird il valor geometrico della f(x); posto che la x dinoti la corrispondente ascissa. E conoscendosi il corso del perimetro di tal Curva si percipiranno intuitivamente tutte le possibili fasi di una tal funzione" 16. II quarto assioma e introdotto da Fergola, separatamente dagli altri tre, quando si accinge a studiare le funzioni logaritmiche:

"Assioma [V. La y dinoti I'indeterrninato valore dell'esponenziaie a'; I'Equazione esponenziale si convertiri nella Logaritmica x = Logy. E viceversa l'Equazione log.mica x = Logy

si ridurrd nell'Esponenziale

a* = y"

t7

Il

Tale assioma, che garantisce la possibiliti di trasformare la forma analitica logaritmo ndla forma esponenziale e il viceversa, a un lettore moderno sembrerebbe superfluo se gli si dicesse che in precedenza Fergola ha dato la seguente definizione: "Logaritmo di un numero d I'indice loggi diremmo esponente, n.d.r.], che dovrebbesi apporre ad una base per farla uguale ad esso numero"18. Ma la definizione di logaritmo B evidentemenre insoddisfacente qualora ci si pone nel campo complesso: "Quando vuol riftovarsi, - spiega Fergola -, l'indice x da doversi affiggere alla base a data, affinch6 potesse risultame I'esponenziale a* uguale ad un dato numero n, si dovrebbe risolvere quest'Equaz.[ione] n = 8*, ch'd trascendente. E riducendo in Serie l'esponenziale a* si dovrebbe risolvere l'Equazione algebrica

n=l+kx+**

*Y:t-*rr..
2-3

che monta a un grado infiniro, e che ne offrirebbe infiniti valori della x soddisfacenti all'anzid.letta] Equaz.[ione]. Son dunque intiniti i log.mi dello stesso numero n nel sistcma della base a; ma non peftanto un sol di essi d reale, e gli altri son poi imaginarj, come altrove il diremo"le. Fergola introduce I'assioma IV per garantire la possibiliti di effettuare una trasformazione simbolica. Modernamente questo assioma avrebbe dovuto precedere la definizione oppure si sarebbe dovuto modificare quest'ultirna (ad escmpio, chiamando logaritmo I'unico numero reale positivo che soddisfa all'equazione n = dx). L'ordine scelto da Fergola ri)l

l0

vcla il permanerc in lui della tipica mentaliti degli analisti dcl Settecento pcr la quale si d autorizzati ad estendere, acriricamcnte, certe proprieti da casi noti a casi nuovi (qui dai numcri rcali ai complessi, altrove dal finito all'infinito). Infatti, nel formulare la definizione di logaritmo, Fergola ha in menre iI concetto di logaritmo quale si d sviluppato nell'amhito dci numcri reali, concetto che d successivamente esteso ai numeri complessi senza ulteriori precisazioni o limitazioni (r'16 poteva cssere altrimenti perch si sarebbe allora leso il critcrio di gencraliti dell'Analisi sublime). F'ergola si rende evidentemente conto delle difficolti che I'ampliamento di concetti, fatto in questo modo, compofta e cerca di salvarc la vecchia definizione aggiungendo alla teoria un'ipotesi
acl hoc.

concetti usati nell'Analisi algebrica vengono precisati da lrergola con alcune dcfinizioni, tra le quali la principale i quella di funzione: "Funzione di una variabile E una qualunque analitica espressione, che contiene tal variabile, o alquanto delle sue l]otcnze con altre quantite costanti; qualunque sia quell'operezi<tnc algebrica, o trascendente, che la awinca"20. Questa definizione non si discosta da quella tipica setteccntcsca che trova la sua espressione piu nota nell'Introdactio <\i Eulero2l: la funzione, ciod, d intesa come lbrma analitica (Fergola parla espressamente di "formola"), da prendersi nclla sua globalit); essa non E, invece, considerata come
una corrispondenza di un certo insieme numerico - per usarc un'espressione moderna - in un altro insieme numerico. E noto che gli sviluppi del Calcolo sublime nel Settecento arricchiscono progressivamente di contenuto la nozione originaria di htnzione2z per cui, alla fine del secolo, per i matematici una funzione pud essere espressa anche da una forma incognita oppure da una forma non semplice (in cui ciod cornpaiono operazioni non elementari, come l'operazione di integrazione). I matematici di quel tempo mettono anche in

rilievo, in certi casi, gli aspetti relazionali del concetto ma. 1 nostro awiso, tutto cid non modifica la sostanza della nozi.ne originaria di funzione. La posizione di Fergola oscilla entro questo ventaglio interpretativo. Infani, mentre da un canro egli rimane solidamente ancorato alla nozione di funzione come "formola", d'altro canto, in alcune occasioni, ne con. sidera I'aspetto di forma incognita (cfr. qui cap. 9) oppure cJi legame, di legge che collega due quantit) date. Ad esempir,,. nelle Prenozioni, eglf afferma che il "termine generale di una Serie d una funzione del suo indice"2l e, nello stesso rempo, si esprime cosi: "i termini di una Serie, che van progredend,_., con una cena legge..."24. Si deve perd notare .hi ,ronost".rt. Fergola usi espressioni come "legge" rfterendosi a funzioni, egli intende che la "legge" sia, comunque, espressa da una "formola"; cosa che, a nostro awiso, fa pure Eulero a dispet_ to dell'apparente generaliti della definizione data nere l)stitationes calcali differentiali35 . Il secondo asperto del programma di Fergola i rappre_ sentato dal progetto tendente a giustificare, secondo l.-.leg_ gi di un rigido e compiuto dimonstrare" i teoremi del Calcolo e a disporne la "concatenazione in un ordinato sistema". Fergola vorrebbe: a) liberarsi dall'intuizione che, in diversa misura, d pre_ sente nelle argomentazioni di vari autori; b) superare I'empiria che porta il Calcolo a disperdersi in una serie di tecniche, le quali rovano la loro suprema giustificazione nel successo delle loro applicazioni aJ artri rami della matematica o alle scienze fisiche e non nell,essere partecipi di una struttura unitaria. Il rifiuto dell'intuizione - intesa come pura conoscenza senza mediazionidiscorsive (o simboliche)26- e espresso con chiarczza in una nota del Trattato analitico delle sezioni coniche, ove, riferendosi a una proprieti dell'ellisse27, afferma: 'Questa veriti, che ho qui geometricamente dimostrata, si pud attingere dall'Analisi con pari e)eganza. [...] Alcuni

))

(]eometri la credono intuitiva per esser conseguente della fbrma simmetrica dell'ellisse. E cid non parmi rigoroso' Poich6 queste cose si hanno a conoscere col chiarore della Gebmetria, o dell'Analisi moderna, e non dall'eco di voci indefinite"28.

Fergola pensa di eliminare il ricorso a 'voci indefinite" mediante una migliore caratterazazione formale dei procedimenti (le "operazioni") uihzzati nel secolo diciottesimo: nei fatti consentendo deduzioni fondate esclusivamente su canoni matematici accettati ed esplicitati' Il perseguimento dell'obiettivo indicato al punto b) conferisce, tra l'altro, ai trattati di Fergola, qualora si voglia avere per riferimento quelli di Eulero, una notevole essenzialith; qualiti che e ottenuta eliminando drasticamente i tanti esempi e i nurnerosi argomenti accessori che rendevano estre-u-.nt. ponderose le opere del matematico svizzero2e. Su questo tratto caratteristico delle opere euleriane intendiamo soffermarci per far presente che la gran mole di "esempj e Corollari" ci sembra necessaria all'economia generale delle opere di Eulero, nel senso che il Calcolo euleriano sembra trovare giustificazione, almeno in parte, proprio in quegli esempi e nelle tante applicazioni e nei moltissimi risultati collezionati. I trattati analitici di Eulero sono pieni di sviiuppi e r'li calcoli i quali costituiscono la prova ultima della validiti dell'Analisi degli infiniti: il famoso motto anribuito a D'Alemb ert, Allez en auant, et la foi uous aiendra, sembra avere in Eulero una piena attuazione. Piu precisamente, nelf' Introdactio e nelfe Institutiones, gli "csempi" hanno non solo la moderna finaliti di chiarire i risultati c di applicarli a casi pafticolari, ma svolgono anche ulteriori tunzioni che possono essere schematizzate come
segue.

Primo, I'esempio E, a volte, utilizzato in funzione dimostrativa ovvero si ritiene che il ragionamento fatto in un opponrno esempio paradigmatico si possa poi adattare a
l.{

qualsivoglia alffo caso. E questa una tradizione che aveva lontane origini nei trattati algebrici del tardo Mediocvo; tradizione che aveva esercitato non trascurabile influenza sullo sviluppo del Calcolo sublime. Questo atteggiamento non va considerato, a nostro parere, abituale in Eulero ma esso ,-; presente nella sua opera anche per la forte tensione euristica che caratteraza lo spirito euleriano. Nel caso di Fcrgola, invece, mai gli esempi possono essere usati in funzione dimostrativa e, comunque, I'interesse per i risultati non giustifica vie brevi nelle dimostrazioni. Volendo meglio chiarire la differenza tra le posizioni dei nostri due autori, segnaliamo che Eulero, nella trattazione della decomposizione delle funzioni razionali in somma di fratti semplici, non dimostra in generale la proposizione inizialo, poich6 "rei veritas ex exemplo clarius quam per ratiocinum perspicietur"ll: egli, ciod, illustra la proposizionc mediante valori definiti del numerarore e dcl denominarore del fratto. Fergola, all'opposto, ritiene necessario cffettuare la dimostrazione in generale di questa proposizionc (come pure di quelle successive), senzafar ricorso a casi particolari (anche quando questi possono essere essere scelti in modo da rappresentare adeguatamente il caso generale). Solo successivamente alla dimostrazione Fergola pone dcgli esempi meramente illustrativil2. Secondo, pur in presenza di una dimostrazionc, Eulero, a volte, fa uso degli esempi come occasione di verifica e di controllo della validiti dei risultati teorici ottenuri. ben collocandoli in alcuni punti critici dei trattati, in modo che essi svolgano una funzione psicologica di propaganda del valorc del Calcolo sublime. In questo si riconosce Eulero figlio scientifico dei pionieri, in panicolare di Jacob e Johann Bernoulli e di Jacob Hermann. Una prova del secondo modo di utilizzare gh esempi pud essere fornita dal capitoio III della seconda parte delle Institationes calcali tlifferentialis, ove Eulero, subito dopo aver dato una dimosirazione, conforme
)5

agli standard delia sua epoca, del noto teorema di raylor sullo sviluppo in serie delle funzioni, afferma: "Quoniam si loco x ponatur x+o), eius functio quaecumque y induit sequentem valorem:

Y* d, * za# *-eart

adv Gddy dfry

E infine, nel concludere il capitolo che stiamo analizzando, Eulero afferma; "Si [...] v fuerit talis functio ipsius t, qualis y est ipsius x, quia v ex y nascitur, ponendo t loco x, erit:

+7077+ec.

ao#y

u=Y+ '

plis, quibus diff-erentialia altiora ipsiui y tandem .u"rr.r.rrrrr, his en'n casibus numerus terminorum superioris espressionis fiet finitus"ll. _ Nel primo dei tre esempi esibiti in relazione a questa af_ fermazione, Eulero determina il "valor expressionii xx-x si loco x ponatur x+1", e cid viene eseguito sia utilizzando lo sviluppo in serie di raylor sia l'Algebra elemenrare: egli mostra che si giunge. in entrambi i casi, allo stesso ,iJut"to. E analogamente procede negli altri due esempi successivi. DgRo una lunga digressione in cui applica tale formula afle differenze finite e alle serie, il matematico wizzero utihzza ancora degli esempi per mostrare la "veriti" di formule dedote dal teorema di raylor, ciod per convincere il lettore dclla correttezza di un risultato, .orr.ern.rrte serie infinite. applicandolo a casi particolari, in cui la serie si riduce a una somma finita oppure a una serie gid nota. Cosi, egli osserva che se nella formula precedente si pone (D = -x, si ottiene il valore di y(0): "Quamobrem si in functione ipsius x quacunque y loco x ubique scribatur 0, valor functionis erit:

veritas huius expressionis comprobari poterit eiusmodi exem-

- Ady + (t - x)2ddy U - x))Fy + -2d* r '2-)Jx1 | dx

+ec.

. ),-

dx

xdy *ddy t&y +.

2d*

6dp

+__ec.
24dxa

xafry

Haec ergo espressio semper indicat valorem, quem functio quaecunque induit, si in ea ponatur x = 0, cuius veritatem sequentia exempla illustrabunt"la.
16

cuius veritas quibuscunque exemplis comprobari potest"lt. Questo modo di utilizzare gli esempi da parte di Eulero rivela una fase di sviluppo del Calcolo in cui esso non e ancora divenuto una teoria organica e completa (non d configurabile secondo il "metodo geometrico", avrebbe detto Genovesi), ma si disperde in una pluralita di singoli risultati che debbono, di volta in volta, essere ricollegati tra loro, non essendovi a priori alcuna sicurezza che I'utilizzazione di procedure diverse per gli stessi problemi dia luogo agli stessi risultati. Naturalmente nei grandi rattati analitici di Eulero si incontrano anche molti esempi utiizzati in senso moderno, come semplice chiarificazione o applicazione a casi particolari di teorimi gii dimosmati. E probabile anzi che questo sia numericamente il caso pii frequente, ma - si noti - cid avviene in genere per le questioni meno dubbier6, dove vi e maggiore sicurezza dei principi o, come nel caso dell'integrazione indefinita, dove non ricorrono principi nuovi rispetto alla differen zirzion7 . Il cap. XV (De aaloribus functionunt, qui certis casibus uiden tur in det erminarz) delle In s titutioz e s ca lcu li differen tiaLs d altamente significativo circa l'uso di esempi come fattore di persuasione. In tale capitolo, Eulero dimostra quella che possiamo chiamare la <<regola de I'H6pitab e la illustra con alcuni esempi concernenti funzioni irrazionali. Ma per meglio persuadere il lettore fornisce altri esempi in cui una funzione razionale d uguale alla somma di una serie finita'

hspressamente, egli nota: "Quoniam vero eaedem summae eliundc constant, ex consensu veritas huius methodi magis .:lucebit"lE. E il prirno esempio d: "Dcfinire valorem huius fractiorri, 1-1"- Cdsu x = 1 r- x qui exhibebit summam seriei 1+1+1+ ... +1 ex n terminis eonstantislg, qllae proptcrea erit = n"40. Facciamo notare, inoltre, che dopo aver convalidata la "veriti" clella <<regola de I'H6pitabt mediante I'accordo dei risultati che da essa derivano con quelli gii noti per via elementare, Eulcro passa ad illustrarne I'estensione al caso di rapporto c-li funzioni trascendenti, mostrandone I'efficacia mcdiante un'altra serie di esempi, i quali sono introdotti con ie parole: "Eadem mcthodo erit utendum, si in fractione proposita P/Q vel numerator vel denominator vel uterque fuerit quantitas trascendens. Quae operationes, quo clarius explicentur, sequentia exempla adiicere visum est"4l. Questo caso rnostra chiaramente il legame ancora forte tra Eulero e i primi cultori del Calcolo. Infatti, nell'Analyse dts Infiniment petits, pour l'intelligence des lignes courbes I'autore, il Marchese de I'H6pital, nel secondo degli esempi mediantc cui illustra la ..regolan che poi porteri il suo nome,

.i.rpo avcr affcrmato che, per x = a, la tunzione y

=ffi

divienc, grazic a tale regola, y = 2a, osserva che lo stesso risultato si potrehbe ottenere anche per altre vieal. E tutto cio viene riportato da Hermann nella sua Responsio ad Clurissirni V ti Beruh. Nieuutentiitaa : "In fractione etiam y = si a = x, numerator et
dcnominator iractionis nihilo aequales sunt. quo tamen non obstante fractionis valor aequalis 2a. [...] Quomodo autem ejusmodi fractionum, in quibus, unica indeterminata qua vulgo constat ipsi constanti aequali posita, nihiio numerator et clcnominator aequales fiunt, valores absque differentia]8

lium calculo invenire dcbeant, elegantissirnc, ur fieri s,,lcr, ct ingeniosissime ostensum est a Celebcrr. I)n. jacobo Bcrnoulli, in notis suis Cartesianae Geometriae Francofurti A. 1695 editae, ad calcem adjectis. Si vero circa tale problerna, iiflerentialis calculi usum experiri quispiam cupiat: In secrionc IX Analyseos Infin. parvomm illustriss. supra nominati l).ni Marchionis de I'Hospital Parisiis editam, hanc nrareriam egregie pertractatam inveniet". Completamente diversa e la mentalird dei matematici alla fine Settecento. Fergola, in concortlanza alla gencrale evolu zione del pensiero matematico, ritiene che gli esempi scrvono solo a chiarire la regolaa-5, non a persuadere, per quanto abilmente ed efficacemcnte possano essere stati scelti. Ai tempi di Fergoia non d pii adeguato il tentativo di far accertare una dimostrazione accompagnandola da esempi "convincenti": il lettore deve essere convinto esclusivamentc dalla ferrea logica di un "rigido e compiuto" dirnostrare. Qucst<,r nuovo atteggiamento mentale che stiamo segnalando non comporta in realti dimostrazioni sostanzialmente nuove de, vecchi risultati ma semplicemente la loro accertazione in quanto inseriti organicamente in un sistema di proposizioni rigorosamente dedotte dai principi. Muovcndosi secondo Ia nuova mentalite, Fergola, pur senza dirnostrarc in modo originale la <<regola de I'H6pital>r, rifiuta di utllizzarc i casr noti o risolvibili in via elementare come basc per convinccrc i lettori di un procedimento da usarsi poi in conrcsti piu complessi. Egli espressamenre distingue ii caso in cui il va

lore del fratto

ffi

per x = a assumc la forma 0/0) si possa determinare in modo elementare dal cas,r in cui il
Caicolo dift'erenziale diviene indispensahilea6. Volendo dare un esempio, che pensiamo non sia troppo noto, di questa nuova mentalita, scgnaliamo quanto aflc-rmato da Pietro Paoli nella prefazionc ai suoi l.lemcati it Algebra:
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rigorc: non appoggiando mai la prova alla felice riuscita ne' casi particolari. ma deduccndoli a priori dalla natura delle cosc -'. Naturalmcntc, dato lo stato dell'Analisi degli infiniti alla finc d,,'l '700, per Ferqola il raggiungimento del suo obiettivo si rivela un'impresa ardua, se non impossibile; difatti egli lavora tutta la vita intorno a suoi trattati analitici senza mai giungere a una vcrsione che lo soddisfi appieno. Al riguardo. il conrmento di Telesio d: "Quello che in tale impresa [la stesura di istituzioni che coprisscro tutti i rami della matematica, n.d'r.] sembrava (comc potrebbc opinare qualcuno) di dover dare meno affanno al gran Fergola, dov6 affarto, come conghietturando awiso, spessissimo molestarlo: cioe a dire le varie Istituzioni e molteplici di quell'Arte simbolica, che ci comunicarono gli Arabi, e che da lungo ternpo inondano la nostra Europa"43. (iomunque, nonostante l'"affanno" del loro autore, le ultin'rc stcsure dei trattati di Analisi di Fergola si presentano come opere agevoli, ben organizzare e strutturate' molto rigorosc rispetto agli standard dell'epoca, originali nell'imp+ stazione e, qualche volta, nei contenuti' Giustamente, nelI'introcluzione al proprro Corso di Sintesi, Flauti annuncia la pubblicazionc di tali trattati (cosa che non si verificheri mai) con le parole: 'Qucsto (lorso sard seguito da quello di Analisi: una tal'opera, che un nostro Geometra ha composto per uso della stra Scuola, c colla quale ha formato tanti dotti allievi, riusciri utilissima a' giovani per la chiatezza con cui d scritta; e gli Analisti vi rawiseranno molti metodi de' Moderni facilitati grandementc, ed altri del tutto nuovi"ae.
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prohtbilmente un ruolo sfavorevole alla loro puhblicazionc. la non piena soddisfazione del medcsirno Iicrsoia grer il grado di rifinitezza delle operc e la sua ,-,,'n .urunro della gloria e dei beni mondani. Nello stesso arric,rlosr. si c pwo in er.idenza la sollecitazione che agiva iir scnso far,<rrc-t"ole alla puhblicazione proveniente, al rempo in cui Fcrgola tra ancore in vita, dal governo di Gioacchino l\{urat (c, in prrticnlare dal generale de Tugnyt2). Governo favorevole. trr I'altm, allo sviluppo e al consolidamento .li istituzioni nrlturali nazionali del Regno di Napoii'r. In seguito, dopo la morte di Fergola, i suoi rrattari non furr;no pubhlicati, a causa principaimente clell'inerzia cli \.rincenzo l"lauti che aveva acquistati le cartc rlcl macstro dslle suc eredi. Flauti, pur essendo stato, a quanro ccli scrivera, "dalla riforma dell'Universiti degli studii cseeuira ncl l8l2' professore di "Analisi degli infiniri, pur tutta ,,.ia egli frirr Flauti, che parla di se stesso in terza pers()na, n.d.r.] non fu obbligato a lavorarne l'istituzione, essendosi scmprc F r$eluto degli scritti del Fergola, che solo in qualche voita. che cxsen'o ne' giovani allievi una renitenza a trascrivcrli, ehbe ricorso al trattato di Pietro Paoli. ancor esso calcar<,r srrlle orrne Euleriane t...1. ngfi [Flauti, n.d.r.] pcrd fin chc cbbe pubblicato per la prima volta il prospcrro ragionaro tlelle srre opere e del Irergola nc indicava cssersenc discaricato sul suo valoroso allievo Nicola Trudi5t. ora distinto pr,rfessorc di Analisi Infinitesimale nella Liniversiti desli Stutlii [.,.J. tl Trudi dunque, dopo essersi pii volte compromesso col Flauti di perfezionare con la sua opera i lvfSS. dcl I;crgola. a compiere col rrattato dell'Analisi dcgl'Infiniti il ilmso di Analisi Moderna di nostra scuola, che che nc fossc Ir capione, ebbe sempre mancato a tale proponimento". [l fafio ts che Vincenzo Flauti, versato nella Geometria. non e ra

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"[...] ho,procurato di toglier dimezzo le ricerche inutili o inesatte, o pafticolari; ed in ciascun ramo della Scienza ho rentato di porre i giovani sulla strada de' metodi pii generali e pii accurati, che di presente si conoscono [...]. Il tutto poi mi sono dimostrato di studiare con esattezza, e col massimo
rigore; non appoggiando mai la prova alla felice riuscita ne' casi particolari, ma deducendoli a priori dalla natura delle
cose"{7.

Naturalmente, dato lo stato dell'Analisi degli infiniti alla fine del '700, per Fergola il raggiungimento del suo obiemivo si rivela un'impresa ardua, se non impossibile; difatti egli lavora tutta la vita intorno a suoi trattati analitici senza mai giungere a una versione che lo soddisfi appieno. Al riguardo, il commento di Telesio d: "Quello che in talc impresa [a stesura di istituzioni che coprissero tutti i rami della matematica, n.d.r.] sembrava (come potrebbe opinare qualcuno) di dover dare meno affanno al gran Fergola, dov6 affano, come conghienurando awiso, spessissimo molestarlo; ciod a dire le varie Istituzioni e molteplici di quell'Ane simbolica, che ci comunicarono gli Arabi, e che da lungo tempo inondano la nostra Europa"48. Oomunque, nonostante l"'affanno" del loro autore, le ultimc stesure dei rattati di Anaiisi di Fergola si presentano come opere agevoli, ben organizz te e strutturate, molto rigorose rispetto agli standard dell'epoca, originali nell'impostazionc e, qualche volta, nei contenuti. Giustamente, nelI'introduzione al proprio Corso di Sintesi, Flauti annuncia la pubblicazione di tali trattati (cosa che non si verificherd mai) con le parole: "Questo Corso sari seguito da quello di Analisi: una tal'opera, che un nostro Geomeffa ha composto per uso della sua Scuola, e colla quale ha formato tanti dotti allievi, riuscira utilissima a' giovani per la cliarczza con cui B scritta; e gli Anaiisti vi rawiseranno molti metodi de' Moderni facilitati grandcmente, ed altri del tutto nuovi"49.
40

Cid nonostante, i trattati di Fergola suil'Analisi sublimc restarono inediti. Nel nosro articolo Sai manoscritti di Nico16 Fergolato, abbiamo sottolineati alcuni fattori che cbbero probabilmente un ruolo sfavorevole alla loro pubblicazionc, tra i quali la non piena soddisfazione del medesimo Fergola per il grado di rlhnitezza delle opere e la sua non curanza della gloria e dei beni mondani. Nello stesso articolotl, si c posto in evidenza la sollecitazione che agiva in scnso favorevole alla pubblicazione proveniente, al tempo in cui Fergola era ancora in vita, dal governo di Gioacchino Murar (c, in particolare dal generale de Tugnyt2). Governo favorevole. tra l'altro, allo sviluppo e ai consolidamcnto di istituzioni culturali nazionali del Regno di Napoli5r. In seguito, dopo la morte di Fergola, i suoi trattati non furono pubblicati, a causa principalmente clell'incnia di Vincenzo Flauti che aveva acquistati le carte clel maestro dalle sue eredi. Fiauti, pur essendo stato, a quanto egli scrivda, "dalla riforma dell'Universitd degii studii eseguita nel 1812" professore di "Analisi degli infiniti, pur tutta via egii lcioB Flauti, che parla di se stesso in terza persona, n.d.r.] non fu obbligato a lavorarne I'istituzione, essendosi semprc prevaluto degli scritti del Fergola, che solo in qualche volta, che osservd ne' giovani allievi una renitenza a tascrivcrli, ebbe ricorso al trattato di Pietro Paoli, ancor esso calcato sulle orme Euleriane t...1. Egli lFlauti, n.d.r.] pero fin che ebbe pubblicato per la prima volta il prospetto ragionattr delle sue opere e del Fergola ne indicava essersene discaricato sul suo valoroso allievo Nicola l'ruditt, ora distinto professore di Analisi lnfinitesimale nella Universira degli Studii t...1. n Trudi dunque, dopo essersi pir) volte compr()messo col Flauti di perfezionare con la sua opera i MSS. dcl Fergola, a compiere col trattato dell'Analisi dcgl'Infiniti il Corso di Analisi Moderna di nostra scuola, che chc ne fossc Ia cagione, ebbe sempre mancato a tale proponimento". Il faao d che Vincenzo Flauti. versato nella (ieometria. non cra
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ahrcttanto abile nell'Analisi infinitesimale. Inoltre, la lentezza con cui centellinava, per gelosia nei confronti degli altri allievi di Fergola, I'uscita degli scritti del maestro fece si che ia proposta di cui parla, fatta a Trudi, awenne con un ritardo cli anni tale da non renderla pit allettante essendo quelle opcre ormai completamente superate dall'evoluzione del (lalcolo infinitesimale.

Cap. 4

GEOMETRIA E CALCOLO SUBLIME

Intendiamo chiarire ora il rapporto tra (ieometria e Calcolo sublime, quale si presenta nelle opcre di Fergola. ai fine di porre nella giusta luce le varie sfumature di un'elaborazione complessa e problematica, non rigidamente delimitabile. Le polemiche ottocentesche (a Napoli particolarmenre forti e cariche di significati ideologici comc documenteremo nella Nora biografica su Nicoli Fergola), tra i "sinterici" e gli "analitici" finirono con il dare una visione unilaterale del pensiero fergoliano, non cogliendo, tra I'altro, la particolare prospettiva in cui Fergola collocava il suo rifiuto della "geometria a due e a ffe coordinate", ossia della geometria analitica propriamente detta. Questa incomprensione divenne comune anche tra gli stessi allievi di Fergola che nel corso degli anni e per I'evoluzione dei tempi persero di vista i presupposti teorici (che in questo capitolo andiamo ad illustrare) i quali avevano guidato il loro maestro. Il risultato fu che I'amore per la Sintesi, la quale era intesa in un senso estremamente ampio da Fergola, col tempo vcrr) ricordato esclusivamente quale passione per i metodi degli antichi geometri. La concezione fergoliana del Calcolo sublime ha il suo presupposto teorico nella distinzione delle g,randezze o quantiti, di cui si occupa la Matematica, in due "generi". Il primo d costituito da quelle che Fergola chiama grandezze "conrinue", generate dal fluire di entith geometriche, quali punto, retta, piano, le cui parti sono indiscernibili e innumerabili; il secondo comprende le grandezze 'discrete" o 'numeriche",
4., 47

che, invcce , sono costituite da parti distinte tra lorol. Si badi, perd, che tali termini non vanno intesi in senso-moderno' tlo*" dettagliatarnente mostreremo nel cap' 6, i due "gene-

a due modi di concepire il continuo: I'uno e legato alla vecchia tradizione geometrica; I'altro (il "genere discreto") suggerisce, sia pur in modo embrionale, lidea di un conrinuo aritmetico o numerico. A tali "generi" ,Jt g;andezze corrispondono anche due diversi modi di intendere il Calcolo, irriducibili tra di loro: "[...] non d compito, o chiaro geometrizzare quel voler sottoporre lil Calcolo, n.d.r'l indistintam.lente] al Metodo delle Flussioni, ch"i proprio per le quantita continue: o il derivarlo dal Metodo delle analitiche Funzioni, che sono due espressioui dell'Aritmetica Speciosa, e per le magnitudini discretc soiamente"2. Per Fergola, I'Algebra, chc e "il ramo primordiale delI'Analisi moderna", e le tecniche del Calcolo sublime che ad essa si ricollegano (e il nostro matematico intende non solo il lagrangiano metodo delle funzioni analitiche' sopra indicato rrrot' di esempio, ma anche e principalmente il Calcolo " euleriano) si occupano delle grandezze "discrete": nel seguiro di qucsto saggio, quando potrebbero sorgere fraintendimenti, noi preferiremo indicare il Calcolo sublime inteso in tal sctrso con l'espressione 'Calcolo simbolico" Invece, il newtoniano metodo delle flussioni e quelle tecniche che, a parere di Fergola, fanno ricorso in qualche misura all'intuizione geometrica si occupano delle grandezze continue: chiameremo il (.alcolo inteso in tal senso con l'espressione 'Calcoio geometrico'. Il 'Calcolo geometrico' d considerato da Fergola strettamente collegato alla Geometria sia pure con qualche ambiguiti che anahzzeremo nel prosieguo di questo capitolo; al contrario, il 'Calcolo simbolico' viene considerato dal matematico napoletano non soio nettamente distinto dalla Geometria, ma anche sostanzialmente irriducibile ad essa. Si badi,

ri" di gruni"rr. corrispondono

perd; che si tratta di una irriducibiliri reciproca: Fergola d, ciod, contrario sia a ridurre il 'Calcolo simbolico' alla Geometria, sia a ridurre la Geomctria al '(lalc,'lo simbolico'. L'awersione a una qualsiasi forma di riduzionismo tra 'Calcolo simbolico' e Geomerria d motivara anche dalla distinzione, che Fergola effettua, delle "umane conosccnze" in "simboliche" e "intuitive"l. L'Analisi "moderna" (ossia il 'Calcolo simbolico') d, per Fergola, caratterizzata da una forma di conoscenza simbolica; la Geometria, invece, presenta una conoscenza *intuitiva", espressione con cui il nostro autore intende non la percezione diretta, immediata. prelogica, di veriti matematiche che, come abbiamo visto nel capitolo precedente, d da lui rifiutata, ma un tipo di conoscenza non puramente formale. L'antiriduzionismo fergoliano ha come consegucnza che il matematico napolerano ponga quali obiertivi della sua attivita h ricerca della purezza e della complerezza sia del 'Calcolo simbolico' sia della Geometria nel rispcrto delle loro specificiti e della loro cocrenza interna. Fergoia E favorevole a una pluraliti di metodi, in quanto riconoscc la validiti di diversi approcci che, pur essendo interagenti tra di loro, risultano ognuno dotato di propria autonomia: a ciascuno di essi vuole dare una sistemazionc indioendente dall'altro. Un esempio di tale concezione d offerto dalla rcoria delle funzioni circolari. Il matematico napoletano si chiedc reroricamente:

"[...J quali sono mai in Sintesi rigorosa lc grandezze immaginarie, e queile fra le reali, che vi abbiano un immaginario rapporto?"4. E riferendosi alle cosiddette formuie di Eulcro), Irergola constata che esse sono di esclusiva peninenza del 'Calcolo simbolico' e che quindi esistono campi in cui la Sirrtesi geometrica non pud accedere: "Il volerle ritrarre dalla Sintesi
it

44

..ritilC i)icicSe gct,rircLi'izz2re "',

1,irir

.ii tario I'II1. S.r de Foncelex, a un vano

sono esterni alia costruzione assiomadca tergolianaiu, vale a dire che essi intendono esibire oggetti matematici "concte-

lic,gola, ricotioscitita ".la fecondita di questo analitico Pi,iir,ipiri":' (ossia dclie ioliruie di Eulero) e vista I'impossibriria .ii rapprcscntare in un "quadro di geometrica inruiziorie" ("con quaii Principj geometrici vi potrem poi ragiorierrci"o,) ie grandezze irnmaginarie, tentere di svilupp.rre tcorirc vecircrno nel cap. 5) una teoria puramenente irrrdiili.a cielie funzioni circolari, la quale eviti una definizir.'nc ;4corrctrica di qucstc funziclni, in modo da rendere, c<iinc cgii atlcrma, "piu schietta I'Analisi" e dare quindi al 't-alcoio simbolico' queila p:urczza e quella completezza neccssaric ai una discipiina dutala di proprie caratteristiche e i)cr.lo rurluta a trovare l1 sc stessa le proprie autonomc
gir-isiriicazioni.

ti" che corrispondono al concetto formale introdotto nelI'o-bito del 'Calcoio simbolico'. La sepanzione tra conoscenze nintuitive" e "simboliche" si riflette in modo determinante sulla concezione fergoliana della Geometria. Sulla base di tale distinzione, Fergola vuole che, nello studio della Geometria, si limiti l'uso dei procedimenti analitici, per loro natura simbolici e non intuitivi. Le "operazioni analitiche", nell'ambito della Geometria, sono considerate dal nostro matematico semplici strumenti, privi di un autonomo interesse, dei quali ci si awale per Ia risoluzione dei problemi geometrici, ma solo a condizione di poter risalire, ad ogni passo, dai simboli usati al loro originario significato. In altri termini, nelle opere di Geometria (ma anche nei trattati di Algebra elementare), Fergola riduce le procedure analitiche a mera tecnica operativa consistente nel tradurre le conoscenze e le ipotesi sugli oggetti geomctrici in espressioni simboliche, derivandone poi, mediante opportune manipolazioni, nuove conoscenze sugli oggetti stessilr. L'obienivo finale della Geometria rimane, per Fergola, la costruzione geometrica della soluzione di un problcma, come awiene, a suo parere, sicuramente mediante l'Analisi geometrica cartesiana ma non senpre quando si faccia uso della moderna Geometria analitica (a due o tre coordinate) introdota da Lagranger2 . In quest'ambito concettuale va inteso il rifiuto fergoliano della Geomerria a due e a tre coordinate la quale apparc agli occhi di Fergola materia essenzialmente simbolica, priva quindi dell'aspetto, per lui basilare nella Geometria, di conoscenza 'intuitiva". In altri termini, alla geometria a due e a tre coordinate viene a mancare la possibilitd di ricostruirc e interpretare i procedimenti algebrici "in linguaggio geometrico". A tal riguardo Fergola cosi si esprime in una nota del Trattato analitico delle sezioni conicbe:
4r-

l', intcrcssalite osservare che il progetto di assiomatizzal roric .icl Caicolo subiirne, nei modi in cui e attuato nelle i i : r r ir aiut t r dn ul i,t ich c, riguarcia sostanzialmente il'Calcolo
r

r.

:inibulico'. 'falc progctto (con qualche lncettezza per la Teoria tl.:ric rurzioni analitiche, facente parte delle Prenozioni, e corr nrlrgHrore coetcnza per il Calcolo differenziale e inte'tn un corpui separato ;r'.rlr:; c.rirsoli,la il 'Calcolo simbolico' ,iisciplina che si sviluppa Jalia i;i:ometria, faccrrdonc una rri rrroio auiosutficiente a partire da alcuni assiomi distinti .ia .iuciii Bcoinetrici. Nella prospettiva del 'Calcolo simbolico' la Gcometria rappresenta solo uno dei suoi possibili camiri applicativit e, all'occorenza, uno stmmento di chianficazioric dci concctti dcl 'Calcolo simbolico', ai quali essa puo artchc forttire opportune interpretazioni' Cosi, ad esempio. gli assiomi clei Calcolo differenziale (per una loro analisi riiivi.ruro al cap. 8 di questo saggio), sono corredati da un brevc "rischiaramenro" geometrico che ha lo scopo di chiarire il Jciicaro conceito di infinitesimo mediante un esempio' i]ucsr'esempio, come pure il modello geometrico di graniczzc itotr archimedee fornito nel cap. II delie Prenozioni,
-i (r

"Una climostrazione per quanto sia rigida, e ricolma di principj sublimi. i sempre da meno dell'intuizione. E percid io mi sono in quest'opera attenuto all'Analisi Caftesiana, or'e il proposto teorema, come il fard poi vedere in tanti altri' rieice quasi intuitivo. Ed in vero, s'io colla Geometria analitica a due coordinate volessi dimosrarlo, dovrei [...] altre cose praticare, che non sono mica naturali, n6 si chiare a' giovani, quanclo I'addotto ragionamento. Ed in fine abbattendomi nell'equazione + = - +' 1, q"^l si rileva da'

Alcune affermazioni fanno pensare che cgli. in linea r,:..r_.riczr. propenda per questa seconda ipotesi: Fer csempiql. 11..! 6;1p1_ I delle Prenozioni, al fine di illrrs*are ia differcnza'r.a l:"a.n dezze continue e discrete (essa, come si i gii r,,,,rro.'e rl_ I'origine della distinzione in due gener-i cri Carcoio), "La conveniente determinaz.lioner di u.a c;r.n,.r"rro ^{i^:;continua non dee farsi in altra grrisa, che c.,n r.,.n *"rr".i geometrica, o con una composiz.fionel di ceomctri,,_h,: 1112p_
dezze.

ptl-

coltivatori di quel metodo, come pomd ridurre in linguaggio geometrico cotesta equazione? La Geometria non conosce gr^nderre negative: e gli analisti neppur son paehi delle nozioni, che ne hanno"l]' Il 'Calcolo geometrico' presenta, per Fergola, le seguenti
caratteristiche: 1) uso della teoria delle propotzioni e conseguente ricorso agli Elementi di Euclide; 2) di.o.t.azioni "sintetiche" delle proposizioni analitiche, basate sull'equivalenza di principio tra funzioni e curve. essendovi "tra loro tal corrispondenza, che si possan le une esibir per le altre". Si deve perd notare che Fergola d costretto a riconoscere che questa equivalenza teorica, ripetutamente affermata' presenta delle limitazioni sul piano pratico: "sebben le Grandezze Geometriche. e le Analitiche espressioni siensi conosciute aver tra loro tal corrisponden,u. .h" si possan le une esibir per le altre; pur sovente accade che, dalla genesi geometrica di una grandezza, o da un dato sito, ch'clia tenga con altre date, ec. non si possa effettivam.lente] o in agevol modo carpirne il suo valore: e viceve!'.a'' i4.

Fcrgola non riesce a chiarire con esattezza la natura del 'Calcolo geometrico': se esso sia parte del Calcolo sublime o non sia piuttosto da considerarsi un ramo della Geometria.
4ri

Rischiar.[amento]. I diversi valnri di ,1n2 (+rpn lit.:zzu continua vengono assesnati. come si i,-letto n"t p.irr..l;pl^t V lqui riportato nel Doctrmento III, n.d.r.l. .fafla *,ra-r:.,1,.s; geometrica, o da quella geometrica cnmpn5i7i6ne. r1,,. ,rr: f,, le veci. f)unque in tal moclo dee farsi l,o .,-n.,",,,.,.^1,. determinaz.[ione] di una grandezza. E q,rincli .ari ".*r,.,, vero qucl sentimento cle' Cleometri. che trn pr.rh!,:rn,r !:,inmetrico, q_ualunque siane la soluzione, non si in!-..rrrlcra effetrivam,lente] risoluto. finch6 ei non sia seornet"ir-rrn lr;n;,.I constfuito" 1-5. Al riguardo, rileviamo che per Fereol, d pn5sit-i1,1 ,.-.4r1,_ siderare il-'Calcolo geometrico' c-orne pafte clelin f l.r,:,,et.h. perch6 cgli ha una concezione molto ..arnpia.. ,1,-,ll,r (,r,,. metria nel senso che essa non vienr: limitata ai mer{rrli rl,.!,.l; antichi geometri ma d intesa come insie!.nc r-li 11.e;rigir^ n1_rn simbolichet6. In uno scrirt,..' dedicaro a!!a natura .i,-.11,. ,1i,,, tematiche dimostrazioni". contenrrto rr,,] \4s TTI r.,.r r. ..r. ferma: "Ogni dimostrazione sintetica crtnsiste prinr_.!n:,In.(.nr{, i. un giudizioso maneggic de' gcometrici r-r1pp1.rti ,l^ll, !:ran_ dezze guidato da' principi della Geometria Ilem,:nrirr{.. i...r Le dimostrazioni sintetiche si po""6,no ri,lrlr.,, r ,lr_,r, Feneri. !l primo dr'qr12li. ch'i niu xg,,,1,.,1 yl,.it'.rl1rrr. ,,,-,-r,r..

E Ia determinazione di una (]rrantiti discreta r.lnrrp) r_.r_lp. sistere nef dinotarla con aritmetiche gmnrlezze. o n"r ,i J. un espressione analitica, chc possa r;(l,trsi in ari1meti,.1p.

grandezzc geometriche' regolato nella sola equalitd di due ii G;#ttria' Ed il ttcot'do contiene i <1a' primi assiomi ezze guidato da' prinrapporti di disuguagl^")^'1" 1: g:'"tl il"-tnti [di Euclidel' e da cipi.lel V e del VI Ti'*tl Jtgli da questi' L"'1 .: "iiti'.rio""dcntidelle'gran d'ezze geometicbe o .si d'*''t'::--,:l L' equaliti di prossima contermtnapirr}pio di congruen-za' o c()n auel\ 'zione. generalmente essere uguali quelle Ed- i modeni'n)' i'i" per una gra.ntlezza inassegnabile' magnitudini, che tliffariscono dimostra la perfetta Col solo p'iotipio di congruenza.si alre son le parti elementari delle cqualita cle' triangoii' che equalit) di esse' e di fisure rettilinee: l^&il; ii.p.,ft*' principio maneggiando cogli altre figure a"aut"i d-''J'tt"ol secondo lcorsi-

assiomi, come son

il"t i" at-l'tt"iotti


brano.

del

vo nostrol"l7. "' 'il;J;;guito

| :-r:^^ come mprn^^ma meto di sintetici, il mctJl-deeli indivisibili J'utii-. ragioni, sui quali ^ffu"1": Cavalieri' per mezzo del ^ "Il metodo 'lt;i;;;;ttbili clel di due grandezze qu"r.'r"eii"; '"1;;i Jit"tstrar I'equa[ta t"'] n metodo ma un po' duro' seometriche, d assai venusto' piir ragioni Ty:n'3to dal Newton :;"';;.'i-trti'"e Jt*t1 indivisibili e dcl metodo attivo de' prece<litti"fttli^ n'd'r'l ed d (sintetico antico) ?"rra"1" ttlle diseguaghanze' di questo

ft:t*'indica' delle prime e quello

colo simbolico' e 'Calcolc' geometrico'. Ilrirno .lg [,:,;t,,q;;r,,.1 Ii tic h e utilizzano prevalentemente il' (-alcol,r * i rr. l_.olicc,,. ma accanto alle dimostrazioni ''analitichc". pronric r-lr:l .(_alana

obiettivo del 'calcolo gcometrico' non {ucll<r. rrl(-"-1.rclrt(l geometrico, di costruire una cun'a, ma f,ir:ttc.lsto qur-.ll() irnalitico di determinare "le proprict) di una rlata t,rr:zi'nc'. ossia di caratterizzare una certa ftrnzione o di mostrarnc I'csistenza; cid in palese contradclizione con l'aFfermazi,:llt_, 56;1s" riportata circa la "conveniente determinazic.,ne" cl"ll,: r,ran_ dezze continue. In questo modo, ncl concret6 dsl{'epqr2 !c1goliana il 'calcolo geometrico' si cc,nfigura cornc r' irsneilLr del Calcolo sublime. Il '(,alcolt., geomerrico' utiliztt i meto,li sintetici come strumenti per conseguire risultati anaiitici, cr.,rr una concezione che si rivcla speculare rispetto e ,Jr.r,-.llzr .:ht. Fergola ha dell'Analisi geomctrica cartesianr, u,,,.,.,', tima,,, suo parere' utilizza lo strumcnto analitico per quar!r(\ il sr-r,., obiettivo rimanga la costmzione geometrica .-Llllc r,.rr17i11pi dei problemi. Occorre precisare altri due aspctti clcl rap.,1r,_lrto lrrr .(,al_
rI

ffi;;;*tlo-dt'

il contenuto dei metodi Poco olt'" F""'goi; i;;i;ii"a analitici in questi termini: -1^-^^^ nel mancoo consistono --l maneggto "Le dirnost ^n^litiche-o ;G;, i.h.,'^)il-'ni r;; ; 113:tT'::i s;,:;;l;:'rli; d "u" mola, siasi algebrica o trascendente' ciod nell'integra-

li'niti

elegante"

18'

;;;;

I
I

o d.a cfe,ste 3rguelle' flussioni espresstonl date ' rc o clifferenziare ricondurre il'Calcolo Sc in linea ;"tt#;;g"r1t""li tgn perd' e;;;ti'iu]''ul[-t' nella pratica effettiva gcomctrico' assume di fatto come ^[^ a-i'an^iiti

,tt" nu"t'tii''

clci stroi scrlttl


s0

egli inserisce nelle Prenozioni ai/'anolisi d.,r/i fufini,,1 1,25s!qrma III2l, giusrificandolo in quesro modr,r: "Le proprieti di una data Funziorlc si ;'s556,n rircr,.(r!.ic () da uno sviluppo analitico, che convene,,rolm.Ientel ,,i si plr tichi, o da' rapporti dellc Coordinatr: di rlucllr fjrrr..., l.tr lr quale si rappresenti. Ed in tutta qLrest'()1-,c13 sie,ni lccit.. prevalermi dell'uno, o dell'altr,t d,-" clr:tti Mct^r-lr 11,rrl r,,i sembra pii idoneo all'eleganza di cluesto gr,ps1. 1li1rllrrir!ir,, senza punto legarmi ad uno di essi scruDol.,samcnr,c"'Fergola percid si astiene dal prcsenterc rrnt t1'r,r i.1 ,r1112 mente simbolica distinta da qtrclla plrramcntc Hr;1.,6r,!1!q11 come altrove lascia intentl,:re ch,: si p,'rssr ,,. 2 riqrri-,'. "; ,l, 1.1.., fare. Ma le motivazioni cliclattichc adclottt,rla l'r:rgr.!,r r., r il

ni "sintetiche" proprie del '(-alcolo gcometric() . cr)!r il frnc di favorire "l'intendimcnto de'Gi,'vnni". pcr errrsIrr rrrrtir.rr.

colo simbolico', a volte Fergola prop,rns anchr-, ciim,,srrazi(r-

|.r.rti.!:.riJ i 1:t)i-:!l() iit ila drstirrziollc tra i generi del Calcolo, da irii src:r,.r siabil^r.1, l'iascondorro. a lrostro awiso, pii scrie ijiltr,-ttii:. t'i1c vcrigr,llci fuori quando si voglia mantenere tale JisLiii.'i.r,i.: in uir't-iliera che, come lc lnstituzioni analitiche, .\)riiiJi'eiiie i:r piftc sosianziaic dcl Calcolo sublime. Tale .:r'j.te , i., t: e r)i1liiriquc, rispetial() con coerenza in parti specir.icii.' ,1,.:],i.: Ir;st,iuzt,.,ui "tudiiiichc, in alcune memorie pubbliCiiiri w rri val.ic c,irruriicazioni lette alla Reale Accademia delle .iCii:t),re .ii irap.rii. iri sccoirtlo l,ii,go, ii 'Caicolo sirnbolico' d legato alla ;ciicr.dirra .i.rll'Algebia c non pone alcuna limitazione alla vali.ir.. .1.,i siniboli utilizzati; invece il 'Calcolo geometrico' cou\ii)d! .lcllc "iirnitazioni" chc gli derivanrl dal suo ri-ferirsi ullu (,.r.;irrctfta. Cr);i, quando Fergola studia la serie geometri.-'u .lr icrrrrhc gclicraic x", in un prfmo momento, operanJo ,,rii lc rcciiiciic Jcl 'Calcoio sinbolico', conclude che essa

C;*.

LA TEORTA DELLE FUNZiONI CIRCOLARI

Fergola dedica interessanti studi alle funzionc circolari e ad alcune questioni ad esse collegate, quali la reoria dci tat tori trinomil, il tcorema ciclometrico di Cotes2 e il tcorcma di De Moivrer. Il problema fondamenrale su cui il marcma-

tico napoletano focalizza la sua arrenzione d quello delle relazioni che, tranite numeri immaginari, si possono stabilire tra funzioni circolari ed esponenziali. Fergola cosi clescrive la situazione in cui versa la ricerca in ralc campo: "Le linee trigonometriche, che invcnraronsi da' Gcometri antichi per lo risolvimento de' rriangoli si sfcrici, che rettilinei, furono dagli analisd moderni a' calcoli sublirni innestate [...] Le prime nozioni di questo argomcnr() arringonsi da' fonti limpidi di Geometria. Lo che convien farsi assolutamente per essere lineari e circolari quelle grandezze, che analiticamente esprimonsi e si maneggiano. I principii dimostrativi di esso prendonsi quasi in prestanza dalla (lcometria, si come or ora ho accennato, in quella guisa chc sarebber tra gli altri che debba esser sempre sen2g + cos2<p - | che sen(<pt-V) pareggi seng cos\r + senri, cosg, cc. Li questo non pur si vieta di fare: si vorrebbe solo, che l'analisi moderna potesse produrlo a suo conto per gloria sua e riuscirnc pii schietta questa Teorica. Ma non essendo possibile a .iimosffarsi in Geometria certe conseguenze anaiitiche, che I'Analisi da que' principii ritrae, n tampoco conceduto a potersi concepir colla sintcsi la pii severa, scmbra csserc istrano e non di narura quell'innesto della Geometria nell'Analisi, e da doversi rettificare. ln fatti come porra mai

c s\)ilrrirai)iic pcr un qLralsiasi valore della x, poi osserva che Ldl( :,(:i'r(: "irlopritiltciitc" d sommabile per x<1, utilizzando 1rt:i .1tr.'St'uitimr, risrtltaro il teL,rema 12 del libro V dcgli i:i, tii.. t,!i di Lucli,.icr2. [n altri termini, il 'Calcolo simbolico', tctrri:r l)uran)cnic iorrnale, coilegabiie solo per mezzo di una suLcL:bsiva irricrl,rctazione a enrita concrete, non C soggetto a cci'LL: iirniraz.ioni prcselti, iitvcce, nel'Calcolo geometrico' int:l tluzic i sirnboli non pcrdono il loro originario riferimento .{r:orlclrico) c che portano quest'ultimo ad awicinarsi a iisirlrrrr lnudcnrarnerrre accettabili. Non riteniamo che cid Si;r i,ri it;i>o, iri tal scnso opportula ci sembra la seguente irsscr\,ol4iorre di (,raig G. Fraser: "t.auchy rcjcctcd the aigebraic viewpoint and returned ilrc t'clculus to its uriginal concem with the curve, where in iu' :,rirliineticai tirc,:ry ihe line was replaced by numerical rir)rrr-irriirinr ald th. curvc by a lunctional relationship befwe-

ci, rrttLirbcfs"2i.

))

.ltcomctricamcnte dimostrarsi L (cosg n r"n,pfi) = q{-1 llcgeasi: I.og (cosg ,- J-l sen g) = fiq, n.d.r.l o che

lc duc csprcssioni c()s(p + t.n.pfi ed eafi sieno le stess(: Lra loro!' O qual concetto potre un Geometra adattare irrl r-rn ilrco accrcsciuto di una circonferenza moltiplice: ad
trna L'asc clcvata ad un arco immaginario: ad un seno immarrinario unito ad un coseno rcalc, o ad altre simili espresS1{)lllr' '.

Manipolando tali espressioni il matematico svizzero ot tiene sia gli sviluppi in serie delle funzioni goniometriche sia (considerando n come un numero infinito e z come un numero infinitesimo), le formule che oggi portano il suo nome:
(2) cos g--

11
2

lseJl+

e-{pJr ), sen

q=

--

(eoi-,

)^l -l

e rPr-r

Qr-rcstc parole dcscrivono bene in qual modo le relazioni inte rcorrcnti tra funzioni circolari ed esponenziali e coinvolgenti l'unit') immaginaria pongano, in generale, il problema dclla sostanziale irrudicibiliti analitica delle funzioni circolari, poiche di quest'ultime permane la loro originaria natura

gcomctrica anche nell'arnbito dell'Analisi sublime; infatti

it'rmulc di provcnienza geometrica, quali


(l ) scn2v+cos2ty =
1,

sen(g*y) = seng cos\it+sen\y cosq,

ecc.

sono ancora il pressupposto essenziale per gli sviluppi analitici. (,in rappresento, nel XVIII" secolo, una grave difficoltd ai fini di una ritbrmulazione analitica della matcmatica allora conosciuta. Pcnsiamo sia opportuno, al riguardo, dare qualchc ccnno sul modo con cui viene sviluppata la teoria dcllc funzioni circolari da parte di alcuni autori dell'epoca. Euiero suppone note le formule elementari della trigontrrrretria, come le (1), e, nel capitolo VIII dell'Iztroductio, intitolato Dt: quantitatibus trdscendentibus ex Circulo ortts, da css. ricava lc rclazioni:
(cos z
COS NZ

Lacroix, nel Traitd du Calcul Diffirenti,::l ,'t ,Ju (ulcul. Intdgral, utrfizza le (1) per ottenere gli sviluppi in scrie dellr funzioni seno e coseno; confronta questi sviluppi con lo sviluppo della funzione esponenziale c, constatata la ben nota corrispondenza formalc tra di loro ("une anak-rgie remarquable'), ne deduce le (2)6. Anche Lagrange, nella prima edizione clclla Tbdoric tles fonctions analytiquesl e nelle LeEons sur le calcul Jes fonc tionss, presuppone formule di derivazione geornetrica al finc di ottenere gli sviluppi analitici desiderati. Inoltre, egli non giunge precisamente alle (2) nd agli sviluppi in serie dellc funzioni circolari, ma alle formule:

(l) cosq-- lsoJ'+ cr-qfi), senq -

11

21-1 -

(s.'fi-oa{

r)

e a sviluppi del tipo:

(4) sen

(x+i) = sen x+i A cos x + ...

* /-r

sen z)"

+
2

(cos

, - Ji
, - "[i

sen z)n

(cc-rs

Sen nz =

z + 1il

sen z)n

(cos

sen z)n

^[j

ove: "Le coefficient A lcome pure la base cr della (]), n.d,r..l est una costante encore inconnue, mais que nous d6terminerons ci-aprds par la nature du cercle"9, ossia con un ulteriore richiamo alla Geometria. In parte diversa d la posizione di Lagrange nella seconda edizione delJa Tb1oie des fonctions analytiqnesrt', ove egli assume la validiti delle (2) e tramite esse ottiene lc derivatc delle funzioni seno e coseno. In quest'ultima opera il matematico torinese inizia la sua ftattazione constatando:

_54

tt

"Les sinus et cosinus d'angles consid6r6s analytiquement ne sont que des expressions compos6es d'exponentielles; ainsi on peut deduire leurs fonctions d6riv6es de celles des expo-' nentielles. Soit donc, en quatri,ime lieu, comme on a: scl} x

f,{-r* e-'.Ei e^'l-t * e


2-l

, cosx=

f .{.+ {*F ,, ll

Pud sembr are, a una leffura eccessivamente moderna, che l'ultimo Lagrange sia giunto a concepire in modo puranente analitico la trigonometria, assumendo le (2) quali
definizioni delle funzioni circolari' Osserviamo, prd, che egli urllizza le (2) limitatamente allo scopo di ottenere le derivate delie tunzioni scno e coseno, senza dedurre da esse, come invece fa Fergola, lc ordinarie formule goniometriche. Lagrange, in reaiti, considera le (2) gii note al lettore, ossia egli ir,,..td" solo richiamare una proprieti analitica delle funzioni circolari, conosciuta in precedenza, al tine di determinare in modo diverso dall'usuale le funzioni derivate del seno e coseno. Nel corso di un'ampia digressionel2, il matematico torinese rrcllizza ancora le formule goniometriche per ottenere gli sviluppi deile funzioni seno e coseno. Pertanto, Lapossibiliti lrrange non ci appare del tutto consapevole della formalista, in conseguenza del quale le fundi ,rtr "pptoccio possono essere definite da una loro propriet) zioni circolari ibrmale e non dalle loro caratteristiche geometrichel'' Come si vcde, le funzioni circolari, nel Settecento, rimangono indissoiubilmente legate al loro originario liferi *.nio geometrico e, nell'ambito dell'analisi euleriana,le (2)
esprimono una legarne tra entitA matematiche autonomamente esistenti; solo nella seconda edizione della sua Tbioie, Lagrange incomincia a muoversi, per quanto si d detto, sulla itrada di una loro definizione formale. In tale processo, Fergola assume ternpestivamente una posizione accentuata-

mcnte lormalizzante.
/l:

luzione del problema inverso delle forze ccntralira, cvitando la presen"a degli immaginari e di formule del tipo'd"lr. ,2) La seconda, invece, d puramente analitica, esrcrrdo basata proprio sulle (2) e su una definizione formale delle funzioni goniometriche: essa-evita il ricorso a qualsiari .orr."tt,., g"o_ metrico, manrenendosi quindi nei limiti clel ,Calcolo ,i-_ bolico'. I risultati otrenuti sulla base crella prim.-.ii a.,i" teorie furono pubblicati, sostanzialmente, in tre mcmoric, Tglto legate tra loro, apparse negli Atti delia R. Acca.Iernia delle Scienze di Napolii e recaiti i titoli: r. Dar tenrema Tolenaico si itraggono immediatamente i teoremi treile sezir.tni angolari di vieta e lvallis e re principari uerttd prrposte nerla Trigonornetria analitica dei Mt,dern'i; 2. It te,trema cicrometrico cotesiano dedotto dalla formula dei coscni degri archt yu!1lplt -nella quale si sia praticata un,ouuia trasforinazioae; 3. Il problerna inuerso delle foae certrali per le"orbitr' nlg"_ b-riche risoluesi ageuolmente per queilo deric sczion; ongo,iiri. La seconda teoria, invece, siirovl dispersa tra lc molte carte manoscritte di Fergolal(;. L'insieme di queste ricerche, che pure vcrtendo su uno stesso argomento, seguono due approcci opposti, e significa_ tivo non solo e non ranro perch di uiindicazionc <lella poliedricitd del loro autore, ma principalmente perclri rivela una concezione della Matematica intesa comc irsicmc di teorrc
s7

(o con pii precisione, richiamandoci afla termi'ologia da noi convenzionalmente stabilita al cap. 4, con qu.ll" u.._ sione dell'Analisi sublime costiruira iur ;c"l.ol" ,r.,'rr.J c.o'). Egli persegue il suo obiettivo sviluppand.r, in .,o*" della duplice irrudicibilitd che abbiamo in prececlcn za esaminato, due distinte teorie. La prima d di natura g.o-;_ ca,; essa rientra, ciod, nell'ambito del ,Calcolo geometrico, ed d finalizzata all^ dimostrazione rjcl reorcma di c.tes, di vari altri risultati relativi alle funzioni circolari e alla riro-

di rompere l'"innaturale innesto" tru G.o-.tria c Arralisi

L'obiettivo principale del matematico napolctano

quelr.r

ognuna delle quali si sviluppa con stretta coerenza ln consesuenza di ipotesi oppofiunamente scelte. Nella prima delle anzidette memorie pubblicate sugli Atti della Accadcmia dclle Scienze di NapolilT, Fergola fonda la teoria dcllc funzioni goniometriche sul teorema di Tolomeol8'

Egli, iniatti, asserisce: "Lc diverse posizioni che pud avere col cerchio un quaclrilatero, chc vi s'inscrive, ne fanno emergere altrettanti principi geometrici, i quali proposti in simboli algebrici ci manif"rta.,o moltissime veritd attenenti alle funzioni circolari; talchi codesto quadrilineo pud dirsi delle funzioni del le. ce rchio un industre germe" Dal teorema di Tolomeo, Fergola ricava le formule di addizionc e sottrazione degli angoli, che permettono di sviluppare I'ordinaria trigonometria, secondo un'impostazione ch" fr,, poi attuata dal suo allievo vincenzo Flauti nelfa Trigooomitia20; ottiene, poi, vari dtri risultati tra cui le formulc per la multisezione angolare2l, utTlizzate nelle successive memoric. Nella seconda di esse il matematico napoletano dimostra i teoremi di cotes e di De Moivre senza ricorrere ai principi di pura analisi (principalmente senza far uso di numcri immaginari)22. Nella terza memoriauttlizza i risultati ortenuti nella prima per la risoluzione del problema delle forze centrale nel caso di orbite espresse da equazioni algebrichc. Inoltre, nei manoscritti, Fergola applica i teoremi apparsi rrelle prime due memorie alla fattorizzazione delle fu.rrioni intere21, ottenendo la scomposizione di 1+x" in fattori trinomi senza far uso di immaginari, risultato utile nell'integrazione dellc funzioni razionali, perch presenta -il vantaggio di poter effettuare tale integrazione rimanendo ncll'insieme dei numeri reali2a' Per quanto riguarda l'altro approccio, puramente analitico, utiliizato da }iergola nelJe Prenozioni, pet lo studio delle funzioni circolari, esso ha come punto centrale il seguente
"

"Il logaritmo iperbolico del Binomio circolare cos<p t senq fi6 ,..pr. uguale a + ,p^[--l"z;, La dimostrazione, che qui riportiamo nei Documenti, al numero II, si basa sull'analisi del comporramento cli una progressione aritmetica di archi g"/_a, ,p.V_a ,q..1 _l , con ragione ro./-1 (ol infinitesimo). Fergola, sfruttando il modo determinante le relazioni: (5) sen o) = o) e cos (D 1,
=
fa vedere che essa

identica alf,altra progressione:


sen o.).

.[..n g), log (cos g, + rf] log (cos g"* .r[l ren e-'), ...
log (cos g +
e da cid ricava I'asserto costituente

il

teorema.

teorema fondamentale"

, li osservi che questa dimosrazione fa uso ciella funzione togarttmlca estesa al campo complesso che, come d ben noto a Fergola, d polidroma, per cui I'espression.log (.osf;t.";;) assume infiniti valori. Egli avrebbi poruto .[Lin"ri q;;;;; inconveniente facendo uso degli esponenziali2i,. il ,i;";r;;; parte sua-al logaritmo piuttosto che all'esponenziale c\ indice della profonda differenz a trara concezione se*ecentesca dena funzione e quella moderna. Fergola opera, in realti, sul sim_ bolo "log", attraverso trasformazioni simboliche in .ri si ha riguardo per il significato quantitativo "r, del simbol, l;*_ so. Come d srato da noi qui osservaro, al cap. l, iilortautore tenta di superare la problematiciti di una talc .*..zio.ne, particolarmente evidente di fronte al fenomeno j"Uu nof-a.loiia del logaritmo, inrroducendo un assioma ad hoc e cjod il gih esaminaro assioma IV crelle prenozioni oil'ararisi degli infiniti. Dal "teorema fond.amentale", prima enunciato. Fergola ricava poi facilmente le formule ?Zl ai quesro capitolo e osserva che da tali "veritd analiticam.leniel dimostrate
,i
5q

58

uso di granp()sson benanchc colla sola Analisi, e senza far 'dczzegeometriche, rilevare i seguenti Teoremi"2T: le formule Ie eii a.ldizioni degli archi, la relazione tp] V +.cos2 V = cos rl9 + v,.rie altre relazioni tra cui (cos I + {-l senq)n =

prieti puramente formali. Fergola inftoducc c.ntcstual'i.-nte sia il seno che il coseno e non esplicita chiaramentc l'ulteriore condizione da porre alle funzioni affi'ch6 si abbiano le (5), ciod:

ri-ir"n nq, gl\ sviluppi in seric delle funzioni trigometrii teoremi di ..he26, l" for-ule della multisezione angolare, polinomi in fattori t.otcs e di Moivre, la scomposizione dei * Fergorrinomi, lo sviluppo in prodotto infinito2e di e* e-'' "principali veriti" trigonometriche ia cla in tal -oa" ale dei pii insigni ana-

(6)senO=0ecos0=1.
Infatti si potrebbe porre senO = h e cosO = k, con h e k numeri qualsiasi, ottenendo sen(o = h + ol e cos(D krr. Il -mancato accenno a questa possibiliti rivelal6 che in Fergola non sono ancora del tutto recisi i legami geometrici presenti nella concezione delle funzioni circoiari; legami ch" j"rrirto_ no nella sua menre facendogli evitare ogni ampliarn"r,ro, p", quanto naturale e immediato possa essere. Inoltre, facciamo osservare che Fergola avrebbe potuto assumere direttamente le (2) quale definizione delle funzioni seno e coscno e non cercare nuove definizioni. pensiamo che nel procedimento da lui seguito si deve scorgere un retaggio euleriano p", ..ri tali formule cosrituiscono solo utto d.i t"nri asperti di una rete di collegamenti tra varie entite matematiche elementari, date indipendentemente tra loro. Comunque, cio non toglie nulla al valore dell'approccio formalizzante operato, nel ..nso precisato in questo capitolo, dal matematico napoletano, anche se tale approccio non appaia ancora compiutalnente maturo (n6, forse, poteva esserlo nell'ambito dcll'Analisi settecentesca) e Fergola sembra essere troppo legato, al cli la delle intenzioni, ai procedimenti che l,"r,olurion. ,t.,.i.o gti ha consegnato.

un'impostazione molto diversa da quella iisti .lclla sua epoca' mostrando in qual maniera tali argomcnri siano inrcramente riconducibili al 'calcolo sim-

boiico'. Pcr rirggiungere I'obiettivo di una fondazione puramenle ic analitica Jelh trigonometria, Fergola deve perd definire iunzioni circolari in rnodo tale da non far perdere ad esse il (5). Egli cararrere di funzioni elementari e ricavare le formule "capo" I del nel Ms.III.C.J1, c.8Jr, rinvia per tali risultati al "trattato" sullc funzioni circolariro; purtroppo, nessuna copia rii talc "capo" i pervenuta fino a noi' Di conseguenza non sappiamo in che modo, nclle Prenozionitt,Fergola introduca lc funzioni circolari c chc legami ponga tra I'impostazione geometrizzante, che presumibilmente d presente nel "cap-o" l, ..r, I'approccio puiamente analitico adottato nel "capo II"' un rentativo di rispondere a tale questione si pud trovare ncl Ms.III.C.I5. In questo volume, che rapprcsentava un i cluaderno di lavoro .1.f ,rostto matematico e che contiene esauriente i.r" t"rrtativi da lui compiuti per giungere a una reoria clellc funzioni circolaril2, Fergola di una definizione asrrarra del scno e del cosenoll da cui ricava inmediatamentc le O). In tale definizioneja le "grandezze" seno e coseno sono ciefinite in base al "nesso" che hanno con i loro incrementi inlinitesimi, si trarta quindi di una definizione basata su pro-

61

Cap. 6

GRANDEZZE DISCRETE E GRANDEZZE CONTINUE

Fergola inizia le Prenozioni all'analisi degli infinitircon "capo', diviso in fte pafti e recante il titolo Delle granun deae uariabili, nel quale affronta alcune questioni connesse ai concetti di grandezza discreta e grandezza continua. Nella prima di tali pafti (Delle grandezze uariabili finite), il matematico napoletano espone in sefte principi le sue idee sul continuo e sul discreto; i questa l'unica parte di tutte le Instituzioni analitiche in cui egli non segue il metodo assiomatico, in quanto: "Ho creduto, - afferma Fergola -, di tornar molto a proposito il proporre questi miei concetti, qualunque essi sieno, esser in forma di Principj, anzich6. di Teoremi, per esser dispensato dalle leggi di un rigido, e compiuto dimonsrare, e per aver campo di alquanto digredire per utile de' Giovanetti"2. I primi quattro principi trattano delle grandezze definite ed hanno lo scopo di preparare il lettore alle nozioni di variabile, di funzione e agli altri concetti del Calcolo sublime, svolgendo cosi lo stesso ruolo che oggi la teoria dei numeri reali riveste nei confronti dell'Analisi infinitesimale. Le idee espresse da Fergola in tali principi si possono riassumere in questi termini:

"continuo" d di natura strettamente geomeffical. "discreto", owero il numerico, d aritmeticoa. 3) Le grandezze irrazionali non sono numeriche, ma
1)

2)

Il Il

geometrichd. 6)

4) Vi e unir sc)stanziale irriducibiliti del continuo geometrico al discrcto aritmetico (modernamente potremmo dire dei numeri irrazionali ai nzionall)6. 5) Il numerico non pud generare il continuo, ma lo approssima quanto si vuoleT. I principi cnunciati da Fergola, che a prima vista possono darc I'impressione di una scarsa moderniti, qualora vengano letti insicme ad altri passi dello stesso 'capo" I delle Prenozioni, rivelano che, nel matematico napoletano, coesistono simultaneamente due diversi modi di intendere il continuo; pertanto nella concezione fergoliana si pud cogliere trna fase interessante dell'evoluzione che porta dall'antica teoria delle proporzioni a quella che alcuni decenni pir) tardi costituir) la moderna teoria dei numeri reali. La prima visir:ne d di originc geometrica ed i oggetto di studio nel 'Calcolo geomcffico'; la seconda d di derivazione essenzialmente aritmetica e di pertinenza del 'Calcolo simbolico': in seguito esse saranno richiamate con le espressioni convenzionali di 'continuo geometrico' e di 'continuo numerico', forzando in senso moderno la terminologia di Fergola per il qualc la parola 'continuo' d riferibile esclusivamente alla geometria. Il 'continuo geometrico' d originato, per Fergola, dal movimento e dal fluire ed ha una sua evidenza intuitiva. Il matematico napoletano pensa che esso possa essere studiato mcdiante un sapiente e cosciente uso della teoria delle proporzioni; ne rifiuta, perd, ogni possibile interpretazione in senso aritmetico. Il 'continuo numerico' emerge, negli scritti di Fergola, in rnodo confuso e immaturo, senza che l'autore ne abbia, a nostro parere, una chiara coscienza, tanto che a prima vista sembra che il 'numerico' fergoliano si limiti all'insieme dei numcri razionali; in realti, ad un esame pir) attento, esso si rivela costituito da un'insieme di entitA molto pii "fitto", in quant():
(A

6) L'infinitesimo i un numero non "asscgnabi,r, ma sol concepibile, come in tanti rapporti analitici suoic che sia concepibile il valore di una grandezza ignota scn;;i! potcrsr
assegnare"S;

7) le grandezze discrete possono differire di quantita


"infinitesime o picciolissime"e. La concezione fergoliana del 'continuo numerico' ha notevoli conseguenze sul concetto di variabile (e di firnzione). Nel principio V del capo I delfe Prenozioni (da noi qui presentato, con il relativo "rischiaramento", nel Documentc'r III), Fergola osserva che le variabili possono essere sia di natura geometrica che di natura aritmetica o discreta. Mentte le prime sono di per s6 continue, per le seconde sorge invece il problema di cantterazarle, in quanto, per il matematico napoletano, il discreto pud essere tanto "fitto" da awicinare il 'continuo geometrico' oppure pud essere costituito da parti ben separate ma di loro come accade, ad esempio, nel caso limite della successione dei numeri narurali. Fergola, allora, effetnra una distinzione tra "grandezzz variabile" e "gtandezza indeterminata" ("non ogni grandezza in, determinata I'd variabile"). Mentre le grandezze indeterminate non sono necessariamente continue, le gtandezze variabili sono carattertzzate dall'essere continue: "Si richiede essenzialmente [a una grandezza vafiabrlc, n.d.r.l che sia picciolissima ed infinitesima la differenza tli due prossimi o successivi valori della medesima"l0. E interessante notare, inoltre, che fino a quanclo la continuiti rimane un concetto puramente geometrico non si sentc alcuno bisogno di definirla esplicitamente, ma con lo sviluppo del Calcolo in senso algebrico si rende necessaria una definizione della continuith numerica. Nelle varie stesure degli scritti fergoliani si rileva un'ev,,,luzione che, probabilmente, corrisponde alia pir) generale maturazione di questi concetti verificatasi in quel tempo. NeJ Ms.11 della B.U.N., che contiene scritti anteriori al 1788, il
[]_ !

tnatcnratic() napolctanLr non si pone in alcun modo il problerna dclla continuite e non distingue le grandezze indetermi-

rratc cla quciie variabili: "{-lna (irandezza irdeterminata, o universale, che generalmcnte rappresenti tutti que' valori ch'elia pud avere, dicesi (]uantita variabilc" I I Nclla e.,crurone 180412 delle Prenozioni, Fergola ha gii opcrato la distinzione tra variabili e indeterminate, ma le prirne sono ridtrttivamcnte considerate come grandezze che variano senza "salti" ll: "'l-ra due successivi valori di una grandezza variabili vuol escludersi un qualunque medio [eggasi: intermedio] valo.

determinate e grandezze variabili, comporta la necessita di dimostrare che una grandezza indeterminata discreta sia effettivamente una variabile, ossia che abbia il carattere della continuita. Cid sembra doversi effettuare anche per una formula y = f(x), pare quindi che per Fergola si ponga il problema di dimostrare che la y sia effettivamenre una variabile e non una semplice indeterminata. In effetti Fergola compie una dimostrazione di tale tipo quando srudia la ftrnzione
esponenziale.

Eulero, nel paragrafo 114 della Introductio, non aveva ritenuto necessaria dimostrare la relazione; (1) ao = 1 + \y, con o

re " t t.

1, rlr e V infinitesimi.

Scrkr nella piu matura uersione 180715, Fergola abbandona, con picna coscienza, il punto di vista settecentesco del r:onfir-ruo come assenza cli "salti" e, parlando di differenze infinitesinre dclle variabili, prefigura il concetto topologico cli "vicinanza".

in seguito alla quale poneva aa = l+ktai.. con k numero finito18. Per il matematico svizzero una dimostrazione della (1) era del tutto superflua. Per lui, infatti, la (1) era la semplice espressione formale di cid che modemamente chiamiamo
continuita della funzione esponenziale nel punto 0, proprieta che egli riteneva intriseca al concetto di funzionele. Fergola con insoddisfazione commenta: "Se o) dinoti una grandezza infinitesima, qual sari di ao il valore? Il sommo Eulero suppone ch'ella pareggi 1+ko, ove k dinoti un numero finito dipendente dalla base a. lv{a occorre tal dimostrazione omessa dal Valentuomo"20. Fergola fomisce effettivamente una dimostrazione (da noi qui riportata nel Documento IV) della (1) mediante I'uso di alcune diseguaglianze numeriche; dimostrazione che si pud ritenere rigorosa, una volta ammesso l'uso degli infinitesimi. Fergola, come Eulero, non ritiene invece necessario dimostrate che V = kot. La dimostrazione di Fergola, nella sua sempliciti, i interessante poichd esprime un ameggiamento nuovo verso il concetto di funzione: a differenza del punto di vista di Eulero, la y = d' non i considerata pir) intrinseca.mente continua ma la sua continuita deve cssere
diritostrata2r.
67

()sserviamcr, pero, che pcr Fergola in nessun caso il 'continuo numcrico' pud sostituirsi al 'continuo geometrico'. Egli non esita a criticare Eulero per la confusione che questi

avrebbc latto tra i due "generi" di grandezze variabilil6 (le 'granclezze continue' c le 'grandezze discrete'), le quali, essendo intrinsecamente di natura diversa, richiedono tecniche diverse; in altri tcrmini Eulero avrebbe confuso'Calcolo simboiico' c 'Calcolo geomctrico'. La nozionc di "continuiti" E da:: da Fergola per le variabili. 'futtavia csistendo indeterminate non continue sembra che si affacci alla mente di Fergola la possibilitd dell'esistcnza di funzioni non continue, come si evince, in particolarc, dali'esempio di grandezza indeterminata ma non variabilc esibito dal nostro autore all.a c3r del Ms.III.C.J117, ove d considerata come grandezza indeterminata I'espressione 2n + 1, con n numero naturale. La presenza di un'continuo nurnerico', con la conseguente distinzione tra grandezze in66

Se nel 'Caicolo simbolico' Fergola usa il 'continuo numerico', quando invece trama del 'Calcolo geometrico' egli si serve del 'conrinuo geometrico', con l'obiettivo di ivitabzza'

re la teoria delle proporzioni e di utihzzarla per dimostrare in modo rigoroso quei teoremi che coinvolgono numeri razionali e trazionali owero, secondo il suo linguaggio, quantita'commensurabili" e "incommensurabili". I'ale operazione, che in realtd finisce con il mostrare i limiti della tcoria delle proporzioni, si inserisce nella maggiore attcnzione che verso la fine del '700 i matematici mostrano ncll'evitare ingiustificate estensione di risultad, ottenuti per nrrrneri razi<rnali, agli irrazionali2z. L'anaiisi del 'continuo geometrico' trova, per Fergola, le sue ra.'lici ncl "mctodo Euclideo delle ragioni uguali"zr e nel seguente "principio di Geometria": "Se le due Grandezze BAC, CAD sien proporzionali alle corrispon<ienti BC, CD, quando sien queste commensurabili tra loro. furche nel caso, che sieno esse incommensurabili, saran proporzionali alle corrispondenti"2a. Il "principio" d dimostrato2t da Fergola assumendo che due classi di grandezze vi sia una corrispondenza, che tra egli sottintende essere, in termini moderni, "biunivoca su'26 e crescentc. La dimostrazione non d stilisticamente rifinita, tr.rvanclosi essa nel Ms.III.C.15 che, come gii detto, d un quaderno di iavoro. Essa, con il simbolismo di oggi e riferencloci non a y,randezze ma ai valori numerici ad esse associati, si pud esprimere conre segue. Sia f(x) una funzione crescente e invcnibile detinita nell'insieme R* dei reali positivi e che assuma vaiori in R", per la quale valgano le ipotesi del "principio" anziderto. Si suppongr, p:..assurdo, che per qualche

di esistenza del quarto proporzionalc) e, poi, un sottomultiplo a di f(x) sufficientemente piccolo, in modo chc possa prendersi un f(q) multiplo di a e soddisfacenre alla conclizio ne: f(y) . f(q) <f(z). Per la crescenza Jclla iunzionc l, i: v < q e quindi ! . !. Allora rcnuro conro tlcllc i1;ott'si si

qv

ottiene:

q f(q) y
ossia

x _f(x).a=
che E impossibile.

ftx).

fk)

"principio" in quesrione si rrova applicato nell'"Articolo I: Della Serie, in che si convertc la potenza n del Binomio 1+x, qualunque sia l'esponente n"27. Ivi il nratemctico napoletano pretende di dimostrare con "nitorc Errclideo" lo sviluppo di (1+x)" in serie di potenze:
(2)

Il

f(q) > f(z),

il

n(n-l) . t+nx+-_-r+_ , r.2

n\ n-l)(n--2)

r -2-3

rl+

x c y sia, ad csempio,

. . j* i\z) >, i(v) talc .h", I - y v t\z)


6lr

egli ciod vuole dare una dimostrazione rigorosa (ma anchc elementare, ossia senza ricorrere al Calcolo diflerenziale), valida anche nel caso che n sia irrazionale, negativo o immaginario. In questo capitolo esaminiamo solo illemma: "I primi due termini dclla Serie, in che si con\/eftc la potcnza dcl Binomio deggion esser 1+nx', per una breve descrizione rlcl modo con cui Fergola deriva da esso lo sviluppo voltrto. Pcr dimostrare il lemma, Fergola organizza il sucl ragionamcrrto in modo da poter ridurre il caso irrazionale a quello razionale. Il punto centrale della dimostrazionc ,,, infatti, .r)stituito dalla proporzione:

J:,*1,.

Si consideri allora un

())

Ity)
(qui si fa uso del principio

0:cf,'=n:r',

ove o e o,' sono i secondi coefficienti dcgli sviluppi dci ilue binomi (1+x)" e (1+x)"'. Fergola giungc alla (1) ct-rnsiderando il secondo coefficiente o come iunzionc cr = cr(n) <lei6,,

Jr'<lucc [c rclazioni:

l'csl.'onentc n clel binomio, per cui da (1+x)" = 1+cr(n)x +...

derato come funzione dell'esponente n, soddisti all'equazi..,u, f(x+y) = f(x)+f(y). Quest'idea, a cui si ispirera anchc 1,4g11.rr:''

{1+x)2" . 1+2a(n)x + {1 +x)ln - l+Ju(n)x +


(1+x)k,,

...:
...:

l+kcr(n)x +...

linguaggio modcrno si pud dire che Fergola debba risolvere I'equazione o(kn) = ka(n). Egli procede in quesro modo: considera due numeri n e n' che siano in rapporto raziorralc tra loro. ossia tali che esista un numero razionale a pcr cui si abbia n' = rd, n = sa. Essendo: o(ra) = rcr(a) c o(sa) = scr(a) ottiene a(n')/a(n) = r/s = n'/n, ciod c' = g'(n) e cr' = c.(n') stanno nello stesso rapporto di n e n', come afl'erma Fergola, o modernamente o(n') = n'[a(n)/n] = in', ove si e posto l" = cr(n)/n. Fcrgola estende poi il risultato ottenuto al caso che il rapporto n/n' sia incommensurabile. Per quest'ultima parte dclla dimostrazione egli fa uso del "principio" ciraro, che equivalc all'assunzione della conrinuir.) della a(n). Infine osscrvato che cr(2) - 2 ricava l'asserto, ciod ot(n) = n. E interessante osservare in qual modo la prova fergoliana clcl teorema del binomio si inserisca nella lunga storia delie dinrostrazioni di tale teorema2s. La dimostrazione di Fergola f-a, nella sostanza, uso del cosiddetto metodo funzionale2e, in quanto il momento centrale della prova consiste nel risolvere un'equazione funzionale. Euleror'), nel 1774, aveva osservato chc la serie (2) soddisfa all'equazione f(x+y) = f(x)f(y) la quale ha per soluzione (1+x)". Tale idea, che sard successivamente ripresa da numerosi autori e culmineri nella dimostrazione dcfinitiva del t826 dovuta ad Abelit, non d perd adattabile alla teoria delle propo rzioni, menrre lo d la dimostrazione di Iiranz U. T. Aepinus (1724 1802) il quale aveva mostrator2 corne il sccondo coefficiente dello sviluppo di (l+x)o, consi_
70

ln

(con una dimostrazione riportata da Irergola nci suoi mar,. scrittir4), d ripresa dal matematico napoletano, il quale, c,.nrc abbiamo visto in precedenza, cerca di fatto la soluzionc ,lell'equazione funzionale f(kx) = kf(x), con f continua, cfr,.' i. equivalente all'equazione f(x+y) = f(x)+f(v). con f contirt'rr Si noti perd che se, da un canto, la dimostrazionc di ltlrqol,r si pone a un livello notevole di originalit) e di rigorc (rispctt,' soprattutto alla questione degli irrazionali), ,l'altro canto irt strada da lui indicata si rileva macchinosa e assolutarncrtt-,r sterile. Inoltre, il nascondere i pregi dcl rnodcrno nlet()(l(-' funzionale sotto la veste pesante dell'antica teoria dclle pr'. porzioni influisce in modo molto ncgativo su i suoi allici i. i quali, meno perspicaci di lui nel campo dcll'Anaiisi, pcrclcrenno di vista le ricerche piri produttive rimancndo tra l'altrr, legati ad una visione dell'Analisi contrasscgnata da una fc'rrnrt di rigore di stampo scttecentesco. Visionc che. anccrru atturtL: nel primo decennio del sec. XIX, sara del tutto supcrata ,-li it a pochi anni. L'attenzione di Fergola verso dinrtrstrazioni "cotnpturt" nelle quali espressamente si prenda in ct'nsiderazione il cris,, irrazionale o incommensurabile si nota anche nci suoi scritti di lvleccanica, a conferma del costantc sforzo cffettuato nclin ricerca del "rigore". Nelle Prelezioni ai pincipi /i fil,,rol:'t naturale, infatti, per dimostrare il teorema: "Sc un cc)ri)() equabilmente si conduca pel senticro ABD: gli soazj AIl. BD, che vi descrive, saran come i tempi impiegati a clcscriverli", Fergola distingue "due casi: primieramentc chc gli spazj AB e BD sieno commensurabiii [...] e poi che rtol sicno"l5. La dimostrazione del teorema contienc un ragiorrrrmento che nella sostanza ripete quello del "principio". [n una nota Fergola lamenta che: "Alcuni Meccanici si son cotr tentati di dimostrar questo Teorema nel sol caso, chc lli spazj descritti da' corpi sieno commensurabili..."r6.

Alf inizio di questo capitolo abbiamo gia notato come la .listinzione cii Fcrgola tra 'contiluo geometrico'e 'continuo riumcrico' costituisca una manifestazione del difficile passaggio clalla teoria delle proporzioni al moderno concetto di nutneri' rcale'7. Da una parte, Fergola intuisce la diversit) che si nasconde nella concczione simbolica degli Eulero e dei LaH-rirnge risiretto al vccchia concezione geometrica e come tale concczione richicda una base numerica adeguata e una precisa iolmulazione .li alcuni concetti, come quello di continuita; .l'altra partc, egli spera di salvare l'antica teoria delie proporzic,ni qtrale l-rasc rlel 'Calcolo geomerico'ma senza fondere le
t:orrccizioni.

Cap. 7 SERIE

Fergola, irr irarticolare, sembra ritenere il "principio" sopia csaminato di ampia portata e sufficiente allo scopo di l',.rrnirc rigorose dimostrazioni dei risultati riguardanti i nunieri irrazionali. In realti, il "principio" ricorre a ipotesi tanio forti da renderlo di scarsa utilite al di h di qualche caso prrticolare. Infarti, I'ipotesi che per la funzione f(x) si verifi,.-ir

i'ugua g,hanza:
/71

-r)

n -=

-i(a-'

fGn)

pcr oglri coppia di numeri razionali positivi m e n, comporta che f(x) sia una funzione lineare di x, per x razionale. Come si ossL'rya facilmente ponendo n = 1 e f(l) = k, la (4) diventa f(m) . km c quindi il "principio", tradotto in termini analitici, si riducc ad asserirc la continuiti della funzione f(x) = kx. Esso d, pcrtanto. Jel tutto inadeguato e la sua utilnzazione in alcuni casi non fa altro che meftere in rilevo i limiti della teoria delle proporzioni (e quindi del 'Calcolo geometrico'), cosa di cui lo stcsso Fergola probabilmente si rende conto, come si deduce
clal fatto che dopo aver rentato, in alcuni carte risalenti al 18t)4, di studiare la hrnzione esponenziale con gli strumenti ci,:l 'Caicolo grometrico', d costretto a rinunciarvi nell'ultima 1,.'1si611-':-' clelle suc Prenozionf\.
t; i.

Il capitolo delfe Prenozioni |fltitolato Gerterali (,,onside_ razioni sulle Seid contiene nozioni introcluttive. In essc. Fergola, dopo aver chiamato..;;;;; l**r"*"ro cii te.nini,,, definisce le nozioni di .orru.rg."r",-,li."f.re convcrgenza c di divergenza. Gli esempi ,iportati negli scoli fanno com_ che Fergota.hluma;r;il;;re una serie che, in l*9:* moderni, termini sia decrescente in ;ulor. assoluto c ahbia termine generale
in varore assoruror. i."lrri dci:inizioni in.".il sce subito la definizione, molto i*p"i"rr" neila strurrura dell'opera, di serie coJrvergente pir) cerermente iri un,artra: "Defin'lizione] III. Ed una.Seri. iiaiJ ii piu cei*e coni,crgenza di un'al*a, se ir decresc*.nro a.'-termini cri qucra sia maggiore, che ne' corrispondenti termini cli questa,,6. Lc dcfinizioni di converge nza e didivergenza <late dal nrarema_
serie crescente

e integral.. co"iinlr*j" ,"r. rradizione, Fergola dedica alcuni .rpitori aat.,uf,prJrr)ozion;are seric. Sori<r pervenute fino a noi due redazioni di qu.rto-;;;;;;, fig.tt parti di due distint. prenoziottil. Irt pii, Fergold, nel 1g09, scrive "..rl i'delle Trattato sulle scric.. che, con la sola esclusione d"l ""|-pi. p.i-o'.apitolo, d conservatrr v nel Ms.III.C.32 delJa B.N.N.2 r--'-v

p.linomi a in{initi termini, trova la sua naturalc collocazione nel_ I'"In*oduzione all'Analisi deji i"ii"iri", ossia dell'Analisi intermedio,T'Ai;J;"'-.i.-..,r"rein quer ramo e ir calcolo differenziale
come

Nella struttura settecentesca dell'Analisi sublime dio delle serie, sostanzialmente co.rr-i+rur.

r.

stu-

intinitesimoa; chiama,

irrort.",,ir;;;";,; ;;;;

I
,{.

;7

tico napolctano richiamano con qualche modifica le analouhc dcfinizioni di liuleroT. Esse sono notevomente diverse cla .1rrellr.: tnodcrnc. ()sscrva infbtti Fergola:

"l,a seric armonica t * l,-

] * ! * 1 + etc., 2)45

ha una s()nuna infinita, scbbenc clla sia convcrgente. E tantc

altrc benanchc convcrgenti son pure infinite nelle loro


somrnc"''.

i)iu vicino ai moderno concetto di convergenza d perd, cornc vcdremo qui di scguito, uno dei due signi-ficati della noziont: fcrgoliana di serie sornmabile. Preliminarmente, vosliamo far notare che la nozione di somma di una serie, fondalnentale dal punto di vista moderno, costituisce nel
Scttcccnto un aspetto parziale della problematica relativa alle seric, 1'roich6 allora si era princip;lmente attenti alla manipoiazione delle serie. Tale orientamento si manifesta nella stessa struttura del Trattato sulle serie di Fergola costituito da otto capitoli; solo al quinto di questi, recante il titolo Ricerche sulld Sommazlone delle Serie qualunque sien queste,Fergola prendc in considerazione la nozione di somma di una serie; i primi quattro sono hvcce dedicati alla generazione e alla nranipolazione delle serie (facciamo osservare che si tratta di se-rie di funzioni, non di serie numeriche). Lo studio dcllc scrie e, pcr Iiergola come per tutti i matematici del Settcccrrto, anzitutto lo studio delia loro generazione. Le modalita con cui le seric sono g,enerate vengono riassunte, nelLe Prcn,-tzioni, nel),a manicra seguente: "scolio It. Ma prima che ad altre ricerche io mi ricolga, credo csservi gradcvolc vcder, come in un sol quadro, le divcrsc genesi dellc scric che si possono mai concepire. [I]. Vi clico dunque. chc lc Seie traggonsi principal.[mente] dalI'ct;t,,luzione tJe' Fratti polinomj ne' denominatori, ed eleaando i Binon;i a potenza frazionarie, ncgatiue, uniuersali. E queste Scrie, che sono ricorrcnti, si possono anche con le operazio14

l'altra, che Giovanni Bernoulli nc propose nell'integrar ncr parti una data espressionee. III. Da una Seric data nc oorrnno germinare mille altre, instituendo su questa alctrnc op..u, zioni dell'Algebra volgare, o dell'Analisi Suhlimc, o rraendone da un'altra per regresso"io. Una serie d quindi originata dalla reiterazi<:tnc cii un'opportuna operazione aritmetica (quale la divisione), dallo sviluppo del binomio, dal teorema di l'ai,lor e (bench6 non csplicitamente richiamata nel brano precedcnte) dall'ilnpoftante tecnica delle serie assuntizielr, basata sul principio rlei coclficienti indeterminati, Tali procedure sono prorramc fino alla
determinazione del termine generale della seriet2. l,e esprrssioni simboliche cosi ottenute, finite o infinite che siano, sono assoggettate alle leggi generali delle trasformazioni simbolichc, quali sono stabilite dall'Algebra o dal Calcolc' sublime. Le tecniche manipolative delle serie rientrano, quindi. ncll'ambirr.r delle operazioni analitiche (algebrichc e intinirc-simalc) e il rigore della Teoria delle serie d affidato al rigor,: c-li tali operazioni e rispetto ad esso va commensurato. Fergoll, .,olcnclo fornire nitide e rigorose dimostrazioni sulle serie, evidcnzier) i presupposti e i principi su cui si basa la teoria setrcccnrL-sca delle serie, i quali, otviamente, sono molto divcrsi da quelli che si osscrveranno nella produzione matematica successiva a Cauchy. Il matematico napoletano, infatti. pone a basc della sua Teoria delle serie le proposizioni XII c XIIt del capitolo delle Prenozioni intitolato Principali nctzioni Jelle Funziont Analitiche. Nella prop. )ilI eeli dimostra che in un"'cquazionc identica lossia verificata per ogni valore dclla variabilc x, n.d.r.] in forma irrtera e razionale, com'i l?l scguentc a+bx+cxx+ec. : A+Bx+Cxx+ec., dovranno esser tra se uguali i terminianaloghi di essa, ciod in cui la variabile ascende ad un medesirno esponente; e quindi anche i loro coefficicnti. Cioi a
75

ni elementari oftcnere. II. Di pii pud fclrmarsi una .leric, sol che si sappia la legge, e'l modct, con cui ciasctut termine nasta da' precedenri. Di questo gencre e la Seric l'ayloriana, c quel-

= A, b = B, c = C, etc."lr. E questa una formulazione del principio di identiti dei polinomi, che - si badi - Fergola ritiene valido anche per polinomi infinitita. La prop' )OII contiene I'csplicita enunciazione del metodo dei coefficienti indeterminati, "ch',i il fondamento delle serie assuntizie" e consiste nel "pareggiare fra loro i termini analoghi" di un'equazione, i cui membri sono "funzioni intere e razionali della x"rt. Nell'ambito di una tale concezione formale delle serie, la nozione di somma si presenta problematica. Come si d detto, Fergola definisce la somma in due maniere diverse nel tentativo di ffovare un modo con il quale "potrebbe salvarsi per le serie divergenti I'owia nozione della somma de' loro termini infiniti"16. Nel Trattato sulle serie, egli, rifacendosi ad Eulerol7, osserva: "[...] la voce somma pud prendersi in due sensi. Ella pud diventare il valore dell'aggregato degl'infiniti termini di una serie. E pud anche dinotarne la funzione generatrice di una tal serie"18. Fergola nota che la seconda di queste definizioni:

L'altta definizione del termine somma metre in luce I'idea intuitiva di tale nozione, a proposito della quale Fergola osserva: 'Il significato proprio di questa voce Somma d quello che comunemente le sogliono dare gli Analisti: ciod il valore assoluto o approssimante dell'aggregato di tutti i termini della serie "2 l. La defnizione della somma quale valore limite dell'aggregato di termini costituenti la serie non d vista da Fergola in opposizione all'altra definizione, da noi sopra riportata.
Essa, piuttosto, rivela I'esistenza di una secondo e diverso approccio allo studio delle serie connesso alla determinazione del loro valore. Tale approccio viene considerato meno generale e se si vuole secondario rispetto all'altro, in quanto la somma in senso "proprio" di una serie si ottiene, di norma, applicando a casi specifici i risultati orrenuti con lo srudio formale delle serie di funzioni. lnfatri, I'esame delle serie condotto da Fergola, nella seconda parte del suo Trattato sulle seie, nel quale si tiene conto con particolare attenzione deila nozione intuitiva di somma, presenta le seguenti caratteristiche: 1) la ricerca del valore numerico cosrituisce un asperro

"[...] pud adattarsi non solo alle serie convergenti,

ma

benanche alle serie divergenti con segni alternanti. Infatti come pud concepirsi che la serie 1-2+4-8+16- ec. sia uguale ,11 i non potendo da quelli risultare si picu.l =

ciol numero [...]"i9.


La serie 1-2+4-8+16-ec., che nel brano citato viene presa in considcrazione da Fergola, si ottiene ponendo x = -2 nella serie 1+x+x2 +xl +x4 +ecc., la quale, a sua volta, deriva dal

l;

per divisioni successive. Pertanto, con questa fratto +; definizione si pud sperare di "salvare" la nozione di somma anche per una serie oscillante ponendo in modo formale 1-2+4-8+16-ecc. = | " di avere una generaliti che il concetto intuitivo di sonima non permette2o.
ltJ

.-l

particolare della teoria formale delle serie; asperro che d di natura applicativa e nertamente distinto dalle questioni manipolative condotte con le operazioni analitiche di cui si d detto e logicamente successivo a tali questioni; 2) la somma di una serie non d necessariamentc un valore esatto ma pud anche essere un valore "approssimante"i l) i criteri di sommabiliti22 assumono importanza solo ai fini di una pratica determinazione del valore numerico; 4) a di fondamentale importanza la i:elerita con cui una serie converge. Esaminando pii in dettaglio tali punti, si deve ossen/are, anzitutto, che le serie numeriche, da Fergola chiamate determinate, sono generalmente originate dall'assegnazione di
77

val<,ri particolari a seric di funzioni gid studiate in precedenza: csse rapprescntano il momento del passaggio dal generale al particolarc. i solo nel cap.Vl del suo Trattato sulle seie

chc Itcrgola d) un Saggit-t delle serie determinate, le quale sono dcfinitc solo per cid che ad esse manca per essere seric cli funzioni, quasi a indicare la perdita di generalitd che si veri{ica nci trattare tali serie:
"Una Serie dicesi determinata se ne' suoi termini non sia alcuna granJczza variabile"2l, Pcr F-crgola, si d detto, la somma di una serie pud essere csatta o approssimata: il valore esatto d ovviamcnte preferibilc a quello approssirnato ma, a conferma di una prospettiva cminentclnentc pratica e in uno spirito che ricorda quello Jell'odicrna Analisi numerica, la differenza tra valore esatto c vakrrc approssimato e ridotto principalmente a una questione di prccisionc, ossia il valore esatto e semplicemente intes<-r comc il valore che fornisce la determinazione pii accrlrata possibile della somma2a. lnoltre, il matematico napoletano, dopo aver constatata l'csistcnza di serie le quali sono ad un tempo convergenti (in base alla dcfinizione di convergenza da lui data) e hanno somma infinita, prende in esame alcuni criteri di sommabiiita per la ragionc che: ''L ben che I'Analista si assicuri che esser tinita la Somnra di queilc Serie convergenti, che egli imprende a conoscerne il valor vero o l'approssimante, affinch ei non vi spencla indarno lc sue fatighe"2t' Fcrgola riporta due criteri: critica il primo26, mentre considera piu soddisfacente, sia pure in termini di probabilitd di convergenza, Tl secondo2T che attribuisce a Maclaurin. LIna notcvole attenzione e mostrata poi da Fergola ai "diversi ingegnosisstrni mezzi per rcnder pii convergente una scrie. per prcnderne la di lei somma assolutamente' o per approssimazione, o per conoscerne i limiti della detta som7,q

"28. A tal proposito, osserviamo chc il matcrnatiC,) naL.,. letano non pone in contrapposizione le serie convergeni-i ,-' quelle divergenti. Egli, invece, considera tre classi di seric, l,: quali possono essere trasformate le unc nell'altre: ic sr:rir divergenti, le serie lentamente convergenti e le serie ccl,--r' mente convergenti. Dal punto c1i vista dclle applic'a7ir-rni queste tre classi presentano. per ltergola, un'utilitd gradatamente crescente, senza che si possa cffettuarc una rigida separazione tra loro2e. Fergola, di fatto, non sernbra vcderc troppa dlfferenza tra le serie divergenti c quelle lcntamentc convergenti. Pertanto neanche da un punto di vista applica tivo egli rifiuta totalrnente le serie divergenti, la cui utilita. ir, certi contesti, d ben nota, anche se consigiia di limitarrrc l'uso ai casi in cui non d possibile fare altrimcntiio. Nel sur. Calcolo integrale riporta la seguente proposizione: "Quando proponesi di integrar per scric I'esprcssiorrc Xdx, qualunque ne sia la X, dec l',furalista procurarsi, sc mai puol esserlo, diverse serie esprimcnti I'integrale di essrr Xdx: e quella poi trascegliere che sia convergente o di piir rapida convergenza rispetto alle altre. Ed a questo scop() tendono i diversi metodi quassi recati, c quegli che piir giLr

ne

reco.

Dimostrazione. La serie divergente non esprime il valcir,-' di quella grandezza dall'evoluzione della qualc ne sia nata, n6 una serie di lenta convergenz^ puc\ e,"primerlo dicev<,Imente. Dunque la serie, che dee esprimere I'integrale della Xdx, l'uol esserne convergente quanto piri pud esserlo"l{r. In questa prospettiva diviene importante valutare ii resto di una scrie; in pratica, e difficilmente utilizzabile una serie il cui resto vada o aumentando, come per le serie divcrgcnti per le quali non si possono 'trascurare i residui flna h32, o anche che decresca troppo lentamentc. Per chiarire quanto finora detto d interessante esaminart, le affermazioni di Fergola intorno a una serie notevole. quale la serie geometrica. Nelle Preaozioni. egli osserva:
7!)

"La serie geometrica

cc., d sommabile, cioe la di lei somma esprimersi per lo fratto

: . +. +

i? .
con-

-!-.

Lo che assolutamente vuol intendersi per le

vergenti" rr.

Tenuto conto della definizione fergoliana di convergenza, il precendente teorema, per prima cosa, afferma che la s.rie geometrica d scmpre sommabile (conformemente alla nozione formale di somma) e, poi, ne limita "a rigore"ra la sommabilita al caso che essa abbia termine generale minore di 1. In altri termini, Fergola, ponendosi dapprima nell'ambito del 'Calcolo sirnbolico', determina la somma in senso formale, dimostranclort che la serie geometrica d prodotta dall"'evoluzitrnc" ciel

un infinitesimo il suo termine finale ; , cioe I'ultimo rcsiduo diviso per lo divisore 1-x. E le giuste limitazioni della 1" parte del teorema [che riguarda la serie geomerrica, n.d.r.], derivate dagli Elementi " 17. Le limitazioni derivate dagli Elenenti euclirJei permcrrono a Fergola di giungere a corrette osser,",azioni .sulla bcn nota serie 1-1+1-1+1+ec. Egli afferma che scbbene ralc scrie nasca "dalla continuara divisione di 1 per 1-rl, non tlovra inferirsene che sia 1-1+1-1+1- ec. = Dunque

nr"J;;

fr^rto

'Calcolo geometrico', stabilisce delle limitazioni alla sommabiliti ispirandosi agh. Elemenli di Euclide e a considerazioni sul resto della serie. Fergola scrive:

*' d-r

',.

Poi, operando nell'ambito del

"1" Proponendosi la serie finita 1+x+x2 + xr ... + xn sara (per la 12 El.[ementi] V)r0 t-*' : S-1 :: 1 : x (qui
la S indica la Somma de' termini). Dunque sard Sx-x"+r = r" 1-.1l*r Il perch6 se x sia minore j-:S-1, ed S = -= dcil'uno, ed n infinito, ciod la serie consti di infiniti termini;

quello che si spacciava per un paradosso Lcibniziano non c che un Paralogismo"l8. E interessante osservare come anche nel Traitato rullc. Seie, opera che, rispetto all.e Prenozioni. pii coercntelncntc assume il punto di vista prettamente formale dcl 'calcolcr simbolico', Fergola riafferma la stessa concezionc sulla scric geometrica, sia pure con minore decisionere. In tale tratrato_ la funzione che nelle Prenozioni viene svolt a ddda (,eomctria, d assolta ora dal riferimento a concretc applicaziorri numeriche. Infatti, dopo aver inizialmenre dichiarato che le serie geometrica d sommabile in ogni caso4,',, Fergola alf_-rma che "con pit solide ragioni" la serie 1-a.ra2 -ai +aa - ecc. non deve essere considerata uguale alla stra lunzionc lcnc_

1+1

2'

ratrice

I+d -=,

"se

la

gran,Jezza

a nor) sia rnolt..r minorc


-

\. sara S x,

-.

;,

potendosi trascurare la potenza

n+l

della

dell'uniti affinch6 vi si potessero rrascurarc colrrrr i'firrite simi i residui finali. Ed in vero dopo un rlumero n+ I di
termini incontrasi per residuo

come un intinitestmo.

la grandezzu +'-,la

qualc

4" Di piu
1

essendo

f-_;

-- r+x+x2+i ...

1- --?-r

f_f

T_X

Sdf2I ---

non potri mai trascurarsi se non sia la q'antitatJlrrri minore dcll'uniti"ar. La validiti dell'uguaglianza l-a+a2 -a, l.a{
ecc.

I -JC

ia clificrcnza di quel fratto e della serie infinita 1+x+x2+xr + cc. I)unque uon dovra tal serie pareggiar quel frafto, se non sia f0

= l+a e quindi

limitata ad amolto nrinorc 1, cioc. si

richiede non solo la convergcnza, ma la rapi,ll c()ilvcr,(rcrrza;


5l

la qual cosa ha un significato solo ponendosi dal punto di vista dell'cffettivo calcolo numerico di una data serie. ln conclusione, quando Fergola fa riferimento a un arnbito- concreto, gcometrico oppure applicativo numerico, si vcrifica che cgli allo studio formale-delle serie .ondono secondo il 'calcolo simbolico' sovrappone, ritenendola neccssaria, Lrna certa attenzione alle "limitazioni" che si devono porre alla determinazione della somma di una serie. In assenza di talc riferimento concreto nessun limite E posto da Fergola ai risultati ottenuti mediante le regole di rasformazione simboiica che abbiamo indicato all'inizio del capitolo-'_

C,rp.

FONDAMENTI DEL CAL(]OLO SUBI,IIVII:

La Teoria delle funzioni analitiche di Lagrange e il trattato sulla Metafisica del Calcolo infinitesimale <liLazare Carnotl testimoniano di un crescente interesse. verso la fine dcl Settecento, per i problemi fondazionali. Anche Fergola mt'stra per tali questioni un'attenzione che aumenta con il trascorrere degli anni, con il concorso di una sensiLrilith che gli deriva dalla sua funzione di docente esercitata a tempo picno, cosa che gli fa sentire particolarmente acuta la necessita di fornire agli studenti una salda interpretazionc del Claicok,
sublime.

Fergola nei suoi primi scritti sembra aderire alla concezione del Calcolo proposta da Eulcro nelle Institutiones calculi differentialif , allorch6 afferma: "Il Calcolo differenziale d un metodo analitico. ove clato il rapporto di una variabile ad una di lei funzionc vi si determina il rapporto del differenziale di quella al cliffercnziale di questa. t...1 E quindi d difettosa la definizione dcl Calcolo differenziale che usa da taluni, ciod che tal Calcolo sia un Metodo da prender la parte infinitesima di una clata variabile"r. In seguito, perd, Fergola critica decisamente la tcoria euleriana. Nel Ms.III.C.J2, sostiene: '[...] i Sommi Geometri Lionardo Eulero e'l sig, d'Alambert [sic] ne impresero a chiarire le nozioni di differenziali E dopo varie meditazioni, che si ebbero fatte, stabilirono che ogni grandezza infinitesima sia assolutamente zero' cbe il rapporto di una di esse ad un'altra del medesirno ordine sia qutttt82
8.-1

!,t -: r:ttt.J: -,i ,;:.i i !,,;i.,itt,r'tt, ..itt iue6r Ie Jinite ior iijferen:e. i. !rrr,il;Ji irrrir.r.r Jl ,.iu ,triiCiliuscftll Ch. anCh. ,JUe zefi pOi.i.i'.riro ScLLai':r qurirrilqrlc r.ttsione .laia. E un ai'Lro pii mOu! ri.iiii!:irlL i.* i.:i.r) ,,h. un infinitesinio non ha quani.ita rila f.r, iiri:;itt;< ,;t:! ili.t.ttitU tl pL)tent.: CiUCntre minofe di qUalSidSi
.:,t ;i ti

ji' i-t

tii)l'

^riu ..,;cs.i - sillriii ir(lncctti son dure si,rappale aila Ra.;,,,,, j.ii'ui)rrru, c riu sircijiano di qu.-sta Scienza il viso. iirrp.:rt).:circ r()rtrr ritii ul nicrlle puo divenire molteplic o )11irur1\)itcl)ii.., tii utr allro c.l csscrvi un progfcsso di zcri ,ti'irriir.i.itir (i .otris iJlta piiri intinitesima di un tutto pud si,iilarsi vcldrrrcitac r-ur firill6; c che I'obictto di cotesta nobiirs-ii,ia Scicnza .'io circ non e o uil reppofio di grandczze "ia Pcr i"cry:ola "i,iu saggio ed alia dignit) di qucsta Scicnza liru \-lc.crrlc" scrrlbra csserc il rnetodo delle fiussioni. lVIa !):,\j 'll()ii e si lilciiu, guai si converrebbc a tal uopo" per cur "itr :Lc:Sr) i\cr.r'it,rr lrcr Lrdagarlo cjov6 ricorrerne al vetusto irrr:LUdo ili [sausrit.'t.e, o a qucll'altro tia lui escogitato sulle rtt:ttL', c,i -;rt,,t.' tu{iotit> che consistc nel ricercafe quel fapi', )i'i(), circ ir"rr ciuc grandczze nel rjlomenro che si producan)i uririclitc, o ii,sicrrrr: iiniscano"6. Inoltrc il metodo dellc flussi.,iri rr..rrr suddrsia alic csigcnze di purczza della Matematica: "1...1 cerii Ucornctri rigorosi non restan paghi di queste st,ee i-iiaz;ruiri dcl i\\rcwion: temeldo, che lc stranierc idee di v'ei.rciiar, iuoto e tiussioric da esso intruse in Gcomctria, non rrc iuVcSScr,, ruiicchiarc quclia di lei puritd obiettiva ..."9. .\ Fcrg-l'o taii "obiczioni liofi sembran si momentose", ('trlc uori tani() ilnlir)mar)ti. Piurtosto il rnett-,do delle i]ussioiir. r,ltrc :.d c,,'irarc "di considerare qucste grandezze neli'i>r..trrtc circ svliitrscono, o nella loro genesi iniziale", dovrebi.-rc, scct)trrit, lui, "riccvcrc lc magnitudini discrete, ed in convcrlsvol rntitlo"r'r. Ci() nel linguaggio fergoliano sigrrifica che il rrietcitio dcllc tiussirrrri, tipico del 'Calcolo geometrico', dovrcbbc csscrc atiarrato al 'Caicolo simbolico'. Nel concreto
(}'i

.i, ;,i. csiittae:"i.

pero Fcrgola non realizza tale aciattarncnto cnc a\'fci)i)e f..)tuto dar luogo a quzrlche variante della reoria dei linurii i; e ':li tenta di recuperarc inveec iu tradizionaie ct'llrcczi,.,nc lcibr.iziana-woltfiana degli infinircsrmi: 'Or io per tali dubbj mi sono dipartito da' sct,tirtrct,ti dr que' Lodati Geometri, chc vcnero aitamcnte, cd .inpegtiandomi a ricercare una nozion de' differenziali, che f,-rssc so.idisfacenre a' Saggi, cd insieme chiara pe' Ciiovanetti, mi soweruri sulle prime cii cio che Cristiano Wolf io avca recat() ne' suoi Elcmenti di Matematica. Una particella inliniicsinia di un tutto, cosi ei <iiceva in tal congiuntura, i queilu, che dei' stargli, cofle un puluiscolo ad un intero tnoflte, o crirttr: tl semidiametro della Terra a quello del t-irmunteuttt, cd io potrei aggiungere, come una stilla d'acqua ad un gran niarc. E da valentissimo Loico, ch'egli cra, cercd di .lare in tal ilodc, un'idea positiva di dctte particelle, chiarcndone Ctrn que' Jut: paragoni il concetto. Ma intanto potrebbesi obiettare al Wolfio, chc gli rictdotti paragoni non siano nella giusta proporzionc, e ch'cssi non si doveano attingere dal fondo della Natura, na da quclii de' geometrici concetti. E percio da questi itt ho procurat.r una nozione reale deli'infinitesimo, derivandola da granJczze geometricamente esibitel2, c non g,ia merc ipotcsi, o da speculazioni dortrinali, e di additarne i vari orJini di csso: come da' seguellti Teoremi il si comprendc"ll. Nelle cane seguenti Fergola effettivamcflte CosiruiSce riira successione di grandezze non archimedee basandosi sulla berr nota nozione di angolo di contatto pcr tentare di Jare corpo agli intinitesimi (Leibnizaveva detto "les infini ct intirrimcnt petit ont lelr funianterturt in re"14). Piu plccisalnenre, eg,li esibisce come esempio di infinitesirno del primo ordire I'angolo di contatto circolare, come escmpio di infinitesimo dci secondo ordine l'angolo di contatto di una parabola cubici, come esempio di infinitesimo del rcrzo ordine l'angolo di contatto di una parabola biquadratica, ecc. l5 Atsurucrr.io, 5t

p()i. I'esistcnza dcl quarto proporzionale, egli mostra che in rrrra grande'zza qtralunquc X sono "concepibili" delle parti x, ri', x", t'cc. chc rapprcscntano suoi infinitesimi di ordine uno, rluc. f rc, ccc.it'. In cr''nclusione della indicata costruzione di (lrrcste granrirzze, il matcmatico napoletano sostiene che 1>t.tt'rrri<rsi " gc()rnetricamentc esibire" deile grand ezzc lnftnitc'simc, queste possono L'ssere legittimamente usate nel Calc'.:lo sublinrclT. Lc gran<Jezze infinitcsime in tal modo geometricamente csibitc costituiscono tuttavia solo un modello per la teoria ..lcl (,aicolo diffcrenziale che, come abbiamo gi) accennato, c in rcalt) una tcoria assiomatica impostatals su una definizionc tormalc di diffcrenzialele, su un postulato2O e due as.i,,,rnili. F, qucsta lo struttura cssenziale del Calcolo sublime, il qualt vicnc acl esscre cousidcrato da Fergola come rigorosa stnrttura forrnalc chc "d) i precetti a differenziar le datc lrrrrzi.:ni"22. c''ssia chc studia le modaliti di trasformazione di ccnr lornrc simbolichc in base ad opportune e ben definite rcg,olc fornitc dai postulati e dagli assiomi. Da tale punto di vista la concezionc fcrgoliana coincide con quella euleriana, iliftircn.lo da quest'r,rltima (a parte I'applicazione del paracligma cuclidco al metodo "ramistico" adottato nelle opere <ii f:ule ro) solo pcr l'interpretazione che si danno agli assioLui. I)'altra parte, io stcsso Fergola, in un ulteriore esempio rli grandczzc intinitesime (non molto chiaro, per la verita) lorniscc una clivcrsa interpretazione di questi tipo di gran,lczze . Infatti, ncl breve "rischiaramcnto" che, ailo scopo di ' iornrarnc il concetto di grandezze si picciole", accompagna la dcfiniziorrc di dilferenziale posta all'inizio degh Elementi t/ c I (' o l,:o /r t tlifferenzia /c, Fergola considera come infinitcsima la cf ii'fcrenza tr^ un segmento AB e il segmento massimo contcnuto in AB e comnensurabile con esso. La dimostra2isne , che moclcrnamentc pud essere iltesa come prova della non csistcnza cli tale segmento massimo, cosa che Fergola berr conoscc2', arlomhra I'idea deli'infinitesimo come quanr.

titi

variabile che si awicina a un limite scnza mai raggiungerlo. Tale impressione d confermata da una rapprcsentazio-

ne intuitiva degli infinitesimi che si trova prospettata (la Fergola nei menzionati Elementa physicae expeirnentalis del Genovesi. In tale trattato (il quale, in una nota sicuramente dovuta al Fergola, contiene anche I'interpretazione Jcll'inl:initesimo come angolo di contatto), per dare I'idea <li una quandte infinitamente piccola si ricorre alla seguente costruzione. Si consideri la retta a, la perpendicolare (che chiarniamo b) ad essa ncl punto H, e un fascio di circonferenze y di raggio variabile r, tangenti ad a in un punto fissato t). Qucste, per r sufficientemente grande, intersecano la retta b in un punto P, e il segmento PlI, che al cresccre di r diventa sempre pii piccolo, rappresenta un infinitesimo2a.

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OH

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Fergola accompagna la sua difesa degli infinitesimi con una decisa critica della Teoria delle fanzioni analitiche di Lagrange2s. Tale critica d condotta sia sulla base di considcrazioni tecniche sulla liceiti di alcuni passaggi dimostrativi effettuati da Lagrang,e, sia sull'accusa di artificiositi e inutiliti rivolta al metodo lagrangiano. Il matematico napoletano. nei suoi Elementi del Calcolo differenziale, e precisamentc in una nota al teorema di Taylot'6, commenta: "L'acutissimo Sig.'de la Grange ha procurato di dimostrar questo fondamentale Teorema dell'Analisi delle funzioni, e senza mica invilupparsi in grandezze infinitesime. Si
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prri, i'csistenza dei quarto prc,porzionale, eglj mostra che in L.rna grandczza qualttnque X sono "concepibili" delle parti x, x', X", ecc. che rappresentano suoi intinitesimi di ordine uno, riuc, tre, ccc.i('. In conclusione della indicata costruzione di qucsie grandczze, ii matematico napoletano sostiene che poiendosi "gcomctricamente esibire" delle grandezze inhniii-simc, crreste possono essere lcgittimamente usate nel Calcolo sublimel/. Le granciezze infinitesime in tal modo geometricamente ,--sil-.ite costituiscono tuttavia solo un modello per Ia teoria dei Calcolo differenziale che, come abbiamo gid accennato, i in realta una teoria assiomarica impostatal8 su una definizione formale di diifercnzial,ele, su un postulato20 e due assiomi2l. I) questa lo struttura essenziale del Calcolo sublime, ii cluale vicnc ael essere considerato da Fergola come rigorosa struttrlra formale che "di i precetti a differenziar le date funzioni"22, ossia che studia lc modaliti di trasformazione di ccrte forme simbolichc in base ad opportune e ben definite regc'ic fornitc ciai posrulati e dagli assiomi. Da tale punto di vista la concezione fcrgoliana coincide con quella euleriana, differendo da q'uest'ultima (a parte I'applicazione del paradigma euclideo al metodo "ramistico" adottato nelle opere rii Eulero) soio per f interpretazione che si danno agli assiomi. D'altra parte, lo stcsso Fergola, in un uiteriore esempio ,li granciezzc intinitesime (non molto chiaro, per la veriti) forniscc una diversa interpretazione di questi tipo di granInfatti, ncl brevc "rischiaramento" che, allo scopo di 'lezze. "formarne il concetto <Ji gtandezze si picciole", accompagna ia clefinizionc di differenziale posta alf inizio degli Elementi cici Calcolo ,lifferenziale, Fergola considera come infinitesima ia cliftcrenza fia un segmento AB e il segmento massimo .()nrcnuto in ;\B c commensurabile con esso. La dimostrazione , chc modernamente puo essere intesa come prova della non esistcrva di tale segmento massimo, cosa che Fergola bcu conosce2l, adomb,ra I'idea delf infinitesimo comc quani,.

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variabile che si awicina a un limite scnza mai raggiungerlo. Tale impressione d confermata da una rappresentazio-

ne intuitiva degli infinitesimi che si trova prospettata da


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Fergola nei menzionati Elementa physicae experimentalis del Genovesi. In tale trattato (il quale, in una nota sicuramentc dovuta al Fergola, contiene anche I'interpretazione dell'inti-

nitesimo come angolo di contatto), per dare I'idea di una quantitA infinitamente piccola si ricorre alla seguente costmzione. Si consideri la retta a, la perpendicolare (che chiamiamo b) ad essa nel punto H, e un fascio di circonferenze y di raggio variabile r, tangenti ad a in un punto fissato O, Que ste, per r sufficientemente grande, intersecano la retta b in un punto P, e il segmento PH, che al crescere di r diventa sempre pii piccolo, rappresenta un infinitesimo2a.

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Fergola accompagna la sua difesa degli infinitesirni con una decisa critica dell,a Teoria delle funzioni analiticbe di Lagrange2s. Tale critica E condotta sia sulla base di considcnzioni tecniche sulla liceiti di alcuni passaggi climostrativi effettuati da Lagrange, sia sull'accusa di artificiositi e inutiliti rivolta al metodo lagrangiano. Il marematico napoleralo. nei suoi Elementi del Calcolo differenzialc, e precisamentc in una nota al teorema di TayloF6, commenta: "L'acutissimo Sig.'de la Grange ha procurato di dimostrar questo fondamentale Teorema dell'Analisi delle funzi.rni, e senza mica invilupparsi in grandezze infinitcsimc. Si
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tal intento s,rppone la f(x+al) uguale a f(x)+pc,l, chiamato n qu"t gnrppo di grandezze che debbono svanire, quando ,roo'*_ gasi la (D (). Il turto cid gli si concede. Srre p.. ,r"r'.i*i zir-rnc di tcrmini P = (f(x+ro) - f(x)) : ol, e quindi la seconda partc di queste equazione, al par della prima, sari sgombra dcl rlenominarore or: c si potre ,.o.porre in au. I'una che contcnga Ia cD, e l,altra che n. sia priva: "rpl"rrioni .ioe .h. lc parti di P siano p+eo. Sari f(x+ro) = ft")+pc,l.qrp.'e cosi pir) .ltre. Inranro a me pare non esser felice abbirtarrru quesro sc'condo pas.so dimoshativo: poiche la p d f(*,ol)-e non gii f(x+rrr), sicch possa farsi qr.ito scomponimento. Io rni son ingegnato nelle mie prenozioni al|Analisi Sublime di ge.mctricam.lentc] dimostrare il Teorema di raylor, e senza mica ricorrerne agli infinitesimi. Ed eccone di eii insigne vcrita tre dimostrazione di diversa natu,ra,,27. In un altro brano Fergola chiarisce meglio la sua critica; "l.a sua climostrazione [di Lagrange, ,r.d...14 ,.-bru-i appoggia-ta ad un principio ,,o., t.oppo saldo, qual si d d.sro, che f(x,i) possa scindersi in due parti, I'una .dip*j." tc dalla i, e che clee rimanerne allo svanir della i, . t;a,." clipendente dalla i, c che debba svanirne, quando ,p.Cr., la i. Or non ogni funzione delle variabili'x ed i ". p* -,A guisa scomporsi. La funzione della x+i pud avere queste due parti, c cid si conosce intuitivamente. Imperoc.h6 f(x+i) d ugualc a f(x)+iP, ove la p dec csserne una nuova funzione clclle x ecl i, cui non siasi la i per denominatore. Ma pud assumcrsi per principio dimostativo, che la p possa risol_ vcrs'in qyesre due parti similmente condizionat.iouttqu. ;i si do'rebbe esattamente dimostrare: non potendosi .orrforrclere su di cio quesre due diverse funzioni, cioe f(x+i) f(",it. l)i farro, per darne qualche esempio di questa i-porriUii" " ipotesi. immaginatevi (xi -l)n, e faccias'in essa i 0, ne verri = (l-t)'= 0. Ed ecco non potervi essere tali parti. Di,ir"ii
g8

lcega su di cir) una memoria del|Acc. di Berlino an. 'l suo Tra*ar. delle Funzioni. Egli per riuscirne in 1772, e

genere n'd quest'altra (mx.cos.i-mx)". la quale svaniscc. facendosi i = 0: imperciocch6 essendo cos.i = cos. 0 - 1, quellur formula diviene (mx-mx)n = 0. E cosi di tante altre di qtresta. o di nuova forma potri il medesimo ben ricogliersi"2e, Lagrange, secondo Fergola, dopo aver scomposto f(x+il

in f(x)+iP, non avrebbe tenuto conto che ii procedimetttrr

non si puo pii ripetere, perchE P, in generale, d funzione di x e i, non di x+i, vale a dire d P(x,i) e non P(x+i)io. Nei due esempi portati da Fergola si mostrano funzioni del tipo g(a.i) per le quali si ha: g(x,0) = 0, per un generico x. La critica di Fergola verte allora sul fatto che la dimostrazione di I-agrange non garantisce a priori che non si verifichi proprio un tal caso, cioi non si abbia proprio P(x,O) = 0, pcr x generico, il che comporterebbe, secondo Fergola, I'impossi' biliti di suddividere P in due parti di cui una non dipendente da i. E interessante notare che il matematico napoletano incentra la sua osservazione critica sull'impossibiliti di scompome la P in p+iQ per un generico x, mentre non ha nulla da obbiettare nell'eventualiti che talc scomposiziont: venga a mancare per qualche valore panicolare della x. Infani. sia Fergola che Lagrange prendono in esame forme analiti' che e i loro ragionamenti non hanno alcuna pretesa di esscre validi per ogni valore numerico della variabile. La possibiliti, in effetd, che esista qualche numero u tale che P(cr, 0) = 0, non inficia, per Fergola, la dimostrazione di Lagrange , in quanto la P ha una sua forma, ossia d espressa da una formula ben precisa, sulla quale si pu<) operare indipendentemente da quel che accade in crrr. Invece se P(x, 0) d uguale a 0 per un generico x, allora non d piu possibile opcrare su P, perch6 viene a mancare la forma della funzione (si ricordi, tra I'altro, che per Fergola una costante non puo essere interpretata come una funzione)' Si osservi, inoltre, che il matematico napoletano non intende fornire un controesempio, in senso moderno, al teorema di laylor (che egli ritiene valido nella sua generalitd), ma solo mettcre in luce una

lagrangiana: egli infatti non esibisce, nr3 potrebbe farlor2, alcuna funzione che effettivamente abbia il comportamento anomalo indicato, ma rileva soltanto che la sua esistenza non E esclusa a piori dalla dimostrazione di Lagrange. Vogliamo sottolineare che Telesio rivendica a Fergola la

.litficolti inerente alla dimostrazione

argomentazioni critiche prima ;iportate. Egli ricorda che quest'ultimo, nel comunicargli I'obiezione di cui sopra, abbia predetto "che qualche geometra dappoi avrebbe il grande analista [Lagrange, n.d.r.] di ci,i tacciato. N6 ia predizione fu falsa; poich6 nel 1812, cioE cinque anni appresso, apparve l'Opera del \0ronski, che si Rdfutation de la Thdoie des Fonctions Analytiques de "pp.ll" Lagrangel) [...]". Telesio continua col ricordare come lo stesso Fergola abbia successivamente giudicato "che la via battuta dal \Wronski non era la certa, per cui avesse potuto ei giungere al termine statuito, e che mentre riprendeva il Signor Lagrange, non badb inawertito, che avrebbero potuto altri riprender lui, ed incolparlo di qualche mancamento maggior di quello, che intendea d'attaccare")4. Se, da una parte, Fergola critica la dimostrazione di Lagrange, dali'altra parte, egli pensa di poter fornire una propria dimostrazione della sviluppabiliti in serie di Taylo-r funzione qualsiasi, senza far uso degli infinitesimirs. ii ""u La dimostrazione, da noi riportata nel Documento VI, d di natura "sintetica" owero "geometrica" e va inquadrata nelI'ambito del 'Calcolo geometrico'. Con essa Fergola pensa di risolvere i problerni che la procedura di Lagrange solleva, interpretando le funzioni come curve e recando oPportune considerazioni sulle tangenti ad esse' La dimostrazione risale, prcsumibilmente, al 1809 e risente dei gii segnalati conrrasti, softi in quegli anni, tra fautori dei metodi sintetici e i sostenitori dei mctodi analitici; infatti, ad essa d premessa I'unica osservazione polemica nei confronti di questi ultimi che si puo riscontrare nei manoscritti:

prioriti inerente al tipo di

!1

i
I
{,

"Dunque il teorema di Taylor, cosi puo dirmi raltrno, non pud dimostrarsi nitidamente senza tar uso d'induzione e senza awalersi delle infinitesime grandezze? Io gli risponclo che dalla Geometria, Madre feconda di veriti chiare e di accurate dimostrazioni, si potri ottenere codesto intcnto; e<,1 io quaggir) ne reco, e colle geometriche guide, una tal dimostrazione, non solamente per poter chiarire il detto teorema. ma per mostrare a' spregiativi de' metodi Sintetici quanro valgan questi, e quanto giovi l'intenderli bene"l6. Fergola, dopo aver dimostrato -come egli ritiene- il teo rema di Taylor in modo geometrico e del tutto rigoroso, potrebbe fondare, a simiglianza di Lagrange, su di esso il Calcolo differenziale. Egli perd non seguc quesra strada, perch6la seconda delle osservazioni critiche poftata da Fergola al matematico torinese, concernente I'inutiliti e I'artiiiciositilT della costruzione di questi, merre in rilievo un difetto che Fergola ritiene del tutto insuperabile: il concetto di derivata introdotto alla maniera delia teoria delle funzioni analitiche (o anche per mezzo della sua costruzionc llcomctrica) non d sufficientemente chiarols; inoltre, la noziorre di infinitesimo rivelatasi utilissima nelle applic azionlle non va, a suo parere, eliminata, ma solo corrcttamente intcrpretata. Non si pud non cogliere una leggera ironia quando, rrattando dei rapporti tra 'Calcolo simbolico' e 'Caicolo geometrico' e dell'identificazione tra curye e funzioni, Fergola cosrnrisce un esempio in cui attribuisce il nome di "derivata" allc curve cosi costruite: 'Immaginatevi che una retta aggirantesi con un moto circa il perimetro di una data curva vi generi una superficie curva e che questa vi seghi un piano in un cefto qual modo; vi si tbr, meri il perimetro di una II'curva, che puo dirsi la prima derivata della curva data. Da questa derivata sc nc tragga in simil modo una seconda, e cosi dalla seconda una terza, cc."oo. Nonostante le critiche, Fergola rimane molto influenzato dalla Th4oie des Fc,tnctions Analytiqnes4I e, in particolarc,
r)1

r)il

!-t!Mi

,'r..u!....,.

e**turffi

rri,rghc. rna ssornl.,rc Ji rali y,randezze ne sono pervenuti ali';:ii:ss:l mcta. Lrltnto io m'impegno di evitar quell'idee, e di !i-.bclrnc |ler irig brevi "aa. ,\na.ioqarneiirc. neil"'Articolo VI: La Serie, ch'espri,'. l'r\rco Ji uri (lerchio pel di lui Seno, rivelata da'prin-,i,: cierncntari agevolmente"4t, Fergola osserva che posto .' .- runq), si oriiciic facihuente sen 2rg = 2\[14 e quindi:

cio5r i':r''i.cgli ()sscrva: soi,,n',' l'.ulcro si c servito di grandezze infinite ed .r:iur!rcsiiuu 1-rcr irrcv.lernentcj riievar si l'una che I'ajtra di -ir.csre Juc Scric. l-rl aicuni Moderni Analisti per vie pir)

'otltcnur(). Jrrf:itri. glur .lamentandosi del "genio del tempo" , irc rrol] r)ei-rrlcftc .li acccttare deduzioni facenti uso degli iirliirircsiniii'r. l-r-rgola si de.lica aiia elaborazione di nuove i!lrfioSrr?uionr drgli sviiuppi in serie delle funzioni elemcnta_ ,'l ehc Lriiiizzarro. ccrcanJo Ji migliorarle, tecniche puramen_ rr iitscbrthc cli isirrrazione lagrangiana. Cosi in uno scritto, lr:i.1nrc i-l riroi.' "Articolo II: Dclle Seric, in che si converto-

i.rr irio{cri.; .1r "algebrtzzazittnc" dcll'Analisi sublime ivi

::r

li

minati per trovare gli altri. Riteniamo interessanre illustrare questa- tipica procedura del Calcolo algebrico ,.rr...rr,.r.o, la quaie pennette di notare ancor di pir: lu .ortrrriJ. Jrff.renzatra il Calcolo intinitesimale al tempo di Fergola e c1*i; moderno, descrivendo brevernente il .ont.rrrrto del sopra citato 'Anicolo II: Delle Serie, in che si convertono al e log(1+x)"; arricolo destinato alla lertura presso la R. Accacle_ mia delle Scienze di NapoliaT e che riproduce una dr_;;; zione deli sviluppi in serie delle funzioni esponenziali e lo_ garitmiche gid contenute nelle prerezioni a8 e ieile q"ii e", gola.vanta la sempliciti e la breviti rispetto alle dimost razioni piu note alla sua epoca. Volendo dererminare lo sviluppo di a* con a > I, Fergo_ la pone a = 1+b e applica il r.or.*u del binomio, orrenendo:

successiva applicazione del metodo dei coefficienti

da ottenere uno dei coefficienti della serie ccrcata e nclla

i"d.;"r-

1+b't, = 1 + *b

+ 'V:!-

bz +

x(x-1) (x-2)

r.2.3

o'

i)r .lucst<t :crnpiicissimo Princrpio, e con operazioni ,,.:ii .'\igebra c(,murie si puo agevolm.[entc] esprimer lo stes: r "riccr pcr .li lui tcrrtr fcioe io sviluppo in serie della funzio,,. .1rcoserl(,, ii.J.i..j . c scnza nrica ricorrcre a' Metodi Somir:riirit. ad csirlcssiolii irnmagilaric, o ad aitri ingegnosi ri,,r, grrr Jcll';\ndisi 5ublilne"{". ;iientrano irr qucst., Hcncre ,ii thmostrazione anchc lo .iiir;)l)() in prodrrtro rntinito dcl "binornio esponenzia1e", ,,,r ,li e'* e " , ;r.:r il quaie rinviamo all'ultirno capitolo, e , ,\',iuppo i-u scric .ici binornrcl ch.' il pane abbiamo gia r;,t:.ttz<rLo li cap. () rc pcr i-[ quale si veda comunque il Do.irrrtrrto V11 ). L: irmostrazr()ul pr()post.e da Fergola si basano, con r 'ic.r chc all'epoca cra classica, su un Sapiente uso di qual_ rc i)iopilcta i)articoiarc dcila funzione da sviluppare in modo
"

Riordinata tale serie secondo le potenze della x, il coef_ ficiente del termine-di primo gr"do, che Fergola definisce essere il modello del logaritmo, d:

k=b-

! U*! 2)4
+A*

bt

- -!

bo

..

Quindi si pud porre:

(1)

a*: I

+ kx

+ Bxt + Cxa + ...

qualsiasi polinomio:

Elevando Ia (1) at quadrato come se si rrattasse

di

un

a2*

= 1 + 2kx + (E

2A)x2 + (28 + 2kA\x1 +

D'dua p^rte 2x al posto di x:

a2x si pud sviluppare come

in (1) ponendo

Uguagliando (5) e (6) ricava:

(3) a2'= 1 + Zkx +

4A* + 88* + L6Cl + ...

A = A,B
ossia

Uguagliando (2) e sviluppo di a*

(l) si ottengono i

coefficienti dello

=- ]-e, c = LA, D 23q

-,
I

n.

...

Epk4 A--,8--,C--,... 2.t 2


ak=l-l

logo(l

1' I +x)=A(x -Zf*To_

2.) .4
numero e ponendolo uguale ad

4{
n,

+...).

irrl

Fergola poi definisce il

Infine, per determinare A, ricorre a un "semplicissimo ripiego". Pone x = b, per cui


+ b) =togo a = e quindi:
loeo

-r-J-1

2 2.3 2.t .4
k=
1 si ha

+-+...

(l

= A(b

!-

n, *

.,

Di

conseguenza quando

lo sviluppo di:

:*i# C=aL=l+x+-+-+-+...
2
(4) log, (1 +

A-

2.3 2.1.4
B*
+

_111 b--F +-U --ba 234

_1
+ ...

Allo stesso modo poi determina lo wiluppo della firnzione logaritmo. Posto

*) = r

+ Ax +

Ci

Per i logaritmi naturali, per i quali la base e nel menue k = 1, evideni...ni.,

i il numero

+ ...

ed osservato che deve essere r = 0, dalla (4) ottiene, molti plicando per 2:

loe(t

*r) =r-1 * * ! I 2)4

x4

+ ...

6) 2loe, (1 + x) -

+28*+Ci+... Ma i anche
(6) log,

logo

0 + xl2 = log, (L +2x + *)

--2Ax

0+2x+*)

= logo

ll+(2x+*)l

2Ax+A*+48* +

Bxa...

4B*+8Cl+12Cx4...
l6Dxa...

94

9J

Cap. 9

CAICOLO DELLE VARIAZIONI

antica stesura di un trarraro sti. Calcolo delle aariazioni che si conserva nei manoscritti di Fergola (pcr altro anche l'unica ad essere giunta fino a noi per interol) risale agli anni 1795-179*; d probabile, perd, che Fergola incominci a interessarsi a tale branca della Matematica gia in precedenza, pii di un decennio prima, attraverso la lettura dei primi scritti di Lagrange su tde argomentor. Di fatto, nelle menzionate Prelezioni sui pinctpj maternatici della fibsofia naturale del caaalier Isacco Neutton (sebbene Fergola dia ivi solo un rapido cenno al Calcolo delle variazioni in vista di alcune applicazioni alla Fisica) mostra di averne una

La

pii

conoscenza matura4.

L'attenzione del nostro autore per il Calcolo delle variazioni deriva da una commistione di motivazioni religiose con tematiche strettamente matematiche. In primo luogo, per Fergola, il nuovo Calcolo dovuto aLagrange d connesso con il principio di minima azione, nel quale egli, in accordo con la visione cosmologica genovesiana contenuta nel manuale Delle scienze metafisiche per gli gioaanetti, secondo cui "d sempre la Prowidenza che ordina", scrive: "Dunque ii Gran Geometra della Natura sari mai, come l'empio il dice, lo stupido, I'inerte, e l'impossibile caso? E quindi ben si awide il Sig. de' Mopertui [P.L. Moreau de Maupenuis, n.d.r.l che il principio & Minima Azione sia il pin poderoso argomento onde I'Ateo il pin prorervo n'd stt$nazz to. Inperciocch6 le primitive leggi del moro, qual
97

tJ'ine,zirt, il Principio tli composizion delle forze istantttnce, e queilo dell'acceler,tzione dclle continue. non son chc contigenti, c capaci di esser tutt'altre di cid che sono. I)unque elieno non emersero dall'intimo dc' corpi, come proprict) loro; ma Ente straniero ve le prescrisse, scegliendo quelle che, con un minimo d'azione, produrrebbero sempre i moti della Natura, qualunque sieno i corpi, che si mrrovono. ed i moti, ch'essi ricevono. E quindi questo generalissimo Teorema d I'indice della pir) saggia economia, ch'avvi nella Natura, e'l pii saldo argomento per mostrarne I'infinita Prowidenza, ed Arte di Colui, che la presiede"t'

i la

le14ge

contenuta nelle Prenozirni del Calcol,, rieiie Vartlzi.;ar'". cloDn aver accenato al problema degli isoperimetr-i e tli qurlio rlciia

E, per Fersola, grazie al Calcolo delle variazioni: "Le lcggi de' fenomeni naturali si possono dall'Analista indagar per due vie, per queila cioi delle cause efficienti, e per I'altra delle cause finali. Nella prima basteri prendere i valori delle forze e pareggiandoli coi loro effetti, trarne con accort ezza lc leggi del moto. Ma in quelle delle cause Finali converrd prima calcolare sagacemente la quantiti dell'azione del mobile, e poi adattarle il metodo de' Massimi e de' Minimi. E questo metodo, come v'i noto dal (-alcolo degl'Infiniti, alle voltc restringesi a determinare il ualore di und xariabila, di cui una cefta Funzione sia un massifio, ct an mznimo: c talvolta impiegasi in una pir) malegevole impresa, qual i indagar quella curua, oue utta certa fttnzione delle sue coordinate sia nel massimo, ouuer nel minimo grado"6. In secondo luogo, Fergola apprczza il Calcolo delle Variazioni ('metodo, di cui niun altro n6 pii ampio, n6 pir) sublime I'acume urnano gii mai scoperse"T) per la generaliti che lo rende enormemente superiore alle tecniche euleriane. La ricerca della maggiore generaliti possibile d, come E noto, considerata nel Settecento una caratteristica essenziaie delI'Analisi sublimes, requisito che Fergola cercheri di estendere anche alla (ieometria. Nella breve introduzione storica
9ti

brachistocronato, Fergola spiega: "E poich6 le soluzioni ltrovatc dai Bernoulli, n..!.r ] cii questi due problemi non erano che partic.,rlari, [,..-l ncsli animi de' Geometri si accese nobil disio di avernc metr.,cio preciso e generale: n6 da altri cid si sperava chc dall'Ei jern. c.,me colui che pir) di ogni altro valesse nel rendere in ampi e accurati sistemi i pensieri degli altri Analisti, e massime dc' i,lemulli, nella Scuola de'quali era srato cla detto Ciiovanni institrrito. Or, non come il pii delle volte awenir suole, un rale spcrar fu vano: conciosiacch nella meta di quesro sect-,lo la disiata Opera emerse dal grantlc Ingegno dell'Eirlerol il q'-12ls pubblicandola le die' il nome di Metodo tla ritrrx,ar ir, ,.rtn,t' fornite delle proprieti di Massimo rt di Mintmr.r e la chiami., pure Soluzione tlel Problema degii lsopenmetri genr',tilryt,,nte preso. E sebbene questo Metodo si fosse da' (ieometri rcnutato qual Capodopera nell'Arte d'inventarc: pure i 1'rin,:ipy analitici, che il reggono, dovevano essere piu semplici c puri (del che anche I'Eulero se ne doleva): e vi si clesidera',.a cziandio ch'ei si potesse pii agevolmente applicare ad oqni atn<r Problema della Natura. Il perch6l'Illusme Sig. cle l,r (]ran,re. quasi assumendo angelica intelligenza. seppc un r..rl nrerodo, e con tal perfezione ordire, che i principi nc fussero prrramente analitici, e si estendessero a snodare ogni questi<,rnc cli Massimo e di Minimo, siasi ella geometrica o analirica. ecl isciorre qualunque Problema della Natura, la qualc. come il sapete, col Mimimo d'Azione mai semprc guidasi nell',rpcrare. E quindi tale Metodo, che ora suol dirsi Calcolo ,l,.iic \;aiazioni, tanto dell'Euleriano d pii preclaro. quanro cla tyur:str. ne son da meno le dette soluzioni cle' Bernulli"li. Il Calcolo delle variazioni, quindi, ci mosrra rrn Ferpola convinto ammiratore di Lagrange e per nulla mosso cla qtrcll'acredine anti-lagrangiana che gli sara ingiustificatamentc attribuita nell'Ottocento. In particolarc. rrcenclc ec-rr rrilc

t.lt'c"'". itcrgoia. pcrranto, tenta di fornire un'esposizione chiara e cc)rdorra con "spirito euclideo" del calcolo delle variazioiii' Ja lui consideraro come una nuova tecnica di trasformazronc .leile funzioni, basata sull'operatore 6 introdotto da I.agrangc; recnica mediante cui estendere, in modo naturale, il dei massimi e rninimi per le funzionilT: ir carcoro 'rcrodo dclie vrrriazioni viene presentato come una pura tecnica di rnanipolazione simbolica. f'ale aspetto, all'epoca fortemente sentito, viene da Fcrgola esplicitato consapevolmente fino ad attrib,uirc alla scelta dei sirnboli un valore particolare, giunccndo a porli come posrulati del Calcolo. Infatti, il marematico rrapoletano, dopo aver lniziato la sua esposizione con u.a Jefi'izione di variazione, la quale si limita ad affermare che ic variazioni sono infinitesimi diversi dai differenzialit8, ponL. a tondamento del Calcolo due postulatite, dal contenuto singolarc, in cui egli, apparentemente, effettua una scelta di si'rboli, rna in efterti, insicme ai simboli, assume le regole a ilucsti tradizionalnente legate, come la lineariti del-6 e l' appl icabilita dell'ordinarie regole del'Algebra a particolari
ir.l(.)

c()ili'L) i'atrribuizione ad Euiero fatta da Le Seur eJacquierla, (tZO:-t7Zt)15. (lio, comunquc, non rmpedisce a Fergola di criticare Lagrangc l)cr l'oscuriri della sua esposizione: "Il Sirl.' Luigi dc-lla Grangc, che fu awenturoso scopritt)r tti questo lvlctodo, quanto semplice e naturale, tanto gcncrair, ed ampio, nor) curo di dimostrarcelo con un sistema .ri raqioni chiare ed ordinate: lo che avrebbesi dovirto convenevolm.[ente] tare, atrinche i candidati alla Geotnctrj,r Sublirne poresser chiaramente, e con agevolezza t'terrdt're I'orditura di tal Metodo, e qualche livido Analista .r-rrr si a,scondesse nelle oscure regole per morderne I'Au-

eslrree>roni usate dello stesso Lagrange nel Sar la mithode ies partottr,tzsl2, Fergoia rivendica con toni accessi i meriti .icl rnarematico rorinese nell'invenzione del nuovo calcololi,

c lrc.usa di plasio A. Fontaine des Bertins

equazioni differenziali. Esplicitamente, fiergola fa seguire ii postulato II dal seguente: "Aw.[ertimento]. Per mezzo di questa sostituz.[ionc]2" le formule dilferenziali di qualunque grado ricevono una forma finita. Cosi la formula a2ddy+ydx2-ydxdy = t), divisa

" per dx2, dtvtene d' ------:- +


ddv

df

Y-Y d*
sari

dy

0,eponendopin = 0: onde
qucsta

luogo

Ot#eq=

ddv

d*t'

a2q+y-py

formula avri acquistata una tbrma finita"2l. Il problema fondamentaie intorno a cui si e sviluppato iJ Calcolo delle variazioni e quello di dcterminare una funzi,rnc incognita y = y(x) in modo che sia massimo o minimo I'inte'
grale J Z(x, y)dx, dove Z(x, y) d una funzione

di x e y (cd

eventualmente delle derivate successive di y). Fergola, pe ro, ritiene non "convenevole" chiamare funzione la Z, 1n quallto il termine "funzione" individua una forma analitica conosciuta, mentre tramite la Z si constata solo I'esistenza di un legame tra x e y, dove questo non puo essere determfurato algebricamente, ma per mezzo delle nuove rcgole fornite dal 6-calcolo. Egli preferisce usare il termine "espressione";

"Il
sta di

vocabolo espressione qui dinota una formola compo-

variabili, il rapporto delle quali si suppone ignoto, e da doversi determinare. Laddovc la voce funzione dellc uariabili esprime una formola, ove il rappono di queste dalla natura di quella n'E determinata"22. In altri termini, Fergola osserva che nel Calcolo deile variazioni ci sono relazioni tra variabili la cui esatta relazione non d nota a priori e, date le difficolti che sovente si inconffano nel determinarle, pud anche rimanere del tutto ignota. Nello stesso tempo, egli ritiene che il concetto di funzione, usuale nella sua epoca, si riferisca esclusivamente a funzioni espresse da formule effettivamente date2i. Pcrcid, neila

pii

t0i

prima stesura del suo trattato, egli limita I'uso del termine "flnzione" a questa accezione molto restrittiva. Di conseguenza. parlando di "espressione Z delle variabili X !", il matematico napoletano intende sottolineare il carattere incognito del legame tra x e v (owiamente V =Z(x,y) d una "formola" ben determinata e come tale riconosciuta da Fergola). Osserviamo che cid che a Fergola sembra tanto insolito, da richiedere una cautela nella terminologia, d il venir meno della "effettiva" cleterminazione della forma analitica che
costituisce la funzione e che, inoltre, egli non pensa minimamente alla possibilite di una relazione ra x e y che non sia data da una 'formola". Fergola, percid, semplicemente constata che una "formola" pud non essere conosciuta a piori e, per giunta, nella pratica spesso non si riesce neanche a d eterminaria effettivamente. Constatazioni di tal genere devono essere state alla base di alcune delle note definizioni di funzione date da vari autori nella seconda met) del sec. XVIII.; definizioni che indubbiamente fanno perdere al concetto di funzione la sua rigicliti originaria (che invece Fergola cerca di perpetuare), senza perd che esse si allontanino dalla concezione della funzione come forma analitica. Al riguardo, un esempio significativo d offerto da T,acroix: "[...] de nouvelles id6es, amen6es par les progr6s de I'analvse, ont donn6 lieu d la d6finition suivante des fonctions. Toute qilantitd dont la aaleur ddpend d'une ou plusieurs autres quantitatds, est dite foftction de ces dernieres, soit qu'on -rache ou qu'on ignnre par quelles opdrations il faut passer pour remonter de celles-a d la premiire"2a. Per Lacroix, quindi, la forma analitica che costituisce la funzione pu6 non essere attualmente nota ma, almeno in linea di pincipio, egli continua a considerare la funzione c()me una forma analitica. Alla precedente definizione Lar-'rcix fa se;:rlire il segt:ente esempio:
102

"La racine d'une 6quation du cinquiime degr6, par excmple, dont on ne sauroit assigner I'espression dans l'dtal nctttei de I'algdbre lcorsivo nostro], est n6anmoins une fonction dcs coefficiens de I'6quation, parce que sa valeur d6pend cle cclies
des coefficiens'25.

Il matematico francese nel pensare all'cventuale formula algebrica risolutiva dell'equazione di quinto graclo intende "ampliare" il concetto di funzioni nel senso di ccmprendere in esso anche le forme analitiche incognitc. ossia quelle stesse forme che Fergola vuolc denominare "cspressioni". Si deve notare che la nozione cli funzione "ampliata " al modo di Lacroix sari poi adottara da Fergola negli scrirti strl Calcolo delle variazioni, redatti successivamenre al 18nrt. attualmente contenuti nel Ms,III.C.3226. Qui. Fergola abbandona il termine "espressione" eutrlizza esclusivamentc ia vocc "funzione", evidentemente ritenendo il tent:rti,,ro tli 'aiiclo "g6n6raliser I'id6e des fonctions" effettuaro rla l.acroix nel Traitd du Calcul Diffdrentiel et du Calcul Intlgral. opcra artentamente studiata dal matematico napolctano. La piir antica stesura del Calcolo delle uariazir,tni conticne, al "capo" II e dopo la dimostrazic.rne, ispirata ad lrulero27, delle relazioni 6dZ = dEZe 6JZ= jaZ, it Serr1l,.,.r"
teorema:

X=0.Y=0.2=0.

gola scompone J X6r nella somma di infinite parti X6x + X'6x + X"6x + ec.; nel corol. II nc decluce ch.e se J XAr = 0 allora X = 0, X' = 0, X" = 0. ec.: nel coroi. III dimostra che I'essere J X0" * J yqa + j ZEz - n. implica
1nl

"Teor.[ema] III. Se il Polinomio Ax + By+ (,2 + cc. sia sempre zero, qualunque siano i valori dellc variahili, c sien queste gtaurrdezze indipendenti I'una dall'altra, sara sernpre A = 0, B = 0, C = 0, ec. qualunque sien A, IJ. (-. cc semplici, composte, costanti o pur variabili"28. Ad esso fanno seguito tre corollari: nel primo lrer-

1'.1i risultati svolgono la stessa funzione che, modernar-rlcrlre, ha il cosiddetto lemma fondamentale del Calcolo delle variazionizg. Fergola uulizza, infatti, questi corollari per dimosrrare lc equazioni di Eulero-Lagrange)0, con un procedilrento dificrente da quello seguito da Lagrange nella prima mcnroria dcl i760. Va ricordato che ivi il matematico torinesc, .iopo aver sostituito a 6Z un suo opportuno sviluppo, rnteg,rava per parti J bZ. t t.[^ formula cosi ottenuta, separava i rermini sotto il segno di integrale (che qui denotiamo .on j Yay) da quelli finiti (che indichiamo con n), onenendo i'espressione i 62 = IYdy + r. A questo punro imponeva la condizione per determinare il massimo e il minimo 6l Z = J 62 = J Ydry + rf, : 0, la quale, per l'indipendenzarl di I Vary e di rc, implicava: I Vary = 0 e rc = 0. Quest'ultirno passaggio, che evita ii lemma fondamentale, era ordinariamente adoperato, all'epoca, nelle esposizioni dcl (lalcolo deile variazioni. Paoli, ad esempio, afferma: "lvla questa vafiazione essendo composta del termine j V, il quale ha rappono a rutri i valori intermedi x, y, z, ec., e di altri terrnini che si riferiscono ai solo valori esrremi, sicconre Ie variazioni relative a ciascun valore sono indipendenti tra loro, bisogna che primieramente la quantite J V sia = U, poi devono svanire gli alri termini, che appartengono all'estremita dell'inregrale [ciod n = 0, n.d.r.]"12. F-ergola, invece, dopo aver insegnato, nel "capo" III, a calcolare le variazioni delle espressioni, nel "capo" fV, dopo aver stabiiito che I 62 = I Vaty + r, afferma: "per lo Coroil.lariol 1 del Teorema terzo sara

ti delle med.lesime] variazioni, per la qual cosa


(s.20)r'

sara pure

...'Yd'rV +Ydy +Y'dty'+

Y"/y" + ....r16cr + Jt = 0. (V)

Ma le variazioni, che moltiplicano ciascun termine della espresione lr, appartengono alle vanazioni finali, cioE alle x,

y, z divenute a, b, c, come I'd chiaro: e ciascuna di queste variazioni pud supporsi zero. Dunque sara zu = 0: e saran benanche zero i rimanenti termini dell'Equaz.lione] V, cioE
sard

... 'Yd'\t + Ydy + Y'lry' + Y"ly" + ,46cr = Q" 34.


Ossia, per Fergola, rc d uguale a 0 perche le funzioni hanno estremi fissati e quindi le variazioni calcolate su questi estremi sono uguali a 0; di conseguenza e anche J Y/tU = t-l e applicando poi i corollari sopra enunciati si ottengono le equazioni di Eulero-Lagrange. Fergola a tal proposito commenta: "Ed in vero nella soiuzione di questo generalissimo Problema recataci dal lodato Scrittore nel II" Volume dell'Accademia di Turino, si asserisce semplicemente, che I'Equazione Ydy =0 sia determinata, e che I'altra fi = 0 appdrteflgant all'ultimo panto dell'integrale I Z, sebbene nate dall'integrar per pani la formula I 62. Ou"que un Geometra, cui non riuscirebbe il suppliwi col suo acume cid, che diffusam.lente] vi ho dimostrato nel Probl.lema] precedente n.2)', o vi resteri in una perplessita perenne senza poter comprendcre tali cose: o ne trarra fuori di ragione, che integrandosi pcr parti una fonnula differenziale vi debba"n nascere due espressioni, I'una integrale colle x, y, z indeterminate, e I'altra assoluta colle variabili finali, i valori tinali sieno a, b, c. L' poi talun altro ammaestrato dail'eruditissimo lvlarchese di Condorcetl6, potrebbe obiettarne che le variabili finali a, b, c contenute nell'equazione rE = 0, inducano una tal limitazione in questo Problema, che la di lui general soluzione grande105

w.ly

- ... 'Yl'V

+Yd\, +Y'dyr'+ Y"dry" +....46cr,

ove le ,J'V, dV, d,lr', dty" e 6cr disegnino le infinire successive varrazioni, che si possono attribuire alle variabili x, y, z nella intera esrcnsione delia formula integrale J 62, .iod dal principio loro, o da'loro valori :r;ru;iak in sino a'finaii designati per a, b, c. L, le 'Y, Y, Y', Y" ... A, ne sieno i rispenivi coefficient04

mente

."..-i ;;;;t"

in.breve si d presenttt"-l-'.llT:;dente Problema' in quest'altro ampiamente contmuato ' questo argoUn'esposizione del "metodo euleriano su una raccolta di esempi applicativi -"r,a" (;capo" V) ela prima stesura del Calcolo delle ua' i':.;;;" vrJ .ni"aono ,;ori"r; di Fergola. Nei manoscrini non sono esposti i risulne fosse ,"ri o,r.r,.rri da Legendre nel 1786' sebbene Fergola sicuramenteaconoscenza'Anchenellasecondaversionedel ;J;;;;to Fergola ripropone senza-ampliamentiingli stessi a.ssenza giudicare' argomenti, ma per quanto ci ts poss.ibile i risultati principali, essa ai-.;.^p.t I in cui erano contenuti ,i..rr," del diverso approccio che' nel 1797'Lagtange aveva ffi; Crt.oto clelle variazioni con la sua Tb1oie des fonc'
ed

vi restringano. Il perchd ho stimato dicevole quassi in un distinto, e nuovo modo la dimostrazione di

Cap. 10

CONCLUSIONI

ions

analYtiques.

Nei capitoli precedenti abbiamo visto in qual modo Fergola si sia intensamente occupato di Calcolo strblimc elaborando un proprio progetto di riesposizionc ispirato al nretodo sintetico e al "nitore euclideo"; progetto perseprrito con notevole perspicacia, pur nel suo permanere solidamenfe al"rcorato alla concezione formale chc del Calcolo srrblime si aveva nel Settecento. Abbiamo anche messo in risalto comc Fergola appaia dotato di una personalita complessa c poliedrica per cui i meriti, a lui storicamente riconoscitrti. ncl campo della Geometria sintetica rappresentano solo un asl)ctto. per quanto importante, del suo essere maternatico. La complessita d rivelata, tra I'altro. <lall'ostinata riccrca rlc'lia putezza stilitica che lo porta, nello stcsso tempo, a rifirrtrrre la Geometria a due e a tre coordinate c ad inseguiri'I'irlealc di un 'Calcolo simbolico' totalmente estraneo alla ( icomctria; essa d rilevata pure da quella sofisticata rlistinzione operata nel Calcolo, che gli permette, da una partc. cli nclerire alla tradizione simbolico-algebrica di Eulero r: di [,agrange e, dall'altra. di pensare a un recuDcro di i:rra concczione piD geomettizzante. Si d anche visto comc. nonost?rntc I'intenso lavoro, le Instituzioni analitiche, che Fergoia ritiliz za comunque per le sue lezioni, resteno manoscrittc. con1.!-2rriamente a quanto accade per i trattati a carattere geomclrrco. Cid riteniamo sia aw'enuto, come al.biamct gir\ sottolineato, anche a causa dell'insod<lisfazione dcll'autorc circa il grado di rigore dei suoi trattati, nei quali permang()no c.ntraddizioni non risohe. prima lra trrtte qt','lla intr.rnct ,tlla
!

(-l:

106

neiura ,ici '(-alcoio geornctrico'. Le distinzionr tra 'Calcolo llgcbrrc,-r' c '(,aicolo geometrtco', tra 'continuo numerico' e 'conrirrtio geL)mctrico' si rilevano nella pratica inadeguatc, per .ur liergoia e bel lontano da-l nspettarle fino in fondo.
sc. a voirc, grustifica la mancata applicazione dei suoi principi con csigettzc didattiche (negli scritti di natura accademiea si lavvisa un mag,gior rispetto di tali principi), senz'altrct egli sr lcnde conto dcile difticolti che emergono nella effet-

lj

rive aituazione del suo 'programma euclideo". Malgrado i ioro lrrniti, le lnstiiuzioni tmalitzche di Fergola, che d il caso Ji ricordare risalgono nella ioro struttura originaria agli anni inrmecliatamente succcssivi al 1780, cosutuiscono un esemiritr ntrLevrrie dcllo sfbrzo di chiarificazione e figorizzazione .lel ealcolo sublime in corso alla finc del Settecento, ben prinra Jell'awento di Cauchy. Si possono riferire anche alle terp<'iianc lutituhoni aralitichc le parole con cui Charles tIe rniirc si csprime suJ pressoche contemporaneo Traiti de t-aicui diJ-t'errnticl et de Calcul intigral di Lacroix, opera rispcrto a cui piu volte abbiamo confrontato gli scritti di Fergola: a 6t d'etablir cntrc rzrnt dc th6ories qu'il expose, sur des matiires si diverses, unc. suceession naturclle, un enchainement qui en t-acilite l'6mdc ct contribue a I'intelligence gen6rale de I'Analyse"t. F, qundi, infondata I'opinione espressa sino ad oggi da quak:ire storico2 circa un pregiudiziale rifiuto ad opera di Ircrg<.ls riei metodi analitici e, in particolare, della lezione di Laurangc. Tale oprnione i stata, in pane, originata dagli echi, r]()l) altellrarncnte valutati, delle polemiche tra i matematici napolcrani e. rn pru. e stata alirnentata dalla circostanza che ie pubbiicazioni di Fergoia riguardand ii Calcolo sublime sono scarsc c isolate rispetto alle numerose e sistematiche produzroni di natura geometrica. Fergola, infatti, pubblica i vit:r su argomenti di Calcoio sublime (compresi gli articoii app[.aLivi) ,ritre allo scrirro sulla risoluzione dei fratti ra10i{

"l-a constante pr6occupation dell'auteur

zionali, di cui abbiamo gii parlato, un problema conrenur() in un opuscolo del l77f e tre memoril opp"rr. su divcrsi volumi degli Atri della reale Accademia d"li. s.i.rrr. Ji pok Risolazione di alcuni probremi ottici, La uera N; mzrsura delle Vqltg a spiraa e poi Continuazione ,lella prenierl,r" il, moria del cilindroide 'vlailisiano oue un tar probrema uien isoluto enaliticamente con metoda generale ) d;rettot. t\n drebbe aggiunta la terna delle tre mlmorie, molto legatc tra loro, di cui abbiamo gid detto al cap. V e che ,"lii.l.r.l,., degli_scritti di Fergola, qui riponato, comp"iono ai numerr 1,6.,17 e 18. Per quanto sia da ricordare.h. l" pri_. du. defla tema anengono alle prenozioni all'uatir; aJgU'i"f,rli e la rerza d di tipo applicativo. A condusione di questo saggio. crediamo opportunc) dare. molto brevemenre, qualche della variega_ -.ir. ta ardvita matematica di Fergola. "ii.o.r.*pio Cid al fin; di .or,rur" la sua influenza s rlla marematica praticara a Napoli e il suo contributo alla matematica italiana sono stati sicuramentc pii forti di quanto i matematici delra nuova Italia riberare abbiano, consapevolmente o no. fatto credere. p., ;;;; ragioni, vogliamo ricordare gli srudi fergoliani ."ll,i"i;;;;_ zione dei fratti razionali, sugli integrali e'ilittici, ,Ji,;i.!;; biliti di alcune,equazioni diff.rerizi^li e lc ,i..-fr.'."iil sviluppo in prodotto infinito di e'i e-*. L'integrazione dei fratti razionali che. secondo Fergola. per "la nobilti e I'adeguarezza de, principj" e "il pi;[i ramo del calcolo Integrale", ci mostra il nostro rnatematicc-r amento a77a purezza e all'eleganza dello stile analiti.o . ,.r,, a sviluppare una reoria ddl'integrazione di funrioni re;;;; eviti le quantiti immaginarie e faccia ricorso unicamente a "merodi finiti". A questo proposito egli osserva: "Ogni Frazion Razionale, ch'io generaj.[mente] indico per

dx' f(*)

FG)

potrebbesi integrare sviluppando

in Se10e

g rie il fratto

poich6 un tal risultato il pin delle.volte ha degl'inviluppi analitici, e di rado n' convergente la Serie di que' termini r.,t.gr"nti; sia meglio integrar la proposta frazione co' MetoJi pi.r..ini nel Cap. fII che sono algebrici, o ridotti a log.mi, ,i archi di cerchio"n' p., giungere al suo obiettivo Fergola compie le ricerche .ui teoreli di Cot.r e di de MoivreT e quelle sulla decomposizione dei fratti in frazioni semplici, oggefto del gid citato Delle funzioni fratte e del loro isolaimento in frazioni parzia/ici. Su quest'uitimo argomento il nostro autore constata: "Queste regole si rapportano dal solo Eulero adeguata*.r,,., ma la 'ieoria e diffusa in moltissime pagine' e nel motlo euristico"b' una volta di Fergola riticne ancora .,-o .,^rro dover superare ill "ramistico", con cui Eulero presentava i criterio euristico, suoi risultati, fornendo percid opportune dimostrazioni degli stessie. Egli d -orro, anche, dall'esigenza didattica di presentare in modo unitario I'argomento, mediante una ,uccessi.rn. organica delle varie proposizioni tale da facilirarne lo studio e migliorarne la comprensione; intende. inoltre, semplilicare tecnicamente alcune procedure necessarie all'integiazionclO. Nei seguenti termini, ad esempio' comrr)enra il procedimento di decomposizione in fanori trinomiali da lui utilizzato: "La natura di un fattore duplice reale in due immaginari dee esser tale che il quadrato della metd del coefficiente del 2" termine sia minore del quadrato del termine costante. Dunque il dottiss.[imo] Eulero volendolo generalm.lente1 ,Jinoiare lo ha espresso con la seg'[uentel formula I 2l-v cosrp + ,F, e'l Sig. La Croix lo ha generalm'[ente] esibito per x2-2fx+P**.Ma a me pare, che la nostra espressione x2-2tx+ml2 sia pretcribile alle due indicate, perchd non s'inviluppa come I'euleriana con Frandezze circolari, ed i poi
110

flx)

e moltiplicaitdone i termini per dx' lvla

un quadrinomio, come i.i. quella _m_ica dell'accuratiss.[imo] La Croixtr I I. Fergola dedica numerose carte dei suoi manoscritti ailo studio^degli integrali che 'si rapportano alla rettificazionc delle curve coniche", ossia degii integrari .rti*ili,.[.-.*ri esamina sotto due aspetti. Il primo. che rientra n"ll" .,".ro prospettiva di chiarezza e purezzastilistica degli studi sui trarrr razionali, consiste nella riduzione di alcuni'inteerali ; ;";
binazione lineare di espressioni der tipn

trinomiale, e non

sue speranze, doveva esserne

Queste ricerche compaiono gia nel Ms.ll della B.L].N.. ij pir) antico manoscritto fergoliano, c si ritrovano senza sc!stanziali modifiche nelle stesure successive der Cd/c,trr, tntegrale. una delle sresure riguardanri gli integrari cllitticilu pubblicata da Flauti in una memoria presentata ail'Accademia delle Scienze di Napoli ner lgi, con ir tir,-,r., ift i11eSrlli. che dipendono dalla rettificazioni dell,clltrr,= r, ri\i_ l'tperboletz. E da rilevare che I'occasione per rendcrc noto il,,lavoro.di Fergola fu offerta a Frauti dana pres.n,rr-i-on. all'Accademia sressa di una memoria di Nicora rr,,Ji io quale, dopo qualchc modifica apportatavi dall,arrtt,r.,, uO parve nelle stesse.<Memorie>, .on il titolo Rapprl"r""rii)rl. geometrica immediata della teorica delle funziont r:ilzttich, 2n dluerle applicaziomr. Cosi np.rando, i probabJ; .;. Flauti volesse stabifire un collegamenro rra Fergola c T'rudi. ossia rra I'iniziatore della Scuoia sintetica .oi,ri .h". n.ll"

/, VT ' '-L_ L'

il

" continuarore.

tributi di Legendre al riguardo. Indubbiamente *ri-ri,,ar fergoliani rilevano un interess. p...o.. verso tale matcria ma, va notato, essi risentono notevolmente dell'esposizionc fatta da.Le Seur e _lacquier n.l .ii"t., Elamanr rtu (.,,riru! tntepral,'.
11i

che il maestro aveva studiato questo argomento a partirc dal 1780 e che soltanto in seguito venne a conoscenza dei con,

Flauti, nell'in*odu*e lo scrirto di Fcrgola:a. ia n.rare

dei summenzionati aspetti deile ricerche di sugli integrali ellittici riguarda I'effettivo calcolo Fergoia numerico delle "trascendenti ellittiche, le quali sarebbero un nuovo istrumento di calcolo, se la loro natura fosse pir) chiara, c se fossero i valori di essi piu precisi'ro. Per miqliorare la determinazione del valore n ,merico degli integrali ellittici, Fergola determina tramite sviluppi in serie gli rnrcgrali

[i secondo

,.f i,, \if_;; e J|. Vr1-r*e ^11-;;- dz: I

ottenendo

risultati validi, rispettivamente, per ellissi con eccentricita molro piccola e molto grande. Tali studi, che si trovano
arsi fiammentariamentc nel Ms.fII.C .3217, furono raccolti .ia Flauti in una memoria presentata all'Accademia delle Scienzc ncl 182818. Va osservato, perd, che pane delle riccrche di Fergola sul calcolo numerico degli integrali ellitticr sono andate smarrite. Infafti, nella c.176v del Ms. W'C.32, pubblicata postuma nel citato Degli integrali che dipendono dalld retttficazioni dell'ellisse e dell'iperbole, Fergola fa cenno d un saggio contenente tavole degli integrali ellittici, a proposito del quale Vincenzo Flauti afferma: 'Questo saggio. che certamente dal Fergola fu fatto, non mi d riuscito di rinvenirio nei suoi mss.']e. L'attenzione di Fergola verso questione numeriche non e occasionale, in quanto il nostro matematico dedica varie calte ai "metodi di approssimazione per integrar le formole". allo scopo di illustrare 'con sempliciti didascalica" e "corr quel nitore di Geometria, da cui discendono" alcuni merodi di integrazione approssimata, tra cui la cosiddetta tormula composita di Simpson, che Fergola attribuisce perd a Ncfion?''. Vogliamo ricordare, inoltre, che anche nella soluzione del problema di Keplero (in termini analitici, consiste nel determinare un angolo incognito E tale che: E-tsenE = M, con M numero qualsiasi e con 0 < e < 1), Fergola rivela un interesse per i metodi numerici. Tale
s 1r

problema era stato affrontato da alcuni dei maggiori mate. matici del '700 e di esso Fergola ne offre sia una soluzione analitica che ne permette il calcolo approssimato, sia una soluzione geometrica basata sulla cicloide. Entrambe le soluzioni furono pubblicate posrume da Flauti, molti decen, ni dopo che erano state trovate dall'autore (allorche lo stesso problema venne affrontato dall'astronomo napoletano Arrnibale De Gasparis (1819-189212r) n uno scritto recante il titolo // problema di Keplero isoluto dal fu illuste geomtra N.Fergola estlatto dai suoi MSS. dal soao V. FlautiD. Un breve cenno meritano alcuni studi fergoliani sullc
equazroru:

(1)
e sulle

Pdx + Qdy = 0

e Q)crdx+Fdyoydz=0

forme differenziali ad esse associate, alle quali Fergola applica il 'Calcolo geometrico'. Tali srudi, infatti, risalgono agli anni successivi al 1807 e sono pressoche contemporanei alla dimosrazione sintetica del teorema di Tayloll e a quella del teorema del binomio2a. Come accade in tune le dimostrazioni che si inseriscono nel tentativo di dare vigore al 'Calcoio geometrico', I'attenzione di Fergola d rivolta a dare base rigorosa e, nello stesso ternpo, didatticamente valida alla teoria delle equazioni differenziali, pii che ad ampliarne i risultati mediante l'esibizione di nuovi metodi di integrazione. Infatti, Fergola intende principalnente stabilire l'esistenza delle anzidette soluzioni (1) e (2), la qual cosa d considerara una questione prdiminare che precede I'effettiva loro determinazione. In particolare egli, nel dimostare che la (1) d sempre "susceftibile d'integrazione"2s, sostiene in uno scolio: "Questa veriti, che non d tra 'l numero delle intuitive.

di esser rigidamente dimonstrata. L'acutissimo Sig'. d'Alembert procurd di darne qualche dimosrazione e dopo di lui il Sig'. La Croix, prevalendosi del Teorema di Taylor, si d ingegnato di dimonstrare, che ogni equazione differenziale a due variabili. e del I' ordine sia construibilc
avea bisogno
111

112

i
t
t

&

p,comctricamente, e quindi integrabile. Ma coteste due din'rr)strazioni ne son cli pieno gradimento dei saggi, nd si facili ;r Comprerdersi da' Giovanetti; ond'io vi ho supplito quest'altra qui su addotta; che, se il mio pensier non erri, parmi i'igorosa, e facile a potersi intender da chiunque' Anch'io ho r,c,luto concorrcre alle mire di si nobili analisti ed a tal fine iro congegnata I'addoffa geometrica dimostrazione, che mi scmbra rigorosa, ed all'intendimento de' Giovani adat1,1 "

deile somme delle serie di termine generaie


(ove

+n' " -if)

lo.

La dimostrazionc. condorta con metodi "sintetici" in due nrocli diversi, i posta a base dell'ampia discussione sull'uso ,lei moltiplicatori tfattori integranti) nella soluzione della (1). I:ergola, inolre, afferma: "per rimuovere certi dubbi che su cli ciir propose il Sig. d'Alembert, io vi ho dimonstrato a lrri<rri [...] che ogni Equazione differenziale non integrabile .ii per se stessa debba avere un certo fattore che tal ve la renda"2; c, osservato che "niuno finora, per quel che io sapL-ia, ha dimt-'strato la proposizione conversa [leggasi inversa, n.d.r.l di qucsta", ritiene "ragionevole il dimostrare la detta conversa anche perch6 "l'accortissimo Sig.'La Croix da un csempio [...i prctendc di dimostrarne o derivarne"2E la detta proposrzione. Gli studi originali di Fergola sulle equazioni (1) e (2) risentono della lezione di Monge; cid rappresenta una diversita rispetto al iorte influsso lagrangiano presente, invece, in aitrc parti dei suoi scritti sulle equazioni differenziali2e. Si cieve notare, come segno della pluraliti di approcci portata avanti da Fergola, che egli fomisce, delle (l) e (2\, anche dimostrazioni analitiche. in cui cioi non si fa uso dell'interpretazione peometrica delle funzioni intese come curve, oltre alle deme dimostrazioni sintetiche che, alternativamente, sono sostanzialmente basate su tale identificazione. Come ultimo esempio utile a chiarire i peculiari interessi <ii Fergola analista, accenniamo allo studio da lui effenuato tleilo sviluppo di e" + e-* in prodotto infinito e della ricerca

n e p indicano, rispettivamente, un numcro naturalc e un numero dispari). Su tali questioni Fergola lesse, probai'rilmente, una comunicazionel0 all'Accademia delle Scienze, di Napoli, recante il titolo: Articolo V. De fattori del Binomio Esponenziale e* t e-*. Copia di essa si trova oggi consen'ata nel Ms.III.C.32, alle cc.49r-51r. Fergola, in tale anicolo, esamina due dimostrazioni .lello sviluppo di e'* e-*, I'una dovuta a Eulero, in cui si ta uso degli infinitesimi, l'altra a L'H'illier, basata sul metodo dei limiti. Su questo punto Fergola, con evidente influenza lagrangiana, espone il suo punto di vista: "Ma perch6 ricorrere all'idee deil'infinito, e degl'infinitesimi, come ha fatto Eulero, o adottare il Metodo de' Linriti, e I'usar tante riduzioni su questo argomento, che per ie Teorie Algebriche pud chiarirsi assai facilmente"ll. Il matematico napoletano fornisce quindi una dimostrazione algebrica dello sviluppo di e* * e-', a cui fa seguire una dimostrazione del teorema: "Dato il rapporto della Cinconferenza del (-erchio ai diameno si di la Somma di una Serie. i cui termini son le potenze pari, e reciproche de' numeri naturali. o de' nunreri impari, quali son le seg.[uenJti

.111 I +-+-

2D 3n -+ 4n

ec..ecl

+ I +_111_ + _ )" 5" J"

e(...

ove la n dinoti un numero parr"t2. Fergola non sembra rendersi conto che la sua dimostrazione non d originale; infatti, egli ritrova sostanzialmcntc quella che Eulero aveva pubblicato nel 1740 nei .<Commentarii Academiae Scientiarum Imperialis Petropolitanaerr't'. Non E, quindi, il caso di soffermarsi su tale memoria. nra i interessante notare che essa d scritta sotto I'int]uenza clai metodi algebrici lagrangiani e che, inoitrc, in essa Fersc'la

ii5

compie rice-rche in campi abbastanza lontani da quelli che si sarebbe potuto pensare di anribuirgli in base alle notizie si,:riografiche che fino ad oggi sono state reperibili'4. Nel LIs.III.C.36 tale dimostrazione i riporrata con il seguente titolo: "Dim.lostrazion]e dello stesso Teorema secondo i principi della nostra Scuola"lt, segno che tali ricerche erano oggetto di esame da parte della sua Scuola. E se questo generc di interesse sembra essere stato alquanto dimenticato da alcuni dei suoi allievi, tra cui Flauti (il qude, come si d derr<.r, era indubbiamente pit portato verso gli studi geomerrici per quanto nel suo lungo insegnamento universitario avcsse utilizzato anche le lnstitazioni analitiche di Fergola) csso si ritrova poi atfiorante sia in Nicola Trudi sia in Emanuele Fergola (1810-1915). Trudi ed Emanude Fergola, infatti, si interessano proficuamente a simili questionil6, come constateri un altro matematico napoletano, il gii citato Erncsto Cesaro, il qude lamenteri pure la scarsa notorieti data a uh studi. Ed d curioso notare che, nel 1884, lo stesso t-esaro, nel calcolare Ia somma di

contributi fossero conosciuti da Trudi, sia perch presenti


nei manoscritti fergolianire, sia perchd oggeni di una pubblica-

attorno a cui si sviluppd non poco clamore, poichc fu I'occasione per un attacco polemico rivolto a Fergola da pane del filosofo e matematico ()ttavio Colecchi tli71 1847). La polemica tra Fergola e Colecchi ebbe coloriturc non solo matematiche ma anche ideologiche e polidche alic quali accenneremo nella Nota biografica su Ntcoli Fergola. Anticipiamo qui la presenza, nel tomo quarto della Biblio teca attalitica di Sctenze, Letteratara e Belle-Artt {t di un lungcr saggio del Colecchi, Riflessioni sopra alcuni opusculi, che trattano delle funzioni fratte, e del loro isoluinento in funzzont paaiali, in cui sostanzialmente viene contestata la scelta mctodologica di Fergola (senza che essa venga, a nostro awiso. bene ponderata), in quanto avrebbe sacrificato I'originalita della ricerca al programma di sistemazione del (-alcolc"' sublime.
zioneao
essa

'*

*+

y,+

*+"''
sta-

nproporra ancora la medesima idea dimostrativa che era

ta di Eulero e di Nicolo Fergola, opportunamente adattata agli sviluppi dell'Analisi infinitesimaldT. L'esempio di prima voleva dare un'idea di quanto l'insegnamento di Nicolo Fergola, anche nell'Andisi infinitesrmale, avesse notevolmente inlluenzato la matematica napolerana. E un aspeno, questo, su cui i matematici dell'Italia liberale sembrano soryolare con eccessiva disinvolrura.
Cosi, d per lo meno strzrno che Trudi, nella premessa al suo scritto Sulla decomposzzrone delle fanzioni fratte raztonalfE, rrcordi i contributi di Eulero e di Crelle, ma dimentichi gli svrluppi ulteriori di Nicold Fergola. E da credersi che tali
l itr
I t-7 I tt

DOCUMENTO

I*
I

DEFINffiONE ANALflCA DELLE FUNT,IONI (,lRilol-i\R

Niuno argomento sembrami si impuro, e da dcrver rsscr(.da'Geometri rettificato. quanto quelle delle trascenclenti nate dal cerchio, delle quali si fb ampio uso in Geometria Subli me, e ndl'Analisi degli Infiniti. Quivi osserveretc che le primitive nozioni di esso debbansi prendere come ln prestanzn dalla Geometria, senza che l'Analisi le possa produrre in alcun modo. Tali sarebbero le seg[uen]ti e infinite altrc. ciot' sen.rf2 + cos.ry2 = 1, sen.(g+o) = sen.Qcos.o + scn.ccos.1p. ec. La dimostrazione di tali cose dipende da un certo sito tli tali rette, che I'Analisi non poffebbe mai concepirlr'', c, crlcolarlo. Ma le analitiche conseguenze. che traggonsi da queli.: son poi per la maggior parte non applicabili alla Clcometrie. e cid per un certo nesso logaritmico, esponenzialc. irrrniagr nario, che contengono, e per altre nozioni ageometriclrc. t hr. racchiudono. Infatti come pui geometricam.[entcl sienit-icarsi quest'analitica espressione cos.g + sen.q 1'- I - i'or- , O qud geometrico concetto potra adattarsi a qucst'altr,' ,lr:i seno, e del coseno di una moltiplice circonfcrenza accrcsciu ta, o diminuita di un arco? Il perch6 piacermi dare a questr veriti un analitico concetto, e da' geometrici in,,lipendentc. Defin.lizione]. Le grandezze g, seng, cosg hanno trri nesso tra loro che gli incrementi momentanei cli r0. sene, l cosq sono in ordinata ragione di 1, cosg. scng. Cor.lollario]. t. g dinotato per A cotesto increrncnt,.r sari A<p:Asen<p::1:cosg e quindi Aseng = CoSe A<p. Similmente dall'essere Ag:A(1-cose)::1:seng sara A(1-cose) . seno 1e e cioE -Acosq - seng Ag. Val quanto tlire Asen.rp - co:t.e l(p e Acos.Q = -sen.g 49. Cor.[ollario]. 2. E divenendo coS.(p = 1,r :;ara :\9 -=
Asen.g.2

B.N.N.. N{s.IIt.C.ls.

2rr'.

llr

si riduce a quest'altra

DOCUMENTO

til

quindi ielo, come si d detto qui sopraq; ma pud auere altresi niiniti tah'ri imma2inari.
Cor.[oliario]. l. Che anzi ogni grandezza reale f dee con' tenere un solo log.mo reale di un qualunque sistema, ed infiniti talrtri immaginai.Imperocchd essendo f = f.1, sari L.i -- L.f + L.t = e + Zrn^Jj .

Il

L.-l = tzffilfj. il Log.mo dell'uniti non i solam.[ente] uguale a

SLTLLA CONTINTjiTA

PRINC.|IPIO] V

Scol.tiol. Fin da' primi albori dell'Analisi Sublime fu conosciuto da' Geometri esservi un rapporto immaginario tra' settori di un'iperbole equilatera ed i corrispondenti del cerchio sul di lei asse, cioe tra certe logaritmiche funzioni e ccrte aitre circolari: e da tal nesso dovevasi derivare quel
Paradosso Analitico, che ho qui propostolo, ed un altro' che

Una Grandezza si dice uaiabile, se si considem susccrtibile di 9qr* di que' valori, che la sua genesi cornpleta lc impartirebbe successivamente. Ed ella suol dinotarsr i., ,r,, delle lenere finali x, y, z, v del Larino iclioma o per qualchc altra di esso, o per del Greco alfabeto. come piace all.Ana_
lista.

n'espongoll. Le stesse cose si dimostrano agevolm,lente] col Calcolo fntegrale, come suol farsi dagli Analisti, e come il taro anch'io a suo luogol2.Ma il volerle ritrarre dalia Sintesi pura, come ha preteso di farlo il S.'de Fon-

di poi

cenex, d un vano geometrizzare. lmperocch6 quale sono mai in Sintesi rigorosa le grandezze immaginarie, e quelle fra le reali. che abbiano un immaginario rapporto?

E dicesi costante una Grand ezza che abbia un determrnato valore, ancorche si ignori qual ei ne sia; e suol L'sprunc-rsi per qualcuna delle lenere iniziali a, b, c. ec. Jcl Latino idioma, o del Greco. Risch.[iaramento]. Questo Principio, che insiem ccrm_ prende si le definizioni delle grandezze variabiri, e cicllc constanti de I'usitato modo di simboleggiarle, merita ,li csser chiarito colle seg. [uenti] Riflessioni.
Grundezza variabile d indeterminata. univcrsa_ le, e rappresentatrice d'infiniti convenevoli valori. Ma orrrc a cid si richiede essenzialmente che sia picciolissimar etl infinitesima la differenza di due prossimi . .uccessirri r.akrri ilclii medesima: onde non ogni grandezza indxierminara I'e 'ariabile, come ognuna delle variabile esser dee indetermi'ata. ec universald. cosi I'espressione 2n+1. ovc la n significlri rrn

I". Ogni

B.N.N. Ms.Itr.C.] 1, cc.8lr-8Jv.

qualunque numero intero, I'i indcrteminata. e rapprescnta ciascuno de'numeri impari i, l.5,7, ecc. Ma ella non c nna grandezza variabile per esser finita Ia differenza rra c]rre icrmini successivi della serie, cioe 2. E cosi c.n altri escmnli. e con quel che si d detto nel Princ.[ipit-rJ precedenre. : inrcn_
L

122

1.21

DOCUMENTO

II

andran continuamente decrescendo di


sa

TEORIA DELLE FUNZIONI CIRCOLARI


Qui principaim.[ente] contempleremo come ciascun arco dr cerchro si possa esprimere per le sue linee trigonometrichc. c clascuna di queste per quello vicendevolm.[ente]. Le Prr.iposizioni2, ),4, 5l son destinate a questo fine: e nella 6 csprimcremo pel seno, o coseno di un arco quello di un arco nrohcplice, o summolteplice del primo2. Ed a loro cose aftinc, c momentose fieggasi: importanti, n.d.r.] saran convenevolm. [ente] rapportate, e rigidam. [ente] dedote dal seg.Lucntel Principio di Analisi.
PRU P.

olfi. E sari la stesl'ultimo rermine dell'addotta progressione. lmperocch6 essendoa cosc) = 1, e sen(o = to, dovri5 esser oJJ
L(cos.or

*,*'tJJ) - L(l * ofi)

6fi'

Ma il primo termine di tal progressione, come I'd chiaro per se stesso, dee uguagliarne I'ultimo termine, e la somma delle differenze degli altri. Le quali gtanaezze costituiscono I'inte-

ro arco q moltiplicato per fi. O""que sari L(cos.g + sen.<p'/-1 ; = qfi. E nello stesso modo6 si dimostreri che sia L(cos.q - seng',/-1) = -gJJ.
Pan.[e] II. Si divida p.r J-t I'Equazion proposta nella I" pane di questo Teorema, ed avransi

IOSIZIONE] )O. TEOR IEMA] FONDAM. TENTALE]

logaritmo iperbolico del binomio circolare cos.g + t"r,.g.[-t a uguale a gJJ. E questa veriti, ch'd la base .lelic seg[uen]ti, racchiude quell'analitico Paradosso, che i Log.mi di grandezze immaginarie si possan ridurre ad archi di ccrchio reali. Dim[ostrazionle. Parte I. L'arco g intendasi diviso in prrticcilc infinitesime ed eguali, di cui ciascuna si dinoti per to. Ld csprimesi per g', g", g"', ec. quegli archi che ne riirrangono, togliendo da g gl-i archetti ctJ,2o),1<D, ec. rispetrivanente. Sara. per quel che si B dimonstrato ne' Log.mi,, L(cos.tp + sen.gfi ) - L(cos.g' + sen.{p'./-1 I = r",[r t. Sara pure per la sressa ragione L(cos.e'+ sen.g'J:r I-L(cos.g" +sen.g"./-1I =oy'-l .
E, ccrsi

II

*t(.ot.g+sen.9fi)=tg,
{-1
il Log.mo di una gtandezza immaginaria si d ridotta un arco reale di cerchio.//
ciod aJ

Cor.[ollario]. 1. Suppongasi I'arco g esser di 180", che suol esprimersi per ?t, sara come alEove 1l rlissiT, sen.t! = 0, e cos. r = -1. E quindi l'Equazione L(cos.n + sen.n{J; = rfi dovrd degenerare in quest'altmL.-l = 1fi. E risolvendola in termini proporzionali si ricavera agevolm.[ente] il8 celebre Teorema di $smrrlli. che dee essere
h

i
'e

pir) appresso. Dunque coteste gtandaz-e log[arit]miche,

L.-l:fi::n:7::2n:2. Ciod la Circonferenw di un cerchio i dl diametro, come il Log.mo di -1 a "l-l


.

cioi ic scg[uen]ti:
sen.gr/-1 ), L(cos.g' + sen.(p' scn.(p"J-t t, ... L(cos.g' + sen.g' fi),
Lrcos.rp
i2r)

J-l

), L(cos.g" +

! t

l l
I I

Cor.[ollario]. 2. Che se pongasi I = 2in, ove per i si dinoti qudunque mrmero intero, ed anche lo zero, sara sen.2ia = 0, e cos.2in = 1. Dunque I'equaz.lioneJ

I a.
t I

Lkos.2in!sen.Zin

fiy

= a 2;n.[a

t2l

.}'

DOCUMENTO W
SU
PROP.

DOCUMENTO V
SL'LLA PROPORZIONALITA DI GRAND L';:ZF. INCOMMENSURABILI
PROP.

a'CON

co

INFIMTESIMO

IOSZIONE] II TEOR.IEMA]
TOSIZIONE] TEOR. IEMA ]

ia grand ezza a sia maggiore dell'uniti, e 'l suo esponente ol sia infinitesimo, I'esponenzide a sari l+kro: ove il k dinoti un numero finito, dipendente dalla base a,l come
Se

vedransi.

Dim.lostrazion]e. S'i possibile sia at = 1+t, esprimenclosi per t una qualunque grande zzt frnita. E poichd la grandezza t presa un numero di volte, per esempio r, pud sorPassare I'altra m,2 in tal caso il binomio l+rt sard maggiore dell'altro 1+m: e quindi (1+t)', ch'i maggiore del primo sari molto maggiore dell'altro, cioi di t*,-, o della sua uguale a.

poi questa grandezzaa = (at)6, come l'i chiaro, ed a' si d supposta uguale a 1+t. Dunque sari (1+t)' > (l+t)o: e . r. I - quindi r > fi, cioi rol > 1, ch'd quanto dire un infinitesimo maggior dell'uno. Lo che ripugna. Dunque sari ao = l+kro.
Ma

I'i

Se le due grandezze BAC, CAD sien proporzionali alle corrispondenti BC, CD, quando sien queste commensurabili fra loro. Anche nel caso, che sieno esse incommensurabili, saran proporzionali alle loro corrispondenti. D.[imostrazione]. Sieno incommensurabili ie due BAC, CS,. e norr sien proporzionali alle loro magnitudini co..i_ spondenti BC, e CD. Ma sia BAC:CAD::BCICE. Si prenda una eJiquota di BC, che sia grandezza minore di DE, e tolgasi da cE quante volte pu6 tlarsi. Resteri finalm.lenie] BC -sara co'mensurabile a CF, e CF minore di CE. Dunque BAC:CAF::BC:CF, e quindi BAC:CAF in minor ragllon]e cli BAC:_CAD, e prendendo I'equivalente di queste .rgioni ,iu BC:CF in minor rag.[ionel di BC:CE. . qui.,di CF > CL.

B.N.N., Ms.III.C.I1, c. )9r.

126

12]

,lcra essen'i necessario questo carattere nelle variabili grandezze.

II". Alia classe delle quantiti continue, ed a quelle ddle discrete ogni cosa, ch'd quanta si riduce. Dunque le grandezz.e variabili dovranno appaftenere a que' due supremi generi di magnitudini; purche la genesi delie discrete a quella delle continuc, quanto piu pud esserlol si conformi. E quindi non i ur compiuto, o chiaro geometnzzare voler sottopporre indistintamente ogni grandezza variabile al Metodo delle Flussioni, ch'e proprio per le quantita continue: o il derivarla dal Metodo delle analitiche Funzioni, che sono espressioni deil'Aritmetica Speciosa, e per le magnirudini discrete solamente{.

ignora dall'Analista, che ne imprende la soluzione. E la determinazione non consiste nell'attribuirle qualche arbitrario valore, come s'lle variabili6 suol farsi, ma nel rivelar quello. che la necessiti dell'Equazione vel prescrive, e che poi si ritrovi esserle soddisfacente. Cotesto valore in ogni Equazione semplice non d ch'd [sic] uno solo; I'i duplice nelle quadradche Equazioni, triplice nelle cubiche, ec.7 come dall;AJgebra l'd noto. Ma oltre a questa cosa. ch'd bene awerrirsi da' Giovanetti, awiene un'altra di pari utiliti. Ed e. che le grandeze variabili esistono solo nel concetto degli Analisti, e non mica in Natura, ove ciascuna cosa come parlano i Filosofi, vuol esser pienam.[gnte] e per ogni verso determinata.

III". Per chiarirvi la seconda pane dell'addotto Principio rmmaginatevi, che la grandczza x esprima un'indenerminata parte dell'uniti. Ella sara una grandezzs vaiable, potendo dilotare ciascun de' frarti genuini, ed essendone // picciolissima la differenza di uno di essi, e dell'altro, che gli ,- d'appresso. Ma cotesta x non potri mai esprimere I'uniti proposta, o aitro numero maggiore di essa. Similmente la somma di due rene, i cui quadrati faccian sempre un quadrato, a2, l'e anche una grandezza vaiabie, come da' suoi caratteri si rilevat, e pu6 esprimersi per I'indeterminata y. E se iormisi un semicerchio, che abbia per diametro la retta a, e da crascun punto di quella curva agli esuemi di questa retta conducasi due rette, la somma di tali refte sard generalmente indicata per la y.

V". Ma qui da ultimo cade in acconcio I'indicarne non esser si chiare le nozioni di una grandezza variabile, che altri suol darne, sicch6 io le dovea8 adotrare, e qui propome convenevolmente. Cosi l'Eulero, che d un Sommo, e accurato
Scrittor di Analisie, chiamando grandezza variabile urra qr.antiti, cbe ifl se coflprend.a tatti que' ualoi determinati, di cai i capace, non dichiara n6 di quanti generi sieno quelle grurndezze variabili, n6 qudi que' valori, e donde aningasi. E col soggiungere, che ognun di que' valori si possa in numeri esibire, o si aniene alle sole quantita discrete o pur opina che ogni grandezza continua sia esprimibile in numeri: d I'una, e l'altra cosa d peccato in Geometria. Ed alcuni chiamar grandezza vadlab:/Le ana quantitir, cangiante di grandezza: altri la dicono qaantitd, cbe continuan.fente] aumentasi: e simiglianti cose. Dalle quali brevi espressioni, comell ,// sovenre interviene, sorge in mente a'Giovanefti una nuvola di dubbi. che rifrange la luce dell'argomentol2.

IV'. Sebbene co' medesimi simboli x,y,z,v, esprimiamo tanto le variabili di questi Calcoli, che le ignote dei Problemi dercrminati; pure non han queste la med.[esima] natura di quellc, n6 colle med.lesimeJ leggi si han sempre si le une, che le altre a maneggiare. Tmperocch6 I'ignota di ciascun di d-[etti] Problemi d una grandezza costante, il di cui valor si
L24

B.N.N., Ms.Itr.C.l1, cc.

lr-tr

125

&

sopra, BN = 1, BD = p, BC = P, e CD = Q; onde sari, pcr esier BC = BD+CD, la grandezza P = P+Q, cioi I'Ipersecante uguale ail'lpertangente accresciuta della lor differenza'Ed
e

DOCUMENTO VII
SERtr, BINONIIALT

(iE,:GN::BC:BN, cioi GE:ol::P:1. sara GE = Pro = ol(p+Q), e con cio I'intera ordinata ffi = y+pto+Qol. Inoltre intcndosi descrina I'altra curva O'NE', talcl6 ogni GL' adegui I'intercetta DC, ciod la Q: e vi si conducano la tangente ND', e la segante eNC': e si ponga come qui s9p-1"' I'ipenangente RD' = q, I'ipersecante BC' = R, e la ior differenra Dt' = S; sari p : q+S. Ma i due triangoli NGE', NB(l' sonn simili. I)unque sard GE':GN::BC:BN, ciod Q:ol ::R:t c quindi Q = Rr,r = 61(q+S). E sar) final.[mente] I'ordinata FE = v+Po+qof + Scr:/, ponendovi nell'espressione della FE del $ prec.[edente] in luogo della Q il suo valore qco+Sar di questo S. // E derivando in simil guisa dalla curva NE' un'altra NE", e col med.lesimo] ragionamento di qui sopra potri distendersi pcr pii termini I'espressione della GE, e cosi piu gii' L)unque l;rrrdinata, che corrisponde all'ascissa x+o), cio la (iE sara uguaic ad y+por+qal + rd + so)4 + ec' Or pe' triangoli simili NBD, NHM sta la grandezza p, ciot la BD, alla BN, come I'ordinata MN alla sottotangente

ssen.lo pe triangoli NGE, NBC simili tra loro

Anicolo I: Della Serie, in che si converte la pcrenza r, del Binomio 1+x, qualunque sia I'espongnre n. $. Il sommo Geometra Epino, e dopo di hri ranri alrri
valorosi Analisd si sono impegnati a dimostrare generalmente il proprio assunto. Or qui si pretende di dimostrare con nitore Euclideo cotesta verita di Analisi: e. se il proprio pensier non erri, eccone il tipo della disiara dimostrazioncl

LEMMA
S. I prirni due termini della Serie, in che si converre ia potenza del Binomio deggion esser l+nx. Dim.[osrazione]. Rispetto al 1" la cosa i chiara di ner se stessa2. E pel secondo assumasi dell'esponentc una qualunque aliquota co di n, sicch sia n = ror. E poi si indichi per la n, qualunque sia tal grandezza, il coefficiente del secon.lo termine di quella serie, in che si sr,iluppa I'esponenziale (1+x)t. Sia chiaro dover esserne 2n il coefficiente clcl secondo termine della serie (1+x)2r. essendo questa grandezza identica ad ((1+x).)2. E cosi saran ln. 4x,5n, pr. i rispcttivi coefficienti del secondo termine, in che si risol,",ono le grandeze (l+x)lt, (1+x)4t, (1+x)5o. (1+x)-ro. Cid premesso, se lo stesso binomio 1+x abbia un ahro indice n', che sia commensurabile con iI primo n, sicchc ei possa dinotarsi per r'o, ciod se le magnitudini n c rr' abhiano per aliquota comune la or, sari pure r',' il coefficic.tr: clcl secondo termine della serie, in che si risolv. ,'t .lr";,, _ i i .-1 r- r, Ed essendo, come ben si comprende, r7r: r'Tc:: r(o : :'(!):: n : n', saran gli esponenti della potenza del binomio l *r, prrrch sien quelli corlmensurabili tra loro, come i coefFicienti .lc'
.

MH cleila cuna NE. I)unque

sara p =

g,

una funzione della x dipendente dalla natura della curva NE' eci indipendente .laila to.
ll I

MH'

cioe la p sard

B.N.N., Ms. I[.C.]2, cc.54r-55r

l,'{r

131

DOCUMENTO VI

DIMOS'TMZIONE SINTETICA DEL TEOREMA DI TAYLOR


LEMMA

S Coroll.lario]. I. La retra CE rorando intorno al puntt, N dal sito della tangente DN verso B va successivam.Lcnt*:l segnando nella data curva NE le sezioni E, E', ec. inferrc,rr al punto N, e colla proposta legge vi si genera la curva esr.riore Ne. Ma se quella retta rotanre ne gisse dal sito Ni) verso H, dovrd prodursi colla proposta legge una curva in-

teriore NE.

\.

Se da un dato punto

N della Curva ANE, qualunque

ella ne sia, si conducano la tangente ND, ed una qualunque segante ENC, le quali incontrino in D, e C la retta BD data di posizione: e poi nell'ordinata FE, che corrisponde pr'-"l ro E della sezione della ENC, si prenda la Fe uguale alla somma dell'ordinata MN. e ddla CD ch'E l'intercetta fra la rangente, e la segante, i cid sempre si continui; il punto e stard in una nuova curva, la cui natura dipende da quella data curva ANE. Dim.lostrazione]. La retta BC data di posizione suppongasi parallcla alle ordinate della curva ANE; perciocch6 questo solo caso d utile per le seg.lentil cose. E compito il parallelograrnmo FN, si distenda il suo lato GN, sinchd ne incontri la BD. Inoltre pongasi BN = 1, BD = c, AM = a, MN = b, NG = V, Ge = z. Sari Ia FE una certa funzione di AF, cioE v+a, ond'ella si potri esprimere per V, e sara quindi la rimanente GE = FE-FG = V-b. Ma pe' triangoli simili NGE, NBC sta NG:GE::NB:BC, ciod
e la rimanente CD v:\'-b::1:BC. Dunque sari BC Ui O [sic]. tr perch essendo per ipotesi : BD-BC = . -

S Coroll.[ario]. II. Queste due curve Ne. ed NE non son poi diverse fra loro; ma ebbene son due rami di una sressa curva, l'uno esteriore, e I'dtro interiore rispetto alla curva data NE. Ciod a dire la dam curva NE, e la nuova cun'a eNE si segano in N. //

S Scol.[io]. La data curva NE puo rivolgere la sua con vessiti all'asse AF, come osservasi nella Fig. 2. Ed in tal caso la tangente ND sari entro [sic] della segante CNE, e non gia fuori di questa, com'i ndla Fig. l.l Intanto per la seg.[uentcj dimosraz.lione] io adotterd la seconda di queste duc figure: e chiemssi Ipenangente la BD, e I'altra BC ipersecante.

PROP.TOSZIONE] TEOR. IEMA]

Fc = MN-CD, sara CD = Fe-MN = Ge, ciod ne'loro simboli i

l -r) z, t - =

con cio cv-V+b = zv, ch'e un'equazione delia data cura NE. Infatti ponendo

Frcn diversa da quella

F" = y, sarebbe per la curva NE la I = V.


l2ii

x di una curva corrisponde I'ordrnata v: queil'altra ordinata, che dovra corrispondere ad x+{D, sara espressa per la serie y+pco+qciP + rcrt' + ec.; ove i coefficienti p, g, r, sono funzioni della x relative alla natura della curva, e dipendenti I'un dall'altro con processo uniforme, e dal vaior della ol indipendenti. Dim.losrazion]e. Le Coordinate AM, ed MN esprimansi per x, ed y, e per NF la o. Dal punro F conducasi nelia detta curva I'ordinata FE, e congiunta la NE, si tiri in N, la tangente ND, e si producano la segante ENC, e la tangcnte ND, sinch6 incontrino in C, e D la retta BD data di posiz.[ione]; e parallela all'ordinata MN, e finalm.lente] si tiri per N la BNG parallela all'asse AF. E sia, come qur
S. Se ali'ascissa
L2e

ELENCO DEGLI SCRITTI DI NI'-(TT.d i'iIPt.'.-ILA

Elementa physicae experimentalis usui Tironan dpt6ta,' auctore Antonio Genaensi. TrLmus primus dccetiutt flr,tnullae Dissertationes Pbysico-Mathemuticae consctti:ptat,t Nicolao Fergola; e Tomus secundus, Neapoli, Terres, 177'). 2. Nicolai Feryola solationes noroft/m quorandam Proirlenrd-

l.

tam Geometicoram, Neapoli, apud Michaclem l.4orclli. 1779. (Dato per smarrito da F. Amodeo. Nonostantc lc nostre ricerche non i per adesso venllto alla lrrcct. ). Risoluzione di alcani problemi rtttici. <<Ani della Rcalc Accademia delle Scienze c delle Belle-Lettere Ji Napoli dalla fondazione sino all'anno 1787,>, Napoli, D. (,anrp,',. 1788, pp.l-14. 4. La uera misara delle Volte a sptra. <Atti", l7qx. clt.. pp
65-84.

5. Nuoao metodo da isoiuere alcuni nrchlemi postzione, <<Atti>, 1788, cit., pp. l1q-118.
1788,

iit

;!!rt

,,':

6. Nuoae icerche sulla isoluzictne dei problemi ,it stta...d1si,,.

cit., pp.l57 -167 . Elementi di Geometia Suhlirne. Parte I Le irhiuzttttri ;tti 7. Conici illustrate dal Sac. D. Fdice (-iiannatrastr.,. Nap,'ir. presso Filippo Raimondi, 1791. 8. Preleziont sui principj matematici della fiiosojta nuturni,' del caualier Isacco Neuton, tomo I. Napoli, prcsso G.tr'l. Porcelli, 1792.n tomo fI i prcsso (iiuseppe Di Bisogrr,'.
stessa

citti,

1791.

9. Prospetto di un'opera Geonetrica coe ha pei tifrtlr' i'rlrtt' di Inuentare idotta in un sistenta iilucaiico, Napoli. Nclla Stamperia del Corriere, 1809. 10. Estratto da un manosc'ritto di unaliri subliwe rir un nostrr' geometra: Delle funziont fratte e dc! trr,[uiraento lor,, t,i
l1<

src()ndi termini .lelle serie, nelle quali essi si risolvono. Ma scrnpre chc due grandezze nello stato di commensurabiliti s.-ln proporzionali a due altre, anche dee reggersi una tale analogia, quando sieno quelle incommensurabili tra lorol. Dunque sc il secondo esponente n' prendasi uguali a 2 (nel qtral casoa n'i anche 2 il coefficiente del secondo termine Jclla (1+x)2) e per lo primo n si assuma una qudunque y,r'andezza intera o fratta, razionale o irrazionale, algebrica o rrascendente, sara benanche rn:2 :: n;2, e quindi rt[ = n.

Dim.[ostrazione]. Per il coroll.farioi I del precedcnte lemma. si sa dover esser (1+x)" = l+nx+Ax2 + Bx) + Cxa + ec., ovc deggionsi determinare gli assunti A, B, C, ec. Dunque se alzc remo al qua&ato codeste due grandezze uguall n'emergera (1+x)2" = 1+2nx

+ n2x2 + 2Bxl + A2xa + + 2Ax2 + 2nAxl * 2nBxa +


-t2Cxa
-r-

5. Coroll.[ario].

I.

Dunque la potenza

n del binomio

l+x
+

sara uguale alla seguente serie 1+nx+Ax2 + Bxl + Cxa ec., di cui i coefficienti A, B, C, ec. saran determinati qui
cioE

appresso. 5. Coroll.lario]. II. La potenza -n del binomio 1+x, {l+x)-n i usuale ad

\l+nxl"

+ nx + A*+ Bt'+ Cf +

ec.

Ma dividendo il numerarore 1 di questa frazione pel di lei denominatore 1+nx+Ax2 + Bx] + Cxa + ec. continuam.lente], ottienesi 1 per primo termine e -nx per secondo. Dunque, i primi tcrmini della Serie, in che si risolve la potenza (1+x)-o saran pure l-nx.
5. Coroll.[ario]. II[. Ed estraendo la radice quadra da -n csponente di (1;x)-", convien che anche una tal radice estrag-

Ma tanto e dire (1+x)2" quanto [(1+2x+x2)"J: poich il quadrato di (1+x)" e quanto la potenza n di (1+x)2. E nel trinomio 1+2x+x2 la parte addttizia dell'uno d 2x+x2. Dunquc la potenza n di (1+x)2, o di 1+2x+x2, potra convertirsi in seric. prendendosi 1 per per primo termine, n(2x+x2) per secondo. A(2x+x2)z per tetzo, B(2x+x2)r per quarto, ec. E cid, comc si e praticato nel coroll.lario] I e nel principio di questa dimostrazione. Per la qual cosa, se formeremo le indicatr potenze di2x+x2, e ne moltiplicheremo i termini per A, B. ec., respettivam.[ente] e poi gli ordiniamo secondo le poten ze della x. sari

(1+2x+x2)n=I+2nx+ nx2 +4Ax-l+ Axa + 4Ax2 + 8Bx' +

u,

gasi da -n coefficiente del secondo termine dell'anzidetta serie. I)unque i primi due termini della potenza (1+x)f riso-

Ma i primi membri dell'equazioni 1 c ty si son monstratr identici fra loro. Dunque vi saran pure uguali i sccondt: c quindi i coefficienti de' termini analoghi di essi, cioe .Iove la x ascenda ad un medesima potenza. Il perch6 dovr) esserne. per la determinazione delle assunte A, B, C, ec. n2 + 2A = n + 4A, ciod A =

lura irr seric saran-n6 l+vr[-a


PROP.
i\

n'n-1
1.2
1

IOSZIONE] TEOR IEMA] Qualunque sia I'esponente n del binomio 1+x, sari
= L+IIX

28 + 2nA = 4A, cioe B =


i

n'n-7'n-2

.2-)

stnlpre

Il+x)"

) + --:----:- r(- *

n'n-l

n'n-7.n-2

1'2

r-2.j -------

f +

eC.

Ms.III.C.)2, cc. )8r 59r.


e

111

'{4;.';

27. Diuinazic,ne del princzpio fondamentale pe' i geometi antichi in risolaere i problemi di massimo e minimo. Memoria tratta da' manoscitti di N. Fergola da V. Flauti Segretdno perpetuo dell'Accadcmia delle Saenze e presentata ad essa nella 7o tornata del gennajo 18)8, Napoli, Stamperia di Agostino De Pascale, Strada S. Paolo n" 48, 1861 (della qualc opera recentemente siamo riusciti a ritrovarne una copia rappresentata da un opuscolo a se stante, n.d.r.).

NOTE

CAPITOI0

! <<Bollettino di Stona dellc Scienze maremaricheo.

117.197.

XII; ::.^)i,. : l.

MANOSCRITTI

2ti. Manoscritto 11, Biblioteca Universitaria di Napoli. 29. Manoscritto III.C.Il, Biblioteca Nazionale di Napoli. i0. Manoscritto fII.C.l2, Biblioteca Nazionale di Napoli. 31. Manoscritto trI.C.)J, Bibliotcca Nazionale di Napoli. J2. Manoscritto IILC.I4, Biblioteca Nazionale di Napoli. 11. Manoscrino III.C.I5. Biblioteca Nazionale di Napoli. 14. Manoscritto fII.C.l6, Biblioteca Nazionale di Napoli. J5. Manoscrino KII.B.52, Biblioteca Nazionale di Napoli. 35. Manoscritto X\r[.A.27. Biblioteca Nazionale di Napoli.

2 M. Chasles, ApnCo htstonque sur l'ortgine et le tilt,etottp<,mcni ttt.. mitbodes en Giometrie, Paris, Gaurhier-Villars. 1875. p. 4e'. I Siamo d'accordo con E. Badolati quanclo afferma chc (,. l,trrra e i: Amodeo, gli storici della scuola matematica napolctana s()rra lntorn() r Nicold Fergola erano essenzialmente der geometri, e qtrinrii natrrralm,:nt. portati ad esaminare la produzione geomerrica pir) chc qrr.lla reiariva ai. I'Analisi infinitesimale o all'Algebra. [,, per conseguenza, srrlia irr.dtrzr,'n,. geometrica, essenzialmente, essi diedero i lor<. giudizi. (.fr. Il Lladoiarr L'equazione di Keplerc e la scaoh matematrca n(lpaletann. oRentlictrntr, dell'Accademia di Scienze Fisichc e Nlatemarichr ciclla S.-lcierh Nazi,'nar,. di Scienze, Lettere e Arti in Napolio, Seric lV. Vol. XLVI ilq;a). a Open omnia, (1), voll.8-9. L'opera fu eJira nci i7.i8: nor .irc.r.nr., da un'edizione successiva apparsa a l.trgduni, ApuJ Berr,usct. I'r.:iemi.llr. re, Fdque, e Soc., 1797. t Operc omnia, (1), vol. 10. L'opera fu edita nel 17tr: n()l circrem(, ,1:r un'edizione successiva contrassegnata rlai seguenti iJati .:<iirt,rrali: Ticrni.

in tipographeo Peri Galeatii, 17ti7. ( Opeu omnia, (ll, voli. 11 ll. Nr.i
1 Est/atto da un manosctitto

citeremc, dall'c,lizi,rn. origil,;qi.


).

Petropoli, Impensis Academiac Imperialis Scienriarum, I r/.3- I t7r


Delle

di,nalisi suhii,ttc Ji un n,t;!r,, qe(i,nL,,' funzton.hatte e ,iel nsolt,tntenlri ittn, fu rrazront parn.;li in ( )ptt;c,,
&,A

I :

i
;

&ra Napoli, Stamperia Realc, ltlli. \rol I le unic,rl. L' ia l)-es.,., l;r Bib[oteca Nazionaie di Napc'li (in scg-rit.r I].N.N rai--bi:rn-,r, !-(:irc.r(. r-copie degli Opuscoli, alle collocazitni. B. Pror'. Il trl. 1,,: l.i i: :,r:r miscellanea; B. Calabra 1188. Trrtri gli csemplrri recano qrralc ann,. .j; edizione il 1811. Dal momento che, a quanrt sem'bra, g.li r>r,,rru,, n,., avevano avuto precedente edizionc (ma non i defto che alc'.rnr rirqil ,rrri. cofi ivi raccolti non circolassero in lorma manoscrittai.io i in iomlrir disaccordo con il iatto che alcuni di tali arti.r,li l,.rrono srr:sttri a r rir,..f,,.

matematict delk Sr-uola del sig. N. I'e'gnla pa/t(,

puh!,,i!,-a:: c. it,ls!, tt:

118

!r,iitt,ni pdrzt;ali, tn Opuscoli mdtenatici della Scaola del i;,i \ bergoia pdlte K:A pribblicati e parte inediti, Nap, 'ir. Stamperia Reale, 1811, Vol. I [e unico], pp. )7-95. ll i,rituttrt icll'Arte Eunsttca di un nostro Geometra ed ha !).'r ')Lltttu t Pntbierni de Inclinationibus uniaersah,zzati, , i)n ,t D()tt()no dtre delle Applrcazioni; Vaie delucidazroni i,'; t'rohlent prcceiienti; Continuaztone dello stesso argomL'rte. rn Opusnli, cit., pp. 129-186. 12. I'rttttatc.t analittco delle seztoni contche, Napoli, presso i fratelli (lhianese. I 8 i4. Quest'opera fu ripubbli cata in 2" cdizrtrne ncl Trattato dnalitico delle sezioni conicbe e de' l,ro i.uogh' geometici di Nicola Fergola pubblicdto per la s"conrJa uolta da \'. Flauti cot sile note, ed aggiunte, 'tn Napoii. Nella Stamperia per le opere del prof. Flauti, 18?l";. (Facciamo notare che nel volume sono riuniti consccr-trivamcnte i due rrarrati qui elencati ai ni 12 e D. Il sec..rndo trattato i peri chiamato Trattato analitico de' !a,,ghi .soliJi ed ha inizio da p. 284). tl -f ,tttato anulrtico tle' iuoghi geotnetnci, Napoli, Nella Stamperia dclla Reale Accademia di Marina, i818. 1l I {)r,,it/emt IT Jelle Tdzioni nsoluti con nuoai artifizii di Geomeiria, <Atri dell'Accademia delle Scienze>r, Napoli, vol. I illil9), pp. l-19. 15 (':()ttttnuuztone dellu precedente Memoria del Ctlindroide Walhsiano oae un tal problenta uien isolato analiticamentt: Luq nctcrilo generalc e diretto, <<Attil>, cit., I (1819), pp.
r97 -204.
T6

18.Il probletno inaerso delle foae centrali per le orbite

alge-

briche isoluesi ageaolmeflte per quellct delle sezioni angrt-

(1819), pp.287-115. 19. Lettera al P. Francesco Colangelo,lnF. Colangelo, L'irreligiosa libertd di pensare nemica del progtesso delle Sctenze, Napoli, presso Vincenzo Orsini, 1804. OPERE POSTUME
20. Su la retttficazione dell'Ellissi e degh integrali che ne ,iipendono. Memoia estrutta da' MSS. del nostro fa s,tct,-, Nicola Fergola, <<Ami della R Accademia delle Scienze>'. Napoli, tV (1819), pp. 11 e segg. 21. I^o Teoica de' Miracoli espostd con metodo dimostratno segaita da an discorso apologetico sul miracolo di S. Genltaro e dt una ruccolta di pensiei su la filosofia e la reli-

lai, <<Attr>, I

gione, Napoli, Nella Stamperia per le opere del proi.

Flauti. 1819. 22. Della inuenzione geometrica. Opera postama di Nicola Fergola ordinata, conpiuta e conedata d'importanti notc dal Prof. V. Flaati. Parte I. Napoli, Nella Stamperia per le opere del prof. Flaud, 1842. (La seconda parte non fu mai pubblicata). 2). Degli integrali cbe dipendonct dalla rettificaztou dell'elli:Scienze, Napoli, I (1856), pp. )trI-X)ilV. 24. Santo fdtto da Vincenzo Flauti d.ella Memorta: Ricerche aerometricbe sui Valcaai, <dvlemorie>>, cit., I (ilJ56t. pp. )O(VI-)CO(. (E solo un breve riassunto in quanto Flauti. dopo averla letta all'Accademia delle Scienze, aveva smarrito la memoria di Fergola). 25. Salle Concassioni, <<Memorio>, cit., I (1856), pp. 3-i6. 26.11prcblema di Keplero isoluto d^al fu illastre geometra N. Fergola estratto dai suoi MSS. dal socio V Flduti, <<Memorie>, cit., II (1857), pp. 156-164.
se e dell'iperbole, Memorie della Reale Accademia delic

Drzl teorema Trtlematco st itraggono immediatamente i teor''ryi dclle Scuoni angolui di Vieta e'Vallis e le pinctpdlz t,eritd proposte nella Tigonctmetria analitica dei L'IoJcrnt, in <<Attil>, cit,, I (1819), pp.205-247. t7. Il teuremd ciclometico Cotesiano dedotto dzlla formula Jet ,rtseni Jegli archt nultipli, nella quale si sia praticata un'()?Dt:o tras/ormazione, <<Atti>, cit., I (1819), pp. 249-

2tit.

i i(-

r)1

Neapoli, Typis, et expensis Felicis Mosca. .V (.fr. olff , tlildaheim-Ziiri'?i -1. Ecoie, Iz md taphy sique de Cbistian ch-New York, Cl. Olms. 1990. ?r Neapoii, Iix Typographia Felicis Mosca, p.224 e segg. :J Ir"i. p. ?25. ir Noi citeremo dall'edizrone del 17(16, I^a logica pn gli Gi@anetti dell'Abate ** [il nome dell'autore si deduce dalla dedica, n.d.r.], Napoli. nella Stamperia Simonrana, 1766. 2t Questo brano E riponato alla c36r di una copia manoscritra, non integrale. ('onscn'ata, insieme ad altri scritti di Genovesi, alla B.N.N, con ctrllocazione XIil.B.5l e recanre il dtolo Delk Logica o sia dell'arte di oensale, ragionare, e disputare (cc. -11-51). Nelle varie edizioni a stampa (:enovSi utilizza ie stesse idendche parole per deftnire il Metodo e la S. ienza. ma attribuisce ai termini "Analisi" e 'Sintesi' significari diversi a sccr)nda deile edizioni (su cio cfr. pure P. Zambelli, Ia formazione filasori a ,* Antonio ()eroueu, Napoli, Morano, 1972, p. 746, nt.57). Fermo restando il riferimento alla Geometria come esempio paradigmarico di
Geomerria a volte sintedco (edizione 1766), a volte analirico (edizioni successive). La terminologia che usa Fergola e esattamenre quella adottata da Genovesi nella edizione del l7t'6 ove sr legge: 'Il Merodo Sintetico si adopera nel comporre un corpo di Scienza, deducendoli da'principi genereli creari e registrati per analisi. [...] E perch6 di quesro Metodo servonsi ordinariamente i Geometri antichi, dicesi percir\ Geomerrico. Chiamasi inoltre Scienrifico: percicrcch6 i Scienza, Genovesi chiama

menti di Euclide, ed i Quadri di Raffaello [...) t..no i parti pi'\ naruraii della Ragion dell'uomo' e della di lui Immagine; ma essi ne sono nlrrt i Piir rari: e niuno mai ha ardito di poter si I'uno, che I'altro emular." t()ptscoii matematici, cit., p. 91). Cosi pure, nel Ms.ITL.ll della B.N.N . ailrr <. li5v. ;;., (p)cstl Fergola discute dell'eleganza di una dimostrazione geomctric:r 'L'eleganza d'una dimostrazione sintetica consiste nella c<'ncisio' rermini: ne, e chiarezza del di lei tessuto. Onde sar) elegantissima qrreli'alrra. chc da una proprieti del Subierto della Proposizione e delle di lei .:ondizion'' o da pochissime di esse, si derivi." E dopo aver insistito sul reqrrrsit^ tlclla m ncalz di oscuriti e della breviti. osserva: 'pcr 4uesto difctto di lrrnghezza bnona parte delle dimostrazioni dei (,lavio, chc son p,rr ,rltro rlpt' dissime, han sofferto la disgrazia di non csser lettc. chc da i.rri tolament':. e da quell'altro che le die' in luce". r Essa E attualmente conservata alla B.N.N. con la ,'<tlitx-azi<'ne )ilI.8.52. Da tale manoscrirto fir tratta un'edizione a stamr'a nel lt i''. recante il titolo La Teoica de' Mirucoli esllo(ta cot metoJ', rii'zttriratn't'

il metodo della

difficile che le sparse veritir si riducano a Sciena, o in una Catena di


proposizioni genenche, e ben dimostrare per gli loro principj, senza che il illerodo sinterico." (l,ogica, cit., pp. 18j-lE4). 26 Su Vincenzo Flaud cfr. F. Amodeo, Vita matematica iapoletana, Psrte seconda, cir., in particolare cap. \'I: "Vincenzo Flauti e la sua sfida ai matematici napolerani- e cap. VII: "Trudi, Padula e la ultenore aniviti tli Flauti"2t B.N.N., Ms.lII.C.l1, c. 116r. Tale brano i stato, poi, riportato da V Flauti - divenuto unico proprietario dei manoscritn del maesto (cfr. (,. Ferrarcr F Palladino, Sui manosoitti di Nkoh Fe4oh, cit., pf. 2) nell'edizione a stampa dell'Arte euistica fergoliana da lui curata e pubblicara col dtohr r)elh inr:enztrtne geonetica (Napoli, Ndla stamperia privata dell'autore [sic], 1842, p. 251).

seguita da un discorso apologetico sul mirucoh di \ (;eznar., e Ja tnl raccolta di pensiei su la filosofia e la reliPione. Napoli, Nelia Strmperia per Ie opere del proi. Flauti. 181c, Ia quale h.t curata da (lir.vannr Flauti. figlio di Vincenzo, giudice del Tribunaie (.ivile, come i den. nclia relariva presentazione dell'editore: '[...] avendo mio padre. e ner serharsi riconoscente alla memoria del srro antico maestto, e per non Ctfraudar. il pubblico e la nostra Religione di rrn tanto sen'igio, che il F"rg,'la aveta cercato renderle, fatto ogni sforzo di ovviare alla meglio. racc,rqliendo l,sparse membra, compaginandole e compiendole, ha voirrto .-he io ln

si osservi

'feorica ,i' |,4i'acc'i: sgravassi della cura dell'edizione [...-l" tp. Xll). La alcune ristampe cosi segnalate dal Flauti. a P.R.lel ('ataloshetto ebbe

ragionato delle opete del prcf. Flauti (per il quale si veda fufra la nt. 54 del cap. IT[), con qrreste parole:'fla Teorical iu raccolta c ^rCinata [.. I da V.F. assistito dal di lui figlio Giovanni. ristampata a \lilan,t in 3" tl%2l, ripetutone l'edizione in 4o, nel 18$ da esso (i. Flarrtl con l'acgiugnervi una dimostrazione della spintuaiita dell'anrma. Finalmente nl.a da lui riprodotta, con rivederne, e accrescernc la Prefazione. Nap,'ii. 1860". Dell'edizione del 18{60. poco nota. ahbiamo notizia soio tla r.it:rrc,

Catahghetto. (Cfr.
Fergoh, cit.,
rc La

G. Ferraro'F. Palladino, .\u manosoittr ir \icol'

p.

160).

estetica nell'adesione di Fergola al paradigma euclideo. Si veda, ad esempio, il seguente accostamento che viene etfettuato, pur nel riconoscimento della loro diversiti, tra un capoiavoro della letterarura marematica e delle opere d'arte .Gli Ele1

2o

Vi i sicuramente anche una componente

cui prima cdizione, Elementnntm qeta7l:tsicat mtt!l:Lmakcum i': morcm adornatorum ah Antonio Genoaesi iz Regia Neapolitanu ,4, ari.'mi't Pbilosopbia Prcfessore, vide la luce in Napoli, per Ciessari. nei 1-Jl. Per ufteriori notizie sulla Metafisica genovesiana cfr. M.T. Marcizrlis. ( rcaor:'i: tra Volff e Locke. Metafisica ed erapiismo nella ^Ontoso/'i)idn r':rl('t'.'it,i
i.i1

1't

!(.)n)c (tr,rl .lirenr, nella ,\ora bngralica su Nicoh Fergoh, nel periodico ti;tih:ot, tt ,tn,thlrca iieLl'anno
che lo ebbe a Tiptrgralia del R. Isriruro Sordo-lv1uri, 1892; e F. Amodeo, \'!t.i ,ndtcmrtlLt napoletana, Napttli, Partc I, cap. IU: Nicoh Fe4oh.. e parte ll ,'ir. l: G/i [stituti accademtci in Napoli intorno al 1800; e Appen,li'c' I trattatt itci'tttto h \. Fngola.

: ( )ru:"rtit ntatenattct, rir., p. \TI'' t.ir. (,. I-oria, Nrco/; I:ergoh e la scuoh di matematia

i810.

CIr. Vta, Doia e h Geometrit sintetica, <Bollettino del Centro di Studi Vichiani,, (Napoli), X, 1980, pp. 10 15' e Cfr. Ivl. Donzelli, Natura e bumanitas nel gtoudne I'rro, "lstituto Italiano di Studi Storicb (Napoli)' 197O' p. 165'
E

,-ilrcc. (,crr(r.,a,

(-APITOLO

: B.)..N., I1s.IIl.L.l2, c.e9r ' .lJ.N.N., Ms.IILC-l l. c.4v. ' Su cii, concordano i br,rgrali. Ctr., ad csempio, Luigr Telesio, Ebgrb ii .\t.o/,:, l.ergola sLtittu Ja un Jisccpoht, Napoli, Appresso Trani, l8]O pp 15 lUeordiamo chc quesro Elogin ft, oubblicaro anonimo; per I'attribur?:r(rnr ,r fclesro si vedano G. Beltrani, Lz R. AccaJemia Jt Scienze e IJ.lle Lcttcrc' ionJuta in Napoh nel 177tt, <Atti della Accademia Ponraniana', (Napoli), XXX {lq00r, mcm. n" 5, p.79; e F. Amodeo, Vita matema:tcd nnpoiL'ra,ta, Napoli, Gianninr, 19U5, Pane I, pp. 122-IT (si nori che la p.arrc sclonJa di quest'uidma opcra fu edita, sempre in Napoli, nella 'fip.igratia dcU'Accademia Ponraniana, I92l). La copia deil'Elogio dz noi c!--nsuitar:r c iontcnutd nella miscellanea Vita ed elogt Ji napoletani, al),a !ui.l()cazi(inc B.l 19.571 dclla Biblioreca universitaria di Napoli (in seguito ts.i .N.,. y'.:il'L,utgto, il Telesio fecc seguire, ancora una volta anonima, un rlpp,'na.tccLt.i, pur cssa indivrduata e cirata dall'Amodeo. Diversamente j'a)J'll!,tgt,', qucsr'ultimo scrirt<-r i sraro da noi ritrovato alla stessa collocazronr rndicara da Amt'rdco, c cioe; CC(.)OGII Misc. 2 [opuscolo 4, n...l.r.l deLla ts.U.N.

orazione, p' 141: "Ti vanti, o Visconti, Bologna, Il Mulino, i principi e le cause della realta. Di che ti vanti? tilosotb, di aver compreso di che insuperbisci, dal momenro che un altro, che segue I'indirizzo f]c.o sofico opPosto d tuo, pensa che ru sei in errore?"' t2 Elementa pl\sicae coflscipta in asls academicos d Petto uan Mus' scbenbroek, quibus nunc pimum tn grattam studtosae iuuenturts accedutrt ab alienis minibus ubique auctaia et notae, disputatio physico-htstoica ,le rerlm corporeurum ofl&tne, ac demum de rebus coebstihus ttactatus, Nea1982, III'

'o Ivi, p. 170. il cfr. la recenre edizione a cura (e con traduzione) di Gian

()aJ.eazzt,

po[, q/prs Petri Pdumbi,2 vol]., 1745. tt V. Ferrone, Scienza Natura Religtone,
ta Elementa pbysicae

cil-',

p' 6o9'

expeimenthlis asui'fircnum aptatae auctore An' Tomus pimus accedunt nonnullae Dissetldttones Physicrttonrc Gentensi. Matbemattcae conscnptae a Nicoho Fergola; e Tomus secondus, Neapoli. Terres, L779. A p. III I'editore awerte: 'Arque eo quidem consi-lio Nico-

t lvl. p-?t1. Le paroie di Venrura, che conosceva bene il modo di \:rver( ( .li pensare di Fergola, ne ritlettono adeguatamente il pensiero, iirtiavia la r.rre c r>lorita accentuazione polemica da esse espressa i da
e

' Napoli,

Sangiacr,rmo, 1li2-{.

lao Fergola, rei ihilosophicae maxime studioso ea tradidimus, ut a lacunir, .t Jb tnterPolationib* .-^rr,r.rrris, nec non a mendis' quae varias ob causas in ipsa irripserant, tefaecata in pubblicum proterrentur"' L'opera (Venetijs, apud Thoebbe, dopo due anni, una seconda edizione ln latino mam Betrinelli) e, dopo qua$ro anni, una traduzione in lingua italiana anch'essa stampata Ven.zia (Elementi di fisrca speimentab ad aso de' " giouani pnnciptarri, di Antonio Genooesi. Traportatt dal htino all'italiant, -aotob;t, Marco Fassadoni,Yenezia, Appresso Francesco di Niccold Pezzana, 178), in due tomi). It Napoli, presso Giuseppe Maria Porcelli' 1792, tomo I' p' V' (U tomo I[ tu edito, nella stessa ciffe, presso Giuseppe Di tsisogno, 1791 I Facciamo notare che d tomo I sono premessc le "Geometriche prenozio ni' redatte da Stefano Forte (1770-lEl8), dlievo di Fergola'
t6
17

Ivi, l, p. V'

,;,,i

-,rnst(icfarsl in partr csttanea al nostro matematico. 'Ptr.lrvicolir e Pictro Di l,lartino cfr. le voci biografiche a cura di p. \asrasi tr'' L)tzionano btografio dt'gii [taliant (nel seguito D.B.I.), Roma, Istrtutr, Cclla Lnciclopedia ltaliana, 1960-, ad uocem. - i'rt. lcicnu itatura Rehgtrtne. Mt zJo neutontuno e curtura ttaliana
t17i771s1

**. metaiiscbe per gli Etouanetti dell'ab. rE Il Liceo-convino del Salvatore era cosi chiamato perch aveva la sua sede presso il grande complesso srlilizio che iino all'espulsione dei gesuru dar Regni di Napoli e di Sicilia, a\^'enuta il 20 novembre del 17er7, era star0 sede dd collegiun Maximum Neapolitanum della compagnia di Gesu.
re

Napoli, Stamperia Simoniana. Precisamente il dtoio e: Delle

scTenze

J*iuenkt, Napoli, lovcne, 1gg2, p. 616.

Fergola, Preleziotti,

l,

P. VI.

l4()

t4L

sublime ., di Arte eunstica . ':he pensava meritevoli di una teparata pubblicazione. (Cir, G. Ferraro-F. Palladino, Sui manoscitti ,ii Ni:oh Fergola.

cir..

f;rrrq.rla tompone i suoi trattati di Analisi ad us,' del suo studio privat^. rielaL,orandoli niir volte. Le prime stesure risalgono al decennio i /8U-9() (<:ti c entrtr questo inten'allo di tempo che si puo collocare I'espressione migliore del pensiero di Fergola): il piu antico manoscritto Fiunto lrno a noi. il Ms. 11 della B.U.N., reca la data del 178E. Tra il 1806 e il 1809 egli ne appronta una versione per il suo corso universitario. Anche per soddisfare le richieste del govemo di Gioacchino Murat (si veda nel scguito del nostro r'.lume), Fergola lavoreri alla pubblicazione di un Oorso piu volte sembreri essere pronto per la stampa ma "'i ,lnaltrt .lahlime, che che non presenteri mai. Intorno al 1810, nel clima polemico suscitato dal dibattito che vede contrapposti gli "analitici" e i "sintetici", Fergola permettc che si pubblichi qualche capitolo dei suoi trattati di Calcolo: trattasi rlel mcnzionato Delle |unuoai ,fratte e dcl nsoluimento loro in frazioni parziali. lnoltre, di alcuni argomenti, oggetti specifici di ricerca, Fergola dir lertura all'Accademia delle Scienze (per tutto cid cfr. Sn manosoitti di Nicoli Ferzola, cit.. passim\. ' L. Tele-.io. Elogio, cit., p. 48. " L'tsigenza del 'rigore', per quanto esso sia inteso diversamente dal modr' in cui io sari in epoche successive, i notevolment awertita in cluc:rto periodo. Sintomatica i, al riguardo, I'evoluzione di Lagrange, per il quale (-,rarg (i. Fraser, in rifcrimento al Calcoio delle Variazioni, osserva 6'he; "{)rrcstion .f rigor [nella prima fase dell'attir"iri di Lagrange. n.d.r.] arc treat.(l onlv incidentdl-v in the course of obtaining definite tesults. In secon<i stagc. bv contrast. the demands of pedagogy and an emerging con(rirn tor rigor during the period prompted a sef-conscious exploration ot thr tc'undations .af the variational calculus" ll.L. Itgrange's Changing ;1pt,r,ta:o ti, ti:c Foedatton; o.f the C.ahtlus o{Vanattols,..Archive of Flistory ,.1 Exact 5--it'nqcs>,. 12 i1985). p. 188). : t.lr. F. Paiiadino, It quantiti atili al ragionamento e alia ricerca. l)if/crtnuaie c .\tm'zatrice in un dibattito tra Nieuuenti,it. kibniz e Hermaxr, in corso di pubblicazi,-.ne. ' Va ricordato quanto autotevolmnte affermato da D.T. \Yhiteside \in T h e M a t h e m a ti cal Pri n cip le s ut derl,'i n g N eu: ton' s Prinap ta Ma th e ma t irz. .-lorrrnai of the History of Astronomyo, I (1970). pp. 115-118) sccondo crri Nerrton scrisse i Pnncipia, nelia forma geomtrica rn cui ci sono pervenrrti, con la ietrera pii che con lo sprrito della geometria greca. Pure Hcrmann in una lettera a Celestino Galiani terri a tar presente che tale oprra . "un in-folio imprim6 i Amsterciam, dans lequel i'ay tich d'amas-

pi

;,.

ser et de d6duire,Je peu principes tout c( qri'on s rlicou';erl ,ic nirt' consid6rable sur ces matiares, et de demontrer rout gLrometriquement .an. me servir d'algibre que fort rarement' (cit. in F. Palladino, t-)?ti:'t,

dffisione del Calcob differcnziale in ltali,t. o(iiornale criri.c iella iilt'.r::::r italiano (Firenze), L)ilTI (1984). Fasc III. pp. 1!r2-]'i-il.
d nc('orrlo cli pur interessente osservazione di Marcc, Panza, secondo .rr': " l.'i,1,'.r e h,' le stesse procedure analitiche, fo in generale il metodc' deil .nairsir p.'t, '
TPer quanto detto non possiamo essere completamentc [a

sero (o dovessero) giusdficarsi nel contesto di un'organizz-azi.rn!- assl(]mi! rica, owero che esse dipendessero dall'accettazittne di alcune I attto-cvirleit' ri') proprieti delle operazioni, sembra inf-atti dcl tutto estranea alla c.'n. : zione del tempo' (La stataa di Fidia. Milano, tINIC()PLi. leR!r. p l1x' t "[...] i principj di una Scienza rleggion esser cer:l. ,' 'ai ccri.rz.:.

vuolsi fondare sull'evidenza.- (8.N.N.. iris.llI.C.l2, g. r)esr. e'La dimostrazione d'ogni teorema e rrna catena di vcr-ita cht'rr,'. .iril', qudi n'i quella della tesi di esso determinata. [...] L" verit) c(incatcniiti' in ogni dimostrazione il pii delle voltc sonr. le dctinizioni ic' tcrnri:ri rrs; nel teorema, le proprieti note del suggett(, di esso, sli assiomi. o ^lr,:, principj stabiliti anteriormente, e mai sempre clchba esserci l'tntcr.r iD(rtus: del teorema. Onde la dimostrazione d'un tt'orcma che n,tn s1 1i1'1rvi 113, I'intera ipotesi di esso, non i chc fallace. I-'asscnsrt chc prcsrianrr. .rcl ,ir,:r veriti dimostrata i, in pariti di altre cr,sc. 13n11r piu,:eierc qurnto lc','"rt,'r
della di lei dimostrazione sien piir chiare, meno numerose, t r,rrl piir i,i,.' neo nesso sistematc. Le operazioni, che an'inct.rno tra lor,r ic i'i'rrt,r,i,'ll, dimostrazioni, sogliono essere sintettche .,1 analitichr i.l'' ilt N N

Ms.trI.C.ll. c. 11.1r). ' Ivi, c. 6r. Si vcda itfta, cap.8. " B.N.N., Ms.IIl.C.l1, c. 16r'.

u Nella oetsione 1807, alla quale in questa (liscussionc iiii cram,, lic rimento, la definizione di variabile (cfr. Docrrmenio III) n,,n ! .-()lnlrrcsi-1 da Fergola nella tcoria delle hrnzionr analitichc, ma i ct'nsi<i.'r3ta a par'-. tra i principi preliminare del Calcolo, come ia nozion. rli r:randczza c,'n tinua e discreta. Nella sua assiomatica sulla teoria dellc ftrnzir.ni analitich'. Fergola di per acquisita la teoria delle grandezze che, come si diri, in seguito, d I'unica parte dell'Analisi sublimc per ia quaic l;rr;rola 'r,,.lt. essere dispensato, per motivi didatticr, dallc leg,li di un "rtsi,t,'' ({imr)srf:1 re. Per un'analisi del concetto di variabile rinriamr- ai .a1. '--. rr A tal proposito si ossen'i che nei ::itati ()nuscoll n,;r.'a;,11111. nli .;.1 50, Fergola afferma: -Con il supp..rrre il citaro polin,-'mio rl:rtr.rir 'r z,:r... ,., variabile x par che trdigni Ia sua natura, 11'''.p.,,n6i1r co-\[rnr( ia '..r.r ri'!,che I'era".
1 1-

,'i;.'Pul:biicazione deil'Isdtutcr di Filosofia della Facolti di Lettere dcli'Univcrsitir di Cagliari, )2, 19U. t2 Su Paolo Ru/fini tra fede e politica, segnaliamo il documentaro inreryrntrr di Ir. Barbieri e F. Cattelani Degani al convegno I matemattci

sr.e

iote,

e dggiuflte,

Napoli, Nella Stamperia deile opere del Proi. Fiauti,

ttlla

urta polincd, 1789-1E48,.<Istituto Nazionale di Alta Matematica "F. Sevcri'',,. Cortona, l0-14 ottobre 1994.
'? A. Genovcsi, Logica, cit., p. 6. rt lvi, pp.184-185. Tale metodologia nsulta anche dalla descrizione tirc unti dei biograli di Fergola, Lurgi Telesio, ci ha dato deeli scritti sul (lalcoio dcl nostro matematico. Telesio afferma che Fergola vuole 'compLlarc [...] scrini, ne' quali la materia vi si scorgesse bene e con brevlti dicliiarara'' e chc organizza i suoi trattati di Cdcolo "rimontando sempre Lon rara dificarezza dal pin stfingato e piir fbcile al pii awiluppato e ciitlicrle ". invece di 'presentare in disordine varii e discordanri Problemi", c.sr cilr - ia notare Telesi,,r - accade nelle istituzioni di Bossut, Lacroix,

aitre che, successivamenre, sono "a migliaja per giorno usciti fuonelle quali "le definizioni, gli assiomi, i postulari, gii alui principii ncccssari a proporsi, aifinchi sr possa sapere e intendere iI rimanente, non vi sonc-' mosrrad aperti e chiari." \Cfr. Elogio, cit., pp. 45-50). " ;\. Cauchy, Cours J'analyse de l'Ecole royale polytechniqae (Analyse tiiibnquet, rn Oeuures ,:le Augustn Chaucby, Paris, Gauttuer-Villars et iils, l8S2-1974, Q),UI, pp. vr-vii \dell'Atafise segnaliamo la recente edizronc con ampia introduzione di U. Bottazzini, Bologna, CLUEB, 1990). Vogliamo anche indieare come vi siano deile corrispondenze, che forse mclir.tbbcro un approlondimento, ra questi due diversi attesgiamenti epis1gn1r1]{-)gici e ia pratica matematica dei loro sostenitori. Da un canto, si puo ipt'rLizzarc I'esistenza di un legame tra la pretesa applicabiliti senza linrirr tjcl metodo matcmauco ad ,rgni disciplina e la validiti generale, I)ur essa scnza limiri, che gli analisti del periodo illuministico attribuivane' aile leggt dci Ca.lcolo. D'aitro canto, si pud cogliere un nesso tra le limitazrom, come vediamo affermato da Cauchy, all'applicazione generaIizzau ael metodo matematico e le l-imitazioni che lo stesso autore pone alia "gencraliti" delle procedure dell'Analisi matematica. A tal proposito. pertinente ci sembra la seguente atfermazione di D. Laugwitz: 'His rejecri,-rn Idi Chauchy, n.d.r.] of divergent series and of the actual infinite was eio.sch' cnnnected to philosophica.l or even religious reasons' (in Definite \''aiue' ,.'f lnftnite Sums: Aspects of the Foundations of Infinttestmal Ana4,sts arosn,i l82tl, .<Archive for History of Exact Sciences>, )9, (1989r,
nc.l-le

ra"

x lvi, p. 7. j7 Fergoia, Prebziori sut pincipj matematici delh fibsofta aatu/ai( . cit., I, p. V-VI. ttF. Amodeo, lnVita matematica,I, p. 158, accenna allc notizic riportate nei Calendai dt Cote, a pardre dil I7r17, riguardanti la fonrlazrone dei Licei nei centri pii popolosi del Regno di Napoii, in attuazionc del programna di apenura alla provincia nel settore dell'istruzione pubblica. Egli cita i licei dell'Aquila, di Bari e di Salerno. Noi abbiamo [rc]vato un interessante documento, del 1s17, presso I'Archivio di stato di Napoh (Ministero dell'lnrerno, IIo inv., tasc. 2118) riguardante il "Quadro ec.'nomico di tutti gli stabilimenti di pubblica istruzione" rcdatto da Lodovico Loffredo, Principe di Cardito, Presidente della Commissionc di Pubblica Istruzione, in cui tra I'altro i scritto: 'Il Liceo del Salvatore d tenuto con tale proprieta che pud servire di moddlo t...1 Vi sono quattro Licei nelle provincie, cioi in Salerno, in Aquila, in Bari, ed in Catanzaro. Qucsti sono considerati come piccole Universita dandovisi il completo insegnamento in tutte le facoltir e potendovisi ancora eseguire gli esami pe' gradi dottorali. [...1 I Collegi di Madda]oni, di Lucera, di Lecce, di Cosenza, di Avigiiano, di Reggro sono tutti un buono stato. [..-] Esiste un Collegi.r in Monteleone [oggi Vibo Valentia, n.d.r.] [.-.] Il Coliep;ro di Campobasso va ad aprirsi in Novembre". re Il De Filippis nacque a Tiriolo, presso Catanzarn nel 1749, c mori a Napoli nel 1799, come si i detto. Egli tu anchc prolessore ai Licect <li
Caranzaro dal 1787
a0

1E28, p.

)$.

al

1792.

Bologna, Biblioteca Universitaria. Mss. 209o, II. ar Ctr. R Mazzei,Vincenzo De Filippis, Roma, Gangemr, 1991. p. 7'J.

CAPITOLO }
t Oltre ai trattad di Analisi, i manoscritti di Fergoia attualmentc conservati presso le Biblioteche naPoletane contengono l'Arte Euistica (in buona parte pubblicati da Flauti, con qualche aggiunta e modifica. nclla gii citata Delh inaenzione geometrica) e vari articoli di Analisi c di Arte Euristica che Fergola aveva intenzione di leggere all'Accademia deile Scien ze oppure che erano destinati a comparire negli <Atti>, della stessa Accademia o nella citata raccolta Opuscoli Matematici. Si tratta in generc di atgomenti dei quali Fergola si era occupato anche nei trattati di Calcolo

p.:]el

'! (.itiamo dal Trattato anaiittco delle sezioni contche e de' loto luogbt zc.,nlctttL' dt !\icok Feryoh pubhlrato per h secozda uolto da V. Fhuti nn
144

t1,
*
i

i- Eulero si riierisce alla relazione x - '.-t x + f+... =

I -x

ri*l.

ben

d) come rrsuitato i-

il secondo mcmbfo della quale, per x = 1, Questo vdore viene a coincidere con qucllo che si ricava operando cnn la <regola de I'H6pitab. "' Ibtdenconc.sciuta per r.ia .lementare, ar [r'i, p. 596. {? Paris. de I'Imprimerie Ro,vale. 1696.
1r

Noi citetemo dalla

seconda

edizione, Paris. F. lvlonraiant, 1716.

'On pourroit r6soudre cet xemple sans avoir besoin du calcul des diffcrences, en cetre sorte. Ayant ot6 les incommensurables, on aura
a

i
: g

Cfr. qui la nostra Nota biografica. In una leticia, Nic,'ia. ! .l'.(' tir: Tugny (1770-1815), sia ministro per il Dipartiinento di Marina e tir ( irrtrra del Regno di Napoli, espresse a Fergola "il ciesiderro che hl stmirr,-' avuto di vedere la Nazione Napoiitana in po"s6'556 del frutt,, tic' vostri studi matematici, specialmente nel (.dcolo sublime". Cfr. V. Iriautr, /-'1.-rgrr. stonm di Nimla Fetgoh, Napoli, dai torchr del (]abinetlo Bii'li,-i:rati,:r. r Tipografico, 1824, p. cr2, c L. Telesio, Elogir', cit., p. 212. ti Lo stesso de Tugny, ad esempio. chbe a rlichrarare: 'i<, ;mt'rei sempre che gli alunni deila Scuola Politecnica \{ilitare di Nnn,.ii fst','s:,'' ro i loro studi su di un'Opera scrina Ja un nazitnale,56 51s ix.s.iiriii
t2

vant y = 2a.' (kt,, p. 146). " Basileae. Literis Johannis Conradi

'aztxx+2a xv-axw-2arx + aa+aary-2aty = 0, qui 6tant divis6 par x-a, se r6duit a x-a'+ 2aay-ay.v = 0, et substituant a pour x, il vient comme auparan-

eitatoiao.)4. t' Suiia .<regola

Mechel, 1700;

il

brano qui

,:sibitr, lo str.sso utilizzato da Eulero e riguardante l'espressione

de I'H6pitaLr, Fergola riporta, tra gli alrri esempi x - f't.

[']gli, Copo aver calcolart il valc.re del fratto per x - 1, semplicemente 'avvert(- chc rale..'aiorc i anche la somma di l+1+...+l per n volte. (8.N.N., Ms.III C.12. c. l12v). s 'Caso L [1 binomio xn-an sia un fanore comune delle due e ry, 1 qualunque siesi l'esponente n. Onde quel fratto ridotto ai minimi termini aceurrii la frrrma
presente caso.
Caso

1-r

n.d.r.) per oppone quahhe argine alle sciocch. ! r,.ricgn()i( ri ,1-:-' .,t\(/ii, nell'Istruziote pubblica e zelle Accademie da soglietlt ign()rantrssim;. Ncil,, nuova Babilonia, [sic, ma leggasi: Napoli], s.i.e. [ma nclla Stan.iper:.i i;,:r ( i;r i J t,| or [, r:) !-i le ope re dei prof. Flauti], L'anno I' del (-aos, che "-ornincia 1860 [sic, si ricorda che in tale data fir messo in attc il.lt'crerr'.littat,'riait del 27 ottobre 1860 col quale si riformava l'linrrcrsiti a scr:uir".i,'il'eri rata di Giuseppe Garibaldi in Napoii. avr'rnuta il 7 seu,'mirri",l, q,'i'l I'annol. tt (1811-18u4). Sul quale cfr. f. Amode o. Yita nrtmattca 4.ir.r.;,1.,,i. Parte seconda, cit., pp. l%-2o2 e pp.2{i.1-:i1.

(Cfr. V. Flarti,Elogio stoico, cit., p.62 e L. l-clestt'. Elopo, t'r.. p. :l l' ta Cft. Catalnghetto ragionato Jelle opere icl proJ. Flduti,pp. t -1. l'air Catalagbetto d il settimo della raccolta costiturta dai rari ()puscoit iu,ntltualiamente soitti e stampati da un nostrrt L'ttefdno pro.l','ssnr,: i\-. ilnrrll.

1{. Oi.o esserne


gtxl

-flo\ ,l valore del daro fratto nel


glal

(,APITOI-O

IL

(--he se ric-sca molesro

mento, come

-on,l, ponendovi a per x nella

jr

il

o impmticabile (b) t...1 un ta.l ri<iucipiu delle volte addiviene: il desiato valor dei fratto sari

,tt

:.
a
I
-3

rCfr. note 1 e 4, cap. 5. Tale distinzionc e classica. (lfr., a<l csemnlo. J. Wdlis, Mathests unitersalis: si,e Aithmcnc-um (ipus lntegtt;*;. 1i,

c. I l2r).
a?

ft-

ridotra convenev.[olmrnre]" (lvi,

P. Paoli, Elementi di Algehra, Pisa, dalla Tipografia della Scrcieti letteraria, 1803 . t. I. p. VI. aa Elogio. cit., p. 45. {'V. Irlauti. (loro di Si,intesi Elementare, Napoli, Nella Stamperia Reale,

! i l

1til0. Vol. I, p. IX

'(lir. pp.
tv-1.

152-1r4.
li

nt. 16-

cap. trI (nJobn Wallis Opeta Mathematica,I vrJ., .anasr.) l-iiirlc.rcrn,. i i. Olms, 1971, I). B.N.N., Ms.ITI.C.I1, c. Jr. '? t "E poich6 le umane conoscenzc, c(lme parli)r(i r lilcsc'fi i!.rre,'i,r rimanda probabilmente a Leibniz e in particoltrre alle ,lfearro:t.,,n.,.. ,!/ agnitioae, aetitas et idais, <Acta truditorrrmrr, I,iF.iae, men.i< :-Lr),. rrni)ns, 16&4, pp.5)7-542), o sono tntuitive, o son por simholiche, anch.. i f"'lct,'cli d'inventare dovran procedere per I'una via, o I'aitra: croi s.ilrrplrantio mpporti ddle grandezze, e tdora i loro sitr, lt'ic's1. gcne.i, e,l aitre srmrglianri cose: o pur maneggiandone saggiamentc cu,- ,rnri-...Ii. .(:n {.:i, \ai!:i,
r

t50
:

isl

-'I'uncrr.; ergo quanrikri: variabils ipsa erit quantitatis variabilis." lruicr, Iznaductto, cit., I, p. {) 'i-. r, B.N.N., !Is.lli.C.li,

'

t'"

Iktiem' Taie

assioma,

c. 16v. di narura spuria

i"
t,

smto riportato pure da Vincenzo Flaud nelia lnuenztone geomet/rcd. cot\ la soppressione delle parole "rutto chen c con la sostituzione dell'esprcssione "Opere
r0

Lar!) dd lrergola con motivazioni didarriche. Sr., .iO

rispecro agri alrri,

giusti6-

r: 'l;unct.io quantitat-rs va'abifis, est expressio analyuca quomodoc'nqr'Ie ex ila quandtate variabiri, er numeris seu 'omposira luantitaribus .ir.sranribus." ilntroriacti<t, cir., I, p.4). per una denagliara analisi della rr()zi()nc di funzione in Eulero e, pii in generale, nel Settecento, cti. G. i.erraro, Rehzoni Junzionalt, /anziont e legge di nntuuttd ,"if"A it forn';hsmo ,zlgebrico, in corso di pubblicazione. r' (,osi espressamenre attcrma S.F. Lacrorx ft76i-l4r) nef r;lto Trail| ,iu (,,ttcul Dtllrentrcl et du Calcut lwegral, (paris, Duprar, l7f7-lgO0, i p. I t. Nr'i fatti, pcro, Lacroix consiriera soio funzioni esprimibili m"mit.'"f-Per un'analisr .iella derinizione di Lacroix .ir. ir ."p. 9 di quesro 'rcrre' sasi{r() e (i. Ferraro, Rehziont funztonali, funaoni e hg*e ,li *rtiouria, Ji. rJ :r "Quac aurem quantirates hoc modo ab aliis pendent, ut his muads crlanr rpsac mutariones subeant, eae harum funcriones appellari
solenq

' ts.N N., lvIs.IILC.l2, '' Ivl. c. lfir.

rt Ivr, c. .i7v. :x Ivr, c. 47r.

.fr.-"rp.

<.

i:

l
il

"si denominator Functionis fractae duos habeat Factores inter -*. primos; rum ipsa Functio fracta resolvetur in duas iractiones' quartlnl
d.n.r-inatores sint illis binis Factoribus respective acquales." t.Introtiu.'

di Analisi' con I'dra "opere matematiche"'

cc. 10r-lov.

i
i1

ta, cit., p.2)). tt lbidem.


,2

I lvi, c. 2r.

B.N.N.. IvIs.IlLC.Jl, c. l0lv.

crtato Del/. legge: ''ll fratte e del loro isoluimettto in frazton parztali. ove si fanzioni ion'-o Eulero non dimosrra quesu veriri primordiale generalmente, com. per ragion di Scienza ei far dovea; ma da qualche cempio su cui ragi.r,a .o. .l!g-t", cerca di rassodarla' In fatti nel S 40 fma leggasi: ]9' n'd'r dell,Ini. alf Anal. lnf. cos\dice il Valentuom. cTtrus ret uerttas ex exempir' chius qutm per ratiocinilm perrpicietur. Ma poi n egli, n6 altri impcgna-si c ry a dimoirr"r la necessiti della condizione, che deggion aver i fattori 1, del fratto per ottenersi il richiesto risrrlvtmento' cioi di del denominatore dover esser tra s6 primi' (.Opuscoli matendtici, cit', p' 44)' 270' " Instfiationes calaii &fferentialis, crt-, p' x lvi, p. 28).

Su questo argomento Fergola scrive molte carte, oggi conser!'ate

nri

vol'mi manoscrittid.lla B.N.N. e B.U.N., e pubblica

i.[

gii

(lcn()minatio iatissime paret, arque omnes modos, q,riUt.r, ,r, qrrrntrid\ r)er alias dercrmrnari potest, in se complecutur" (Institution"s -kol; t'ttl'rtutt.tits. crt., p. LVI). Ma come osserva anche A.p. youschkevitch tchc, i)ero, propendc pcr una tesi diversa): "However, rn the book, devo_ r.(.1 r.u rhc diriere.tiai calcurus, only analytic functions are considered [...]" I tn l-bt ootcept of Functtctn up to tbe Middte of tbe 79e Cen 17, ;;;il;. lor Hisrury rrf Exacr Sciencc>r, 16 (1976), p.7O). " Rileviamo che il termine "intuizione" ha per Fergola due signiticati, un() ncgarivo, che esaminiamo qui, c l,altro, nel ,.rrro di int,r;;f,rr. g.on)rrflca, posirrvcr come vedremo nel prossimo paragratb. "()gnr corda dell'ellisse, che facciasi passare per punto medio de[a diitanza de fuochi, resreri divisa in parti uguali in tal'punto." e*;;; utttultL't). ctt., p. l0).
_quas

si esprime nel Ms.III.c.ll, c. r16r: -che I'Eulero tutro cnc abbra dcganremente detrnito, e dimosrrato in immense opere di Analisi, prir 1c ab'ra rese assai 6:ravi c,' morti esempj, e corolari". Ta]e brano d

"^ lvi. p, 11. :,' i:ergi.ria cosi

inuestigandis ,aciiabus ddle citare lnstitutiones cabth differentulis, alk pprealibus ^eqahtioflum riducono ad iliustrare mediante applicazione nunre,8-54},gli esempi si riche le formule determinate in predecenza' )i pertanto, l,affermazione, in rilerimento a Lagrange ed Eulero. fatta da c.G. Fraser, secondo cui "A theorem is oftcn regarded as demoostra' (,alculus as Aigebraic Anaiv' red iI verified for several examples" lin The Analysis in the 18tb centum. sis: some obsentations on Mathematical cArchive for History of Exact Sciences>, )9(19E9)' p' )2E) va, a nostrc awiso, presa con qualche cautela. La dimos$azione tramite esempiifica zione arbirrana i comunque in via di superamento in Eulero; quello ch. d, rnvece, ancora un requisito fondamentde nei monumentali trattati dellt' *izzero i la tessitura di una fitta trama di corrispondenze tra risultau gii noti nella letteratura matematica e i nuovi. ln questo senso, sia gli esempr (nei secondo dei signi-ficari di cui abbiamo detto,), che la ridimostraziont'

tt Ivt, p.

287.

N Cosi nel cap.

)trI De us' differcnti,tlem in

in alua maniera J d.rrtti teoremi, fanno parte in un abilc gioco


tE

ad

incastro. Cfr. G. Ferraro, Limitt e inJinitevnt nellc Institutiones caLuit dffirenttalis di Eulero, attualmente in preparazione' Institutiones cal+'uli differentialis, cir',

p' 59)1.tq

l+6

.!

nazione dei pincipio fondamentale i drasticamente negativo: "Tuno I'insieme non pare che meriti la petdita di tempo che occome per entrare nell'intenzinni dell'autore, che in questo caso pare sia pii Flaud che Fergoia, essendo i principii esposti un misto di cognizioni cartesiane e disquisizioni sul!'infinito che non collimano coi concetti che Potevano avere i geometri antrchr." Va osservato che tale fusione di cognizioni cartesiane e disquisizioni sr.rll'iniinito e sugli infinitesimi non i lontana dallo spirito del 'Calco1o

ria Agostino de Pascale, 1861. Dell'esistenza di quest'ultima rrublicazione, 'rn l'ita mache noi abbiamo ritrovata, testimoniava gii Federico Amodeo tr(matica napoletana,cit., II, PP,254'256.I1 $udizio di Anodeo suila Drzr-

'Se nel cerchio ACG inscrivasi un poligono rcgolarc tiel nrrm.ro ,li 2n lati, e dal di lui centro O ad un angolr-, A del poligono si conduca ii raggio AO, ove siavi un dato punto Q, io diccr, che tirando cia' rimanenr; angoli del Poligono a questo punto Q lc rcrrt'()8, Qa., t-)l ). t.c. ticrb:.

geometrico'.

{N
A F

Fergola ripete sostanzidmente il giudizio dato da Newton nello Scolio d uDurior est rndivisibilium lemma XI, libro I sezione I, dei PinciprT:
hvpothesis. "

B.N.N., Ms.III.C.l1, cc. 114r-tl4v. 'E Ivi, cc. 1-}4v-1.J5r. Facciamo notare che sul metodo degli indivisibili

'

Tr'

r'(,ome spiega subito dopo, Fergoia iltende qui I'integrazione e la derivazione di una funzione. Ricordiamo che il metodo delie tlussioni in
quanto taie e considerato sintetico da Fergola.

,l\ '\-l

^v- |
I

..'

I
tl

- lvl. c. l,

rr Cfr. qui ii cap. 1. 22 B.N.N., Ms.III.C.I1, c.

/ r.

16v.

2' Cfr. qui il cap. 7. 2a 7'he (,alculus as Algebraic Aral'vsis, cir., p. 112.

il prodotto delle QA, QC, QE, QG, Qf incicienri a irroshi rmpar OA'+()t)" il prtrdotto <ielle altre inciritnr; a'luoghi pari, cioi QB, QD, QF. QH. QK" (B.N.N.. N4s lilr.-,J l. i . scrr,
essere

uguale ad OA" -OQ'; e che sia

CAPITOLO

'

I La teoria dei iattori trinomi consiste nella determinazione dei fattori primi di secondo grado di un polinomio. A titolo di esempio, riportiamo, facendo ricorso alle parole di Fergola, il seguente teorema: "Il binomio l+x' tieri per fattori i trinomi della seguente forma 1-2xcos + * rx. ove

il rageio AC) = 1 l (-)A;" + ( ){ )2- - 2r ){-). cosg = QB2-Q(i.Qi.QD.Qd'.ec." (B.N.N., lv{s.IIL(-.-ii. c. S\'r -felesio 4 nell',/tt otnit, iJtd. clt.. lrir. Questo brano i riportato da Luigi 29-J1, con il seguente commento: "non prima dell'ottoi-,re ti.:ll'anno qr'a scorso 1815 e a favore del Signor D. (lahrieie Fergola e clcl (,aveiier i) Vincenzo Flauti garbatissimo cortesissimo, ebiri in balia mra uncr :icfitr,
diamemo che passi per A; sari (posto

1'Se nella circonferenza de! cerchio ABCR si prenda,-rn orrairrnqrrc arco AR = q, e l'alfto 63 = gin e poi la stessa circonferirnTrr st cl'.'rii,r 'i],r, nel numero n di parti rrgrrali comincianrit- cial punto IJ. crti nrgii archr Bc, CD, cd, ec., e si uniscano gli estremi lor<, con un <iatr, punto Q nei

la r sia un numer() impari non maggiore della n. L'apotome 1-x" ha per i

+ xx, ma la r deve essere un numero pari non maggiore della n. E 'l trinomio 1-2kx' + x2',
suoi fattori trinomj della stessa fbrma 1-2x .or
ha per fattori quesr'aitri tnnoml 1-2x cos

2fi j q

+xx, ove la 2r non sia

maggiore della

n" (B.N.N., Ms.III.r-.1 1, c. 90v).

del Geometra nosro [Nicold Fergola, n.d.r.] (dei pnnri, ch ri per elrr,' compose [comunque non dei primissimi, perc\e rai sentre.l: i,lee r,,'r compaiono nel Ms.l1 della B.N.N. redatto antenormente ai i790 e (.tt. riteniamo il piir antico tra quelli pervenutici, n.d.r.])intittilato cos) .!eu,.,,,. IV. Delle funziont circolai. Lapo I: Preconoscenze di quest,' itrg()rnenitt" \ per dare l'idea al lettore, Teiesio aggiunge che "rnnanzi apii ,rcchr rli .i r scuno la metto, quasi collc parolc stesse del sapiente arrtor itrro chr- :, scrisse'. Non sappiamo a cosa Telesio intcndesse rifrrirsi ci.n i'esnrrs.i.ne 'quasi colle stesse parole", ma sicuramentr ia crtazit,nr.('sprimc
c,..!:

t54

Dlircrufc di dinotarle. I1 primo di quesri due metodi che si chiama Sinresi o Anairsi (ieometrica, fu con eleganza praticato dai Geomerri dell'Antichita rimota, e forma lo spiriro sagace di inventare in colui che lo coltiva. Nla I'alrro. che da' Moderni si i rirrovato, e che io nel decorso di quesr'()1rera LElementi di Algebra, n.d.r.l io vei dichiaro, cioi la nostra Ana-

itsi, c assai pit) spedito del primo, e ne offre venu oluemodo lniversali cr:proSe." {B.N.N., Ms.III.C.)4, c. lv). ' B.N.N., Ms.III.C.j2, c. lilv. ' Intendiamo ril:erirci alle espressioni
LL)s(g

:: I t""{' + "'rfr) 2

seng =

-l=:

z"J-t

fr"fi "n{]).

'l-1.N.N., Ms.III.C.-t2, c. 8fv. I B.N.N., Nts-III.C.il, c. 7Ov. n iitdem. ' ,Ulo stesso modo Fergol2 ulilizzeri, quando lo riterri opporruno, comr campo di applicazioni del Calcolo la Meccanica. lnfatti Luigr Telesio afferma che Fergola "volle aggiungere al suo Calcolo Integrale un C-apo [a noi non pervenuro, cfr. G. Ferraro-F. Palladino, Sai manoscrttti, cit.. p, i94, n.d.r.l intitolato cosi; ciod a &re Applicaziont del Cabola
Intt'grale alh Sctenza delh Natura e 'l fece per variarne l'uso; giacch6 nelle aitrc sue lnstituziorii, nelle quali di questo metodo ragiond, I'avea sempliccnrenrc adarraro alla (ieometria." (Elogio, cit., p. 100). i' Anche per esso rinviamo al cap. 4. rr "Ma quesro grant{ioso.lisegno della nostr'Algebra parmi che a tre crrse nducasi principalmenre: 1. Ad esprimere convenev.[olmente] le grandezzc di qucl Probiema, che con ml arte vuol risolversi, i rapporri loro ed trgni iltro determinare di esse.2. A trasformare la narura di ral problema in una lcgrttima srmbolica espressione, lo che si dice tradune il problema m EquaTione. ]. E finaln.lente] a marreggiiue quesra in modo da dererminar ed esibire le ignote di tal Problema." (B.N.N., Ms.IILC.I4. c. .1v). t: Neiia Prefbzione al citaro Truttato aralitim delle sezioni aniche tpp. e )), Fergoia tiene a rievocere la vicenda del cosiddetto "Problema di (lramcr". dal quale ricordiamo la brillanre e fo-osa soluzione, condo$a col nretodo dell'Analisi geometrica, data dal suo geniale allievo Annibaie (iiordano (1769-1815) nelle .Memorie di lMatemarica e Fisica della sociera ltaiiana delle Scienze> - detta pure "dei O" - ,,. IV, 1788, pp. 4-17. presntara da A.lv{. Lorgna). Fergola, in relazione alla soluzione, ddlo stesso probiema, data da Lagrange (Solation algibrirye d'un problime de giomitne, <Nouveaux M6moires de l'Acad6mie des Sciences et BellesLettres de -Berlin>, 1776-, in Oesures de Lagrange, publi6es par les soins de M.J.A. Serrer, Paris, Gauthier-Villars lg67-1g92, r. [V, pp. ]li_ll9), com-

meota: 'Il Problema d'iscrivere in un cerchio un triangolo, i cui lati pro domi lcioE prolungati, n.d.r.], se ne sia d'uopo. passassero per tre punti dad, fu risolto con ammirabile analitico magistero dal Signor Lagrange, nella cui mente erasi quella scienza con sagge misure architettate. Ma il valentuomo non vi esibi la costruzione del risultamento: tanto era questn perplesso, e da geometriche ragioni dieno. Onde gli ADalisti ddla Realc Accademia di Pietroburgo, tra' quali il sommo Euiero eminentemente n lucea, dubitaron forte ddla possibiliti della costruzione, e qurndi il valc'r.: della soluzione del Problema". tt lui, cit., p. 41. Se, come abbiamo accennato, I'impossibilita di rappresenare sinteticamente i numeri immaginari conduce Fergola a una trat tazione purnmente analitica della teoria delle funzioni circolari, rriceversa I'impossibi.liti di interpretare geometricnmente le grandezze negarive c come si evince da questo brano, una delle cause del rifiuto della 'geomc' tria a due coordinate". tt B.N.N., Ms.Itr.C.li, c. 4r. Egii chiarisce questo principlo prosr' guendo l'argomentazione con le seguenti osservazioni: "Niuna cosa i si facile quanto il descrivere con moto organico un Cerchio, un'Ellisse.

un'Iperbole o qualche altra curva di ordine pii aito, ciod I'esibirnc geometricam.[ente] i perimetri di d.[ene] curve, e l'aje. Ma I'esprimere
analiticam.lente]

i mentovatr perimetri, chi nol sa esser malagevol cosa, e trascendente? Quindi i, che la genesi geometrica di una grandezza c la di lei --spressione anditica non son taior n6 comunicanti fra loro, ne affini". 15 lbtdcm. t6 E probabile che a tde concezione fergoliana deila Sintesi geometrica si anenga Flauti, quando, alla p. )OOfVm dei Doctmentr Jrozcr (essi 'I'lattato analittco delle rcztont furono pubblicati come premessa al citato contche e &' bro luogbt geometici di Nrcoh Fe4oh) parla dell't=istenza tra i manoscrini di Fergola di "una lunga memoria su i massimi e i minimi srnteticamente rattati". Infatti Telesio, dimentico dell'accezione che il tetmi ne'sintesi" aveva per il suo maestto, accezione divenuta dei tutto desueta negli anni in cui egli scriveva, pensa di cogliere in errore Flauti su taie tatto affermando; "La lunga memoria su i massimi e i minimi sinteticamentc trattati [...] fu da me e dal signor D. Giuseppe Scorza beo ventilata, e ve' demmo, che quantunque nel primo aspetto sintetico sembrasse il meto.ltr, con cui fu scritta; nondimeno, se con disappassionato e pcrspicace occhio vogliasi considerare, si dovrir conchiudere, che i pnncipii, di cui I'autore ta uso, sono per la veriti quegli stessi che nel Calcolo Differenziale si adoperano [...]" (Elogn,.it., pp. 272-2D). Questa memoria E oggi smarrita. Da
fu ratta da Flauti la Diufuaione del pnnapn fondamentale pet i geometri arrticbi in risohtete t problemi di massimo e mnimo, Napoli, Stampeessa

Lt2

151

trigometrica. versarsi neiie appiicazioni asratte di essa. Ed ei vi premise eziandio un breve saggio storico intorno la Trigonometria" (p. V-VI). 2rCon le parole di Fergola: "Suol dirsi Problzma delk multiseuone angolare quello che dal dato seno e coseno di un arco si esprime il seno e il coseno di un arco molteplice o summolteplice del dato" (B.N'N., Ms.t-IIC.1l, c. tiTv), ovvero il problema di determinare sen no e cos no in funzione Ji seno e coso. 21 Nel Trattato analitico delle seioni conicbe, cit., alla p.1^5a, vi i una nora in cui d tormulata un'espressa critica a Lagrange per non essere rirrscito ad evitare l'uso degli immaginari nella dimosrazione de! teorema

di Calcolo Dif{nenziale e Integrale di Lacroix [...i" ((-itiamo ria F.P. T,rc ct, Elemeti di Calcoln differetti,tle e Ji calcolo inteXrai., nrn.r1i, [alia Reale Tipografia Militare, 18I0, p.105). Tucci. <.ltrc a non apprczzare i! risultato di Fergola, il cui obiettivo finale era di cvltart I'usc ,t.i ntrtr'ri'r' compiessi in problemr di integrazione, setnbra tr.n..0"'. cht- nc] sttr' testo propone, a tal riguardo, una dimostrazione che si tro"a anchc, rrtpt damente accennata, alla c. clr del Ms.IIL(,.1 1 di Fergoia. che lr inii,'duct'
con le seguenti parole: "Quest,:t teorema [Fergola si riferiscc ei t.'t.rcma ca

noi riportato alla nota 1 di questo capitolo. dimostrato pcr mez-zo clgq teorema di Cotes e De Moivre, n.d.r.] potrehhesi in mod() prrr3m.lente]
analitico dimonstrare."

di (lotes. 2t E appena il caso di ricordare come tale argomento del Calcolo integrale si sia sviluppato con notevoii difficolti iniziali. alle quali Fergoia ritiene di dover accennare nella citata memoria sr:J Teorema ciciometnco cotestano: "I (lctrmetri di quel periodo linizio Settecento, n.d.r.] stentaron molto nel risolvere in fanori un pnlinomio razionale: e I'Analisi non pote per rale intoppo progredire. Vi rammenterd che il Gran Leibnitz vedendosi arruilluppato nel risolvere in fattori duplici reali non gii un binomio con esponenti generali. qual n'i il proposto [a+x, n.d.r.], ma iI seguente
aa+ra

B.N.N., Ms.IfLC.11. c. 8,1r. A td ftne basta considerare la successtone h. .. c(!sn(r) t iscnn(r). dove i i I'uniti immagnaria e <o un infinitcsimo. Essa cosrituirte un,, progressione geometrica avente tanto la ragictne quanto ii prim,' termln(l+ito. lnfatti, posto g" = no) c tenuto cont() dei corollari .i:i l-),;crtnreni,' 1, si ha:
26

2-'

[,..] trascorse

anche a dubitarne della

possibiliti della ricerca."

(<<Atti

h, h"t
(cosg"

cosg, + rsene,
coSQ"-r

cL)s9" + / seno.
cos(p"

lsenQ'-,

r + r5en0,

+l

dell'Accademra delle Scienze>> (Napoli), 1819, I, p. 2511. ia La scomposizionc di 1+xo in fattori trinomi d un argomento comune alla trattatistica dell'epoca. In genere, da tale scomposizione viene derivata il teorema di Cotes. procedendo in senso inverso a quello, qui sopra descritto. con cui opera Fergola (cfr, L. Evler, Introductio, cit., cap. IX, pp.I07- I 17, S.F. Laooix, Traiti, cir., pp. 294305; O. Colecchi, Clalcolo dif,fr'renziale e integrale, Napoli, nella Stamperia dell'Istituto Politecnico-Militare diretta da L. Sangiacomo, 1814, Libro tr, p.27 e segg.). Vogliamo qui notare che, curiosamente, Francesco Paolo Tucci {17901875), pure egli allievo di Fergola, ma awersario di Vincenzo Flauti e della cosiddetta "Scuola sintetica', nel trartare un simile argomento mostra di risentire del clima pesantemente polemico dei primi decenni dell'()ttocento. Tucci, denotando scarso apprezzsmento verso quello che rappresentava uno dei maggiori tra i risultati pubblicati da Fergola, osserva: 'La decomposizione in fanori di primo e di secondo grado dei binomi e dei trinomi considerati in questo articolo, equivale e sumoga con vantaggio un teorema di Cotes e uno di N{oivre, nei quali i detti fattori si rappresentano geomctricamente per via di costnrzioni abbastanza semplici, e dipendenti dalla divisione dei cerchio in pani uguali. Nello stato aftua.le della scienza questi teoremi sono da considerarsi come oggetto di mera curit'riti. e possono lcggersi per chr ne avesse vaghe:za nd, Trattato in 4o

cosq,,r) + i'seng"cosQ*1

reng:1

+rsen$'l
.I . r/rl

, -{'} Scn9, + jft} :C)S(C"-I ,-t+cos(0, r i-<.11|T)" '

.t

(r)
-_.

rseDQz;+CoSO,, cosg,,+lscn(Do-l

Ma anchc e:nu'(dove e indica il numcr,. rii li,:lreroJ

geometrica aventc sia come ragiOne siil c()mr prtmo tcrrninr r'

i una pi,r;lressit-r,' - ,''1'1

quindi: cosg
2r

28I quali sono dedotti dallo

B.N.N.. l'{s.III.C.l 1. c. {2v. svilupp.' in seri. Ji ptrrcn;.t' cl.ila iunzii,r'.

f fir.nq "io.

esponenzide (ivi. cc. 43r4)vl. 2e La dimostrazione iniziaimente adottata da Fergoia (lvr. c i4r". iiovuta a Eulero, udlizza il teorema di (,otes. Su taie argom!'nt,- ctr. il cei'. 10 di questo saggio. r'Ci sembra opportuno ricc.rdare che it Preroztoni di l:rrc,:'La srrirr suddivise in varic parti, dal ioro autore den(litmate ''capi" ,' rral'ati". i' veda a tal proposito Li. Ferraro-F. Palia<linc, .\ui ,'z'tt,,strttl' i' \,tt',''," Fergoit. cit., pp. 162-161 .

158

csar,rczzd i.l ocnsicr<.r

dl Fergola

qua.le emerge dall'esame delle cane mano-

Fe4oh)

di scarso interesse. Rilevanti sono invece le tre stesure che oggr

scflttc s()prawissutc fino a noi. Facciamo presente che il capo da cui Tricsi. trac la cttazione non ci d pervenuto. (cfr. G. Ferraro-F. palladino, \ur nzanostrttti di Nrcoli faryola, cit.)

si trovano nel Ms.

:: :5 ' N,ruygil.

,tout:\drt. Je ii,nttes,ta Je fluxion et REduits d l'Analyse algibnqre des 1u,tntt!,:r ,t'tt:tes. Pans,,ic I'impnmerie de la R6publique, an. V (1797), pp.

ll cur tttolu i cosr completato-. contendnt lcs Pinctpes da Cabui iitlirtnttci, riegages ,ie toute considintion d'ufiniment petits ou d'era-

l.

po. oi

' \. F Lae roix , '[raite Ju Cilcal Dffircntiel


tr2.

' lntroductzo. ctr., pp. 9)-l0t-.

et du Calcal Intigral, cit.,

A.li e A.14; A.15 e A.16; tutte prive (l(:1 (B-15 e B.8; probabilmente desrinata .r.-i Capo I), queila del tvls.Ill.C.l2 essere letla all'Accademia delle Scienze) e le svariate carte, dedicate a questo argomento, contenute nel NIs.III.C.I), esaminando le quali sr pu,, cogliere la genesi delle idee fergoliane. r; Per una descrzione pii dettagiiata di qutste memorle rinviam,' a F' I[.C.]l
(A.8;

edrrion, revue , cornge et augmente par I'Auteur, pars, (,otrrcrcr. Ib{lh, in Oeuures, i0, pp. 40-42. A p. 6 del tomo i spiegato in qual m.tl. qucsra edizionc delle LegonJ rappresenri il risultaro finaie deli'accurnulazitinc di vari gruppi di lezioni via via pubblicate). ' ( tl4srp;, It). p.42. (.ir. anche 'I'heone des fonctions dnalytiques, cit.,
'. f i -?1.

l.r,rur.tilc ediri,rn, Pans, (lour.isr, 1811. ln Oeuures, g, pp. lg 19. 9. p. )8. L cspressione di Lagrange'en quarriime lieu" si rife_ riscc ai tatto chc si rrarta ciel quano wi.luppo in serie di potenza che egli vuoic dctrrminare, dopo que[i del binomio (l+x] , dell'esponenziale e del

Amodeo, Itita matematica rrapoletana, cit., II, pp. )4-40' Anche (i. Lort, nel suo Nicola Fe4oh e h scaoh di matemattct che b ebbe a duce tcit-' aJ),r pp.21-)l), ripona alcuni denagli tecnici delle prime due mmorie scnza che a nostro parere ne venga colto il senso compiessivo, tanto che la tetza memoria, che realizza una delle finaliti delle ricerchc di Fergoia, e iia Loria solo citata, ma non esaminata "perch ii suo fine la ia ascrivere rr, i commenri ar Principia di Newton" [sicl]. rs ll quale, com'e noto, afferma che in un quadri-latero inscritto in una clrconterenza la somma dei prodonr delle misure delle lunghezze dei latr opposti i uguali al prodotro deile misure delle lunghezze delle suc diag.' nali. !e N. Fergola, Dal teorema Tolemaico, cit., p. 2092c

': ivi.
t nr r;.

Cfr. V. Flauti, Delh Tigonometna Rettilined e .\iertca. L'opera

iogart

irssa \1 m()va nel t-ap. [V di questa seconda edizione delJa Th4one lDt,;ri'.,:tr'n tur la m,iniirc .y'e diJure les senes qut expime?tt les exponen-

ttt'il.:,
a

l4titrt,,tut). (-,fr. ( )euures, 9. rr E, probabilmentc, anche quesro il senso della digressione, esmanea eil argrrnr.nttr princrpa]c della Tbloie. Per una dettagliata analisi della ricerce iarlrangrana degli sviluppr in serie delle funzioni goniometriche (e, piu rn gcncra.lc. per la probicmarica relativa alla riducibilita andirica delle funzi()nr goniometnche) ctr. M. Panza, It forma delh quntit,i, <Cahiers d'hisrtrirc e '. .rc philtrsophie des sclences>>, Q), )8 e )9 0992), pp.752-760.

,e: ioganthmt; les stnu.s, cosinus et ies alcs, de stmples constdiratton

ebbe non meno di quanordici edrzioni. lntercssante ci sembra l'ar.tertimento ai lettore premesso all'undicesima edizione (Napoli' Nella Staml'cria per le opere del Prof. Flaud, 1810), dove I'editore (ossia il medesimt' Flauri) pariando di se stesso in terza persona afferma: "Nel 1810 iJ pr.rfessor Flauti pubblicd la prima volta i soli elementi di Trigonometna Rertilinea, che furono aiquanto pii.r estesi allorch6 nd 181-1 dove rtprodur li, con I'aegiunta della Trigonometria Sfenca, per Ia ragion" notata nei-

problema inveno delle forze centrali consiste, com' noto, nella ciercrminazione deil'equazione delie curve chc vengono descritte dai corpi s<rggctti a una forza centraie.

it ll

I'Awertimento premesso a ques[a edizione. Seguentemente iurono per bcn tre volte pubblicati nel modo stesso, a meno di qudche leggiero cambiamento; ma nel 1819, allorch6 Per la sesta voita uscirono in luce , trovandosi dal Fergola pubblicata negli Ani della Rede Accademia delle Scienze di Napoli una Memoria, nella qrrnls i principii fondamentdi per la cosnuzi()ne dd Canone Trigonometrico vedevansi elegantemente dedotti dal teorema Tolemaico ddl'uguaglianza de' rettangoli de' latr oPposti di un quadrrlacero inscritto nel cerchio, con quello delle sue dragonaLi, furono questi stessi adottati dal Flaud nel suo trattato eiementare, che si vide anche

,)

r' Aile t-unzroni g.niomctriche sono dedicati vari capi delle prenoztorrr. lonser,./ati rn diversc stesure. La piu antica, che si trova nel Ms. 1l dclia b.Li.\. (1.i4. con tale indicazrone urilizziamo, qui e nel seguito, la ciassrtrcazrone crletruard nel cap. I del nosho Su manosctitti di

I (iril9i, pp.205-1l'

Ntcoh

aumentato di due libri, e di alcuni capitoli contenenti riccrche alla pane elementare della scienza trigonometrica non essenaali; di td che la mancanza di essi non formava un diferto nelle precedenu edizioni: e che di fatri potranno gi'institutori comodamente tralasciare nell'insegnamento ordinario riserbandofi a coloro che vorranno, a compimento delia scienza

l5(i

1t7

^\r)n cl nl(rrant(), o\ l:tnlente, a] Ms. 11, in quanto esso e anteriore al1.rab,'razrune, iia parre tJr Fergola, della teoria delle funzioni circolari lfir qur abbramo icscntto. " .\lla c. 268r, sorro la dicitura: "Primi rentadvi sulle rrascendend iraic iral ecrchro". sono csposri contusamente alcuni teoremi sulle funzioni ,-'ir -.:tarr. Nei e,rmprr'rc ralc tcntativc Fergola si ispira alla prima edizione

il dicono' son poste I'una accanlc' all'ahra retiz't nicnomtr ltltsr"'rilirr'


senza potervisi discernere n6 quali essi sieno, ne quantc. tJutndi

,-ir,.

i.,-lia I l'"r,n, Iay,r.angiarra. Il printo tc,rema conrenuto in questa carta, intatLr, arl(:nna:'Sc r.l sienc, r duc arehi X, e Y, i cui coseni sieno
iisl)crtrva.in)cnte] x, ed 1 c sra nX = Y, sara (x +{r J ), = J +r/'i'i I trguia. e.ioe, vuole dimostrarc ia relazione (cos r +r/Jsen x)' = cos n x i 1 | srn lr r. punro di partenza di Lagrange in detta opera.

" ,.\ .. 27lr 't (,ir. Doe unrcnt() [. (-ir. Documento I icorollario 2]. '" \i ossen'i che. in modo sostanzidmente analogo, Lagrzrnge dopo cssc: )ltuntlr dic tlt c i-l) non coglie I'occasione per dare una pii ampia
ciali. ,l , di questo paragral'r. con
-it..,r. l5). ti':iinrzrtrnc dcl sen. e eoscno e che nella seconda edizione della Tbiorie J,:., it)nL!t()rt! tnahtrques sviluppa la teoria delle funzioni circolari a partire
I'assunzione che u' sia ugua.le ad e, nunrr,r rli Ncl)cr(). Si veda a iil proposiro M. Panza, La forma della qanttt,),

giustamente chiamasi Grandeua Continua, cotesto tuttc)..." rl|,tieot, \', scguito ci rifenremo a questa nozione di .grandezza co11i11ut :,'l'iv''tr.ir' 'grandezza continua'. t'Ogni Grandezza discreta intendest prod()tta crtn apporlc su(!(s:l vamente parti a Parti o con I'esibirne i successivi stati di quanllta di e.t.i t...]. Le parti di ogni grandezza discreta son distintt tra iorc,, e coli a;tttut, gerne una di cssa all'altre successiv.lamente] intendesi tormato c()testc'| /a//' nrmenco, o discreto, o discctntinuo. C.osi i numert della progri'sslonc natrrrale nascono, come I'e noto, dall'addizionc continuata di untti ugualr. I termint di ogni aitra progressione crescente, r cluali son anchc quaniiin discrete, s'intendono natt coll'untre a ciascun di cssi queil'aumento. .irc iti Iegge di tal Serie vel prescrive. t...1 Cib Premesso, se chiamasi a il lait'i- .h' abbia una di queste grandezzc nel momento.iella sua Hcnesl' (' dtl \tr{ qualunque siasi proccdimento: e poi le si alqgunga tmmcdiatam.:nt( f : sii!-J a+e

il

successivo valore

di

ta.l gran,l.zza.

fratto genuino [ossia una frazione

s. fti dintrti un ,lltalunq',' proprra, n.ci.r.], ,Jnde sla -1ft 1r',,rr'r'


E

(,APITOLO t'

(.,

trtt,rti.ii i"erg.la c in parrierlare ai capiroli, scritti negli anni tra il 1807 . r-l rlit.t, chc neiia citara memoria jw manoscrttti di Niccoh Fergoh ab:,' ia
,,i'.ii,
bramr, classifieato con -{. 1, A.: e A.]. Ln prececienza Fergoia aveva discuslrrrrblerrratlca conccrnente la continuita anche nella uerstoze 1804
?r, nt'zutnt. 'a! capit<-tlo B.

rirerranrrr qui all'uitima sresura ,Jdle prenoaoni all,analisi deglt

di e, il binomio a + -y-L dinoteri generalm.fentel ciascuna di qrrc'il. infinite grandezze ch'i maggiore di a e mint:r. di c L quindi saran ' 'rl cepibiii infinrti valori medi tra ie due a.d a+t i..'i. t sarir tant(' ;rr piccroio I'intervallo cie' due succcssivi vajori di a cd a*e, quatlt(' sia r'iu picciola I'additizia e". (lvi, c. lv). In seguito ci rilcrircm,'J qu(.{ta nr)zrr'rrrdt grutdezza discreta scrivendo 'grandezza disereta' 5 'Se una parte qualunque di una gtandezza continua si essum' p''' unith, ella dovrb ricevere nella sua genesi tutti que'val.rri numL-ricl rnLcil. o fratti,.li cui i suscertibile; restandone interrotti .la altri valori irrazt,rna li, cioi da altre grandezze non numeriche." (Ivi,.. f.7). "(.)uanrl6 '.rnJ. rtti., si divide in estrema e media ragionc, ciascun de"lue scg,mcnti :rvta rrr valore determinato, ma niuno sarir esprimibile in numert." iB'i' \'
Ms.lII.C.l2, c. lv.)
'' "[...] dee esservl un'cssenzial divario tra le grandezze ch'r chiamiatrt' discrete, e quelle che son conttnue." tB.N.N', Ils.Iit.(.. ll. '. 'r'' ' 'Una Grandezza Discreta tanto pir) si accosta alia nature 'ji rtn" Quantit) Continua, nla senza poterlesi mai identifica.c, quirnt(' sicno l)iir

l.

' "{ )gni grandtzza (.onrinua, qualunque sia quanriti, la che in se rac_ , t'u(ia. su.l intcnicrsi generara non gra per apposizione di parti, ma da lrri Lrrt(' nroto di un punro, di una linea, di una superficie. Ed ella rn (Jucira sua gencsl ciee successtvam.lentc] assumere quegl'innumerevoli ;alr,rr. t irr: tra la detta guantita e'l nulla s'interpongono. Dilucidazione. Le Daiti '-;cli'cstcnsl()nc. c()nlc I Ge()nrctn, e gli ()ntologisti concordam.[ente]

ti'.)i.l'r., !1s.lli.L.t

l,

t:.

1r.

picciole, e pressoch elementari quelle particelle a.l.litizie, tla cur elia emerg. o queue differenze de' suoi successivi statr quantitativi-" il"'i'

c.2r).

'Ivi, c. iOv. 'lvt, c. lr. Cfr. purc qui il Documento III


16,i

lbri

'

Ibrdem. Nicoln Fe4ola'

''B.{i-N.. N'ls' 11, c. 44r. ': t.[r. (,. Femaro-F. Pa]iadino, \ui manosctttti di
pp. 1x2 lR].

ctt''

" Ferg,-.la, cioc, e ancora legato a una concezione sostanaalmente riconciucibilc a quella euleriana rispetto a cui Marco Panza preterisce parlare, aDpunro, rli 'assenza di saiu". Riferendesi alla funzione esponen)i"1. u = a'e alla iormula (1) (per la quale ctr. infta nel corso di questo .rpit.,lo) quesr'uftimo osserva che: 'Qualcuno potrebbe suggerire di ftadurre una tale proprieti lla (1), n.d.r.] in termini moderni, equiparandola alla continuita della tunzione y = a'' Questo comporterebbe tuttavra' a mio parerr, un serio travisamento dei punto di vista euleriano, per cui osnr tunuone, rn quanto qudntii, E per sua natura intrinseca u"a e quindi itntinua,,.lln I-a iorma delh quantit,i, cir., p.471). Per ulteriori infor-mazioni ai riguardo cfr. anchc la nt. 19 di questo capitoloi{ B.N.N.. Ms.III.C.I2, c. lr. Nella nota relativa a tale brano Fergola ..Vaie a dire la variabiliti di una grandezza escludc il valor medio spiega: tra clue aitl succe.ssigi immediatam.[ente] che sia della stessa natura di
qucsti." Si esclrrde

cini cbe una variabile


Sui

possa procedere per 'salti".

; Cfr. G. lerraro-F. Palladino'

manosoith & Nrcoi" Fergola' cit'

In corrispondenza a quanto atfcrmat<-r circa I'evoitizr,.n( 1i6i q.rn1r: to di variabile in Fergola, rilcviamo che questa dimostrazr,'ne i assenie n, pii antico lt{s. 11; e riportata scilL) ln nora nclla lercron.. f r/,-J 1i6llc 1,,. flozioni (MS.III.C.]2, c. 8vl, mentrc nel successivo trattirrn trel lgt;. a..,. me la dignita di teorema. t sotto quest uitinra t,rrmu ia,r(.rsr.)ne chc ..,.,r pare qui nel Documento I\'. 22 Ad esempio M. P.nsir1. constara: "Apris 1;;rr f ...j i.lans pluspa,. des cas, I'exposant considire csr un nomhrc r[el quclec,rr(i,lr. et ;( FJs\.rf:. du cas fractionnaire au cas reel est lrne.J.s ,:tapes dl eai, irj nrrr. .,.:.. date, les auteurs qui s'obstinent a n erurlicr que le ,.,rs cl'rrn c\l'r,s.r.,r fractionnaire sont souvent cles mat.hematiciens de m,rrnirc imno'ra..( lin Jalots bistonque pour uttc ipistinologr ti; la srne ,i:; i,trt,,nt . ....,,-^ ces et techniques cn pc.spective.. I.i l9g7 l.)Rir. n. q;; 2r Fergola lo tormula con quest(- paroir:: "Le gran<loz;:,, l. h. c_ r: ,i.rr proporzionali, gli uguaim.lenrej rnoltcplici della p'ma,r..: cir:lla icr:,.:r, \ accorderanno ncll'insiem mancarc, parrqFlare. () superarr tli ,rg,ralm.'..r,., mcilteplici della scconda b. e drlla quarta tl-. (h.N.N lis ITI r..ii 274r1, che i sostanzialmente ia nor.a f.rmulazione ,iella d.i (- rl.i lihr, degli Eiement: di Euclide. 2{ Ivr. c. 17.1r. [n seguito per iare rilenmentc, ra ol{,\:,1 lrr,rt\()(rz]r\n
;
, , .

2r

p.

1ft6.

scriveremo'principio'.

t.[r. qtri l)ocumentc ITI.


tt I!.:ieT atque crescente Exponente ipsius a simul valor P(ltestati\ augctur, si quidem a est numerus unitate maior; sequitur si Lsponens infinite parum cyphram excedat. Potestatem ipsam quoque infinitr parum unitatem esse superaturam. sit (o numems intinite Parvus. scu Fractio tam exigua, ut tantum non nihijo sit aequalis' erit a"' = 1 + V' cxlstcnte v quoque numero intinite parvo. Ex praecedente enim capite y esset numerus infinite i._-tr. qur la nota successil,a, n.d.r.] constat nisi pr*ur. neque (!) talem esse posse. Erit ergo vel V = to, vel y > to, vel ry < o). quae ratio utique a quantitate litterae a pendebit, quae cum adhuc src incogntta, Ponatur V = kro, ita ut sit a''' = I + kro ["']' llntroductio' at"

:t Cir. qui Docum('nt(r \'.

r' -Qrria cst a' - I,

:r.

85

nome. adopera di iatt,, jj rn1lql.;1n,r cL)n(,:ff. \i tunzione, quale legge di relazione, ia noz.i,rn.'rli corrisFor:ric'nze ol;: .r.:ir, non rimanda, neanche in linea di princini,,, a rtna ii,rn,. an^lrtic.r. -, solo alla relazione esistente tra due insieme di .ggerir i', di .ranr.it,z.,,. Tale nozione i, poi. utilizzata da i:ergoia neiia dimostr;rzl{rnc.c! rc,,ri.m del binomio, ove egli considera la corri.pondL.nza t..r il sc.,,nd,, .r,,., ficiente dello sr-ilunpo del binomi,,. /!+xr'e I'espon.-nrc n r.l.:llt,rit.:..r kfr. infral. Come abhiamo gii rilcvato rt:np. d). qtrantl., [,.r*li,la. 6oq.1, iquesto caso. fa rifenmento alla geometria e alla granritTTf gr.,rnr,,:.,..i. ossia si mantiene nell'ambito del 'Calcoio [,()metnco .ii .l\a,r! lnii 3 ,,n

e, senza utilizzarne

:6 In guesta dimostrazi<rnc Ferg,ria ;.aria

il

di

gran,lezz-,-

j/,mlsn(\ndin,

r'Si ossen'i che, nel cap VI dell'Introductio citata, alla p' 71, Eulero

).

cezioni modernc.

tiiscutendo sulla tunzione esponenziale a' si preoccupa, intuitivamentc. di c,rsrruirla in modo che sra continua o, meglio, che non faccia "salti"l ad esemoic,. osserva: "Si fit a = (), ingens saltus in valrribus ipsius a depr..henditur i....1" e -Multo maiores autem saltus occurent, si quantitas c()nsrans a habeant valorem negativum [...1".

B.N.N., Nls.III.C'12' c' 8r.

B.N.N.. Ms.IIL(..r2. cc. 58r 5xr. [,ss,,. t3 qLii 1ip1,,6i,rr,1, ^,., r'1... menti, al numero VfI. 2*Ricordiamo che il teorema del ninomi,, xvcv.i Lrn rri(rr,, ,....niral. -.Calcolo subiime settecent!.sc() non fi3ragonabilc ..on ll 1,.-s;,,,,y^, h occupa nell'attualt sistemazione dcli'Analis: inIinitisinre:, r 'lr L] ,:' .q. v'y, Ialons bist.,rirluc. cit.

27

(r:

t.ir. _f. Dhombrcs, QueQaes aspects iie I'btstoire d.es 1quations lbn_ !i,,trnciles h,tt o 1'"rurution du concept dc fontion, <Archive for History ot i:xact Screnccs,r. lo (1986). pp. 150-164. " L. Euler, Demonstrano theorcmatis neutoniani de euolutione pote\tu!utn lrtrtonttt pro casibus quibus exponentes fion sunt fitegn, <<Novi Com_ n:crr rarii ;\cadcmrae Screntrarum lmperialis Perropolitanaer, XIX (177 5 t, i'tt.rrrlrrrli. tvprs Academrae Scicntiarum, ll75, pp. 101-111.
.

:"

(,APITOLO

l Cfr. G. Ferraro-F. Palladino. \ui manosctttn


pp.187-191.

& Nioh

Fctgoiu

':'

'lvr, p. 191.
r

B.N.N., Ms.I[.C.] 1, c.

l0]r'l1rlr. (,ome gia detto, non ei c p'r':

N.H. Abel,
i +,.,t,)urnai

Rechercbes sur la

siie

mlm-7)tm-2) d + .-., i 1.2 1.2.) tiir die rerne und angewandte Marhematik>>, I {1g26), pp. lil_
'nint - l) X1----1iru

tn

7',;.

nuto il capo I de| Trattato delle sene eorrispondente a quesro; cLrmui-lqr-ic da vari eiementi cootestuali si deduce che Fergola non abbia modii'i,-rri,' le definizioni fondamentali. o "Defin.lizione] II. Una serie dicesi conl'ergente. sc i termint .'i' cessivi di essa vadano sempre decrescendo, ral che i finaii sien q,-tasi zero.'(h,i, c. t0lr). Ad eempio, Fergola consldera decrcscente la -..':i.

" i .tj.T. Aeprnus, Demonstratto genenlis theorematis Neutonrant de atri.,rtnto ad potenti,tm tnciqlinitam elet;ando, <<Novi Commentarii Academi.:c \cicntiarum lmperialis Perropoiitanaerr,

1111 f--+ 2)45


frnitr.

+--ec.
diri
divergente se I termini di

i\!ir(icmirc Sctentiarum, 1757, pp.

Vl[I i7j7),

Perropoli, typis
15-

t "Defin.[izione] IV. Una serie si

169-1u0.

" ''

Iraite uu ( ,ticul DiJl|rentiel et,ju Calcul lntigral, cit., voi. I, pf_

vadan continuam.[ente] crescendo, o che

i finali

diventino infiniti

t'

'-""
nrrr

1'.r,-- 1>r.

i).

' i .usr. a<i cscnrpro, nel 1804 per dimosrrare il teorema 'La gtandezza ,::useetttbrl. dl t,gnun di que'numerici valori, che ftamezzAn lo zero ; r'i'infrnrto". nun cslta a richiamarsi agli Eiementi di Eudide: .[...] Impef'i,rrrr.lrid l.1oro dilterenzc a-7, a:-a, a)-a2, a]-at, ec. in continua progres\ri)r,e -c ccnte. Dunquc I'ultrmo rermine delle grandezze l, a, a2, at, a., ..., eh.. uguale a i, ed alla somma di quelle infinire differenze, cioi iI icriurnc a"' rara infinitc' [...]" lB.N.N., Ms.III.C.12, c. 8r-8v).

ire,, rl\aix)li), (.X (19e2), pp. 151-181.

rdlrr!'nrc nora a Ferg,.ld aveva gi) mostrato una diversa concezione della te.,rra icilc proprlrzi.nr. rentando di superare il tradizionale riferimento Lc('rnctrlco cd elaborando una solistrcata teona puramente aritmetica (ctr. t ,. Fcrrar.-lr. Palla.Lno, ()ontnbuto alla conoscenza del matematico Giuiio i.r/t'., rt f,t:chr di Fagnano, <Archivro Srorico per le Province Napolera-

[-] il raso cii segnalarc che G.C. de' Toschi di Fagnano nella sua Ict,nt s.'reraie icile ploporitont gec,metncbe (inserita nelfe produziont ,\iet,'natr,t,, Pesaro, nella sramperia Gavelliana, 1750, vol. I; opera sicu-

''

'' Prrleitont. ctt.. pp. lvr, p. ).

ts.N.N., lv1s.III.I-.t 1.

..

Scoi.[io].

llJv-114r.

sorroposri esempii ne illusrrano I'addotta d.fintzr.rnc:

1-5.

A....1+2+l +4+5+6+ec.

B...... -^-i ;- + -- * ; 2t{)rr

12115

A....12+)4+)-6+ec.
\Ibtdem).
n
,-

8......-=-].*'-'--= l\41

1)14

t
6

"convergentes autem series dicuntur, quarum termini continuo tiuni minores atque tandem penitus evanescunt [."] Drvergentes autem s(rle: dicuntur, qL"-. termini non ad nihilum tendunt, sed vel infra ccrrrtnr (L. [u limitem numqu,rm decrescunt vel adeo in infinitum excrescunt." Jiuergentibus, tn Open omnia ll)' 1'{' p' 58o)' Per rtna ler. De seniebus buona analisi della concezione euleriana (e pii in generale settecentcic3l di serie si veda il gii citato rrarraro di M. Panza, It forma della quantttd

lvi, c.

101r.

a: i, sara moltiplicato per a quesre due grandezze, *ah. r' ,, 4. c cosi pure a] > a2 , a, > at, ec. E saran per gli Elemend di
li,!,,'tr(
L.ssendo

pp.215-D6.

, Si riferisce alla serie, derm di Bcrncrulli. che nel Settecent<' efa sp(5 so ricavata artraverso reiterate integraztoni Pcr larti:

I B.N.N., Ms.III.C.I2' c. 66v.

f t, tp4x=xr_;,
ii
B.N.N.. Nls.III.C.11, c. l0llr'

tiP 'ta:P d;";,;_

ib4

1{-5

;r "Chiamasr Serie assuntizia guella che si propone con ignct! coefficicnti da dovcnisi determinare" (iu, 11lr).
1:''L'accurara conoscenza, e determinazione dioende principalmente .iai sap<.rne il di lei termine generaie" ilbideml. Per Fergoia, lo studio cicile serie consisteva nell.r studr<. del sr,ro termine generaie. i' Irr. c. flp. rprop;. XII,. " Neila plil antica versione del suo trattato, Fergola commenra tdc proposizione con il seguente: "Scolicr. Questa veriri non d di mera specrilazione. ma i'i un principio di infinite veriti feconde cui si agevolano tante operazioni, e ranti ripieghi di questi Calcoli sublimi." (8.[i.N., NIs. i 1, c. 45v.) (-on rale afiermazione Fergola sembra volersi difendere dal-

'.

irqql -1 1i6ncl an() ,,)rt,t'-re' '2 Con tale termine chiameremo quelli chc mente "criteri di convergcnza semplice-; 6if pcr rlsDtttare il slr'nl-lcat(l -convtr;rt nzr" amribuito negii scrini fergoliani al terminc B.N.N.. tvls.ill.C.l2, c. 80r. A tali quesrione Fergola dedica il 'car'o" \Tl .lti ['rr!t.it', ,-'.:il, tene, tecante il titolo Della Somma delle.9eie cte;rntd .'otl a\prtt:{2: I.:t,
2a

2r

ze, in cui principalmente si uti.lizzano tccniche manipolativ,nare raDidamente la somma approssimata delle serie.
2r
2t

Ftf

Cetr'!-ml

B.N.N.. Ms.JII.C.-32. c. 86v.

di eccessiva "sottigliezza", secondo un'espressione del Gcnovesi, s()strene: "[...] n.tn istimo sempre necessario venire sino a]le semplicissime idee, nel che credo di aver troppo gravemente peccato Cristiano i'rolfirr. 1....l Er:clide e Archimede hanno avuto anche della condiscendenza .ii tralasciarc certi assiomi, ma nondimeno comuni alla ragione umana alquanto aduita, non potendo dubitare, che non fosscro per venirc subito
I'accusa

ii quaic

Circa il primo crireric, Fergola si esprime in rlrtr:ti ternttnt nella Serie, che gli si proponga a semmatc, si prendanc' {.}\rrn(lrj( "' t.. f mini equidistanti tra loro, e st osservi. che la prtma ili queste ilr{n(1,'z7r stia all'ultima in maggior ragione della ditterenza rlelle prime .lrr, allc dift-erenza della seconda, e della terza {la quaj , o.a srroi ;rrendtr"i ner rtn Criterio della di lei somma tinitar, da cid pcr11i conchiudersi' ':hc ia ' j j ''tta' ' Serie non sia armonica, ma non gri suscettibile cli 'rna S.rnn'x i1nli'1 Jbuieml. Dove, iacciamc) notare. ch. per trc termini a. h. c v,ri,' i':rntr(',i nozione di rapporto
cr

rn mrnte a chi ragrona." (Logica, cit., p. 181). F B.N.N.. Ms.IIT.C._iI, c.22r rprop. XIII). :^ B,N.N., Ms.IIi.C.l2, c. 86r. Bisogna tener presenre che I'esclusione .itlla nozi,.ne di .omma per le serie divergenti sarcbbe venuta a ','iolare il

"medieta" armnnica,

.. ll - : -,, T:jlt

'rr\,/irrn{
'; .',

si fa risalire ar pitagoricr lppaso . Arcirita t clr. P:ia\rtrt,.i. (,ardini. Itrirtnze, I.a Nrtt-r'rr Jrammenti a c. di M. Timpanaro

-!'ctlt't't'r;.i

Traiit ; 'ir.

criterir' <ieila generalita dell'Analisi. f Euhro aveva introdotto una nuova nozione di somma nelle De .,enel'us Jn.'etgentibus, chc aveva riportatt' poi nelle lastitationes alruli itfterenttulit- dove osservava:'In voce summae latere totam difficultatem:
sr

I, pp.
4

-nim tilnr,nd seriei. rrt vulgo

usus fert, sumatur pro aggregato Omniun

,:ius termrnorum actu cnllcctorum, tum dubium non est nullum, quin earum tantum serierum rn rnfinttum excurrentium summae exhiberi queanr, guae

"[....'| parmi pii decisivc. il r:rttcrio as<rgnati]ni .r lal uor.r .i.ri \tl' Maclaurin. Cioi: prese nelle ordinate CK, DL. Lll. ec.. rielia i urii i':rF)'| )r tata in d.[etta] Proposizione lsi reterisce a un'ipcrbole. n.d'r'l le p'r1;; t f'. DO, EV, etc.. proporzionali ai tetmini della pr,tposta serre iq,r.li'r .li .'ri si vuole determinare la somma, n.d.r.], se i ottnti ().\'. etc. c:ld(rn(' ,lenlrr'
27

104-10s).

sint convergcntes. atque continuo propius ad certum statumque valorem de,lucant. quo plures termini actu colligantur. [...] Haec igirur incommodo, hasque apparentes contradictiones penitus eritabimus, sivoci summae aliam notionem, atque vu.lgo fieri solet, tribuamus. Dicamus ergo seriei cuiusque infinitae summam esse espressionem finitam, ex cuius evolutione illa series nascanrr.' \lnstitutiones calcult differentulis, cit., p.J8).

'i B.N.N.. }Is.IILC.12. c. 86r. ' lhien. : L da n()tare che in ogni caso Fergola non ddene
slrsso.
:l-,

di poter

sal'.rare le

strie divergenti a termini positivi: "Una Serie divergente, che ha tutti


suoi rerminr positivi. dee dare Somma infinita. Cio chiaro da Der rr L'r.

se

i.

r.

.'.. '{6r.
.!{)r-

I'iperbole KMN, i un segno probabile esser linita '.li St-mm, l:, l.i'-'r'r serie." (B.N.N., Ms.III.C.l2, c.86v). L'accettarc ttn irit.iio soil tr i.'rirli

AB

ni probabilistrci i' segnn rlell'imp.srazir)nt- !,-minent!p1n11-

lpnii ' :

I'

'i1ro

ii2r

.rric,

,u![a ia i.rrobignl2llca rctariva alia determinazione deila somma di una


nc.l sccondo tiei

" !bt,tt,r; 'i- inr(.i-cssanlc conironrarc Ia concezione di Fergola con ie conclu \r\,1'I c'l glunsc, rlcl l3tJ8, un altro n,tevoie matemadco napoletanc (il
: ui irLrolc e lrFato, tra .ic altr. cose, a una definizione di somma per le serie iiv.:rAsnr!), Lrncsto Cesiro (i859-1906): "Il esr donc impossible de spar 1rr nrttcnrcot ia classe dcs sirics convergcntes de celle cies sdries divergenr.r," r-ir Opcrt' sc.lr., a cura dcll'Unione Matemadca Italiana, Roma. , ,r:i:l.,11csc, 196.1-(r8, I,, p. 288). "(.luarrJo vl nrancan de' Nletodi, oncie poternc integrare una data ('\iricssrrrnc diitcrcnziale, altr, scopo non ci resa, come vel dissi, che di rt.iuria in Scric, c poi di prenderne de' termini di essa g.l'Inregrah. Ma ,-,,!..ir(: Serie di rad,r cmergon convergenti, . di quella rapida convergenza, i-lrc nc convicne: n6 l'Arte.lcil'Analista sa iarle mli, quando esse noi sie::.,." r1l.N.N.. IIs.lll.(..J i, c. .l00rr.

"igniticatr

sopra indicati.

't
o"

lkdem.
Ibidem.

precedenza abbiamo gia notato. anche con riguar<i<-r al conc,,rt, di funzone, come nell'ambit.r dei 'Cdcolo geometrrco' Fergola si avvicirre a concezioni e a risultati modernamente accetcabili. Cid awicne in quanl,. immettendo il Calcolo in un contesto concretc) di natura geometrica ,:r:ij fa riferimento alle quanriti che i simbo[ sottintendono e non ai p'rt, formaiismo dei simboli stessi.

t: In

CAPITOLO
i Ri/lexions sur

metaphynque Ju calczl

nfinttisimal,

Pans. llr,rprrt

An V
2

(1797).

, lJ..'t-.N..

'- h-r. c-

Il.. Ill t..1i. c. l9(Jr.


t.itrt'

l'58r''i

" ' ,

Ivr,

..

t-,rsr Fergola si tsprimr: poco .rltre: 'Ogni serie geometrica

som-

irtai:llc i.o chc a rig(rrr..'uol intendcrsi per le sole convergenri [...1" (ivl,
ir_rir;.

'' lvi, c. li)(rt-.


i2 del libro V deg[ Eiementt quanlcsrvoglia grandezze sono proporzionali, una delle airtncdcDti >[ara ad una <iel]e conseguenti lcroe alla sua conseguente], -(rnl: la \omnia cielle anrecedenti sta alla somma delle conseguentl." tCiri:trrrr (ia t')lt Eicncrtt ,ii Euclirie a c. di A. Fraiese e L. Maccioni, UTET, -f,rrrn,r. I970).

,ir i-uclide: "\c

r:rg.ria .1ui ricluama la proposrzronc

iJ.N.N., i1:. Ill (-.i 1. c. 107r. " Il,'i,i,'n. Si contrtrnri quesra affermazione di Fergola con quanto i *,.:rno rja S.F. l-acroix, in uno dei pii noti e inf-luenti testi di calcolo di ,1ut'il'c1;,,63, rl crtaro Ir,trte du Calcul Dift'irential et du Caicui Intigrai. I, i, L): 'l-i+l- l+1-1+ ctc. devrenr ranror 1, tant6t 0, rdsultats qui s'Ccari.r:rt r'rraicnlcnt tlt la vraic valeur 1,,/2; mais la consid6ration des restes,ru 1lgi rcfmes corrcctits redresse tout cela".

" .\,J escr:rpio. il "paradosso analitico dell'eruditissimo Leibnitz' se_ ic'n<].; crri l-1+l-1+--. = l.'2, d ora solo un paradosso e non un paralogist;rt'' B.N.N.,,l\{s.lII.C-. 12. c. 8iri.
i-trs

Eulero detinisce il Caicolo differenziale come "methodus deternrr' nandi rationem lncrementorum evanescentium, quae functtone. quaccun que accipiunt, dum quantitati variabili, cuius sunt luncttones' incrcmcn' tum evanescens." \lnsttturiones cabali differetttialis, cit.' pp. LVII-LVttl '. (Su tale atgomento cfr. G. Ferraro, Ltmtfi e tniintrestmt nellc Instttuttor;,t calculi di1ferc n tialis. crc.l. r B.U.N., Ms. 11, c. 97r. Accanto a questa definizione analttica' la quale nentra nei 'Calcolo simbolico', Fergoia nporta' sul verso della stessa cana, la definizione del Caiccio dilferenzide quaie 'Calcolo geometritr'' "[...] il Calcolo ditTerenziaie pud definirsi secondo Newon essere un me todo con cui. dato il decremento o l'incremento dell'ascissa d' una cuflra si vog.lion dtrovare i con[emporanei decrementi o incrementi dell'ttrdinara corrispondente, della tangente, della sottotangente, ec-, ct.ri a dire q'-talunque funzione della divisata ascissa". {L'Eulero, il Bossut, ed alri Analisd s,tn.li cluesto sentimentc}. !N(\ta dr Fergolal. t Abr. Kistnero in una dissert.lione] De teu tnhntu ftott')nt' \t\s! ragiona: "Intinite Parvum non quantitas est, scd ea quantitatls alieettrr qua sine iimite decrescere, omnique Proposita minor fieri potest". IJun que a buon conto il (,aicolo intirutesimale non i (,aicolo di grandez.z,' ma di affezioni loro. lNota di Fergoia]. n Una grandezza minore di qualunque alrra grandezza assegnabd. ripugna di esser geometricam.lente] esibita: e quindi par, che benanchc rip"goi di potersi concepire. Sicch6 se taluno chiami I'intinitcsimo una $andezza minore di quaiunque data non solo il dichiara inasscgnabile, ma inconcepibile alrresi. [Nom di Fergola].
16cr

rll!

' Ii.\.N.. )ls.III.C.ll, ' ivi, c, 5r.


- ihiae,n.

c. {r'

tt

"l

di

essa:

diffnenziale di vna grandezz.a variabile i una narr. :ntinrt.-:srmrr cioi una particella si picciola. che moltiplicata i-ei lrn nrrnreri\

!r Ad essa si ispiravano, ad esempio, fli Elenenti di algebra di P. Paoli C.alc,ih difi'erenzialc ed integrale di O. Colecchi, entrambi citari. e 1l

'

Ihidem.

12 Str questo proposito dice saggiamente il Maclaurin 5. 6 lnt. d I'rait[ ,l':s l'luxtons: "io qui procuro.!i evitar tuni i principj e quelle ipo-

rcsi, chc .lian luc,gr-, di considerar aitre grandezze che quelle che si conceplscono facilmcnte avere un'esistcnza reale. [Nota di Fergola]. ' B.N.N., 11r.11{.r-.-1 1. cc. .rr-6v. i" ll:r. F. Palladino, Le quantiti utili al ragionamento e alk nce'ca, cit '- I-erg.rla costruisce il modcllo mediante i seguenri teoremr: 'Prop. quant() siasi rlrancie non potri adeguare. o eccedere I'altra G. se mai si avveri, chc togiiendc da G piu della sua meti, da ciri, che ne resti. piu che ia meti di esso, da questo nuovo testo piu della meta sua' i cosi continuancio inderinittvamente, semprc, si ritrovi esser la <o sempre minore di ciascun de residu.i anzidetti". 'Prop.[osizione] II Teor.[ema]. Le due grandezze G e co anzich6 esserne inc,rncepibili, come parrebbe a miuno, si possono geometrilamente esibirc, .d in agevoi modo. Cioe la G puo denotare qualunque angolo rettilineo. e I'altro o), puo essere un angolo circolare". "Prop.Iosizioncl III Teor.[c'ma]. Dico di vantaggro potersi geometricamente esibirc una serie ddle grandezze G, o, e, ec. talch cia-scuna moltiplicata per un numero n quanto siasi grande tra' concepibili non possa mai adeguare, o ecceder quella che la precede.(B.N.N.' Ms.IILC'11, cc- 7r-7vi. r' "Prop.losizionel IV Teor.[ema]. In una grandezza gualunque X son conccpibili divr:rse farti x, x', x", ec. cosi decrescenti, che ciascuna moltiphcata per un numero qualunque n non pud adeguare o eccedere la sua prececinte, siccome la prima x presa il numero n di vttlt. non puo adcguare o ecccdere essa grandezza

le costanti come f,rnzioni particoiari. Da.r,ri la necessita,ii ,,-rmirie-..


questo postulato. 2r "Assioma I. Una Grandezza variabile non .angla,-11 1,1j,.r1. arlrrrur gendo, o da essa derracndo un'inl:initesima .ua parti.,.lla. (.i.,. ir: u:rerii calcoli non si divieta di por"e x - r a <.1x". Assioma TI. Il orincipio fondamc'nrale r.li crresr.. ('aic,rlo i. ij .,,,:.i ,renr,.l DF{x,';,2) i uguale a Frx+tlx. v+dv. z+dz).F(x.r-.2)." tIl,titr;t. x B.N.N., i\{s.ITI.(. 12, c.ct.\' tr (-.fr. ivi, c. 2r.
2a Elementa FLtric,t,'-rl',',t'4e4laitr. cit.. !r.qrtr. r 'q.1111.;51 r-:.,.-. nd(rL, l: fatto che dai segmcntr, ()H si pr.ssono tlplicre sesment; ei-'. ,..rrr .,,ia cr, . scenti, senza mai esaurire lo stesso QII. poeticamcntr c(\ntn-;.ntx: .H,l

comunque gfande tfa' concepihili non puo mai ecc,:drre s'lri11 ,,;.1nqis7,,1. o pareggiarla." (B.N.N., Ms.tII.C.l2. c. o9rr. li' "Tl differenziale di rrna qualunqrr.' quanrit) clrnsranr- srr'i i...:., uguale a zero, onde non solam.fente] sari r.la = O, ma benancir,. l)r1 *, = t dx" {Ivi, c.99v), Per Fergoia la dilfcrenza tra p()stslar, r ,rsi;{\m, L quella che si ritrova esnressa negli F-lementr er_rclidoi. Inrrltrl . s; ..,rr6i sol tolineare che il maremarico napoletano. sLrlla scia di Fult'r,r. prrn rqtcnrl-.

itsizronel

Teor.[ema]. La gran'Jezza al moltiplicata Per un numcro n

"Porenciosl geometricam.[ente] esibir ie grandezze condizionate come nell'anzidctte definiz.lioni] ldi differenziale e di intinitesimi di vari .rrdrni. n.d.r.] le loro idtr saran reali. E quindr non sia avran a proscrivere dall'Analisr 5ui.iim.' le voci dl Jil't'crenziale, di infiritesimo, di tnfinttame' nente ptcctolo, ec. che anzi iodevolm.[ente] c con eleganza si ttseranno. quando il convenga." llbideml. :" (.i riferiamo qui all'ultima versione del Caboln dif.ferenziale contenuta nel lvls.lll.e.-,t2. Le diiterenze con le altre versioni non sono comc
sostanziaii.
lrll

'-

X." (Ivi, c. 8v)

mysterium dici porest Tantalus geometricrrs' 2t Riponiamo qui !'interrssante i--ran,r con crri l-crr,,i, tnrerrrr-f r. descrivendoio, il metodo di Lagrange: 't. .1 .li.piat.ncl,r rl,'nc,rri,sin;r. Sig- de la Grange il riguardar qrreste erandezzc fgrantlczzc r.ari.ri,ili rn finitesime, n.d.r.], quando esse piu nol s,rno. (.(-!me lt, ri[luar,j:rr.:r il ,-r.ri Neqton, o il perdersi con molri altri nrll'irlca di inflnito nfr sl rr)rmnr quella degl'infinitesimi. ha voitrto colle solt' analitithc nozic,ni rr,q(rlarn,. il concerto di tali magnitudini, e de Metodi cb-: i,rr Si conr,1.1-1p1rp1;. r-; dungue ha detr.. 6lq lrgni Funzione analitica. . i.(: estrr((sir,nr cii ,.rrra lunque grandezza, puir sempre s'ilupparsi in ,rna Sr::ie ir.-i.rre. i c,r: termini vadan progredendo secondo lc potenze tlcll'aument,. ,li q,ial,-.h" quantiti che vi si annidi: e che i cocliicicnti iort, wen nu(r.rr- tunz!r)rt. che dalla data si derivonp. (.frresto aumenr(r \,:r,)l (-\ser sr rric, i,.1,,. circiascun termine di derta serie ne divrnti maggtc.c rli rrrrtr gii ai.n, , -,. il seguono. E il Calcolo Ditferenziale n,rn iaccia chc <lisr.,.rr,-jcr..,j,rlr, data funzione di rrna variabiie, che pu,\ dirsi pnmirr,.,e. a.j .rn,; .sr;:r ,i,.rivata. Laddo'e I'integrale da qrralcrrna <li q'esta,i orelia il.: i-,ni.)nt.i Ed A pin semplice e naturale un tal sistema nnaliric<r. ch..si ,, nsi,:,.r,r il solo srihrppo delle funzioni senza il circuit., mltafisic,,,lg;-li ;11i1111 mente Dicii('.ii, e di limirl. E qriestr. r!n L(\n.C,!,r . I , a1,..,,1,. ,lii,.-;,r.., l

.r un ongtnc puramcnte algebrica..." (8.N.N., Ms.I[.C.J1, ce. )r-5v). l)alla rcstrmonranza Ji Te.lcsio sappiamo che Fergoia legge la Thioie
li-.' lt)rlLuor:: anaivttqucs ncl 1607. Ma sicuramente gii in precedenza
era

2e

Si tratta di una comunicazione privara di fergola a Telesio .. .ia

',.-nuto a corr()sceoza dcile ricerche lagrangiane, sia indirettamente per il rf:lrlrrte iii ilrn autori sra direttamente per aver letto il primo articoio , hc il rnatcnratic() torincse scrisse su tale argomento; articolo che Fergoir crra piu volte, valc a dire: Sur une nouuelle espice de calcul d la ,.t.tlf.:rtntti,ittlot et ) !"ntegration ,jcs quofltitatlt tanables, (apparso nelle *i'iouvcaux l\{nroires de l'Acad6mie des Sciences et Belles-Lettres de llcrlrn,,, 1r'72, cfr. Oeuores,Il', pp. 441 e segg.). Nel Ms.III.C.)5 d.ila

questi riportata nel suo Elogio, cit., pp.94-95. La stessa argomcnrazi')n( .L trova anche nei manoscritti, in particolare nel lvls.Ill.c.l2, c. rtr. .).(\ '0 Alcuni storici hanno sottnlineato la non essenzialirn di qucsto blema nella prova di Lagrange dello sviJuppo in serie di Taylor di un.r funzione qualsiasi. Cfr. M. Panza, It forma aelk quontttd, cit.. .:ap. 1ll.

i, N.N.. sr rrova. sorto


.:.i-ta part. rntztale
i.

c. llSr-lJtir). :'I'trrse e i.l caso di

iella 'fheone ies foncuons

il titolo Dcllc iunzion

Per questo modvo non sarebbe stato accettabile, per Fergoia. ,i di Cauchy, basato su fartc, che la funzione ; :'' . nulla per x = 0, con tutte le sue derivate, perche coinvoige soltr rrn prrnt,, e non I'intera funzione.
famoso controesempio

analitiche, un rlassunto analytiques di Lagrange

prccisare che nel'700

il

teorema

di Taylor

si

r,ouc. alla Jrtermrnaztone dello svi,luppo di Taylor di una funzrone e non riguarda il restt, c la convergenza della serie stessa. I iJ.\.N., Nls.lII.t-.12. cc. 1J2r 141v. Delle rre dimostrazionc cui fa . !iii)() qdi Fergola tjuc st'no c()ntenutc nei suoi Elementi dei Caicolo Ddtir,tzuic (lvts.lli.(-.12. cc. 1.11v-142r c Ms.III.C.l 1, cc. l08r-108vt. Di gucrrc ulnnre, ia pnma nproduce la dimostraztone riportata da Euiero r.iic su. lnstttuttottcs calculi diJferentiah:s, (Fergola l*dice 'srntetica", in quanr() intcrpreta graticanrentc lc funziom comc curve); la seconda riper!{)rru la bcn n()ra dim()strazrone di lVlaclaunn, procedendo mediante derrlazir)n1 succcsslve Ji f(x+trr/ = t(x)+Bof+COt'+Dol + ecc. Della terza (iinlusl razt(ln(' parlercmo tra breve. ''' L.agrang. alferma: -{x esr la partie de f(x+i). qui reste lorsque la uuanute r diuenr nulle; de sorte que f(x+i) sera 6gale i fx, plus a une .irlanilte qur dott disparaitre en faisant i = 0, et qui sera par cons6quent, ou l)()urra cttc censec mulrrpliee par une puissance posirive dc i [...] elle scra donc de ia forme lP, P etant unc tonction de x et i, qui ne dev'rentra

], E facile norare che sc p(x,0) = 1i- lrx+tt - [lxl ._ (). quai:ra. sia x, allora la fr:nzione f(x) ha deriva," ;;; .. q,-ri'.,di. f(x) c una c(rstanti Ma ovgiamente il probiema i di dimostrare cio prima dell'rnrroduzi,'n. deila nozione di derivata onde evitare un circolo vizioso. ') Nella Rifutation de lo Thioie des Fonctions Analitiques de L-ayr,trt ge (Paris, Blankenstein, 1812), Wronski, dopo aver constatato chr "iir, Thorie des Fonctions de Lagrange] repose sur le deux princlpes: ,.f(x+i) = A+Bi+Ci2+Di]+etc., (8) (x+i) = fx+iP" e, dopo aver cnricat,. il
primo principio, afferma: "Mais, malheureusement, ce second principc dr la Theorie des Fonctions n'est pas plus d6monsr6 que ie premier. Lagran ge croit que ce second principe est vrai, parcequ'il se v6rifie dans le cr' de i = 0; et c'est Ii toutela de0oonsration qu'il en donne. ()n ne saurr-ari admemre, en bonne logique, cette espilce d'inductron. qui est trop pr'!l
fond6e pour etre l6gitime; car, de ce que I'expression du principc cr', question se vdrifie dans le cas particulier de i = 0. il ne s'ensuit nullenr,.'rt qu'elle doive se vdrifier dans les cas de toutes ie autres valeurs de i. Bicr, plus, mdme dans Ie cas panicuJ-ier oi i = 0, il pourrait y avolr. peut-r'lr, ' une infinit de formes diff6rentes pour I'expression de ia fonctrons ttx+r ,

()u aura donc atnst i(x+i) = tx+iP, donc f(x+i)-fx = iP, et par con,\equenr .livisiblc par i; ia .li'isron faite, on aura P = l\x+i)-- lx
( )r, P ctant unc nouvelle ionction de x et i, on pourra d. mert* en separer cc qui urt urdipcndent de r, er $u par consquent ne s'vanourt pas lorsque i iivrcnt nul.le- Soit <jonc p ce que derzient P lorsqu'on tait i = 0, p sera une foncnon ..1! \ \itns x et par un raisonnement semblabie au pfftdjenr, on prouvera que P Ir*r(2, iQ dant la pame de P, qui doienr nulle lorsque i = 0, et Q tanr r:ne n()uvcilc toncnon de x et r qui ne devient pas infinie iorsgue i = 0." lTbtrrtc des

[,\'ln[ Inlilrrr idrsque i =

U.

$p.21-24). La critica di \flronski, pur mettendo in rilievo, a[]6 5165-s,r modo di Fergola, una difficoltir nell'applicazione ddia (8), sembra cbr
verta su una questione diversa, ossia che i possibiie ottenerc una scomp()sizione del tipo f(x+i) = f(x+z)+(i-z)P, dovc P, a priori, dipende daila scelta del particolarc z, e che quindi non si pud essere sicuri dell'unicta dello sviluppo per la stessa funzione. ro L. Telesio, Elagio, cit., pp. 95. rt La dimosmazione di Fergola si trova nel Ms.III.C.} 1, rnscrita ncl secondo 'c"po" 1A.2, cfr. dassificazione dara in G. Ferraro - F. Pal.ladin" Sui manosctitti di Nicoh Fergoh, cit.] delle sue Prenoztom (c. lirl e nt'l Ms.III.C.)2, alle cane firJJr [A.12]. Quest'ultima sresura che rcca ir titolo Nflesstoni su una Nuoua Dimostrazione riel t'orema di Tnil(rr ldtt;

l<)ncttof,s,I erJrz., ctt., pp. 8-9)-

I;]

tu tenirta da Fere.rla ali'Accademia delle Scienze, con il titolo: 'I! teorema di Tal'lor dimosrraro con la Geometria Cartesiana, e senza far uso di rnt:initesimi, e tan'i intrudere principi precarii. Lo stesso si propone per il te()rema di lvlaciaurin-. Inoltre, un primo accenno della dimostrazione

ia/

sis.'L'ziran,qc,

ia copia, forsc incompleta. di una comunicazione che

iergoliana e contenuto nel Ms.III.C.)5. c. 118r, con il titolo

"Rischiar.[amento] clel Principio del S. la Grange". k' B.N,N., Ms.III-C.12. c. )lv. '; /r nostro awiso, i questo il punto su cui Vronski concorda mag-

= x+(Dx. Sicch6 panebbe che runo il ment., .-li quesre ricer-. h,. {-,\nslsti} nell'aver la stessa cosa rndicata con un nuovo nomc, (r n"ll'ar'.rie i. :r altrr '.5.: ritrovata' (B.N.N., lvIs.IIlC.ll. cc. 6r). a Ivi, c. 4r. ar E curioso osseryare che nei suoi uitlmi scrirti. e pertino nr,) '!,attti, sulle seie, che contiene una decisa cnrica alla 'l-l:eone tit,s.loncir, qr 44dt\t!. ques, Fergola finisce con I'adotrare il simboLsmo e Ia tcrmln()loeia ,i, Lagrange.
o) {2 "Ma quest'indagine, che ricorre a grandezze infinitesrn_rc, tli"Fra ce a certi moderni Analisti. td io per sec.,nriare qu(':r(r gcnr,l .-lci t,.nr po ho voluto simili grandezze evirar.. [...]' tl].N.X , ],1..1;i.(,.r:.
,

qlormente con Fergola; rntatti egli afferma: 'lvlars supposons qu'on donne, tlcs deux pnncipes en question, une dmonstration rigoureuse, ou qu'()n <leduisc la nccessite de ces principes, la Th6orie des Fonctions n'en sarart pas moins un s.!'stemc artificiel dc proc6des du Calcul differendel." (Ri/'atdttoft, ctt., p. 24t. '' "r\ huon conto nel sistema del Sig. de la Grange si son surrogate nuo\re op,-:razioni in luogo delle diverse differenziazioni di una tunzione. ma non sl sono sono chiarite ccrte nuove grandezze, che n'emergono."

1lr).
a' Ivi. cc. 5qv-61r. In G- Ferraro-|. Paiiadinrr. ,\ut ,ndr;o:.r'.'/.

mh Feryok, cit., i

.i: \

(f,.N.N.. tvls.III.(-.12, c. 100r)


"t-..1 un Giovane giudiziovr. c acuto potrehbe proporr i seguenti dubbi a chi lo instittrissc [srrlie teoria di Lagrange, n.dr.] in tal guisa ln una pand-', rontinua consirierata in se stessa, e senza punto assoggettarla ar simboli analirici, <;ua.l dovra rlini, che sia un'infinitesima sua particellai D pin h grandezze differenziali. che & gran tempo e & tanti Valentuomiru, e per sl utili ricerche si sono maneggnte. son sparite com'ombra, o son resbre nell'Andisi mcxlema senz-a nomc, e natura/ E, quegii aumenti di grande'"a intrusi nelle funzioni derivate .ono tinin nelle magnitudine, o sono infinitesimi? Infani. per intendere la lorza drll'ultimo di questi dub'll, si differenzii pii volte di seguito la grande-"a x" (e lo st.:iso varrebbe pter altre funzoru delta x). Sara nx"' dx il primo dillerenzale della <lata xn: il secondo di essa sarir n(n-l)x dx +nx ddx, e cmri appress.-r. E le recate esprrssioni nx dx, n(n-1)x*rdr+nx" td&, n(n-1)(n-2) ec. potran ciriamarsi la pnma doixata, la seattda, ec. della x", che pud drsi la funuone pnnitfua ,lelh x. lvla di niuna dr gueste derivate potri mai acguistarsi un'idea distinta, e ria pxrter esseme prinopio di Scienza se non mi dichiari quai sia la &, la dr. Ia ddx, d ogrri altra srmile grandezza intmse in qudle derivate: s'Jleno sien pani della variabile x, come lo deggion essre: se via abbiano la consueta nan-rra .iclle pam, che craschcduna di esse moltiplicata per un numero assegnairile possa c-cec.-ierc iJ suo tuno: o ce ne abbia qualche drra. [d io potrei epJqrungert'a que;ri dubbi cid che dimonstro qui appresso, che ia prima denvas di una qualunque grandw,a sia Ia stessa cosa del coefficiente differenziale di dema lunl,tne. o il rappono di due grandeze nell'atto del simultaneo loro svaniment.r, () il limitc del rapporto che han le sclgenu differenz.e Ftx*alt-F(xr. ed

'

B.N.N., Ms.III.C.-12, c. 59v. lvi, cc.52r-52v. In Ci. Ferraro-F. l)alladino. Sut ntanrr,.,ritt a'i \:coh Fergok. cit.. i classificato B.11. # B.N.N., Ms.IILC.l2. c. 52r. tt Cfr. G. Ferraro-F. Palladino. .\ut q6to1ni7ti it \tc,,i,t i.,-ri1r,; ,;,.,..
at

cla-ssiticato 8.i4.

pp. 192 191.


48 B.N.N., I{s.III.C

l2. cc. rlr-i1r'.

CAPITOI-('}

.)

PaUadino,

'Cid si deduce dal tano chc Fergola. a c. 2e5r del i\4s.III t,.i i. parl,, del X\TI secolo come del "secol trascorso" e da rrn riferimcnro asli. E!,. menti di algebra di Pietro Paoli, la cur prima.dizione c ijcl i7,,-] \ia i. stessa cafta 295r reca. contraddittoriamenre. accanto al titol, ,lrl canrti.i., l'indicazione "An. 178(t". Forse tale data si riferisc..ad ,rna pr-i.,nrriv.r sr,. sura, da cui i'stata trana la copia giunta a noi. t Essai d'une nouuelle lvlithode bour ditermtner ics ma:;rrn; ,, !r., ,4, nima des fonules irtigales ind1t'inte, (lrf.tsre/laneu Tijilrin,4\t. ll' ir: Oeuues. cit., I, p. llJ e segg.; Sur h methoi,'i,,r ttiatr,,lt !.'.11 ../,.;.;.,. Taurinensia,IYl in Oeuures, II, p. 17 e segs. t E probabile anzt che tale rrpo di (,aicolo i.sse rrn argi,rricnr,. .i studio abbastanza difiuso nella Napoli di qrr.'sh anni. darr. ,'i-,.1 xn.i-,, Cario Lauberg ,]r762-18)1) mostrava di tarne rrsr. i6 511c .,nrqc()i,, s,rl,r

'Essa d contenuta nel Ms.IIL(,.l1 deila B.N.N. Cfr. .lui manosctitti dr Nt'r.h Feruola. crt.. p. l.)!

{i

I...11:11rr,};

c(,liocazr()nr:

Softo torma iil(:ccdnrLa, ^,vlenutria srll unila ,ie' Pnttapl Meccanici, Scrltto di professore di lv{eccatli sag;:lo Lrtilc Per I'aut.tre a eoneorrer d posto Lauberg fu proba,,,,-,,, Jl'A..",l.rnro miLitar" del Regno. La memoria di poichc le copie da noi rltrovate (B'N'N' alic irilnrentc stampata rn pr<'rprio, 156-L-21'r; 155-E-l2n;81-C4'); B. Prov. I[isc. B'41'2r't non

t' "[...] tdun di Voi potra tbrse addimandarmi di qua.l mcrit<.r debi'asj reputare i due Metodi proposu lin nom Fcrgola precisa: Nelle Mcm,rri. dell'Accademia di Parigi dell'anno 17671 su tal argomento dal .ig. delia
Fontaine, i quali ei dice d'esser nuovi, c & convenevoli speculazioni mrgli, '. che i precedend, derivati? Io vi nspondo (come la iorza dcl vcro m'indue,.

r..ant, l'indicazrone ciell'cditore-

' Prt'iettow, clt.. II, lvr, I, p. 17o.


(

PP. 195-196.

a dirvi). che I'uno di cotesri lvletodi non d diversi dall'Euleriano. c cht' I'alro a quelle delle variazioni intimamenre conformasi: ondc parmi. chr quest'acutissimo Ceometra per non esser colto in un plagio manitesr.r,
abbia a'

ts.N.N., Nls.III.L.l I, c. 295r. \.1r. suPru, caP. 6.


-<rsrirurscono

metdi altrui cangiata

solarnenre la iorma csterna, e poi spaccratili

per suoi.' (B.N.N., Ms.IU.C.-]1, c.29Jv)


stesura del cakolo ielle

il cap. I dell'anzidetta prima

...rlu7tt'))1.

il,. comc- si sa. la curva di disccsa plir rapida, ossia la curva che f,..ird(.nltnlm(, ii renrp6 di cadura tra due Punti comunque datt in unr, : C)(ul'/es, cit.,

B.N.N., Ms.III.C.11, c. )02v. In una nota delle Preleaoni osserva: 'Il metodo di prcn.l.r. i.' variazioni delle vanabili ha Ia ste;se legEi del Cal.olo dit'ferenzrale " {P','
17

16

lezioni, crt.,
tE

II, p. 190-191).

si('\SL) Dlil.no Vsrilcane.

In realti Fergola non intende dare una deiinizione in senso moder-

' li.N.N..

lv1s.Il1.(..J1, c. 295r'

Il, p. iti.

no delle variazioni, ma tale definizione d posta in apert.ura a simrgLianza delle definizroni euclidee di punto. retta e piano poste all'inrzit, tleeii
Elementi.

nobile invenzione di un Geome.lual si iu il Sig. de la Grange Turinese, Par che mera invidia. in r ra itaiianu, che r due l)t rtr' .glt Analisti Fr.rr.eri eccitasse. lmpercioccht6, chi non vede Analista, sieno stati .i.rri trictc^ii .iel Srg. F,nraine, ch'c per altro acutissimo invenr-rna tli lur manovra per lsrrappar dal de ia Graoge la gloria di siffatta i duc PP. Minimi Giacquer e le Seur in un.ioro zronc/ [r per ra]c lnrento 'l'rarraro sul Calcokr.lclle Variazioni ne tacquero il nome dell'Autor di tal |vlctc.do. c i'atrribuirono all'Eulero, il quale conl'essa d'averlo interamente L'eco della .1ol Sig. clc la Grange ricevuto- (B'N'N'' Ms'III'C'11' c' 29Jv)' da parte di Fergola Permane nell'ambiente navrBor()sa difcsa di Lagrange e, perp()l.Jrano: sc nc FK)ssono scc)rgere le tracce nell'Elogio di Luigi Telesio in un'annotazione artribuibile a Ignace de Sterlich (nel 1E19 B socio iir,.r, ,)n(\rario dell'Accajemra delle Scienze di Napoli), la quale i posca a margin. .iclia p. 4Srt,parte [l, di una copia defli Elimens du Caktl rntigral &Le \.,-rr . .luc,{tr., i.fr. nota seguente), oggi conservata Preso la B'N'N' con que nous dcc()lii)e azionc: B. Prov. I1.982-9|-J: 'c'est a Mr de la Grange v'n: lcs premiers notitlns .-lu beau calcul des variations' Il en donna les imprlm6e dans ie rrrrnr:rpcs et bcaucoup d'applications dans une m6moire Turin 1762. Nos Auteurs paroissent [] v<,1. Jes mdlanges de I'Accademie de quoique fu en ont transcri1.;1 1'66toir :rttribuer a Mr Euler cette m6thode, cnricres plusicurs pagcs de ia mmoire de M de la Grange' Voyez le r: l,ar 521 et suivants-' et ici L',. - j irug., 17'1 ct sui'r'. iu Vol. cite'Parme'dessons les chez le Heriuers Monti' 176ti' ' Ekr,"ns da Calcul integral,

" 'fra l'altro Fereoia aiferma: 'Questa

tg'Postul.[ato] I. Le variazioni dellc grandezzc x, y, z, ecc. sogli,.nsr comunem.[ente] denotare per 6x, 6y, 62. ecc. laddove i ditferenziali dellc
med.[esrme] x, y, z, ecc. esprrmonsl per dx, dy, dz, ecc. rlspettivam.Len!cl" (Ms.III.C.] 1, c. 295v).

"Postui.[ato] II. In questi Caicoli mai sempre fleggasi sempliccmentc: dq dr q semprel supponesi p = ix tlx .JX Jx

+,

d!,,
4|
.7x
I

supponendo costante la

&, sara
'
u-y---

do ds

ddy

'dxdr

(Ivi, c. 295v). 20 C[r. nota precedente.

'=-d;=2;;-'"

fiv

2' ts.N.N., Ms.III.C.Il, c.296v.

nI.li, c.296r.
2r Per

la nozione di funzione in Fergola cfr. supra, cap. ).

S.F. Lacoix , Traiti du Calcul Diffirentiel et du Caleul [nttlgral. crt.. p. 1. Per maggiori detcagli circa la definizione di Lacoix, cfr. Cl. Ferraro.
2a

ll, t'p. 4)fr c srgg. i;('

Rehztoni funzionali, funaont e legge di continuiti, cit.


l-77

r:

S.fr l-acr,.rx. Trath: Jt1 (;ici

DifltT enne! ct du Calati

intiiral.

cit..

n.

t.

Da noi classiiicati B.50,8.51. B.52. B.5i (cfr. G. Ferraro-F. Palla,

<{in,', ,!rzr manoscritti rii Nicohj Fetgola, ctt.). 1' \-,ir. !nstittttiones calculi intcgralis, cit.,

ro B.N.N., lr{s.IIl.C.11. c. _1rllv. ri Fergola si riferisce al punto 2 delia ''Pron.lcsizioncl VJ Pr,,!.l.i,.mal' ove i ricavata I'esrrressione d J Yly. ((-fr. ivi. c. i{J2rl.

stessa carra Fereola di la seguent.' dimr.strazione: "S'd possibile non sia zero la grand,ezza A coeffi,

r" B.N.N., N{s,ITLC.11, c.297v. Nella

If[,

pp.482481 e p.

s06.

ciente rli Ax (intendendosi la stessa dimosttazione applicara agli altri coefiicicnti. qualor si negassero di esser zero). E si supponga, che la variabile x contenllla in esso primo termine ne diventi un molteplice, o summolteirlic,:. croc nx, restando saldi, ed invariati gli altri rermini. Sarh pure An;+8,-+(lz+.c. = l). Imperciocch coreste variabili suppongasi non aver.

"\'61. IV Acc.[ademial di T'rrino.'' [Nota .li Fergelri lvi, c. 102v. I due problemi e cui fa rilerimento [:"s;,.i;. -()rr{' i.r "Prop.losizione] V Probl.[emal. I-a Frln<]e7/.^ 7, <ia una pfli:ralt' i'<pr. sioni delle tre variabili x,y, z. e di ioro griairtnquc difteri'nzr.rli: sr r-u,,i
re

'7

rapporto che deggiano avere i. Jettc variabili, .1u,rn,.ic f int, Z diventi un massimo o 'tn minintrr"iivi. ir, -','l;' "Prop.[osizione] \rI Probi.[ema]. Recare un piir distinto r';irrt'r.,' ,tilr preced.lentel soluzione" (ivi, c. io]r). ritrovare

il

grale della

alcun rapporto tra loro, n6 dipender I'una in verun m(do dall'altra. E qrrin.{i roglicndo da questo polinomio Anx+Bv+Lz+ec. = 0 il proposto ,r'lx+lJr'+(-z+ec. = 0, avrassi ,,\x(n-1) = 0, ciod dir,idenrio detra equazicne per Ax. i:he non i zero, resteri n-1. Lo che E assurdo. pcrciocch si i \upF()st() esser n magqiore. o minore dell'un.". ;'\ec,rnio il qudc re pcr Lrna quasiasi tunzioni [{x) continua con la
srra tierivara prima

(.,\PTT'OL(

1it

\ Discours plononc. deuant ic Pristicnt t:ir- la RtPuh/iqu, :, l'inaugaration de h nouuelle Sorbonnt, in (hn"re.r Jc t,lnr!,-s I ! t,rt

.1,;.:iii

:i

t,, I 'rrt.,
.

in [a.b]

e tale che f{a) = f{b) = 0. si ha

i,G{',i ,rr,i'.
x

Gaurhier-Villars, 1917, t. I\', p. 284. r Cfr. G. Ferraro-F. Palladino. Sut rzatortt:ifi J: \jic.)lt

jl"7,!.;.,'t'

ovc Ll(xl e una lunzione continua in [a,b], allora Cltx) = 0, per ogni apDart.ncntc erl ta,i.l.

Pf.

1.

t Nicolai

Fergola solutiones

nolorutl ,luorunian I'ro[/en:t!urr; ( ,,'ot'i''

ticorum, Neapoli, apud lvtichaeiem lVlctrelli, 1;;9. Di quc(t() ,.]pus.'rt.i


oggi non d pir) rinttacciabilc alcuna copi.a (esso rccasa ptrre 12 solrrzlont di un secondo probiema. di natura geometricaj. Il probicma.ii a-1.1; sri:rrr parlando consiste nel determinarc la natura d.lle cun'e in crri Ia part, 'i, crascuna tangentc compresa tra due rette fis.e i'trglaic ai raplri{r ()\(lll:-' tore alla curva nel punto di contano. t questa. sectlntltr al( rnr. la !'rinr.' questione di Calcolo integrale risolta a Napoli c, naturalnr('nle . strs.ir,! forte impressione. Luigi T.lesio cosi ricorda l'arweniment,r: "Nr:i prinl,' apparire che ei lFergoia, n.d.r.] t'ece, spinse avanti assai frcnc ic inr-t:nzi, 'nr e gli sguardi del massimo tra i Bernoulli, qual ttr (lioranni. !'.'ijel.:": avrebbe altri ardito stender o1r..." iEr',rgro, cit.. p. ,111a <Atti della Reale Accadenria deiie Scienze c .lcllc B:iic-L.r'ttc: "i Napoli dalla fondazione sino al 17.97>, Napoii, D. Oanrp,,. 7r{8. !-r\'rrii: ir cssa. r'rc, lian vamente aile pp. l-14 e 6!-84. Circa ia s('c()n(ia memoria, tt il Calcoio int.gtale, si cerca la qtradrattrra ilclla sriperii':i, '-l:,-'iri:" genetata da un scgmfnto rcttilineo perpendic,'i,rrc t','hliqu,, aii .rs-',' '' .'i':
.1

l\locjernamcntc, nel cas,,r che f dipencia da x, y. y', :r", ... . r ''.

esse

sl sCfl\'{)nn
,jl---i

nf

;? i--.-)

l!

..1^

a/
,fr..

ri!
ct

ir,
,l'!

A
dt"

..+(-lir

=O
)^, u)
-

' Si vr<l.r a i.al pfopositcr la brillanre ricostruzione deil'argomentazione rii Lagrange iatta da C.(1. Fraser nel gii citato J.L. Ldgran;e's changln2 ll!,.c,.'. pr. i1.l 17f, ove st'no messe adeguatamente in rrlevo ie ditiercn2.. tra il m.trr<i,. tii Lagrangc e ie dimostrazioni mod.-rne. '' P. Paoll. [.iemtnt dt ,li2ebra, cit., II, p. 296. Si r.eda anche la L1,.rs.rlr'l(rnc chc, dla finc del sccolo scorso, fa del Calcolo delle vanazione I-inrt \iacir in i.u ttzeccatrc; nc! suo stiluppo storico-c.itico. N1iiano, Borinshicri. l')77, pp. 424 44J. j'Il !.21,
a cui Fergoia qui si riferisce, conriene

il

corollario 2.,ri

qualc .1!ii2610 accennatcr in pr.-cedenza-

"volgasi intorno" a tale asse "con mot'lmt'nto circtllart, ::ti eirrt:il'ii.. I stesso mentre con m()to a se par,rllelc' ulriiormcntenti- n{ silr-l' ltna silr':riiclt ciic,rjrlirir :lii:-:(:.1:.r 'r gcneralizza pot il prrtltienla a] cas(r di

nellt

l-.

l^'ic, una cun'a chc pa-\sa per un punto fissaro del piano. Per maggrori .irragii su talc menroria cfr. F. Amodeo, Irita matematica napoletana. crt.,

iirr ptrrlilrr.Ji l.rrtna qualsiasi. Su tale rnemona si vedano F. Amodeo, Vrfa t/.i;.,nrutt.:tt fioporc'tdili, eir., I, pp- 128-D0. G. Loria, Ntcola Fergoh, ctt., ;jli.. '+'{-iu c qu.lnr() da noi gla derto in sat manosoitti di Nt;coh Fergola, !rr.. i). I5b. ' .1\rn dcli Accaciemra delle Scienze>, Napoli, I (1819), pp.97-lM. Il ,:iirnriroidc wallisrano, che i il solido generato dalla rotazione dell'iperbole rrtr{,r'nu al suo assc rdeale, ossra quello che oggiva. sotto il nome di iperIrr:tc;ir.rc a una talda, fu oggetto di divcrsi srudi nelia scuola del Fergoia. Lo Jrcss() arrrcoLr di Fergoia a cui ci stiamo riferendo sviluppa una modesh ni(ruc,nd di (iiuscppe dc Sangro dai titolo Nuoua soluzrone del noto pro,,ieni; sul L)iind.rottie Valhstanu, apparsa neilo stesso volume degli .<Artf> aii,' r,a;1rnc inrmcdiatamentc precedend. L'interesse nei confronti del cilin,iror.i. waliisiantt scaturiva da alcuni enunciati iasciad da Antoine Parent iir)6rr-lTliiscnza drmostrazione; uno di questi enunciati era stato ripropi-r\t(, s,)tt() ic'rrna di probicma da D'Alemberr: Data un'iperbole e un'eiirs;t .,n io stcsso semrassc tocaie. trovare quaie relazione deve aversi fra il s.'nrras.'ic rdealc iell'iperboie e il semrasse minore dell'eilisse, affrnche, .i,'l!r.rid(, cntramt-.e le cun'e inrorno all'asse ideale dell'iperbole, due archi, ' 'ur(, .lrli'i!,crDoic c I'altro sull'ellissc, uscentr entrambi cial vertice comune r'rrv'nri i'aitro L'strenr., .li ordinate uguali, generino due superfici equrvaicirtr. l'crgola gencrahzza quest, problema considerando, rnvece dell'iper-

Sulh letttt'icaztone dell'Ellisse e tiegh mteTdh cbe nc Jtpcn'1un'l. Memona etnafto da' Mss. del t'u nostro socTo Ntcolll Fe\oh,..Attr Jell" i{. Accademia delle scienzen. (Nap0li), [v ilttql. pp. i]-20. Per una brcr., descriaone di tale memoria cfr. G- Lotta, Ntcola Ferg,tla,.lL.. iru.
,s

82-8_
teCfr. <Jvlemorie della

i Accademra delle Scienze'' (Napoti)' I l.<'rf 1,

'

o.

KIL
'iCfr. B.N.N., Ms.Itr.(l-1
2r

Cfr. <Memone delia R Accademia riell' Scienze"' iNapoii)' ll ' ixs: pp. I51 155. ,Ir.r, p. 156-164. Per un'analisi storica det probicmt connessl r lil1dt'll'equazr"n,' equazione .f.. E. B"dol"n, Stntesi stonca dt aicune soluztoni Pontaniano', Nuova Serie' XXVI tiqll ,ti Krplno, <.{ni dell'Accademra h scuok ilatenrtrl., e dello stesso autore il citato L'equtione di Keplertt e
,tapoletana. 2r Cfr. cap. 8. 2{ Cfr. cap. 6.

cc.200r-205r e

Ms'lII'C']2' tc' "7ir'2' l''

La dimostrazione si rrova in numerost ioglt sparsi nei lvlss.

lil.t

.)

e !II.CJ2,
rn

tra cui segnaliamo

I'
2E

B.N.N., Ms.II.C.l2' B.N.N., Ms'm.C.l1'

cc' c. 18llv'

le

26h'262vdrMs'lll'("-t

1.

c.2)*.

lvi, c. 261v.

li

;'rr. )l-r^1 e G. Loria, Ntcola Feryola, cir., pp. 5!-61. lJ.N l.i., ivl".lll.(-.1 1, c, 188v.
t-,[r. supra, cap. t.

' \-[r. )upra, eap- ] c, in particolare, nt- )2. ()ino Loria, il quaie pure iamenra come I'obierrivo di dare un rigore
:rjie as:crzionc eulerianc sia raggiunto soio in parte, non manca comunque .ii :-ieurdare chc lrergoia trova "modo di suggerire delle regole per la rj(:.-llnrp(isrzione .lelle funzioni razionali le quali posson tornar utili rn irr:rtr,3 (etr. \icola Fergoh, cit., p. 82).
deile Scienzor, (Napoli),

B-N.N., Ms.IU.(-.J1, c. 19r

A proposito del]'influsso .-lr Lagrange, rilevtamo che Fergola lrl()St|a una buona conoscenza dei principali scritri di Lagrange sulle cqua:ur"nr Jont !," differenziali: Sur llintigratioi de qu"Q"" iquations d{fdrentielles cn pdrticulrcr n '\i inditerminles sont sipardes, mais doflt chaque fiembre point integrabte, (1766-1769) (Oeuures,II, pp' 5 e segg'i; Sur I'ntlgration 'des partialles du premier orJre t1172) (Oeuores Lll
:9

pp oir . ,.gg.);-Sr I'iniigrales pafticTiiiles des dquatirtzs diffircnicll''' ihiq) tO"uir, IV, pp. I segg.); Sur dffire*s quertio"s d'anayhs' reia (L7791 ('Oenres' fV' pp' 5t15 tiues a h thlone des intigrdes pdrticuli4les
e segg..); Mithode ginetal"pou,

dquati"ons a dilfdrence

'j Il.N.N., N4s.IIL(-.11, c. l67r'. '' .lvlrrnoric ,lella Reaie Accademra ; . lill.XXI\/ ' !vi. rr. hl c segg. ' rl.N.N., ,!1s.tll.(-.12. ' ... )96 -] i-r.
i.ti.

I (1gt6/,

i"r-i|'pn-rn oirr, briqu, ces iiffnt""s ne sont que ltndatres tli*1i napoleranc' st \Oeuurles, Y, pp. 5$ e segg.). In particolare, il matematico (modernamente: agli inteinr..or" ailo^tiudio delle soluzionr panicolari

itttigrer

lcs

iquations aux diff1rences patnel'

grali singoiari) delle equazioni differenziali e ali'equaztone' oggi detta Ci L"g.*gI, Me + NP = R ove Q e P sono le de'vate parziali della funzionc
rncognita Z(x,y). it Cfr. G. Ferraro-F- Palladino, Sui manoscntti di Nrcoh Fergoia' cit"

i-tr, v,rl. I, can.

h'r, p. -\.

V1_1.

c.

29r\v.

pp.192-19). 1' B.N.N., Ms.IlI'C.12, c. 49v.


r81

-i-

'-

combinatona tcdesca.

Incidenralmente rileviamo anche che Fergoia, nel Ms.IiI.C.l6,. cc. 6l';-r:2r. mcrstra artenzione verso glr studi di c-.F. I{indeburg c della scuoia

1' Dt- su,nmts seieran reciprocarum, in ()pera, (1),

tv1. c. ) ir.

ciascuno sia diviso pcr

i'indic" della sua po!.:n.:::.

{,r':: g = ln"a.:

Xn'. pp. 7l_g5.

tang.C + -1- tant.rPt".

questicrnc. cht, manca peraltro del frontespizio,

{' si trarta del piir volte citato Delle funzioni fratte e del ioro isolot,nento in frazront paniali. . '' ctr. pp. 249-269 e i29-)76,Il numero del tomo d indicato sul d,rrso rlcl v"iirme. rli non facile riperimenro, da noi consurtaro. Ii vorume in lxirr'

:' i-.. ( esir,r. ()pere:ce!tc, cit., I,, p.4jc e p.456. i' h'i. pp. 192.)q4. " "Arri della R. Accademia deirc Scienze F'isiche e l\{atemariche>. i Nap,-'ii1, [I (lt{64i. rr. i2. " t'ir. sztpra, cap. 3.

'- B.N.N..

lVIs.III.C.lO, c.

lrv.

"Prop. XTII. Prc'bl. Esibirc un'aiti; Seric oitr '',rii:ia,ltii,,'.'- ''...:-r'' potersi rettificarc il ccrchio prossimancntu per 'Prop. -XfV. Teor. Tanto il Coscno.Ji arc,,., he i] c{i i',tr s,',;:' -,monsi per esponenziali immaginarie ncl scg.;uentri .lir.'", : rtt,'i,,
'

i-1(CA1-l+ e-el COSqI = -2


serie;

i1. e Senq = --2',

{.!'r-

t'f 1

'
.r

-i
q'.1

impari di essa PrL's1 co'seqni,rlt.rnantt tia , It - '1,1111 I'espressione del cos.o. Ed i pari co'segni siririinr.i*ntel .rit.'r'nul, ". !,'' melanno il seno' E cit) condr:ce ad agevt'i'Imt-ntcj iornrut'' li ( '"'':t'rt' Trigonometrico. Vaie a dire, d:

'Prop.XV. Teor. Se ia grandezza espr.nenztaic r'si srtriqe n,'il;'

i termini

,.oli.raz.: pcrrodici italiani


ne sono: Napcili,

i posseduto dalla B.N.N., Ad ogni modo ii luogo e l.anno di edizio_ L'edirore i. morto probabilmente. Angcro Tranr.
Jc,7.

cos.o

1.

ll - - o: 2.1-.1 c'' 2
1t

"..
\r, i

DOCUiVIENTO

I
essc

saranno contrassr-gnate con N.d.F.: Note di Fergola. 1 Fergola assume chc cos 0 = I e sen 0 = 0, senza addr:rre morivazioni parricolari tli narrrra analitica, nell'intcnto di riFovare le funzioni seno e coseno come si erano svil'ppate nella hadizione matematica. Secondo quanto abbiamo ossen'ato al cap. 5 avrebbe pofuto porte pir) generalmen-

* A*'ertiamo che quando ir Documento reca dele note origina]i,

r Fergola si rilerisce alla segucnte: 'Prop. Xa.f l. 'fcor. I-a t;t'!t'n: ir ii'i r Binomio citcolare cosQt senol-l i trgrrale a un nin,rmio ''i''!la ;'-,. i ' ';l rl forma di esso. e rrpportato all'arco ng. {.iioi" {cos<p t seng{-l )' = cos'ng * sctl.ng"' i "

(h'i, c.86r). Da questo tcorema

56n1r p<ri l'icar'.rti

eos(r)

; T.l brano si interrompe bruscamente a questo prrnto. E evidente che posto p .- (t ,: Ag = (r), con o inlininitesimo. il cor. 2 dimostra chc sen. o) = ro. Inoltr,:, da Aeos.@ - .sen.O Ag, si ha, per Acos0 = coso) - cosO =

tecos0=hesen0=k.

- 1 ..

-5gn0. Aq = O, ossia cos6

= l.

1'rrinri' Ji csst r': "Prop. )C'TL Tet'r. Se si formi l3 P{,ren7. n dci Llin,'rrrl:' .')\ (ir ' sen.g; i tcmini impari di tal seri. prcsi co sct:ni ailcrnanii ,i,' - ir, n'esprimeranno il ctsen<, tli nq: cd i pari cc'' sc:lrri -similqr.[( n:,: .riir'rIr:rt ne daranno il seno. Sicch6 poncndrt irer briviri cos.(t i .. j s' :1.(tr s. s.r'.i r{,tt-.]1', Ir-2', ln..1 ' nlt-|t !: coS.zQ=(- -'- c''r+

zirrni rrigonometriehe dugli archi multip.li.

Il

"'rtri

r'isrritrli

r'z
nt

1.2.{.1
I

sen.40=n('sDOCLUUENTO 1I

n-l-t

l.l.j

-2: -f

t-1 t in

-2

'r

-l ) l,r--l

"'+-

'

I-t;rq.la si ritensce alle prop.

mediatamente

il

''Drop' ltII. Trrrr. ()gni arco qr i '.-rsuare aria Sene delle potenze impari '1:li'r srr't tangrnre. (rv1' I termrnl vadan*i a-lternat-[ivam.nr.] l-

"teorema fondamentale.:

)ilI, X[Ii, XI\r. XV che sesuono


,r, * in

im-

Ibidem\. Le proposizionc successive Lotes e de tr{oivre.


-1

.1.t cc,ntcnqon(). tra l'aitr,' | - -"r-' 'l

1 )',

Cot-lollario] Proo. XIl. Sui Lop-'nri. IN.,:.i'..i.


e

Ferr;ola intende rinviart alla prop.


deLfenterrrr-!

,-

(.n !rr:'r::: 'i.:l )'Ii ri"i "can::'' strt i,rqr.ifr"' \,' .icila variahile x. ch'i. hiam'. t, (lri] ":'in( ' ".'--.';, ,r' 'i ;{r

l:2

(:r r'ijj iunzl()rlr'

L..!'':.\' V-/ i -Lrxt.{r-tr ugualeadt l{l

cr)r)re qliesta iunzlone a quella variabile,

".

dovri essere Llsuccessivo:;;"".

12

Nell'Instituione del Cahob integrab, fcrgoia ricava

il

tc()tcma

fondamenraie a panire dalla formula:

\!\'t !()siltrllSCOn()
f u n zi,.r n

sono ricavati n.U".p.ir* p""rr. !on nrcr('d. ge()metrico. Nel eompiesso questo corollario ; i.d;;;r:.*

Drc)r)()srzione dcna prima parte della Teorta d.elre lunl.i()ni ,trco'art. che non c pcryenuta sino a noi. Non nteniamo comunquc chc ilrrgola dia una .lualche tiintostrazione analitica di senrg =Uc L()sr! : ;. i quaii valorr,-probabiimentc,
Un

:r()ii irl!gri() prccrsata

L\..':.9*rgn.gv-ii = p1-L [N.d.F.] i,arr.[cj I. prop. t\.d.F] Con guesta nota,

Vedi la Teorliaj o.:L"riI",J. ta".rlJ; i (l(. sr!.a rDr'_ll ultrmt) iermlnc .ir t' ,..r.. D*nquc il l" termrne dovra 'rgrr:rgriarc i'uirim'i di essi, e la somma dena ditTeren*1.;r.rrm,.fa
Fergola rinvia ad una

ru,tupp" ii'l.rr. A O"rll"r. a, ius r-xr pc-r il srgniticaro di modulo, vedi "tto qur ana tinc del can. B i t,.cttr il srmmariti dr cal dimlos,."zr.,nj.. ,{#;d.-Ji;.i ,,, e". g"' ... decresccnrldi or, dovran ;*.r;.1! di ov_l le seguend espres_ )l()rlr I rr )s. g+rcn.<p {- | ). L (cos. g'+sen.g fi ,), Lt.or.O,,*.!rr;,1'ff ; qu.rir.i., rr o.r sra
-

rn(,cirr(,. iN.d.l,.J. Fergoia si rifcrisc.

ii tc()rcma ai easo chc x e X siano'[ t.,r,rior,, gon.iometnche di un :j],:Jl - | ,,s.(l) uos.i) _ l. r' - r'. E )cn.&) = Scn.t) = 0: essendo !tn'o) scn'tl o) quasi zero. i.'r..;.i .,j. 'll Lr i+xr, quando supponglr5j x rnfinitesrmt_,, dee esser +x, svanenrr' jir .r_iirr rcrmini .tli,r."..9da prop.Vl d., L"g.;,;;.*."j"'.,
U

i -:"ls-l
(B.N.N., llls.III.C.12, c. r)7v.1

= Log\x

+ 1l -;r

DOCUMENTO

tII

iniiniresinra.

(ieneral Carnot sagacissimo Geometra dellc Gallic ha ntn ha guari dischiarate col principio della continuiti dellc cose' Mi duolc, r:he un tal Opuscolo non sia giunto tra noi, perchi io colla sua lu.:t in quest'
2

' Corr.lezione]: o pur

zero. [N.d.F.]

Il

piessa.
5

fr*:l fil: ;nl i:l r.1;l i;,T11il.t";'ff xpidisrinzione;n.:mmin.,, : :il qurn<lr vi cra una di
;::.#
mancanza

i .,,. or,l r;

;lllil;,::: Jrn':i?;.lii

mie ncerche tossimi condotto pii saggiamente. Intantc' spero di non dver (lr.rix, cui trrron dissenrrro dal valentuomo: da poich6 il Sommc' sig. La conte, e grate le dette cose, meco su cid concorda lN.C.F.l. Nel Trarr' (,ourcicr. 1lt06r, il(mentaire de calcal diffetentiel et iJc czbtl integral, (Paris. g2, Lacroix afferma: "En eifer. plus le accroissement de la variab[. alla p. indpendante sont petits, plus les valeurs successivcs de la tonction approche d'tre sommise i la loi de continuit6 dans ses changemens, et plus ic rapport de ces changemens i ceux de la variable indpendante approchr d,6tre gal i ia limite assign6e par le calcul. Par la lor de eontrnuit on doit entendre celle qui s'observe dans la description dcs ligncs par le mt uv.ment, et d'apres laquelle les points cons6cutifs d'une mmc ligne sc su' cddent sans aucun intervalle. La manirjre d'envisager le grandeurs dans it.

tra Analisi

.J. . ;;;ri

.;-

._rmtragrnano nducest ,, |":::::::;"Or1lir"rilf (ruc:r,.r l);rradosso c affine " qu.ll., a.t i"*... fondamenrale. E oer rnczz() cli eris() nc il trattare l.

ai fatro che rogaritmi di grerrdczzc rnrmagrnarie ntluconsi ;J; cerchro,. "J " l)r,rp. IV di quesra 'feoria [N.d.F.t. n*gof, intende rinviare a]la prtro. Xl \.. lporrara da noi alia p....d.r,. ni.-i .rticf "

'' Pr.rp. I ---r .{..:rl.".si con lunghi giri di analisr. .ic' Log.mr. tN.d.F.J "' 5i rrlcriscr ar rctrrcma. londamentale, ossia -i

(Jucsro rcc,rema ,u"l

IN.d.F.J

cdcul, ne parait pas admerre cene loi, puisqu'on supP..lse touiours un intervalle entre deux valeurs cons6cutives de la mme quantit; mars plut cet intervdle est petit, plus on se rapproche de la loi de continuitc' ir laquelle la limite convlent parfaitement; c'est aussi en veilu de cette l,rr de
continuit6 que les accroissement quoiqu' 6vanouissans. cr)nservent encL,rc ie rapport dont ils se sont approch6s par degr6s avant dc s'evanouir" I Princ.[ipio] prec.ledente]' tN.d.f.]. Fergola rinua al principrtt f\'' "Se una parte qudunque di una grandezza continua si assuma per unita' ella dovri ricevere nella sua genesi tutti que' valori numerici intert, <, frarti, di cui i suscettibile; restandone intertotti da altri valori irrazionali. cioi da altre grandezze non numeriche. Ed in tal modo ,rgni grandezza
discrera sr puo anche concepire nata dal flusso dellr serrmetriehe grandczze al par delle Continue; c riceveri tn questa qual gcnest tutt! 1 J,u()l

ma: L', ,ponuroui":

'ranlcrii

r>uram.

srandcz,zt

: rapporri." iB.N.N.. lr{r.Ilil_-;l

lentcj

f*;";.;;:;l; 'uscira.agevole ana.litrca, e senza mar inviluppa;:] ;


(".

$r,.

,;;;; ;;;ffir:

convenevoli valori, che saran frammezzai da altri non numerici"rB.N.N..

lvls.III.C.l1. c. 2v).
185

It+

r'l' Q)rtesta i\'.,<1i ia .lciinlizion]: 'lelft iunz-[ione] Cap' IiI i:' d jrrrizront !: st.ita da n(:i rlf)r)rlata nel c'rfi' -l' tj. ' i",,c.it,si,:ton. i ji l.l.lementil In. il'l.C.F'l' '-.\ss.i:e,n:rrl J Part.[e] m. tN.d.F.]- L assioma i stato ri:r nri ripi'rtato
^e'i , al'.

l){
rVedi su di cio la Prop.

iCi;\i[].T(,

:-,r

r.,'r:.irzionel F rai iaciici posson csser nenanche tmaAtnar;e' li

;|.1;11i;,>; i:r-iic oriali iss'-r <(mnrt-'pari. come ec' [N ci

,'

\'III ,r.,'c l. ,iint.-rsrrtsi iiqulL 2i i,,s.1:q, lr, bolico Ci a. :.\...d.J.]. L:1 Fr()D()srzit ne ViTI :rllcrrr r: '. II iur:rr:,r,-. iprrbolico l*or i uguale a.i $. .,r-e il | . ,,h" ,Jicesi n,...rr1,, ii,-l ..,,,.r
tlipende dalla,ji lr:i ha.e. r nr.rprr:rm.i,.-nt,*l t.la (rpe\!(, f1r\r().-1 cioi k ug-uaimentc [sic] 3l,rg.61r ipcrb.i,rli,.i..iil a' ,l.l ]"'.);.. ,\js.ili

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i,: ri'tssi cior'.ttt i\.il'F.l irrrir'rt' Inftridut'i. tn ,lnri!-,s. Infin., S,ag' 4' Quanlites variabiiis est i.t11ln!itiis rnde!rirninata seu universalis, qrrae omncs omninrf tAlotrs /''-tm ergo omilct('rmlnat,rs ln.e complet-tur- E poi cosi soggiunge: ,.ai()r('s ieterminati numeris exPrimi qucant' qrl3niitas variabilis nci omn('s nlrm(-r6. lllitlsvis generis involvit. In che I'i C una ''fta imprctprierr r| dirc: comc r.eciransi con pir) distinzione nei due sequenti Prinelpi.
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manoscrittr-r ripr,rrta

L" rnaggior" parte degli u-lrimi Analisri usan queste Frasi E lo stesso I)ani,,ie Bernulli. come si rileva dal S 2 di un ()pusc.[ok:] dell'Acc'Iademial ,ii To:ino an.
1784

di Gior''.[anni] Bern loulli] Girrn.[ic'r:.1' par cht

c'''n-

scnra con c{rt(sti Scrittorr. [N.d.F.].

quali pero corrisnondr alla I ig.

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si rifcriscl Fergola, in quanto che nel "rischraramento' del princioirr It'n6n sont- riFlrtate conseguenze, indiyiduate da numeri. a tali prlr''Si pondcrino Tl hrano conticn una nota senza rimando al testo: iPrincrrri i,:, l'. I principr in guesrione ait'ermano: "Princ.[ipiol 1' ()gni gran,lcz-z:r (-6ntinga, qualuncue sia la quantit), chc in s6 racchirrcia, stroi int.nricrsi llenerata non si:l per apposizione di parti, ma da un cert(r moto ,li un p,.rntr. rli una linea, d! una superticie. Erj in questa sua senesi dee .uccessiv.lamr'ntc] assumcrc clregl'innumerevoli vaiori. che tra Ia ''letta

''

Si itega la conscguenza 4, Princ- n-- tN.d.F.l Non

chiaro a co-

cipit'.

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Ii'!t\ i'( ) \.-Tt

''

quantria.

''interponatrno." .Princ.iipii.,J 2. All'incontro ogni Grandezza discreta int.-nccsi prodotta ..()n tDporlr succe."ivamente parti a parli o con I'esibirne i successtYi stati .li quantita,lr essa. L tra ciascun I'alore di tal Grandczza. e quell'altro, che it si rcchi. sr possonc concepire altn va.lori intermrdi. c da pc:cn'isi interpolar:-" ,1,.i.'. 1r'). ''I.1na Grandezza l)'iscreta ranto Pil) si acco-"ta alia nattrra ,,li una Qrrantita (,6ntinge. ma scnza poteriesi mai icicnti-ficare. qirant() sicno piu lricciole. e pressoch elementa.-i quelle particclie additizie, da ,-ui clla cnrersc, o quelie diil'trenze de'suoi successivi -srati quantitativi "

,:'l nuila

(B'N.N., Ils'III'C ll, c' ir'l'

anzi lc stcsso Lu.lcro nci \:.,1. xlX <lclic Mcm fi1i1,,,1. rr1,-1 11,r-. r.,i.r-r,r...r rr r,: sua dimostrazionc di !al tt,rrcma .la l,rr .-.,rng,-1:nata q,.r. r air.gil, .iili,,, ,: ziale per cssen'i il essa un ctrco.lo u'l-1o.6. c.i ,:;r'rritr:i..,n i-.,n.ir,, l-:i,.i

dell'Analisi Suhlimc r-rer rlimo:trarc rrna r',.riti clrll',\r,ril., iri_:;..r-.i-rr-. che disdice la ioica ragionara. Il -\. l-ancit,n. crl [-pint, j:e,.., .-,r, ]it,. .-, . i'Analisi pura una tal dimostrazione. \1a srllstc poi il1<,.i.11qr,,,.11,;i . La (irange. t ad [rrlero t-rcr cssrrc f ronl-,, inr-;rjri.rtL:_ ( ,-.. i-,r, t, nar,rr;rl: ,
,

lTl cel. l\laclaurin, e altro Analist,r per rigrrlam.[.:nrt i .lirn1,sii.rrr. ,ri. tal reorema. si son sen'iti dci t{et.d. clclic flrrssi.ni, trrr,.. q1i. 1.,-,r-,,.::

:h'i. ..

-l.rl.

ne ha rita$a. -\'Ia par chc qtrest'aitrr n\:r il linezuii ,ir' r.:i.:icrrrmr.r-! i piace assai. Simtrnc !'Huillier d.i (iiner-ra. c 'l srrg1,i,, !.r,r,,ir liai-, .. r:. dimosrrazioni e.atte. erl t-jemcntari a qu{-,\to Te(rremi 1,,.;u.ili r)L r,...riesenti dal vizio tjella ttuaghczza. Drrc .\naii:t: Ttair,rni. : ,. r:i ,.ritir. venefO altamCnte, han y1ris16 q111rl1rieIan-li,nte ,-jrrrr,,sirar.- ..rn ir l,.lrr.Ed unct di essi si sen'e ciel (-,ric,rl,r drilc ririr..,.r,zc l'inrr, , .rili,,.r,i,-'.
. lililll'

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clcmentarr. tN.d.F.].

son eLm"nltari, e di f".ir.on..rroi E p<'rcro abbiam quesr'altra qru congegnam brevem.len*f . ."r-p.i*ip]

cc rla qucsri p'ncrpj ihmosrrauvi,

,n.,.runzl()oc cicl.l'csponente n, eiia porra disegnarsi per a+bn+cn2+dnJ+

NOTA BIOGMFICA SU NICOLO FERGOLA

: Facendo x = 0, ne re.:;ta (l+x)n = lq= l. tN.d.F.]. ' l,rrnc.lipiol di (jeomerria. tN.d.F.l. { Essendo (I+x1: l+2x+#. prop. IV El. tr. tN.d.F.l.

All'inizio della nostra tranazione, che pensiamo sia scrvita a mettels ampiamgnte in luce il rapporto. finora poco o niente noto, stabilito proficuamente da F.ergola col Calcoio 5uf,lims di Eulero e Lagrange, abbiamo sottolinearo che cra nostra intenzione fornire contributi documentari e interprctativi nuovi per una valutazione possibilmente completa e equilibrata del pensiero e della produzione di Fergola, figura di rilievo della matemadca italiana tra Sette e Orrocenro. L'essenziale nota biografica che presendamo d sosrenuta dalla stessa intenzione. Nonostante I' apprezzabile ricostruzione storica compiuta dall'Amodeo - da noi utilizzato quale pnncipale riferimento rispetto agli argomenti tranati nella sua ricostruzione - riteniamo necessaria qualche ulteriore valutazione sia dei dati offerti dai primi biograti sia del contes.o. ricco di mutamenti culturali e civili, entro cui venne ad espiicarsi I'attiviti matematica, apefta a una pluralita di settori. di Nicold Fergola. Nel far cid, ci awarremo ancora una volta di ufteriori documenti archivistici inediti, qualcuno dei quali. per il suo interesse (tra questi segnaliamo l'ampia relazionc di Fergola - documento 6 - importante per la storia delle scienze matematiche e, in particolare, per la Geometria descrittiva), verra integralmente riportato alla fine di questa nota biografica. Un'altra osservazione preliminare ci sembra necessaria. panire ddl'ultimo decennio del secolo diciottesimo e per A un buon trafto della prima meti del diciannovesimo, vennc con panicolare evidenza awertendosi nel Regno di Napoii (poi Regno delle due Sicilie) la divaricazione - peralro rn vario grado diFfusa per tuma Europa - che porto i cultori delle matemadche a schierarsi, schematicamente, tra "sinteticio e nanalitici". A Napoli, le divergenze prodotte dalla
189

i ti6

(la predilezione ,lell'uno o dell'altro di questi diversi metodi cui relazione dialettica d una delle costanti della storia della marematicar di affrontare i problemi della matematica e di atrribuire valore di veritd alie proposizioni enunciate venne a sovraccaricarsi di valenze civili e politiche collegate alle vicende storiche di quegii anni: il sorgere e la repentina caduta della repubblica giacobina (Repubblica Partenopea) del 11gg ta cui .lettero il loro sostegno matematici e uomini di scienza, aicuni dei quali versarono il tributo della vitall, I'instaurarsi poi dei regni napoleonidi (ad iniziare dai 1806) di Giuseppe Bonaparte e di Gioacchino Murat, la loro scomparsa (nel 1815) e la successiva restaurazione delia monaf.hi, bo.bonica regnante in precedenza. Tutto cio condusse a contraPposizioni - a cui spesso vennero ad rntrecciarsi morivi scientifici, politici e accademici - aperte e dichiarate. (_osi si ebbe (intomo al 1810) quella tra il prudente Fergoia e L)tta'io Coiecchi decisamente schierato, nelle scienze maremariche. a favore dei nuovi indi|izzi culturali provenienti dal monclo francese (i il caso di aggiungere che colecchi, ii quale era anche un notevole filosofo oltre che un esperto *ut"*atic.r, fu rra i pochissimi filosofi italiani che nella prima mete deil'Ottocento commentarono con cognizione e divulgarono la filosofia di Kant)2. ln seguito si evidenziarono altri conrrasti che videro, per quasi tutta la prima metd del1'()ttocento, sistematicamente presente Vincenzo Flauti, dapprrma nel sr.ro acioperarsi in ogni modo per comparire come unico erede di Fergola (e percid in opposizione, per citare aicuni nomi, con Tucci' Scorza' Telesio) e poi' col favore del clima politico non certo esaltante prodotto dal regime borbonico vigente in quegli anni, nel pretendere ii primato rispetto a tutti i pii imponanti matematici del Regno, tra cui ric,rrrdiamc, Salvatore De Angelis (ca 1789-1850), ii citato Francesco Paolo Tucci e il molto pii giovane Fortunato Padula t1815-1881). Questo intreccio di opposizioni, pur danCo luogo acl enunciazioni differenziate ci permette co1

munquc di ricavare utili informazioni srrl pensicrl ,i, IreLpl la, come nel caso dei due doc,menti (inediti) c{.;riiiannostr.. qui in fine presentati. redaiti in occasionc rl..i;,t foq\ibrlc assegnazione al Flauti. in concorrenza c()n (ienrrar-, \,i inzci, (17 57 -1824) della cartedra primaria all'l_tniversitri. Forse meno prevedibile ma non ccrto lievc fri il contrr. sto all'intemo di quelli che si prochmavano allir:'.-i arrenfi.r di Fergola e fedeli interprcti del suo pensierc. (,i. i,rr renui(-presente poichc i da eltmcnri appartcncnti a qrrrsr,\ l:ru!)n1, che vengono redatre le principali bioe.afie dc-l r,,rac.rr., lc -frri quali. con sorpresa del lenore. discordantr in vari Ilrnti. le biografie, non trascurabili ci semhrano essrre I'1.,1,,!,tr, ,t,,rrco scritto dal Flauti nel lX24 {anno Jclla mortc rir Ft.ruota che venne sosranzialmente riprcso. dail,r stesso n,rrr-.". n"r. Breui notizie irtorno ld t)ltd e /e r,,trtr.,li Niroin [:,r:,.,tlii. i..r quali Breai notizie vennero premesse. assieme ai i)r.tt.:orr,,:: storia di cin cht st ? rtperdto prr r4f7,,7re i Drs;;a,,; :.v{, ,i',,1 Fergola, aI Trattato analihco deli,- seziotr L,(trit,-ht t tir,' t'rtrr, luoght geometrici di Nicola Fcrqo/ti !-tui.l,hcato ll. ;,; \.,utticir: uolta da V. Fiauti co/t tue note c ap..4tuott,. aFparso iri \np,,|1 nel 1829. Gli scrirti di Flauti hann,, pcrn in Fri-irn i11,,111, una forte accentuazione aeiografica: tenclon{t a riaf(r irr:'ir..r magine eroica di Fereola. di'enuto il primo mar.:r-'..rrir-.., iicl Regno nonostante una presunta carenzrl sia di hrn'i ioccntr sia di altri stimoli provenienti dagli amhicnti cuitirr:iii istitrr, zionali. In secondo iuogo, essi tendono a far c(.rr-.rrarire il loro autore, Flauti, che possedeva "eminentemenr. ir rrct..l,, Sintetico" (secondo la competentc valutazionc rlr i.ereoi:, riportata nel sesto documento qrii cii seguito prescntar{r i. cluaic unico autentico eredc di tutto ij ','aricgato patrinoniir scri:n dfico del maesrro. La viccnda dei manoscrirti rji l;t:rs:<,,ia. iji cui Flauti entrd. dopo varie schermasiic. in possc.ssr-, r-, 6[:. gesti per sua esclusiva personale renrlir;i scicrrtrirc,r -rr;zitht prorwedere alia ioro tcmpestiva p'hF,hcezionc. i sr..i. r rir .rr.i gii iliustrata tn Sui nanoscrltti Ji \tcoi,., Fr:r!,i,i r I .'r i- I \,,1.i,

L)r-l

da Fiauti nci Docunenti stoici, secondo cui avfcbbc tultatu di acquistarc in proprio gli scritti di Fergola - tlSL:rsrl::'rd, cosi i tentativi in tal senso condotti dall'Accacicri,i:. .icile Scicnzc di Napoli - Luigi Telesio, leligioso ora_ rtrria,iu, curnpose in risposta l'Elctgio di Niccold Fergora sctitiu dd ,ii tuo ditcpolo, che apparve anonimo nel 1g10. Anche I'E!.'g,,, dj 'Iclesio i condizionato della disposizione agiogratica ','cis, il nraesrro, ohre che dal risentim.rrto u.rro Flaud . tia ri,ra cerra gelosia verso altri condiscepoli. Lo scritto d irioltrc appesanrito dallo stile retorico e dai sentimenti deli'au.trre ispiraii al greve bigottismo di quegri anni di reazio'i=.lcsir_,, ric. lrla bonta sua, dichiara chel,ElogLb d scritto pure pcr .lircrricre gii scienziati e i matematici dall'insopporr"bil. c sc'ririea accusa di irreligiosita. cosi infani egli scrive: "Noir posso non dolermi acerbamente di alcuni, che spacciorri. lucciole pcr lanterne, diftamano piamente le Matc.rarrch. e i Matematici, calunniandoli e a gran torto vitupcrar,do[. Amerei, che costoro seriamente divisassero seco ii prcgitrriizi', che cosi cornacchiando arrecano alla veriti ed alla Rcirgic,ne". F. pona ad esempio, accanro a Fergola, Antonio Cagnoli i17'ti-ittlo) che'era anche uomo d'anima, e che avea dirrmpctto ai ravolino su cui appoggiato ei studiava e leggea, una bcn gra'J'e devora irnmagine di Gesu crocifisso"rlto*.'que l'[,/ogio di relesio si lascia sicuramente preferire per la ricchezza e la maggiore attendibiliri dei dati offerri. ^ Nicoio (o Nicola) Fergoia nacque a Napoli, il29 onobre dcl Ilfi, da Luca Fergola e da Candida Starace, in anni in cui, c'nrc e noro, I'elevato contributo degli illuministi napolerarri (basri ricordare Filangieri, Genoveii, Ferdinando G"_ iia'ii al pensiero til.sofico europeo tendeva ai valori pii alti. sccorrdo Luigi reiesio, egli ebbe in renera eri pei istitutore *ur saccrdore di oscura [.ama'da cui uppraai, tra i'al_ rro, "i pri'.i ciementi del latino". successivaminte frequentd
acLi-:b:,. .lzurciaca

\ rlrrdriro bcnlbra, proprio per ditendersi dalla veiata

le "fiorite scuole de' Gesuiti" (dove fu istrutto in particolar


modo in latino e greco) fino all'espulsione di questi dal Rcgno

di Napoli, awenuta nel 1767. A seguito di cio 'penso allora il giovane Fergola di trasferirsi in altra scuola, che da gran tempo addietro trovavasi fra noi stabilita. Ma s'awenne per I'app,rrrto in un precettore che insegnava i primi sei libri Jel
greco Euclide, senza averli e' medesimo bene appresi',,scriie Telesio omeffendo il nome della scuola. Vincenzo Flauti, invece, non fa menzione della frequentazione della scuola

dei gesuiti ma scrive che ad un cefto punto Fergola "si portt) egli medesimo ad apprender Filosofia nelle Scuole de' PP' domenicani in S. Tommaso d'Aquino' ove s'irnbattd a stu-

diar Geometria da chi n'era inespertissimo"a' Per sua forruna, Fergola venne in contatto, presso il Licco del Salvatore (fondato nel 1770, al posto del soppresso Cullegio massimo dei gesuiti, e denominato poi anche Universita Inierna, mentre I'Universitd ordinaria veniva detta pure Ester' na), con Marcello Cecere, profesore di Matematica sintctica, "umanissimo Precettore' dal quale venne generosamentc istruito in Geometria e calcolo. Non altrettanto proficuo fu I'apprendistato faffo presso Giuseppe Marzucco ka l7l1' t8bbl, professore di Matematica analitica (detta pure Algebra e Dottrina delle Curve) all'Universiti degli Studi, a causa, a quanto dicono i biografi, sia dello 'stretto campo di quelle cognizioni ch'ei lMarzucco] possedeva della semplice Algebra Je' Finiti" sia della scarsa disponibilita del professore verso gli allievi. Comunque lo stesso Marzucco non era affatto privo di cognizioni di Calcolo infinitesimale, come le sue Riflessioni intorno alla qaadratura del cerchio "ttot*L e delle crtnte [...] oue per comodo della giouenti si spiegano breaemente ancora li pincipj del Calcolo Diffetenziale e In'te' grale, de) 17675. Nello stesso tempo, per6, ancora all'Univcrsita, Fergola "gli Elemend della Filosofia Razionale ascoitd dalle dotte labbra dell'immortal Genovesi", scrive Telesio. Circostanza
t91

D2

"..,ro, ;;b.

rentato di acquistare in proprio gli scritti di fergola dall'Acca- ort".ol"rrdo cosi i tentativi in tal senso condotti di Napoti - Luigi Telesio, religioso orademia delle Scienze *i"rro, compose in risposta l'Elogio di Niccold Fergola snit,t i "" ,uo dirrrpolo, ihe apparve anonimo nel 1810' Anche l,Elogio di Telesio i condizionato ddla disposizione agiografica verso il maestro, oltre che dal risentimento verso Flauti e da una certa gelosia verso altri condiscepoli. Lo scritto i inol*e opp.r^rriito dallo stile retorico e dai sentimenti dell,aurore i.pir"ti al greve bigottismo di guegli anni di reaziopure ne. Ma Teiesio, bontd sua, dichiara chel'Elogro E scritto o.. difendere gli scienziati e i matematici dall'insopportabile g.n.ri." ,..ur" di irreligiositi' Cosi infatti egli scrive: " 'Non posso non dolermi acerbamente di alcuni' che le spacciando lucciole per lanterne, diffamano piamente e a gran torto fr"t.-rti.he e i Matematici, calunniandoli vituperandoli. Amerei, che costoro seriamente divisassero seco il p..gi"dirio, che cosi cornacchiando arrecano alla veriti ed alla Religione'. E porta ad esempio, accanto a Fergola' Antonio Cagnoli ,i[7$-1816) che "era anche uomo d'anima, e che avea dirim' petto al tavolino su cui appoggiato ei studiava e leggea' una [.., g.".ra'e devota immagine di Gesri Crocifisso"]. Comunper la iu.Tnhe;" di Telesio si lascia sicuramente preferire offerti' ,i..h."r, . la maggiore atendibiliti dei dati Nicold (o Nicola) Fergola nacque a Napoli, il29 ottobre in clel 1751, da Luca Fergola e da Candida Starace, in anni cui, corne E noto, I'elevato contributo degli illuministi.napoletani (basti ricordare Filangieri, Genovesi, Ferdinando Gaiir"il A pensiero filosofico europeo tendeva ai valori pii alti. Secondo Luigi Telesio, egli ebbe in tenera eta per istitutore 'un sa.erdoi. di oscura fama" da cui apprese' tra l'al.i tro, prini elementi del latino". successivamente frequentd
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Aquantosembra,proprioperdifendersidallavelata i^.t.iat" da Flauti neiDocamenti stoici' secondo cui

'umanissimo Precettore" dal quale vennc pcnerosanlcnir istruito in Geometria e calcolo. N.n altrettanr. Frrficuc. f' I'apprendistato fatto presso (iiuscppe l!!arzrrrr,. (ca 11,,1. 1800), professore di Matematica anrlitica (cJetta p,,r" Alr.,. bra e Dottrina delle curve) ail'Liniversiti ,:{er:ri Studi. o .r,, sa, a quanto dicono i biografi, sia dello..strc,r,., campn (l: gg.ll. cognizioni ch'ei [Marzuccol possecJera ,i,''1]a sernn!i.. Algebra de' Finiti- sia della scarsa clisponihilir, ,-t*itnr,.,r.'. so-re verso gli allievi. Comunque l..,.tes.o Marz,.rcco non ,-r-l affato privo di cognizioni dl carcolo infinir.sinrrl., .",n, attestano le sue Rifles.rioni intorno alla etaJrat:t,tr ,! ..1'ri t:L. e delle anve [...] ot,e per como,_/o d,:lle igiot,":,;ir... ,;. s.hit,t.ri,,. '; breaemente ancora li principi dal ( dlc,Llo'Dift,,, ,,,:,,;,. j'., grale, del 17675. .1.-gr1,,,r., Nello stesso tempo, perr), ancora ali'I rni,,,r.. "r,i1 ). "gli Elementi della Filosofia Razionart' as(-clr;,,|,,i1.',,,,'.., labbra dell'immortal Genovr:si". s,:r,..r.: 'l-cle.i.-. f .i..1.1rqs.r1.;,,

del Salvatore (fondato nel 1770. al posto 6Jgl .,.1.r1.s1..ro ,. ,,ilegio massimo dei gesuiti, e denominato p.,i ,r'.r..1 iiniu.,.ri:. Intema, mentre I'Universita ordinaria'eni'a rletrr LrrLrc f.te rna), con Marcello Cecere, profe.ore rli Matcrnati.,, .;niri.,,

le "fiorite scuole de' Gesuiti" (rlove tu istruitr; in parricol;,r T"-+ in-latino e greco) fino all'espulsione cli qutsii iriR;n;,. di Napoli, awenura-nel 1767. A seguito ai .ii, :n"n.;'"f ,,1r.' il giovane di trasferirsi in altra ,..u.t. , l" ,1"'*r"" -Fergola tempo addietro trovavasi fra noi stahilita. Ma s'a'r,enn.-p". l'appttn16 in-un precettore che inseqnava i nrir,,i *ei libri cj.l 'r.1., greco Euclide, senza averli c' mcclcsimo be'c ,pof"s'i.. ve Telesio omettendo il nome della scrrola. Vilr:enzo trlat,i; invece, non fa menzione della frcquentazionc ,lella scrrol,r dei gesuiti ma scrive che ad un certo punto F,:rroir ..si rrrrrrr: egli medesimo ad apprender Firosofia nele {.,,^i" .i", ir;, Domenicani in S. Tommaso d'Aquino, s1,6 5-!1r!.i11,tc a sr,. diar Geometria da chi n'era inespertissimr)'.4 Per sua fornrna, Fergola venne in contatto. picsso il Licc,.

vituperandoli. Amerei, che costoro seriamente divisa'ssero seco il pregiudizio, che cosi cornacchiando arrecano alla veriti ed alla Religione". E pona ad esempio, accanto a Fergola, Antonio Cagnoli (i741-1816) che "era anche uomo d'uni-a, e che avea d;r_: petto al tavolino su appoggiato ei studiava . f.r*.., ,* _cui ben gra'd'e devora i*-uel.-li Gesi Cro.ifirro"r]-Co_*_ que l'Elogio di Telesio si lascia sicuramente preferire p., t, ricchezza.e la maggiore attendibiliti dei datioffeni. ' (o , , .It-:old, Nicola) Fergola nacque a Napoli, il29 ottobre d,et r/).), da Luca Fergola e da Candida Siarace, in anni in cui, come d noto, I'elevato conrributo d.gli iX;;;;,1;;;"": letani (basri ricordare Filangieri, G.ro*ri, Ferdinando Ga_ liani) al pensiero filosofico ..rrop.o ,.rrd.u" ai valori pit alti. Secondo Luigi Telesio, egli ebbe in tenera eti per istitu_ rore 'un sacerdote di oscura far.r.ra" da cui upp..r., ;lbl tro, "i primi elementi del latino,. Successivam*r.

e da una certa gelosia verso altri condiscepoli. I,. ,..i* a inoltre appesanriro dallo stire retorico e dai sentim.rr,i a.t I'aur.re ispirati al greve bigottismo di quegli anni di ,.""ione. Ivla Telesio, bonti ,,r", Ji.hi^.^ ch.f Eiog;t;;;;;. per.liiendere gli scienziati e i matematici aJt,irrropfo#b.;. e ge'crica accusa di irreligiositi. cosi infatti .gti ,.riu.,-*Ncln posso non dolermi acerbament. dI alcuni, che spaccianclo lucciole per lanterne, diffaman" p;;;;;.-i; Mate'ratiche e i Matematici, calunniandoli. u;;;;";

accusa' lanciata da Flauti nei Doiunenti stoici, secondo cui avrebbe tentato di acquisrare in proprio gli scritti ai r.rg"r" - osracola'do cosi i tentativi in tal sinso-condotti dall'Ai.u_ demia delle Scienze di Napoli _ Luigi Telesio, ..ld;.;;;; roria116, compose in. risposta l,Elogii dl Niccoid rriei" ,;)rto da un suo discepolo, che nel 1g10. Anche "ppu*. -onimo I'Elog* di Telesio d condizionato dalla Arpoririorr.;g1;;.; tica verso il maestro' oltre che dar risentimento verso Flauti

r.\ qllanto sembra, proprio per difendersi dalla

velata

le "fiorite scuole de' Gesuiti" (dove fu istruito in particolar modo in latino e greco) fino all'espulsione di questi dal Regno di Napoli, avvenuta neI 1767. A seguito di cid 'pensd allora il giovane Fergola di trasferirsi in altra scuola, che da gran tempo addietro trovavasi fra noi stabilita. Ma s'awenne per I'appunto in un precettore che insegnava i primi sei libri del greco Euclide, senza avedi e'medesimo bene appresi", scrive Telesio omettendo il nome della scuola. Vincenzo Flauti, invece, non fa menzione della frequentazione della scuola dei gesuiti ma scrive che ad un certo punto Fergola "si porto egli medesimo ad apprender Filosofia nelle Scuole de' PP. Domenicani in S. Tommaso d'Aquino, ove s'imbatt a studiar Geometria da chi n'era inespertissimo"a. Per sua fortuna, Fergola venne in contatto, presso il Liceo del Salvatore (fondato nel 1770, al posto del soppresso Collegio massimo dei gesuiti, e denominato poi anche Universitd
Interna, mentre I'Universitd ordinaria veniva detta pure Esterna), con Marcello Cecere, profesore di Matematica sintetica, "umanissimo Precettore" dal quale venne generosamente istruito in Geometria e Calcolo. Non altrettanto proficuo fu

fr.q";

I'apprendistato fatto presso Giuseppe Marzucco (ca I7B1800), professore di Matematica analitica (detta pure Algebra e Dottrina delle Curve) all'Universitd degli Studi, a causa, a quanto dicono i biografi, sia dello "srretto campo di quelle cognizioni ch'ei [Marzucco] possedeva della semplice Algebra de' Finiti" sia della scarsa disponibiliti del professote verso gli allievi. Comunque lo stesso Manucco non era affatto privo di cognizioni di Calcolo infinitesimale, come attestano le sue Riflessioni intorno alla quadratura del cerchio e delle curae [...] ue per comodo della giouenti si spiegano breuemente ancora li prinapj del Calcolo Dffirenziale e Integrale, del 17675. Nello stesso tempo, perd, ancora all'Univcrsiti, Fergola "gli Elementi della Filosofia Razionaie ascolto dalle dotte labbra dell'immortal Genovesi". scrive Telesio. Circostanza
19)

792

difendersi dalla velata da Ftauii niiDo**'nti stoici' secondo cui "..*l,l^"ciata di acquistare in proprio gli scritti d-i fergola ;;;b. rentato

A quanto sembra, proprio per

_ostacolandocosiitentativiintalsensocondonidall'Acca. orademia delle Scienze di Napoli - Luigi Telesio, religioso Fergola scrittori"to, cornpose in risposia !'Elogio diNiccol; Anche to da un suo discepo/r,.h. apparve anonimo nel 1810' dalla disposizione agio-gra-. l;Elogio di Telesio i condizionato Flauti fica ierso il maestro, oltre che dal risentimento verso . L uttu certa gelosia verso altri condiscepoli' Lo scritto t inoltre opp..^rrtito dallo stile retorico e dai sentimenti delt'uuiot. i.pi..ti al greve bigottismo di quegli anni dl rcazio' p.ure ne. Ma Teiesio, bonti sua, dichiara chel'Elogro E scritto p.. ii?."a.re gli scienziati e i matematici dall'insopportabile I generica accusa di irreligiositi. Cosi infatti egli scrive: che "Non posso non dolermi acerbamente di alcuni' ,p^..i"nJo lucciole per lanterne, diffamano piamente le gran torto Matematiche e i Matematici, calunniandoli e a

seco vituperandoli. Amerei, che costoro seriamente divisassero arrecano dla veriti ed if p."gi"ai"io, che .ori.o"'"tchiando alla Religione". E porta ad esempio, accanto a Fergola, Antonio Cagnoh

(1743-lS16)che"eraancheuomod'anima,echeaveadirimpetto al tavolino su cui appoggiato ei studiava e leggea' una f.t gr"nd'e devota immagine di Gesri Crocifisso"r' Comuni"r?it.e* di Telesio si'lascia sicuramente preferire per la ,irrh.r.^"r la maggiore attendibiliti dei dati offerti' Nicold (o Nicola) Fergola nacque a Napoli' il29 ottobre in del 1751, da Luca Fergola e da Candida Starace' in anni cui, come d noto, l,elevato contributo degli illuministi.napoletani (hasti ricordare Filangieti, Genovesi' Ferdinando Ga-

ii;;it

per istitu"i Secondo Luigi Telesio, egli ebbe in tenera eta .un ,a...doi. 4i oscura fama" da cui apprese-, tra I'altore ,.o, "i prirni elementi del latino"' Successivamente frequentd
r92

f".ri.ro

filosofico europeo tendeva ai valori

pii

alti.

le "fiorite scuole de' Gesuiti" (dove fu istnritr in partic.lar ydo in_latino e greco) fino all'espulsione di qucsti ial Recn,-, di Napoli, awenuta nel 1767. A seguito di cio ,.pensd uli,,., il giovane Fergola di trasferirsi in artra scuola. che cla gra,r tempo addietro trovavasi fra noi stahilita. Ma s'a'venne per l'appunto in un precerrore che insegnava i primi sei libri cici greco Euclide, senza averli c' medcsimo benc appresi... scrive Telesio omertendo il nomc della scuola. Vinlenzo lrlautr. invece, non fa menzione della frequentazionc .rella scrora dei gesuiti ma scrive che ad certo punto Fergora "si porf,, 'n egli medesimo ad apprender Filosofia nelle S,:rrore cre' pp. Domenicani in s. Tommaso d'Aquino, ovc s'imhatti a studiar Geomemia da chi n'era inesfertissimo"4. Per sua foftuna, Fergola venne in contatto. presso il Li.:co del Salvatore (fondato nel 1770, al posto dcl soppre*ro t-i',i" legio massimo dei gesuiti, e denominato prri ancr',e Ljniversiti rnterna, mentre I'Universiti ordinaria u"nir,^ (letta pure Lstcrna), con Marcello cecerc, profesore di fr'fatcmaticn sinterrc.: "umanissimo Precettore" dal quale vennc generosamcntc istruito in Geometria e calcolo. Non altretranr. proficuo ru I'apprendistato fatto presso (iiuseppe Marzt,cco {ca l7l }_ 1800), professore di Matematica analitica (detta purc Algt: bra e Dottrina delle curve) all'universiti clegli St,,di, a .1,, sa, a quanto dicono i biografi, sia dello.,strcrfo camoo cti Qgelle cognizioni ch'ei [Marzucco] possedeya rlclla scmplit c Algebra de' Finiti" sia clella scarsa disponibiliti del p.,,i..sore verso gli allievi. comunque lo stess.r lvlarzucc.' non lrri affatto privo di cognizioni di clalcolo infinitcsimalc, co'rattestano le sue Riflessioni intorno alla quadratura L7l ccrrht,, e delle curae [...] otte per comodo dt,/ln giot,eriti ti spieyti,t,l breuemente aflcora li pincipj dcl Calcolo [)iff.:,c,r;i,iirl .' j,.: grale, del 1767i. Nello stesso tempo, perd, ancora all'Iinivercifi. Irc!-sr(-,lrr "gli Elementi della Filosofia Razionalc ascr.lt, cialle rlr-rr,. labbra dell'immortal Genovesi", scrive Tclcsi,.- ( ircostrn,,,i

novesi, come abbiamo gii evidenziato nel secondo capitolo. E inronro a questo punto della formazione di Fergola che il raccor)ro biografico fatto dal Flauti diviene lacunoso: vengono genericamente cirate la perdita del padre e le difficoltd ncl procurarsi i libri da studiare. Difficolti a cui avrebbcro sopp,,'rito la generositi di Domenico Berio marchese di Salsa (o Salza) - col mettere a disposizione la sua ricca bibliorcca in cui si trovavano, rra le alffe cose, gli atti delle accadcmie curopee - e dcll'abate Nicola Pacifico (17)4-L79il, naturalista e cultore delie matematiche, che ricordiamo pure quaie uno dei martiri deila repressione avutasi con la caduta Jclla Repubblica Parrenopea. Daila biografia redatta da Telesio emerge invece circostanziatamente lo sforzo compiuto dallo studente Fergola per impadronirsi della maggior quanri$ possibile di conoscenze in pin scttori, anchc molto diversi, per poi convergere verso I'arnbito delle scicnze matematiche, una volta awertita la sua vocazione. Si apprende cosi degli studi condotti in Napoli, in proticua solidarieta, con lo studente aquilano "di bell'ingcgno" Tomrnaso Bifulco (che divenne poi, per concorso, professore al Liceo dell'Aquila nonch6 socio dell'Accademia dellc Scienze e delle Bellc-Letrere di Napoli), e che "mentre trtto inteso era il Bifulco alla lettura delle opere di cristiano WcrltloT con gran vaghezza, s'affisava il Fergola [...] ai principi lv{atematici della Filosofia Naturale del sottil Newton, aile opcre de' Bernulli, del Lambert, dell'Eulero, del Taylor,

chr risuitcr-a avcre un ruolo importante nella formazione di l;crg.la e sulia quale concorda Flauti il quale nel sottolineare chc "Jivennc ben presro I'allievo pir) distinto, ed amicissimo di urr tanto maesrro"{'aggiunge poi un altro significativo dato: "l'oco dopo passd ad apprender Giurisprudenza, tra gli altri, crri cciebrc (iiuseppe Cirillo, e profittd non poco in questi stucli". Va scgnaiato che Giuseppe Pasquale Cirillo (1709I7i 6\ tu tra gli csponenri pii importanti di quella Accademia degli Ozit'rsi con cui ebbe intensi contatti Antonio Ge-

degli altri esperti geometri e analisti"6. Cio facendo, Fcrgola non trascurava lo studio dclie opere degli antichi gcotnetri: "Awenne che ansiosamente alla lettura si fossc volto dci libri del grande Euclide, dei Conici di Apollonio Pcrgeo, delle opere di Archimede, delle Matematiche Raccoltc di Pappo, dei Luoghi Solidi di Aristeo (che oggi chiamiatno Seniore) dall'infaticabile Vincenzo Viviani al primo stato, come opinava, restituiti". Le indicazioni di Telesio costituiscono riferimenti ccrd e interessanti dei quali d possibile trovare esauriente conferm.r qualora la lettura delle opere a stampa di Fergola sia completata dalla consultazione dei manoscritti. A tal proptlsittl vogliamo soffermarci sull'esistenza del Ms )/'IV 'A.21 (gia segnalato n Sui manoscritti di Nicolo Fergold (17,3-1t24), presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, in cui e tradotto quasi tutto il libro Vl[ (concernente I'uso dei metodi di analisi e sintesi in geometria) delle Collezirtni materuatiche di Pappo e, cosa ancor piu importante, sono tradotte anche' alla fine del manoscritto, alcunc proposizioni dell'op en Effectto n u m geometicarum canonica Recensio pubblicata da FranEois Vidte nei 1591. Queste ultime rappresentano un reperto che nel mettere in luce il lcgame con Vidte rimandano non soltanto al|'Effectionurn geornetricaruru (dove si rnostra la possibiliti di costruire geometricamente, mediante segnenti, le soluzioni delle equazioni algebriche che venivano fuori dalla risoluzione mediante l'algebra di problemi geometrici) rna p.rrtano a pensafe alla conoscenza del Supplemcntun geumetriue, ancora del 1591. E in q,testo trattato che Viite fotnt'alizza, concedendo ad essi lo status di postulati aggiunti ai cinque tradizionali che compaiono negli Elenenti di Euclide ("Ad supplendum Geometria defectum, concedatur " ), due costfuzioni mentali fondate sulle possibiliti date daifa neusis, ciod dall'inciinare in vario modo una retta, passante per trrl punto il quale - per esempio - si trovi nel piano formato da due rette concorrenti, fino a che il segmento di retta intercettato
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tra le clue rette concorrenti non abbia lunghezza uguale a cluella di un segmento datoe. La collaudata feconditi di tali postulati una volta inseriti nell'Analisi geometrica non fu certamente estranea a Fergola, stimolandolo ad enunciare i suoi'principi di conversione e di trasposizione" ad essi strettamente legatilo. Non omette Telesio di citare, tra 'i libri che nelle nostre belle contrade davansi allora alle mani de' giovani intesi alle matematiche", come era Fergola, anche i trattati pii caratteristicamente nazionali quali la fortunata raduzione in lingua italiana degb. Elementi di Euckde di Pietro Di Martino (che ebbe ampia diffusione in Italia e vide numerose edizionill) i testi dcl fratello di questi, Niccold, dei quali vengono ricordati i trattati sulle Sezioni coniche e sulle Unghiette cilindriche 12 e il trattatello sulle Sezioni coniche di Giuseppe Orlandiri, gii allievo di Celestino Galiani. Secondo noi non bisognerebbe dimenticare gli effeni positivi, che avranno agito anche su Fergola, derivanti dalla prolungata azione educatrice (promattasi fino al tempo della giovlnezza di Fergola) esercitata in Napoli da Nicold Di Martino nel campo del Calcolo infinitesimale. Le lettere del Di Martino, oggi ancora inedite. scritte al matematico siciliano Girolamo Settimo tra il 17)1 e il, t7fira, rivelano la capaciti del matematico napoletano di "comunicare qualche cosa di cid che si appartiene al Calcolo integraie in ogni lcttera, che mi dard l'onore di scrivervi" e discutere, per esempio, gli articoli trattanti questioni di Calcolo infinitesimale editi negli Atti dell'Accademia di Pietroburgo i cui tomi gli pervenivano attraverso I'Olanda. Purtroppo bisogna constatare (e di cid ne siamo convinti anche in base all'esistenza di un reperto: il manoscritto Delle qaantiti logaritmiche, ed esponcnziali; e dcl loro uso nel Calcolo integrale)r' che il Di Martino preferiva, con scelta deprecabile ma abbastanza usualc per qucl tempo (comportamento che sari poi anche ,-Ji F'ergola), afficlare in larga misura alla trasmissione orale
1

(limitandosi alla dettatura) e alle copic manoscrirre lc proprie lezioni e considerazioni. Intorno 177I Fergola apri uno strrdio privat,, in Na^l poli nel quale insegn6 le matematiche pure e miste. ,n, oucl tempo s'intendevano appartenenti alle "scienzc *"t"mati,.h. miste" discipline molto diverse quali I'ottica. I'asrron.lmia. la navigazione, la geografia, la meccanica, I'irl rostatica. i.rr.,-hi teftura, alle quali si tendevano ad applicarc, in prrric,rlar modo, i nuovi modelli marematici allora rlisponihili L_ Ca pensare, nonostante I'eclettismo che rl istingrreva i mar f -rr.!..r i t ci di allora (per cui bisognerebbe parlare pii proprianrt..r. rri cultori di scienze matematichc) che Fergola'n.,n lc r:-arrassc tutte, ma va sottolineato che per rrn lung' periodo <it-lJa s.a attiviti di docente e ricercatore il suo inter.,sse fu pr,.,.-alerr temente indirizzato verso il settorc fisico-matematic,, t )i cic Fergola doveva essere ben fiero tanto da rivc'ndicarkr. in forma forse un po' troppo esclusiva. in un'istarrza del iTgr-., r.ivorta al suo re, Ferdinando IV, al fine di esserc erevato rr sr.rcio pensionario dell'Accademia delle Scienze e clelle Rcllc l_r:rrc_ re in successione all'abate Felice Sabatelli (1710 178/-) sl. poco defunto: "[...] il di lei autore Idclla memoria Ri,,t/rr:ione di alcuni problemi ottici, ciod Fergola. n.d.r.l ha evrrro ir piacere di essere stato il primo tra' Matematici napolriirni eri applicare il calcolo integrale. di si sublime mancq,:rr., iril. Scienza della Natura"16. Secondo un brano di lettera di F'ereola, riportatc, ciirl_ I'AmodeolT e secondo anche la lettera dcl2: n.r.mh." 1iii,r. gui Slla fine riportata, Fergola inizid acl irrscgnarc ai .Licc. del salvatore all'incirca nel 177r, dandovi rczioni <ii t,'ilos^ria ma forse d meglio dire di Filosofia naturalc in qnanr,' i; i1rr1s! certo che incentrasse il suo insegnamcnr.- ,,,i prit,,,,,t,, Lli Newton. Quando successivamente ftr approvato ui'r1.r:.,(r Piano per I'ammaestramento de' giovanctti, chc sr)[ri p1,] [.]. Convitto del Salvatore ", con nomina ciel 2 novenrl-ri-t. ll!,i gli fu assegnatala canedra di Matenatica /rnalirica i. r.i.ic,r

L)/r

ur'/)i

(ienovesi. La ro'dazione in Napoli, nel 177g, deil'Accademia de[e -rr'i.nzc . deile Bcllc-Letterc, le cui sedute iniziarono perd ',.1 1780, c pcr l;crg..rla di stimolo alla composizionc rem_ lrt'stiva di rnemoric che compariranno a stampa nel volume Ji Atti (che resro unico filro e oltre il risorgere dell'Acca.lcmia, sotto nu()vo nolne, con Giuseppe Bonaparte) edito iicl l7llx. Pur i pri.ril.giati ,.Soc; 'o. vene'Jo incluso ti, "Socj i-r(-rlsionarj", Irergola fu associato tra i residenti nelia (,'"rpitale. Aur.ri", seco.do gli Statuti dilla Real Acca\
iLli
.

:"/it di Antonio

Cor]tio1]ri dr:i_ rapl,resentanti dci governi napoleonidi. Non vogiiamo olnettere di regist rare, a questo punto, -nc qua.lchc anno prirna, neI 1779, Fergola urra,,u a.rr"ro l" i:itara cdizionc posturna degli Elementa physic,ie experirnen_

.:' r'olrrc, tu c'bbligato a pubblicare a stampa le sue lezioni. iir tal irirJo vcnrrcrc) alla luce, tra 11 17g2 e'lI g3,le mirabili Prc'ilr:ilttrti sui Princtpf Matentdtici della Filosofia xorr*i". (-ipc'a chc non reca l'i'dicazione del nome dell'autore. a prova - non sari l'urrica _ di una caratteristica comportarircutaic, su cui si rrovano d,accordo i biografi, aha po*ru^ licrgc,ia ad csscrc schivo e spesso restio -ad gli "..ogli.r. onori chc il suo mcriro gli procurava. Atteggi"*Inro .f,. crli. tcdeic ai i3orb.ne, assunse in forma pii evidente nei

cipi di conversione e trasposizione" a cui si e accctltrato "Principi" a parrire dai quali si e in grado di sostituirc al"lc singole soluzioni di problemi particolari, delie soluzioni ai> pliiabili invece ad intere categorie di problemi. Prerndott,i ior*" cosi procedimenti che pur non possedendo a pictrt' tutta la por"tr" dei metodi algebrici spingono alia fiducra che rispettando i confini imposti dal purismo geotuetrico st

Atti den'Accademia editi ner 17gg cllnnaio'o le pri're pubblicazioni relative all'originale ;.hc li't'a di ricerca a caratrere geometrico in base alla qu"ale la tradizi.'e srorica ha ricordato fino ad oggi la scuola di Niccrio Fcrgula. Esse sono: Naopo metodo di risoluere alcuxi probierni di sito e posiTione (settima memoria degli Atti, pro_

L, tra lc rncrnorie degii

po.runt concepire metodi analitici di valiJita gcncrale' I'..''r iella preliminare frequenrazione di siffattc rnetodiche, V'rcenzo Flauti lega truituosamente lo sviluppt'r dslla Geonr''tria descrimiva anche alla possibiliti di risolverc coslfuttiv]' g.,'' menre molti tipi di problemi notevoli individuati trella metria degli antichi. Oltre'a tenere lo studio d'irscgnamento privato' Itcrgola fu protessore al Liceo del Salvatore fino ^11199' Nel period<r compreso ua l' ll9) c il 1799, trascorso tra inscgtlalllcnio' ric"i'.a, assi,lua frequenza a celebrazioni religiose' cura .di malanni fisici (sembi" .h" iosse aftetto da convulsioni' Tcl..' A cii' sio parla di "mal di nervi"), egli non pubblico molto' stimoio non ,urA stato forse estraneo il venir meno dello prodotto dall'Accademia, la quale era andata nei fatti spe gnendosi sotto il peso di un apparato tanto fitto di pcrsonc a tluesto itr f,rivilegiate quanto inefficiente. Anteriormcnte i"*ullo di teinpo, nel U91, era pero stata pubblicata la.priina pun. a.gfi E[cmenti di Geometria sublime' vale a dirc L''r irruur;oii sui Conici. La cura della pubblicazione' stando Fcrgoalla testimonianza di Telesio, fu presa da tre allievi di c Giula: Felice Giannattasio, Pietro Scoppi (o Schioppa ) seppe de Nardo. Tale opera' pur comparendo anoninte'
delltr specificazione tier Amgd9o dovuta al volcre *curate dal-Sac. D. Felice Giannattasio" poichc ,r.rro Fergoia) questi vi aveva aggiunto una premessa storica all'argomentcr

lc tiiordano, che la "recitd" nel t7g6); Nuoue rice,rche sullc rt.toittztorii ,)ti proble mi di sito (nona memoria, presentata nel 1t-Bl ). Memorie in cui vengono postulati i cosiddetti "prinI

prrstd nei 17fJ6); (,ontinuazirne del medesirzo ar men|o'\ot_ rava r.enroria, afiiJata al giovane e brillante allievo, Anniba-

po'"*"tu
trattato.

Nel 1804 Fergola, sensibile alle lniziative che negli annr e nel prirno successivi allo scofpio della rivoluzione francese
luO

!)\

Ottocento il monclo cattolico prendeva in difesa della cristianiti, entrav a a far pane della pontificia Accademia di Religionc Cattolica (oggi Accademia di S. Tommaso d'Aquino), alla quale furono associati vari matematici italiani del tempo: Pietro Cossali (nel 1802), Paolo Ruffini e Mariano Fontana (entrambi ncl 1806), e un po' pii tardi Giuseppe Calandrelli (nel t821) e Gabrio Piola (nel 1822)1e.

"Informato il Re degli ottimi talenti e sode cognizioni di V.S. e di aver ella sempre conservato il pir) leale attaccamento alla R. Corona, si e degnato di eleggerla Interino Cattedratico per la Cattedra di Matematica sublime vacante nelI'l Iniversiti de' Regii Studii. Quindi di R. Ordine la Real Segreteria di Stato per I'Ecclesiastico gliene reca I'awiso per
sua intelligenza. Palazzo, 72 Marzo 1800"20. Con questa lettera (dalla quale si pud notare essere I'Univcrsita dipendente, come da ordinamento del Regno, dal Ministcro per I'Ecclesiastico), il ministro di Ferdinando IV, Francesco Migliorini, comunicava a Fergola la chiamata, finalmente, all'insegnamento universitario, al posto del defunto Giuseppe Marzucco. E' pressoch6 certo che Fergola, dopo avervi insegnato forse per un anno, non mise pir) piede alI'Universiti (gli assegnarono per sostituto I'abate Domenico Sonni) fino al riordino, nel 1806, voluto dal nuovo re Giuseppe Napoleone (vale a dire Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone). Questi, abolendo i sostituti, obbligd i titolari di cattedra a tener personalmente lezione. Il ritorno, in forma stabile, dei francesi porto al maturare di molte iniziative, tra cui segnaliamo: - Il risorgere dell'Accademia, col nome di Accademia Reale di Storia e di Antichiti (decreto reale 17 matzo 1807)' Questa subi poi (decrcto 20 maggio 1808) una trasformazione attuatasi con l'istituzione della Societi Reale di Napoli comprendente tre distinte Accademie, rispettivamente di
2t-t0

Antichitd e Belle Lerrere, di Scienze. di Belre Arti. J-rrtrcr cid fu favorito dalla particolare sensibiliti <ri And; F;;" cois Miot (1762-154II Ministro dell'lnterno. Facciamo norarc che a tale minisrero afferivano ora anche gri af'.ari.;;... -l., nenti le accademie, I universit) e, in geneiale, gli stLrrli infatti, il Miot fu anche I'arrefice della riform; i"..;;";., zione"-nell'espressione di Fergola - si vecra do.,,m"nt.. 6 -) dell'universiti degli studi-con decrero del _lr orr'irrc 1806 che comportd, tra I'altro, non solo l,aholizi,rnc ,lei professori sostituti del titorare. ma anche ir diri.;. ;l J" signare professori inteini (nominati senza concorsor. -La rcalizzazione deila scuola di Applicazione di i)onti e Strade (4 marzo 1811), sotto la direzione dcl gcneral" f;. ques David Martin de Campredon (17(rl 1g37),'.h.1 i,-p;;" comandante del Genio den'Armara naporeonica c|hr,ii" . Ministro della Guerra del Regno di Napoli. -La riapeftura della importante Accademia mirirarc. Ai riguardo va precisato che .ir, .r, stata gia efficaccnrcnte riformata e trasferita, al tempo del Borbone, nel i,r*i ,,.1 l'antica sede dei novizi della Compasnia di Gesr), il "r..ri1" gium Annuntiatae Aeglense" (per tale ragionc fu de:tra an,_-h,* Accademia dell'Annun ziateilat .r.no Nunziatelra)2r. I-'Accademia militare era stata poi abolita nel 17qe, al ritorn._, cii Ferdinando IV, dopo la caduta della Repubblica lru.r.l,.,,l pea. Le tappe che portarono alla riapertura turono mente le seguenti: istituzione della scuora "...nrirl militarc (n,--i t r,-v.i poi della Scuola di Marte (2i marzo 1811), intin.. A"tl,...,,,, la Politecnica e Militare (11 asosro 1811). con I'insediarsi dei francesi si realizzo anche rrn eirr. positivo che riferiamo con le parolc clello sconr.,,..l,,r. :t:nrg
r eleslo:

"Caddero in mano de'giovanetti mil]c e millc isritru:rr. ni, tali da fargli correr infallibilmente pericolo cli gLrnsrrr-sr l'animo, apprendendo principii non buoni cd trna marrier:l di raziocinare strana in tutto ed erronica. I: pcr n.r ,linrrr.-

csscrc':'r. i-a rcsrirntrnianza di T'eicsio, quando si mettano da pane i tc,rii allarrnati, ci ri'ra'da invece al forte risveglio del dibatrir. sciuntifico, alla lerrura (effetruata persino nei Licei delle prorrirrcc clci Rcgno), senze ombra di veli mediatori, dei testi iranccsi, al lbrriflcarsi di una molteplicitd di poli culturali. Lc novita politiche c culturali rimisero in moro l,attivita scienirtica c didatica di Fergola. Scrive Telesio: " Pcr o'"rriarc al gran disordine, tosto che nel Novembre dci lSirtr il Fergola sali alla sua cattcdra, comincir) a scrivere ru()vc c sfavillant'Istituzioni d'Algebra, di Calcolo sublime, J';\1r., L,uristica: nrodelli della tbrma, colla quale dovrebbon' itrsscfsi cotali libri; forma che sconciata fu da' Francesi prinricrarncntc, Ji poi dagl'Itakani"21. l.r srcssa Accademia delle Scienze (cssa, al pari dell'Uni,.'ersitir, cra il luogo dove forte si faceva sentire l'influenza di l-'t:ryoia c .lci suoi allicvi. tra i quali in posizione sempre pir) prernirrcntc vcniva a coilocarsi Flauti), pur frenata da vischiosita c ca'ilii, viele la prcsenrazione di interessanti contributi. Nkritr- .lclle rnemoric comparse nel volume pubblicato nel 1819 t.-h.' cr il successivo rispetto all'altro edito nel 17gg) iuro'c, intatti prcsentatc ncl dccennio francese. Durante tale pclitrtio, gli esponenti sia dei governo di Giuseppe Napoleoit sia Ji Ciioacchino Napoleone (vale a dire Gioacchino Nlural, ccrcarono di utilizzare, rispettosi del talento24, Ferrroia il turrr ie ir-riziative di rifbrma e di nuova istituzione dei va'i 1;c,ii cuiturali. lVla questi, offrendo tiepida corrisponden_ za, si lirniro ad esercitare la sua azione all'universita e all'Accadcmia. Accaddc invece che presso la Scuola di Apphcazi.oni di l"nti r: strade c presso la Scuola politecnica e Militare si
:t t_

ics i(ussics> per intendere qual era di que, di il nostro

rirri:i rl.rl fill() soggcrto, basteri sorryenirsi di quella del Ii'ra-*t--ocur, che ha ii titolo <<cours complet de Mathematiqu.cs Pures, dedie a S.M. Alexandre L Empereur de roures

concentrassero quei matematici, come C)ttavio Colccchi, chc

si delinivano "analitici" in contrapposizione ai "sintetici",


Colecchi, abtuzzese, domenicano (col nome di Tommaso), giunse a Napoli nel 1810 proveniente dal convento di Fran-

cavilla a lv1are. Egli era stato ridotto allo stato secolarc

seguito della soppressione degli ordini religiosi avvenuta con decreto (7 agosto 1809) del governo napolconico. Pur csscn-

dosi formato lontano dagii studi della capitaie, Coleccl"ri costituiva, per la cultura matematica di cui dava prova (egli aveva buona conoscenza, tra l'altro, di autori quali Lacroix, Francoeur, Paoli), un ottimo esempio della apprezzable vt' taliti di centri culturali esistenti nella province del Regno. Bisogna osservare che gid prima dell'arrivo di Colecchi si erano avuti segnali forti di contrapposizione che ricordiamo corl le parole, efficaci per quanto di parte, di Luigi Tclesio:

"Alcuni i quali nel novantanove dello scorso secoio cacciat'in esilio e che per occasion cosi fatta soggierrnando qualche mese in Parigi, videro forse due o tre fiatc da lungi e col cannocchiale Lagrange, il Signor Monge, Laplace [...] nimpatriati essi di nuovo, cominciarono a borbogliare da prima, poi ad asserir con franchezza, che la scuola del Fergola disposta tutt'alla sintesi degli antichi, conosceva ben poco l'analisi de' moderni calcolatori"2t. Benedetto Croce afferma che la regina Nfaria Caroiina d'Asburgo, moglic di Ferdinando IV, riandando alle stragi e alle cacciate degli intellettuali (di cui lei era stata autrice principale) avutesi nell'ultimo decennio del secolo precedente, avrebbe corrfidato, nel 1805, alla signora de Stadl il seguente convincimento: "La dinastia e i napoletani si erano inflitti reciprocamente tanti fieri colpi che ormai la fiducia era persa, e la prirna delle due parti che tentasse di conciliarsi con I'altra uon avrebbe trovato fede e sarebbe stata, dall'altra, sospettata di ascosa perfidia'26.
20)

Le vicende politiche contribuirono a far si che anche i cultori di scienze matematiche, schierati su diverse posizioni scientifico-politiche, si infliggessero reciprocamente fieri colpi. Sembrava che i diversi concetti e metodi venissero come materializzandosi in oggetti contundenti da scagliarsi contro servendosi all'occorrenza dei vari periodici che si pubblicavano.

Awenne che per rispondere alle critiche provenienti dallo schieramento awersario, due degli allievi pir) autorevoli e pir) vicini a Fergola, Felice Giannanasio ft759-I849) e Vin."rro Flauti, curarono la pubblicazione dei gii ricordati Opuscoli matematici della Scuola del Sig- N' Fergola' Parte gid pubblicati, e parte inediti, nel 1811, allo scopo di mostrare .h. .,in alcuni di essi la sintesi degli antichi, in altri I'Analisi de' Moderni vi risalta, poich6 I'un Metodo, e l'altro nella nostra Scuola con ugual succes,v vien coltivato'" In particolare, alla fine dell'Opuscolo VI (che insieme al IV e al lV riguardava la trattazione di un unico argomento, dal titolo Delle Fanzioni Fratte, e del Risoluinento loro in Frazioni Paniali, indispensabile per I'applicazione dell'operazione di integrazione alle funzioni razionali fratte) d rivolto I'invito
seguente:

tifici, sul quale Fergola, Flauti e Colecchi presenrarono pro_ prie memorie. La decima di queste . l',,r,di."ri* rlh,.I .r. rappresentava la continuazione), dal titolo Riflessirtnc soDra alcuni opuscoli, cbe trattano delle funzio"; friri",-'"'a.i'tl.r, risolaimento in fanzioni parziari,.iuro di c)ttavio c"t...tri Questi, al termine della sua seconda mernoria ,ff.rn'o poi.micamente: "Da quanto si d detto s'inferisce, ch. qlr".ti opuscoli non devono interessar il pubbrico ,re p.i r, ,"-"iia, n6per l'utiliti", poich6, secondo lui, procura soltanto noia vedere che con didascalico rigore si compongano "opuscori
che ffa*ano delle funzioni fratte". Specifica .lr" i.,,,;;;;" che-per gl'intendenti di cose matematich." . 1"..r..rr"-.1r. "nelle scuole del Regno, e speciarmente delra cupitri., n..r'ri adortano migliori istituzioni, come sarebb.." ;;;ll,_l',rln Paoli, d'un Lacroix, d'un Francoeur ec.', La critica .{i C;i; chi d netta e sembra non tener conto (o forse no,-, conoscenza) degli sforzi fatti da Fergola per la "r...'u rearizzaziun, del suo "didascalico" progetto. Ersr'riruli, .r*." prri*"fr. mente pungente e ingiustificata allorch6 Fergola i ,..u."ro di essersi ispirato in alcuni punti a un ",noir"rnu A,,t..,.".,. secondo l'espressione di colecchi. L'autore in questione e ir Francoeur. La cosa si ricava chiaramente da consi,l"."ri.,rri manoscritte trovate tra le carte di Fergola2T il quale. n., .on frontare il suo metodo di scindere una certa frazionr: c.n I'altro del Francoeur, commenta: "Ed in cid si vecle la cal'n_ nia del colecchia nel credere la mia risoluzione i,r.l*i."', questa del Francheur [sic]''. I trattati che si richiedevano a Fcrgora per la scuoia Politecnica e Militare furono invece scrirti,ra Fcrcrinan.i.-, J* Luca (r78)-18$) e da ottavio colecchi. Irssi costitri..,.r,, i tomi V, VII e VIII (editi nel 1g14) clella .oll"nr, Ji ,f,rAi.; tomi, dal- titolo Sdggio di an Corso di Matamatii" pr,r-ii^., della Reale scaola Politecnica e Miritare (impressi .,.ilu srrnr, peria Sangiacomo della stessa scuora) e sono prccisanrcrrrt, Analisi a due coordinat/s (del Dc Luca. rr_t:,.-, ncl l:<11,j (.
-.,.5

"[...] Che se talun vi scorga cose men rette, o da doverle vie piu chiarire, restringere, o ampliare; noi gli saprem grado, s'ei ce le dinoti accuratamente. Ma cid facendo ei non trascorra i lirniti della Filosofica Moderazione, che i Geometri Illustri han mai sempre inviolatamente custoditi, e che

talun'ingegni Partenopei, del che ne meniamo acerbo duolo, a trasaltar son usi t...] Ed a queste letterarie produzioni, e non mica a' trascorsi dell'insania, o clel livore, ogni saggio protestasi di por mente". Quasi nello stesso anno di uscita degh Opuscoli rnatematici, nel 1810, si era cominciato a pubblicare in Napoli un inreressante periodico dal titolo Biblioteca Analitica di scienze, Letteratura e Belle-Arfi, molto aperto ai contributi scien1.\/l

vi.iit.;i u1;plrcdta d irt tjittensioni e tl Calcolo differenzidle e ittt;4nifu lJcl L,oiecchi, editi entrambi nel 1814). Sono i primi iJtrc trarrati che segnano la diversita tra vecchio e nuovo. [ssi rcalizzano infarri cio che Fergola si era sempre rifiutato ,ii lrrc: ilercrmilare lc proprieta deile figure geometriche ci,rr lrroccrlimtnrtr puramerlre algebrico sulla via delineata da Lagrangere; ,,'ale a dire scrivere (cosa che De Luca e Colecchi lannc) un modcrno rrattaro di Geometria anaktica. Telesio .-rlsi r'i.r-ar[crtzza l'atteg,giamento di rifiuto del Fergola: "perche il suo spiriro, (sin da ch'ei era sul fior degli anni) pigliato tir Jaile rnsidiose malie, che fcce il Cartesio colla nuova sua
I'.
L, i:<iine t ria

N.OTE

"l0,

Ncl frartempo (1812) Fergola, a seguiro di sue insistenti richicsic kxrdate su motivi di salute, come attestano anche i dticunrenli chc qui presentiamo, riusci ad essere giubilato dail'insegnamento uliversitario. Negli anni a seguire praticd ancora I'insegnamento privato, curo la pubblicazione di imporr?rrrri rrarrari geomctrici hl. Trattato analitico delle seztoni corticittz e 1l Trattato a/talitico Ce' luoghi geornetrici) e le cinlilic nieinorle apparse nel volume di Atti dell'Accademia pubblicato nel i819, lavori da noi gii segnalati nelle pagine prrcedcnti. Non pubblicd mai i testi di Calcolo sublime e la sua scuola venne ad c-ssere sempre piu rappresentata dalia tigr-ira di \iincenzo Flauri, per vocazione geometra, che tendeva ad accentrarc numerose cariche istituzionali, come in partc si puo vederc dall'ultinro documento che alleghiamo. Nicolo Fergola fu colto da paralisi nel t821 e mori il 21 giugno .lcl 1824.

1 Tra gli uomini di scienza messi a morte rtcordiamo i cultori di matematiche Vincenzo De Filippis e Niccolo Fiorentino, i-l naturalista Nicola Maria Pacifico, il medico Domenieo Cirillo. Ad essi va aggiunto il matematico Vincenzo Porto che imprigronato venne scarcerato nel magglo del 1801: moti il successivo 17 agosto. Al riguardo, P. De Lucia, G. Fcr raro, F. Palladino hanno tenuto una relazione, dal titolo Alcuni tratti dellu matematica napoletant pima e dopo k Repabblica pafieflopea del 17)9, al citato convegno I matematict nella uita politica, 1/8t-1848. Relazione ch<: d in corso di pubblicazione. 2 Intorno ai quaic pensiamo sia utile riportare ie considerazioni espres' se da Guido Oidrini in L'ottocento filosofico napoletano nelh letteratur,t

deli'ultimo decenrzio (Napoli, Bibliopoiis, 1986, "Memorie dell'Istituto Italiano per gii Studi Filosofici", pp.80-8i): "[Colecchi] fu I'esponente pii in vista del kanrismo napoletano prequarantottcsco [...] le cui Qaistioni libsofiche del 1841 l'Istituto italiano per gli studi filosofici dr NapoL ha da poco opportunamente proweduto a ristampare [...] Egli rapprcsenta [un'] importante figura di transizione della cultura napoletana (che favorisce o accelera il processo di accostamento alia fiiosofia classica tedesca gii in corso a Napoli tramite I'eclettismo)". Al lavoro di Ol.lrini rimandiamo per ulteriori riferimenti bibliogratici relativi ad Ottavio Colecchi quale tilosofo, mentre per gli aspetti matematici ricordiamo ie
pagine (71-89) scritte da F. Amodeo nel vol. LI
letdna.

di Vita

matematica napo

'Ctr. p. 198. a

C[r. Trattato analitico, cit., p. V.

r Napoli, Azzokno. 6 Ivi.


7 La lettura di Wolff fu verosimilmente fatta anche da Fergoia e poi questi trasmessa e consigliata ai suoi allievi. Per escmpio, nella memoda ria VIII (che B la continuazione deila precedente di Fergola) degli Atti dell'Accademia delle Scienze di Napoli, editi ncl 1788, I'autore, Annibalc Giordano, "vivacissimo" (secondo i'aggettivo di Telesio, poich6 Giordano tu un rivoluzionario fondatore con Carlo Lauberg di "club rivoluzionari"l e geniale allievo di Fergola, scrive: "L'acutissimo Leibnitz [.'..1 pensir d'isti tuire il calcolo delle posizioni ch'ei disse analisi de'sili, e di regolarne il maneggio, perchd essa udlmente e con sicurezza potessc impiegarsi pcr

20t,

207

la soluzione dei problemi di tal genere. Ir{a i suoi pensieri su di cid non furono, che soli tentativi: e 'l dottiss. Cristiano r0ilolfio, che ampiamente ha esposto i di lui pensieri, non ci ha lasciato su di cid, che poche definizioni". " Ricordiamo che presso la Biblioteca del Dipartimento di Matemarica e Applicazioni "R. Caccioppoli' dell'universiti degli Studi "Federico II'' di Napofi e custodita una copia della Pboronomia (Amstelaedami, Rod. et (ierh. Weststenios,17l6) di Jacob Hermann che reca, in antiporta, la firma

Orientale>>,

L)O(V[ (1981), Fasc. II-III). Awenne chc il Di ffixs1in6, f6r5,-' po' troppo fedele alla promessa farta ol Settimo di vigilare "ail'ctlizionr un del vostro libro come se egli dovesse uscire col proprio mio nr,rme", intcrvenne tanto pesantemente nei contenuti dell'opcra da ferire I'am,rr pr,' prio del matematico siciliano che ne volle sospendere la stampa- E m.rlt^ probabile che una stesura del Trattato ,lelle unghtette cilindn,l.'e ci16ol4s.3
manoscritta, tt Sectionum Conicarum Tractatus .\electas [...] editus auct(vl: p.[q56pfi,: Orlando [...] in Regia Neapolitana Academia Plrysicae Expen+tcntalis ['",t-

di Nicold
'j Pcr

Fergola.

due postulati enunciati da ViEte, cfr. Fratcisci Vietae Opera Ivlathematica, In unum Volumen congesta, ac recognita, Opera atque studio I;rancisci a Scbooten Le,tdensis, Matheseos Professoris, Lugduni Batavorum, [,x Officina Bonaventurae ct Abrahami Elzeviriorum, 1646, (anast. a cura cli J.E. Hofmann, Olms, 197t-t), p. 240. rt Essi sono enunciati, rispettivamente, nelle memorie Nuooo metodo da risoh,ere alami prohlemi di sito e posizione, del 1786, e Nuo1, icerche sulle iso/uzioni dei prohlemi di sito, del 1787, enrambe inserite (memorie VII e tX) nei citati Atti della Reale Accademia delle Scienze e BelleLetrere del 1788. 'r Due dei trattati scritti da P. Di Martino compaiono tra i libri di testo delle Regie Scur'le di Arriglieria e di Fonificazione del Regno di Sardcgna. Essi sono le Naoue istituzioni di aitmetica pratica (erhto per la prima volta a Napoli, F. Mosca, 1718; riedito a Torino, Stamp. Reale, 1162\ e Dcgli elementi di Geometria piana /1'edizione Napoli, 1736: riediti a Torino, Briolo, 1785). Al riguardo cfr. pure M.T. Borgato - L. Pepe, Iagrange, 'forino, La Rosa, 199A, p.27). 12 Pubhlicato postumo col titolo di Bret,e tlattato delk misura delle r,..,/le, insieme ai Nuoui elementi della teoia tlelle mine, da Giuseppe Di Nlartinr,, nipote cli Nicokl, nel 17t]0 (Napoli, Giovan Battista Settembrc). Va segnalato chc parte di tale Teoria delle Volte (owero delle Unghiene cilindriche) venne inserita da N. Di lvlartino nei suoi due tranati Naoz'z ele,nenti Jella (]eometria pratica (Napoli, Giovanni di Simone, 1752) e Elementi Jella Geotnetria cosi piara, come solida, con I'dggiunla di un brct,e lfattato delle .\ezioni Conicbc composti pel uso dclla Regale Accadcmia militarc (Napoli, Stamperia Simoniana. 1768, J voll.). Il Breu tlattato della misura Jelle uolte t basato sostanzialmente su quello di Girolamo Settimo (1706 1762), che doveva apparire col titolo dt 'frattato dcllc unghiette cilindricbe con un'Appen,lica salla Misura delle uolte e la cui srampa dc.veva essere curata in Napoli, per conto del Settimo, da Niccild Di Martinc. (cir. purc A. Brigaglia-P. Nastasi, Due matematici siciliani della pima meti Jel'/tt(.t: Girolamo Settitno e Nicold Cento,,<Archivio Storico per la Sicilia
20R

fessore, Neapoli, 1744.

rall carteggio N. Di Manino-(]. Settimo si trova, i11 palslqlrr, distribuito tra la Biblioteca della Societi Siciliana di Storia Patria e la Bibliote,:a Comunale. Ringraziamo il prof . Pietro Nastasi per avercenc fornito unzt
trascrizione. It Esso si trova presso la Biblioteca Nazionale di Napnli, coilocazione. Biblioteca Provinciale. lvls. n'87. Diviso in tre sczioni, ii mantsr.'rittn rappresentava, secondo il Di Martino, l"'rrltima parte dcl nostr(r '!'rat!at()

del Calcolo integrale". Trattato che per6 non i presente rr:' gli altri menoscritti dell'autore custoditi nel Fondo della Biblioteca l)rnvincialc. qatematica, cir.,II, p.12. '6 Cfr. F. Amodeo, Vita

ti lhidem,I,
18

p. 140.

Cfr. Statuti della Real Accademia rielle Stienze e d,:llc B,:llt-Lettert Napoli, nella Stamperia reale. p.89. re Dell'associazione di Fergola ne di notizia anche l'eiesio (t:!o,io, cit., p. 2t))) che riporta trascritta la lettera con cui il matem:tico napoittano accettava la "Patente di Accademico Religionario''. Strll'Accadcmia cfr. A. Pioland. L'Accademia tli Religtone Lattnlica. Profil,,, ,!clla sila strt,i,, e del suo tomismo, Citt) del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana. !')ll 2r Cfr. L. Telesit'. Elogio. cit., p. 84. 2'Al riguardo cfr. R. Pilati, La Nunziatelle. Napoli, (.uitia. ie87; t'l Jappelli, "Collegium Annuntiatae Aeglense" . '.\s6is135'1 (Nat'oii.', ,-ili .1 pp. 80-8). 22Cfr. L. Telesio, Elogio, cit., p.90.'frattasi del cors,. \:ornp()st(r ri?l Louis-Benjamin Francoeur (U71-184q) c p'rhblicato in dut'vr.i,tnrt 'r l)arigi. presso Mad. V" Bernard e Firmin Didot. nei 1Rl)9 [-;na ct.r,ia..:] tturrr,' I'abbiamo trovata presso Ia Biblioteca Nazionale di Nap,'1i {i'nllr".'rzii'''. 41.F.58. 1" vol.r e 41.E.5q, 2' r'oi.t.

Nel citato Elogio di Tclesio. nelle paginc chc vannc tir ftt! a 217-. si trova trascritta una serie di documenti ch1'attli!J i 1.3..1 1. ,. lr..: r', coronati da success<l) da vari rapEtresentanti cici Rrrvcrni i-r.:re,:.: r..'r {f,.t
2a

2t lbidem, p. 91.

(1u!:,r15

iilr..ii , . irl.l)L,,.nari [:r:rd.ia ncile iniziativc politiche e cu.lturali che an_ il 1.1jpe dclla serie d dato da una letrera (senza ..:.,i.i :- i)()jtcr;\,ru ai jrjrtT/ con cui Fcrgola rifiuta un'onoritlcenza (l'(jr_ !iir:\ .lr'il( Lt,r; Sieiir.'tq una secon.la iettera (tJ giugno 1gl1) concerne irr,\,'.,' rritrurai(); rir',,ito a fjergola dal generale campredon a far parte r. rir , 'lrntiisi(,ne dc-gii scclti esaminatori" per l,ammission. alla n.-' (\,iiirrriiir '^Scu.la d'Applicazione de'ponti e Strade"; l" l.tt..""pp. r,r.-. 'siia 'i' giugr,. iulrl i di intcressamcnto dello stesso generale alla :.rii;1,: r.ri ilcrl;.ia (chc avcva giusrificato il prccetlente rifiuto adducendo ii....,. . .ii seirrrc,; vi r p.,i la trascrizionc dell,inr._rvento del generale de I u.',iry all ;rccadcn'a dcllc Scienzc in cui egli chiede: "Fra i -corsi materr;:iri.r di iiiit.,ri rrazi(,nali vc nc sarebbe fclrse uno da potersi adottare ir-:lta .:irrola l)oiitcc,rica t\filitare di Napoli? eueilo del Signor fergola. i)r( eis-.rrr.nru, puir rendersi compiut, per tutto I'anno lg12?" r.i.*i,, iilr',p1r' a.iia finc dcllc pagine sc;gnalatc, ancora tre letterc. Nel]a prima J. ir( . rdli t8 ::iuilrro l6l4) il Cc.Tugny offre a Fergola ott.rcento ducati lrc! lii \ianil)ir dei corso cli Analisi sublime, nella seconda (scritra in fran_ ('csc ':' nrei-lesima data) lo stesso incarica un certo signor cosiron 'clla ''J.- sr'rharger cie remerrrc ) D. Nicola Fcrgola la somme'de huit cent
(1f,.-ir,,, :.i(,.lramnlal(iosr.

le tli ioro ol)cre' preferenza adottati questi vocaboli pcr caratttrizzatt quando si asssunrono dclle veritir ii" r"tuotr" alcuni nc hanno abusato l" ' l si fanno prcgenerali comc principj; quando le definizioni, e gli assirimi i-i no"to spirito, ci vuol altr.' chc adottare tutte l': |"J.."-"a ngni'"n"liri il ;,;J t d"UI bibliot..a de' Tolomei' per voler dart ad una pr.duzi.ne ben disrintt- I'una clall'altra, ,""""'ai produzione analitica. S.rn., io" cose algtbrici" usare il meto.lo analitico, ed adottare r simboii
!-

2t

frrgok,-rir- plrfl uogil*t" approfondire pri..ipi. ,Ji questo ,"*lo t'" trano i sistemi tenuti 'lagli

Cir. G. Loria, Nicola Fergola, cit', pp' 19-2it' 1'Cfr. Elogio' cit'' pp l2g'1)()' Con lt pa-rolc del l'oria (c[r' Nriolz I'affernrazionc di Tclesio: "AI
espositori dclla

conichc: vi era chi teoria delle curvc, e in particoiare della tcoria delle di Apollonio Pergco, protcdcndo Pcr via geonre camminava srtlle traccc
da Monge

rrl.", Jt.i - scguendo la via delineata da Lagrangc' sviluppata proccdimento Purac tanto vantat; da Gergonne - dcterminavano con geometriche ["'] [col] porre ln mente algebri.o l. propri.ti delle figure

"(.hi inai non sa q'anro io sultlo da pir) iusrri pe'convulsivi miei mali?". (Ju-rrii ultime trc lett(:re erano state presentate anche da V. Flauti (E/o;rr,, i'it.. 1ip. 6l-ti4). Si fa notarc che Fiauti rrascrive la frase, qui riportara d. li.: .l-ri.re .lell'11 giugn. 1811, facendo comparire I'opr.ssio.r. -spa>rrrirtlici nra.li" anzichi "convu-isivi".

rsl)r'('55.r

i)r)ur nl()n comprc particulicr", nella terza (11 giugno 1g11)

la risl'rosra ncgar.iva di

.Fergoia mediante

la domanda retorica:

pr':qualunque problema scnza bisogno di eseguirc costruzioni come carat"q,r""ion". i"'i t'A procedimento veniva c.nsiderito l-iirin".i ""ili"'it geometria a duc '.' della geonzetrta o'ili'i'o propriamente. detta [o reristico 'n)--rnord;rot","n.d.r.); delle considerazioni geometrr altri infine preferiva di speciali sistc'mi d.L che intercalat. ..,n pi..oii calcoli fondati sull'uso studiata' affretcandosi peri' coordinate cartesiane suggeriti dalla questione c' in c'-rsruzioni [" ]' a tradurre i risultati dei calcoli eseguiti in teoremi risiedere I'essenza della terzo modo di f'ottdt*'t"'l si faceva i*;";.

gcottctria cdrtestana".

p(,ri.4i()iii. iJc.logicamentc marcare, assunre dai "sintetici' e dagli ..analiii.i : "si fa in lde.rlogia diftlrcnza rra merodo sinretico, ed analirico. Il l)fl'r()' r-'.)n)c ()gnuno sa, i un fiettrd. di c.rmposizione, e I'alno chiamasi Ji ri.,Juzione. Io <iui non discuterd quale de'due metodi sia da 'cro(l() prci. r-ii sr ncll'ins.-gnanrcnro: abbastanza questa questione d stata agitata, e ii.'r r,d :imcrtianr.r icuri.si aila logica di Hobbcs, alle opere di condillac, :il'rirc.:iirgia di rracv [lcggasi: ag,lt Elimenrs tt'idiorogie di Desrutt de Tr"cy, ir.ci.r.i, c.1 ali'eruditc, e dorrt- mcm.)rie lerte all,oggetto rr.l nort.o.onri;;ii. i.l'rsti'iizi.nc da varj prof-essori: solo diro che imatematici hanno con
2

'. p. 2t'). 'r t.ir. llibliorer.a Nazionale Ji Napc,li, N{s. III.C.I6, c. )9r. 'i' I r scp{uenri c.nsiderazioni, p.ste da De Luca all'inizio del capitolo i.'rit1;.r" ' i. c.ntrib.iseono efficacemcnte a dare un,idea delle diuerr.
L)2)

' !iti'1"t' lr)2 P : t.ir. .\toria Jal Rcgno ili .

Napoli, Bari, G. Laterzae figli, 19656 (1. ed.

li,

2ll

ULTERIORI DOCUIVIENTi

lMinuta di lettera del Ministro dell'lnternot o N. I:,'rgr'!,i)

Al Sig. Nicola Fergola membro della R.le Accaderni,r


delle Scienze e Professore di Matematica suhlimc alla Regia Univetsitd Mi ha manifestato V.S.L con due suoi rapporti chc inscgnandosi nella Universiti Ia parte elcmentare e la sublimc delle Matematiche. d necessario che vi sia rrna lezionc tli mezzo tra le due parti, ciod di Sezioni coniche e cli Trisonc'metria colle convenevoli applicazioni di coteste Scienze. 1., trovo molto savio e regolare questo awiso di V. S. Ill.ma. : credo conveniente alla Istruz.e pubblica che ella presto r;l incarichi di dare un tal corso; ma perch6 ia sua salrrte nor soffra maggiormente, intendo che lo dia in casa propria. c lil prego manifestarmi quale aumento cli soldo possa conrrcniri:, per questo nuovo travaglio. Ripeto a V.S.ill.rna gli attestati della mia aiti.ma stLnl

Napoli 27 settembre 1808

A, S. N.2, Ministero dell'Interno,


l Alla data segatata in

II" inr'., fasc. ^14').

calce alla lettera, era Ministr,-,r.lcll'Tnternc in,. minato nell'agosto del l8o8) Giuseppe Capecelatro (174.1 l8J6).,\rcrr'', scovo di Taranto dal 1788. Successe ad Andr6 N{iot, qualc. lllinistr. rl-: I'Interno, allora che questi segui ()iuseppe Bonaparte nel stro sp.sl:irrtli') (maggio 1808) da re di Napoli a re di Spasna. A! :i'.:u:r,it, cir. ia ''r,:t',:.rP. Stella, in D.B.I., cit., ad tocern. Sull'altra faccia del foglio i scritto: "Il Sig.r Fc:'pola 1ii;1 i6 1 ";: l corso di Sezioni coniche e di Trigoncmetria, e diasi aun:jrrtr' 1,i1 q1'111" '-'i'.

gli possa convcnire".

ccnipici. ,j -rr.,..,",,,',i,g;.:';":iT, ;i ,ri::::.:::ematicil' ffi:::::T.: f: ;T"...::1i:,,, '":fi ,:lti]:T t:!iPl. i)r'riiLict j jL,i;;;,!:til:"'',:.=::::i:ffi i;'))':',,.',i,', j: "" urrrvcrslta (ctt. A. .,1' ' ;ir. ii. rr.icciar<ii, itrtr[>sr11;.r1, in .inrr);;]- uniuersiti di Napoli, . ' ti. r\iir; irrir;;ir. 1r.1..ir..1t, 1914. p. 4x1 .r....^ , , t u!to"r)!u Nap,tri, 1924, ,, +oi, e i /i(,r-,, iL,/. .5ul (.tisi i.ir_ ,i A,-,_,t-_ .f.,""-'o. r";,,'r" r/.. -; ; :",; scrlfto C)razio anzich6 :',"::',' 11, passim. ,,'., l, i, ch,' sari utiliz;zaia , ' t' i' "- ''"q'Ll"uLzLd' clt'' li:;:,:# tigia, :t,, ;:, l;,,,]'l::' ancne nej seguito, rr:ol dire: Archivio di \.rrrt,li.

Lrcu.alrafamtnuta ,.r,.i ).lt'tls.a.()fOnzi. ,, un cu]ro.re di matemadch" , .iriit f(rlizla;4i(.i),(si inte_ i.r.i r(:rli?zazic,il1_.11 i, 6jl .,_,1.":.i.o 1,,,

_ .:,; ^i< ti.r

::

Io per impegno di giovare al Pubbiico, anche nell'agra. ed imbecille mia posizione, convenni con V.a Ecc.a di prestanni privatamente in cid, che io poteva, e le indicai una mia fatiga di massimo vantaggio per lo Stato: c clucsrii nria deliberazione fu sommamentc gradevole all'llcc.a V.a, com,t ben due volte I'ho rilevato dal Sig.r Marchese Ilcrio). tvia di questo, checch6 ne sia cagione, niuna risulta e pervcnula l'
mia contezza. Intanto la pressura de' miei maii, e 'l detrimento, che mi ridonda alla mia salute, ed al Pubblico per cotesta suspension di cose, m'inducono a replicare a V.a Ecc.a i miei clamori, concependoli in una geometrica precisione. Cioc l'af fare della mia declinazione dalla Cattedra, e da ogni altro pubblico impegno di letteratura e gia deciso dalla Natura, ciod dalla mia fisica impotenza, e dalla difficile guarigionc de' miei mali. Resta a decidersi dalla Beneficenza dell'Ecc.a V.a I'altro affarc della mia convenevole giubilazione. Che se la condizione delle pubbliche finanze non le permetta di cid fare, io ne resterd ugualmente pago, e contento. La rnia frugalitd, e la Benevolenza nazionale saranno in tal caso i fondi di mia sussistenza. E questo d quanto ho l'onore di umiliare a V.a Ecc.a Reverend.ma, di cui bacio le Sacre Mani dedi
candomi

ii. Ferpla a/ fuIinistro dell,Interno


Ecc.a Revcrend.mar
Srg. re

gr()r nunlcro serbo nc, nrici

ftil:;,:.T1"?:J;jl; I1. 'lato in iuce varie ()per" M;rh.;;iche, ed altre ,Ji


,

\ a rcc, il";Jil;;??:fl:,: 3,THil?:.#T;:'.',:: ,U"i".*rra"i t.attedre Regie ii. itegj Sru..rj Ho pro<ior," .;i;;# ".ff
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cranii Jcrcrmlnato.l'1,',,1^' , :','^':|t: tuttavia. in


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l)irr voite htr i,ai,. ia r.;;;;;,'-iff:ffi'jj,?i,.u,,

o''' i molteplici
tal.

-toro guarigione, per cui

miei

t.rrllj,

^t()no

intento di riiirarmi

Umiliss.mo servo vero Nicola Fcrsola Napoli 2J novembre 1808

lfi

i -i..i_ r"r'ig,, ,i."#e dclle Universiti, Llucsr. r'scrlpio Jel Cagn.ii, che d." i;, t"gg., -

nrir) crc,'ic'c,
1,'::

()ticirrito ,tol c;ou.ll f,1:1,i r',', i. o' p, J..,;';r' ;f.*.1

:ili. ;, Ti, jl

:*

.scrigni p., lrru_parle. Or Le c,H""ri,- ;;;nd"o, p.of..saro le Marre_ in circa' h' n:l r'' rt,.i

mag_

A. S. N., Ministero deli'Interno, II" inv., iesc.2119.


rCirca il lfinistro dell'Interno dei tempo cfr. nota 1, doc. l. Sul primo foglio vi i la sigia: "1. D.", cioi ]'ilivisione. 2 Antonio Cagnoli. accettd nel 1798 la cattedra di Analisi matemari(a nella Accadcmia miLitare di Modena, allora istituita. E a Modena egli trasferi la sede della Societi Italiana delle Scienze, di cui ne era divenuttr presidente Ail n95, a seguito della morte del Lorgna. Fin dai primi anni dopo il 1800 sollecitd il governo della Repubblica Cisalpina attinchc gli

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dall'insegnamento, per potersi ritirare a Verona. I-a dispensa gli venne concessa soltanto nel 1807, dopo molte insistenze. Al riguardo cfr. la voce a cura di U. Bddini in D.B.l., cit., ad uocern. r Tratta-.i forse di Francesco Maria Berio (1765-1820). figlio di Domenico, del quale Fergola fu istitutore.
fcrsse concessa la dispensa

N. Fergola al Ministr,, dell'b,t,,,,t,",


Ecc.a Revcrend.ar

)
lMinuta di lettera del Ministro dell'lnterno a N. Fergolall

Al Sig. Nicola Fergola membro della R.le Accademia delle Scienze, e Professore di Matematica sublime nella Regia Universiti. Col foglio de' 22 novembre V.S.L mi manifestd la necessiti di ritirarsi da qualunque impegno letterario a motivo degli incomodi di salute che continua a soffrire. In risconmo vengo a manifestarle che il soldo come Professore le sar) continuato. Attenda intanto alla guarigione de' suoi malori, se serva indicarmi un soggetto che possa nel frattempo disimpegnare le funzioni della sua cattedra; e mi dia un ragguaglio del risultato della scuola fatta in casa propria a norma della mia precedente lettera de' 27 settembre dello scorso anno. Le ripeto gli attestati della mia alti.ma stima.
Napoli 11 febbraio
1809

S'io non risposi immantinente all'Ecc.a V.a, corne il ., dovea, ne furon colpa lc mie convulsioni, ed rrn r:cuma fissa tosi negli occhi, e il no. aver ritr.r,ato chiaramcrrtc il scnsr. degli Ordini da V. Ecc. confcritimi. Il pcrchc la prcg,.,;1 degnarsi di chiarirmi questi duc p,1n1i. Cio. l, (.ntic.L-a ,l: Mattematica Sublime, di cui mi s'impone, ch'i,, nc facessi lri terna, dee prorwedersi in propricti, cr mi si r ,,r.rl clare nr:r sostituto un di que'Soggetti, che drlvrd nominarc? fiorcni,., si I'una, e I'altra cosa rilcvar clal contesto, r- tlii rrltrc eos,.. . dovendo diversamente per ciascuna di qucllc p.sizi.ni ritc rirle. Inoltre prego v. Ecc.a a anchc spt'cificarc I'obietto della mia lezionc. che io'.lcrmipri'aram.jnrc, e c.i dovro soldo dell'Universiti disimpegnare in mia casa. (-liod c\r it, debba instituire i Geometri nell'Arte di invr-ntarc, cri dint,strare, e di scri.,'er con eleganza: sccondanclo irr tal mr-rdci 11. ottime mire di V. Ecc., il pubblic. vanraggi. rlclla n<,.rra letteratura, ed i desideri di tanti ()io'ani srurliosi. 1.. r-cst< baciando le Sacre Mani di V. Ecc. P.ev.ma
I Tmiliss.o

A. S. N., Ministero dell'Interno, fI" inv., fasc. 2149.


I

c cil.,,otiss.o .c:-.,,.,

Ni.lla
1,

F,rrscrla

Per quanto concerne il titolare del N{inistero dell'Interno cfr. nota


1.

Napoli 8 marzo

18(,)9

doc.

Sull'altra faccia del foglict d scritto: "Il Sig.r Professore Fergola proponga un soggetto che disimpegni le funzioni della canedra durante i suoi incomodi. Intanto dia un ragguaglio del risultato della scuola fatta in

A. S. N., Ministero dell'Internrr.

TTo

inr,.. fasc. 1149.

t"tur.r,
margine in alto a sinistra del foglio su cui
lr11ge:

"3' div.ne'.

redatta la minuta si

I Per il Ministro dell'Interno cfr. nora 1 ,.lor. l Sul fogLi" i anngtato: -3. D.-. ci6i 3. .ir''ir:r;::c

216

ty;itir'nt

no tl Mmistro Jell'Internal
ilccclicnza'

discreta nelle sue finite, ed iniinitcsrme funzioui. I difetri cli ()eo quesr'opera sono di gran lunga minori di quelii della di pubblicare -etri" icscrittiva, ch'd piaciuto al Sig.r Flauto del gran Geometra (lreatorc di questa ripetcudo male le idee

..i.nr",

)tqnorc ivli so,o rario ur do'cre tJi cseguir subito e|ordini di V. i--. 'i"'cuJ. ;rreso le piu csarte, c scgrete infoimazioni sulla riireiiia dc' rrc ct,.c,rrrc'ri alla Cattedra di Mut.-utilh. sulriitni. (.redcrci cerramrnte far torto alla giustizia, ed op_ l)')lrli e' I)rogrcssi ik,lla scienza, se volessi del tutto ,rrrif*mlnni al parcre del Sig.r Fergola. Scltza colnmertere irrgiustizia, che V. E. detesta, non pud il Si:r.r Irlauro csser messo in pru'o luogo fra' concorrenti, .:d ii i) ,vlirzelc' i, sccond.. lvli ricordo, .h" q.r.rto reiigioso cr:l:brc. fra i PP. delle Scuole pie ha insegnato e insegna con :iirrtt.sSo Ja piu di trenr'anni .liverse prnidi Mattematica. Io sr(-sso I'ho vcduto nrl Ctrliegic, di Benevento, nel Collegio li-'i.iira.diano, in qucll. di caravaggio, e so ch'd stato pire '.,lla Scrr,la .li Artiglieria, ed d artualnente nell'Accadcmio N{iiirai.:, e 1u degli alli*,r nella Universira de, Regj Studi. So allc()r:t' ch'c1ili ()ttenne la cattedra chc ora o..upu il Sig., Fletiio, quan.lo piacquc al Re Giuseppe Napoleone di ristr_ bilrre i'Iinivcrsira cii Nap,li. Allora n"" si v.rlle rimettere in clt'tti Ijnivcrsira il Sig. Flarrto. per esser troppo Giovine, e norl incora adonro di quclle qualita. che si richiedono in un pufrl,iico (,attcdratieo, . non fu che varj mesi dopo il rista_ lriiinrenr. Jclli Stu.Jj, chc' Egli fu rimesso in csercizio della {.iti..ira, chc al prcsente occupa. Lc: cognizittiti Martclnatiche, e la ma'iera di propagarle, ch. dipi:rrdc unicamente da un lungo uso, sono in grado crrrtrcrr. .el P. Minzcle. Egli ha pubblicato nell'anno'ilgst la .rra r\lgcbra, in cui analtzza con chiarez za la grandezza
)lI

e copiando le dilucidazioni c sviluppi, che iI Sig'r Lacroix presenta nel suo cornplimento di geometria'' Non d gii Signore, che io intenda far torto al merito del Sig.r Flauto, attri desidero, che egli sia incoraggiato facenti.t' di lui nrrorevole menzione , quandg V E' fara prowedcr la Cattedra di Matematiche sublimi. E certamentc cosa maravrgliosa che questo Giovinctto, il quale non mostra arlcora (j talenti trur.".,d"nti, occupi gia Cattedre inleressantissimc)' Sc V sia secondo Segretario dell'Accaclernia delle Scienze' E. gii desse a,le.rso la Cattedra mcntovata ch'd di prima clas ,.,'q,r^l altro premio resterebbe a darli quando avr') fatica.to per dieci, u"rr1i, . trent'anni, e quando pcr gli Allicvi chc avra fatti avrd dato prova di aver acquistato la buona matricra d'insegnare. Per vieppiu sodisfare ai mio dovcrt' assicuro V' E' chc (-attedra Elemctrtare' sarebbc .li poca importanza Ia prima e se il Professorc non v'insegnasse, che la Gconrctria ;riana Non dico in un'uni solita lsicJ come vorrebbe il Sig.r Fergola' vcrsitd rispettabile, ma in nessuna scuola pubblica di Europa il Profcssore di Geometria dimostra si poche cose rn trn alln() intero. Quello dunque dcll'universita de' Rcgi Studj potra i.s"grr^.i ancora le due Trigotrometrie rettilir-rea, e sterica e cnme sci.rrze che hanno rapporto grandissimo ira di loro colla Geomctria. Il professorc della seconda Lattedra clc mentarc dovrebbe dimostrare I'Algebra, e I'applicazionc dt teoria essa alla Geometria, applicazione che contiene tutta la delle sezioni coniche.^ in fine il Proicssore di Matematichc subiimi non dovrcbbe avere altro carico che quello di far la conoscere le principali teorie di Analisi infinitesimale ch'i di scienza la pin granie, la piu difficile c la piu interessante Non si e mai tutte le frni di Matematiche astrattc'

"lir.

?1.)

parte delle inteso dire, che la dottrina de' conici faccia Matematiche sublimi' f"fi permetterd V. E. che io le faccia osservare' che I'in,"u.,r-"*o delle Matematiche non B affatto completo neli,tiniu"..ita de' Regi Studi. Vi manca una Cattedra essenziale pic.i'J q".ll, d'introJuzione all'Analisi degl'infinitamente d'incoli. Questa serve per far conoscere quanto ha scrino e quanto ha teressante I'immortale Eulero sulle funzioni, Lagrange nella ;;;;; ;;."re ed inventare il gran Geomera che ha per titolo tratta.to delle funzioni6,-e che s"I "p.tu, basi ,oi., .d esenti di metafisiche cavillazioni stahiltc. le trache si facevano una volta al grand'Edificio dell'Analisi di Algebra scenclente. Questa cattedra stabilita, il Professore le proprietd delle sezioni dei pin da dimostrare ,"" ^"r"uueed il professore di Manematiche sublimi sarebbe esente a;;., tropdal dare motti e lunghi prelimin'o'r, che I'occuperebbero necessario per -dimostare le 0", . *ff torrebbero if tempo i.o.i. moltiplicate da pochi anni in maniera da non potcrsi
esprimere. all'Esame di V' E'' Questo e quanto io dovea sottomeftere profondo sapere' e dal e tutt; il bene auguro al Ptrbblico dal ,,ieil""," zelo clelli'sua rispettabilissima Persona. Ho I'onore di essere con profondo rispetto, e distinta considerazione

R.a Liniversiti affinch6 mi dica sinceranrcnte c con rutta .iscr-','a ,iuel ch,.' ne pensa". 2 Gennaro N{inzele, professore di Matematica sempiicr c Nlatematic;; elementare all'Llniversiti. Intorno al Minzeie non si sono m()vrre pii no-

tizie di quante sono date in questa relazione anonima (fcrsc attribuibil,: allo stesso Minzele). Possiamo aggirrngere che egli fu aliievr. <lel piir noto padre Gian Gaetano Del Muscio (1746-1808) delle Scuole Pie (cfr. [/o;r" stoico dt quest'ultimo scritto da A. De Maria, Foggia, (-i. R'.rsso. 1817,
D. lzt. l Trattasi dell'opera: Ia granJezza discteta anahzzata nellt' sttt ftnit,. ",-i infinitesime funzioni, Napoli, Raimondi. a Cfr. il sr-rccessivo documento 6 e le note relativc. t Vincenzo Flauti era in quei tempo professore di Citcmr:r:ia c-lesr.rrr tiva e Analisi de' finiti. u Ela Tbioie des fonctions analytiqucs. citata. La cartedra di Introduzione all'Analisi sublime fu istituira di li a qualche anno rcompare neilc "Stato indicativo delle presenze, ed assenze de'Pr<.rfessori, e studcnri" rl<i 3 giugno 1815 A.S.N., lI" inv., fasc. 2152-.r. Essa fu afficlnra a I;rlipr--. Maria Guidi n7fi-18J7) che per moiti anni, a caus3 della reprcssronr d:i moti rivoluzionari napoletani. fu esule in Francia dove insesnr\ nel licei clr

quel paese.
(.

N. Fergola al lvfinistrc del/'[nterno


a

Di Vostra Eccellenza
Senza data lma maggio 1809].

A S. Ecc.a Mons.r Arcivescovo rli Terantcr Minisro dell'Interno La Veriti di una relazione ciidascalica del principio .ii Maggio di quest'anno dimostrata co' fatti. S 1. La Geometria Descrittiva dcl S.r Ntonsel merif,r.r:r d'esser ridotta in una chiara, e rigida Instituzione pcr brrne de' Giovani studiosi perciocch6 quella. che di poi iu prorloita dal S.r Lacroixr, recede in piti luoghi dalle idce clel I\1on ge, e le soluzioni di non pochi Problemi si osscrr.'ano csser{' pit geometriche, che descrittive. Il S.r Flarrto sl i Fresratc l 2:i

A. S. N., Ministero dell'Interno,

II" inv" fasc' 2149'

rTn base a.l contenuto <lella lettera e al confrontct con la relazione che qui segue i da ritenersi che essa sia indirizzata al gii citato Giuseppe quale [."p"..:lnt.o Arcivescovo di Taranto' succeduto ad Andr6 lr{iot cfr' nota 1' doc l' Questa lettera i l"iinistro dcll'internct, per il quale accompagnata dalla seguente ulteriore nota di trasmissione: "At iig.. Nicola Fergola,2l bettembre 1809' Trasmetto a V' S' ill'ma alla f.elio anon'im. riguardarite la prowista dclle cattedre di Matematiche

220

uscira da' torchi romani{ d piaciuta a' som'ri Analisti dell'Itaria, ii sig.r paoli, ; ,l;i; , 'lrrc*r..lo PessL;ri, e ad alrri Ge-omerrit. Io anche vi h*o ammiiuro -liiissi'rc clcfi'izi.r-ri accurate, e di nuovo conio, e non pochi Iirobicrni (a) in nuova guisa risoluti, e con d., t.or.*i .1._ ilanrc{r}c'rc dinrostrati. E, dall'una cosa deessi il Giudizi' dcll'Autorc rilevare, e dall'altra il <ii lui i"g.g"o.-E ,ura qucsr'()pcra come a torto gli s'imputa, ripiena dlmolti erro_ ri. cJ una copia nal fatta di que' due scrittori. 5 2. I1 Sig.r iilauto possiede eminenremente il Metodo sinr*ico, cd i piu arrivi arrificj di esso. Ed oltre a cid ei val. molrissimo ncll'Analisi de' Finiti, e degl'Infiniti, e nel rup.riu alia Scicnza deila Natura, ed a'curviltei applicare. t ta.rrii .li questo Giovane, che per altro d di J0 anni, mi son noti abbasrarrza, conrc pur mi son conri quelli del p.e nfirrr.f.. per i-,iu vic. (lotesto Religioso d un valente Analista. Ed io, son gia novc arlni, il proposi in primo luogo in una mia t(:rna, senza punro includervi in alcun luogo il S.r Flauro, chc afir'ira nol meritava. Ora per questa t.r.ru io deggio rego_ larn-ri tiall'cntita pcrso'ali dcgli anziderti G.om.tii] . a^itu posizi..r lettcraria di essi, e non mica dagli anni loro, o da, c.orsi ic' loro Nlagisterj privari, o ,r.' .oilJgj. Sicch6 urr.rr.n_ doriri ib) alla seconda fma leggasi: prima, n.d.r.] di queste Jue c.,s. io cosr ragiono. l- l. il Sig.r Flauto sostienc nell'Universiti de,Regj Studj u'a (lartcdra di Matematica pura propriamente inferifre aila P'imaria. Egli v'insegna coteste Scienze quattro anni prima .lcl rvi'zele. Ed oltre a cid nell'Accademia Reale delle Scienzc l'i Segr.tario nel rarno mattematico, ciod ha u'ualor, clre rrascencle quello, che a sostener la detta Cattedra si esige. I)unque pcr un dovere della Giustizia Esple*i.., . d.ll,i.itributrice il S.r F-lauto dee esser nominato, e scelto per la caticclra Primaria delle N{attematiche: senza ,li che verrebbersi a lcdcre non pure i diritti di Lui, ma quelli altresi de, Juc Suprcmi corpi di Lctteratura Nazionaia, .h. sono I'uni_
222

ciii iarc: c la sua opc'a

versit) de' Regi Studj, e I'Accademia Reale delle Scienze' II P.e Minzele merita di esser nominato in 2" luogo in detta terna: e dovri ne' Regi Studj insegnar I'intero corso del1'43alisi de' Finiti, colle dilei convenevoli appiicazioni alla Geometria, e con aggiungervi benanche la (c) Trigonometria Renilinea. Il S.r D, Felice Giannattasio dee esservi nominato in 1" per aver da moltissimi anni sostenute diverse Cattedre di Mattematiche Sublimi ne' Collegi Reaii, e per saper bene negli Animi de' Giovani le dette Scienze insdllare. Ei vi insegnerd gli Elementi Piani, e della Solida [Geometria, n' d'
r.l
.

4. E poich6 un ignoto, ed anonimo Relatore ha varie cose contro del Flauto, e del mio Piano didascalico asserite, B di bene, che con quattro semplicissime parole io dimonstri a V. Ecc. esser false le prime imputazioni, e frivolissime poi I'altre. Ed in 1" luogo d un fatto assai noto, che il S'r Flauto sia per quattro anni anteriore al P. Minzele neil'insegnar le Mattematiche nell'Universitd de' Regi Studi. II'. il P.e Minzele ora sostiene quella Cattedra, che dianzi occupavasi dal Flauto, e non gli' quella, che ora occttpa, come dice il Relatore. trI". Nel di, che fu reintegrata I'Universiti de' Regj Studj per opera del S.r Miot, io fui consultato sull'abilita del Flauto, ch'erasi obbliato. E dopo pochi giorni il Governo conferiva a questo Giovane la malagevole Cattedra di Geometria Descrittiva, alla quale uni poi I'Analisi dei Finiti' W". L'Anonimo asserisce, che il Re Giaseppe nel istabilire l,(Jniuersiti in Napoli non uolle imetterui il S.r Flauto per esser tropPo giouane, e nor, ancora adorno delle qualiti, 'cbe si richieiino in un pubblico Cattedratico, e uarj mesi dopo (ciod giorni) {t rirnesso in esercizio. Dunque dopo pochi mesi, o giorni il Flauto divenne adulto, saggio, e potente a sostenere una Cattedra pii alta. V". I sig.r Flauto ha prodoao molti allievi valorosi nelle
S

Manematiche.Io quaggiir ne reco alcuni pochi (c lma leggasi: d1)' 22)

VI". Inoltre tutti que' fatti, che I'anonimo relatore depone contro del Flauto, ed a pro del Minzele, non gli sono
altronde pervenuti, che dal Minzele, come ben si comprende dal contesto. Dunque sono essi sospetti di lor natura. E le riflessioni critiche del relatore sull' Opera del Flauto, awegnach6 concepite in termini generali, e senza veruna individuazione, si deggiono aver per nulie. VII". Niun de' nostri Geometi, che ha sostenuta la Cattedra di Geometria Elementare nell'Universiti de' Regj Studi (d [ma leggasi: e]) ha mai potuto nel giro dell'anno scolastico recarvi, che i soli sei libri della Piana con qualche altro picciol trattato sulle Mattematiche, che in questi ultimi tempi si d ristretto ad una brevissima Instituzione su i solidi. Ed ella si potri infarcire della Trigonometria Rettilinea, delI'altra Sferica, del Trattato de' Logaritmi, e delle giuste applicazioni di queste Scienze? E poi, cid che suol farsi in un Collegio, o in uno Studio privato, non dee esser di norma a quanto convien fare nell'Universiti de' Regj Studj (e lma
leggasi: fl). VIII". L'assegnar due Scienze ad una Cattedra non E un voler quelle identificare, o almen dichiarare che I'una di esse sia dell'alta un qualche ramo. Dunque a torto I'Anonimo m'imputa ch'io abbia creduto esser le Sezioni coniche un ramo dell' Analisi Sublime per aver queste due Scienze ad una stessa Cattedra legate. Ma ancorch6 si pensi esser la Teoria de' conici una pafte dell'Analisi Sublime, cid non i un errore. Il sommo Eulero (f [ma leggasi: g]), il Cramer, Giorgio Krafft, ed altri valentissimi Geometri de' tempi nostri sono di questo awiso. E nel Collegio militare, e dal famoso Ab.e Giannattasio s'insegnan congiuntamente i conici, e I'Analisi Sublime. IX". La Cattedra d'Introduzione all'Analisi Trascendente non manca nell'Universiti de'Regj Studj. Imperciocch6 io vi ho insegnata cotesta Scienza in qualitd di Prelezioni al Calcolo differenziale, ed Integrale. E cosi ella dessi insegna224

re: e dal Professore dell'Analisi Sublime. e non gii da trn diverso professore: altrimenti ne vencbbc qucll'assrrrclo, chc un Geometra componga un'Instituzione, e che rrn altro, cni non l'i nota, vi adani i chiarimenti, ed i principj. Xo. L'Anonimo in tal congiuntrrra asserisce, chc il J " Lagrange nel suo Trattato delle Funzioni (g lma lcguasi: hl) stabilisca le basi sode, ed esenti da rnetafisiche cauillozioni, cbt si faceaano una uolta a! grand'Edificio rlell'Analisi 'f'rascendente. Dunque a buon conto tutte le scoverte cicl Clran Newton, del Leibniz, de'Bernulli. dell'Eulero, del S.r-,-!'z\lem bert, e d'infiniti altri Analisti anteriori al S.r clc la (irangrnon sono che labili concetti, e cavillosi (h lma legeasi: i]). $ -5. Io qui mi arresto dall'ulteriormente divisare ie An,rmalie della Relazione conferitami: e rivolgendomi al piano didascalico, che presentai a V. Ecc. in tal congiuntr-rra, ic. lc assicuro averlo regolato col massimo risparmio dclle Cattedre, col minimo tempo dell'lnstituzione de' Giovani, c pcr la certezz^ del profitto loro. Su di che sogeitrngo lr st'sr.rcnti
cose.

S 6. Son ormai J6 anni, ch'io prot-esso lc Mattcrnatichc questa capitale: e dalla rnia Scuola, e co' miei mctoili d'Instituzione son germinati tanti valorosi Professorr, chc c.'n decoro nelle nostre regioni, e nclle straniere parti inscgnano. e producon pur essi grandiosi Allievi. ()r tolga il (.iclo, ch'it, cid rammenti a V, Ecc. per magnificar rne stesso: rl clico snl" per assicurarla su tali fatti, e per farlc l^ cefiezza. c la rcalitrr delle cose all'incertezza, erl all'idcalismo prclcrirc. Non ogn'Instituzione i buona per ogn'Ingegno. I1 lc ric,''rclo. r:hc niun de'pii Illustri Letterati di nostra Nazior:e, 11o .hg tr-rr na a maggior larrde degl'Ingegni Partcnopci) e\ stuto mzri ciir straniere Scuole ammaestrato. Laclt{o'.'c tanri ( iir-,-rrni, pcr altro attenti, e sagaci, che si han fatto da' Profcs.ori Stranieli instituire, non han mai figurato nelle Letterc fra noi. il C.oi legio Ancarano di Bologna;, ovc rimcttc',,ansi cli qui non p.',:hi Giovani per farsi nelle lvlatematichc. o nclla (]iuri*pru<lcnzr

in

l-)

rttriiric, e ad inventare. \ 7. lrinahllenre cosi conchiudo cotesto Apologetico Itrrgr'll'arne.to' Le di lettere non debbon esser mica rabi',rrrsc fra Ji loro. ()nde_m,incresce, 'ersone che cotesto;;;; ii'ciar,rc abb'ia voruto acerbamenre morder. .f Fi";, e;r,,in r u irrg.gnoso, cJ crudittr, ora dicendo .sre. I,indi.at;il; u'a copra mar f-atta dcria Geometria descrittiva der S.r Mongt'' crl rra dichiarand.ra di assai drfeiti a.rurp.iu. ci. *r, 1>cr riar risa_ito alla sua awersi.ne pel Sig.r FL;;;;;;; ,1lr.ra ,'.rn,.p?*i fatii, rua par che i*.i if Governo di stoli_ u(.2./r. , tlr tlctcrenza 'cll'avergli affidata una Cattedr, ,r.l ,rrrv.:rsira dc' Rcgj Studj, n.tt'^u.rto anche il;. I'l ;., " sug.crario nel rarn,r Nlattematico deil'Accademia Reare deile Scie'rrzc. L, iina'nenle lo stesso Relatore volendo .il;;;;;; l)irirr.r, eJ ogni Merito del Flauto p., f" C"";J;D;;Xi; cirr.,ciudc colr una nuova Logica, ,h" ,oo debbasi ,"t C"iiJ) a/ conft:r.tlra, percbc i ta po,i-n,oo porr"bbe ascender .l-'iauto pit/ \lt. ";

pcr la piuppartc ricchi di orgoglio, e poveri di Scienze. E Ji_tali ragioni potra V."Ecc.-esser sicuro, ;1yi,,Ji che Der i'i''licar'r Insrir"uziorrc, .on'op*u-a.' todrri p-r.*"rir, "r"."g*i, " Jclrba' p.odurrc de' Gcometri'pot.nti

r'sif,rrc' iu abr.lii' vcrso la ti'e der secor trascorso dar,Accacjcrrira Rcalc dcllc Scienze. Da poiche .rri ,o_uuilai'fa

. a*orir"r.

la noviti, e I'eleganza di tante definizioni n' 1,2, 17, ec. Ji moltissime dimostrazioni ni 51, 75, ec. addizionate alla Geometria descrittiva. Quivi osservansi benanchc lluove risolu' zioni di Problemi descrittivi. Su di che consuld la .letta Opcra ne' n' 26, )), 41, 43, 47, 49, J0, 71, 76, 9L, 11U. 1l{, i1'5.

i17, 118, ec. (b) Il parallelo degl'Ingcgni, e massunarnentc se siatr comprofessori in una medesima Univcrsitn di Rcg.i Studj, c mai sempre odioso. E I'anonimo Relatore avrebbe dovutt.r
prudentemente scansarlo in tal congiuntura col solo attencrsi

a' Diritti, ed a' Meriti di loro in detto corpo Facoltativo. (c) L'Illustre P.e lvlessia potrebbe a' suoi Giovani insc-

gnare la T'rigonometria Sterica: perciocchd questa Scienza i solamente o principalmente dcstinata per lc operazitltli astronomiche, e per ic nautiche. (c, ma d) Ecco alcuni Allievi del Flauto, che han nomc nel Paesc. D. Luigi Obesti discendente dal celebre Cassini i presso del General Campredon, ed insegna privatamente lc Mattematiche. Dello stesso valore sono D. Franccsco Bruno' che ora e nel Collegio Militare, e D. Francesco Fergola mio Nipote, i quali furono dal Flauti instituiti. (lorne anche que-

sti altri D. Gennaro Lobelli Professore di Matematica

ur

_ inranto pieno di p-rofondo Rr.r'r;r't-nd.ma


.ii
V. tcc. ltever.ma

Rispetto per V. Ecc.a le bacio le Sacre IrI^"i ;; dedicarmi


Umilis.o servo Nicola Fergola

Lecce. D. Pompeo Parabito, che insegno in Napoli, D. Francesco Balzamo valentissimo architetto, ec' (d, ma e) Il P. D. Nicola di Martino, il P'e Cavallo.

r*apoli 4 ottobre lgog

I l.,c nore seguenti sono di Fergola - e costituiscono parte irrrt:grenre ,.lella rclazione aurogr ^til , - lr) ,L'Anoninro Rclatore potra benignarsi di realmenre rcg'*cfc [a (reo'rrfia descrittiva der Flauio, a di aonriJar-a-rvi 226

I'Ab.e Nlarzucca, D. Marcello Cecere, iI S.r Flauto, il P'c Minzele han sostenuta la detta Cattedra nel modo indicato. (e, ma 0 Le risoluzioni de' Problcmi Trigonometrici conduconsi con Metodi approssimati. E, le grandczze gLrometriche, che ne formano i dati, ed i quesiti veggionsi ridot te in uno stato di quantitd discrete. Ed oltre a cio vi si debbon premettere de' canoni lineari, e logaritmici. Ond'icr non comprendo quel che dice l'ignoto Relatore, che le d'a'' Trigononetie abbiano un llPporto grandissino colla Cconetria. 22i

(f, ma g) Veggasi Eulero Introduz. all'An.lalisi degli infinitil l-ib. II Cap. V e VI e Krafft Geom. Sublim. fieggasi: lnstitutiones geometiae suhlimioris (1753), n.d.r.l Cap. II
e
TTI.

ti, e d'istruirli nell'Arte d'inventare; lc quali cosc esse.ncjo cli spettanza della Cattedra del nostro sommo Gcomeira il Sie.r
Fergola, da qualche anno non venivano inscgnate, a caslonc delle malattie che continuamente tormentanrr qucsto insisnr-professore. Cercai di disbrigarmi cla questo impegno pcr pirl ragioni, e principalmente perchd io mancava di un (,,rrso cli Analisi Sublime, che si corrispondesse a quello chc avci'o negli anni precedenti dettato per I'Analisi de' Finiti: r'cl rltronde le mie occupazioni non mi permettevano di c,.'mpicrlo in poco tempo: ma non potendo pir) resistere allc loro insistenze. mi convenne finalmentc cedere, e clar prirr<:ipio per ora all'Arte d'Inventare. Con piacere fo sapere alla E. V.. che sehben,: f-ac,-'i<' lezione di mattina, il numero de' mici giovani non d I,iccolo, e tra questi ve ne sono alcuni abilissimi: sicch6 spero chc aila fine del Corso, la nazione non mancherh di avcre clr-rtrlche nuova promessa. Io presento queste cose alla E. \/. in arlcmpinrr-'nto cjci mio dovere, e ne attendo, se altrimenti non prima la sua approvazione. Intanto le fo ossen'are che pcr non iilr nter)care a' Giovani la lezione di Analisi de' Iriniti, sli lro frtt,-. prevenire, che I'avrei insegnata nel Collegio Realcr. Sono con tutta la stima e

(g, ma h) Vi si aggiunga Analitiche. (h, ma i) Il disegno di quest'insigne Opera E ben diverso da quello, che vien descritto dal nostro Relatore.

A. S. N., N{inistero dell'Interno, flo inv.,

fasc. 2749.

t e il gia citato ()iuseppe Capecelatro, cfr. nota 1. doc. l. Facciamo anche notare che sulla relazione di Fergola vi d apposta la seguente annotazrone: "2. D. lciod 2" divisione, n.d.r.]. Si stabilisca un metodo concilia-

torio".
?

C[r. (]. Mongc, Giomitrie ,lescriptite, Legons donnies aux

Ecolcs

Nornnzlcs. !'att

J Jt la Ripublique, Paris, Baudouin,

1799.

' Cfr. S.F. Lacroix, Essais de G4omdtrie sur les plans et les sar.faces coarbes (ou ElAmens de G1omtrie desc-riptit,e\, Paris, Fuchs, 1795. 1 L'opera i Elemcnti di geometria desaittit,a, Roma, Salvioni, 1807. t Su queste vicende si pud consultare utilmenre I'articolo di A. Fiocca, I-a geometria descrittiua in Italia (1798-1$8), <<Bollertino di Storia delle
KII (1992), 2, pp. I8i-249 " Gennaro Minzcle, cfr. nota 2, dcrc. 5. 7 [ collegio apparteneva alla famiglia ducale dei Farnese di Parma. Resti' in dotazione di (,arlo di Borbone quando questi da duca di Parma divennc re di Narroli.
Scienze Matematiche'>,
1

'l rispetto

di V. E. IJmilis.r'' e i)ir'.<i .,:t-'.'r,


\Iincenzo irlarrti Napoli 20 novembre 1810

V
Ecc.ar

Flauti al Ministro dell'lnterno

Approssimandosi il tempo delle lezioni di quest'anno scolastico, alcuni giovani, a' guali io, giusto I'istituto della mia Cattedra, aveva insegnato nello scorso anno completamente l',{nalisi de' Finiti, sono venuri a premurarmi di continuar loro il Corso tli Analisi, spiegandoli quella degl'Infini?j!i

A. S. N.. ll{inistero clell'Interno. IT' inr


I

lasc.

4'.'

Probabilmente

il destinatario i' ancora ()iuscpIc (.aIccc!rtr,.,

\"1;";

stro dell'Interno, per il quale cfr. nota 1, 1{r,tr-'. 1 . Sul foglio vi i l'annotazione: "2. l)." cio.' 2 rli','isi,'nc. 2 E il Colleeio-Licco clel Salvatr,rc.

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il 5 novembre
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rJell, I n terttof

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co.sr:

iiilrr''; i';i'r"r'rlo Jt . onriri,ro, r,,r.r-ri fa..iiri i.;'iarii'f" corso tii Anarisi, spie_ _r;rirJ.,,t,,r, ii,, JcHl',lnriniri, ..1 i,;;;;gli nell,artc ,li invcntarc: ,_.itr'
i.ia ,luaJelrc eni)o .nolt vcttiva Insegnate dal Sig.r

F,larrrl rassegna u V:.E..con rapporto .iu'_(.) ilc.,.!ir.ri)i.ri. chc alcuni riurrrri, a quatr egli nello scorso iiirit; .i\'. J uiscsi)ai,, conplciarnerrc

ii

irri.i ri t'

1809) e sembra provenire (standtr alla sttsura dci prinrcr pezzo) daMatteo Angelo Galdi (1765-1821), Direttore generale della Pubblica Istruzione. Vi sono sul foglio le seguenti annotazioni ai margini: a) in ajto a

Si;

i \ irrc._nzo

sinisrra: "1 divisione"; b) in basso a sinistra:'28 novcmbre scritto al Sig. Flauti. Al Sig. Fergoia".

l8i(i. si

lic'J I ;,,,,i, si pcrclii l" ;.;;;;;, ;i ;;::' rtff ;:T:t:i*i:; non gli perme*evarlcr .,li.,,,itt;icrltt irr pclcrt fernpo. Ma n potendo piu oltre nln r.sist.r. ,lt" t'r,, ttll;:il;:.tlovettc ,,1:;:,;.:'1i'l:1^1"1' cedtri' aut ptin.ip. i.)cr' (,r'ir all'ar-tc ,r, "
.u 11..
r

'rarattre .rrji .iisbrigalsi cla questc ilrarlc,'.'ri -ii iur e,rrs'.li analisi ,ubii;^tTI)egno'.si
\
r:f,rri, (: ncs I i, ann 11., ii

l,'t:;.g'ili ;,.,. .ruru .ri

lMinuta di lettera diretta a N' FergrtlalL


perche

p rc

cc.l."

-1'ricuhr

,,,, ,:,:'',:,::;1:].]'i.:t""'rc ic e r i,i, z,.,;,; i:r; :i:::,,?:'":


I

prega.l'E. V. dclla sua approvazione, essenIoro talenti p.o'n.,,o.,o non poco. ,\;,:": a qacstr'r panto aggranti, con di1,,:rs,r !:rLi/;i, ,,r,,,,,,r1i:tf:ri liergola che per quel tempo
,,....,n:f_1,t"cnrc ""''',.i',1l'-1,',r..i
che

Facendomi carico, Sig.r Professore, che per lo staro di vostra salute non potete personalmente dettare le vostre Iezioni dalla cattedra, che vi apparriene nella universita degli Studi; ed altronde non essendo giusto, che gli studiosi non vi ,rorrirro quella istruzione, che dal vostro conosciuto valore' c gloriose iatiche si attendono; devo pregarvi, che destiniate f,..ro.u di vostra fiducia, la quaie legga e spieghi nell'Univcrsite m.desima le vostre istituzioni, e cid durante il teinpo, che sul vosffo onore crederete di non poterlo fare personalmente.

lc suc istiruzioni.

i:l,i,. i::::#:lJtH,:i-

Sono [sic]

E Prr"'-.-ticrrrn,r:, hr scriventc gli si ilica che resta a suo criilc(r la i-.attcJru, che g.li ,ppuai.na.-

A. S. N., Ministero dell'Interno,

II" inv', fasc' 2149'

Zuilo (tl
r. 5. lr
' L.r r.'jlp('1.
z
1 r.'l

,lvlirristc:ro

tjcil'lnicnro, II" inv., fasc. 2149.

r'i, rlaiabi.l. inrorn. ai rx10, sc-nrbra desrinata ar conre Giui'i te. itt2st, N{ini:rro d"ll,Int.r,,o

iil#;

I Il mittentc i probabilmente il conte Giuscppe Zurlo' per i1 quaie ctr' nota 1, doc. 8. da un toglio con str Questa minuta e la successiva sono accompagnate Fregola' scritto quanto segue: "28 novembre 1810' Universiti' Ai Sig'r la sua indisposizione' dcstini al Sig.. flauti. Il Sig.r Fergola, durante

Capecelatro

altra persona che spieghi le sue lezioni dl'Univcrsid"'

2Jr

il 5

lMinuta di doumento del Ministcro dell'Internof


Signorcl Il Sig.r Vincenzo Flauti rassegna a V. E. con rapporto de' 20 novembrc, che alcuni alunni, a' quali egli nello scorso anno avea insegnato completamente I'analisi de' Finiti. lo hanno premurato di continuar loro il corso di A.nalisi, spiesando quella degl'Infiniti, ed istruirgli nell'arte di inventare: cose che da qualche anno non venivano insegnate dal Sig.r Fergola per causa di malattie. Cerco egli disbrigarsi da questo impegno, si perch6 mancava di un corso di analisi sublime, che corrispondesse a quello, chc negli anni precedenti avca dettato per I'analisi [de'] Finiti, st perch6le sue occupazioni non gl-i permeftevano di compierlo in poco tempo. Ma non potendo pii oltre resistere alle loro premure, dovette ceclere, e dar principio per ora all'arte di inventare. Finalmente prega I'E. V. della sua approvazione, essendovi giovani, che pei loro talenti promettono non poco. lsul mciesimo foglio i a questo Punto aggiunto, con diuersa grafia, quanto segue) Si scriva al Professorc Fergola chc per quel tempo che sul suo onore crederi non poter disimpegnare personalmente le ftrnzioni della sua cattedra, destini persona che detti e spieghi le srte istituzioni. E prevenendone lo scrivente gli si dica che resta a suo carico la Cattedra, che gli appartiene.

novembre 1809) e sembra provenire (stando alla sr.-s,rra del prinro (ialdi (1765-182i i, Dirert'rrr,- gcn.ral,' dclla PrrhIstruzione. blica Vi sono sul foglio le seguenti annotazioni ai margini: n) in 2l1o r sinistra: "l divisione"; b) in bass. a sinisma: "2t( rr:tvcnri:r,: lxlr'. ii soitto al Sig. Flauti. Al Sis. Fergola".
pezzo) da Matteo Angelo
,

lMinuta di lettera diretta a N. I:t,rx,l,i11


Facendomi carico, Sig.r Professore, che 1'sr- Lr stato i.li vostra salute non potete personalmcnte dettare lc vosffe lc.zioni dalla cattedra, che vi appartiene nella Lini'.'ersita de,:lr Studj; ed altronde non essendo giusto, che gli sttrr-lir.si non 1,! trovino quella istruzione, che dal vostro conoscirrt<- ..'alore. c gloriose fatiche si attendono; devo pregarvi, chc <lcstiniarc persona di vosra fiducia, la quale legga e spieqhi nell'LJniver. siti medesima le vosre istituzioni, e cid duranre il temp,.,. che sul vostro onore crederete di non poterlo [2163 Ds1son1,lmente.

Sono [sic]

A. S. N., Ministero dell'Interno,

II"

inv., fasc. 21 19

Zurlo

(?)

rIl

mittente
8.

probabilmente il contc Gi,-rs:pp,, 7v|,,,. i','r ri ,.,,ra1,',..r:

A. S. N., Ministero dell'Interno, IIo inv., fasc. 2149.


rl-a lcttera, databile intcrrno al
seppc Ztrrlo (17s9 1828), N{in 18,|0, sembra destinata al conte (jiui sr ro dell'Tnterno (succeduto al Capecelatrc,

nota 1, doc.

Questa minuta e la succes.iva s(lno acc(-)trpacnate r:a,-,n i^r-li:i cr.r ( scritto quanto segue: '28 novembre 1810. f inii'tr--siti. Al {i"r.r i:rtE,,i2 AJ Sig.r Flauti. Il Sig.r Fergola, durant.: irr sua in'Ji.l','c;;;1..6-, .l. r1in altra persona che spieghi le sue lezir.ni 2f1'Iiri13-":t)''.
fi

2r(l

1l)

y'V[inut,t

ii

iettera diretta a V. Flautill

de' giovani fino alia riforma dell'universita cscguita dal Miniitro Miot. Pubblicai anche ad uso delle mie lezioni gli Elementi di [Geometria] Solida?, chc furono in poco tempc)
spacciati.

(.)rrantunquc iti abbia riconosciuto, che volontariamente ervc\.':lrc aggiunto un peso Maggiore alle r,,ostre occupazioni spr.':ira.d() nella univcrsira degli Studj l'anaiisi degl'infiniti e 1':rrrc curisrica, pure non coltvenendo, che .on .id rimanga 'r'Li()ril rrna cattcdra nella Ljniversita medesima; ho scrittot-al prr;fc:rr)rc Sig.r Fergola, che durante la sua indisposizione iicsriiri persona di sua fiJucia, la quale possa dettare al pub_ blic,, Ie suc istituzioni. Resta con cid a uostro carico la iatte,iro citr: t.,i apparti.tc; t, ui attestct2 la mia distinta stima.

.\. S. N., i\'linistcro dell'Intcrno, IIo inv., fasc.2149.


\l
..'c(la la nota

delja minuta precedente.

20 ct,rrcnlc, artL'stand()gii".

c<rn il corsivo le Paro.lc scrilre con diversa grafia ie.n1111;1'r ugualc a quella con cui i scritta la scconda parte della --in,.," ii), :.tto le clrrali, cancellar., vi erano le seguenti parole con cui la minuta sr av','ia'"'a a ternrinare: "Tanto rlev. dirvi in riscontro dei vostro foglio

'Alririanr. distinro

de,

11
v

Flauti al lulinistro dell'Irtenzo


S. E.

Il

Minisrro dcll'Inrernor

F.e

cellcnza

ll 9 Novcmbre

stirur. alia cattedra vacanre di Matematica Sintetica


2t2

18Ul fui nominato dal Governo per

So_

Rcsj Strrtij, che sosrenni, oso dirlo, con decoro e profitto

dei

All'epoca di questa riforma passai da una tal Cattedra a quella Ji aoditi e Geomctria Descrittiva, la qualc Scienza u'o"uo io fatta conoscere in Napoli, e ne pubblicai pcr ordinc del Governo gli Elementir, che gia 'alcuni anni prima avcvo "uro delle Scuole del Gcnio: e questi a dc' .o-porti ud valenti matematici stranieri sono non poco piaciuti' Moltc commissioni ricevei dal Ministero dell'Interno nel tcmpo ,lcl Ministro Miot alie quali adempi puntualmente giuste lc mic iorze, ma sempre con soddisfazionc di quel Ministro e tra queste faro not^.. all'E. V. la principale, ciod quella di completare il corso di Sintesi ad uso dei collegi e delle Scuole del Regnoa; ed un tal libro lo riproduco ora pT l' terza volta al termine di due anni, quantunque non lo abbia n6 raccomandato, n6 fatto proteggere' Al i2 Dicembre del 1807 il Re Giuseppe appr()vo un Piano d'istruzione da praticarsi nel suddetto Collegio Reale di Napolit, in conseguenza del quale dove nominarsi un Professore che nelle Matematiche sublimi a Miste istruisst' gti Atinni compresi nella 7 Classe', ed io tui prescelto' Dopo al.rrrri mesi che io avevo servito senza soldo il Rc si benignd con suo decreto di nominarmi primct Professore Come io ,Jel sudletto Collegio col soldo di docati 25 al mese' abbia sostenuto questa Cattcdra fino al momento che I'ultima riiorma dell'istruzione pubbiica me ne ha privato' crcdo che I'E. V. non lo ig,noran. Nel mese di iiugno del 1808 avendo il Rc fonciata un'Accaclemia delle Scienze, meritai di esserne nominato uno de' membri, e tra persone rispcttabilissime' Sostenni inoltre la carica importante di Segretario pcr cinquc mesi senza verun compenso; e V' E. deve di cid bcn ricordarsi.
2)1

Interino. fui Quando cessai di funzionare da Seg'rio per le Matematiche senza soldo' no*iior,, Seg.rio Aggiu.o tengo, e che mi ha obbligato a de' traimpicgo .h. ^.,.or" per de' rapporti imponantissimi ed in ,ruili ,,.,n indifferenti gran numero, molti de'quali esistono in questo vostro Ministero,

Ho gi) passato all'Accademia trc mie MemorieT, e non poche oli.. ." conservo su di oggetti importanti. Come esse siano non spetta a me dirlo' l{o fatto tante volte da esaminatore per incarico datomene da questo Ministero; e non mi sono mai negato a
qr-ralunque travaglio abbiano voluto addossarmi' '

penso di questa perdita i docati 400 annui chc, a.i alrri *i sono accordati per perdite fievolissime. Sarrl rlungue ilopt., tutto cid escluso anche dal grado di <lecano. I,., rispe"tn moltissimo le intenzioni dell'E. V. per uniforma..rrivi: ip.rr perd ch'Ella non vorri assolutamente persuaclerc ll nuibli co che io co' miei travagli ho demeritaro. Sono con tutto il rispctto

di v.

E.
c

Umiliss.o Divotiss.o Scr.,,it Vincenzo Flauto

Napoli 16 Luglio

1812

fettuata dall'L,. V. ho perduta la Cattedra nel Collegio, ed ho dovuto lasciare la lezionc privata, per assistere giornalmente atl una cattedra difficilissima e quasi infinita8 che I'E. V. si d benignata addossarmi, rimanendomi perd iI soldo che pri-

Ncia riforma dell'Istruzione Pubblica ultimamente ef-

A. S. N., Ministero dell'Interno, II" inr,.. fasc. 21:ir.


tCfr. nota l, doc.8. C)ssen'iamo chc,.r'l prim<- logiio cl.lir lcttera vi i I'annotazione "2. D." ch. al *olitt' vuol dire 2,' divisionc. \.'j :. ptrir un'dtra annotazione, sul margine in alto a sinistra di qucsttr lcai!1,.61..,,.
dice: "Sig.r Cav.re Carelli.20 luglio 1812". Una rt:lazione, cl.l 2(- r:cnnai,, 1812 (appartenente all,r stesso iascicol<-r in cui si tro.,,a qu(.\r,, l..tt(^ra) .' guardante il pagamento. a favore di artigiani pcr lav.ri (|-r (-ssi r-s.rlulri presso l'[]niversiti, indica chc Francesco (lar.lli era 'cavaliere clcil'or,-li ne Reale dellc Due Sitilie, (.apo della 3. I)ivisione dcl l,irnist.-r., d"ll,lnterno, Membro del (-onsiglio degli Edifici r.iyili, (.ommi-c.rrrro ,lcll'ttni versit) dei Regi Studj". Li da credersi che Flauti ahbia latt.' irr.!r.,.lrliar,: ri:l Carelli la sua istanza rivolta al Nlinistro dell'[nttr"rro'1,ri,,. I.rr.]z,t (h gerarchicamente pervenne a l!1atte,' (laldi, Dirott,r,-, g.ntral, .:l.ll,lstrr,, zione Pubblica (2'divisione dello stcsso mini-srcro), chc lr:.rr,rr. ii r: gennaio i81l (il documento i: in A. S. N.. TT'- inr'. i'asc l: !. . .,,rr.,ian dola del parere Iavorevole alle richieste rlcl l,']arrti.
2 a

mo avevo. Ho perduto in somma 60 docati al mese ed ho cresciuto in travrglio ed in spesa, dovendo acquisire continuamente de' libri nuovi, per tenermi al corrente di una Scienza che a giorni progrediscc' Lavor,, continuamente, ho J0 anni di eth, dei quali quindici ne ho impiegati in instituire la Gioventri: ed il pubblico non ha ch" ridir. srila mia condotta, anzi se ne dimostra
contento. Ecccllenza eccovi in breve la mia vita. S'essa i quella di un uomo.laborioso, ed onesto ed utile, perche non meritero cr',mc gli altri la Vostra benevolenza? Perch6 sard il solo che nel tempo del vostro Ministcro non ha dovuto partecipare delle suc grazie, anzi deve dirsi disgraziato? Tra i colleghi della mia Classe nessuno E antico quanto mc nell'Llniversiti. Essi avranno molti altri meriti, io ho quelio cli non aver avuto finora niente, anzi di aver molto pcrduto, e di non avcr potuto nemmeno ottenere per com)74

I Cl'r. nota

Napoli. Coda, 1804.


.1,

rlot.

ri.

Citato. .t E, il Colleeio-Liceo del Saivatorc. 6 Con idecrcti del 12 dicembre i807 ,: 11, anrilc lR()8. I)larrri crd \r?!!(, nominato professore di matematica nel (lolieqio-l-icct cic! {31,.,2rq;,.iinsrgnandovi Sezioni coniche, Calcolt, suhlim,: r J,'1,:, crrnica). ( r,r ir ,ir, rrr,,

Chasles M., 7, 119n.

Cirillo D., 207n. Cirillo G.P., 1e4. Clavio C., 141n.


Colangelo F., 117. Colecchi O., 117, 170n., 190, 201, 204, 205, 206, 2Or-n.

Euler L.. 8, 27, 29, 70, )2, )), )4, 1i, )7, 66, 6r', i0, i2,74,76,

Francoeur L.8., 2.0D, 20J, 209n.


Fraser C.G., 52, I46n.,149n., 178n.

81.
1

r.16,

92, 9e. 10o, 101. 107,

lrlt), 1fi-i, jrrr-. 10;-.. lr18, 141-n.. ',.19n., !52n., !13n.. I,it n 1l8n;, iFrl-rn., l7.i n. 1,rln.,

10, 1 15, 116. 125, 1.18n., 1.19n.,

150n., l5ln., 1513n., 159n., 162n., 164n., 166n., 169n.,


171n., 176n., 186n., 187n., 189, t94, 220, 225, 227 . Farnese

Galdi 1\'{.A., 231n., 211n.


Galiani C., 12. IJ, 146n., le6. Galiani F., 192. Garibaldi G., 151n. Genovesi A., 1 1. 11, 14, 15 , 16, l1

i73n.. ll.in..

17-5n.. 1ir-.n..
.

117n., I TtJn-. 181n.. 1S5n


187n.. 189, 2o7. 211n., 22r).
,

i-i

Condorcet M.T.A.N. C. (marquis


de), 105. Condillac (de) E.8., 210n. Cosi O., 214n. (,osiron,21ll.
Cossaii P., 20{).

di Parma, famiglia, 228.

Ferdinando

[V di Borbone (re di Napoli e di Sicilia), 197, 200,


201,2$.
E.,
116.

Cramer G.,224.

(lrelle A.l-.. 116. (,rocc 8., 201. De Angelis S.,


1!)0.

Fergola Fergola Fergola Fergola

t9, 20, 21, 22, 28, 29, 87, 142n., 144n., 166n., 17ln.. 192. 19), 194, 198. Gergonne J.D., 21 ln. Giannattasio F., I 99, 2tJ4 , 221 . 224. Giordano A., 1J2n., 198, 2(t7n.

Lamhert J.lI.. 1q.+. Landen _[., 1,37n. Laplace (de) P.S., 2n1 Lauberg (1., 175n., 116n.. 20in. Laug'*.itz D., 144n. Legendrc A.lvl., 1rxr, 111.

Lcibniz G.\X'.. i5 l!, 85. I5lF l/.8n-,2(l7ri.. 2ls.


Le Seur l-., lO(] 1i

F.,227.

Guidi F.M., 221n.


Hermann
208n.

G., 15)n.

L., I92.

J., 28,

l),

L'lJ<ipital (de)

(..f

i.

170n.

A..

38.

lx, lq

146n.,

I-ockc J., 1s.

Ferraro De Filippis V., 21. 25, l4)n., 207n.

De Ciasparis 4., 111. Del Muscio G.G.. 221n. De Luca F., 20t, 206,270n. De Lucia P., 207n. De Maria 4.,221n.

G., 142n., 14]n., 146n.. 148n., 149n., 152n., 1)6n., 159n., 162n., 164n.. 165n., 769n., 113n., liln., 1r-7n.,

Flermite C., 108. Hindeburg C.F., 182n. Hobbes T., 210n.

L,.belli ().. 2: ,-. Loffrcdo L. i prinrin,, tii (,ardit,,l.


115n.

178n., 181n., 207n. Femone V., 11, 14ln. Filangieri G., 192. Fiocca A., 228n.

Huillier (L'\ S.A.J.. 11s, Iti7n. Intieri B.,


12.

Loria

(i., 9, 1;19n.,

4{)n.. 117ri.

18(1n., 181n. 211n.

LLrisi

i,orcna A.l\1.. 112ri., 2i5n. X[\' (re Cr ["ancia). 2]

Ippaso di Metaponto, 167n.

Dc Nard.r G., 199. De Sangro G., 180n.


Descartes R. (Cartesio), lJ,206. Dhombres ,I., 154n.

Fiorentino N., 207n. Flauti G., 141n. Flauti V., 8, 21, 40, 41, 58, 111,
112, 11). I16, l-17. 142n.,141n.,

l\laccioni L.. I r.ln.


Jacquier F., 100, 11i. 176n.

\lach l-.,1jsn.
I'[aclatrrin (].. 1,'.in.. 171]n., l72rr
iE7n.
.

Jappelli F.. 20cn. Kant L,


190.

l)i Martino G.. 208n. Di Martint-' N., 11, 17, 18, 20,
140n., 19(r, 208n., 227.

145n., 149n., 150n., 151n., 151n., 154n.. 155n., l5in.,


158n., 190, l9r,192,19), I94, 199, 204, 206, 210n., 218. 219,

Kistner A.G., i69n. Krafft G.V'.. 224,228.


Lachtermann D.. 11. Lacroix S.F., .5-5, 71,102,101, l{18. 110, 111, 1ll, 114, 144n.. 148n., 156n., 158n., 159n.,

Marcialis l\1.T.. 1a -1n fvlaria (laroiina tl .rrsl'rrrgo


2t)7.

1,r.r.--nr.

Di Martino P., 1), 17,140n., 196,


2(18n., 2(19n.

Donzclli 111., 141n. Doria P.M., 12. 11 , 16,


Ecole J.. 1.{2n. Euciide di Alessandria, 9, 14, 2I, 28, 29. 48, 50, 52, 80, 141n., 163n., i64n., 166n., 168n.,191, 195.

221 e n., 222, 22), 224, 226, 227, 21Q, 2)1n., 2)5n.
Foncenex (de) F.D., 46, 122.
Fontaine des Berdns A., 100, 176n.,
177 n.

l"laupcrrrris (j,st P.f ..f,{.. 1r,:. lvfarzucct, L,.. la_',. '1,lt . ,l


l'4riz.i-i.i .!lr({lA

R..

145n.

1.. i-l.
2.1.

168n., ]87n., 2()5. 21e.

221

f"iigliorrni F.. :il{r. N,linzele (;.. i')1, -l lt, :2I n..

Fontana M., 200. Fone S., 141n.


Fraiese A., 168n.

228n. LagrangeJ.L., 2i .29, 47 ,55,56,12. 81, 87, t38. 89, e0,91, ()7, e9.

?)4 ?-,- ))xt' l"{it't {.i:.. -21) i.: 1:i....22rrn.. f jr.


,-11.

238

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chc vierava ar professori dell'universiri di iu csoncrato da tale ;n."ri..o. "" -"'

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TNDICE DEI NOMI *

j;,lii**!,i:::x:;,

, ..rr,,

,ll

i"e

euristica, lasciata da

Abel N.H.,70. Aepinus F.U.T., 70, 111, 164n.


Alembert J.B. le

R (d'), )4,8, , l1-1,

Bonaparte G. (Giuseppe Nalxrlecne re di Napoli), 1qi, 1cx. ?ixr, 202, 21]n., 218, 221. 21\.

114, 180n.,225. Alessandro I (imperatore

di

Rus-

sid,202.
Amodeo F., 9, 115, 1l9n', 140n., 142n., 145n., 151n., 154n.' 157n., 180n., 189, 197, 199, 209n..214n. Apollonio di Perga, 9, 14, 195,

Bonaparte Napoleone, 200. Borgato M.T., 208n. Bossut C., 144n., 169n. Borrazzini tJ., 144n. Brigaglia A., 208n. Bruno F., 8, 227. Cagnoli A., 192,214 e n.

2Iln.
Archimede di Siracusa, 166n., 195.

Calandrelli G., 200.

Campredon (de) J.D.M., 201.


210n., 227. Canterzani S., 24. Capecelatro G. (arcivescovo di Taranto), 21)n., 275n., 216n.,
217

Archita di Taranto, 167n. Ariani A., 14.

fuisteo il vecchio,
Arisrotele, 15.

195.

n., 22On., 228n., 229n., 27un.

Badolati E., ll9n., 181n. Baldini U., 215n. Balzamo F.,227. Barbieri F., 1-{4n. Beltrani G., 140n. Berio D., L94,216n. Berio F.M., 215,216n.

Carelli F., 2]5n. Carlo di Borbone (re di Napoli c di Sicilia, III come re di Spagna),228. Carnot L., 81, 185n.
Cassini G., 227. Cattelani Degani F., 144n. Cauchy 4., 2),15, 144n., 171n. Cavalieri 8., 50. Cavallo N., 227.
Cecere

gslnsllli D. I.,

186n.

Bernoulli F.lli, 99, 194,225.

gslnsrrlli Jac. I,28, t5, )9.


Bernoulli Joh. I, 28, )5,75, 179n. Bernoulli Joh. Itr, 186n. Bifulco T., 15, 194.

M., lgt,

227

Cesiro E., 116, 168n.

* Nell'indice sono omessi i nomi di Nicold Fergola, degli editori e dei tipografi. Sono pure omessi quei nomi che entrano nel titolo di un tcorcma o, in generale, di una nozione matematica o di un testo'

D6
211

Mongc G.,

ll4, 2W,
11,

211n.,221,

226. 228n. N{urar C. (Cioacchino Napoleone

Pioland A.,209n. Porto V., 207n.


Raffaello Sanzio,

ViEte F., 195, 208n.

S0ronski (de) J.M.FI., 90, 171n''


174n.

Visconti G.G., 141n.

re di Napoli),

41,

146n.,

Viviani V.,

195.

190,202. Musschenbrock (van), 16. Nastasi P., 140n., 208n., 209n. Ncwton 1., 7, 15, 16, 28, ,0,84, I 12, 154n., 171n., 194, 197,

l4ln. Ruffini P.,22,200.


Sabatelli F., 197. Schioppa (o Scoppi) P., 199.

Youschkevitch A-P., 148n'

\Tallis J., 15ln' \0hiteside D.T., 146n',

\0olff C.,

lt,

19, 21,

22,85,l66n',

Zambelli P., 142n. Zazo It'.,214n.

207n.. 208n.

Zurlo G., 210 c

n" 71ln,2)5n'

Scona G., 8,
Serrer

15_1n., 190.

tl>.
Nieuu'cnrijr 8., Obesti L-,227.

ll.

MJ.A., IJ2n. Settimo G., 196,208n.,

209n.

Oldrini G., 2()7n. Orlandi G., 15, 196.


()ttaviano Augusto (imperarore di
Roma),

2].

Sonni D.,200. Spinoza 8.,21. Stadl-Holstein A.L.G. Necker (madame de). 201 Starace C., 192. Stella P., 211n. Sterlich (de) I., 176n.

Pacifico N.M., 194, 207n.


Paduia F., 190. Taylor B., 194.
Tclesio L., 27, 40,90, 140n., 144n.,

Palladino F., 142n., 141n., 146n.,

147n., l)2n., 156n., 1J9n., 162n., 164n., l6Jn., 170n., 173n-, l7in., 178n., l8ln.,

207 n.

Panza I\{., 147n.,


165n., l7ln.

li6n.,

146n., l5ln., 152n., 153n., 155n., 156n., 172n., l7jn., 176n., l79n-, 190, 192, tgt, 195, 196, t99, 2ol, 202, 20),

160n.,

Paoli P., ,9,41, 104, ti0n.,


170n., 17)n., 178n., 20),205,
222.

Toschi (de')
164n.

206, 207n., 209n, 211n. Timpanaro Cardini M., 167n. Toland J., 15.

di Fagnano

G.C.,

Pappo

di

Alessandria, 195.

Tracy Destutt A.L.C. (comre de),


210n.

Parabito P., 227.


Parent r\., 180n.

Trudi N., 41,42,


210n.

8., 12. Pensivv M., l6]n.


Pascal

tll, tt6, It7.

Tucci F.P., 158n., lJ9n., 190. Tugny (de) N.F.T.G., 41, 151n.,

Pepe L.. 208n. Pcssrrti G.,222. Pilati R., 209n. Piola G., 200.

Ventura G., 12, 140n. Vico G., D,14,15.

240

24r

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