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Lo sviluppo sostenibile

Un indicatore utile circa la vastit degli approcci alla questione dello s.s. riscontrabile nelle diversi definizioni presenti nella letteratura di settore. Ognuna di queste sottolinea aspetti diversi e nessuna sbagliata. La maggior parte degli autori delinea lo sviluppo sostenibile come la condizione di equilibrio e interazione tra il naturale sviluppo economico della comunit e dellambiente ossia uno sviluppo che sia sostenibile sia dal punto di vista economico che da quello ecologico, in maniera da produrre un benessere umano che continui nel tempo mantenendo la qualit globale della vita, lininterrotto accesso alle risorse nazionali ed evitando danni ambientali permanenti. Oggi lambiente non pi visto come qualcosa da sfruttare fino alle soglie critiche ma diventato un elemento da rinnovare o meglio da rigenerare, in questottica dunque vanno riviste le modalit di consumo delle risorse attraverso non solo attraverso politiche di risparmio ma anche di reintegrazione delle risorse. Lambiente, riguardo il bilancio fra la disponibilit delle risorse e il consumo, segue le stesse regole delleconomia classica, infatti il riequilibrio che prima avveniva in modo naturale stato interrotto dalla diffusione del modello di sviluppo industriale che per lungo tempo non ha tenuto conto della rinnovabilit delle risorse impiegate. Lintroduzione della sostenibilit ridefinisce il concetto di ambiente che non pu essere rappresentato solo attraverso le sue componenti quantitative, fisiche, chimiche ma deve necessariamente arrivare ad una rappresentazione di tipo qualitativo. La data di inizio del dibattito sui temi della compatibilit tra sviluppo e ambiente pu farsi risalire al Rapporto del System Dinamics Group del Massachuttes Institute of Tecnology (M.I.T.), I limiti dello sviluppo diretto da Dennis Meadows, incaricato dal Club di Roma1 e pubblicato nel 1972 per la Commissione CEE. Tale rapporto, molto contestato, fece in modo che si coniasse il termine Ecosviluppo non accettato dagli economisti e successivamente sostituito con il termine sviluppo sostenibile. Il concetto di sviluppo sostenibile, privo di qualsiasi concretezza, possedeva la sufficiente carica di ambiguit per essere accettato dagli economisti, nonostante contraddicesse il vincolo classico tra sviluppo e crescita. La prima definizione ufficiale e sicuramente la pi nota, quella contenuta nel Rapporto Brundtland (1987) che definisce sostenibile: lo sviluppo che in grado di soddisfare i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere la possibilit di quelle future di soddisfare i propri bisogni.2 Tale concetto contenuto nel Rapporto Our Common Future (1987) della Commissione Bruntland, ovvero Rapporto Brundtland, dal nome dellallora primo ministro norvegese, Gro Harlem Brundtland, presidentessa della Commissione su Ambiente e Sviluppo. Esso contiene due concetti chiave: il concetto di bisogni, in particolare i bisogni primari dei poveri del mondo, ai quali deve essere data assoluta priorit, e l'idea di limiti imposti
1 Il Club di Roma costituito da un gruppo di esponenti del mondo scientifico, economico e industriale aveva invitato i ricercatori del M.I.T. ad intraprendere uno studio sulle minacce che incombevano sul nostro pianeta. 2 1987 World Commission on Environmental and Development (WCED), nota come Commissione Brundtland.

dallo stato della tecnologia e dell'organizzazione sociale sulla capacit dell'ambiente di soddisfare i bisogni presenti e futuri. Inoltre il Rapporto mette in prima linea i bisogni umani e il benessere sociale differenziando i concetti di sostenibilit ecologica (che esprime la relazione tra sviluppo umano e il rispetto dei limiti di carico ambientali); equit globale (legato alla distribuzione uniforme del prodotto dello sviluppo); equit generazionale (che esprime il rispetto delle generazioni future nel programmare lo sviluppo e gestire lambiente oggi).

- Sostenibilit, come precondizione per la conservazione di una sviluppo duraturo, ricostituendo e sostituendo le risorse delle attuali e future generazioni; - Sviluppo, come modo per superare la povert. Molti studiosi hanno ritenuto la definizione vaga e ambigua perch lascia il campo aperto alle interpretazioni e soprattutto non indica quando il bilancio tra sostenibilit e sviluppo raggiunto. Per leconomia ecologica lo sviluppo sostenibile sviluppo senza crescita dove: a. crescita significa aumento di dimensione per l'addizione di materiali attraverso assimilazione o accrescimento (cio aumento quantitativo); b. sviluppo significa espansione o realizzazione di potenzialit; il portare gradualmente ad un pi pieno, maggiore o migliore stato (cio miglioramento qualitativo). In altre parole s.s. miglioramento qualitativo senza aumento quantitativo, vale a dire la capacit dellambiente di rigenerare input di materia prima e di assorbire output di rifiuti. Il concetto di sostenibilit nelle varie accezioni si pu di volta in volta riferire: yalla sfera economica (pari di livelli di consumo per le presenti e future generazioni); ya livelli di utilit e benessere (pari livello di benessere) yalle organizzazioni sociali e ai loro equilibri, etcc e non indifferente o senza conseguenze usare un riferimento piuttosto che un altro. Nel 1992 , la Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo (UNCED nellacronimo inglese), meglio nota come Vertice della Terra svoltasi a Rio de Janeiro, si sforza di integrare le questioni economiche, sociali e quelle ambientali in una visione intersettoriale e internazionale. In particolare si basa su tre principi: 1. integrit dellecosistema, vale a dire non solo rispetto della natura, attraverso il contenimento e la rimozione dei flussi inquinanti diretti verso lambiente, ma anche luso compatibile delle risorse, e cio evitare gli sprechi e cercare sempre nuove tecnologie capaci di valide alternative alle risorse in via di esaurimento. 2. efficienza economica, per la quale la crescita basata sullaumento delloccupazione, del reddito e del Pil (Prodotto interno lordo) non deve gravare troppo sullambiente naturale ed tanto pi consistente quanto pi ridotto luso delle risorse non rinnovabili a vantaggio di quelle rinnovabili o riciclabili. 3. equit sociale: a) intragenerazionale, attraverso le pari opportunit economiche, politiche, sociali e culturali fra le varie popolazioni della terra, ma anche allinterno della stessa comunit; b) intergenerazionale: rispetto delle generazioni future alle quali abbiamo il dovere di lasciare un patrimonio naturale e culturale almeno simile a quello che abbiamo ricevuto. Alcuni importanti risultati della Conferenza sono stati i seguenti documenti: Agenda 21 Locale. Dichiarazione di Rio, Dichiarazione su Principi delle foreste, Convenzione sul clima, Convenzione sulla Biodiversit: yAgenda 21 Programma di azioni articolato in quattro sezioni: le prime due dedicate alle tre dimensioni inscindibili della sostenibilit economica, sociale, ambientale la quarta dedicata alla descrizione dei mezzi, finanziari e non, necessari al raggiungimento degli obiettivi. yDichiarazione di Rio su ambiente e sviluppo Documento dei 27 princpi in materia di ambiente per tutti gli Stati. Contiene una ammissione di responsabilit e un elenco dei doveri dei paesi ricchi rispetto alla pressione sulle risorse ambientali ed esprime la necessit di eliminare i modi di produzione e di consumo non sostenibili. yDichiarazione sui Principi delle foreste

Inoltre nel corso del Vertice vengono adottate due importanti Convenzioni: yConvenzione sul clima Documento finalizzato a contrastare leffetto serra. Da esso sono stati eliminati gli impegni finalizzati a contenere e stabilizzare i livelli di CO2 nellatmosfera e ad istituire una carbon and energy tax diretta a limitare i consumi energetici e a finanziare gli interventi necessari. yConvenzione sulle biodiversit Documento sulla conservazione del patrimonio genetico terrestre che sancisce limportanza della conservazione del patrimonio genetico rappresentato alla specie selvatiche e da quelle utilizzate nelle agricolture tradizionali ( non stata firmata dagli USA che hanno rifiutato di considerare il patrimonio di diversit biologica, detenuta da alcuni paesi alla stregua di un vero e proprio capitale naturale, per non fare partecipare questi paesi ai proventi derivanti da un suo eventuale utilizzo commerciale). Lo sviluppo sostenibile interessa tutti i settori di attivit, tutti i comportamenti e tutte le scale dellazione umana (individuale, locale, regionale, nazionale, internazionale, globale). Esso integra aspetti economici, ambientali, sociali e istituzionali e per questo impone soluzioni complesse (che non eccedano la capacit di carico del sistema), la cui attuazione presuppone la condivisione e il consenso dei soggetti interessati, ossia il loro coinvolgimento attivo nel processo decisionale. Gli elementi chiave che definiscono il concetto di sviluppo sostenibile sono: A. Interrelazione fra sviluppo economico, sociale ed ambientale Lo sviluppo sostenibile viene generalmente rappresentato come l'intersezione di tre insiemi, rappresentanti gli obiettivi di sviluppo economico, sociale ed ambientale. Nel caso in cui le scelte di pianificazione privilegino solo una o due delle sue dimensioni non si verifica uno sviluppo sostenibile ma uno sviluppo in un'ottica conservazionista, ecologista oppure socio-economica (Figura 1). necessario quindi trovare un equilibrio fra i vari obiettivi, che spesso sono in conflitto tra loro: non c' sviluppo sostenibile se non esiste integrazione e un equilibrio fra queste tre dimensioni. SCHEMA B. Ottica di lungo periodo L'orizzonte temporale dello sviluppo sostenibile senza dubbio di lungo periodo: lo sottolinea la definizione tratta dal Rapporto Bruntland in cui il richiamo alle generazioni future espande l'orizzonte temporale della pianificazione/valutazione, che obbliga non solo ad un approccio strategico alla sostenibilit, ma anche ad affrontare questioni di valutazioni di lungo periodo, cio rispetto alle generazioni future. in quest'ottica sicuramente che la pianificazione si deve porre se lo sviluppo sostenibile significa integrare dimensioni (economica, sociale, ambientale) che si evolvono con orizzonti temporali diversi. C. Equit intra- e inter- generazionale L'equit intra-generazionale implica eguale diritto di accesso alle risorse (sia ambientali, sia economiche e sociali/culturali) per tutti i cittadini del pianeta, senza distinzioni rispetto al luogo dove vivono. Essa ha a che fare con la distribuzione delle risorse tra le popolazioni attuali, tra il nord e il sud del mondo, e reca in se il connotato della

globalit. L'equit inter-generazionale implica pari opportunit di soddisfare le proprie necessit fra successive generazioni. D. Uso efficiente delle risorse e la sostenibilit ambientale L'ottica di lungo periodo dello sviluppo sostenibile pone immediatamente l'attenzione sulle modalit di utilizzo delle risorse: solo attraverso un'oculata gestione delle risorse attuali possibile garantire alle generazioni future la possibilit di soddisfare i propri bisogni. quindi necessario conservare e trasmettere alle generazioni future almeno lo stock di risorse naturali di cui dispone l'attuale generazione e da cui consegue il livello di benessere. Ci comporta che vengano modificati in senso pi sostenibile gli attuali modelli di produzione e consumo affinch venga rispettata la capacit di carico dei vari sistemi ambientali. E. La partecipazione Una strategia di sviluppo sar tanto pi condivisa e sostenibile quanto pi i portatori dei vari interessi avranno partecipato alla sua definizione. Uno sviluppo sostenibile quindi uno sviluppo partecipato. Si tratta di un tema importante in quanto elemento di sviluppo democratico e tentativo di forzare dal basso il meccanismo delle decisioni. In Italia tale concetto ancora debolmente strutturato e ha bisogno di consolidare i suoi metodi. Tra gli strumenti: louttreach andare fuori a cercare nel senso che listituzione che promuove la progettazione partecipata che v dal cittadino, lascolto attivo, lopen space technology, etc Sicuramente delle tre dimensioni della sostenibilit, quella sociale la pi problematica, perch mentre la dimensione economica ha strumenti consolidati come lanalisi costibenefici e la sostenibilit ambientale si avvale di strumenti che derivano dalla VIA e dalla VAS, la dimensione sociale ha solo la partecipazione che sicuramente mette in discussine certezze e ruoli consolidati dalla disciplina. Nelle pi recenti leggi urbanistiche regionali (Toscana, Piemonte, Emilia Romagna, Liguria) si possono riscontrare elementi di innovazione, con riferimento in particolare allattivit di concertazione istituzionale secondo i principi della copianificazione e della sussidiariet, in particolare listituzione di Conferenze di pianificazione per la valutazione di piani fin dalla fase preliminare della loro stesura; nuovi strumenti di concertazione per lo snellimento delle procedure, etc.

Le dimensioni della sostenibilit


Sostenibilit economica va dunque intesa come capacit di generare in modo duraturo, reddito e lavoro per il sostentamento della popolazione. La sostenibilit sociale cerca di integrare gli interessi degli attori deboli nel sistema decisionale locale (equit sociale). La sostenibilit ambientale mette dunque a fuoco il rischio che le attivit umane possano compromettere i processi dinamici di auto-organizzazione di un sistema bioecologico (aria, acqua, suolo, biodiversit) di cui le risorse naturali sono una componente - che si esplicitano in un insieme di rapporti di interdipendenza. Quindi il problema quello garantire la continua adattabilit al cambiamento nel tempo e non di mantenere un equilibrio statico. La dimensione istituzionale : Tale dimensione considera la ripartizione delle funzioni tra i diversi livelli di governo (locale, provinciale, regionale) per la costruzione di una buona societ, caratterizzata da una forte societ civile, che un prerequisito per laccumulazione di capitale sociale e quindi per lo sviluppo autosostenibile (Fusco Girad, 2003).La sostenibilit istituzionale dunque in grado di assicurare condizioni di

stabilit, democrazia, partecipazione, giustizia. La dimensione culturale: sottolinea la necessit di mantenere anche la diversit culturale che significa fare coesistere culture diverse, farle dialogare e non contrapporle, farle co-evolvere. La dimensione etica: lo sviluppo umano sostenibile come idea di sviluppo che non pu essere neutro, ma sia configurato da valori di giustizia nei confronti dei poveri, delle generazioni future e della natura. Esistono diversi approcci alla sostenibilit. Nellapproccio funzionalista o dellecocompatibilit le politiche ambientali sono concepite come un aspetto settoriale della pianificazione dello sviluppo, che continua ad essere governato dalle tradizionali leggi economiche di produzione e di consumo. Lo sviluppo dettato dalle leggi delleconomia, la sostenibilit si identifica con i limiti ammissibili di consumo di risorse, di sfruttamento di un territorio, di inquinamento dellambiente (Magnaghi, 2000). Lo sviluppo deve essere compatibile con le esigenze di sopravvivenza e riproducibilit della base fisica sulla quale esso si fonda: ci che va tutelato luomo, produttore e consumatore, assieme alle risorse in quanto elementi essenziali per la produzione. La crisi ambientale si risolve adottando il mercato come strumento autoregolatore (espansione dellofferta e della domanda di beni e di qualit ambientali, monetizzazione di questi ultimi) e attraverso misure correttive interne alle modalit in atto della crescita economica: dispositivi per la riduzione delle emissioni inquinanti (depuratori, inceneritori, marmitte catalitiche, etc.), procedure VIA, piani di emergenza per le aree ad alto rischio ambientale, tasse e coloniche, principio del chi inquina paga, etc. Secondo questa concezione di sviluppo sostenibile i valori ambientali sono concepiti come esternalit e sono comprensibili e valutabili solo per quella parte che risulta monetizzabile. Punti di debolezza dellapproccio funzionalista sono: A) il territorio concepito come supporto tecnico-funzionale della produzione, elemento astratto, spogliato nella sua identit e negato nella sua memoria storica, supporto solo di insediamenti artificiali, e come spazio funzionale negato nella sua relazione con i luoghi; B) le forme di insediamento sono influenzate solo dai principi di razionalit economica; C) la difesa dellambiente basata sul disinquinamento, sulla riduzione delle produzioni inquinanti, che provoca di contro un aumento di prodotti disinquinanti, anchessi generatori di inquinamento e comunque incapaci di risolvere alla radice i problemi di accumulo; D) il concetto di sostenibilit viene subordinato a quello di capacit di carico. La sostenibilit si identifica con i limiti ammissibili di consumo di risorse, di sfruttamento di un territorio, di inquinamento dellambiente dove i limiti sono stabiliti dalla scienza ufficiale e ratificati dalla sfera politico-amministrativa. Nel quadro delleconomia contemporanea una visione pi critica dellapproccio funzionalista quella dellEnvironmental Economics, i cui esponenti dedicano attenzione al problema dellinquinamento ambientale e alla gestione delle risorse naturali. La fiducia nelle illimitate capacit della scienza e della tecnica di risolvere qualsiasi problema ambientale, di alimentazione e di salute, che caratterizza lapproccio funzionalista, attenuata dalla considerazione che a fronte di una generale riduzione della quantit di energia necessaria per produrre una unit di P.I.L. nei principali paesi industrializzati, nonch dei consumi di energia, non ha fatto riscontro quel disaccoppiamento tra crescita economica e impatto ambientale che sarebbe auspicabile

raggiungere attraverso un uso sempre pi efficiente delle risorse. LEnvironmental Economics rivolge inoltre molta attenzione al superamento degli squilibri tra nord e sud del mondo, che lapproccio funzionalista tende ad ignorare. Lapproccio allo sviluppo sostenibile noto come Fattore 4 frutto della collaborazione tra il Club di Roma3, lIstituto Wuppertal, lInstitute for Environment and System Analysis olandese e il WWF punta ad orientare in modo innovativo il progresso tecnico, attraverso una rivoluzione dellefficienza che supera i concetti tradizionali ma riduttivi di risparmio energetico e uso razionale dellenergia. Secondo i fautori dellapproccio possibile dividere lo sviluppo e il benessere sociale dal prelievo e dal consumo della risorse naturali per riportare allequilibrio la dinamica dellecosistema terrestre. Con laiuto di cinquanta esempi essi dimostrano come sia possibile quadruplicare la produttivit delle risorse, da cui Fattore 4, raddoppiando il benessere e dimezzando il prelievo di risorse naturali. Principi operativi dello sviluppo sostenibile, secondo lEnvironmental Economics: nelluso e nella valutazione delle risorse naturali occorre mettere in atto correzioni opportune che sopperiscano allinadeguatezza del mercato e della gestione di beni liberi; occorre contenere i livelli di inquinamento per non minacciare la capacit di assimilazione dei rifiuti e la vita stessa degli ecosistemi; occorre pianificare levoluzione tecnologica per favorire lefficienza in termini di uso dellenergia e dei materiali; il capitale rinnovabile pu essere sfruttato a patto di salvaguardarne la capacit rigenerativa: i tassi di raccolta non devono superare i tassi di rigenerazione naturale; la portata complessiva dellattivit economica deve restare allinterno della capacit di sopportazione del capitale naturale: date le incertezze esistenti circa le leggi che governano lequilibrio degli ecosistemi si dovrebbe adottare un approccio precauzionale. LEcological Economics (Economia Ecologica) ha come campo di studio le relazioni tra ecosistemi e sistemi economici: la salvezza delleconomia delluomo subordinata alla ricostruzione delleconomia della natura. Allinterno di questo approccio la sostenibilit non implica una economia statica, tanto meno stagnante, ma una distinzione tra crescita e sviluppo. La crescita economica, che si esprime in termini quantitativi, non pu essere sostenuta indefinitivamente in un pianeta finito. Pu essere sostenuto invece lo sviluppo economico, che ha a che fare con la qualit della vita, senza necessariamente causare un incremento quantitativo delle risorse consumate. I problemi centrali delleconomia, secondo lEcological Economics, sono tre. Lallocazione ottimale (obiettivo dellefficienza perseguibile con lo strumento dei prezzi relativi); la distribuzione ottimale (obiettivo dellequit perseguibile con lo
3 Organismo

internazionale informale che ha prodotto allinizio degli anni 70 il celebre rapporto I limiti dello

strumento dei redditi e della distribuzione della ricchezza); la scala ottimale (obiettivo della sostenibilit ambientale perseguibile con uno strumento politico che controlli luso delle risorse, limitando la dimensione della popolazione e/o dei consumi pro-capite). Leconomia tradizionale tende a mantenere separate le questioni dellallocazione ottimale e della distribuzione ottimale (la giustizia una cosa e lefficienza unaltra), mentre ignora del tutto il problema della scala. Secondo lEcological Economics soltanto lallocazione ottimale delle risorse pu essere determinata dai prezzi di mercato, ma questa allocazione deve essere assoggettata a una scala e a una distribuzione che persegua obiettivi di giustizia e di equit. Nelleconomia tradizionale la crescita viene vista come un buon rimedio alla povert, dal momento che cos si evita la questione della ridistribuzione e del controllo demografico, invece, nella prospettiva dellEcological Economics sviluppo sostenibile equivale a miglioramento qualitativo

senza aumento quantitativo oltre una scala che ecceda la capacit dellecosistema di rigenerare inputs di materia prima e di assorbire outputs di rifiuti (unaltra definizione di sviluppo sostenibile potrebbe essere: sviluppo senza crescita di flusso ma con controllo demografico e ridistribuzione della ricchezza). Secondo gli esponenti dellEcological Economics i principi operativi ai quali occorre ispirarsi per formulare politiche ed interventi sostenibili sotto il profilo ambientale sono: ylimitare la scala umana ad un livello che rientri nella capacit di sostegno dellecosistema terrestre; raggiunto questo livello, occorre bloccare la crescita fissando una soglia demografica e uno standard di vita medio (principio dello stato stazionario, steady state); yaumentare lefficienza dei processi tecnologici piuttosto che il flusso di materia e di energia; yi tassi di raccolta delle risorse rinnovabili non devono eccedere quelli di rigenerazione e le emissioni di rifiuti non devono superare la capacit assimilativa degli ecosistemi; yle risorse non rinnovabili possono essere sfruttate ma a un tasso non superiore a quello della creazione di sostituti rinnovabili. Secondo questa disciplina, in particolare:
la sostenibilit indica una relazione tra sistema economico-culturale umano e dinamiche che coinvolgono un sistema pi ampio, riguardanti in generale levoluzione dei sistemi ecologici, in cui a) la vita umana pu continuare indefinitivamente; b) gli individui possano progredire; c. le culture degli uomini possano svilupparsi; ma in cui gli effetti delle attivit umane devono salvaguardare le funzioni dei sistemi ecologici di supporto alla vita (Costanza, 1991).

Rispetto alle dichiarazioni del Rapporto Brundtland la definizione di sostenibilit tende sempre pi a specificarsi per ci che concerne la natura dei bisogni che lo sviluppo deve essere in grado di garantire nel tempo ed in particolare modo il loro rapporto con il mondo naturale; si attraversa cos la sfera dei bisogni relativi alla qualit dellambiente per estendersi a quelli economici e socio-culturali. Lapproccio ambientalista o biocentrico pone a fondamento la Natura, intesa come soggetto vivente, autonomo, natura naturans, del quale rispettare i diritti, per non causare anche il collasso del sistema antropico. La sostenibilit diviene, quindi, un problema di interazione reciproca tra il sistema antropico e quello naturale, identificato questultimo nella biosfera, geosfera, idrosfera, fauna e flora, sistemi ambientali e reti ecologiche, tenendo conto altres del diverso dinamismo temporale.
La sostenibilit linsieme di relazioni tra le attivit umane e la loro dinamica e la biosfera, con le sue dinamiche, generalmente pi lente. Queste relazioni devono essere tali da permettere alla vita umana di continuare, agli individui di soddisfare i loro bisogni e alle diverse culture umane di svilupparsi, ma in modo tale che le variazioni apportate alla natura dalle attivit umane siano entro certi limiti cos da non distruggere il contesto biofisico globale ( Tiezzi, Marchettini, 1999).

Lobiettivo di questo approccio la costruzione di sistemi ad alta qualit ambientale. Essi costituiscono il nuovo capitale fisso sociale e la condizione strutturale per lo sviluppo sostenibile: cos il rapporto proprio dellapproccio funzionalista si ribalta, e la sostenibilit diventa la condizione strutturale dello sviluppo economico. Lambiente da vincolo diviene opportunit, risorsa.4 Dal punto di vista territoriale, la produzione di alta qualit ambientale si attua innanzitutto immettendo nella pianificazione un sistema di conoscenze che interpretano il territorio stesso come insieme di sistemi ambientali, di cui conoscere e descrivere struttura , funzionamento e relazioni. Dal punto di vista progettuale, si attua superando una visione, ancora dominante nelle pianificazione, che vede il territorio diviso in aree a regime economico e aree protette a regime naturalistico, verso una visione ecosistemica unitaria in cui tutto il territorio, anche quello urbano, trattato per ottimizzare la riproducibilit dei sistemi ambientali (landscape ecology, nature restoration, bioregionalismo). Lapproccio territorialista o antropocentrico affronta il problema della sostenibilit

ponendo lattenzione sullambiente delluomo, sul territorio inteso come neoecosistema prodotto dalluomo; esso si discosta quindi dalla settorialit dellapproccio ambientalista, che assume il punto di vista dellambiente naturale come epicentro normativo della sostenibilit, pur accogliendone molte indicazioni teoriche e operative. La sostenibilit per lambiente delluomo viene riferita alla costruzione di sistemi di relazione virtuose fra le componenti costitutive del territorio stesso: lambiente naturale, lambiente costruito, lambiente antropico. Il degrado del territorio comprende il degrado ambientale, ma anche quello del territorio costruito e quello sociale. Il concetto di sostenibilit si risolve dunque nella ricerca di equilibri fra sostenibilit ambientale, sociale, territoriale, economica e politica. In questa ottica, non si pu isolare progettualmente un problema di sostenibilit ambientale senza considerare le relazioni fra i modelli di azione della societ insediata e lambiente stesso. Lapproccio territorialista ricerca la soluzione al problema della sostenibilit nella promozione di atti territorializzanti in grado di ricostruire le relazioni fra ambiente fisico, costruito e antropico, interrotte da un sistematico processo di deterritorializzazione che provoca il degrado ambientale. La chiave di una sostenibilit durevole, strategica, sta nel modo di produzione del territorio5 e si risolve in modelli insediativi che si autosostengono. Di qui il concetto di locale e di auto che sottolineano la necessit di una cultura di autogoverno e di cura del territorio che non affidi la sostenibilit dello sviluppo a macchine tecnologiche o a economie eterodirette, ma ad una riconquistata sapienza ambientale e di produzione del territorio da parte degli abitanti.
A., Il progetto locale, Bollati Boringhieri, Torino 2000. territorio inteso come esito dinamico, stratificato, complesso di successivi cicli di civilizzazione; un complesso sistema di relazioni comunit insediate (e le loro culture) e ambiente. (Magnaghi, 2000).
4 Magnaghi 5 Il

Lapproccio territorialista punta alla sostenibilit attraverso lattivazione di sistemi di relazione tra le tre componenti del territorio: lambiente naturale, lambiente costruito e lambiente antropico, considerando la produzione di alta qualit territoriale come precondizione della sostenibilit. Il concetto di sostenibilit dello sviluppo riferito ed attraversa, cos, orizzontalmente tutte le forme di sostenibilit, e cio: sostenibilit ambientale: qualit e riproducibilit delle risorse; sostenibilit urbana: sistemi complessi e interagenti di organizzazione non gerarchica dei sistemi urbani; sostenibilit economica: coerenza dei sistemi produttivi con la valorizzazione del patrimonio territoriale e con lo sviluppo dellimprenditorialit locale; sostenibilit socio-culturale e politica: crescita di autogoverno delle societ locali. Lelemento chiave per lefficacia dellazione , secondo lapproccio territorialista,
la promozione di sviluppo locale autosostenibile, dove il termine locale vuole mettere in evidenza la valorizzazione delle risorse territoriali e lidentit di un luogo, mentre autosostenibile sta ad indicare limportanza di una ricerca di regole insediative, economiche e politico-sociali produttrici di omeostasi locali e di equilibri a lungo periodo tra ambiente naturale, ambiente costruito e ambiente antropico (Magnaghi,1995).

Globalizzazione, localismo o Glo-calizzazione?


Gli atteggiamenti generali che connotano il rapporto locale-globale possono sintetizzarsi allinterno di diverse accezioni: 1. globalizzazione: sfruttamento crescente da parte degli attori locali forti delle risorse territoriali (ambientali, produttive, antropiche) nel contesto competitivo dato (Magnaghi, 1998); 2. nella ricerca di equilibri fra locale e globale (glocale): si tratta di ipotesi correttive che vedono un rapporto di equilibrio fra necessit di valorizzazione delle peculiarit locali per la qualificazione e la differenziazione competitiva

delle merci sul mercato e il contemporaneo rafforzamento delle societ locali come strumento di allargamento dei centri di decisione del processo di globalizzazione (Magnaghi, 1998); 3. locale versus globale (globalizzazione dal basso): ipotesi che interpretano la crescita di societ locali e di stili di sviluppo peculiari come possibilit di provilegiare relazioni non gerarchiche, cooperative, fra citt, regioni, nazioni verso un sistema di relazioni globali costruite dal basso e condivise. Alla luce della dimensione planetaria assunta dai flussi finanziari e dagli scambi economici, il localismo, espressione che racchiude il risorgere dellidentit culturale, appare un fatto sorprendente, a tal punto che risulta spontaneo chiedersi se il mondo contemporaneo si muove verso la globalizzazione o verso il locale. Per descrivere lintreccio di questi fenomeni opposti il movimento ambientalista ha introdotto un neologismo: glocalizzazione (Think global, act local, ovvero pensare globalmente, agire localmente). Sicuramente laggettivo glocale insufficiente a spiegare la vicenda della citt che, dalla sua concretezza di ambiente insieme fisico e antropico che ospitava il cittadino concreto, conosce fasi successive e diverse di una civilizzazione condotta per sentieri di astrazione (Urbani, 2003) proprie della globalizzazione.

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