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I quaderni di

di Sebastiano Trigila

IL FUTURO DI INTERNET: IPV6 UN INDIRIZZO PER TUTTI E TUTTO


Obiettivo del presente volume riflettere sullevoluzione di una delle maggiori componenti tecnologiche dellinfrastruttura di Internet, il protocollo IP, che dallattuale versione IPv4 - datata ormai di venticinque anni - dovrebbe migrare alla versione IPv6. La migrazione si rende necessaria per superare il problema dello spazio di indirizzamento consentito dallIPv4, ormai prossimo al limite teorico dei 4 miliardi di terminali indirizzabili. Tale limite potrebbe infatti essere raggiunto nel giro di pochissimi anni, con scenari di impatto preoccupanti per la crescita della Rete stessa. Soluzioni tecniche attuate gi da molti anni, come il DHCP (assegnazione dinamica di indirizzi IP) e il NAT (Network Address Translation) hanno contribuito ad allontanare significativamente il giorno X, ma con complicazioni nellindirizzamento e nella configurazione di terminali e con limitazioni in molte applicazioni di tipo Web 2.0. Come in ogni transizione a livello di piattaforma di comunicazione, IPv6 non risolve solo problemi ma apporta numerosi altri vantaggi applicativi, tra cui lindirizzabilit di innumerevoli dispositivi e sensori (Internet delle cose), la piena accessibilit di ogni terminale da parte di ogni applicazione, la piena interoperabilit del fisso e del mobile, una forte integrazione dei meccanismi di sicurezza e un controllo nativo della qualit di servizio. Tuttavia, nonostante gi oggi i desktop, i laptop, i router di utente e i carrier router di nuova produzione siano dual stack, cio in grado di gestire entrambi i protocolli e, nonostante la Commissione Europea abbia promosso varie iniziative a favore del nuovo protocollo, limpatto e gli scenari della transizione sono ancora molto dibattuti. La transizione interessa operatori nazionali di telecomunicazioni e societ di primaria importanza nel campo della fornitura di connettivit e applicazioni Internet, con tutta una serie di opzioni, vincoli, opportunit e prospettive concrete offerte dalla transizione dallattuale al futuro protocollo Il tema stato oggetto di un recente Seminario Bordoni, tenuto a Roma il 23 febbraio u.s. Questo numero di Telema intende rivisitare i temi e gli argomenti principali introdotti dai keynote speaker di tale giornata e fornire altres un quadro delle azioni in corso in ambito europeo. Il nuovo protocollo si sta gradualmente diffondendo. Si rende disponibile una sempre maggior quantit di contenuti. C ancora molta strada da fare, ma il ritmo di cambiamento mostra segni di accelerazione. Quelli che saranno pronti per il giorno X sopravvivranno. La raccomandazione dunque: pensare, prepararsi e pianificare oggi, perch cambiare e implementare in condizioni di panico sar molto pi costoso.

Supplemento al numero 265 aprile 2009 di

INDICE
Internet del futuro: evoluzione della piattaforma tecnologica La governance tecnica di Internet: attori in campo Il successo del protocollo IP e la sua crisi di crescita Principi tecnologici del protocollo IPv4 Perch il protocollo IP cos importante? La lunga marcia verso una rete di telecomunicazioni tutta IP IP nella famiglia dei protocolli di comunicazione Il protocollo IPv6: principi tecnologici Nuovi servizi applicativi Dispiegamento e utilizzo del nuovo protocollo: luci ed ombre Azioni di cooperazione in favore della transizione Azioni italiane in favore della transizione Ringraziamenti

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Il quaderno di Telma stato realizzato dalla Fondazione Ugo Bordoni. presidente enrico manca direttore delle ricerche ling. mario Frullone

Curatore del Quaderno: Sebastiano trigila Hanno collaborato: Fabio Forcina, Fondazione ugo Bordoni

SONO USCITI NEL 2008/2009: il mondo gestito da una rete di sensori invisibili utente senza segreti informazione personalizzata piattaforme e contenuti in un mondo in movimento la tecnologie Fotoniche per la larga Banda e per le ngn robot con noi, tra noi e dentro di noi robot: tra realt e fantasia passaggio al digitale: il modello Sardegna tv digitale terrestre in Sardegna: ecco i primi bilanci e-inclusion: accessibilit nella societ dellinformazione tecnologia e disabilit: due mondi non ancora globali
marzo aprile

2008 2008 2008 2008 2008 2008 2008 2009 2009 2009

nuove piattaforme di diffusione terrestre e satellitare della tV digitale: gli standard dVB-t2 e dVB-S2 maggio
giugno luglio/agoSto SettemBre ottoBre noVemBre dicemBre 2008/gennaio FeBBraio marzo

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INTERNET DEL FUTURO: EVOLUZIONE DELLA PIATTAFORMA TECNOLOGICA


La versione 6 intrinsecamente studiata, oltre che per allargare a dismisura lo spazio di indirizzamento, anche per offrire la massima sicurezza delle comunicazioni e il pieno supporto delle connessioni in mobilit. Pertanto, nel momento in cui lIPv6 sar una realt, saranno meglio garantite la tutela della privacy e la protezione dellidentit personale. Naturalmente, il passaggio da IPv4 a IPv6 non privo di costi, ma va progettato proprio oggi, malgrado il quadro economico sfavorevole. Si deve infatti avere la consapevolezza che investire sullimmateriale uno dei driver essenziali per uscire dalla crisi. Ladozione del nuovo protocollo dovr procedere di pari passo con la capacit di affrontare il tema della governance complessiva del sistema Internet. Un sistema che, in quanto globale, non pu essere lasciato alla legislazione dei singoli Stati o a una sfera strettamente privatistica per quanto attiene, ad esempio, ai rapporti tra imprese commerciali e singoli utenti. Nessuno pensa di imbrigliare con regole e regolette la tecnologia e il suo dinamico sviluppo; tuttavia non un caso che le Nazioni Unite siano impegnate nello Internet Governance Forum. importante che questo tema della governance della Rete, il quale implica negoziazione fra sfera pubblica e privata, giunga allattenzione del sistema paese. Infatti, se alla base del funzionamento della Rete ci sono regole tecniche ormai stabilizzate gli standard e i protocolli di comunicazione non altrettanto pu dirsi per lutilizzo che se ne pu fare. A tale proposito, va ricordata la risoluzione del Parlamento europeo del gennaio scorso, che ha ribadito limportanza di un dialogo aperto a tutti i soggetti interessati, sulla natura di Internet e delle ICT come strumenti abilitanti della democrazia. In questo contesto nasce la proposta italiana della Carta dei diritti di Internet (Internet Bill of Rights). Una Carta che sia frutto di un processo partecipato, che veda la messa in campo di principi, norme, regole, procedure decisionali e programmi condivisi da parte dei governi, degli operatori privati e della societ civile, ciascuno nel rispetto del proprio ruolo. La Fondazione Bordoni aspira, naturalmente, ad essere parte attiva in questa sfida, mettendo in campo il proprio patrimonio di conoscenza tecnica e scientifica, in coerenza con la sua missione al servizio dellinnovazione e della rivoluzione tecnologica.

ENRICO MANCA Presidente Fondazione Ugo Bordoni

Levoluzione della piattaforma tecnologica di Internet implica un vero e proprio switchover dal protocollo IPv4 allIPv6, una transizione da governare con il consenso e il contributo di tutti gli stakeholders; e con la consapevolezza che il passaggio dallattuale al nuovo protocollo rappresenta un cambiamento che non pu essere direttamente guidato dal mercato, ma necessita di una strategia concertata, non solo allinterno del sistema paese ma anche e soprattutto a livello europeo e internazionale. Il Prof.Yochai Benkler dellUniversit Yale ha schematicamente suddiviso il complesso sistema di reti e apparati che forma Internet in tre livelli di funzionamento: lo strato fisico, lo strato logico e lo strato dei contenuti. IP rappresenta il cuore dello strato logico intermedio. Il maggior limite della versione attuale, in vigore fin dagli anni Ottanta, riguarda la carenza di indirizzi IP, con seri impedimenti per lulteriore sviluppo di Internet e dellintera societ della conoscenza. In futuro, avremo sistemi fondati sullubiquitous computing e sulle reti invisibili e Internet diventer ancora pi centrale in tutte le attivit di comunicazione, di produzione, di erogazione, di servizi. Il sistema nervoso della societ in rete sar anche alla base della comunicazione tra macchine, la cosiddetta Internet of things. sotto gli occhi di tutti il fatto che le reti sociali e le altre nuove forme di comunicazione fra utenti stiano diventando strumenti di uso corrente per linterazione quotidiana fra milioni di persone. Le transazioni (anche di carattere economico) cresceranno sempre pi fino a diventare un aspetto comune ed usuale delle interazioni via web. Il traffico Internet, infine, destinato a crescere su tutte le reti, quelle fisse, come quelle mobili, siano esse cellulari o wireless

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LA GOVERNANCE TECNICA DI INTERNET: ATTORI IN CAMPO


ICANN un organismo non-profit, di pubblica utilit, che ha la responsabilit di gestire i sistemi di identificatori di Internet. Il suo scopo principale assicurare sicurezza e stabilit dei seguenti sistemi: assegnazione di nomi a dominio (DNS, Domain Name System), assegnazioni di numeri di indirizzi IP e di numeri di sistemi autonomi e assegnazioni di parametri di protocollo, come i numeri di porta. A tal fine lICANN gestisce direttamente la radice del DNS, ossia lassegnazione dei domini di primo livello, quelli identificati da suffissi associati agli stati, quali.it,.fr,.uk e quelli associati a categorie di soggetti basati negli Stati Uniti o trasversali rispetto ai vari stati:.com,.org,.net, ecc. LICANN ha anche il compito di sviluppare strategie correlate alle suddette funzioni tecniche. La struttura di ICANN (Figura 1) riflette chiaramente la suddetta missione. ICANN ha incorporato, nella sua rete operativa, lo storico organismo IANA (Internet Assigned Numbers Authority). La governance tecnica di Internet demandata - per molte questioni - ai RIR (Registri Internet Regionali): AfriNIC per lAfrica, APNIC per lAsia e il Pacifico, ARIN per lAmerica del Nord, LACNIC per lAmerica Latina e lAmerica Centrale, RIPE NCC per lEuropa e il Medio Oriente. ICANN si interfaccia con le autorit governative, a livello mondiale, attraverso il GAC (Governmental Advisory Board). Levoluzione degli standard tecnologici di Internet e la definizione di nuovi standard (architetture di rete, protocolli, configurazioni di riferimento, parametri di funzionamento e cos via) da sempre responsabilit dello IETF (Internet Engineering Task Force). Il W3C (World Wide Web Consortium) un organismo internazionale, presieduto da Tim Berners-Lee, mitico inventore del primo programma di esplorazione ipertestuale (Mosaic) che ha dato origine allapplicazione killer in Internet ossia la navigazione in rete (web browsing), mentre lavorava al CERN di Ginevra. La missione del W3C accrescere il potenziale della Rete, sviluppando standard e linee guida a livello applicativo e di interfaccia con gli utenti. Fondato nel 1994, il W3C ha pubblicato pi di 110 Raccomandazioni, con il principio di rendere le tecnologie fondamentali del web mutuamente compatibili e interoperabili. Al fine di evitare la frammentazione del mercato, e quindi delle tecnologie di rete, il W3C pubblica standard aperti e non proprietari per linguaggi e protocolli del Web. La Internet Society (ISOC) unorganizzazione internazionale non-profit fondata nel 1992, con uffici principali a Washington e Ginevra e vari altri uffici regionali. La sua missione quella di assicurare lo sviluppo aperto, levoluzione e lutilizzo di Internet a beneficio delle persone in tutto il mondo. Per tutte le questioni che hanno a che vedere con il futuro di Internet, si confronta istituzionalmente con gli organismi tecnici preposti alla definizione ed evoluzione dei protocolli di Internet, principalmente la Internet Engineering Task Force (IETF) e lo Internet Architecture Board (IAB). Esiste anche un capitolo italiano della In-

Figura 1. Struttura dellorganismo ICANN.

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l a g oV e r n a n c e t e c n i c a d i i n t e r n e t: at to r i i n c a m p o

ternet Society (http://www.isoc.it). Lo Internet Governance Forum (IGF) un organismo promosso dal Segretariato Generale delle Nazioni Unite nel 2006, con il mandato di favorire un dialogo tra i molti stakeholder interessati alle questioni strategiche per Internet: governante, sostenibilit, robustezza, sicurezza, stabilit e sviluppo, pari opportunit per tutti gli stati e per tutti gli individui, rispetto dei diritti fondamentali. il regiStro regionale per leuropa e il medio oriente: il ripe ncc Il RIPE NCC ha lo scopo di allocare risorse per Internet in Europa e nel Medio Oriente. unassocia-

zione senza scopi di lucro, basata in Amsterdam. Ha un consiglio direttivo, su base elettiva, che resta in carica per tre anni. Si occupa anche di formazione, di cooperazione intergovernativa e di portare la propria esperienza in un ambito esterno alla sua area di missione. La comunit RIPE ha un processo di sviluppo delle sue strategie tecniche basate sul consenso dei suoi membri. I suoi membri possono richiedere indirizzi IPv4, indirizzi IPv6, numeri AS e ottenerli sulla base di una valutazione di effettiva necessit. Le regole e le procedure per lallocazione derivano dalle politiche stabilite dalla comunit RIPE stessa.

IL SUCCESSO DEL PROTOCOLLO IP E LA SUA CRISI DI CRESCITA

Figura 2. Origini di Internet.

Come noto, le origini di Internet risalgono al settembre 1969, con la rete ARPA (Advanced Research Project Agency) costituita inizialmente di un solo nodo, per estendersi poi a quattro nodi tre mesi dopo (Figura 2). In origine, cerano soltanto 256 numeri di rete e ogni rete poteva connettere 16 milioni di host. Questo sembrava molto pi di quanto mai ci si potesse attendere per un progetto di ricerca. Con il successo di Internet. la richiesta crebbe e lo spazio degli indirizzi fu suddiviso in modo pi strutturato. Gli indirizzi venivano assegnati a richiesta, con relativa generosit. Oggi abbiamo una distribuzione di indirizzi IPv4/8s nelle varie zone rappresentante dai RIR, che non riflet-

Figura 3. Distribuzione degli indirizzi IP nelle varie regioni del globo.

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Figura 4. Mappa di occupazione dello spazio di indirizzi IPv4 in Internet.

te il tasso di sviluppo economico nelle varie regioni del globo e tanto meno la percentuale di popolazione in tali regioni (Figura 3). Tuttavia, per arrivare al punto del problema basta considerare la Figura 4, dove le aree colorate denotavano lo spazio non ancora allocato a fine 2006, da cui risulta abbastanza chiaro che si va verso una situazione di esaurimento degli indirizzi disponibili. Per far fronte al progressivo esaurimento di indirizzi IPV4, i vari RIR hanno sviluppato politiche che sono

state ratificate dal Direttivo dellICANN. Si stima che gli indirizzi IPv4 ancora nella disponibilit di IANA si esauriranno entro il 2011. Quelli nella disponibilit dei RIR probabilmente si esauriranno un anno pi tardi. Gli ISP e le reti di impresa potrebbero avere ancora indirizzi disponibili per qualche tempo ulteriore. Di cer to, con il crescere della domanda IPv4, potrebbe emergere un mercato secondario. Ad oggi, solo il 12% dello spazio di indirizzamento di IPv4 risulta ancora disponibile (Figura 5). Proiezioni effettuate da fonti vicine al RIPE NCC indicano che a fronte di un aumento della domanda, la disponibilit in via di esaurimento tra il 2011 e il 2012 (Figura 6). A marzo 2008 restavano solo cinque blocchi di indirizzi di classe /8, che stato deciso di assegnare in misura di uno per RIR. Unulteriore decisione nel giugno 2008 ha disposto che nellambito di ogni blocco /8 si riservi un blocco /16 per far fronte a esigenze impreviste e che il resto degli indirizzi sia assegnato con accurate procedure di valutazione del reale bisogno e a fronte di impegni a implementare IPv6. Nel luglio 2008 stato proposto di richiedere agli assegnatari storici di generosi blocchi di indirizzi IP di documentare lutilizzo effettivo di quanto a suo tempo assegnato, nella speranza di una parziale restituzione su base volontaria.

Figura 5. Situazione indirizzi IP.

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Figura 6. Disponibilit di indirizzi IP a fronte della domanda.

PRINCIPI TECNOLOGICI DEL PROTOCOLLO IPV4


Internet si basa su quattro principi enunciati da suoi due mitici guru, Vinton Cerf e Robert Kahn nel 1974: 1. indipendenza dalla sottostante tecnologia di rete e dallarchitettura degli host (server e terminali); 2. connettivit universale attraverso la rete; 3. riscontro di ricezione end-to-end, ossia da host ad host; 4. protocolli standard a livello applicativo. Molto importante, in particolare, il primo principio, secondo cui la sottostante rete pu essere qualsiasi cosa dai piccioni viaggiatori ad una fibra a 100Gbit/s. I protocolli restano gli stessi. Di Vinton Cerf conviene citare anche la bellissima frase: The Internet should be a platform that amplifies voices that might otherwise never be heard and creates equal opportunities for increasing the wealth of nations and their citizens. La prima vera standardizzazione stata effettuata nel 1981, definendo uno spazio di indirizzamento a 16 bit, considerato More space than anyone could ever need. Nel 1984 lo spazio di indirizzamento diventato a 32 bit. Il successo di IPv4 stato incredibile, grazie soprattutto ai quattro suddetti principii.Tuttavia, la sua efficacia stata gradualmente erosa da tre fenomeni: (a) il progressivo esaurirsi dello spazio di indirizzamento; (b) la tecnica del NAT (Network Address Translation) e (c) la deviazione dal principio end-to-end, con soluzioni quali il throttling, il phorm, ecc. Diciamo che IPv6 pu essere la risposta. dellintestazione di una busta: lindirizzo di origine (indirizzo IP dellhost che invia il pacchetto) e lindirizzo di destinazione (indirizzo IP dellhost cui destinato il pacchetto). Tali indirizzi sono di 32 bit e quindi consentono di specificare 232 combinazioni diverse, ossia di indicare al massimo poco pi di 4 miliardi di originatori/destinatari. Lintestazione contiene altri campi che si prestano meno ad una comprensione immediata, nascendo da esigenze strettamente tecniche, quali ad esempio la versione del protocollo (IPv4 uno dei possibili valori), la lunghezza dellintestazione, il tipo di servizio, la lunghezza totale del pacchetto, il significato funzionale del pacchetto, condizioni varie, campo di controllo integrit dellintestazione a protezione di errori di trasmissione. Si rimanda ad un qualsiasi testo tecnico su Internet per spiegazioni pi dettagliate. Due parole sulla notazione. Gli indirizzi IPv4 sono scritti come sequenze di quattro ottetti rappresentati in notazione decimale (ognuno con valore, quindi, da 0 a 255). Esempio: 192.168.1.65 I primi n bit (n= 8, 16, 24) indicano la classe di rete, gli ultimi bit denotano il numero di host possibili in quella rete. In questo contesto una rete indica il dominio di un ISP, di un organismo, di unimpresa, ecc. Per indicare quanti bit sono dedicati a indirizzare la rete si usa la notazione /n alla fine dellindirizzo Esempio: 192.168.1.65/24 indica che 24 bit sono dedicati a indirizzare la rete.

Formato di inteStazione del pacchetto ipV4


Lintestazione del pacchetto IPv4 richiamata in Figura 7 ed innanzitutto lequivalente elettronico

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limiti dello Spazio di indirizzamento


Un limite di IPv4 risultato, nel tempo la insufficienza di uno spazio di indirizzamento che per molti anni sembrato enorme e praticamente inesauribile, almeno fino a quando il PC non arrivato agli attuali livelli di penetrazione e fino a quando i cellulari non si sono trasformati in dispositivi Nigel Titley che consentono anche di accedere ad Internet. Gi solo questo basta e avanza per saturare la disponibilit di indirizzi. Se aggiungiamo le reti di sensori, o meglio la cosiddetta Internet delle cose, con decine o centinaia di dispositivi mediamente a disposizione di ogni persona, in un futuro non lontano il problema dellinsufficienza di indirizzi appare in tutta la sua gravit, Roberto Gaetano perch costituisce un limite non tanto al funzionamento attuale di Internet, quanto alla sua espansione, nel senso di ingresso di nuovi soggetti fornitori di contenuti, servizi e applicazioni e di nuovi utenti finora confinati al di l della barriera digitale.

rimedi tecnici contro la penuria di indirizzi


Da un certo momento in poi, due meccanismi hanno contribuito ad una gestione molto saggia dello spazio di indirizzamento ma hanno limitato le potenzialit funzionali di Internet. Dynamic Host Configuration Protocol (DHCP). In origine, lindirizzo assegnato ad un terminale era sempre di tipo pubblico: si decideva la sua rete di appartenenza (determinata dai primi n bit di indirizzo) e gli si dava un numero nellambito di tale rete (i restanti 32-n bit). Un tale indirizzo oltre ad essere pubblico, cio univoco in tutta Internet, era anche statico e doveva essere inserito, attraverso unin-

terfaccia di gestione del terminale, come parametro di configurazione IP Lassegnazione statica comportava uno spre. co di risorse in assoluto e soprattutto nel caso di connessioni tramite modem su linea telefonica commutata, dove non aveva senso riservare un numero IP per un certo abbonato, quando questi sarebbe stato connesso in rete solo per alcuni minuti o poche decine di minuti al giorno. Proprio allora nata la procedura DHCP con la quale un , server di accesso in grado di assegnare ad ogni nuovo terminale che si collega un indirizzo IP pubblico valido solo per la durata della connessione. In questa maniera, un ISP con centomila abbonati non ha bisogno di un blocco di centomila indirizzi IP pubblici, ma di un blocco inferiore di uno o due ordini di grandezza, cio di alcune migliaia. La procedura DHCP oltre che far risparmiare sulla quan, tit di indirizzi necessari ad una rete, ha consentito di risolvere elegantemente il problema di configurazione di un terminale, perch allutente basta solo indicare che lindirizzo IP deve essere assegnato da un server di accesso. Per contro, rende impossibile ad un utente rendere noto a priori ai suoi corrispondenti lindirizzo IP della sua macchina, con conseguenze sulle modalit di utilizzo dei servizi applicativi. Oltretutto, oggi, con la diffusione della banda larga e con la convergenza tra Internet e la telefonia mobile, la situazione non pi quella di una bassa percentuale di terminali connessi contemporaneamente, ma quella di unalta percentuale di terminali always on. Pertanto, lefficacia del protocollo DHCP come meccanismo di risparmio di indirizzi si molto ridotta. Network Address Translation (NAT). Oggi la maggior parte dei terminali sono sostanzialmente nascosti allinterno delle reti, in quanto il loro indirizzo IP valido solo allinterno delle loro reti di appartenenza, ossia un indirizzo privato. In questa circostanza, per far comunicare con lesterno un qualsiasi terminale appartenente ad una certa rete, si utilizza un meccanismo di traduzione, assicurato da un NAT server interno a quella rete, dellindirizzo IP interno (privato) in un indirizzo esterno (pubblico).Tale indirizzo esterno non pu bastare a risalire al termina-

Figura 7. Intestazione del pacchetto IPv4.

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le di origine, ma combinato con informazione identificativa locale mantenuta in una struttura dati del NAT server permette il recapito di pacchetti di risposta da parte di un server esterno. Ad oggi gli unici host dotati di indirizzo pubblico sono i server di Internet, gli host utilizzati in rete per lelaborazione distribuita (net-computing) e gli host di reti che godono del privilegio storico di avere avuto allocato un pool di indirizzi statici nel corso degli anni 80. Il meccanismo NAT, con il tempo, anche diventato un efficace mezzo di protezione corporate contro le intrusioni di pirati esterni, in quanto nessun computer allinterno di una rete a indirizzi privati pu essere direttamente raggiunto dallesterno. Tuttavia, il NAT rappresenta un limite alle applicazioni rigorosamente peer-to-peer, nelle quali cio due terminali dovrebbero comunicare senza alcun altra intermediazione a livello applicativo: diventa, dunque, indispensabile, anche nel semplice caso di una comu-

nicazione punto-punto, come quella di un chiamante e un chiamato che intendono videoconferire, un server di intermediazione con linsostituibile funzione di mettere in comunicazione due utenti preventivamente registrati come presenti. Ovviamente, una rete dove vige il natting dei terminali, pu distribuire indirizzi privati statici oppure indirizzi privati dinamici (in questo caso si combinano le due funzioni DHCP e NAT).

altre limitazioni di ipV4


Nel corso degli anni, si sono rese evidenti anche altre limitazioni di IPv4, aventi a che fare con la sicurezza, con la possibilit di autoconfigurazione dellindirizzo IPv4 da parte di un terminale, con meccanismi abilitanti per un traffico Internet a qualit controllata, con la comunicazione multicast, ossia dello stesso contenuto da un indirizzo a tutto un gruppo di indirizzi.

PERCH IL PROTOCOLLO IP COS IMPORTANTE? LA LUNGA MARCIA VERSO UNA RETE DI TELECOMUNICAZIONI TUTTA IP
architettura delle reti per comunicazione dati
Intorno alla met degli anni 60 i gestori di telecomunicazioni cominciarono a offrire rami della loro rete come supporto alla trasmissione dati tra calcolatori. Tali collegamenti trasmissivi consentivano di astrarre dalla distanza geografica e di creare una rete di calcolatori, in cui lo smistamento dati avveniva direttamente ad opera dei calcolatori, mediante una tecnica detta a commutazione di pacchetto. Nascevano, appunto, le reti per dati come insiemi di nodi di elaborazione, fisicamente connessi tramite collegamenti di telecomunicazioni, ma logicamente separati e distinti dalla rete di telecomunicazioni. Per tali reti di calcolatori si svilupparono nel corso degli anni 70 degli standard proprietari (IBM e Digital, ad esempio) e una soluzione di tipo accademico, sponsorizzata, e controllata inizialmente, dal Dipartimento USA della Difesa. Nasceva il primo nucleo di quella che sarebbe poi diventata la rete Internet. Una generica rete per dati pu essere immaginata come uninfrastruttura al servizio di un universo di terminali dutente e di terminali server (Figura 8). Scopo della rete consentire ai terminali di comunicare tra loro (terminale a terminale, allora parlia-

Figura 8. Schema di principio di una rete per dati.

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Figura 9. Architetura stratificata: OSI e Internet.

mo di peer-to-peer; terminale a server, allora parliamo di client-server). Linfrastruttura stessa costituita da nodi di raccolta del traffico dati (Nodi di Accesso) e nodi di smistamento di traffico (Nodi di transito).Sul finire degli anni 70, i gestori di telecomunicazioni (allepoca dappertutto coincidenti con societ concessionarie monopoliste) si innamorarono del concetto di commutazione di pacchetto e pensarono a definire uno standard universale per reti dati di tipo pubblico e a implementare tali reti. Nacquero allora le reti pubbliche a commutazione di pacchetto basate sullarchitettura OSI (Open System Interconnection) e sulla suite di protocolli nota come X.25. Ma durarono pochi anni perch sul finire degli anni 80 larchitettura vincente, sia come modello generale per la comunicazione tra sistemi, sia come suite di protocolli, risultata essere quella di Internet.Vale la

pena osservare che il modello OSI era stato pensato per una stratificazione in sette livelli di comunicazione, mentre il modello Internet, pi pragmaticamente si basa su solo quattro livelli di comunicazione: Link, Network, Trasporto, Applicazione (Figura 9). Lidea quella del divide et impera, basato sulle nozioni di stratificazione delle comunicazioni, trasferimento dellinformazione previa frammentazione in opportuni blocchi di bit (detti pacchetti) e incapsulamento. Il principio di stratificazione significa che ogni host su Internet ha, per quanto attiene alla comunicazione, una struttura in quattro moduli gerarchici. Ogni modulo di strato N mette a disposizione del suo adiacente superiore N+1 un servizio di trasferimento ad un certo livello di astrazione, cooperando secondo una procedura detta protocollo di livello N con un suo modulo omologo in un altro host.

Figura 10. Stratificazione delle comunicazioni in una rete.

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perch il protocollo ip coS importante? la lunga marcia VerSo una rete di telecomunicazioni tutta ip

Per far ci, si affida a sua volta ad un servizio di trasferimento meno evoluto, di livello N-1, messo a disposizione dal suo adiacente inferiore. Supponiamo di voler far comunicare due host cio due computer che ospitano informazione utile per lutente.Tanto per fissare le idee immaginiamo che lhost A sia il nostro computer di casa e che lhost B sia il sistema che ospita il servizio di mail. Dire che una tale comunicazione avviene attraverso il principio della stratificazione significa contemplare i seguenti passi. (A) Le applicazioni che in questo caso sono il nostro client di posta e il server di posta di un ISP, interagiscono secondo un protocollo applicativo che pu essere POP3 o IMAP o altro. I loro dati sono i messaggi di posta e i comandi per gestire tali messaggi. (T) Ai fini del recapito a destinazione, interviene il servizio di trasporto: i dati da trasmettere vengono frazionati in blocchi di bit adatti per un trasferimento affidabile tra A e B, i dati ricevuti (che si presentano frazionati) vengono ricomposti per la consegna alle applicazioni. Il pi famoso protocollo di trasporto il TCP. I segmenti di dati applicativi vengono incapsulati ossia imbustati in pacchetti TCP Il protocollo di trasporto ha una portata da host a . host (cio da estremo a estremo) ossia d per scontato che esista un servizio di rete, cio una sottostante catena di funzionalit che renda possibile realizzare un percorso attraverso una rete globale in grado di far pervenire i pacchetti da un qualsiasi host ad un altro qualsiasi host. (N) Il servizio di rete un tipico servizio hop-by-hop ed appunto assicurato dal protocollo IP: ad ogni nodo occorre elaborare un pacchetto ricevuto e smistarlo verso un nodo che lo avvicini alla destinazione. A tal fine ogni pacchetto IP (che incapsula come carico utile un pacchetto TCP) provvisto di un indirizzo di origine (indirizzo IP

dellhost che lo ha emesso) e un indirizzo di destinazione (indirizzo IP dellhost destinatario). Le modalit di elaborazione dei pacchetti nel transito attraverso ogni nodo avvengono secondo il protocollo IP e altri protocolli ausiliari che operano nelle apparecchiature di instradamento (router). Ogni nodo deve contare su un servizio affidabile di trasferimento dei pacchetti da/verso i nodi a lui adiacenti.Tale servizio si chiama servizio di collegamento o di link. (L) Il servizio di collegamento fornisce un servizio di trasferimento affidabile tra nodi adiacenti di un collegamento punto-punto (due soli nodi, ad esempio doppino dutente gestito in modalit xDSL) o di un collegamento multipunto (molti nodi, che si affacciano su una struttura di trasmissione condivisa: Ethernet, CDMA, TDMA, WiFi,WiMax, ecc.). Il pacchetto IP viene imbustato in una trama. Da molto tempo ormai, il servizio di collegamento viene risolto a livello hardware, con schede dette di interfaccia di rete. Siamo ora in grado di esplicitare lo schema di principio di una rete dati evidenziando la struttura stratificata di tutti i nodi della rete (Figura 10). I nodi host (terminali e server) hanno tutti e quattro gli strati del modello di comunicazione di Internet. I nodi di accesso e di transito (qui non evidenziati in dettaglio) hanno esclusivamente gli strati di rete e di collegamento. In realt, per motivi di gestione degli utenti (ammissione e autorizzazione alluso della rete) e di controllo e gestione del traffico (instradamento, controllo di congestione, ecc.), anche linfrastruttura ha degli host che effettuano complesse funzioni applicative. Quindi anche allinterno dellinfrastruttura ci sono istanze complete dellarchitettura. Tuttavia questa figura, disegnata dal punto di vista degli host esterni che utilizzano la rete concettualmen-

Figura 11. Internet e reti di telecomunicazione ieri.

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Figura 12. Piani di controllo e di gestione possono realizzarsi come reti IP.

te corretta. Notiamo infine che la comunicazione endto-end pu avvenire - in linea di principio - mediante comunicazione diretta tra applicazioni residenti nei computer degli utenti (in questo caso ho un genuino carattere peer-to-peer) oppure tramite la mediazione di server. I vari sistemi di messaggeria istantanea sono realizzati ad esempio commutando tra loro, quando necessario, utenti che si collegano o loggano con il sistema in modalit client-server.

conVergenza tra reti di telecomunicazioni e internet


Qual allora la relazione tra Internet e la rete di telecomunicazioni? Per tutti gli anni Ottanta e Novanta, la risposta era molto semplice: le connessioni di telecomunicazioni, oltre che a servizio delle applicazioni tradizionali (che, ricordiamolo, sono: voce, fax, videoconferenza, collegamenti dati dedicate) fungevano da tubi al servizio di Internet. Ci si riferiva a questo fatto quando si confrontavano - fino a qualche anno fa - i volumi di traffico dati e quelli di traffico voce smaltiti da una rete di telecomunicazioni. Infatti, fino a met degli Anni Novanta, se un terminale originava voce, fax, videoconferenza, ecc., questi flussi sicuramente venivano convogliati attraverso la rete di telecomunicazioni, senza interessare in alcun modo la rete Internet (Figura 11). Il ruolo di gestore TLC e quello di Internet Service Provider (ISP) erano assolutamente distinti, da un punto di vista tecnologico, anche se - dal punto di vista

dellesercizio - ogni operatore TLC si premurato di avere una divisione ISP e di offrire suoi servizi di accesso a Internet attraverso un proprio dominio Internet. Ma nel corso degli anni Novanta si sono create le condizioni per una rivoluzione allinterno delle reti TLC. Premettiamo che sin dagli anni Ottanta il traffico da sorgenti analogiche (voce e video) resta tale solo nella rete di accesso. Prima nella rete di transito, poi nella rete di accesso vengono progressivamente introdotte le tecniche numeriche. La commutazione di circuito ma commuta canali numerici (circuito, PCM), non analogici. Con la rete ISDN, gi lungo il doppino viaggiano dati solo digitali. Ma, lo ripetiamo, si tratta comunque di commutazione di circuito. Trasporto IP di voce e video. A fine anni Ottanta si mettono a frutto le ricerche sulla pacchettizzazione della voce. La voce pacchettizzata ideale per il trasferimento su IP anche se con prestazioni best effort: nascono le applica, zioni VoIP Pi tardi, su Internet, nascono applicazioni di vi. deoconferencing, tipo NetMeeting, per le quali la qualit percepita (allora insoddisfacente) era solo dovuta a bassa capacit di elaborazione dei PC di quindici anni fa e a banda molto poco larga, mentre oggi la qualit molto pi soddisfacente. Ma se i contenuti classici della rete TLC (voce e video punto-punto) si possono trasferire in modalit IP, si fa strada lidea di unintroduzione generalizzata della commutazione di pacchetto in luogo della (molto pi complessa e costosa) commutazione di circuito classicamente usata per tali servizi. In altre parole, prende piede il principio che le centrali di commutazione di circuito possono

Figura 13. Internet e reti di telecomunicazione convergenti verso la NGN.

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I quaderni di

perch il protocollo ip coS importante? la lunga marcia VerSo una rete di telecomunicazioni tutta ip

essere sostituite dai router a commutazione di pacchetto. Controllo e gestione delle tlc tramite rete IP. Sin dai tempi dellintroduzione della Rete Intelligente, si sa che la rete pu essere vista come uninfrastruttura su tre piani distinti. Il piano di trasporto, cui affidata lattuazione delle connessioni (ad esempio le matrici di commutazione), il piano del controllo, cui affidato il reperimento delle risorse per ogni istanza di servizio richiesta dallutente e il piano di gestione, cui affidato il compito di registrare e autorizzare gli utenti, monitorare e gestire gli elementi degli altri piani. Ebbene i piani di controllo e di gestione sono ormai sottoreti di tipo IP. Risulta perci conveniente, per tali reti, adottare gli stessi protocolli applicativi di Internet (Figura 12). Il Triple Play. Del fatto che voce e video possono essere trasferiti a pacchetto ha fatto per prima, a livello mondiale, una bandiera tecnologica, commercialmente applicata, la Fastweb, seguita da altri operatori alternativi e poi anche da operatori incumbent. Una rete Triple Play per definizione una rete tutta IP, interconnessa ovviamente - con Internet tramite router e con la tradizionale rete PSTN tramite gateway. distinta da Internet per il fatto che - al suo interno - una rete gestita e a qualit controllata, ma tutta a tecnologia IP. Le apparecchiature tradizionali a casa dellutente si connettono ad un dispositivo di gateway domestico in grado

di adattare - volendo - dei telefoni tradizionali, ma in realt tutto funziona in modalit IP. Anche la TV ovviamente trasmessa a pacchetti su IP, tanto vero che si chiama IPTV. Un tratto che la differenzia dalla Web TV innanzitutto quella di rispondere ad un modello di business verticale, poi quella di essere erogata a qualit gestita, non semplicemente best effort, e infine quella di essere fruibile con qualit elevata con soluzioni come il posizionamento di videoserver alla periferia della rete. Per gli operatori tradizionali, si assiste ad una progressiva conversione dei domini PSTN in domini IP. Anche nel campo del mobile, i terminali 3G sono sostanzialmente dei dispositivi All-IP. Questa circostanza facilita molto, tra laltro, lintegrazione della mobilit personale e della mobilit di terminale (Figura 13). Pertanto, il ruolo di gestore TLC tende a coincidere, tecnicamente, con il ruolo di un ISP. Tecnicamente, ci sarebbe solo un ulteriore passo da fare: riconvertire tutti i rilegamenti di utente in segmenti gestiti in modalit esclusivamente triple-play, eliminando la parte di banda oggi ancora gestita in analogico. Dal punto di vista finanziario, ovviamente loperazione assolutamente improponibile nel breve-medio termine, ma sar inevitabile nel lungo periodo. Allora ogni rete facente capo ad un gestore sar un dominio IP e la NGN sar linteroperazione di domini IP, a mezzo di potenti carrier class router.

IP NELLA FAMIGLIA DEI PROTOCOLLI DI COMUNICAZIONE


A questo punto abbiamo dimostrato la centralit del protocollo IP per i servizi di comunicazione elettronica. Nel medio-lungo termine nodi e terminali di ogni rete TLC (e quindi della NGN) saranno tutti organizzati secondo il protocollo IP. Nellarchitettura stratificata il protocollo IP il punto di snodo tra protocolli end-to-end e protocolli di collegamento. C una certa variet di protocolli di trasporto: oltre al classico TCP, che garantisce laffidabile trasferimento di pacchetti end-to-end per le applicazioni di tipo dati, c, per esempio, il protocollo UDP (User Datagram Protocol), tollerante rispetto alla perdita di pacchetti e adatto per applicazioni in cui pi importante minimizzare il ritardo di consegna dei pacchetti piuttosto che massimizzare la fedelt di trasferimento, come nello streaming audio e video. C poi e ci sar sempre una notevole variet di protocolli di collegamento e sempre pi se ne possono inventare perch - ovviamente - sono loro a incapsulare la variet delle particolari tecnologie di trasmissione. C e ci sar una gran-

Figura 14. Centralit del protocollo IP nell'architettura delle reti.

dissima variet di protocolli applicativi, come dimostrato dalla Figura 14. Il mondo Internet ne ha a decine, qui ne abbiamo solo elencati alcuni. evidente, quindi, come la stabilit e la crescita della rete Internet e della NGN dipendano anche dal protocollo IP.

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IL FUTURO DI INTERNET: IPV6 UN INDIRIZZO PER TUTTI E TUTTO

IL PROTOCOLLO IPV6: PRINCIPI TECNOLOGICI


Il protocollo attuale vigente in Internet IPv4, con tutte le grandezze e le limitazioni accennate in precedenza. Il protocollo IPv6 intende rispondere sia al problema dellinsufficiente spazio di indirizzamento sia agli altri problemi sopra evidenziati per IPv4. Le buone intenzioni sono evidenti nel formato della sua intestazione (Figura 15). Risulta gi a prima vista un protocollo pi semplice dal punto di vista dellelaborazione, con campi dal significato pi immediato anche per un profano: classe di traffico (correlata ai requisiti di qualit del flusso cui il pacchetto si riferisce) tale da consentire un eventuale trattamento prioritario nel caso di congestione del traffico; unetichetta di flusso per la gestione della qualit di servizio; la lunghezza del contenuto utile; un puntatore ad eventuali header che incapsuli un ulteriore protocollo; un limite al numero di rami che il pacchetto pu percorrere nella rete. Troviamo soprattutto, per, indirizzo di origine e di destinazione a 128 bit. Siamo ora in grado di indirizzare 2128 combinazioni, un numero a trentanove cifre (340.282.366.920.938.463.463.374.607.431.768.211.456), ossia dellordine delle migliaia di trilioni di trilioni di trilioni. Tale numero permette di avere 665,570,793,348,866,943,898,599 indirizzi per ogni metro quadro di superficie del nostro pianeta (assumendo che la superficie della Terra sia pari a 511,263,971,197,990 metri quadrati)1. Notare anche la lunghezza fissa dellintestazione, lassenza di gestione della frammentazione di pacchetti da parte del router, lassenza di controllo di integrit dellintestazione. Il risultato un notevole incremento di velocit di trattamento del pacchetto allinterno di un router. Tuttavia, il solo beneficio immediatamente percepito di IPv6 la notevolmente accresciuta lunghezza dellindirizzo. Gli indirizzi IPv6 sono scritti come una sequenza di otto numeri esadecimali. Si introduce la notazione dei quattro punti (::) per denotare una sequenza di zeri tale da completare lindirizzo alla lunghezza prevista. fe80::20c:29ff:fec2:52ff Il numero n di bit dedicato alla rete si indica con la notazione /n. Ad esempio il numero fe80::20c:29ff:fec2:52ff/48 ci indica che il terminale con lindirizzo specificato appartiene ad una rete in grado di indirizzare fino a 2128-48 = 280 terminali. Limportante funzione di autoconfigurazione dellindirizzo sostituisce la funzione di richiesta di assegnazione dellindirizzo tramite il servizio DHCP, impensabile ad esempio per lInternet delle cose. La procedura di autoconfigurazione, prevista come parte integrante di qualsiasi implementazione IPv6, si basa essenzialmente su un algoritmo che fa entrare, nella composizione dellindirizzo IPv6 anche lindirizzo MAC (Medium Access Control) opportunamente trattato, che ogni host ha per poter essere riconosciuto localmente, cio a livello di punto di accesso ad una rete locale, ad un modem-router ADSL o ad una PON (Passive Optical Network) (livello 2 dellarchitettura di comunicazione di Internet).Tanto per fare un esempio, la procedura di autoconfigurazione pu assegnare ad un terminale con indirizzo di livello 2 associato alla tecnologia Ethernet 00-0C-29-C2-52-FF lindirizzo IPv6 fe80::20c:29ff:fec2:52ff Il meccanismo di sicurezza introdotto in IPv6 e denominato IPSEC stato riportato (con modalit retrofit) anche su IPv4. Sugli importanti meccanismi di gestione del traffico e di multicast, rimandiamo a pubblicazioni specialistiche.

1 Conteggio riportato in una Relazione interna FUB-ISCTI dedicata al protocollo IPv6.

Figura 15. Intestazione del pacchetto IPv6.

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I quaderni di

nuoVi SerVizi applicatiVi

NUOVI SERVIZI APPLICATIVI


Nel prossimo futuro si prevede una crescita considerevole della domanda di nuovi servizi con elevate caratteristiche di multimedialit, pervasivit, mobilit e personalizzazione. Pertanto, sar necessario ampliare sempre di pi la diffusione della larga banda e lofferta di servizi a valore aggiunto che integrino le caratteristiche tipiche dei servizi di telefonia del mondo mobile con le potenzialit della larga banda. Sar possibile introdurre servizi multimediali personalizzabili su base cliente e accessibili da reti eterogenee a banda larga, sia fisse che mobili. La produzione di contenuti secondo paradigmi decentrati (user generated content) e la loro affissione (posting) su social networks (YouTube e Facebook, ad esempio) riceveranno ulteriore impulso dallindirizzabilit diretta dei terminali che sar resa possibile dalla nuova grande disponibilit di indirizzi fornita da IPv6. Ci saranno anche dei servizi applicativi che richiederanno la realizzazione di reti sovrapposte alla rete Internet (Overlay Networks): basta pensare ad esempio alle Grid Networks, Content Delivery Networks e Peer-to-Peer Networks. Un esempio di rete overlay larchitettura di rete di Skype.

DISPIEGAMENTO E UTILIZZO DEL NUOVO PROTOCOLLO: LUCI ED OMBRE2


Il ruolo di IPv6 nella soluzione del problema dello spazio degli indirizzi innegabile: lo spazio di indirizzamento di IPv6 veramente enorme, ma - chiaramente non infinito, per cui le politiche di allocazione resteranno sempre importanti. Una prima politica utilizzata per lavviamento di IPv6 servita come punto di partenza per sviluppare una strategia di allocazione dello spazio condivisa da tutti i RIR. Questa strategia stata ulteriormente rivista al fine di migliorare lefficienza di utilizzo da parte degli ISP e ratificata dallICANN. A partire dal 2006, sono stati definiti i criteri di assegnazione di indirizzi IPv6, alquanto diversi dai criteri di assegnazione storici (molto laschi) e recenti (molto restrittivi) di IPv4. La Figura 16 mostra che nellassegnazione di indirizzi IPv6 la regione Europa e Medio Oriente (rappresentata da RIPE NCC) molto avanti rispetto alle altre zone del mondo. Una rilevazione di traffico IPv6 effettuata a met 2008 allIPX di Amsterdam come percentuale del traffico totale ha portato ad un diagramma apparentemente nullo (Figura 17), perch la percentuale talmente bassa da non essere rivelabile con la scala utilizzata, mentre una rappresentazione dellandamento assoluto di tale traffico (Figura 18) dimostra che IPv6 pur si muove. Bisogna dire che la comunit scientifica stata allavanguardia nelladozione del protocollo IPv6, nel senso che allinterno delle sue reti si dotata per tempo di router abilitati IPv6. La rete di ricerca GEANT, cofinanziata dalla Commissione Europea, un notevole esempio a livello mondiale. La rete del consorzio interuniversitario italiano GARR da vari anni abilitata IPv6. La Fondazione Ugo Bordoni e lISCTI si sono congiuntamente dotati di un testbed NGN, funzionante fin dal 2004 con protocollo IPv6. Tuttavia, ad oggi si registra nel mondo un solo vero caso di successo commerciale a livello di ISP. Il provider FreeTelecom (free.fr) in Francia ha 3 milioni di abbonati, ognuno dei quali dotato di IPv6 nella propria rete domestica. In particolare, IPv6 anche disponibile per i suoi 250.000 utenti triple-play. Pu sembrare un numero piccolo, ma abbastanza significativo, considerato il panorama generale. In Svezia, la Tele2 sembra essere leader nel processo di dispiegamento di IPv6. Secondo uno dei suoi manager, Mikael Abrahamsson, lo 0.5% degli utenti ha gi utilizzato IPv6 per contenuti disponibili sia su IPv6 che su IPv4,

Il presente paragrafo stato redatto utilizzando informazioni e materiale distribuiti da Nigel Titley e Roberto Gaetano, in occasione dei loro interventi come keynote speaker al Seminario Bordoni tenutosi in Roma, il 23 febbraio 2009.

Figura 16. Statistiche di assegnazione di indirizzi IPv6.

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IL FUTURO DI INTERNET: IPV6 UN INDIRIZZO PER TUTTI E TUTTO

Figura 17. Traffico IPv6 in percentuale del totale.

il 6% degli utenti riuscito a prelevare contenuti disponibili solo su IPv6.Tra questi ultimi, l89% lo ha fatto attraverso bridging v6-v4, il 9% attraverso Toredo, il restante 2% esclusivamente tramite percorso tutto IPv6. Altri ISP hanno unofferta IPv6, ma il provider sopra citato resta lesempio di punta. Google sta per assicurare il peering attraverso IPv6 ed offrire i suoi servizi mediante peering IPv6-IPv6. La penetrazione di IPv6 resta tuttavia modesta in ambito commerciale e residenziale, bench pi di met dei server del DNS radice (precisamente, A, B, F, H, J, K, L ed M) abbiano IPv6. Lattuale capacit eccede largamente la domanda. Circa due terzi dei ccTLDs (Country Code Top Level Domains, ad esempio.it) e oltre due terzi dei gTLDs (Generic Top Level Domain, ad esempio.com e.org) hanno server di nomi raggiungibili tramite IPv6. Perch, tuttavia, la penetrazione cos bassa? Essenzial-

mente perch il dispiegamento di IPv6 non offre di per s nessun immediato vantaggio commerciale agli ISP, ai fornitori di contenuti e alle grandi imprese. Finch sono disponibili degli indirizzi IPv4, IPv6 solo un costo aggiuntivo. Non stata ancora raggiunta la massa critica che produce il cosiddetto effetto rete. Siamo in presenza di un circolo vizioso: gli ISP non sono propensi a fornire IPv6 come funzionalit standard finch non ci sar un adeguato volume di utenti del nuovo protocollo. I fornitori di contenuti non utilizzano IPv6 finch non ci sono utenti dotati di tale protocollo. Gli utenti non chiedono IPv6 finch non ci sono fornitori di contenuti raggiungibili in IPv6. Per avviare un circolo virtuoso occorre che tutti gli attori della catena del valore di Internet agiscano secondo obbiettivi concertati. Gli ISP devono offrire connettivit IPv6 e servizi basati su IPv6 ai loro utenti. I fabbricanti di in-

Figura 18. Traffico IPv6 in valore assoluto.

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I quaderni di

d i S p i e g a m e n to e u t i l i z z o d e l n u oVo p roto c o l l o : l u c i e d o m B r e

Figura 19. Laboratorio FUB/ISCTI.

frastruttura devono integrare la funzionalit IPv6 nei loro prodotti. I venditori di applicazioni business e consumer devono assicurare che le loro soluzioni sono compatibili IPv6, nonch sviluppare prodotti e offrire servizi che si avvantaggiano delle prestazioni IPv6. I fornitori di contenuti e di servizi devono essere raggiungibili abilitando la funzionalit IPv6 nei loro server. Infine, gli utenti devono acquistare prodotti e servizi IPv6-compatibili e abilitare IPv6 sulle loro reti e nella loro rete domestica. Ci vale in particolare per una categoria di grandi utenti, ossia gli organismi delle Pubbliche Amministrazioni, le quali - in questo modo - potrebbero agire da volano per la transizione a IPv6.

la tranSizione da ipV4 a ipV6


IPv6 e IPv4 sono due protocolli totalmente distinti. Le risorse disponibili su IPv6 non sono di per s raggiungibili da un nodo IPv4 e viceversa. Gli strati dellarchitettura Internet sono indipendenti luno dallaltro: IPv4 e IPv6 possono funzionare in parallelo, sulla stessa rete. Del resto, per anni sono stati utilizzati protocolli oggi totalmente dismessi e ne sono arrivati di nuovi. Situazione a livello di accesso. Se gli utenti non richiedono IPv6, i fornitori ISP non possono chiedere pagamenti supplementari per IPv6, pertanto non vedono possibili ri-

torni per gli investimenti in hardware e in software. Gli utenti chiedono contenuti e servizi (Google, Skype, ecc.) e non sono interessati a quale sia il protocollo in uso. IPv6 non abilita nuovi servizi, ma rende solo pi efficiente lutilizzo di alcuni tra i pi noti servizi: pu aprire, tuttavia, la strada a nuove modalit di utilizzo. Si tende perci ad aspettare che IPv6 si affermi da solo, quando sar inevitabile. Ladeguamento di software e hardware verso IPv6 si far, per la maggior parte dei provider, come parte del normale ciclo di vita degli apparati, non con investimenti ad hoc e con procedure accelerate per la specifica circostanza. Ci comporta che i costi di introduzione di IPv6 non sono specificamente quantificabili, perch parte del normale ciclo di rinnovamento degli apparati. Situazione sulla rete dorsale. A livello di rete dorsale tutte le apparecchiature possono gi gestire IPv6. Tuttavia manca una sufficiente esperienza operativa, mentre le funzionalit IPv6 offerte da software e apparati necessitano una sostanziale convalida sul campo. Tuttora, i sistemi di network management sono in quasi totale prevalenza IPv4. Insomma, con lIPv6 siamo al punto in cui si era con IPv4 nel 1995. Coesistenza IPv4-IPv6. Abbiamo visto come la rete dorsale sia ormai abilitata IPv6, mentre la maggior parte degli utenti ha solo IPv4. Lutente pu avere nella sua rete domestica tutte macchine abilitate IPv6 come risultato di acquisti recenti (oggi tutti i computer con Windows Vista e Mac OS X sono gi abilitati IPv6), ma il piccolo gateway (modem-router) potrebbe non essere IPv6 conforme e quindi non permettere la comunicazione mediante IPv6 neanche tra le mura di casa. Inoltre, anche se IPv6 implementata a casa dellutente, il collegamento di accesso allISP potrebbe non essere compatibile IPv6. Si rendono pertanto necessarie delle soluzioni di interlavoro tra IPv4 e IPv6. Una soluzione quella del trasferimento di pacchetti IPv6 allinterno di pacchetti IPv4 (tunnelling), unaltra soluzione quella di conversione di formati allinterno di apparati (ad esempio, router) a doppio stack, IPv4 e IPv6.

AZIONI DI COOPERAZIONE IN FAVORE DELLA TRANSIZIONE


Da tempo opera un Forum internazionale IPv6 (http://www.ipv6forum.org), consorzio fondato in Lussemburgo nel 1999, che riunisce produttori di apparati, ISP, istituti universitari e laboratori di ricerca, con la missione di favorire laffermazione di IPv6, attraverso scambi tecnico-scientifici tra esperti, diffusione di conoscenza ed esperienza su IPv6, promozione di implementazioni interoperabili, cooperazione per il raggiungimento di qualit di servizio end-to-end, risoluzione di questioni che possono creare barriere al dispiegamento di IPv6. La Commissione Europea ha finanziato, gi nellambito dellarea IST del VI Programma Quadro, vari progetti pilota per il dispiegamento dellIPv6, raccolti in un cosiddetto IPv6 cluster (http://www.ist-ipv6.org). Altri progetti sono stati finanziati nellambito del VII Programma Quadro (http://ec.europa.eu/information_society/policy/ipv6/fap_rd/index_en.htm). Successivamente ha promosso la costituzione di una

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IL FUTURO DI INTERNET: IPV6 UN INDIRIZZO PER TUTTI E TUTTO

IPv6 Task Force europea (http://www.ec.ipv6tf.org), con sezioni nazionali. La Francia, nel suo semestre di presidenza dellUnione Europea, ha organizzato due conferenze (Parigi, settembre 2008 e Nizza, ottobre 2008) sulla Internet del Futuro, aventi tra i suoi temi lInternet delle cose e la transizione a IPv6. LEuropa stessa si posta lobbiettivo di un ampio dispiegamento di IPv6 entro il 2010: a tale data il 25% degli utenti dovrebbe essere in grado di connettersi tramite IPv6. Questa strategia stata dichiarata nella comunicazione del 27 maggio 2008 reperibile alla URL http://ec.europa.eu/information_society/policy/i pv6/docs/european_day/communication_final_27052008_en.pdf. Le azioni puntano a stimolare sia la domanda che lofferta. La Commissione intende lavorare con gli Stati Membri per abilitare IPv6 sui siti web pubblici e su quelli che offrono servizi di eGovernment. A questo fine devono essere convenuti obiettivi comuni di attuazione. La Commissione invita i fornitori di contenuti e di servizi a rendere possibile laccesso IPv6 alla loro offerta entro il 2010, rivolgendosi soprattutto ai top 100 siti europei in cima alle classifiche di utilizzo. La Commissione incoraggia gli Sta-

ti Membri a prepararsi per lIPv6 nellambito delle loro reti ed a garantirsi che, ogni volta che rinnovano i loro contratti di servizio relativi alla connettivit di rete o che effettuano gare di fornitura di apparati, siano contemplate le funzionalit IPv6. La Commissione intende riunire con regolarit manager IT dagli Stati Membri per scambiare esperienze e per monitorare lo stato di avanzamento della transizione verso IPv6. Lultimo incontro, per scambi sullo stato di avanzamento di IPv6 nei vari Paesi Membri, si svolto a Bruxelles nel marzo scorso. Per il delegato FUB che vi ha partecipato restano sostanzialmente suffragati il quadro e le valutazioni esposte in questo Quaderno. La Commissione provveder, nel suo ambito, a specificare le prestazioni IPv6 come un requisito fondamentale nel ciclo di continuo rinnovamento dei suoi apparati e servizi di rete. Effettuer tempestivi e opportuni progetti e campagne di test a supporto della transizione. La Commissione, infine, tramite la sua DG INFSO, ha appena lanciato uno studio per misurare il grado di dispiegamento di IPv6, ossia la disponibilit, la qualit e luso di IPv6 in prodotti e servizi, nei Paesi UE, nel 2009 e 2010. Lo studio, in particolare, deve verificare se i suddetto obbiettivo del 25% sar stato raggiunto.

AZIONI ITALIANE IN FAVORE DELLA TRANSIZIONE


In Italia esiste una sezione nazionale della task force europea IPv6 (http://www.it.ipv6tf.org) molto attiva dal 2003 al 2005, a giudicare dallo stato di aggiornamento del suo sito. Nellottobre 2008 si tenuta a Cagliari una conferenza sulla Internet Governance, promossa dal Dipartimento della Funzione Pubblica, dalla Regione Sardegna e dalla Sezione italiana dellInternet Governance Forum, in cui ha avuto luogo, tra le tante sessioni in parallelo, un incontro sulla transizione a IPv6. Nel febbraio del 2009, la Fondazione Ugo Bordoni ha organizzato un evento, nellambito della sua iniziativa Seminari Bordoni, dedicato allevoluzione di IP, come componente tecnologica fondamentale di Internet, invitando come relatori keynote il Vicepresidente dellICANN, Roberto Gaetano, e il Direttore Generale della RIPE NNC, Nigel Titley. Le loro lectiones magistrales hanno fornito ampi spunti informativi per la redazione di questo numero di Telma. Ha avuto poi luogo, preceduta da interventi di Nicola DAngelo, commissario AGCOM, di Rita Forsi, Direttore dellISCTI e di Stefano Trumpy, presidente della sezione italiana dellInternet Governance Forum, una tavola rotonda tra i principali player della ICT in Italia, sia gestori che produttori di apparati, che ha sostanzialmente confermato uno stato di vigile attesa da parte di tutti: non ci sono ancora le condizioni per un passaggio massiccio a IPv6, ma nessuno stakeholder si ritiene impreparato ad affrontare il giorno X. Quello che tuttavia si auspica un coordinamento a livello Paese di tutti gli sforzi portati avanti dai singoli stakeholder e una ripresa - con maggior taglio istituzionale e con un team di rappresentanti dellinteresse pubblico - del lavoro pionieristico svolto dalla task force italiana.

Ringraziamenti
Il curatore del presente Quaderno ringrazia Rita Forsi, Direttore dellISCTI, Stefano Trumpy, Presidente della sezione italiana dellInternet Society, e Piero Pocci, Assistente del Presidente della Fondazione Bordoni, per il loro contributo nellideazione e nella programmazione del Seminario Bordoni del 23 febbraio 2009 dedicato al protocollo IPv6. Si ringraziano in modo speciale i keynote speaker di tale seminario, Roberto Gaetano, Vicepresidente di ICANN e Nigel Titley, Direttore Generale di RIPE NCC per aver gentilmente consentito lutilizzo di dati e materiale grafico da loro presentati durante levento. Un grazie particolare a Franco Matera, Referente dellArea Tecnologie per le reti di nuova generazione della Fondazione Bordoni, per la fornitura di vari spunti e informazioni di carattere specialistico.

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I quaderni di

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