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Appunti di diritto internazionale umanitarioe diritti umani

a) Definizione e fonti Il diritto internazionale umanitario (DIU) presenta diverse interrelazione con il diritto dei diritti umani, focalizzandosi entrambi nella protezione e tutela degli esseri umani. Esistono, tuttavia, anche delle importanti e sostanziali differenze. In primo luogo, il diritto dei diritti umani si applica in tempo di pace e le sue norme assumono tratti di derogabilit in alcune situazioni di particolare emergenza. Inoltre, il corpo di norme appartenente al diritto dei diritti umani tradizionalmente riferito agli Stati e non a possibili soggetti interni ad esso, i c.d. attori non-statali, che, ad esempio, potrebbero essere impegnati in un conflitto armato e non tenuti a rispettare i diritti umani. Contrariamente, il diritto internazionale umanitario, essendo un lex specialist, interviene durante le situazioni di guerra, e si impone cosi a qualsiasi attore del conflitto e le sue regole non possono essere derogate in alcuna circostanza. Il diritto umanitario s'inserisce all'interno del pi ampio tema del "diritto di guerra" formatosi agli inizi del XX secolo. Il diritto di guerra pu essere schematicamente diviso in due categorie: - Il diritto dell'Aja: che mira a regolare gli armamenti leciti durante un conflitto. Tuttavia, tale diritto pare oramai obsoleto per via del fatto che lo sviluppo tecnologico degli armamenti stato pi veloce dell'innovazione giuridica. - Il diritto di Ginevra: che mira a proteggere gli individui, siano essi combattenti ovvero civili, impegnati in un conflitto. E' stato proprio il diritto di Ginevra quello che maggiormente si sviluppato, grazie anche all'impegno del Comitato internazionale della Croce Rossa (CRI). Riferendoci alle fonti, il diritto in esame si basa sulle quattro Convenzioni di Ginevra del 1949: - I Convenzione a protezione dei feriti e dei malati nella guerra terrestre; - II Convenzione a protezione dei feriti, malati e naufraghi della guerra marittima; - III Convenzione a protezione dei prigionieri di guerra;

Bibliografia di riferimento: Zanghi, La protezione internazionale dei diritti dell'uomo, Giapichelli, Torino, 2006, pp.

- IV Convenzione a protezione della popolazione civile. Alle convenzioni del 1949, sono susseguiti due Protocolli opzionali, promulgati nella stessa citt svizzera nel 1977: - I Protocollo a protezione della disciplina dei conflitti armati internazionali; - II Protocollo nell'ambito dei confronti armati non internazionali. Oltre a queste fonti, esistono successive convenzioni atte a regolare la condotta degli Stati nell'uso delle armi o strumenti lesivi della persona umana 1. Dal 1996, secondo il Parere della Corte di Giustizia Internazionale (ICG), pu ritenersi superata la distinzione tra diritto dell'Aja e diritto di Ginevra e considerare il DIU come materia unitaria. In tutte le citate convenzioni poi presente un dispositivo atto a colmare tutte le possibili lacune del diritto positivo, ci riferiamo alla c.d. "Clausola Martens" che funge da norma di chiusura e obbliga tutte le parti in conflitto a trovare soluzioni che non violino " i principi del diritto delle genti, quali risultato degli usi stabiliti fra le nazioni civili, dalle leggi dell'umanit e dalle esigenze di coscienza pubblica". Il DIU, nella sua accezione di "jus in bello" trova applicazione durante i conflitti armati e non nelle regole che legittimano ("jus ad bellum") o che vietano ("jus contra bellum") l'uso della forza nelle relazioni internazionali. Il DIU si applica anche nei conflitti interni anche se, da questo punto di vista, potrebbero nascere delle frizioni con quanto riguarda la sovranit di ogni singolo stato e il principio internazionale della non ingerenza negli affari interni di uno Stato, la c.d. Domestic jurisdiction. In generale, si pu affermare che anche nei conflitti interni le norme che proteggono i civili sono: l'art. 3 comune a tutte e quattro le Convenzioni di Ginevra2
Convenzione contro le armi batteriologiche del 1972, Convenzione contro le armi chimiche del 1993 ecc. 2 Art. 3Nel caso in cui un conflitto armato privo di carattere internazionale scoppiasse sul territorio di una delle Alte Parti contraenti, ciascuna delle Parti belligeranti tenuta ad applicare almeno le disposizioni seguenti: 1.Le persone che non partecipano direttamente alle ostilit, compresi i membri delle forze armate che abbiano deposto le armi e le persone messe fuori combattimento da malattia, ferita, detenzione o qualsiasi altra causa, saranno trattate, in ogni circostanza, con umanit, senza alcuna distinzione di carattere sfavorevole che si riferisca alla razza, al colore, alla religione o alla credenza, al sesso, alla nascita o al censo, o fondata su qualsiasi altro criterio analogo. A questo scopo, sono e rimangono vietate, in ogni tempo e luogo, nei confronti delle persone sopra indicate: le violenze contro la vita e lintegrit corporale, specialmente lassas-sinio in tutte le sue forme, a. le mutilazioni, i trattamenti crudeli, le torture e i supplizi;
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con carattere vincolante sia tra i governi, sia tra gli insorti; il II Protocollo opzionale del 1977, la Convenzione dell'Aja del 1954 per la protezione dei beni culturali in situazioni di conflitto armato e la Convenzione di Ottawa contro l'utilizzo delle mine anti-uomo. b) Il contenuto del DIU Le diverse fonti normative che compongono il DIU comprendono alcune norme fondamentali che risultano essere comuni alle diverse Convenzioni di Ginevra. Fra queste rientrano certamente: il diritto alla vita e all'integrit fisica e morale di tutte le persone messe fuori combattimento o che non partecipano direttamente al conflitto come i feriti, i malati, i prigionieri di guerra ed i civili. A tutte queste persone necessario garantire protezione e trattamenti dignitosi in qualsiasi circostanza e senza discriminazione. E' vietato altres l'omicidio o il ferimento dei militari che si sono arresi o che sono fuori combattimento. Fonti particolari sono invece quelle che riguardano: - Malati e feriti: devono essere raccolti e curati dalla parte del conflitto che li ha in suo potere. Stessa protezione viene estesa al personale medico, ai suoi mezzi e alla CRI. - Soldati: soggetti all'autorit degli avversari hanno diritto al rispetto della loro vita, dignit, diritti personali, convinzioni e saranno protetti da qualsiasi rappresaglia. - Mezzi e metodi per condurre le ostilit: sono proibite le armi e i metodi di guerra che possono provocare perdite inutili e sofferenze sproposita. Sono da evitare gli attacchi contro la popolazione civile. - Prigionieri di guerra. - Popolazione civile.
b. la cattura di ostaggi; c. gli oltraggi alla dignit personale, specialmente i trattamenti umilianti e degradanti; d. regolarmente costituito, che offra le garanzie giudiziarie riconosciute indispensabili dai popoli civili. gli oltraggi alla dignit personale, specialmente i trattamenti umilianti e degradanti; le condanne pronunciate e le esecuzioni compiute senza previo giudizio di un tribunale. 2. I feriti e i malati saranno raccolti o curati. Un ente umanitario imparziale, come il Comitato internazionale della Croce Rossa, potr offrire i suoi servigi alle Parti belligeranti. Le Parti belligeranti si sforzeranno, daltro lato, di mettere in vigore, mediante accordi speciali, tutte o parte delle altre disposizioni della presente Convenzione. Lapplicazione delle disposizioni che precedono non avr effetto sullo statuto giuridico delle Parti belligeranti.

c) Applicazione e controllo Il sistema delle fonti di DIU mostra come siano stati ingenti gli sforzi perpetuati nel cercare di istituire un valido e inclusivo sistema di garanzie sia individuali, sia collettive durante i conflitti armati. Tuttavia, a quest'ampia portata normativa si accompagna una sostanziale debolezza applicativa. Tale debolezza non dovuta dal numero di Stati parte alle Convenzioni di Ginevra, che sono state le convenzioni pi ratificate, bens a limiti del tutto propri del diritto internazionale. Il sistema di azioni da intraprendere per garantire il rispetto del diritto internazionale umanitario, previsto dalle Convenzioni di Ginevra alquanto articolato. L'art. 1 prevede l'obbligo di tutti gli Stati parte di far rispettare le norme di DIU. Questa caratteristica evidenzia il carattere erga omnes delle norme in oggetto che, come altri strumenti posti a tutela dei diritti umani, sfuggono dal consueto meccanismo di reciprocit fra Stati parti di uno stesso accordo. Nonostante il carattere erga omnes degli obblighi delle Convezioni di Ginevra, gli Stati hanno tradizionalmente reagito con titubanza nei confronti di altri Stati che violavano le norme convenzionali. Questo aspetto conferma come gli aspetti di opportunit politica, solidariet e di difesa della sovranit statale continuano ad essere prioritari per gli attori statali. Il controllo dell'attuazione del DIU, nel caso di un conflitto gi in atto, spetta sia agli Stati parti del conflitto, sia agli stati terzi. I primi, sono direttamente responsabili del rispetto dei propri obblighi umanitari, anche se, si pu notare come questo meccanismo sia piuttosto debole: risulta sempre molto difficile, se non impossibile, che uno Stato, gi alle prese con un momento di grave instabilit, persegua i membri delle proprie forze armate. A ci si aggiunga la spiacevole considerazione di come, molto spesso, sono gli stessi Stati a ordinare dell'azioni che si pongono in violazione delle norme di DIU. Tenendo a mente questa considerazione, le Convenzioni di Ginevra hanno cercato di ovviare a questo problema riconoscendo agli Stati terzi funzioni di controllo e monitoraggio. Particolare importanza devono avere in tale sistema le c.d. "Potenze protettrici", stati terzi nominati dalle parti in conflitto per controllare l'applicazione delle quattro Convenzioni. Tuttavia, questo meccanismo non mai stato attivato. Poteri e funzioni di "Potenza protettrice" sono affidati alla CRI e alle Commissioni

Internazionali di Accertamento (Fact-finding Commission). Anche queste ultime per, non sono state attivate adeguatamente e sono state spesso sostituite da organi delle Nazioni Unite come Commissioni Speciali create ad hoc, dal Consiglio per i diritti dell'uomo e dall'Alto commissario per i diritti dell'uomo. d) Rapporto tra i due sistemi Come affermato in precedenza, tra il DIU e il diritto internazionale dei diritti umani esistono degli ambiti di inter-relazione, essendo ambedue focalizzati su obiettivi certamente analoghi. Tuttavia, esistono anche delle sostanziali differenze. Muovendoci dal punto di vista concettuale, la prima differenza che si evidenzia tra i due sistemi di norme risiede nelle circostanze determinanti l'applicazione di uno o dell'altro sistema: il diritto dei diritti umani generalmente prescinde da situazioni particolari ed assume sempre validit; il DIU presuppone, invece, condizioni di particolare gravit ed emergenza che meritano protezione speciale. Con questa dichiarazione si pu sostenere la dicotomia tra un sistema di norme aventi carattere "generale" e un sistema di norme a carattere "speciale". Altre differenze concettuali, si possono rinvenire nella fase patologica del diritto, cio nell'ipotesi di violazione di diritto. Sotto tale profilo, il diritto umanitario si preoccupa molto di tali aspetti, e le convezioni ed accordi richiamati precisano quali comportamenti debbono essere considerati violazione del DIU, reati o crimini internazionali, e quali sanzioni dovrebbero essere applicate alle violazioni stesse. Il DIU nella fase patologica della norma predilige quello che si pu ritenere il Diritto penale internazionale. Al contrario, nel sistema del diritto internazionale dei diritti umani, non si parla, invece, di sanzione, poich ovvio che, riconoscendosi i diritti, si affermano automaticamente a contrario, le sanzioni. In questo sistema, si muove sempre dal presupposto che la violazione del diritto costituisce un illecito e si rinvia all'ordinamento dello Stato per accertare l'illiceit del comportamento e le conseguenze penali che da esse derivano. A questa assunzione si pu contrapporre la norma che impone agli Stati di inserire nel proprio ordinamento, la possibilit di un effettivo ricorso in caso di violazioni subite nell'ambito del sistema nazionale considerato e di provvedere un successivo risarcimento, nei casi in cui ci sia possibile (restituito in integrum).

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