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PLATONE

Lorenzo Perra 3^ F Consegna per il 30-04-2012

Bibliografia: Il nuovo protagonisti e testi della filosofia

Fonti link esterni: Wikipedia

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PLATONE

30-04-2012

INDICE: 1 I rapporti con Socrate e con i sofisti


1.1 Il platonismo come risposta filosofica a una societ e a una cultura in crisi 1.2 La vita 1.3 Le opere e le dottrine non scritte 1.4 I caratteri della filosofia platonica
1.4.1 1.4.2 Socrate e Platone Mito e filosofia

2 La dottrina delle idee e la teoria dello Stato


2.1 La dottrina delle idee
2.1.1 2.1.2 2.1.3 2.1.4 2.1.5 2.1.6 2.1.7 2.1.8 2.1.9 La teoria delle idee e la sua importanza La genesi della teoria delle idee Quali sono le idee Il rapporto tra le idee e le cose Come e dove esistono le idee La conoscenza delle idee Reminiscenza, verit ed eristica Limmortalit dellanima e il mito di Er La dottrina delle idee come salvezza dal relativismo sofistico

2.1.10 La finalit politica della teoria delle idee

2.2 La dottrina dellamore e dellanima


2.2.1 2.2.2 Il Simposio Il Fedro

2.3 Lo Stato e il compito del filosofo


2.3.1 2.3.2 La giustizia Caratteri e motivazioni delle classi sociali

Lorenzo Perra 3^ F 2.3.3 2.3.4 2.3.5 2.3.6 2.3.7 2.3.8 2.3.9 Il comunismo platonico I guardiani sono felici? Le degenerazioni dello Stato Platone e la democrazia

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Chi custodir i custodi? Limportanza delleducazione nella citt platonica I gradi della conoscenza e leducazione Il mito della caverna

2.3.10 La condanna dellarte imitativa

3 Approfondimenti e nuove prospettive


3.1 I problemi dellultimo Platone
3.1.1 3.1.2 3.1.3 Il confronto con Parmenide I generi dellessere e il problema del nulla La nozione generale di essere

3.2 La dialettica 3.3 Il bene per luomo: il Filebo 3.4 Il Timeo e la dottrina delle idee-numeri
3.4.1 3.4.2 Il mito del demiurgo La visione matematica delle cose

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1. I rapporti con Socrate e con i sofisti


1.1. Il platonismo come risposta filosofica a una societ e a una cultura in crisi
Il tempo di Platone risulta caratterizzato dal tramonto dellet doro della Grecia periclea. Con la sconfitta di Atene nella guerra del Peloponneso (404 a.C.), lesperimento aristocratico dei trenta tiranni (404-403 a.C.) che ha dato esiti negativi e il ritorno di una democrazia molto diversa da quella precedente, che venne segnata dal sangue di Socrate (399 a.C.) ci mostra un quadro di decadenza. Platone, avverte la crisi dellimpero e desidera rinnovare la stabilit politica. Essendo un filosofo convinto che la situazione creatasi sia problematica, e bisogna viverla come crisi delluomo nella sua totalit. Per questa ragione, Platone inizia a idealizzare la figura di Socrate, che per lui diviene al tempo stesso, un simbolo della crisi e una speranza di superamento di essa. Secondo Platone, se si giunti a uccidere luomo pi giusto di tutti vuol dire che il malessere della societ al suo punto-limite. Platone ritiene sia necessario una riforma globale dellesistenza umana, che pu essere ottenuta mediante una rinnovata filosofia. In sintesi, Platone ritiene che soltanto nuove certezze di pensiero servono dare una riedificazione esistenziale e politica delluomo. Da ci il suo progetto di una rifondazione della politica alla luce del sapere.

1.2.

La vita

Platone nacque ad Atene, da famiglia aristocratica, nel 427 a.C. A ventanni cominci a frequentare Socrate e fu tra i suoi discepoli fino alla morte del maestro, che rappresent per lui un evento decisivo. La morte di Socrate lo colp come uningiustizia imperdonabile e come una condanna generale della politica del tempo. Da allora la filosofia gli apparve come la sola via che potesse condurre luomo singolo e la comunit verso la giustizia. Dopo la morte di Socrate, Platone si rec a Megara, poi in Egitto e a Cirene. Parla tanto del viaggio che fece nellItalia meridionale, in particolare a Siracusa, diventando amico con Dione. Si dice che Platone sia stato addirittura venduto come schiavo, sul mercato di Egina, e poi riscattato da Anniceride di Cirene, e che il

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denaro

del

riscatto

fu

rifiutato

impiegato

per

la

fondazione

dellAccademia, cio della scuola di Platone. Fu poi richiamato da Dione a Siracusa alla corte del Tiranno Dionigi il Giovane, affinch gli desse il proprio consiglio per le riforme dello Stato, anche se ogni tentativo risult inutile. Anni dopo fu richiamato dallo stesso Dionigi, ma non si stabil nessun accordo tra i due, e Platone dopo un lungo periodo di prigionia, lasci Siracusa e ritorn ad Atene, dove rimase fino al resto della sua vita dedicandosi allinsegnamento. Mor a 80 anni, nel 347 a.C.

1.3.

Le opere e le dottrine non scritte

Platone il primo filosofo dellantichit di cui siano rimaste le sue opere. Abbiamo di lui lApologia di Socrate, 34 dialoghi e 13 lettere. Trasillo, organizz queste opere in nove tetralogie, ne citiamo alcune per esempio: Apologia e Fedone, Sofista e Politico, Parmenide con Filebo e Simposio e Fedro, Protagora e Gorgia, Repubblica e Timeo ecc. Altre opere rimasero fuori perch dubbiose della loro autenticit. Alcuni critici storici di oggi considerano spuri anche alcune opere incluse nelle tetralogie di Trasillo, perch prive di quel valore artistico e linguistico di Platone. Perci in base ai vari elementi ricavati dal contenuto delle opere, lattivit letteraria di Platone pu essere suddivisa in: Primo periodo (scritti giovanili o socratici) che comprendono ad es. Apologia, Cratilo, Gorgia, Repubblica I e Protagora. Secondo periodo (scritti della maturit) che comprendono ad es. Fedone, Simposio, Repubblica II e Fedro. Terzo periodo (scritti della vecchiaia) con Parmenide, Sofista, Timeo ecc. Allultimo periodo appartengono anche diverse Lettere posteriori alla morte di Didone. Pare che Platone tenne anche dei corsi intitolati Intorno al Bene, senza lasciare per nulla di scritto dando importanza alloralit dialettica.

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1.4.

I caratteri della filosofia platonica

1.4.1. Socrate e Platone


La fedelt allinsegnamento e alla persona di Socrate il tema dominante dellintera attivit filosofica di Platone. Lo sforzo di Platone quello di trovare il significato vitale dellopera e della persona di Socrate, fino a formulare principi e dottrine che Socrate stesso non aveva mai insegnato, ma avevano un significato di ci che la sua persona incarnava. Perci la ricerca platonica quella di voler interpretare la personalit filosofica di Socrate. La convinzione di Socrate di non voler scrivere ma dialogare ha spinto Platone a mantenere la forma dialogica nei suoi scritti. Questa concezione del filosofare come dialogo, ha portato Platone a trovare certezze di pensiero e di vita fino a vivere la filosofia come una ricerca inesauribile e mai conclusa, sforzandosi di trovare quella verit che luomo non possiede totalmente.

1.4.2. Mito e filosofia


Unaltra caratteristica dellopera platonica luso dei miti, cio di quei racconti fantastici attraverso cui vengono esposti concetti e dottrine filosofiche. Si pu dire che il mito in Platone ha due significati fondamentali: uno quando il mito uno strumento di cui il filosofo si serve per comunicare in maniera pi accessibile e intuitiva le proprie dottrine allintelletto. Laltro senso quando il mito un mezzo di cui si serve il filosofo per poter parlare di realt che vanno al di l dei limiti cui lindagine rigorosamente razionale pu spingersi. Il mito platonico possiede una profondit e una ricchezza di rimandi proprie, anche se talvolta pu essere difficile linterpretazione filosofica, ci non toglie che conferisce un aspetto suggestivo.

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2. La dottrina delle idee e la teoria dello Stato


2.1. La dottrina delle idee
2.1.1. La teoria delle idee e la sua importanza
Nellambito della battaglia antisofistica, Platone giunge a formulare la teoria delle idee, che segna lavvio della seconda fase fino al di l delle dottrine che Socrate aveva insegnato ed elaborato il proprio pensiero. La dottrina delle idee rappresenta il cuore stesso del platonismo maturo, infatti Platone pens di aver risolto i massimi problemi della filosofia.

2.1.2. La genesi della teoria delle idee


La genesi della teoria delle idee da ricercarsi nellapprofondimento platonico di scienza (epistme). In antitesi ai sofisti ma oltre lo stesso Socrate, Platone ritiene che la scienza debba avere i caratteri della stabilit e dellimmutabilit fino alla perfezione. Platone si chiede quale sia loggetto della scienza ossia loggetto del concetto. Si dovr per forza ammettere lesistenza di un suo contenuto specifico. Naturalmente questo non pu essere costituito dalle cose del mondo apprese dai sensi, in quanto sono mutevoli e imperfette. Secondo Platone, loggetto proprio della scienza sono le idee, che per noi paragonabile al pensiero del nostro intelletto, ma per Platone invece sono entit immutabili e perfette, che esistono per proprio conto. Per Platone le cose sono copie o imitazioni imperfette delle idee. Ad esempio, nel nostro mondo esistono tante cose che sono pi o meno belle o giuste, mentre nel mondo delle idee esistono la Bellezza e la Giustizia. Dunque lidea platonica il modello unico e perfetto delle cose molteplici e imperfette di questo mondo. Per finire possiamo dire che in Platone esistono due gradi fondamentali di conoscenza che sono lopinione e la scienza (dualismo gnoseologico), dove si riscontrano due tipi dessere distinti che sono le cose e le idee (dualismo ontologico).

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Da Eraclito, Platone trova la teoria che il nostro mondo il regno della mutevolezza, mentre da Parmenide ne trae unaltra da cui lessere autentico immutabile.

2.1.3. Quali sono le idee


I vari tipi di idee platoniche sono: Le idee-valori, che sono ad esempio il Bene, la Bellezza, la Giustizia ecc., che formano gli ideali o i valori; Le idee matematiche, che corrispondono allaritmetica e alla geometria, che secondo Platone possono essere ad esempio luguaglianza, la classe dei numeri, il quadrato, il circolo ecc., che nella realt non saranno mai perfette ma solo copie imperfette di esse. Platone parla anche di idee di cose naturali (es. lumanit) e di idee di cose artificiali (es. il letto). Per Platone le idee formano una trama di essenze aventi un ordine gerarchico-piramidale, che mette le idee-valori in cima e lidea del Bene al vertice. Lidea del Bene stata assimilata a Dio. Il Bene non crea le idee, che sono tutte eterne, ma si limita a comunicare loro la perfezione.

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2.1.4. Il rapporto tra le idee e le cose


Le idee sono infatti: Criteri di giudizio delle cose e possiamo dire che sono la condizione della pensabilit degli oggetti. Causa delle cose ossia delle essenze archetipe. Possiamo affermare che le idee sono la condizione dellesistenza degli oggetti o la loro ragione di essere. Platone nei Dialoghi della maturit non definisce bene il rapporto ideecose, se pur parlando di mimesi (le cose imitano le idee), di metessi (le cose partecipano delle idee), di parusia (le idee sono presenti nelle cose), continuer a tormentarsi sul problema nella sua vecchiaia, tentando di risolverlo in modo pi soddisfacente senza mai arrivare ad una conclusione definitiva.

2.1.5. Come e dove esistono le idee


Le idee esistono oltre la mente e oltre le cose. Ma questo oltre non si sa a cosa voglia alludere, se intende il mondo dellaldil.

2.1.6. La conoscenza delle idee


Per risolvere il problema di come luomo possa accedere alle idee, Platone ricorre alla dottrina-mito della reminiscenza (cio del ricordo), infatti afferma che lanima, prima di calarsi nel nostro corpo, vissuta, disincarnata, nel mondo delle idee, dove, tra una vita e laltra, ha potuto contemplare gli esemplari perfetti delle cose. Platone dice ,che conoscere anche ricordare, per cui basta rammentarne una perch

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tutte le altre tornino alla mente. La gnoseologia di Platone rappresenta una forma di innatismo, ritenendo che la conoscenza non deriva dallesperienza sensibile, ma da metri di giudizio preesistenti e connaturati con il nostro intelletto. Celebre lesempio del Menone, dove si narra che uno schiavo, pur essendo digiuno di geometria, viene aiutato da Socrate a ricordarne gli elementi di fondo, fino a intuire il teorema di Pitagora. Per Platone coincide con la teoria della reminiscenza, secondo cui portiamo dentro di noi una verit prenatale.

2.1.7. Reminiscenza, verit ed eristica


Platone contrappone la tesi per cui apprendere non significa partire da zero, bens ricordare ci che si era obliato. Perci secondo Platone luomo non possiede gi la verit e neppure la ignora completamente, ma la porta in s a titolo di ricordo; insomma, conoscendo, non partiamo n dalla verit n dallignoranza, bens da una specie di pre-conoscenza, o di ignoranza gravida di sapere, da dove dobbiamo tirare fuori la conoscenza vera e propria.

2.1.8. Limmortalit dellanima e il mito di Er


Nellopera il Fedone, Platone elenca altre prove dellimmortalit dellanima. Una prima prova, detta dei contrari, dice che come in natura ogni cosa si genera dal suo contrario (es. il freddo dal caldo, il sonno dalla veglia ecc.), cos la morte si genera dalla vita e viceversa, ossia che lanima rivive dopo la morte del corpo. Una seconda prova, detta della somiglianza, in cui dice che lanima essendo simile alle idee, che sono eterne, sar in questo caso anche lei eterna. Una terza prova, della vitalit, dice che lanima, soffio vitale, vita e partecipa dellidea di vita, non pu accogliere in s lopposta idea della morte. Perci, se filosofare significa morire ai sensi e al corpo per poter cogliere meglio le idee, si pu dedurre che la vita del filosofo una preparazione alla morte, in cui lanima successivamente si unir alle idee. Platone ritiene anche che la sorte di ogni individuo dipenda da una scelta compiuta dalla sua anima nel mondo delle idee, ed illustra queste tesi con il mito di Er, con cui si chiude la Repubblica. Er, dopo essere

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morto in battaglia e poi risuscitato, pu raccontare agli uomini la sorte che i attende dopo la morte. Ogni anima sceglie il modello di vita che incarner facendo una scelta giudiziosa, che si baser sulle esperienze che ha raccolto durante la vita. Per Platone dunque, luomo sceglie il proprio destino anche se condizionato dal suo passato.

2.1.9. La dottrina delle idee come salvezza dal relativismo sofistico


Se la teoria delle idee costituisce il cuore della filosofia platonica, lopposizione al relativismo sofistico costituisce il cuore della dottrina delle idee. Nella schematizzazione platonica, il relativismo sofistico tende a divenire un tutto indistinto e a identificarsi con una filosofia negatrice di ogni stabile punto di vista sulle cose. Per Platone non vi altra via di scampo se non la restaurazione di una qualche forma di assolutismo. Lunica via da percorrere dopo il relativismo la restaurazione di certezze assolute, la dottrina delle idee diviene lo strumento pi prezioso della filosofia, infatti grazie ad essa, Platone pu confermare la presenza di strutture o perfezioni ideali che, esistendo per proprio conto e indipendentemente dallarbitrio degli individui, hanno validit oggettiva e universale. In tal modo, lumanismo sofistico e socratico che metteva nelluomo la fonte dei giudizi e il criterio dellagire, risulta messo da parte, perch in questo caso non luomo a misurare la verit, ma la verit a misurare luomo per avere poi delle regole per pensare e vivere. Allo stesso tempo se lidea viene considerata come il punto di accordo tra le menti, il relativismo conoscitivo e che quello morale dei sofisti crolla. Dal punto di vista conoscitivo, lidea torna ad avere valore assoluto e cessa di essere relativa alluomo. Per Platone, la matematica, in virt delle idee matematiche parla un linguaggio uguale per tutti. Per quanto concerne la morale, torna ad avere valore assoluto perch in questo caso le ideevalori (il Bene, la Giustizia ecc.) con le varie opinioni personali sui vari popoli permettono al filosofo di fare un discorso universale.

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2.1.10.

La finalit politica della teoria delle idee

Platone ritiene che il relativismo, in base alle diverse opinioni, pu solo produrre disordine e violenza. Di conseguenza con la dottrina delle idee vuole offrire agli uomini uno strumento che consenta loro di uscire dal caos delle opinioni e dei costumi, affinch non ci siano pi lotte e violenze. Da qui lequazione risolutiva delle cose: conoscenza delle idee= fondazione di una scienza politica universale = pace e giustizia tra gli uomini.

2.2.

La dottrina dellamore e dellanima

Il sapere stabilisce rapporto non puramente intellettuale tra luomo e le idee e tra gli uomini associati nella comune ricerca. Questo rapporto definito da Platone con amore, alla quale sono dedicati due dialoghi, il Simposio e il Fedro. Il Simposio considera prima di tutto loggetto dellamore, cio la bellezza e mira a determinare i gradi gerarchici. Il Fedro invece mira a determinare lamore nella sua soggettivit per aspirare alla bellezza ed elevazione progressiva dellanima al mondo delle idee.

2.2.1. Il Simposio
Pausania distingue dallEros volgare (rivolgendosi ai corpi), lEros celeste (rivolgendosi alle anime). Il medico Erissimaco vede nellamore una forza cosmica che determina le proporzioni sia nelluomo che nella natura. Aristofane, con il mito degli androgini, che sono degli esseri primitivi formati da uomo e donna, che gli dei hanno diviso per punizione in due met, dove una non pu fare a meno dellaltra alla ricerca dellessere primitivo dove esprime linsufficienza. E da qui prende le mosse di Socrate, dicendo che lamore desidera qualcosa che non ha, che esprime mancanza. Lamore non ha la bellezza ed essa serve per rendere felice luomo. La bellezza il fine, loggetto dellamore. La bellezza ha gradi diversi, dove luomo ci arriva lentamente. Principalmente attrae luomo, la bellezza di un bel corpo, poi si rende conto che la bellezza uguale in tutti i corpi, cos si rende conto che ha bisogno di amore la bellezza corporea nella sua totalit. Ma al di sopra

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c la bellezza dellanima, e ancora di pi c la bellezza delle istituzioni e delle leggi, e ancora la bellezza delle scienze. Ma al di sopra di tutto c la bellezza in s, eterna e superiore alla morte, a cui corrisponde lamore filosofico.

2.2.2. Il Fedro
La natura dellanima si pu esprimere con un mito. Si pu paragonare ad una coppia di cavalli alati, uno bianco ed uno nero, guidati da un auriga. Quello nero pessimo, quello bianco eccellente, e per questa ragione lauriga non riesce a guidarli nella giusta via. Prova a indirizzarli verso i cieli, in quella regione sopracceleste (iperuranio) dove c la sede dellessere autentico. Qui sta la vera sostanza, che non ha ne colore ne forma, impalpabile e pu essere contemplata solo dalla ragione. Questa sostanza e la totalit delle idee (giustizia in s, temperanza, etc.). Ma viene il contemplata nero la dallanima tira verso per il poco basso. tempo, Ma perch si purtroppo cavallo quando

appesantisce perde le ali e si incarna in un uomo che lo render simile. Lanima che ha potuto vedere di pi far rivivere il corpo di un uomo che si consacrer al culto della sapienza o dellamore, mentre le anime che hanno visto di meno si incarneranno in uomini che saranno via via pi alieni dalla ricerca della bellezza. La bellezza sar la mediatrice tra luomo caduto e il mondo delle idee, e questo luomo risponde con lamore. LEros diventa dialettica che a sua volta ricerca dellessere in se e unione amorosa delle anime nellapprendere.

2.3.

Lo Stato e il compito del filosofo

2.3.1. La giustizia
Nessuna comunit umana pu sussistere senza la giustizia. La giustizia condizione fondamentale della nascita e della vita dello Stato. Lo stato deve essere costituito da tre classi: quella dei governanti, quella dei guerrieri e quella dei cittadini, che svolgono attivit tipo, agricoltori, artigiani, commercianti, etc. La saggezza la virt caratteristica della prima delle classi, infatti basta che i governanti siano saggi perch tutto lo Stato sia saggio. Il coraggio invece la virt della classe dei guerrieri.

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Infine la temperanza la virt comune a tutte le classi. Ma la giustizia comprende tutte e tre queste virt e si realizza quando ogni cittadino svolge il proprio compito ed ha ci che gli spetta. Con la giustizia ci sar unit e forza dello Stato. Anche nellanima individuale Platone distingue tre parti che sono: la parte razionale dove lanima ragiona e domina gli impulsi; la parte concupiscibile che rappresenta tutti gli impulsi corporei; infine la parte irascibile che si sdegna e lotta per ci che la ragione ritiene giusto. Anche nelluomo singolo la giustizia si avr quando ogni parte dellanima svolger la propria funzione.

2.3.2. Caratteri e motivazioni delle classi sociali


Per Platone lo Stato deve essere per forza diviso in classi sociali, in quanto vi sono compiti diversi che devono essere esercitati da individui diversi. Perci si pu dedurre che ci sono individui prevalentemente razionali (portati alla sapienza e al governo), individui prevalentemente impulsivi (portati a essere guerrieri) e individui prevalentemente soggetti al corpo e ai suoi desideri (portati al lavoro manuale). Per Platone la divisione degli individui in classi non dipende da un fattore ereditario ma da un fattore antropologico e psicologico. Nella citt ideale di Platone gli uomini si distinguono tra loro per differenti attitudini naturali.

2.3.3. Il comunismo platonico


Perch uno Stato funzioni bene, Platone suggerisce leliminazione della propriet privata e la comunanza dei beni per classi superiori. Nella citt ideale non dovr esistere n la ricchezza n la povert. Allo stesso tempo, la classe al potere non avr famiglia. Estendendo il comunismo economico a quello sessuale, ritiene che i governanti debbano avere in comune anche le donne. In questo modo le donne godranno una completa uguaglianza rispetto agli uomini. I matrimoni saranno temporanei e verranno stabiliti dallo Stato dopo una serie di controlli eugenetici per poter procreare figli sani. Tutti i bambini appena nati saranno tolti ai loro genitori e si far in modo che nessuno dei due venga a sapere quali siano le loro origini. In questo modo si vivr come una grande famiglia.

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2.3.4. i guardiani sono felici?


Platone dice che la felicit, per i guardiani e per le altre classi sociali, sia nella giustizia con ladempimento dei propri compiti, in vista dellarmonia e della felicit complessiva dello Stato. Non bisogna dimenticare che i filosofi, sono felici gi di per s e non hanno bisogno di cercare la propria realizzazione nei beni materiali, come invece fanno gli uomini ferrei.

2.3.5. Le degenerazioni dello Stato


Ci sono varie forme di degenerazioni dello Stato, una la Timocrazia, dove in governo fondato sullonore e i governanti si appropriano di terre e case; a questo corrisponde luomo timocratico, ambizioso e amante del comando, ma diffidente verso i sapienti. Poi c unaltra forma di degenerazione che loligarchia, governo fondato sul censo, in cui comandano i ricchi; ad esso corrisponde luomo avido di ricchezze, parsimonioso e laborioso. Unulteriore forma la democrazia, dove i cittadini sono liberi e fanno ci che vogliono; ad essa corrisponde luomo democratico, che tende ad abbandonarsi a desideri smodati. Infine, la pi bassa di tutte le forme di governo la tirannide, che nasce dalleccessiva libert della democrazia. Luomo tirannico schiavo delle proprie passioni, ed il pi infelice degli uomini.

2.3.6. Platone e la democrazia


La politica di Platone prende spunto dallostilit nei confronti della democrazia. Infatti critica gli uomini politici che avevano attuato riforme della citt in senso democratico, in modo particolare la democrazia ateniese. La proposta politica di Platone va messa nel contesto sociale della sua epoca, provocata dallo scontro tra i nobili e il popolo, con una contrapposizione di interessi. Secondo la concezione aristocratica, a reggere lo Stato devono essere i migliori, oltre allorigine, anche in virt e valore personale. Invece secondo la concezione democratica, il governo deve essere un affare del popolo. La pi vicina a Platone sicuramente la prima. La divisione in classi nasce dallesigenza che

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ciascuno abbia un proprio mestiere da svolgere, e dallidea politica di diversificare le attivit per poter garantire un modello statico e gerarchico di coesistenza sociale dove ognuno ha un ruolo fisso e nettamente differenziato. Ancora pi convinto che bisogna inculcare nei cittadini lidea della loro disuguaglianza naturale. In altri termini, secondo lorganicismo Platonico, uno Stato sano quando ognuno in base alla propria divisione, svolge il proprio compito per il bene di tutti. Viceversa lo Stato malato quando le classi non sanno pi stare al loro posto. Platone ritiene che la politica non sia unarte destinata a tutti, ma solo alla parte aurea della citt.

2.3.7. Chi custodir i custodi? Limportanza delleducazione nella citt platonica


Come si pu essere sicuri che i governanti realizzeranno davvero il bene comune della citt e non il loro personale tornaconto, dato dal fatto che prima di saper custodire gli altri, i custodi sappiano custodire se stessi. Tutto parte dal sistema educativo, congiunto a quello politico, al punto che lo Stato, pu essere paragonato come una grande Accademia, avente come scopo la formazione permanente di ineccepibili custodi. In altre parole chi viene addestrato fin dalla nascita a pensare al bene collettivo, sar allaltezza di agire per il bene supremo dello stato. Naturalmente leducazione di cui parla Platone, riguarda gli individui delle prime classi. Egli, convinto che il sapere sia una prerogativa delle classi superiori.

2.3.8. I gradi della conoscenza e leducazione


Allessere, e quindi alle idee, corrisponde la scienza, che la conoscenza vera; al non essere corrisponde lignoranza; e al divenire corrisponde lopinione. La conoscenza la divide in sensibile e razionale, e a loro volta comprendono quattro gradi del sapere, cui corrispondono quattro gradi della realt. La conoscenza sensibile (opinione) rispecchia il nostro mondo mutevole e comprende: La congettura o immaginazione, che ha per oggetto le ombre o le immagini degli oggetti;

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La credenza, che ha come oggetto le cose sensibili; La conoscenza razionale o scientifica, che rispecchia il mondo

immutabile delle idee e comprende: La ragione matematica o discorsiva, che ha per oggetto le idee matematiche; Lintelligenza filosofica o noetica, che ha per oggetto le idee-valori. Platone ritiene che la filosofia sia superiore alla ragione matematica. Pensa che le discipline scientifico-matematiche da un lato trovino appigli nel mondo sensibile, e dallaltro partano da ipotesi indimostrate. La filosofia, invece, pur muovendosi da ipotesi, la considera superiore, perch pu essere dimostrata. Comunque il ruolo della matematica nel sistema educativo, per Platone riveste una grande importanza. Enumera le discipline matematiche fondamentali, come, laritmetica, cio larte del calcolo; la geometria come scienza degli enti immutabili; lastronomia come scienza del movimento perfetto, quello dei cieli; la musica come scienza dellarmonia. Queste discipline costituiscono la propedeutica della filosofia, preparando il filosofo alla dialettica e alla scienza delle idee.

2.3.9. Il mito della caverna


E uno dei miti pi noti della Repubblica. Immaginiamo che vi siano degli schiavi incatenati in una caverna sotterranea, che possono guardare

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solo davanti a s. Sul fondo della caverna si riflettono immagini di statuette che sporgono da sopra un muretto alle spalle degli schiavi e che riflettono ogni genere di cose. Le statuette vengono mosse di nascosto dai portatori davanti ad un fuoco in modo da farle riflettere sul fondo. Gli schiavi scambiano le ombre per persone reali. Certo, se uno di essi riuscisse a liberarsi, nel voltarsi si accorgerebbe che le statuette sono reali. E se, successivamente riuscisse a raggiungere luscita della caverna, scoprirebbe che la vera realt non sono neanche le statuette, ma solamente unimitazione di cose reali, rese visibili dal gioco dei raggi del sole che entrano nella caverna. Inizialmente, abbagliato dalla luce, non riuscir a distinguere bene gli oggetti e cercher di guardarli riflessi nelle acque. Solo successivamente li guarder direttamente. Incapace di guardare il sole, guarder le costellazioni e il firmamento quando scender la notte. Dopo un po sar finalmente in grado di osservare sia il sole che lo scintillio delle cose reali. Ovviamente, lo schiavo vorrebbe rimanere l ad osservare la bellezza di quello spettacolo, sarebbe disposto a soffrire, piuttosto che tornare alla vita precedente. Ma se egli, tornasse nella caverna per riferire ai compagni ci che ha visto, i suoi occhi sarebbero offuscati dal buio e non saprebbero pi distinguere le ombre, e allora verrebbe deriso dai compagni e accusato di aver avuto solo visioni. Continuerebbero a dare credito a coloro che invece sapranno distinguere meglio le ombre della caverna. Alla fine, infastiditi dal suo tentativo di liberarli e portarli fuori, lo ucciderebbero. Gli elementi essenziali di questo mito si possono identificare cos: La caverna oscura = il nostro mondo; Gli schiavi incatenati = gli uomini; Le catene = lignoranza e le passioni della vita; Le ombre delle statuette = limmagine superficiale delle cose; Le statuette = le cose del mondo sensibile; Il fuoco = il principio fisico con cui i filosofi spiegarono le cose; La liberazione dello schiavo = lazione della conoscenza e filosofia; Il mondo fuori dalla caverna = le idee; Le immagini delle cose riflesse nellacqua = le idee matematica; Il sole = lidea del Bene;

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La contemplazione delle cose e del sole = la filosofia ai massimi livelli; Lo schiavo che vorrebbe stare nella caverna = la tentazione del filosofo di chiudersi in una torre davorio; Lo schiavo che ritorna nella caverna = il dovere del filosofo di far conoscere le proprie conoscenze; Lex schiavo che non vede pi le ombre = il filosofo troppo concentrato sulle idee e poi disabituato alle cose; Lo schiavo deriso = la sorte delluomo di pensiero; Coloro che sanno vedere le ombre = il premio offerto ai falsi sapienti; Luccisione del filosofo = la sorte toccata a Socrate.

Nel mito della caverna c innanzitutto, il dualismo gnoseologico e ontologico sottinteso alla teoria delle idee. Per quanto riguarda la finalit politica della filosofia, va detto che tutte le conoscenze debbano essere utilizzate per la fondazione di una comunit giusta e felice. Per Platone, lo Stato potr essere costituito e governato da gente sveglia e non da gente che sogna, che combatte per delle ombre e che si contende il potere come se fosse un gran bene. Soltanto con il ritorno delluomo nella caverna, luomo avr compiuto la propria educazione e sar veramente filosofo.

2.3.10.

La condanna dellarte imitativa

I motivi per cui Platone condanna larte e la esclude dal curriculum dei futuri reggitori dello Stato sono due: un motivo quello metafisicognoseologico e laltro pedagogico-politico. Per quanto riguarda il primo, Platone ritiene che larte sia imitazione di unimitazione, di tre gradi lontana dal vero, in quanto si limita a riprodurre limmagine di cose e di eventi naturali che sono a loro volta, riproduzioni delle idee. Inoltre larte, nutrendosi di immagini, possiede il valore conoscitivo pi basso. Per quanto riguarda il secondo, Platone ritiene che larte in generale sia psicologicamente e pedagogicamente negativa per il suo potere corruttore sugli animi. Per i futuri filosofi-re, larte non va bene perch incatena lanimo alle passioni. Nella tragedia, larte raffigura un mondo

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dominato dal fato. Per Platone, larte pu esistere solo se assoggettata alla filosofia, singolarmente essa falsa.

3. Approfondimenti e nuove prospettive


3.1. I problemi dell ultimo Platone
3.1.1. Il confronto con Parmenide
Il problema fondamentale che emerge nel Parmenide il confrontoscontro con la logica parmenidea. Secondo la tesi fondamentale delleleatismo con il principio per cui solo lessere , mentre il non essere non , Platone si rese conto, che questa affermazione presa alla lettera, porterebbe la teoria delle idee alla morte. Linesistenza assoluta di ogni forma di non essere, infatti pregiudicherebbe la molteplicit delle idee. Nonostante tutto, Platone non vuole rinunciare alla teoria delle forme ideali, in quanto ricorda che senza le idee, non si potrebbe filosofare. Ma se non possibile rinunciare alle idee, allora non rimane che rinunciare al principio eleatico. Ed quanto fa Platone nel Sofista, scontrandosi con lantico maestro, concludendosi con un vero e proprio parmenicidio.

3.1.2. I generi dellessere e il problema


Per poter spiegare lesistenza di pi idee che possano addirittura comunicare tra loro, Platone elabora la teoria dei generi sommi, cio degli attributi fondamentali delle idee, che sono: lessere, lidentico, il diverso, la quiete e il movimento. Ogni idea rientra nel genere dessere, quando , o esiste; ed ancora rientra nel genere dellidentico, quando identica a se stessa. Perci non sono coincidenti tra loro, e per questa ragione le idee sono diverse. Ogni idea, distinta dalle altre per cui rientra nel genere del diverso. Si arriva perci al momento della critica di Parmenide. Lerrore di fondo de filosofo di Elea, secondo Platone, stato quello di confondere il diverso con il nulla. Ad esempio, A e B non sono nulla, ma sono diverse. In altre parole, lunico modo in cui pu esistere il non essere quello dell essere diverso. Con questa dottrina, il filosofo pu anche superare il problema dellerrore, e ribatte che lerrore non consiste nel pronunciare nulla, ma nel dire le cose in modo diverso

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da come esse effettivamente sono. Ad esempio, lo sbaglio di chi sostiene che un libro di filosofia un libro di matematica, sta nel fatto che realmente il primo diverso dal secondo. Giustificata cos la pluralit delle idee ai tre generi sommi (essere, identico e diverso), Platone aggiunge anche i generi della quiete e del moto. Infatti ogni idea pu starsene in s (quiete), oppure entrare in comunicazione con le altre (movimento).

3.1.3. La nozione generale di essere


La determinazione dei cinque generi dellessere, portano Platone ad una ridefinizione del conetto di essere. Egli cerca una definizione pi generale e universale, e proviene alla tesi secondo cui lessere possibilit. Per capire questa affermazione, bisogna rendersi conto che Platone sottintende il concetto di relazione dicendo che esiste tutto ci che capace di entrare in un campo di relazione qualsiasi. La controprova di ci sta nel fatto che il nulla, non potendo entrare in rapporto con niente, risulta inesistente.

3.2.

La dialettica

Se lessere e il mondo delle idee sono in stretto rapporto, la scienza delle idee (dialettica), avr la possibilit di determinare quali idee si connettono e quali no, precisando i vari modi che possono unire unidea a unaltra. Nella Repubblica, la dialettica viene definita la scienza delle idee-valori. Nel Fedro, la dialettica viene presentata come la tecnica del discorso filosofico, che si svolge in due momenti: 1. determinazione e definizione di una certa idea; 2. divisione dellidea nelle sue varie articolazioni interne. Larte dialettica parte dal presupposto della possibile comunicazione tra le idee. Se tutte le idee comunicassero tra loro, ogni discorso sarebbe vero e non avrebbe pi senso la fatica della dialettica nel far capire se le idee comunichino, oppure no, e se i discorsi siano veri oppure falsi. Allo stesso tempo, se nessuna idea comunicasse con le altre, non sarebbe possibile fare alcun discorso. A Platone resta solo una tesi intermedia secondo cui: alcune idee sono combinabili tra loro e altre non lo sono. In sintesi, la tecnica dialettica

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consister nel definire unidea mediante successive identificazioni e diversificazioni, attraverso un processo di tipo dicotomico, fino a divenire per due unidea, per poi giungere ad unidea indivisibile. Secondo un esempio platonico, in relazione allidea di caccia (procurarsi un maggior numero di allievi), si procede col metodo binario progressivo, si ottiene il seguente albero dicotomico:

Il processo dicotomico, attraverso varie divisioni ci porta a unidea indivisibile, che ci fornisce la definizione specifica di ci che cercavamo. Chiaro che la definizione proposta non lunica possibile, perch scegliendo altre identificazioni potremmo costruire altre mappe. La dialettica di Platone presenta caratteri specifici, infatti:

Si costituisce su base ipotetica, scegliendo una definizione di partenza e poi mettendola alla prova , vedr se veramente capace di stringere ci di cui si parla;

Tende a strutturarsi come una ricerca inesauribile e sempre aperta a nuove acquisizioni.

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3.3.

Il bene per luomo: il Filebo

Nella Repubblica, Platone aveva concepito il bene come loggetto supremo del pensiero. Laveva collocato al primo posto della gerarchia delle idee, e laveva anche paragonato al sole. Ma questi concetti puramente oggettivi non possono essere mantenuti, in quanto ha riconosciuto che lo stesso mondo dellessere include la soggettivit. Il filosofo perci si deve riproporre il problema del bene. E lo fa nel Filebo, stabilendo che cos il bene per luomo. Il bene per luomo la forma di vita umana, fondata sul piacere. Sar dunque una vita mista, tra la ricerca del piacere e lesercizio dellintelligenza, tutto sta nel fatto di rendersi conto della misura e della proporzione, in cui questi devono mescolarsi per costruire la vita propriamente umana. Ricorrendo ai concetti pitagorici del limite e dellillimitato, Platone afferma che il piacere un illimitato, e a questo bisogna imporre un limite (ordine , misura), che diventa qualcosa di proporzionato, ossia, un numero. Chi impone il limite lintelligenza, che trasforma ci che illimitato in una proporzione numerica. Dunque, della vita delluomo devono far parte, lintelligenza, causa dellordine e della misura e anche del piacere, che dovr essere sempre proporzionato ad un limite. La gerarchia dei valori, viene stabilita da Platone nel modo seguente: al primo posto, c lordine, la misura, il giusto mezzo; al secondo posto, ci che proporzionato, bello e compiuto; al terzo posto, lintelligenza; al quarto posto c la scienza e lopinione; al quinto posto, i piaceri puri. Il tentativo di Socrate di fare della virt, una scienza, si conclude in Platone con una scienza della misura.

3.4.

Il Timeo e la dottrina delle idee-numeri

3.4.1. Il mito del demiurgo


Nel Timeo viene approfondito il problema cosmologico dellorigine e della formazione delluniverso. Sforzandosi di capire meglio il rapporto tra le idee e le cose, Platone introduce un terzo termine mediatore: il demiurgo. Il demiurgo viene presentato da Platone come una sorta di divino artefice, dotato di intelligenza e di volont, trovandosi nella posizione intermedia tra le idee e le cose. Allinizio, il mondo era una

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materia spaziale priva di vita che Platone chiama chora (luogo), o necessit. Il demiurgo, essendo buono e amante del bello, ha voluto ordinare le cose del mondo a immagine e somiglianza delle idee, comunicando loro una parte di perfezione dei modelli iperuranici. In vista dei suoi nobili scopi, il divino artefice ha dunque fornito le cose di unanima del mondo, che ordina la materia, fino a trasformare luniverso in un immenso organismo vivente in cui si riflette larmonia delle idee. Per rendere questo mondo pi simile al suo modello ideale ed eterno, il demiurgo ha generato il Tempo (immagine mobile delleternit), cio, con il suo succedersi di giorni, notti, mesi e anni, riproduce nella forma del mutamento lordine immutabile delleternit. Il Tempo misurato dal movimento degli astri, dove si incarna la volont del demiurgo, e si serve di essi per formare e governare la scala gerarchica degli enti. Ma lopera del demiurgo limitata dalla resistenza ribelle della materia. Nel Timeo, tutto ci che esiste di positivo e armonico dovuto al demiurgo, allintelligenza e alle idee. Invece, tutto ci che esiste di negativo e di disarmonico dovuto alla materia e alla necessit.

3.4.2. La visione matematica delle cose


Il platonismo del Timeo, interpreta i numeri come schemi strutturali delle cose, e fa della matematica la sintassi del mondo, cio il codice di interpretazione di tutto ci che esiste. Secondo una testimonianza di Aristotele, Platone, nelle cosiddette dottrine non scritte abbia finito per interpretare il mondo delle idee come un mondo di numeri, cercando di spiegare tutto secondo i concetti di Uno e Diade.

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