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Saggio di Pedagogia dei processi formativi e didattici negli insegnamenti Umanistici della scuola secondaria

I bisogni educativi speciali


La definizione

Cosa si intende per bisogni educativi speciali? Ogni individuo porta con s caratteristiche peculiari che lo connotano: una propria storia personale, ambiti di potenzialit e ambiti di fragilit, abilit e aree invece da rafforzare. La diversit dunque ci caratterizza in quanto esseri umani e deve essere tenuta in debita considerazione e valorizzata nei processi educativi. Possiamo allora dire che essendo ogni individuo speciale tutti abbiamo bisogni educativi speciali. Nella scuola si incontrano per situazioni che per patologia o problematiche di altra natura creano difficolt al singolo e al sistema di relazioni in cui vive e che richiedono riflessioni, competenze, modalit e strumenti adeguati. Tipologie pi frequenti a) problematiche relative allapprendimento: Disturbi Specifici di Apprendimento, ovvero evidenti difficolt strettamente legate a deficit di natura percettiva e non riconducibili a problematiche di ritardo mentale o di natura sensoriale o altra patologia certificabile. Le lacune che stanno alla base di queste difficolt riguardano le abilit percettivo-motorie e metafonologiche; solo un recupero specifico, da effettuarsi in stretta collaborazione con la scuola e con la famiglia, pu favorire il raggiungimento di risultati soddisfacenti. Tali disturbi sono: Dislessia (disturbo specifico dellapprendimento della lettura) Disgrafia (difficolt nella riproduzione dei segni alfabetici e numerici)

Disortografia (difficolt a tradurre correttamente i suoni che compongono le parole in simboli grafici) Discalculia (difficolt nellapprendimento delle abilit relative al calcolo)

Difficolt Generiche di Apprendimento, ovvero tutte quelle difficolt non riconducibili ad un Disturbo Specifico o ad una patologia certificabile. Sono solitamente dovute a un ritardo maturazionale, a uno scarso bagaglio di esperienze, a scarso investimento motivazionale e, non di rado, a una serie di errori di tipo pedagogico. b) vissuti di disagio:

Il disagio scolastico un fenomeno complesso legato s alla scuola, come luogo di insorgenza e di mantenimento, ma anche a variabili personali e sociali, come le caratteristiche psicologiche e caratteriali da una parte e il contesto familiare/culturale e dallaltra. Assume varie forme, dalle difficolt di apprendimento, basso rendimento rispetto alle reali capacit del soggetto, assenteismo, disaffezione, abbandono scolastico fino a problematiche comportamentali, difficolt di attenzione e concentrazione, iperattivit motoria, scarsa tolleranza delle frustrazioni, fenomeni di prepotenza e bullismo. c) patologie, tra deficit e handicap In base alla Legge quadro per lassistenza, lintegrazione sociale e i diritti delle persone handicappate (L. 104/92) si definisce persona handicappata colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione. Parlare di bisogni educativi speciali in riferimento alle situazioni di alunni portatori di particolari patologie impone una riflessione di partenza a mio avviso fondamentale per le implicazioni che ha sul modo di concepire, relazionarsi e lavorare con ciascuno di questi bambini. Bisogna distinguere tra deficit (il danno, la patologia) e gli svantaggi o handicap intesi come possibili barriere - ostacoli fatti di stereotipi, cultura escludente, che l'individuo incontra e che possono essere ridotti ma anche aumentati. Partire da questa riflessione ci permette innanzi tutto di pensare lindividuo in termini di possibilit e non di dato di fatto, il che equivale a non assumere atteggiamenti rinunciatari in termini educativi ed evolutivi e a non ripiegarsi su interventi di tipo prettamente assistenzialistico. Il passo successivo conoscere la patologia, conoscere il deficit per progettare percorsi e interventi terapeutici/educativi volti a ridurre lhandicap. Non si tratta tanto di categorizzare in modo sterile, quanto di analizzare i suoi bisogni e cercare di rispondere a ciascuno di questi bisogni nel modo pi adeguato e personalizzato e integrando la risposta alle attivit educative di tutti.

Quale didattica?
Il problema fondamentale da risolvere come conciliare il principio didattico dellindividualizzazione con quello della socializzazione per realizzare un efficace processo di integrazione del disabile nel gruppo classe. Occorre quindi definire cosa sintende per istruzione individualizzata. Listruzione individualizzata non una istruzione individuale, realizzata semplicemente in un rapporto uno a uno. Essa consiste nelladeguare linsegnamento alle caratteristiche individuali degli alunni (ai loro ritmi di apprendimento, alle loro capacit linguistiche, alle loro modalit di apprendimento ed ai loro prerequisiti cognitivi), cercando di conseguire individualmente obiettivi di apprendimento comuni al resto della classe.

Una reale integrazione


Non si pu parlare, dunque, di integrazione se gli alunni in difficolt fanno cose diverse dal resto della classe o, peggio ancora, se vengono portati fuori dalla classe. Bisogna che la didattica individualizzata non sia fine a se stessa bens propedeutica

allintegrazione. In altri termini, lindividualizzazione deve servire allintegrazione e non, come in molti casi succede, costituire un ostacolo alla sua realizzazione.

La programmazione
Se la programmazione individualizzata viene costruita senza conoscere la programmazione della classe si commette un gravissimo errore ai fini dellintegrazione. In molte situazioni lindividualizzazione stata interpretata come sinonimo di separazione, di lavoro individuale condotto dallinsegnante di sostegno, dentro e fuori la classe. Concludendo si pu citare uno studio di Andrich e Miato sulla inclusivit delle classi nel quale essi indicano cinque coordinate: 1) lalunno disabile deve rimanere in classe per il maggior tempo possibile; 2) lalunno disabile deve fare il pi possibile le stesse cose che fanno i suoi compagni; 3) lalunno disabile deve il pi possibile essere posto nelle stesse condizioni formative degli altri studenti; 4) i migliori insegnanti di sostegno sono i suoi compagni; 5) gli spazi di unaula inclusiva devono essere ampi . In altre parole occorre curare la qualit delle relazioni e lallestimento di un setting educativo adeguato che diventano, allora, delle assolute priorit, perch se lalunno disabile si sente accolto e incoraggiato, valorizzato e integrato nel gruppo classe, allora nelle condizioni per sviluppare al meglio anche la propria dimensione cognitiva.

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