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Liberalizzazione.

Chi manca? (*)


di Giovanna De Minico** 1. Sguardo dinsieme sulla policy liberalizzatrice Articoler la mia riflessione sulle liberalizzazioni in due parti: una valutazione dinsieme sulla policy liberalizzatrice in atto; unosservazione puntuale sulle misure dedicate alle telecomunicazioni. Per esprimere una valutazione occorrono almeno due elementi: loggetto da valutare e il parametro per giudicare. Nel nostro caso loggetto la L. n. 27/121, sulla concorrenza, sviluppo delle infrastrutture e la competitivita`, mentre il parametro la nozione di liberalizzazione. Il primo termine, un dato normativo, ha una sua oggettivit; il secondo, un concetto giuridicoeconomico, presenta maggiori margini di opinabilit. Laccezione di liberalizzazione da me scelta un classico concetto a ombrello per la sua idoneit a tenere insieme situazioni distanti nelle regole, ma accostabili nella funzione: liberare il mercato da vincoli giuridici, impedimenti tecnici o adempimenti procedurali, ostacoli alla partecipazione pariordinata delle imprese al gioco competitivo. Quindi, il mio parametro includer gli interventi per ripartire tra una pluralit di imprese economicamente distinte unofferta di beni e servizi un tempo solitariamente prestata da un unico operatore; le misure per equiordinare gli imprenditori nellaccesso alle reti di acqua, gas, elettricit, comunicazioni e infine, i rimedi per alleggerire i procedimenti amministrativi condizionanti liniziativa economica. In ragione di tale parametro legger la L. 27/12. Quanto alla prima misura, la legge in esame continua lazione avviata dal legislatore precedente: elimina infatti, privative ed esclusive per consentire lapertura di un maggior numero di farmacie o di sedi notarili. Quale il suo limite? Non aver coltivato fino in fondo la felice intuizione, perch invece di azzerare del tutto i tetti, li conserva bench aumentati nel massimo. Pertanto, la manovra ci ricorda le azioni pianificatrici di uno Stato a forte vocazione interventista nella sua rinuncia a restituire alle forze del mercato la selezione di farmacisti e di notai in sovra numero.

Relazione al Convegno Equa, robusta, sostenibile. Una ricetta per la crescita dellEuropa, Roma 12 aprile 2012, Musei Capitolini, organizzato da Fondation for European Progressive Studies e dalla Fondazione Italianieuropei. Il lavoro aggiornato al 12 aprile 2012. ** Professore di Diritto Costituzionale e di Diritto dellInformazione e della Comunicazione, Facolt di Giurisprudenza, Federico II Napoli; gi visiting professor alla London School of Economics. 1 Legge 24 marzo 2012, n. 27, in G.U. 71/12 (Supp. Ord. n. 53/L), di conv. del decreto legge 24 gennaio 2012, n. 1, recante disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitivita`.

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Per affinit di materia, svolger qualche breve riflessione sulla sua efficacia rispetto al sistema bancario, nei cui confronti il decisore politico si accostato in punta di piedi. Eppure i nostri banchieri, non diversamente da quelli europei, rappresentano un esempio poco virtuoso sia di integrazione verticale, nel vendere ai propri clienti prodotti ad alto rischio da loro stessi creati, che orizzontale, nel cumulare le funzioni di banca commerciale e di impresa speculativa. E, siccome non dato poter fare bene tutto, qui uno dei due ruoli assolto male con esternalizzazione delle responsabilit sul risparmiatore, indotto ad acquistare al buio prodotti che, preceduti da completa e sana informazione, non avrebbe di certo comprato. Dinanzi a questi pericolosi intrecci il nostro Governo non stato propositivo in sede europea dove invece la sua voce si pur ben spesa in altre direzioni preferendo invece, intervenire sulle commissioni per lapertura di linee di credito, scoperti, anticipazioni, contratti sui quali le banche non potranno percepire alcunch, costrette nel ruolo di crocerossine delle piazze finanziarie. Qui si dimentica che la banca unimpresa commerciale per eccellenza e come tale non pu essere obbligata a rinunciare al profitto; ancora una misura dirigistica, una nota fuori dal pentagramma liberistico, opportunamente corretta dal decreto legge n. 29/122. Per quanto concerne il nodo italiano delle industrie a rete, quelle che impiegano reti fisiche e non per portare il servizio al cliente finale, mi sembra che non sia ancora il tempo della sua definizione. Il Governo, in posizione certamente avanzata rispetto ai miti consigli dellAntitrust3, ha s manifestato lintenzione di promuovere una competizione verso lalto, ma non ha completato con unazione pienamente coerente il suo nobile proposito. Cos la questione delloperatore verticalmente integrato, cio di colui che concentra nelle sue mani il ruolo di gestore di rete e di fornitore del servizio, ha ricevuto un trattamento differenziato in ragione del tipo di industria a rete interessata. Si accettata come dogma di fede la trilogia tutta italiana, secondo la quale soluzioni diseguali sarebbero riferibili a situazioni sostanzialmente omogenee. Cos hanno ricevuto il placet politico: il pallido rimedio della divisione funzionale, ideato dalla Telecom col consenso dellAutorit per le garanzie nelle comunicazioni, limitato a un apparente riparto interno di funzioni; la pi ardita separazione societaria delle Ferrovie dello Stato, dove limmodificabilit dellassetto proprietario, rimasto confusamente concentrato nelle mani del medesimo soggetto pubblico, produrr una rappresentazione teatrale della concorrenza; e, infine, lautentica scissione proprietaria, inspiegabilmente idonea alla rete elettrica e a quella del gas, ma inadatta a quella ferroviaria o di telecomunicazioni. Il terzo punto, lo snellimento delle procedure condizionanti liniziativa economica cio la conversione dei titoli abilitativi da controlli ex ante, che inibiscono lavvio di unattivit, a sindacati ex post, che invece ne ostacolano la continuazione stato annunciato, ma non ancora attuato.

XVI Leg., Disegno di legge, A.S. 3221, Conv. in legge del decretolegge integrativo del decreto liberalizzazioni e del decreto conti pubblici. In particolare, si veda lintegrazione allart. 27 del decreto liberalizzazioni disposta con larticolo 27 bis del disegno in corso di esame alla X Commissione del Senato. 3 Autorit garante della concorrenza e del mercato, Segnalazione. Proposte di riforma concorrenziale ai fini della legge annuale per il mercato e la concorrenza anno 2012, in http://www.agcm.it/segnalazioni/segnalazionie pareri/open/C12563290035806C/EFD8EF3321335433C125798100529617.html.

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Dallaltro canto lulteriore legge di conversione, n. 35/12 4 (art. 3, co.3 quater), gemella per loggetto e i tempi di approvazione alla L. 27, pur accogliendo in principio listanza di semplificazione, rinvia ai regolamenti governativi (di delegificazione) la distinzione tra titoli abilitativi vigenti e titoli abrogati. Si direbbe dunque, un suggerimento accettato in punto di diritto, ma sostanzialmente declassato a rimedio a efficacia futura e incerta, perch la sua operativit condizionata allemanazione del regolamento delegificato. Chiudo questa panoramica con una riflessione sulle misure dirette a rilanciare leconomia italiana; in questo ambito il nostro Governo ha svolto un interessante lavoro di ricerca, i cui esiti giuridici, tuttaltro che prevedibili, sono quindi degni di nota. La legge infatti, sperimenta i terreni vergini dei project bond privati; dei contratti atipici di disponibilit e infine di altre forme di partenariato pubblicoprivato, misure apprezzabili per i loro caratteri innovativi, ma criticabili perch sensibilmente sbilanciate a favore del privato e quindi, concorrenti a sottrarre allo Stato il ruolo di architetto delle politiche strategiche. Ma le osservazioni propositive su questo punto le svolger in chiusura perch attratte per ragione di materia alla seconda parte della mia relazione. 2. Il diritto sociale dellaccesso a Internet versus la policy sul digital divide Esaminata per grandi linee la politica di liberalizzazione del nostro Governo, la mia attenzione si rivolger ora agli interventi dedicati alle telecomunicazioni. Settore questo, che vive la tensione competitiva, non pi come pretesa di eliminare le privative, ma come adeguata risposta alle richieste di accesso equiordinato degli altri operatori alla rete dellincumbent. Sul punto il disegno dellEsecutivo sfuggente, perch il tema era stato gi oggetto di un corposo documento, Il progetto strategico. Agenda digitale italiana5, poi completato con norme manifesto dalla L. n. 39/12 (art. 47). Per agevolare la comprensione dellargomento e per lindubbia diversit degli istituti ivi implicati lo divider in due sezioni: il digital divide e le reti di nuova generazione. Il digital divide, dalla definizione mutevole in ragione del parametro prescelto, lo spiego ai miei studenti con unimmagine visiva, atecnica, ma che rende bene il suo effetto sulla popolazione di uno Stato. quellideale linea di confine che separa, distanzia, appunto divide il territorio di una nazione: da un lato, larea condannata dal buio digitale allincomunicabilit; dallaltro, le terre premiate dalla connessione veloce con i benefici della societ dellinformazione. Qualsiasi giudizio sullatteggiamento del decisore politico nazionale sarebbe erroneamente formulato se si omettesse una considerazione di contesto: la natura
4 Legge 4 aprile 2012, n. 35, in G.U. n. 82 del 6 aprile 2012 (Suppl. Ord.) di conv.

del decreto legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e sviluppo. 5 Ministero dello sviluppo economico, Progetto strategico. Agenda digitale italiana. Implementare le infrastrutture di rete: caratteristiche e modalit attuative, 15 dicembre 2011, in http://www.sviluppoeconomico.gov.it/images/stories/documenti/PROGETTO STRATEGICO15122011.pdf.

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derivata del primo dalla policy europea, da cui mutua ambiguit e incertezze. E come questultima ancora sul punto di definire lalternativa quanto alla banda larga nuovo diritto sociale del millennio o mero commitment politico, privo di forza giuridica, per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva6 cos quella italiana si limita a riproporla. LUnione dunque, stenta a fare il passo definitivo, quello di non ritorno, verso luniversalit della connessione veloce a Internet, lo ha dimostrato quando nel comporre il paniere del Servizio universale, escluse dalle prestazioni obbligatorie cio disponibili a un prezzo abbordabile e a prescindere dalla residenza del richiedente proprio la banda larga, pregiudicando cos coesione sociale e mercato unico. Nel Considerandum 5 della Direttiva Servizio Universale (2009/136) si arrivati ad affermare la mera facoltativit della prestazione alla connessione veloce a Internet, con ci rimettendo alla volont politica degli Stati la scelta di integrare o meno il paniere. La previsione di questa opzione incide sullo status di cittadino europeo, che da condizione unitaria, come la Carta dei Diritti impone, degrada in via di fatto a situazione diversificabile nellesercizio effettivo dei diritti in ragione della titolarit o meno del pre diritto: la prestazione universale alla connessione veloce. Ho gi in altra sede illustrato i termini giuridici di questa relazione tra diritto di accesso e libert fondamentali in rete, alle cui riflessioni mi permetto di rinviare7. Alla differenziazione illecita dello status giuridico di cittadino corrisponder la rottura parimenti illecita dellunit del mercato, conseguenza di investimenti unidirezionalmente orientati verso i soli mercati coperti dalla banda a discapito di quelli che ne sono sprovvisti. Se ci dovesse accadere, lassenza di banda avr funzionato da barriera tecnologica al libero dispiegarsi delle forse della domanda e dellofferta. Pertanto, la banda, accordata a singhiozzo, non assolve alla sua iniziale vocazione di misura equilibratrice delle diversit sociali e territoriali per ripiegare sullopposto ruolo di leva accrescitiva delle disuguaglianze tra i popoli dEuropa, attuando alla rovescia luguaglianza sostanziale. Ho parlato di un comportamento ondivago dellUnione, che in altre occasioni ha invece contribuito a disegnare la pretesa di connessione in termini di situazione giuridica soggettiva. Si pensi al Considerandum 4 della Direttiva Quadro 2009/140, che protegge il diritto di accesso a Internet dalle illegittime limitazioni disposte da un potere pubblico noncurante delle garanzie della CEDU. Questo profilo, estraneo alla mia trattazione8, stato da me richiamato perch il segno della progressiva giuridicizzazione della pretesa alla connessione, qui accolta, se pur nella limitata accezione di libert negativa, cio difendibile dalle sole aggressioni del potere costituito. Un riconoscimento questo, solo parziale, come libert dallo Stato, li dove si confina in una sorta di limbo giuridico la sua ulteriore natura di libert positiva, cio di pretesa a che lo Stato si attivi e assuma un comportamento prestazionale satisfattivo del diritto sociale. Ho ricordato questo atteggiamento ondivago dellUnione in quanto cornice di riferimento della politica italiana sulla broad band. Lasciando da parte gli atti del
6 Commissione Europea, Comunicazione. Unagenda digitale europea, COM(2010)

245 Def., p. 3, preceduta da affollate consultazioni richiamate alla nota 2 del documento europeo, in http://eur lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:52010DC0245:IT:NOT. 7 Sia consentito il rinvio a Internet Regole Diritti, in www.costituzionalismo.it. 8 Volendo le mie riflessioni in Internet Regole Diritti, cit., nella nota bibliografica a conclusione di questo lavoro.

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precedente Governo ambiziose promesse, nei fatti non mantenute gli impegni dellattuale Esecutivo sono consegnati nel Piano nazionale banda larga9. In questo documento si indica la via della gara pubblica aggiudicabile dallimpresa offerente il miglior ribasso per la copertura di quelle zone ancora al buio digitale, cio lobiettivo rendere accessibile a chiunque la connessione a una banda non superiore ai 7 Mbps. La rete, una volta costruita, sar di propriet di un soggetto pubblico, Infratel, che probabilmente la gestir, fornendo anche il servizio allutente finale. La letteratura economicogiuridica, soprattutto di origine anglosassone, conosce gi questo modello, viziato nellincapacit di sciogliere i nodi dellabuso di posizione dominante, dei sussidi incrociati e dellaccesso ineguale perch lascia intatta lintegrazione verticale in capo a un unico operatore, ancorch pubblico. Se la soluzione annunciata dal Governo sul digital divide soddisfa poco per le modalit gestorie di rete, obbedienti alla filosofia del tutto nella stessa persona, la stessa invece merita apprezzamento come passo significativo verso luniversalit dellaccesso, sempre che il forte coinvolgimento regionale non comporti una sensibile differenziazione della qualit della prestazione, a dispetto dellunitariet dei livelli essenziali pur imposti in sede costituzionale, e quindi a detrimento dellomogeneit della prestazione base a prescindere dalla localizzazione geografica del cittadinoutente. 3. La policy sulle reti di nuova generazione Rivolgo ora lattenzione al tema delle reti da costruire in fibra, quelle idonee a veicolare servizi integrati con liper velocit di banda (NGN). Quattro le issues in campo: chi le costruir; con quali soldi, quale governance in caso di loro realizzazione consortile e quali obiettivi. 3.1. La posizione europea. La Commissione ripropone sul terreno delle NGN le medesime incertezze qualificatorie, prima riscontrate in tema di banda larga, sintomatiche di una non scelta: la Commissione deve ancora decidere se qualificare le NGN attivit dimpresa o servizio di interesse economico generale (SIEG). Se optasse per la prima soluzione, il soggetto pubblico europeo o nazionale dovrebbe fare il meno possibile, mancando quella vocazione sociale propria del SIEG, necessaria a giustificare il ruolo orientatore del potere pubblico. figlia di questa impostazione la Raccomandazione sulle NGN10, dove la Commissione non prescrive al soggetto gestore della rete la forma della societ consortile, che rimane una libera scelta affidata agli imprenditori, anche se la Commissione in pi parti del documento si mostra consapevole del fatto che la propriet condivisa sia pi idonea della titolarit solitaria a garantire luso equo e competitivo della rete da parte degli operatori. Perch questi ultimi, da terzi quali essi sono rispetto alla vecchia rete in rame, diventerebbero soci, coinvolti a vario titolo nel finanziamento e nella gestione della nuova infrastruttura in fibra. Ma latteggiamento dellEsecutivo europeo non va oltre un timido gradimento Ministero dello sviluppo economico, Agenda digitale italiana, in http://www.sviluppoeconomico.gov.it/?option=com_content&view=article&idmenu=80 4&idarea2=0&sectionid=1&andor=AND&andorcat=AND&idarea3=0&parteba . 10 Commissione Europea, Raccomandazione del 20/9/2010, relativa allaccesso regolamentato alle reti di nuova generazione (NGA) 572 (2010), in http://eur lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2010:251:0035:0048:IT:PDF.
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verso le forme comproprietarie, il che rimanda a un concetto di NGN stretto entro la categoria dellattivit dimpresa affidata al libero mercato. La stessa Commissione sembra invece propendere per unimpostazione delle NGN pi prossima al SIEG quando nelle Linee guida sugli aiuti di Stato11 rende anche le zone nere, un tempo sottratte ai sussidi pubblici in quanto gi interessate dalliniziativa privata, disponibili agli aiuti, sempre che questi siano indispensabili a soddisfare una domanda di banda del cittadino rimasta inevasa per tempo o qualit dallofferta esistente, o a rispondere a pieno alla richiesta di accesso di altri operatori in virt delle caratteristiche inclusive della nuova architettura di rete. Questa inedita flessibilit, dilatata fino a ricomprendere un concetto di aiuto non pi identificabile nellessenzialit in s della prestazione, ma inclusivo del modo di essere della stessa, modifica la natura del sussidio pubblico: da suppletivo a complementare e integrativo delliniziativa privata, e con ci si rendono lecite anche le sovvenzioni pubbliche a favore di una banda migliore in ampiezza o in tempo di realizzazione di quella che si avrebbe in assenza di aiuto. Una elasticit questa, che non ci deve meravigliare, se si riflette sul fine ultimo della politica europea in tema di reti: la promozione degli investimenti nelle infrastrutture strategiche, le arterie delleconomia del futuro12. In una logica di condivisione del lavoro e delle energie gli incentivi pubblici si rivelano una leva preziosa per sostenere il privato negli investimenti dal ritorno economico altamente incerto, ma al tempo stesso giustificano la riserva allo Stato del ruolo di garante della vocazione sociale dellintera operazione. 3.2. La posizione del Governo italiano. La stessa non decisione europea denota il corposo documento italiano. Qui latto (Progetto strategico)13, pur introducendo interessanti scenari di partenariato, si affretta a chiudere la finestra appena aperta. Insomma, non ci consentito di vedere oltre la siepe; avanzer pertanto solo qualche ipotesi. A) Nel caso il Governo intendesse continuare la policy del suo predecessore, si asterr dal finanziare e di contro lascer che siano le imprese private a disegnare i rapporti societari, cio lassetto delle future NGN, compromettendo coesione sociale e riequilibrio territoriale. B) Nel caso in cui il Governo invece, maturasse la consapevolezza della natura pubblica dellasset in forza del suo fine ultimo da esso dipende la sviluppo della persona, la buona amministrazione grazie agli Eservices; la partecipazione degli esclusi alla Edemocracy investir nella sua realizzazione e con ci avr titolo per imporre ai privati cointeressati almeno due regole: una interna, laltra esterna. E qui il mio discorso si salda alle riflessioni iniziali in tema di collaborazione privata ai progetti pubblici infrastrutturali. Invero, il disegno del project financing (art.42, L. 27/12), integrato da un discutibile diritto di prelazione a favore del proponente privato14, non assicura affatto allo Stato quel ruolo di architetto del progetto
11 Commissione Europea, Orientamenti comunitari relativi allapplicazione delle

norme in materia di aiuti di Stato in relazione allo sviluppo rapido di reti a banda larga, (2009/C235/04) in http://ec.europa.eu/competition/consultations/2009_broadband_guidelines/guidelines _it.pdf 12 Commissione Europea, Agenda digitale, cit., a p. 6. 13 Ministero dello sviluppo economico, Agenda digitale italiana, cit. sopra. 14 Corte di Giustizia, CE, 21 febbraio 2008, causa C412/04.

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infrastrutturale, indispensabile al buon fine dellintera operazione. Non si prevedono infatti n poteri valutativi dellidoneit del gestore al governo della nuova rete; n poteri di verifica di una gestione conforme allindirizzo pubblico. Riterrei per che quando lo Stato ricorre a strumenti privatistici tale la finanza di progetto non perde la sua autorit per ripiegare entro langusto perimetro del diritto civile, piuttosto la usa per orientare il negozio a fini sociali. Peraltro, se lo Stato dovesse rimanere immobile, listituto non si chiamerebbe partenariato, bastando lantico nome di negozio giuridico. Il compito del giurista, quale suggeritore del decisore politico, non facile, perch si dovr misurare con la sfida di ridefinire i rispettivi ruoli, contemperando il common good di cui lo Stato e deve rimanere il titolare incedibile con la ricerca del profitto del privato, legittima aspettativa dellindividuo. Questa composizione conformer liniziativa privata da un punto di vista statico e dinamico. Si pensi, ad esempio, alla futura propriet della nuova rete, preferibilmente oggetto di contitolarit tra pi telecoms, piuttosto che rimessa allimputazione solitaria dellincumbent; il rimedio da solo per non basterebbe a equiordinare i telecoms allincumbent, andrebbe pertanto completato con opportune regole di riequilibrio societario interno affinch lequal access esterno si traduca nella pariordinazione dei soci nella gestione della rete. E sempre rimanendo nellambito delle regole interne si potrebbe pensare di riservare allo Stato un qualche potere di direzione e di indirizzo sugli organi societari, indipendente da un suo eventuale possesso azionario, a difesa preventiva e repressiva del buon esito delloperazione, complice lampia e intelligente apertura della Commissione agli aiuti anche per le zone nere. E uno sguardo agli Stati che hanno inventato questo connubio potr tornare utile. La lezione del Regno Unito, caso London Tube15, ha rivelato le debolezze di un modello disobbediente alla vocazione sociale16, al quale la cultura pragmatica anglosassone sta ponendo rimedio con una Spending Review17, che coniuga severit nei tagli alla spesa socialmente inutile con generosit negli investimenti strategici, quali ad esempio il progetto di Superconnected cities, da realizzare grazie al partenariato pubblicoprivato, ripensato in modo da restituire allo Stato i compiti di promotore e garante di ultima istanza del common good ai quali aveva prima abdicato18. La regulation dovrebbe interessare anche il profilo esterno, cio i futuri rapporti che la societ della rete intratterr con gli operatori terzi, quelli non coinvolti nella compropriet; tali relazioni dovrebbero garantire sulla nuova rete la competizione effettiva tra i fornitori indipendenti dei servizi, nonostante linsuperabile dato tecnico dellunicit della rete, insomma, una sorta di simulazione della infrastructure competition. Questo ambizioso obiettivo comporta che si imponga unarchitettura della futura rete il pi aperta possibile allaccesso dei terzi grazie a cavi multi fibra o ad altre
15 NAO, London Underground : are the public private partnerships likely to work

successfully? in http://www..nao.org.uk/publications/0344/london_undergroung_are_the.aspx . 16 House of CommonsCommittee of public accounts, Department of transport: the failure of Metronet, 2010, in http:// www.publications.parliament.uk./pa/cm20091\0/cmselect7cmpubacc/390/390.pdf. 17 HM Treasury, Spending review, December 2010, in http://www.hm treasury.gov.uk/spend_index.htm . 18 Department for culture, media and sport, Superconnected cities initiative, December 2011, in http://www.culture.gov.uk/images/publications/Proposal_Template.pdf.

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specifiche tecniche di rete, tali da consentire un accesso degli altri operatori il pi indipendente e disaggregato possibile da quello della societ gerente la fibra, richiesta questa, peraltro espressamente posta dalla Commissione a corrispettivo sinallagmatico per gli aiuti di Stato, di cui sembra non esserne a conoscenza la nostra Autorit per le Garanzie nelle Comunicazioni nel suo recente regolamento sulle NGN19. Infine, riterrei che ci sia ancora bisogno di pubblico nella fase accessoria, dedicata al reperimento delle risorse a sostegno degli investimenti. A tal proposito il nostro Governo ha reinventato i project bond, titoli di debito emessi dal partner privato, autore del progetto, per autofinanziarlo almeno fino a quando lopera stessa non diventi autosufficiente. Si tratta di un inedito tutto italiano, accolto con favore in Europa, esposto per al rischio di non conseguire leffetto sperato, attrarre i capitali privati ai progetti infrastrutturali, nel caso lo Stato dovesse perseverare nella sua inerzia. Qui al soggetto pubblico si chiede di assumere posizione: agevolare i bond privati con un trattamento fiscale appetibile almeno quanto quello riservato ai propri titoli di debito o garantirli a titolo di fideiussore. La stessa Commissione, fermo restando lapprezzamento per la felice idea del nostro Presidente del consiglio, non ha esitato a sollecitare lintervento di un soggetto pubblico per garantire il buon fine del prestito, individuandolo nella Banca europea degli investimenti almeno per la fase pilota20. In sintesi, lintera manovra sulle NGN, comprensiva delle misure di partenariato, troppo sbilanciata a favore del privato e per assurdo finisce proprio per tradire le sue aspettative di profitto, perch quello Stato, assente quando avrebbe dovuto disegnare lintera operazione, continua ad essere latitante quando dovrebbe condividere i rischi del partenariato o garantire la solvibilit dei project bond. Il tiro andrebbe dunque corretto, prevedendo un pi significativo coinvolgimento dello potere pubblico nel governo e nellazione della societ della rete contro lassunzione di responsabilit nella condivisione dei rischi connessi allinvestimento. Questa divisione del lavoro rimanda a una filosofia di equiparazione degli strumenti pubblici a quelli privati, che nellaffermare la perfetta fungibilit delluno allaltro, assume come premessa lobbedienza di entrambi agli scopi oggettivi, perch ci che definisce il regime giuridico di un istituto non listituto in s, cio la sua derivazione dalla realt autoritativa o privatistica, ma il fine al cui servizio esso posto. Quindi, non sappiamo al momento quale delle due vie percorrer il Governo, perch nonostante le tante pagine del documento il quesito rimane aperto, dipendendo dalla sua soluzione unevoluzione in termini equi e solidali dello sviluppo economico o un ulteriore arricchimento a favore di operatori e cittadini che gi godono di situazioni di vantaggio, cio da questa scelta dipende la nostra democrazia della rete. Per approfondimenti sui singoli aspetti trattati e per una ragionata bibliografia, in particolare nordamericana e anglosassone, sia consentito il rinvio ai miei lavori: The 2002 EC Directives Telecommunications: Regime up to the 2008 Ongoing Revision Have the Goals been Reached?, in European business law review, 19, 3, 657675, 2008; Tecnica e Diritto, in G. De Minico (a cura di), Dalla tecnologia ai diritti, Jovene, 350, 2010; New European Regulation on Universal Service and Next Generation Networks of just a lifting of the old one? in Computer and Telecommunication Law Review, 5, 135147, 2011; Internet A.G.Com., Delibera 1/12/ Cons, in http://www.agcom.it/default.aspx?DocID=7991. 20 Commissione Europea, Comunicazione. Una fase pilota per liniziativa Prestiti obbligazionari Europa 2020 per il finanziamento di progetti, SEC(2011) 1237, pp. 78.
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Regole Diritti, in www.costituzionalismo.it; Le regole sulle reti di nuova generazione: autorit e politico, in www.osservatoriosullefonti.it; e infine, Internet and new social rights: which policies combine them? (articolo in corso di pubblicazione).

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