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Le montagne
Montagna - Wikipedia it.wikipedia.org Scuola di pensiero: Le Alpi primocircolotortoli.blogspot.it Appennino o Appennini sapere.it Verifica Le Tue Conoscenze Sulla Montagna giovanni.mastrorocco.name Archive All Download Newest Become an Instapaper Subscriber for just $1/month to get up to 50 articles at a time and support Instapapers development. Visit the Account section of Instapaper.com to subscribe.
Montagna - Wikipedia

it.wikipedia.org Archive Like & Archive Like Disambiguazione Se stai cercando altri significati di Montagna, vedi Montagna (disambigua). Una catena montuosa Impianti di seggiovia Becharof National Wildlife Refuge, Alaska Il Monte Everest, il monte pi alto del mondo Il Chimborazo visto da est Contrafforte nord del Monte Volturino (Monti della Maddalena) Una montagna un rilievo della superficie terrestre che si estende sopra il terreno circostante in unarea limitata. Secondo le convenzioni europee la sua altezza deve essere di almeno 600 metri sul livello del mare, (s.l.m.) ed il suo aspetto deve essere almeno parzialmente impervio In senso analogico si parla di montagna anche riferendosi ai rilievi che si incontrano sugli altri pianeti o sui loro satelliti. La montagna formata da un agglomerato di terra e roccia che si alza dalla superficie della Terra; essa pu raggiungere anche quote molto elevate. Non facile vivere in zone montuose perch il clima, dinverno, molto freddo ed facile trovare neve e ghiaccio. Durante lestate i ghiacciai tendono a sciogliersi e ad erodere le rocce su cui poggiano. Gli animali tipici delle zone montane europee sono gli stambecchi, le marmotte e i camosci e, tra le piante, vengono spesso associate allambiente montano le genziane, larici, stelle alpine ed abeti.

Definizione e terminologia
A seconda delle varie necessit, ci sono tre definizioni di montagna: convenzionale, tradizionale e statistica. Per ci che riguarda la definizione convenzionale si ricorda che i requisiti indicati da essa (altezza di almeno 600 metri ed aspetto almeno in parte impervio) devono essere soddisfatti contemporaneamente. Infatti unarea della superficie terrestre posta al di sopra dei 600 m s.l.m., ma priva di asperit del terreno, viene definita altopiano e un rilievo che non raggiunge i 600 metri di altezza pu essere definito collina.

Passiamo ora a considerare la definizione tradizionale. Nonostante le convenzioni, dobbiamo tener presente che, fin dalle epoche pi antiche, la parola monte evoca nella mente delluomo un insieme di idee che prescinde dalla possibilit pratica di misurare laltezza dei rilievi. Dunque quando luomo ha dato nome ai luoghi che lo circondavano, ha usato la parola monte in base alle idee che essa gli evocava, come ad esempio la difficolt di raggiungere la cima, la vicinanza al cielo, linaccessibilit di alcuni versanti. Nella toponomastica italiana quindi sono detti monti alcuni rilievi aspri e dal carattere impervio, anche se non raggiungono laltezza di 600 metri; sono inoltre chiamati colli anche rilievi superiori a 600 metri, quando questi non hanno pareti rocciose o forme dirupate. Esempi classici sono il Monte Circeo e il Monte Conero, promontori dallaspetto aspro, considerati monti anche se per alcune decine di metri non raggiungono laltezza convenzionalmente prevista. Esempio opposto costituito delle Langhe, che superano i 600 m s.l.m., ma che non sono particolarmente impervie, n visibilmente sporgenti dal terreno e perci sono considerate colline. Infine ricordiamo la definizione statistica di montagna. Nella cartografia e nella statistica necessario adottare criteri di semplificazione rispetto sia alla definizione convenzionale, sia alla toponomastica. In relazione alla classica tripartizione del territorio in montagna, collina e pianura, infatti, la legenda delle carte fisiche e gli studi statistici usano il termine montagna intendendo la parte di territorio posta al di sopra dei 600 m s.l.m., indipendentemente dal carattere impervio e dal nome tradizionale. Un insieme di montagne vicine e collegate tra di loro prende il nome di massiccio montuoso, di gruppo montuoso o di catena montuosa. Infine si soliti distinguere in bassa montagna ed alta montagna, indicando generalmente come quota di suddivisione i 1.500 m s.l.m.

Vetta di una montagna


La parte pi elevata della montagna viene generalmente chiamata vetta o cima. Una montagna pu avere una o pi vette. A tal proposito lUIAA, utilizzando il concetto di prominenza topografica ha detto che si parla di vette (summits) distinte se la prominenza almeno uguale a 30 m ed invece si parla di montagne (mountains) distinte se la prominenza almeno uguale a 300 m. Vale quindi la seguente tabella: Le eventuali elevazioni secondarie che non raggiungono la prominenza necessaria possono chiamarsi anticime oppure vette secondarie. Va per osservato che nella lingua italiana lapplicazione di tale definizione pu dare a volte risultati piuttosto artificiosi; molti rilievi noti come montagne sia nella cartografia che nel parlare comune risultano infatti ridotti a semplici vette. Per esempio il Monte Saccarello (2.200 m), il rilievo pi alto della Liguria, avendo una prominenza topografica di soli 164 m rispetto al Passo Basera (2.036 m), perderebbe la propria qualifica di montagna.

Parti di una montagna


Per descrivere una montagna si ricorrere a vari elementi che la possono formare: vetta o vette secondo le definizioni date prima; anticime, sottocime, vette secondarie: elevazioni che non hanno la prominenza necessaria per essere chiamate vette; spalla: fianco di una montagna particolarmente pronunciato;

cresta: approssimando una montagna ad una piramide la cresta corrisponde allo spigolo della figura geometrica; gendarme: pinnacolo di roccia sul fianco o sulla cresta della montagna; versante: sempre approssimando la montagna ad una piramide i versanti corrispondono alle facce della stessa; ognuno di essi avr una diversa esposizione a seconda del proprio orientamento rispetto ai punti cardinali. passo (o valico): il punto pi basso tra due montagne che permette di attraversarle. piede: punto pi basso di una montagna

Formazione e sviluppo
Una montagna viene usualmente prodotta dal movimento delle placche litosferiche, sia per movimento orogenetico che per movimento epirogenetico. Le forze compressive, il sollevamento isostatico e lintrusione di materiale igneo, forzano le rocce superficiali verso lalto, creando una massa pi elevata che nel territorio circostante. A seconda dellaltezza si ottiene una collina o, se pi alta e ripida, una montagna. Laltezza assoluta di montagne e colline varia a seconda della topografia dellarea. Le montagne pi alte tendono a presentarsi in lunghi archi lineari, indicando attivit e confini delle placche tettoniche. La creazione delle montagne tende ad avvenire in periodi di tempo definiti, detti orogenie. Due tipi di montagne vengono formati a seconda di come le rocce reagiscono alle forze tettoniche - per sollevamento o per ripiegamento. Alcune montagne isolate vengono prodotte da vulcani, comprese alcune isole, apparentemente piccole, che raggiungono una notevole altezza rispetto al fondale oceanico (vedi Seamount). Le montagne vengono create per sollevamento quando larghe zone vengono rotte da faglie che creano grandi dislocamenti verticali. I blocchi sollevati costituiscono le montagne. I blocchi che cadono da queste possono essere piccoli o formare estesi sistemi di fosse tettoniche. Questo tipo di paesaggio si pu vedere in Africa orientale, sui Vosgi, nella valle del Reno e nella zona del Basin and Range nel Nord America occidentale. Quando la roccia non si sfaglia si ripiega, simmetricamente o assimmetricamente. Le pieghe possono essere antiformi o sinformi. Nel ripiegamento asimmetrico possono esserci pieghe giacenti o rovesciate. Le montagne del Giura sono un esempio di ripiegamento. Con il passare del tempo, lerosione pu portare a uninversione del rilievo, le rocce leggere, spinte pi in alto vengono trascinate via e lantiforma diventa pi bassa della sinforma, che composta da rocce pi dure. Lo sviluppo o meno di una montagna in altezza dipende unicamente dal bilancio tra le forze di orogenesi e quelle di erosione da parte degli agenti atmosferici (precipitazioni, vento, gelo): se le prime prevalgono sulle seconde la montagna cresce lentissimamente in altezza, se invece sono le seconde a prevalere la montagna altrettanto lentissimamente diminuisce la sua altezza. A parit di conformazione geologica montagne vecchie tendono inoltre ad apparire pi dolci per effetto dellerosione stessa, viceversa montagne pi giovani tendono ad essere pi aspre e aguzze.

Altezza
Laltezza di una montagna viene definita come la distanza verticale dalla vetta della stessa e fino a raggiungere il livello medio del mare. La pi alta montagna della Terra il Monte Everest, di 8.850 m s.l.m. secondo la misurazione fatta da satellite nel 2002; si trova

nella pi importante catena montuosa del pianeta, lHimalaya che separa India, Nepal e Bhutan dalla Cina. In alternativa alla definizione data si potrebbero utilizzare altre definizioni: partendo dal centro della terra oppure dalla base della montagna stessa. Infatti per via del rigonfiamento equatoriale le montagne che si trovano pi vicine allequatore hanno una maggior distanza dal centro della terra. Inoltre una montagna pu ergersi da un fondale oceanico posto sotto il livello del mare. In questo modo il Monte Chimborazo, in Ecuador, 2.150 m pi lontano dellEverest rispetto al centro della Terra ma con 6.272 m non nemmeno il picco pi alto delle Ande. Inoltre il Mauna Loa risulta pi alto dellEverest se lo si misura a partire dalla sua base sul fondale oceanico ma non se si misura la sua vetta a partire dal livello del mare. Infine parlando delle montagne extraterrestri la pi alta montagna del sistema solare lOlympus Mons, che si trova su Marte, con circa 24.000 metri di altezza.

Prominenza
Per evidenziare limportanza di una montagna viene anche introdotto il concetto di prominenza topografica. Questa definizione va a dire quanto una montagna sia isolata oppure quanto prevalga su quelle che ha nei suoi dintorni.

Alpinismo
Alcune montagne sono molto difficili da scalare, e offrono viste spettacolari. Per questo alcune persone apprezzano lattivit dellalpinismo, arrampicata sportiva e trekking. Le montagne sono anche il luogo dove si praticano alcuni sport invernali (sci alpino, sci alpinismo, sci escursionismo, sci nordico ecc.) e meta di vacanze definite settimana bianca.

Note
^ ab Ente Italiano della Montagna - La definizione di montagna in Europa (PDF) ^ Che peraltro alle latitudini dellEuropa centrale e settentrionale crescono benissimo anche in pianura. ^ Per esempio la Punta Dufour si presenta come una cresta composta dalla vetta principale e da due anticime: Ostspitze e Grenzgipfel. ^ Quote altimetriche tratte da Alpi Marittime e Liguri scala 1:50.000, ed. Istituto Geografico Centrale, Torino ^ Per un discorso pi approfondito sullaltezza di questa montagna, si veda la voce Everest, al paragrafo Altezza dellEverest

Voci correlate
gruppo montuoso alta montagna bassa montagna Elenco di montagne Elenco di montagne italiane Nomi latini di montagne Catena montuosa Elenco di catene montuose Elenco di montagne su altri corpi del sistema solare

Altri progetti

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Collegamenti esterni
Montagna su Open Directory Project (Segnala su DMoz un collegamento pertinente allargomento Montagna) Categorie: Montagna Geomorfologia | [1] [1] [2] [3] [4] [5] it.wikipedia.org Archive Like & Archive Like Scuola di pensiero: Le Alpi primocircolotortoli.blogspot.it Archive Like & Archive Like Le Alpi italiane si estendono per circa 1200 km in lunghezza. La forma delle Alpi ad arco; il versante rivolto allItalia breve e ripido. Tradizionalmente la catena delle Alpi viene divisa in tre parti: le Alpi Occidentali, Centrali e Orientali. Le prime vanno dal Colle di Cadibona, in Liguria presso il Golfo di Genova, al Passo di Ferret, in Piemonte; le Alpi Centrali vanno dal Passo di Ferret al Colle di Resia, in Trentino Alto Adige; le Alpi Orientali vanno dal Colle di Resia fino ai pressi della citt di Gorizia, in Fiuli Venezia Giulia. Il clima delle Alpi caratterizzato da inverni lunghi e freddi, con nevicate abbondanti, estati brevi e fresche. Allaumentare dellaltitudine diminuisce la temperatura, cio fa pi freddo. A circa 3000 metri di altitudine c il limite delle nevi perenni: significa che il calore non riesce a sciogliere completamente la neve accumulata in inverno e quindi si formano ghiacciai anche molto estesi. La flora, cio linsieme delle piante, cambia man mano che si sale pi in alto. Fra i 600 e i 1000 metri di altitudine si incontrano boschi di castagni, faggi, querce; fra i 1000 e i 2000 metri crescono i pini; sopra i 2000 metri si trovano vasti prati, utilizzati per il pascolo delle mucche; intorno ai 3000 metri sopravvivono solo i muschi e i licheni; oltre i 3000 metri, le montagne sono coperte da neve e ghiaccio che non si sciolgono mai (nevi perenni), qui si formano vasti ghiacciai. Nelle Alpi italiane, per, la presenza degli alberi caratteristici diminuita a causa dellintervento delluomo, che in molte zone li ha quasi eliminati. La fauna, cio linsieme degli animali, caratteristica delle Alpi costituita da stambecchi, camosci, caprioli, rari cervi e, in aree limitate, orsi bruni. Numerosi sono i roditori (marmotte, arvicole delle nevi, lepri delle nevi), i piccoli animali che si cibano di insetti (toporagno alpino), le donnole, gli ermellini e gli uccelli, dallaquila reale al grifone (oggi raro), a rondini montane, cince,

merli alpini, corvi, pernici, fagiani di monte. Le principali attivit economiche riguardano il turismo, lallevamento delle mucche e lindustria della lavorazione del latte, la lavorazione del legno, la produzione di energia idroelettrica, lestrazione di sale e di minerali di ferro. Grazie ai numerosi passi, o valichi, che consentono la comunicazione fra lItalia e altri Paesi dellEuropa, le Alpi sono state unarea di transito commerciale fin dai tempi antichi. primocircolotortoli.blogspot.it Archive Like & Archive Like Appennino o Appennini sapere.it Archive Like & Archive Like Enciclopedia > Terra e universo > Geografia > Geografia fisica > Morfologia ditalia > Appennino o Appennini

Appennino o Appennini
Generalit
Per la cartina geografica vedi il lemma del 2 volume. Sistema montuoso che interessa lintera penisola italiana costituendone lossatura; collegato a NW alle Alpi, si protende con unaccentuata curva avente la concavit rivolta al mar Tirreno, continuandosi al di l dello stretto di Messina nei monti che orlano la Siciliasettentrionale. Lungo oltre 1200 km, largo da 30 a 150 km, copre una superficie di ca. 150.000 km. I versanti sono dissimmetrici: quello tirrenico, considerato il versante interno, in genere pi ampio e inframmezzato da ampi solchi longitudinali percorsi dai tratti superiori di alcuni tributari del Tirreno; il versante adriatico, o esterno, digrada invece al mare tramite una regione collinare incisa dalle valli trasversali dei tributari dellAdriatico. Pur nella diversit dellaspetto morfologico, il paesaggio dellAppennino trova la sua unit nel fatto che le rocce che lo costituiscono sono quasi totalmente di natura sedimentaria. Il rilievo appare fortemente alterato dallagente modellatore cui fu sottoposto in modo preponderante, talora esclusivo: lerosione delle acque correnti. Particolare evidenza assume il fenomeno nei suoli argillosi, dove i fianchi vallivi appaiono demoliti dai solchi dei calanchi, oppure dove il terreno franoso, imbevuto di acque, smotta a valle in masse compatte. Nelle masse rocciose di natura calcarea il carsismo ha facile presa; di modesta entit sono le manifestazioni ipogee finora conosciute, mentre sono pi numerose quelle subaeree. Come limite di separazione tra lAppennino e le Alpi considerato convenzionalmente il colle di Cadibona (436 m), alle spalle di Savona, bench dal punto di vista geologico tale limite sia posto pi a E, sulla linea Sestri-Voltaggio. Analogamente alle Alpi, lAppennino solitamente suddiviso in tre sezioni principali, Appennino Settentrionale, Appennino Centrale e Appennino Meridionale, convenzionalmente separate da valli trasversali o da valichi Per i principali valichi appenninici vedi tabella al lemma del 2 volume. ; inoltre una ripartizione in senso longitudinale distingue lAppennino propriamente detto dallAntiappennino.

Orografia: Appennino Settentrionale


LAppennino Settentrionale si allunga ad arco dal colle di Cadibona fino al solco inciso dalle valli dei fiumi Tevere e Metauro, in corrispondenza del passo di Bocca Serriola

(730 m). Costituito per lo pi da rocce arenacee e marnose facilmente erodibili, ha forme tondeggianti e terreni molto franosi. Eccetto un iniziale allineamento montuoso unico, contraddistinto sul versante marittimo dalla presenza di catene minori, parallele allasse del sistema, separate da questo da ampi solchi vallivi, mentre verso la Pianura Padana scendono numerose dorsali, fra loro parallele, trasversali rispetto allasse principale appenninico. LAppennino Settentrionale generalmente suddiviso in Ligure e ToscoEmiliano, il cui limite indicato per convenzione dal passo della Cisa (1039 m) o, secondo altri, dal vicino passo del Brattello (953 m). LAppennino Ligure forma nella sua sezione occidentale, tra il colle di Cadibona e il passo dei Giovi, ununica catena orientata da SW a NE, di modesta altezza (monte Beigua, 1287 m) e che costituisce lanello di congiunzione con le Alpi; scende ripido al mare, mentre il versante rivolto alla Pianura Padana digrada in unampia zona di colline. A E dei Giovi laltezza dellAppennino aumenta rapidamente (monte Lesima, 1724 m; monte Penna, 1735 m; monte Maggiorasca, 1799 m); il rilievo assume il generale orientamento NW-SE ed caratteristico il fatto che le maggiori altitudini non siano sulla linea spartiacque, ma su dorsali che si spingono verso la Pianura Padana. Tre catene principali, collegate da allineamenti trasversali, formano lAppennino Tosco-Emiliano: la prima inizia al passo della Cisa culminando a 2121 m nel monte Cusna; allaltezza del monte Cimone (2165 m), massima elevazione dellAppennino Settentrionale, si raccorda con la seconda; questa a sua volta si collega, presso lalta valle del Reno, con la terza catena, dapprima poco elevata, ma che si innalza in seguito nei monti Falterona (1654 m) e Fumaiolo (1407 m), da cui nascono rispettivamente lArno e il Tevere. Sul versante interno si dipartono dalla dorsale alcune catene minori, come le Alpi Apuane (considerate talvolta come un rilievo indipendente), il Pratomagno, lAlpe di Catenaia ecc., tra cui si adagiano i menzionati bacini longitudinali (Lunigiana, Garfagnana, Mugello, Casentino).

Orografia: Appennino Centrale


LAppennino Centrale ha come limiti la Bocca Serriola e la Bocca di Forl (891 m), presso Rionero Sannitico. Arenaceo-marnoso ai margini (e anche argilloso e sabbioso sulle pendici orientali digradanti verso lAdriatico), costituito nella dorsale principale in prevalenza da rocce calcaree, aride e nude in superficie, specialmente nelle zone pi elevate, a causa della loro permeabilit; la diversa costituzione geologica e un pi forte sollevamento conferiscono tratti peculiari a questa porzione dellAppennino, in particolare una pi accentuata asperit del paesaggio nonch un sensibile sviluppo dei fenomeni carsici. Alla precedente disposizione a quinte subentra sul versante tirrenico una pi complessa struttura che comprende veri e propri massicci racchiudenti altopiani e conche pi o meno vaste, divisi da profondi solchi vallivi mentre sul versante adriatico permane generalmente la struttura a pettine con valli parallele separate da dorsali, salvo che nellAbruzzo centrale, dove si innalzano le massime vette di tutto il sistema. NellAppennino Centrale si distinguono lUmbro-Marchigiano e lAbruzzese, separati dalla valle del fiume Tronto sul versante adriatico e da quella del fiume Velino sul versante tirrenico, collegate dal colle della Serra, presso il pi noto passo di Montereale (1015 m). NellAppennino Umbro-Marchigiano lorografia caratterizzata da alcune catene parallele, leggermente incurvate, con la concavit rivolta al versante interno; la principale la pi esterna, che inizia allaltezza della valle del Metauro e culmina nel monte Vettore (2476 m), nel gruppo dei monti Sibillini. NellAppennino Abruzzese si raggiungono le massime

elevazioni appenniniche. Alle catene subentrano vasti massicci, comunemente distinti in tre fasce: la pi esterna ha inizio a S del Tronto, e comprende i monti della Laga (2455 m, nel monte Gorzano), il Gran Sasso dItalia(2912 m nel Corno Grande, culmine dellintero sistema e sede dellunico ghiacciaio appenninico) e la Maiella; la fascia mediana, sulla quale corre la linea spartiacque, include il monte Velino (2487 m), il monte Sirente (2349 m) e i monti della Meta (monte Petroso, 2247 m; monte La Meta, 2241 m); separata da essa dalla valle del Liri, si allunga la fascia interna, comprendente i monti Sabini, Simbruini, Ernici e Prenestini. Tra le fasce montuose sinterpongono altopiani e conche: fra le maggiori sono quelle del Fucino, dellAquila, di Sulmona.

Orografia: Appennino Meridionale


LAppennino Meridionale si fraziona ormai in rilievi isolati, divisi da bacini profondamente depressi e privi di regolare allineamento. Anche la struttura geologica non uniforme: accanto a rilievi ancora calcarei, come nellAppennino Centrale, sono presenti antichissime rocce cristalline, del tutto diverse cio da quelle che compongono il resto del sistema. LAppennino Meridionale viene comunemente distinto in Campano, Lucano e Calabro. Costituito in prevalenza da calcari lAppennino Campano (detto talora Napoletano e anche, nella parte settentrionale e orientale, Sannita), compreso tra la Bocca di Forl e la sella di Conza (697 m), posta questultima tra le valli adriatica dellOfanto e tirrenica del Sele; ne fanno parte il massiccio del Matese (2050 m nel monte Miletto), i monti Picentini (monte Cervialto, 1809 m), i monti Lattari, tutti spostati, rispetto allo spartiacque, verso il mar Tirreno. A S della sella di Conza e fino al passo dello Scalone (740 m) si dispone lAppennino Lucano, anchesso calcareo e orientato grosso modo da NW a SE; comprende i massicci dellAlburno (1742 m) e del Cervati (1899 m) e, pi a E, oltre il vallo di Diano, il monte Volturino (1836 m) e il gruppo del Sirino (2005 m nel monte del Papa). A E si stendono sul versante adriatico monotoni pianalti, sovente franosi, tra cui spicca per lapparato vulcanico del monte Vulture (1326 m). Lestremit meridionale dellAppennino Lucano chiusa dal massiccio del Pollino, che culmina a 2267 m nella Serra Dolcedorme. Profondamente diverso dal resto dellAppennino, sia dal punto di vista litologico sia da quello orografico, lAppennino Calabro (o anche Calabrese) formato essenzialmente da rocce cristalline. Al di l del passo dello Scalone e fino al corso del fiume Savuto si allunga, parallelamente alla costa tirrenica, la Catena Costiera, che nel monte Cocuzzo tocca i 1541 m; a E la valle del Crati la separa dallaltopiano della Sila, culminante a 1928 m nel monte Botte Donato. A S della gola di Marcellinara il rilievo si frammenta in tre altopiani, il Poro (710 m), Le Serre (monte Pecoraro, 1423 m) e lAspromonte (monte Montalto, 1955 m), caratterizzato dalla sommit a cupola e dai ripidi fianchi che scendono al mare, massiccio che costituisce la parte terminale della penisola italiana. Infine al di l dello stretto di Messina lAppennino prosegue lungo la costa settentrionale della Sicilia nellAppennino Siculo, formato dai tre gruppi dei monti Peloritani, analoghi a quello calabro per struttura geologica, Nebrodi (o Caronie) e Madonie, formati questi ultimi da calcari, marne e arenarie.

Geologia
La formazione della catena appenninica riconducibile al ciclo orogenetico alpino: infatti, a seguito della collisione fra le litosfere continentali dellEuropa e dellAfrica (fase mesoalpina, Eocene-Oligocene) si verific la deformazione di quella porzione del prisma

sedimentario africano, non coinvolta in precedenza nella costruzione delledificio alpino. Le rocce coinvolte in questo processo furono deformate e traslate verso i settori di avampaese (avampaese adriatico e avampaese ibleo) e sollevate a costituire una fascia continua di rilievi dalla Liguria alla Sicilia. I rilievi dellAppennino Settentrionale, di quello Centrale e di quello Meridionale costituiscono una catena continua di direzione NWSE e presentano strutture vergenti verso lAdriatico, mentre lAppennino Siculo, caratterizzato da una catena di rilievi di direzione E-W, presenta strutture vergenti verso lAfrica. Il prisma sedimentario africano, la cui deformazione ha dato origine alla catena appenninica, era costituito da unalternanza di domini di mare aperto (ambiente pelagico) e domini di piattaforma carbonatica (ambiente neritico). NellAppennino CentroSettentrionale la ricostruzione paleogeografica proposta dagli studiosi, andando dal settore oceanico della Tetide (domini interni) verso la linea di riva (domini esterni), prevede: un dominio ubicato su crosta oceanica, caratterizzato da una sedimentazione di mare profondo (dominio ligure); un dominio ubicato su crosta continentale, caratterizzato anchesso da una sedimentazione di mare profondo (dominio subligure o sicilide) a cui segue una serie di domini, ubicati su crosta continentale, caratterizzati da sedimentazione di mare relativamente profondo (dominio toscano, dominio del Cervarola e dominio umbromarchigiano). La ricostruzione paleogeografica proposta per lAppennino CentroMeridionale, andando sempre dal settore oceanico della Tetide verso la linea di riva (continente africano) prevede: un dominio ubicato su crosta oceanica, caratterizzato da una sedimentazione di mare profondo (dominio ligure); un dominio ubicato su crosta continentale, caratterizzato anchesso da una sedimentazione di mare profondo (dominio sicilide); a questi due domini segue unalternanza di piattaforme carbonatiche (mare poco profondo) e domini di mare aperto (relativamente profondo, bacino pelagico), nella seguente successione: piattaforma campano-lucana, bacino lagonegrese, piattaforma abruzzese-campana, bacino molisano e piattaforma apula. NellAppennino Siculo la ricostruzione paleogeografica molto simile a quella dellAppennino Centro-Meridionale; in questa porzione di catena molto ben rappresentato il dominio sicilide a cui segue unalternanza di piattaforme carbonatiche e bacini pelagici nella seguente successione (andando dallinterno verso lesterno): piattaforma panormide, bacino imerese, piattaforma trapanese, bacino sicano, piattaforma saccense. La costruzione della catena appenninica ha inizio in concomitanza con la collisione tra la litosfera continentale dei blocchi africano ed europeo (Eocene-Oligocene); la conseguente deformazione ha interessato dapprima i domini pi interni (domini ligure e sicilide) e successivamente quelli pi esterni. La strutturazione della catena appenninica avvenuta in seguito a pi fasi parossistiche, distribuite principalmente nel Miocene e Pliocene, e alle ultime deformazioni compressive, che si collocano al limite Pliocene-Pleistocene. Di fondamentale importanza per levoluzione del sistema orogenetico appenninico (catena-avanfossa-avampaese) sembra essere stata levoluzione del bacino tirrenico, il quale si originato in un settore caratterizzato da una forte distensione che ha provocato un assottigliamento crostale e la risalita di magma dal mantello terrestre fino in superficie. I processi ora descritti (distensione, assottigliamento e magmatismo) hanno avuto dei momenti di acme (Tortoniano-Messiniano, Messiniano-Pliocene inferiore, Pliocene superiore-Pleistocene) coincidenti con altrettanti movimenti parossistici dellorogenesi appenninica. Per questo motivo alcuni geologi considerano in un rapporto di causa-effetto lorigine del bacino tirrenico e le fasi tettoniche post-tortoniane che hanno portato alledificazione della catena

appenninica. La distensione legata alla formazione del bacino tirrenico ha interessato tutto il margine tirrenico degli Appennino, originando grosse faglie distensive, strutture tipo Horst (blocco tettonico sollevato) e Graben (fossa tettonica), e provocando la risalita di ingenti quantit di magma che hanno dato origine ai complessi vulcanici delle province magmatiche toscana, laziale e campana.

Assetto strutturale: generalit


Per la struttura geologica dellAppennino vedi cartina al lemma del 2 volume. La catena appenninica, da un punto di vista strutturale, risulta abbastanza disomogenea in senso longitudinale. Essa pu essere suddivisa in almeno quattro segmenti: Appennino Centro-Settentrionale (Ligure, Tosco-Emiliano e Marchigiano), Appennino CentroMeridionale (Abruzzese, Sannita, Campano e Lucano), Arco Calabro-Peloritano (Appennino Calabrese) e Appennino Siculo.

Assetto strutturale: Appennino Centro-Settentrionale


In corrispondenza della linea Sestri-Voltaggio avviene la sutura tra la catena alpina e il segmento settentrionale della catena appenninica. A differenza degli altri settori dellAppennino, in quello Centro-Settentrionale affiora in pi punti il basamento cristallino, che risulta ampiamente coinvolto nella costruzione della catena. Lassetto tettonico dellAppennino Centro-Settentrionale caratterizzato da pieghe, sovrascorrimenti e ricoprimenti da parte dei terreni a forte alloctonia (complesso liguride e complesso sicilide). Il processo orogenetico che ha dato origine a questo tratto di catena ha interessato dapprima il dominio ligure, la cui deformazione ha determinato la formazione di un complesso a forte alloctonia (complesso liguride) contenente brandelli di crosta oceanica deformati (ofioliti). Successivamente, la tettogenesi ha interessato domini via via pi esterni, collocati su crosta continentale, e ha determinato il carreggiamento e il sovrascorrimento delle unit deformate sopra quelle in via di deformazione; questo meccanismo ha fatto s che nelledificio della catena, caratterizzato da una pila di unit adriatico-vergenti, accatastate una sullaltra, lunit tettonica geometricamente pi alta risulta essersi originata per prima, mentre quella pi bassa si originata per ultima. Le unit tettoniche costituenti lAppennino Centro-Settentrionale sono, dallalto verso il basso: il complesso liguride, il complesso sicilide, la falda toscana, lunit del Cervarola e lunit umbro-marchigiana. Di notevole interesse per la definizione dellassetto strutturale di questa parte dellAppennino risulta essere la finestra tettonica delle Alpi Apuane, dove, al di sotto della falda toscana, affiorano termini metamorfosati attribuibili alla stessa Successione toscana. NellAppennino Centro-Settentrionale levoluzione temporale del sistema orogenetico appenninico molto ben documentata; sono, infatti, ben riconoscibili i depositi dellavanfossa oligocenica (Macigno), di quella del Miocene inferiore (Cervarola), di quella del Miocene medio (Marnoso-Arenacea) e infine di quella del Miocene superiore (Laga), disposti, nellordine, da W verso E, a testimonianza della migrazione del sistema catena-avanfossa-avampaese verso lavampaese adriatico. Il margine tirrenico dellAppennino Centro-Settentrionale stato interessato, a partire dal Messiniano, da una tettonica distensiva che ha originato strutture tipo Horst e Graben e ha permesso lingressione marina nei settori maggiormente depressi (Graben), con la deposizione di una serie di sedimenti marini che vanno sotto il nome di ciclo neogenico toscano.

Assetto strutturale: Appennino Centro-Meridionale

Analogamente a quanto visto per lAppennino Centro-Settentrionale, il tratto centromeridionale della catena mostra terreni a forte alloctonia (complesso liguride, con ofioliti, e complesso sicilide). Questi costituiscono il ricoprimento tettonico delle restanti unit della catena. Le unit al di sotto dei terreni a forte alloctonia risultano accatastate le une sulle altre secondo un processo genetico simile a quello che ha interessato lAppennino Centro-Settentrionale. In questo tratto di catena si distingue, quindi, dallalto verso il basso: complesso liguride, complesso sicilide, unit campano-lucane, unit lagonegresi, unit abruzzesi-campane, unit molisane e unit apule. Il raccorciamento subito dal prisma sedimentario africano durante la strutturazione di questo tratto di catena risulta essere notevolmente superiore a quello calcolato per lAppennino Centro-Settentrionale. Lassetto strutturale di questo tratto di catena messo in luce da una serie di finestre tettoniche (finestra di Campagna e finestra di Frosolone) e da evidenti superfici di sovrascorrimento. La presenza di questi elementi strutturali riflette lesistenza di una struttura a falde di ricoprimento, caratteristica di questo tratto di catena. Anche nellAppennino Meridionale, cos come in quello Settentrionale, la distensione connessa con la formazione del bacino tirrenico ha interessato il margine occidentale della catena, dislocandolo in blocchi pi o meno ribassati e consentendo la risalita in superficie di ingenti quantit di magma (provincia magmatica campana).

Assetto strutturale: Arco Calabro-Peloritano


LAppennino Calabro presenta caratteristiche uniche rispetto alle restanti porzioni di catena a esso confinanti. La peculiarit di questo tratto di catena sta nel fatto che la maggior parte delle unit tettoniche costituenti lArco Calabro-Peloritano ha affinit alpina e presenta vergenza europea (complesso calabride). Il complesso calabride, infatti, costituisce un frammento di catena alpina, Europa-vergente, che, durante la tettogenesi dellAppennino, stato trasportato verso E-SE e accavallato sui domini appenninici in via di deformazione; catena alpina e unit appenniniche sono state traslate, successivamente, verso SE, cio verso lavampaese adriatico-ionico. Linserimento del segmento di catena alpina al di sopra di un segmento di catena appenninica potuto avvenire grazie alla presenza di due importanti svincoli meccanici, a prevalente componente orizzontale: la faglia di Sangineto, a N, e la faglia Longi-Taormina, a S. La faglia di Sangineto attualmente separa lArco Calabro-Peloritano dallAppennino Lucano, mentre la faglia Longi-Taormina lo separa dallAppennino Siculo. La sovrapposizione delle unit ad affinit alpina sulle unit appenniniche ben visibile in alcune finestre tettoniche presenti nella Catena Costiera calabrese. Unulteriore peculiarit di questo settore di catena, rispetto agli altri segmenti dellAppennino, data dagli elevati valori della velocit di sollevamento a cui stato sottoposto lArco Calabro-Peloritano dal Pleistocene a oggi.

Assetto strutturale: Arco Siculo


LAppennino Siculo il segmento di orogene appenninico disposto in senso E-W, a differenza della restante porzione di catena, orientata NW-SE. Lassetto strutturale di questa catena del tutto simile a quello che caratterizza lAppennino Meridionale. Ledificio della catena costituito da una serie di unit strutturali accavallate luna sullaltra, indicanti trasporto orogenico meridionale (vergenza africana). Le unit tettoniche coinvolte nella strutturazione di questo tratto di Appennino derivano dalla deformazione di

diversi domini paleogeografici appartenenti al prisma sedimentario africano. Analogamente a quanto visto per lAppennino Centro-Settentrionale e Appennino Centro-Meridionale, le unit tettoniche geometricamente pi elevate derivano dalla deformazione di domini pi interni, che sono anche i primi a essere coinvolti nella tettogenesi di un prisma sedimentario. Nelledificio dellAppennino Siculo le unit tettoniche pi elevate appartengono allArco Calabro-Peloritano (unit dei monti Peloritani); queste si accavallano sulle unit del complesso sicilide lungo la linea tettonica Longi-Taormina. Al di sotto delle unit del complesso sicilide si ritrovano unit strutturali derivate dalla deformazione, avvenuta nellintervallo di tempo tra il Miocene inferiore e la parte bassa del Miocene superiore, del dominio panormide, del dominio imerese e del dominio trapanese. Al di sotto di queste vi sono altre unit tettoniche derivate dalla deformazione, avvenuta a partire dal Miocene superiore fino al Pliocene inferiore, del dominio trapanese e di quelli sicano e saccense. Questo tratto di catena sembra continuare con le stesse caratteristiche geometriche nei monti del Maghreb (Africa settentrionale).

Clima
Il clima dellAppennino condizionato dalla vicinanza al mare, per cui solo nelle zone pi elevate si hanno condizioni climatiche di tipo montano, con inverni freddi e nevosi ed estati fresche; sulle pendici pi basse il clima si avvicina a quello mediterraneo, con estati calde e secche e inverni miti. Solo le conche intermontane, meno esposte allinfluenza marina, hanno un clima con caratteristiche continentali (inverni freddi ed estati calde). Le precipitazioni sono abbondanti nelle zone pi elevate (oltre 1500 mm annui) e decrescono con il diminuire dellaltitudine; le zone di maggiore piovosit si registrano sul versante tirrenico, che riceve i venti marini carichi di umidit da libeccio e talvolta da maestrale, mentre assai pi scarse sono le precipitazioni nelle conche e sul versante adriatico. Le nevicate sono abbondanti durante linverno, ma con persistenza del manto nevoso solo al di sopra dei 1000 m. Tra i venti, abbastanza frequenti sono quelli di grecale (NE) e di scirocco (SE).

Idrografia
NellAppennino sono pochi i fiumi veramente importanti per lunghezza di corso, ampiezza di bacino ed entit di portata. I maggiori (Arno, Tevere) sono tributari del Tirreno e svolgono buona parte del loro corso entro le valli longitudinali che si aprono fra le catene appenniniche. Sul versante adriatico la conformazione del rilievo spiega la scarsa lunghezza dei corsi dacqua, che scendono direttamente al mare e sono regolarmente paralleli fra loro almeno nel tratto inferiore. Il regime dei fiumi appenninici di tipo prevalentemente torrentizio, caratterizzato da una magra estiva e da due piene legate alle piogge, una invernale-primaverile e una autunnale; procedendo verso S per non si verifica pi la piena autunnale e si allunga il periodo di magra estiva (per mesi le fiumare calabresi sono asciutte). Una portata pi abbondante e un regime pi regolare presentano per quei fiumi come il Velino, lAterno-Pescara, il Liri-Garigliano, il Volturno, il Sele che scendendo da zone calcaree possono disporre di unalimentazione pi continua grazie alle presenza di copiose sorgenti derivate dalla circolazione carsica sotterranea. La scarsa estensione del glacialismo quaternario (ridotto ormai al piccolo ghiacciaio del Calderone, esteso per 6 ha sul versante settentrionale del Corno Grande, nel massiccio del Gran Sasso) fa s che i laghi glaciali siano sullAppennino pochi e piccoli; i laghi appenninici sono

perlopi laghi relitti presenti nelle conche intermontane come residui di pi ampi bacini prosciugati naturalmente o artificialmente ( il caso per esempio dei laghi di Piediluco, Lungo e di Ripa Sottile, nella conca di Rieti) o, ed il caso pi diffuso, bacini artificiali realizzati per scopi irrigui o per la produzione di energia idroelettrica. Il pi grande lago interappenninico, quello del Fucino, che era il terzo dItalia per estensione, stato prosciugato nel 1875.

Flora
La vegetazione dellAppennino risente, nella porzione settentrionale, dellinvasione di specie alpine a seguito delle glaciazioni; allAppennino Tosco-Emiliano sarrestano specie quali labete rosso e il rododendro. La vegetazione della parte centromeridionale dellAppennino possiede numerose specie illiriche, a distribuzione transadriatica, testimoni di un antico collegamento della penisola italiana con i Balcani (per esempio Pinus heldreichii). Parecchie sono le specie endemiche appenniniche, con differenziazione di entit affini a quelle alpine (per esempio Leontopodium nivale, la stella alpina propria dellAbruzzo) oppure di origine mediterraneo-montana. Dalle coste risale le valli la vegetazione mediterranea, con stazioni interne di leccio in Umbria e nellAbruzzo. Sovrapposta una fascia pi o meno continua formata dalla roverella, alla quale si pu accompagnare il castagno, cui segue il cerro, assai diffuso in Abruzzo, Irpinia e Lucania; al di sopra vegeta il faggio, quasi sempre a fustaia, che forma normalmente il limite superiore della vegetazione arborea (fattore limitante spesso il vento). A esso si accompagnano o si alternano in vari nuclei disgiunti labete bianco e, solo sulla Sila e sullAspromonte, una specie endemica, il pino laricio. Su alcune vette dellAbruzzo vive il pino mugo. La zona cacuminale generalmente occupata da pascoli, il cui limite inferiore spesso notevolmente abbassato per effetto dellazione antropica, avendo luomo favorito lestendersi dei pascoli a spese del bosco.

Fauna
La fauna appenninica, che fino gli anni Settanta del sec. XX si era progressivamente impoverita a causa della caccia e della distruzione degli habitat, tanto che il numero dei lupi per citare la specie forse pi nota e rappresentativa si era ridotto a un centinaio, dopo di allora si notevolmente ripresa, a causa della diminuita pressione antropica, che ha portato al rinselvatichimento di molte aree, e dellistituzione di numerosi parchi naturali. Il lupo, prima confinato nellAppennino Meridionale fino allAbruzzo, ha cos potuto risalire la catena fino alla Liguria, e di l ritornare sulle Alpi piemontesi. Anche la lince, che si riteneva estinta, stata nuovamente segnalata nel Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise dove sono presenti anche popolazioni di orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus) e di camoscio dAbruzzo (Rupicapra rupicapra ornata). Diffuso ovunque in misura anzi eccessiva, tanto da provocare danni alle colture il cinghiale. Le acque ospitano numerosi pesci tra cui il luccio, il magnarone e il barbo canino. Altri animali tipici sono il geotritone italiano e la vipera dellOrsini, questultima limitata al versante orientale del Gran Sasso dItalia.

Popolamento
Lintero sistema appenninico costituisce unarea repulsiva per linsediamento

umano; nonostante le elevazioni, spesso modeste, lAppennino ha sovente forme aspre, presenta ampi tratti difficilmente transitabili, povero di terreni coltivabili, di risorse idriche, di giacimenti minerari. E tuttavia luomo vi presente fin dai tempi remoti: lo stesso nome Appennino (latino Appenninus) ci rimanda a unantichissima radice mediterranea Penn, testimoniata da residui toponomastici riscontrabili dallAppennino Ligure fino al Sannio e indicanti vette isolate e localit sommitali (monte Penna nellAppennino Ligure, Pennadomo, Pennapiedimonte nellAbruzzo). Numerosi massicci fra i pi impervi e inospitali ricordano ancor oggi nel nome le pi antiche popolazioni italiche (Ernici, Sabelli, Simbruini, Marsicani, Sanniti), che qui si arroccarono e resistettero fieramente alla conquista dei Romani. I grandi tratti geomorfologici che consentono di distinguere le tre sezioni del sistema appenninico si riflettono con una certa evidenza anche nelle forme di insediamento. NellAppennino Settentrionale si nota una prevalenza della popolazione sparsa su quella accentrata, date la maggiore morbidezza e fertilit delle pendici, che favoriscono le attivit agricole; sul versante interno si verifica una concentrazione nelle ampie valli longitudinali (Lunigiana, Garfagnana, Mugello, Valdarno e Val Tiberina), mentre sui versanti padano e adriatico la popolazione distribuita pi uniformemente, pur con una densit maggiore nelle alte valli di alcuni fiumi (Scrivia, Reno, Santerno ecc.). NellAppennino Centrale prevale invece laccentramento della popolazione in concomitanza della necessaria limitazione delle colture a poche aree pi favorite pedologicamente. Le densit sono quasi costantemente inferiori ai 100 ab./km, con vaste zone praticamente deserte in corrispondenza dei massicci pi estesi ed elevati. Anche qui per il versante adriatico presenta aspetti particolari: la popolazione pi densa (con indici spesso superiori ai 100-150 ab./km), con una percentuale relativamente alta di insediamenti sparsi, distribuiti con tanta maggior regolarit quanto meno aspre si fanno le forme del rilievo. NellAppennino Meridionale una discreta densit (superiore a 100 ab./km) e una certa diffusione della popolazione sparsa si hanno ancora nelle alte valli del Trigno, del Biferno e del Volturno e soprattutto nellalto bacino del Calore (conche di Benevento e di Avellino). Ma nel resto dellAppennino Campano e specialmente nellAppennino Lucano la presenza di alti massicci calcarei produce un sensibile assottigliamento del velo demografico: la popolazione si riduce nei solchi e nei bacini intermontani, come il Vallo di Diano e le valli dellAgri, del Basento, del Sinni, rifuggendo per i fondi vallivi minori (un tempo malarici) e preferendo i modesti rilievi arenaceoargillosi che si affiancano nella Basilicata ai massicci calcarei. Anche nellAppennino Calabro le aree montuose sono repulsive per linsediamento umano, che trova per le condizioni favorevoli lungo certi tratti costieri, nei solchi che separano i singoli gruppi montuosi (specie la valle del Crati) e sui pendii pi acclivi dei rilievi stessi. Se si eccettuano la fascia costiera di Paola e Amantea, la media valle del Crati e alcune terrazze costiere a ridosso delle Serre e dellAspromonte, prevale di gran lunga la popolazione accentrata in agglomerati, spesso di notevole entit demografica e situati in posizione dominante a difesa dalle incursioni, dalle piene delle fiumare e dalla malaria, che costituirono veri flagelli in epoche passate ma non remote. Fenomeno comune a tutto il sistema appenninico lo spopolamento, particolarmente intenso nelle zone pi elevate e impervie, ma rilevante anche nelle fasce collinari e perfino nei fondivalle e nei bacini interni, l dove non siano sorte attivit industriali o turistiche a sostegno di unagricoltura sempre pi povera. Tuttavia questo fenomeno di spopolamento e di dipendenza dalle fasce costiere ha subito una battuta darresto, sia per la saturazione di questultime, sia per il

rientro di molti emigrati in seguito al rallentamento del ritmo di sviluppo delleconomia delle aree urbane settentrionali ed europee. Il movimento naturale della popolazione comunque attestato su valori assai bassi, mentre per quanto riguarda la struttura demografica, c una netta tendenza allinvecchiamento.

Economia e comunicazione
Leconomia tradizionale dellAppennino si basava su due poli fondamentali: la cerealicoltura e lallevamento ovino. La cerealicoltura era praticata in modo estensivo su vaste superfici, ma le rese unitarie erano basse, data la scarsa fertilit dei suoli. Lallevamento ovino era caratterizzato dalla transumanza, cio dallo spostamento delle greggi in tarda primavera sugli alti pascoli di montagna e dal loro ritorno in pianura in autunno. Queste grandi migrazioni animali avevano unimportanza notevolissima nel Mezzogiorno, in particolare in Abruzzo e in Molise, coinvolgendo migliaia di persone e vincolando a pascolo enormi estensioni, non solo sui monti ma anche lungo i percorsi di transito, i tratturi, vere e proprie strade derba larghe anche centinaia di metri. Oggi la pastorizia in netto declino, anche se in alcune regioni come in Toscana immigrati sardi sono giunti a sostituire la manodopera locale, e la transumanza praticamente abbandonata; la cerealicoltura, dedicata soprattutto al grano duro, si ridotta come superficie ma, concentrandosi nelle terre pi fertili, ha aumentato le sue rese. Si sviluppata invece lagricoltura specializzata (viticoltura, frutticoltura, ortaggi) specie dove sono presenti prodotti di nicchia tutelati dal marchio della denominazione di origine protetta. Gli Appennini sono poveri di risorse minerarie e, contrariamente alle Alpi, energetiche. L dove esse sono presenti, tuttavia, hanno permesso lo sviluppo di industrie, come quelle siderurgiche e meccaniche nel Valdarno, alimentate da giacimenti di lignite, e quella siderurgica di Terni, favorita dalla dovizia di energia idroelettrica.Inoltre si sono andati affermando distretti industriali specializzati nella produzione di beni di consumo (abbigliamento, calzature, arredamenti) e polifunzionali (industrie meccaniche, alimentari e dei materiali da costruzione). Sono sorti anche nuclei di industrializzazione nei rami automobilistico e aeronautico. LAppennino Centrale il pi ricco di risorse idriche; le acque del Velino, della Nera, del Vomano e dellalto Tevere alimentano alcune fra le maggiori centrali idroelettriche della penisola. Seguono per importanza le centrali dellAppennino Tosco-Emiliano e quelle della Sila, che forniscono energia a centri industriali periferici rispetto alla catena. Un notevole impulso alla regolazione delle acque dei bacini stato dato dalla realizzazione di laghi serbatoi. Questi non hanno fini esclusivamente idroelettrici, ma anche irrigui, industriali e civili. Anche le difficolt delle comunicazioni sono responsabili della generale arretratezza economica delle regioni appenniniche. Alle antiche e disagevoli vie consolari che valicano la catena si sono affiancate nel sec. XIX le linee ferroviarie Per le principali gallerie ferroviarie degli Appennini vedi tabella al lemma del 2 volume. , anchesse in buona parte ormai superate per la tortuosit dei percorsi e per linadeguatezza alle moderne esigenze. La soluzione dei problemi del traffico transappenninico, importante per le comunicazioni fra la Padania e le regioni centrali e fra il versante tirrenico e quello adriatico della penisola, sempre pi affidata alle autostrade: prima fra tutte la A1 Milano-Napoli (Autostrada del Sole), spina dorsale delle comunicazioni fra N e S, quindi la A7 Milano-Genova con la parallela VoltriAlessandria, le autostrade A15 Parma-La Spezia, A24 Roma-LAquila-Teramo, A25 Torano-Pescara e la A16 Napoli-Canosa, collegante, questultima, lAutostrada del Sole a

quella costiera adriatica (A14 Bologna-Taranto). Importanti anche le strade veloci di penetrazione, soprattutto nei versanti basso-adriatico e ionico. Al potenziamento delle vie di comunicazione (tra cui il traforo del Gran Sasso, ultimato nel 1980) legato lo sviluppo del turismo, con il sorgere di numerosi centri di sport invernali che si affiancano alle stazioni sciistiche, ormai tradizionali, dellAbetone (Appennino Tosco-Emiliano), del Terminillo (monti Reatini), di Campo Imperatore (Gran Sasso), della Sila ecc. G. Merla, Geologia dellAppennino Settentrionale, Pisa, 1952; R. B. Behrmann, Die geotektonische Entwicklung des Apennin-Systems, Stoccarda, 1958; M. Ortolani, Il Subappennino abruzzese, in Rivista Geografica Italiana, Firenze, 1960; F. Sabatini, La regione degli Altipia ni maggiori dAbruzzo, Roccaraso, 1960; T.C.I., Gran Sasso dItalia, Milano, 1962; F. Rodolico, Lesplorazione naturalistica dellAppennino, Firenze, 1963; J. Demangeot, Gomorphologie des Abruzzes adriatiques, Parigi, 1965; L. Ogniben, Schema introduttivo alla geologia del confine calabro-lucano, in Memorie della Societ Geologica Italiana, vol. VIII, 1969; L. Trevisan, G. Giglia, Geologia generale, Pisa, 1970; A. Carton, Il paesaggio fisico dellalto Appennino, Casalecchio di Reno, 1988; S. Venturi, A. Emiliani, P. L. Cervellati, La fabbrica dellAppennino, Bologna, 1988.

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sapere.it Archive Like & Archive Like Verifica Le Tue Conoscenze Sulla Montagna giovanni.mastrorocco.name Archive Like & Archive Like VERIFICA LE TUE CONOSCENZE SULLA MONTAGNA Leggi attentamente le domande e tutte le risposte pensando che sono riferite alla montagna. Nome: Cognome: 1. Che cos il MONTAGNA? una massa rocciosa che non supera i 600 m. di altitudine sul livello del mare una massa rocciosa che supera i 600 m. di altitudine sul livello del mare 2. Come si chiama la parte pi alta della montagna? vetta cima piede versante 3. Come si chiama la parte pi bassa della montagna? piede ghiacciaio rilievo versante 4. Il fianco della montagna si chiama: passo

versante valle valico 5. La zona compresa tra due versanti opposti si chiama: valico passo valle piede 6. La parte pi bassa tra due monti o di una catena montuosa si chiama: passo valico galleria tunnel 7. Di quale colore sono indicate le montagne su una carta geografica fisica? 8. Come si chiama un gruppo di montagne allineato? catena montuosa massiccio montuoso 9. Come si chiama un gruppo di montagne non allineato e di forma irregolare? catena montuosa massiccio montuoso montagna frastagliata 10. Quali sono le catene montuose italiane? Himalaya Alpi Appennini Urali Carpazi 11. Scegli le caratteristiche proprie delle Alpi: montagne giovani vette aguzze con numerosi ghiacciai che alimentano torrenti e fiumi cime arrotondate vette meno elevate montagne antiche 12. Scegli le caratteristiche proprie degli Appennini: mantagne giovani vette aguzze mantagne antiche numerosi ghiacciai che alimentano torrenti e fiumi cime arrotondate vette meno elevate 13. Lorigine delle montagne si avuta per sollevamento eruzioni vulcaniche corrugamento

sprofondamento 14. Quando la neve, sulle montagne non si scioglie mai, formano i: 15. Quando i torrenti ed i fiumi scendono molto velocemente dalle montagne, la scavano portando gi ai suoi piedi sassi e detriti formando cos una: valle glaciale dalla caratteristica forma a U valle fluviale dalla caratteristica forma a V 16. Quando i ghiacciai scendono molto lentamente dalle montagne, la scavano ai fianchi portando gi sassi e detriti formando cos una: valle glaciale dalla caratteristica forma a U valle fluviale dalla caratteristica forma a V 17. La FAUNA della montagna costituita da alcune dei seguenti animali che vivono a diverse altitudini: volpi, cervi, lupi, orsi, cinghiali e fagiani di montagna camosci, gufi e cornacchie stambecchi, vipere e lepri alpine aquile ed avvoltoi picchi muraioli e marmotte conigli, gatti, cani,galline 18. La FLORA della montagna costituita da alcune delle seguenti piante che vivono a diverse altitudini: muschi e licheni fragole pini, abeti e larici castagni boschi erbe, arbusti, stelle alpine e pini mughi 19. Nei parchi nazionali istituiti in montagna per difendere lambiente non possibile: tagliare gli alberi gettare i rifiuti accendere il fuoco raccogliere e danneggiare piante e fiori costruire case riposarsi su un prato Controlla le risposte prima di cliccare sul pulsante VALUTA Copyright maestro GIOVANNI MASTROROCCO. Creato e gestito con SmartLite WebQuiz. giovanni.mastrorocco.name Archive Like & Archive Like Archive All Download Newest Become an Instapaper Subscriber for just $1/month to get up to 50 articles at a time and support Instapapers development. Visit the Account section of Instapaper.com to subscribe.

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