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Un particolare ringraziamento va rivolto agli studenti Elena Giardini del Corso di Laurea Specialistica in Economia e Gestione delle Imprese e Roberto Perduca del Corso di Laurea Specialistica Interfacolt con Ingegneria in Management e Tecnologie delle-Business, per essersi impegnati, del tutto disinteressatamente, a migliorare la lettura di grafici e formule in questa edizione rispetto alle precedenti.
INDICE
1 INTRODUZIONE
7
7 8 8 10
12
12
16 26
32
32 34 37 41 41 47 48
51
51 54
56
II
6 I NEOKEYNESIANI
6.1 La New Economics 6.2 La prima fase delleconomia neokeynesiana: gli interventi di politica economica per raggiungere lequilibrio di piena occupazione 6.3 Il compromesso con i neoneoclassici (e i monetaristi) 6.4 La seconda fase delleconomia neokeynesiana: il problema dellinflazione e i nuovi strumenti di analisi
63
63
64 68
69
7 I MONETARISTI
7.1 La prima fase: la contrapposizione con i neokeynesiani sulla base dello schema
78
IS LM
7.2 La seconda fase del monetarismo: laccettazione dello schema AS AD e della curva di Phillips 7.3 Gli effetti della politica monetaria espansiva mediante la funzione di Samuelson Solow Friedman 7.4 Gli effetti della politica fiscale espansiva mediante la funzione di Samuelson Solow Friedman 7.5 Gli effetti della politica monetaria restrittiva (disinflazionistica) mediante la funzione di Samuelson Solow Friedman
78
91
98
102
103
III
106
106
107 108
110
8.5 Il giudizio sulla politica economica da parte dei Nuovi Macroeconomisti Classici
114
119
119 119 120 122 125 127 127 128 134
IV
1 INTRODUZIONE
1.1
Per capire la natura e le funzioni della moneta in un sistema economico non prendiamo in considerazione lo scambio di una merce (o di una prestazione produttiva) contro unaltra merce, come tradizionalmente si fa; non consideriamo cio come atto fondamentale di scambio il baratto. In uneconomia di scambio, latto di scambio tipico quello tra una merce (o una prestazione produttiva) contro una promessa di pagamento fornita dallindividuo acquirente allindividuo venditore. Ogni atto di scambio di questo genere fa nascere un debito. In altri termini, i beni sono acquistati a credito e ogni transazione verr prima o poi completata da un pagamento finale in termini di merci. Se il pagamento finale potesse essere continuamente rinviato da una nuova promessa e non avesse di fatto mai luogo, il compratore godrebbe di un privilegio di signoraggio nei confronti del venditore. Questa per non potrebbe essere la pratica normale in una societ fondata sulle decisioni individuali: di fatto, ad ogni contratto segue sempre, prima o poi, un pagamento finale in termini di beni. Il sistema economico che stiamo considerando rimane comunque uneconomia di baratto: non possiamo cio dire che circola moneta. Ogni scambio un atto tra due individui, indipendente da qualsiasi atto di scambio, fondato sulla fiducia (o se si preferisce sul credito) che quel particolare venditore sta dando a quel particolare acquirente in quel particolare momento. Si tratta di un rapporto di fiducia (o di credito personale) perch ogni venditore ha fiducia nel fatto che il pagamento avr prima o poi luogo in termini di merci: lacquirente non pu differire nel tempo il pagamento finale in termini di merci.
1.2
Continuiamo a considerare la situazione precedente, ma aggiungiamo lipotesi che loggetto la cui consegna scioglie definitivamente il debitore dai suoi obblighi contrattuali non debba essere una merce, ma sia gi la promessa di pagamento stessa. In altri termini, il venditore non si attende nessuna 1
corresponsione di una qualche merce in un qualche istante futuro da parte dellacquirente. Egli scioglie immediatamente lacquirente dal debito ricevendo una promessa di pagamento, in virt del fatto che, per consuetudine o per accordo, tutti gli individui operano degli scambi stipulando contratti di vendita di merci contro promesse di pagamento, che sono accettate da tutti gli altri. Accade ora non solo che il compratore che cede questa promessa di pagamento definitivamente sciolto da ogni obbligo nei confronti di chi gli ha venduto una merce, ma anche che il venditore pu impiegare la promessa di pagamento ricevuta per acquistare merci da qualsiasi altro individuo. In questo senso possiamo affermare che introdotta la moneta: essa la promessa di pagamento universalmente accettata ed assolve specifiche funzioni. Eppure leconomia in questione resta uneconomia di baratto. Vediamo perch possibile fare ambedue queste affermazioni, apparentemente contraddittorie. Riguardo alla prima affermazione: la moneta introdotta ha funzione di mezzo di pagamento, in quanto la sua cessione scioglie da qualsiasi obbligo contrattuale assunto; accade che conveniente per lindividuo trattenere scorte in moneta allo scopo di far fronte a difficolt di pagamento connesse alle diverse scadenze dei contratti di credito e debito che ha stipulato. Dunque la moneta assume anche la funzione di fondo di valore. Riguardo alla seconda affermazione, stiamo sempre considerando uneconomia di baratto, poich non esiste alcun motivo di impiegare la moneta altrimenti che come mezzo di pagamento. In altri termini, fatte salve le necessit di cassa di cui si detto, ogni venditore accetter la moneta per impiegarla a sua volta nellacquisto delle merci che desidera e che il suo compratore diretto non in grado di fornirgli. Possiamo quindi concludere che: nel sistema economico che stiamo considerando circola moneta; tuttavia la moneta accettata unicamente per essere spesa. Essa pu essere trattenuta ma non svolge alcuna funzione autonoma rispetto alle merci: semplicemente, facilita gli scambi, ma ogni individuo entra in
relazione di scambio con gli altri e accetta moneta solo per spenderla nellacquisto di una merce diversa da quella che possiede. In ultima istanza, ci che conta per lindividuo un baratto. Potremmo riassumere quanto sopra affermando che nel sistema economico in questione vale la relazione M D M (merce denaro merce). Alcune delle teorie della moneta che incontreremo nel nostro breve percorso intendono la moneta in questa accezione. Sembrer strano, ma la maggior parte delle teorie economiche della moneta formulate dagli economisti dal 700 ai giorni nostri si fermano a questo livello di considerazione della natura e delle funzioni della moneta.
1.3
Per passare da uneconomia di baratto ad uneconomia monetaria vera e propria necessario introdurre un elemento supplementare. Nel sistema economico fin qui considerato nessun compratore obbligato a far fronte ai propri impegni mediante la cessione di ci che funge da moneta, cos come nessun venditore obbligato ad accettare in pagamento ci che funge da moneta e liberare cos il compratore da ogni debito nei suoi confronti. Affinch ci sia questo obbligo in uneconomia individualistica (basata cio sulle decisioni individuali di produzione, scambio, consumo, ecc.) necessaria la presenza di un ente sovraindividuale (ad esempio una autorit statale), al quale ogni individuo riconosca un duplice diritto: 1. il diritto o di obbligare ogni compratore a consegnare al venditore la promessa di pagamento che lo Stato stesso designa come moneta, per ritenersi sciolto dal debito e o di obbligare ogni venditore ad accettare in pagamento ci che lo Stato stesso ha designato come moneta (lo Stato funge qui da autorit legale che assicura il rispetto dei contratti);
2. il diritto di designare ci che funge da moneta e il diritto di variare questa dichiarazione nel tempo. Ci significa che la moneta unicamente costituita da promesse di pagamento fornite dallo Stato, ossia che lo Stato a decidere lunit in termini della quella sono stipulati i contratti. Ne segue che tutti gli individui effettueranno le loro valutazioni sempre ed obbligatoriamente in termini di quella unit. La moneta funge qui da unit di conto, ossia da metro comune a tutti nei reciproci rapporti. Accade per che lunit di conto rimane invariata solo nominalmente; ci significa che gli individui continueranno a trattare in termini di Euro (oro, dollari, ecc.). tuttavia il valore della moneta, ossia ci che essi riescono ad acquistare in termini di merci con una unit di moneta, varia nel tempo e varia non soltanto in funzione delle valutazioni individuali delle merci e dei servizi, ma anche in funzione di una dichiarazione dello Stato. Lo Stato insomma ha quel diritto di signoraggio che, come abbiamo visto, deve essere negato allindividuo singolo in una societ fondata sulle decisioni individuali. Ogni individuo accetta in pagamento soltanto promesse di pagamento fornite dallo Stato: accettandole dal suo debitore individuale diventa di fatto creditore dello Stato, il quale per non ha alcun obbligo di fornirgli merci, di nessun tipo, in nessun istante. Proprio perch lo Stato gode di questa posizione di signoraggio, anche in grado di far variare lentit reale del suo debito nei confronti della collettivit, per esempio variando lemissione di moneta. In definitiva, lo Stato e una moneta dal valore mutevole sono un tuttuno in una societ individualistica: non si pu fare a meno delluno e conseguentemente neppure dellaltra. Viceversa, una moneta che non riscuote pi fiducia il primo e sicuro sintomo di unautorit statale destinata ad annullarsi. Riassumendo, possiamo affermare che: 1. la moneta ha essenzialmente la funzione di unit di conto ed moneta legale: promessa di pagamento con potere liberatorio sancito dallo Stato; 2. la moneta legale sempre moneta segno: cosa debba fungere da moneta (un segno o un materiale con proprio valore intrinseco)
indifferente. Una monetaoro non differisce, in quanto unit di conto con potere liberatorio, da una moneta carta. Sarebbe semplicemente una promessa di pagamento fornita dallo Stato, stampata su oro anzich su carta, come afferma uno dei massimi teorici della moneta (J.A. Schumpeter). Ci che conta affinch qualcosa sia moneta e abbia valore di moneta non il materiale di cui costituita, ma la dichiarazione dello Stato; 3. la moneta lunica cosa che, a differenza di qualsiasi merce, trasformabile in qualunque momento in ci di cui si ha bisogno. liquidit in senso proprio, o equivalente generale del valore, ossia lunica cosa che, per ragioni sancite dalla legge, in grado di trasformarsi sempre ed ovunque in qualsiasi merce. Ecco perch la moneta desiderata e trattenuta: essa non viene trattenuta da ogni individuo soltanto perch questi ha un vincolo continuo di liquidit, ossia deve essere in grado, ad ogni scadenza, di estinguere ogni debito con la moneta. Essa anche desiderata per s, fino al punto che, da mezzo per raggiungere un fine, diventa fine essa stessa (la moneta come feticcio). Si desiderano i beni che con essa si possono acquistare, ma si desidera anche ci che li rappresenta in astratto, la moneta appunto, perch solo chi possiede moneta pu in ogni istante ed in ogni luogo ottenere ogni bene. Chi possiede beni (o titoli rappresentativi di beni) e ne vuole altri, deve prima convertire quei beni (o quei titoli) in moneta, e poi procedere ai suoi acquisti. La moneta liquidit, nel senso che simultaneamente mezzo di pagamento e forma patrimoniale. Nessuna altra forma patrimoniale (merce, titolo rappresentativo di merci, attivit finanziaria) immediatamente anche mezzo di pagamento. Possiamo esprimere lo stesso concetto affermando che la moneta ha anche la funzione di fondo di valore, ma con un nuovo significato rispetto al caso esaminato nel paragrafo 1.2 (l la moneta era trattenuta semplicemente per far fronte alla discontinuit tra incassi ed esborsi). Proprio perch la moneta desiderata per s, accade che la rinuncia alla moneta, ossia alla liquidit, abbia un prezzo: il saggio di interesse. In definitiva, la funzione di unit di conto sancita dalla legge comporta il passaggio da uneconomia di baratto ad una economia monetaria in senso proprio, e d un nuovo significato alla funzione di fondo di valore. Potremmo riassumere affermando che nel sistema economico in questione vale la relazione 5
D M D (denaro merce denaro). Alcune delle teorie della moneta elaborate dagli economisti in pi di due secoli considerano la moneta in questi termini: sono unassoluta minoranza.
1.4
Dopo aver individuato le funzioni della moneta (nellordine: unit di conto o equivalente generale del valore, mezzo di pagamento, fondo di valore), il nostro problema consister nello stabilire: 1. se la presenza della moneta influenzi le decisioni di produzione, la distribuzione del reddito, i prezzi relativi, il livello di occupazione, ecc. In questo senso ci occupiamo di moneta ed economia reale; 2. se la moneta sia semplicemente un termine medio che facilita i pagamenti, senza esercitare nessuna influenza duratura sui fenomeni reali delleconomia. Le teorie economiche possono essere distinte in base alla risposta che danno a questa domanda. Strettamente connesse alla risposta sono le indicazioni di politica economica che vengono fornite dagli economisti.
La (1) afferma che il valore totale degli scambi (PT ) in un dato periodo equivale alla moneta disponibile per gli stessi, tenuto conto della sua velocit di circolazione (MV ) . I simboli hanno il seguente significato:
T il numero di transazioni effettuate nel periodo considerato; P il livello generale dei prezzi, inteso come prezzo medio di ogni transazione; M il numero di unit monetarie disponibili nel periodo stesso per gli scambi; V la velocit di circolazione, ovvero il numero di volte che una stessa unit monetaria viene utilizzata nellacquisto di beni finali di consumo nel periodo considerato. Si nota immediatamente che lidentit degli scambi mette in relazione tra
loro la sfera reale delleconomia (PT ) e la sfera monetaria (MV ) . In quanto identit, lespressione afferma semplicemente che le quattro variabili debbono sempre comportarsi in modo da rispettare il vincolo imposto. Aggiungiamo infine che la (1) pu essere espressa cos: (2) oppure
MV PY
(3)
MV PR
dove Y il reddito nazionale e R la ricchezza. Si ipotizza che nel periodo considerato esista una relazione costante tra il reddito Y , la ricchezza R e il volume delle transazioni T . Ovviamente, muta il significato di P : nella (2) P esprime il prezzo di ogni paniere di merci che costituisce il prodotto sociale, mentre nella (3) esprime il prezzo medio delle attivit patrimoniali.
Siamo di fronte ad un teorema, poich affermiamo che una variazione in una qualsiasi delle variabili provocher variazioni in una o pi delle altre variabili, tale da ristabilire luguaglianza. Notiamo che: 1. il teorema degli scambi sta alla base di ogni teoria della moneta: esso accettato da qualsiasi teorico; 2. si afferma che formuliamo una teoria della moneta, quando non ci limitiamo a constatare ci che il teorema afferma, ma esprimiamo una spiegazione degli effetti che i cambiamenti di una qualsiasi delle quattro variabili generano su tutte le altre, affinch si ristabilisca leguaglianza. In altri termini, una teoria della moneta si differenzia dalle altre teorie per le ipotesi di comportamento che formula relativamente ad ognuna delle quattro variabili comprese nellidentit degli scambi.
comportamento per ognuna delle quattro variabili che si in grado di formulare). Distinguiamo cio teorie quantitative della moneta e teorie non quantitative. Si dice che una teoria della moneta quantitativa quando si introducono delle ipotesi di comportamento per ognuna delle quattro variabili del teorema degli scambi, tali che, almeno nel lungo periodo, vale quanto segue: (5)
PT = M V P = P (M )
Ci significa che una teoria quantitativa poggia sulle seguenti ipotesi di comportamento: 1. una relativa al volume delle transazioni T , tale che, almeno nel lungo periodo, non cambia al variare di M e di P ; 2. una relativa alla velocit di circolazione della moneta V , tale che, almeno nel lungo periodo, non cambia al variare di M e di P ; 3. una, tale per cui variazioni esogene di M provocano variazioni di P nello stesso senso e della stessa intensit, affinch sia ristabilita leguaglianza MV = PT . Dunque non esiste una sola teoria quantitativa, ma ne esistono tante in relazione a: 1. le ipotesi di comportamento che vengono formulate per spiegare la costanza di T (o di Y o di R , se si utilizzano le altre due espressioni); 2. le ipotesi di comportamento che vengono formulate per spiegare la costanza di V ; 3. le ipotesi circa il legame funzionale tra M e P . Possiamo distinguere fin da ora due grandi classi di teorie quantitative (ma la distinzione vale per le teorie della moneta in generale), a seconda che il legame funzionale fra M e P sia diretto o mediato da variazioni del saggio di interesse:
1. nel primo caso si parla di meccanismo di trasmissione diretto (le variazioni di M si traducono in variazioni di P senza mediazioni); 2. nel secondo caso si parla di meccanismo di trasmissione indiretto (le variazioni di M si traducono in variazioni di P tramite variazioni del saggio di interesse monetario, dove, a sua volta, questultimo pu essere inteso come il prezzo del credito o il prezzo per la cessione della liquidit).
livello generale dei prezzi (P ) , posto che V e T (o Y o R ) non variano. Ci chiediamo: quando siamo autorizzati ad ipotizzare che al variare di M varia il livello generale dei prezzi, ma non i prezzi relativi delle merci? In altri termini, a quali condizioni i prezzi delle merci variano tutti proporzionalmente al variare di M ? Cantillon giunge alle seguenti conclusioni: 1. se e soltanto se la nuova moneta immessa nel sistema economico si distribuisce fra tutti gli individui in modo da lasciare inalterata la precedente ripartizione della moneta, allora tutti i prezzi aumenteranno proporzionalmente; in tal caso lespansione monetaria fa crescere il livello dei prezzi e vale la teoria quantitativa (ipotesi tacita della teoria quantitativa);
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2. se invece la nuova moneta destinata solo ad alcuni individui oppure, pi in generale, viene ripartita nella collettivit in modo non proporzionale alla ripartizione della moneta gi disponibile, succede che: o muta la composizione del reddito speso: alcuni individui hanno pi moneta di quella che avevano in precedenza e altri no, di conseguenza le merci che essi domandano sono destinate ad aumentare di prezzo relativamente alle merci richieste dagli altri. In altri termini, mutano i prezzi relativi delle merci; o muta di conseguenza la composizione del reddito Y prodotto, perch i vari settori produttivi vengono attivati in modo diverso; o muta anche la distribuzione del reddito, posto che in ogni settore diversa la partecipazione di capitalisti e lavoratori alla produzione. Se alcuni settori risultano attivati pi di altri, muteranno la quota dei profitti e la quota dei salari sul prodotto complessivo. Dunque, in generale, una variazione della quantit di moneta non genera una variazione nello stesso senso e della stessa intensit nel livello dei prezzi, ma ha effetti sulla composizione della spesa, sulla composizione della produzione (ossia attiva i settori produttivi in modo diverso), sui prezzi relativi delle merci e sul reddito distribuito.
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Ci chiediamo ora da cosa dipende esattamente la quota di ricchezza che lindividuo (e di conseguenza la collettivit come somma di individui) detiene in forma liquida. In altri termini, ci chiediamo da che cosa dipende k . Secondo Pigou, k dipende fondamentalmente dal saggio di interesse (in relazione inversa); nella teoria neoclassica (vedi il paragrafo 3.2) il saggio di interesse determinato nella sfera reale delleconomia (ossia grandezza reale), in quanto corrisponde sia alla produttivit marginale del fattore di produzione capitale (lincremento del prodotto che si ottiene con un incremento del capitale), sia al 12
compenso per la rinuncia al consumo attuale a favore del consumo futuro (significato di risparmio nellottica neoclassica). Essendo quindi (2)
k = k (i )
L = k (i )PR
Se ora consideriamo lofferta di moneta esogena M , si avr equilibrio monetario (cio L = M ) quando (4)
M = k (i )PR
In particolare, una variazione di M dovr generare una variazione nello stesso senso e proporzione in P , in quanto R e k sono determinati nella sfera reale e dunque non mutano al variare di M . Essendo quindi P = P(M ) della moneta: (5)
M = k (i )PR P = P (M )
Prima di verificare questa affermazione, constatiamo che la formulazione di Pigou della teoria quantitativa equivale a quella che abbiamo impiegato nel capitolo 2, seguendo la pi comune formulazione di Fisher. Contrapponendo le due formulazioni: (6) (7) Pigou: Fisher:
M = k PR
M V = PT = PY = PR
Come gi detto, di norma si assume che nel breve periodo esista una relazione costante tra R , Y (reddito in termini reali) e T . Quindi la formulazione di Pigou pu essere riscritta cos: (8) o anche
M = kPT
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(9)
1 = PT k
Confrontando ora la formula cos ottenuta con quella di Fisher, constatiamo che k non altro che linverso di V , ovvero (10)
1 =V k
Ci era da attendersi, visto che V tiene conto della circolazione delle unit di moneta, mentre k considera le unit di moneta nel loro permanere presso gli individui, senza circolare. Possiamo ora dare una rappresentazione grafica del mercato della moneta nella teoria di Pigou e mostrare il meccanismo di trasmissione diretto che egli propone. Considerando la formula (1) e spostando P al primo membro possiamo riscrivere la domanda di moneta come (11)
1 = kR P
Per quanto detto in precedenza riguardo a R e a k , la funzione della domanda di moneta sicuramente uniperbole equilatera, cio il luogo dei punti in cui il prodotto di ascissa per ordinata costante. Le variabili sono L e
1 , cio il valore dellunit monetaria, ossia quanto si ottiene in termini di P merci. Il mercato della moneta pu quindi essere rappresentato cos:
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1 P
1 P 1
MS
L, M
Il punto di intersezione E indica il valore della moneta di equilibrio, ovvero il suo potere dacquisto (linverso del livello generale dei prezzi).
Chiediamoci ora in che modo, secondo Pigou, un aumento della quantit di moneta offerta si traduce in un aumento del livello generale dei prezzi (meccanismo di trasmissione diretto). Supponiamo che vi sia una espansione monetaria (ad esempio che raddoppi lofferta M ): ci implica una maggiore disponibilit di moneta a quel livello dei prezzi. Ogni individuo, quindi, si trova a detenere una scorta di moneta eccessiva rispetto allammontare delle altre forme in cui detiene ricchezza. In sostanza, il k troppo alto rispetto a quello di equilibrio: essendo stata alterata la composizione del portafoglio che ogni individuo giudicava di equilibrio, ognuno spende la moneta in eccesso per acquistare altre forme di ricchezza, al fine di ristabilire la composizione del portafoglio. Tuttavia, siccome il sistema neoclassico prevede che in situazione di equilibrio vi sia piena utilizzazione dei fattori produttivi, compreso anche il lavoro, non si pu ottenere nessun cambiamento nella produzione dei beni ed i prezzi di tutte le merci devono aumentare fino ad un livello tale da assorbire tutta la moneta in eccesso. In conclusione, tutti i prezzi crescono in maniera proporzionale allaumento della moneta, quindi il valore della moneta si riduce proporzionalmente.
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1 P
1 P 1 1 2P 1
2M
L, M
In conclusione: la teoria della moneta di Pigou una teoria quantitativa; egli sottolinea il legame tra M e P , in assenza di variazioni di V (o di k ) e di
Y . Sfera reale e sfera monetaria sono nettamente distinte, vi cio dicotomia tra
esse e qualsiasi politica di espansione o restrizione monetaria si risolve in instabilit dei prezzi. Il processo reversibile e vale in senso opposto; non vi nessuna efficacia sul mondo (sfera) reale, positiva o negativa.
3.2 UNA PREMESSA ALLE TEORIE NEOCLASSICHE DELLA MONETA CON MECCANISMO INDIRETTO DI TRASMISSIONE: LA DETERMINAZIONE DEL
SAGGIO DI INTERESSE SECONDO GLI ECONOMISTI NEOCLASSICI
Alcune teorie neoclassiche della moneta impiegano il meccanismo indiretto di trasmissione, fanno cio riferimento al saggio di interesse. Salvo eccezioni, per la teoria neoclassica il saggio di interesse il prezzo per luso del capitale, dove il capitale grandezza reale. Infatti si definisce il capitale come il complesso delle merci non destinate al consumo attuale, ma risparmiate ed utilizzate come mezzi di produzione per altre merci, che saranno disponibili per il consumo in un istante futuro (beni intermedi). Si possono costruire una funzione di domanda e una funzione di offerta di capitale per il sistema economico; esse sono ottenute aggregando le funzioni di domanda e di offerta dei singoli individui, i quali agiscono in base al principio di massimizzazione (razionalit neoclassica).
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Come si constata dalla definizione di capitale, la determinazione del saggio di interesse deriva da scelte compiute in un dato istante t0 con riferimento ad almeno due diversi istanti: lo stesso istante t0 attuale e listante
t1 futuro, considerando in questo modo la nozione di passaggio del tempo. Due
sono gli atti di scelta tra presente e futuro che ci interessano per costruire le funzioni di domanda e di offerta (individuali ed aggregate) di capitale: 1. latto di scelta del produttore, il quale in t0 sceglie tra produrre beni per il consumo presente (per listante stesso t0 ) oppure beni intermedi in base ai quali ottenere beni di consumo per listante futuro t1 . Di qui si trae la funzione di domanda del capitale, o funzione dellinvestimento; 2. latto di scelta del consumatore, il quale in t0 sceglie tra consumare beni al tempo presente t0 oppure astenersi dal consumo, risparmiare e rinviare quindi il consumo al tempo futuro t1 . Di qui si trae la funzione di offerta di capitale, o funzione del risparmio. Procediamo seguendo 5 passaggi: 1. consideriamo separatamente lequilibrio del produttore nella sua scelta intertemporale; 2. consideriamo separatamente lequilibrio del consumatore nella sua scelta intertemporale; 3. consideriamo poi lequilibrio simultaneo del produttore e del consumatore; 4. costruiamo quindi le funzioni di risparmio e di investimento; 5. definiamo infine il mercato del capitale (o dei beni) e determiniamo il saggio di interesse.
3.2.1
Lindividuo produttore ha la scelta tra produzione per il consumo presente e produzione di beni intermedi o beni capitali da destinare alla
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produzione
di
beni
per
il
consumo
futuro;
questa
scelta
equivale
concettualmente a quella tra due beni distinti. Consideriamo un individuo che possiede una data dotazione di risorse per ogni periodo produttivo ed un dato tempo disponibile per la produzione per ogni periodo produttivo; data anche la tecnica e questa situazione rimane immutata nel tempo considerato. In ogni istante temporale il produttore pu produrre beni che soddisfano il consumo per ammontare massimo uguale a C . Consideriamo i due istanti temporali t0 e t1 e supponiamo che lindividuo utilizzi tutte le risorse di cui dispone in ognuno di essi per produrre beni destinati al consumo immediato; possiamo indicare con C sullasse delle ascisse e delle ordinate la produzione istante per istante. C insomma rappresenta la massima produzione possibile di beni destinati al consumo in ogni istante, qualora tutte le risorse e tutto il tempo disponibili in quellistante (e soltanto questi) siano impiegati nella produzione di beni di consumo.
C1 (t1 )
C0 (t0 )
Il punto B di coordinate (C , C ) rappresenta la situazione del produttore che decide di impiegare risorse e tempo di lavoro disponibili in ogni istante per produrre beni di consumo per quello stesso istante.
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Consideriamo ora listante t0 ( questo il momento in cui avviene la scelta intertemporale): anzich utilizzare tutte le risorse (e tutto il tempo di lavoro) per produrre beni destinati al consumo in t0 lindividuo pu dedicare parte del tempo e delle risorse a produrre oggi beni strumentali, con i quali potr poi produrre beni di consumo nellistante t1 in aggiunta a quelli producibili con le risorse ed il tempo disponibili per quellistante. Si dice che in questo caso egli compie un atto di investimento: nella teoria neoclassica investire significa produrre non per il consumo di oggi ma per il consumo futuro. In t0 lindividuo si trova dunque di fronte ad un problema di scelta: quante risorse e quanto tempo destinare alla produzione di beni di consumo disponibili al tempo t0 e quanto invece destinare alla produzione di beni di consumo disponibili al tempo t1 . Egli seguir il principio della massimizzazione dei profitti, ricordando che nella teoria neoclassica la produzione ha luogo con rendimenti marginali decrescenti. A parit di lavoro, per ogni incremento nellutilizzazione dei beni intermedi (capitale), si ottiene un aumento della produzione dei beni per il consumo futuro meno che proporzionale. Si pu anche affermare che, riducendo progressivamente di una unit infinitesima la produzione per il consumo C0 , si ottiene un aumento meno che proporzionale della produzione per il consumo C1 . Graficamente, le combinazioni di produzione per i due consumi praticabili al tempo t0 giacciono su una curva concava verso lorigine.
C1 (t1 )
A
C1
C0
C0 (t0 )
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Definiamo questa funzione come funzione di trasformazione: il luogo dei punti che esprimono le combinazioni di produzione per il consumo C0 e C1 praticabili nellistante t0 date le risorse, il tempo e le tecniche disponibili; esiste una sola curva, al di sotto della quale c non convenienza mentre al di sopra della quale vi impraticabilit date le risorse e la tecnica. La derivata prima in ogni punto misura lincremento di prodotto consumabile al tempo t1 ottenibile con una unit infinitesima aggiuntiva di bene intermedio (produttivit marginale del capitale) e, contestualmente, lincremento di produzione per il consumo al tempo t1 ottenibile con un decremento infinitesimo di produzione per il consumo al tempo t0 .
3.2.2
Lindividuo consumatore guadagna in ogni istante un dato reddito (vincolo per la scelta delle curve di indifferenza) che pu consumare interamente oppure solo in parte. In questo caso rinuncia al consumo presente in favore di un consumo futuro certo, compiendo quindi un atto di risparmio; nella teoria neoclassica risparmiare significa rinviare il consumo ad una data futura certa. Anche il consumatore si trova quindi a dovere effettuare una scelta, manifestando cos la sua preferenza intertemporale tra consumo attuale e consumo futuro: quanta parte del reddito guadagnato allistante t0 destinare al consumo attuale e quanta destinare al risparmio e quindi al consumo futuro? In questo caso egli seguir il principio della soddisfazione, cio la massimizzazione dellutilit. Essendo per i neoclassici lutilit marginale decrescente, la perdita di soddisfazione per ogni unit di consumo presente cui progressivamente rinuncer crescente; ne segue che deve crescere anche il consumo futuro reso possibile con quella rinuncia. Dunque lindividuo disposto a risparmiare ununit aggiuntiva di reddito a favore di un consumo futuro soltanto se questo cresce pi che proporzionalmente. Da un punto di vista grafico, le combinazioni fra consumo presente e risparmio a favore del consumo futuro, che assicurano lo stesso livello di soddisfazione e utilit complessiva, giacciono su una funzione convessa, detta curva di indifferenza. Essa fa parte di un fascio di curve con utilit complessiva
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crescente: quanto pi la curva a destra sul grafico, tanto maggiore il livello di utilit complessiva. La praticabilit dipende dal livello del reddito di cui il consumatore dispone quando combina consumo presente e futuro in base ai proprio gusti. La derivata prima in un punto qualsiasi di una curva di indifferenza rappresenta lincremento di consumo futuro reso possibile da un decremento infinitesimo del consumo attuale, mantenendo inalterato il livello di soddisfazione del consumatore.
C1 (t1 )
C1
D D D
C0
C0 (t0 )
3.2.3
Il produttore in grado di muoversi sulla curva di trasformazione, seguendo un comportamento massimizzante il profitto sotto vincolo delle risorse e della tecnica. Il consumatore cercher di scegliere invece quella combinazione consentitagli dal suo reddito che giace sulla curva di indifferenza pi a destra possibile, seguendo anchegli un comportamento massimizzante la sua soddisfazione sotto il vincolo del reddito e dei gusti. Poich in equilibrio deve valere in ogni istante leguaglianza tra reddito prodotto e reddito speso, lequilibrio simultaneo ottenuto nel punto di tangenza tra la curva di trasformazione e una curva di indifferenza. La coppia
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di consumo presente e futuro corrispondente esprime appunto lequilibrio quel punto indica:
1. il prezzo per la rinuncia al consumo presente, o coefficiente di capitalizzazione; 2. il rendimento del capitale (bene intermedio) destinato alla produzione per il consumo futuro, o produttivit marginale del capitale. Per il consumatore, dato il reddito Y0 , sar in t0 : (13)
Y0 = C0 + S 0
S0 =
(1 + i )
C0,1
dove C0,1 il consumo al tempo t1 reso possibile dal risparmio effettuato in t0 mentre (1 + i ) rappresenta lattualizzazione derivata dal fatto che C0,1 riferito ad un tempo futuro; i il saggio di interesse. Sostituendo la (14) nella (13) si ottiene: (15)
Y0 = C0 +
(1 + i )
C0,1
b = (1 + i ) , o coefficiente di
capitalizzazione.
22
C1 (t1 )
A
C0
(1 + i )
C0
C0 (t0 )
Il saggio di interesse : 1. il prezzo per la rinuncia al consumo presente, ossia il prezzo del risparmio; 2. la produttivit dei beni intermedi o produttivit marginale del capitale. Esso risulta determinato in ultima istanza sulla base dei dati (risorse e tecnica per il produttore e reddito e gusti per il consumatore) e del principio di comportamento massimizzante sia del produttore sia del consumatore, sottoposti a determinati vincoli. Il saggio di interesse quindi grandezza reale, in quanto determinato in modo totalmente indipendente dalla presenza della moneta.
3.2.4
che il bene capitale sia unico (ipotesi di omogeneit dei beni capitali,
fisicamente confrontabili tra loro, altrimenti ci sarebbero i prezzi);
che sia assente la moneta; che sia possibile aggregare le curve individuali di indifferenza e di
trasformazione.
23
La curva di trasformazione AB (aggregata) consente di individuare il livello degli investimenti per ogni livello dato del tasso di interesse e quindi la funzione di domanda di investimento. Poich tale curva costruita sulla base dellipotesi di produttivit marginale decrescente del capitale, ne deriva che a valori pi elevati del saggio di interesse la domanda di capitale sar pi bassa; la derivata seconda della funzione cio negativa e spostandosi da B verso A il saggio di interesse i risulta decrescente.
I
La curva di indifferenza CD (aggregata) consente di individuare il livello di risparmio per ogni dato livello del saggio di interesse e dunque lofferta di risparmio. Poich la curva CD costruita sulla base dellipotesi di utilit marginale decrescente, a valori pi elevati del saggio di interesse si sar pi disposti alla rinuncia al consumo presente, ossia lofferta di capitale sar pi elevata.
i
S
24
3.2.5
Lequilibrio sul mercato del capitale si ha nel punto dincontro delle due curve aggregate individuate:
i
S E
i*
S* = I *
S, I
Per concludere, possiamo osservare che nella teoria neoclassica: 1. il risparmio definito come rinuncia al consumo presente a favore di un consumo futuro certo e a data certa e comporta decisioni diverse da quelle di investimento; 2. il saggio di interesse di equilibrio una grandezza reale perch ottenuto sulla base di dati riguardanti la sfera reale e sulla base del principio di comportamento massimizzante degli individui; 3. se si d progresso tecnico, aumenta la produttivit marginale di qualsiasi unit di capitale investito e la funzione I si sposta verso lalto; 4. se diminuisce il desiderio di consumo futuro, ossia muta la preferenza intertemporale a favore del consumo presente, la funzione S si sposta verso lalto, dato che occorre un maggiore tasso di interesse per rinunciare ad un dato ammontare di consumo presente;
25
5. se si introduce la moneta, lanalisi non viene modificata: si aggiungeranno soltanto una domanda e unofferta di capitale in forma liquida ad un saggio di interesse monetario, che in equilibrio coincider con il saggio di interesse naturale (reale).
im = in
Tuttavia, temporaneamente pu esserci una divergenza tra i due saggi, che pu generare effetti di breve periodo sulle variabili reali.
Consideriamo un sistema economico e ricordiamo che per i neoclassici la produzione il risultato della combinazione di tre fattori di produzione: terra, lavoro e capitale. Semplifichiamo senza tenere conto del fattore terra, sicch la funzione di produzione neoclassica risulta essere
26
(18)
Y = f (K , L )
Ricordiamo inoltre che per i neoclassici lunico equilibrio quello di piena occupazione. Rappresentiamo lequilibrio sul mercato del lavoro e lequilibrio sul mercato del capitale con i seguenti grafici:
w p Ns
w p
*
* im = in
Nd N*
N
I I * = S* I,S
Supponiamo ora che questa situazione di equilibrio sia disturbata dal fatto che le banche concedono credito eccessivo rispetto alle esigenze di mercato, sicch, in sostanza, il prezzo del credito diminuisce e si verifica che (19)
im < in
Ne segue che la domanda di beni di investimento aumenta fino a I1 , mentre il flusso di risparmio diminuisce fino a S1 .
27
in im
B A
S1
S * = I * I1
S, I
Il fatto che il risparmio diminuisca implica che aumenti la domanda di beni di consumo (vista la definizione neoclassica di risparmio). Dunque la domanda globale di tutti i beni cresce, ma a ci non corrisponde un aumento della produzione, poich per i neoclassici lequilibrio sempre di piena occupazione (ovvero ci sono solo lavoratori disoccupati volontari). Anche i prezzi delle singole merci cominciano ad aumentare e variano i prezzi relativi. Ne segue che gli imprenditori sono disposti ad occupare un maggiore numero di lavoratori e offrono aumenti di salario monetario, che per non sono proporzionali agli aumenti dei prezzi. Quindi, in effetti, il saggio di salario reale
w diminuisce: solo in questo modo si riesce ad aumentare la produzione, dato P
che in ogni momento va rispettata leguaglianza tra salario reale e produttivit marginale del lavoro. Questa situazione pu generare due casi alternativi. 1. Se i lavoratori si rendono subito conto del fatto che i prezzi sono aumentati, chiedono un adeguamento immediato dei salari monetari, quindi il mercato del lavoro resta in equilibrio e loccupazione e la produzione non aumentano. In questo caso lespansione del credito non genera nessun effetto reale. Leffetto della riduzione di im soltanto un aumento generalizzato dei prezzi, salario monetario compreso, che continua in modo cumulativo finch permane la causa che ha creato la differenza, ovvero finch im < in .
28
2. Se invece i lavoratori non sono in grado di percepire immediatamente laumento dei prezzi, posti di fronte allofferta di un salario monetario pi alto, ritengono che anche quello reale sar pi elevato e dunque alcuni disoccupati volontari si occuperanno. Questo significa che i lavoratori aumenteranno da N * fino a N 1 e con loro anche la produzione. In questo secondo caso lespansione del credito genera degli effetti reali. Tuttavia, col tempo i lavoratori si accorgono delleffettivo andamento dei prezzi e chiederanno aumenti salari adeguati. Graficamente, ci significa che loccupazione diminuisce da
N1 a N * . Ci significa che gli effetti reali generati dallespansione del
credito sono solo limitati al breve periodo e lunico effetto durevole laumento cumulativo di P e w fino a che permane la differenza tra im e in , ossia fino a che non viene attuata una politica di restrizione del credito.
w P
Ns
w P
w P 1
Nd
N0
N*
N1
Aggiungiamo ora qualche osservazione. 1. Il processo inflazionistico determinato dalla differenza im < in cumulativo e permane fino a che rimane tale divario. Di fatto il processo ha limiti superiori di natura istituzionale: per esempio il vincolo di riserva imposto alle banche. Ciononostante, Wicksell aggiunge che qualora la restrizione monetaria con conseguente crescita
29
di im non abbia luogo nelle prime fasi del processo, essa potr rivelarsi non sufficiente e dovr essere sostenuta da altre politiche antinflazionistiche. 2. Nel caso in cui si diano le condizioni opposte alle precedenti, ossia abbia luogo una restrizione del credito, si ha che im > in e si determina un processo cumulativo inverso di riduzione dei prezzi e dei salari e quindi di deflazione, ma anche in questo caso la riduzione della produzione e delloccupazione provvisoria. 3. Infine sottolineiamo come secondo Wicksell la causa di divergenza tra
im .
Graficamente
il
fenomeno
pu
essere
i
S
in2
i n1 = im
I2 I1
* * I1* = S1* I 2 = S 2
S, I
In definitiva, non si pu imputare alla politica di espansione o di contrazione della moneta (legale o bancaria) linflazione o la deflazione che
30
segnano i sistemi economici moderni. La causa dellinstabilit dei prezzi reale; le istituzioni monetarie e creditizie hanno semmai un ruolo stabilizzante. Sebbene non possano essere immediatamente a conoscenza dellandamento di
In ultima istanza la teoria della moneta di Wicksell quantitativa, poich mette in relazione tra loro le due variabili M e P , in assenza di variazioni di V e con variazioni di Y solo nel breve periodo. La sfera reale e la sfera monetaria risultano distinte almeno nel lungo periodo. Vi dicotomia tra esse: questa una caratteristica di tutte le teorie della moneta di impostazione neoclassica. Occorre tuttavia sottolineare che, sul piano della politica economica, Wicksell si distingue dalla generalit degli economisti neoclassici, in quanto non sottolinea un legame causale tra variazione di M e variazioni di P . Come abbiamo visto, non imputa affatto alla politica monetaria o creditizia linstabilit dei prezzi, ma anzi affida alle istituzioni monetarie e creditizie il compito di eliminare le instabilit dei prezzi generate da cause reali.
31
32
Colui che percepisce un reddito deve decidere in primo luogo quanta parte di esso consumare e quanta parte risparmiare: (1)
Y =C+S
dove ovviamente Y il reddito, C il consumo e S il risparmio. Non dimentichiamo che per i neoclassici il risparmio astensione e rinuncia al consumo presente per un consumo futuro di beni definiti a data certa. Per Keynes invece il risparmio soltanto rinuncia al consumo presente e pu assumere qualsiasi natura: esso definito senza indicazione del tempo e del modo in cui lindividuo in questione utilizzer il reddito risparmiato. Il percettore del reddito deve decidere quanta parte consumare e quante parte risparmiare: detenere fondi liquidi (moneta a disposizione, depositi bancari) oppure acquistare altre attivit patrimoniali (ad esempio acquisto di titoli). Egli decide non soltanto e non tanto in base alle necessit di cassa che prevede gli si presenteranno (questa la concezione della moneta come fondo di valore di tipo pigouviano), bens anche e soprattutto in funzione delle sue attese circa il futuro andamento del corso dei titoli. Come si vede, la presenza della moneta essenziale per le decisioni del percettore di reddito circa quanta parte consumare, quanta risparmiare e quali forme patrimoniali detenere.
Anche colui che assume decisioni di investimento produttivo presentato da Keynes in termini molto diversi da quelli adottati nelleconomia neoclassica. Per i neoclassici lindividuo sceglie tra produrre per il consumo attuale ed il consumo futuro, dove ambedue i termini della scelta sono certi e definiti nelle loro caratteristiche. Per Keynes invece la decisione di investimento produttivo comporta aspettative sui redditi monetari cui esso pu dar luogo in futuro. Se ritiene che la propria conoscenza non sia sufficiente per agire ovvero troppo limitata, allora rimanda la decisione di investimento e trattiene moneta. Come nel caso del percettore di reddito, anche in questo dellimprenditore la presenza della moneta risulta essenziale per assumere decisioni di produzione.
33
In generale, Keynes presenta la moneta come uno scudo contro lincertezza: in quanto unit di conto che assomma le due caratteristiche di mezzo di pagamento universalmente accettato (moneta legale) e di attivit patrimoniale. Per questa sua peculiarit essa lunico mezzo che consente di rinviare qualsiasi decisione (di investimento finanziario, produttivo). Le attivit finanziarie sono soltanto sostituti parziali della moneta, nel senso che hanno solo la funzione di fondo di valore, ma non sono universalmente accettate come mezzo di pagamento. Chi possiede attivit finanziarie e voglia disporre di mezzi di pagamento per far fronte ai suoi impegni contrattuali, deve convertirle in moneta e questa conversione ha un costo positivo ma soprattutto incerto, in quanto muta in funzione delle aspettative circa il loro valore futuro. Ci ci guida allo studio della relazione tra domanda di moneta e saggio di interesse secondo Keynes.
Ogni individuo sceglie tra detenere moneta e acquistare titoli in base al confronto fra il saggio di interesse i vigente sul mercato e il saggio di interesse
ie che si attende per il futuro: se i > ie allora lindividuo acquista titoli e rinuncia alla liquidit 1 + ie
(ipotesi rialzista sul corso dei titoli); ci si aspetta che nel futuro i titoli valgano di pi e la preferenza per la liquidit diminuisce;
se i <
34
Graficamente, la funzione di domanda di moneta (o funzione di preferenza per la liquidit) ha il seguente andamento ed parametrica rispetto a ie .
L1 + L2
Dato ie , quanto pi basso i tanto pi alta la quantit di moneta trattenuta: per ogni aspettative sul futuro corso del saggio di interesse, la funzione di domanda di moneta decrescente. Al variare del valore di ie muta la preferenza per la liquidit della collettivit, ossia muta la tendenza a detenere scorte liquide piuttosto che altre forme di ricchezza (principalmente attivit finanziarie). Graficamente questo significa che la funzione di domanda di moneta parametrica rispetto a ie e si sposta nel piano considerato al variare di ie . Se le aspettative circa il futuro corso dei titoli sono pessimistiche (ossia ci si attende un aumento di ie ed un ribasso del prezzo dei titoli), allora la preferenza per la liquidit aumenta e la funzione di domanda si sposta verso lalto/destra; viceversa nel caso contrario.
35
Dato un certo ie e perci data una preferenza per la liquidit e data lofferta di moneta, si determina il saggio di interesse i * come prezzo per la rinuncia alla liquidit ( i variabile monetaria e non reale).
i*
L1 + L2
L, M
Dobbiamo ancora capire, per, cosa determina la preferenza per la liquidit e quindi cosa determina ie e la posizione della funzione di domanda di
36
moneta L nel piano (i, L ) . Per fare questo bisogna considerare la forma di ricchezza pi prossima (quanto a caratteristiche) alla moneta: le attivit finanziarie, che sono le pi facilmente convertibili in liquidit, anche se non possono essere considerate mezzo di pagamento diretto. Consideriamo dunque il mercato dei titoli.
Questo succede a causa della presenza degli speculatori in titoli. Keynes li definisce come coloro che svolgono una attivit di previsione della psicologia di mercato. Essi dispongono di moneta (o comunque di credito), svolgono la loro attivit di previsione e da tale attivit traggono profitti e perdite. Speculatore insomma colui che acquista o vende titoli riponendo le speranze di guadagno non tanto nel futuro rendimento dei titoli stessi quanto in un mutamento a lui favorevole dellopinione media.
37
Egli cerca fondamentalmente di comprendere meglio di altri quale lopinione media sul futuro corso dei titoli e di anticiparla. Chi al momento possiede pi di altri questa capacit acquista (o vende) titoli: con ci mette in moto un processo effettivo di aumento (o riduzione) del loro corso, in quanto gli altri operatori lo seguiranno, modificando la loro preferenza per la liquidit. Lopinione media diventa allora di fatto rialzista (o ribassista) e quindi il corso dei titoli di fatto si alzer (o si abbasser) ed il saggio di interesse si abbasser (o si alzer). Ad esempio, dati il prezzo dei titoli e lofferta di moneta, se lopinione media ribassista e qualche speculatore la coglie, la anticipa e vende i titoli, allora influenza gli altri cosicch tutti vendono titoli e a quel saggio di interesse la quantit di moneta trattenuta aumenta. Graficamente ci significa che la funzione di domanda di moneta (che parametrica rispetto a ie ossia alle attese sul prezzo dei titoli) si sposter verso lalto/destra e data M il saggio di interesse si alzer.
iB
iA
L, M
In ultima istanza si pu constatare che il saggio di interesse varia in funzione delle aspettative circa il futuro andamento del saggio in interesse. Se non si accetta che il futuro sia uguale al presente, le aspettative sul futuro determinano la situazione presente, ovvero quello che accade oggi funzione della aspettative su quello che accadr domani. Ecco dunque come il saggio di interesse vigente sul mercato risulta essere una variabile altamente convenzionale, poich dipende da unopinione collettiva sul futuro andamento del saggio di interesse.
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Nel mercato dei titoli tutti gli operatori sono virtualmente degli speculatori, ma ognuno di essi sa di partecipare ad una attivit in cui pu risultare perdente. Di fatto, guider il mercato e trarr profitti speculativi soltanto colui che meglio degli altri sapr prevedere ed anticipare lopinione media su quella che sar lopinione media. Dice Keynes:
Si instaura una guerra che assomiglia al gioco delluomo nero o delle sedie musicali, un passatempo nel quale vince chi riesce a passare luomo nero al compagno al momento giusto, o chi riesce a conquistarsi una sedia quando la musica smette di suonare. Questi giochi possono farsi con gusto e diletto, bench tutti i giocatori sappiano che luomo nero sta circolando o che, quando la musica termina, alcuni di loro si troveranno senza sedia. Oppure, per variare leggermente la metafora, linvestimento professionale in titoli pu essere paragonato a quei concorsi dei giornali, nei quali i concorrenti devono scegliere i sei volti pi belli fra un centinaio di fotografie, e nel quale vince il premio il concorrente che si avvicinato, con la sua scelta, alla media fra tutte le risposte; cosicch ciascun concorrente deve scegliere, non quei volti che egli ritiene pi belli, ma quelli che ritiene attirino con maggiore probabilit i gusti degli altri concorrenti, i quali, a loro volta, affrontano tutti il problema dallo stesso punto di vista. Non si tratta di scegliere quelli che, giudicati obiettivamente, sono realmente i pi belli, e nemmeno quelli che una genuina opinione media ritenga i pi belli. Abbiamo raggiunto il terzo grado, nel quale la nostra intelligenza rivolta ad indovinare come lopinione media immagina sia fatto lopinione media medesima. E credo che vi siano alcuni i quali praticano il quarto, il quinto grado e oltre.
La speculazione dunque tende a fare convergere le opinioni degli operatori e a rendere instabile il mercato dei titoli, anche se questo ben organizzato. Ma soprattutto la speculazione rende difficile la regolazione del saggio di interesse da parte dellautorit monetaria. I mutamenti nella preferenza per la liquidit (gli spostamenti della funzione L nel piano) possono contrastare e addirittura vanificare i tentativi da parte della Banca Centrale di influenzare la sfera reale. Vediamo graficamente come una politica monetaria destinata a ridurre il saggio di interesse per favorire gli investimenti e dunque generare un aumento del reddito e delloccupazione non raggiunga lo scopo a causa di un movimento speculativo che la contrasta.
39
(1)
(2)
i3 i1
(2) (1)
(2) (2)
i2
M1
(1)
M2
L, M
Secondo Keynes dunque assolutamente necessario evitare che la speculazione (attivit di previsione della psicologia di mercato) domini sullintraprendenza (attivit di previsione del rendimento prospettivo dei beni capitali). Quindi per Keynes la politica economica necessaria, poich indispensabile:
una regolazione istituzionale del mercato dei titoli; un intervento che renda meno limitata la conoscenza del futuro da
parte dellimprenditore, ad esempio mediante politiche per la stabilit dei prezzi o per la rigidit dei salari monetari. Secondo la teoria keynesiana, dunque, non esiste la dicotomia neoclassica che separa la sfera reale da quella monetaria e, tornando allequazione degli scambi, le quattro variabili M , V , P e Y sono tutte strettamente dipendenti luna dallaltra e non ha senso porre particolari legami privilegiati fra M e P come fanno i teorici quantitativisti.
40
41
fa s che un aumento di M provochi variazioni in ognuna delle altre variabili del teorema degli scambi. Vediamo come ci avviene procedendo per approssimazioni successive: 1. in primo luogo considereremo il caso in cui lespansione monetaria non provochi nessuna variazione n nella preferenza per la liquidit n nelle aspettative degli imprenditori ( i ed e sono costanti, L non varia); 2. elimineremo poi questa ipotesi; 3. infine considereremo gli effetti duraturi dellespansione monetaria sulleconomia reale.
4.5.1
In prima istanza assumiamo che la variazione della quantit di moneta M non modifichi: 1. lo stato delle aspettative sul prezzo dei titoli, ossia non generi variazioni della preferenza per la liquidit; 2. lo stato delle aspettative sul rendimento dei capitali e dunque lefficienza marginale del capitale. Sotto queste ipotesi, lespansione monetaria far abbassare il saggio di interesse e generer un aumento del reddito e delloccupazione: a parit di salario monetario, ci si traduce in un aumento del livello generale dei prezzi. Graficamente la situazione pu essere rappresentata come segue:
42
i i0 i1
M M'
L
EMC
L, M I
I0
I1
I
C+I
45
C + I1 C + I0 C
45 Y0
Y1
45
W P W0 P0 W0 P 1
N0
N1
Nd N0
N1
N
4.5.2
Eliminiamo ora le ipotesi introdotte, ovvero quelle di invarianza della preferenza per la liquidit e dellefficienza marginale di capitale. Secondo Keynes difficile che nel breve periodo e nel caso di espansione la politica
43
monetaria riesca a raggiungere gli effetti descritti sopra, a causa di alcuni impedimenti o controtendenze che si manifestano nel sistema economico. Per quanto riguarda la preferenza per la liquidit, vediamo due casi: 1. se la politica espansiva considerata dallopinione media come immoderata (eccessiva), muta la preferenza per la liquidit. La collettivit pensa che prima o poi le autorit torneranno sui propri passi e quindi decide di aspettare ad effettuare gli investimenti produttivi, nonostante la caduta del saggio di interesse. Quindi, laumento della preferenza per la liquidit finisce per contrastare o neutralizzare la caduta del saggio di interesse. Vi sono in questa situazione tutte le condizioni per investire ma ci non accade. Graficamente la funzione di domanda di moneta si sposta verso lalto;
(2)
i2 i0
(2) (1)
i1
(2)
M1
(1)
M2
L, M
2. la politica monetaria espansiva pu anche avere luogo in una situazione di saggio di interesse talmente basso che si ritiene che esso non possa mutare nonostante lespansione della quantit di moneta, sicch la maggiore moneta viene assorbita e trattenuta (ci troviamo in quella che stata definita, a partire da Hicks, la trappola della liquidit).
44
i0
M1 M2
L, M
Per quanto concerne le aspettative di reddito, vediamo due casi: 1. superiamo le controtendenze appena viste, ammettendo che quanto appena descritto non si verifichi e supponiamo che il saggio di interesse si abbassi. Vediamo ora quali mutamenti pu comportare lespansione monetaria nelle aspettative di reddito. Se lespansione monetaria ha luogo in una situazione di crescente pessimismo circa la domanda futura, lo stimolo del saggio dinteresse decrescente risulta vano. Se le aspettative peggiorano, infatti, per ogni progetto di investimento diminuisce lefficienza marginale del capitale
e.
rispetto a e , si sposta verso il basso nel piano (i, I ) , cosicch alla riduzione del saggio di interesse non segue un aumento degli investimenti come ci si sarebbe aspettato.
45
I 2 I1
i0
(1) (3)
i1
I0
I2
(2)
(3)
I1
2. Se invece la politica espansiva giudicata modesta, anche a parit di attese sul reddito futuro non si avranno incrementi nella domanda di investimenti. Possiamo rappresentare un po approssimativamente tale situazione, considerando una funzione degli investimenti piuttosto rigida rispetto al saggio di interesse.
i0
I 2 > I1
i1
I0 46
I1
4.5.3
Infine ed in termini pi generali, per concludere il nostro ragionamento dobbiamo constatare che lequilibrio si ha normalmente con disoccupazione involontaria, la quale crea un circolo vizioso che impedisce alla politica monetaria espansiva di sortire effetti sullattivit di investimento tali da portare il sistema verso un equilibrio di piena occupazione. Accade infatti che si dia un basso livello di domanda effettiva, con bassa propensione marginale al consumo e con aspettative di invarianza sul rendimento prospettico dei beni capitali. Di conseguenza la domanda effettiva resta bassa ed una politica monetaria espansiva difficilmente in grado di cambiare le aspettative di lungo periodo. Perch il sistema economico esca dalla situazione di equilibrio in cui si trova occorre che la politica monetaria espansiva sia condotta in modo tale da generare aspettative di reddito ottimistiche. Ci pu avvenire, secondo Keynes, solo se la politica monetaria espansiva condotta con continui e lenti abbassamenti del saggio di interesse, tali da consentire alla collettivit di adattarsi al suo nuovo valore con continuit. La politica monetaria deve insomma essere e soprattutto apparire allopinione pubblica come persistente e coerente. Lautorit monetaria opera una modesta riduzione del saggio di interesse, lascia che la collettivit vi si adatti, prosegue con continuit: ogni movimento prepara il successivo e lattivit reale ne risulta effettivamente influenzata.
47
peculiarit di tale politica, qualora venga attuata nei confronti di una collettivit gi incline al pessimismo e di investitori gi inclini alla riduzione dellattivit produttiva. In questo caso la restrizione monetaria si presenta come un rimedio che cura la malattia uccidendo il paziente.
e delloccupazione
comportano una crescita dei prezzi delle merci a causa della generale tendenza a nutrire aspettative pi ottimistiche sulla domanda futura, ma tale causa di variazione secondaria rispetto ai salari monetari e comunque controllabile da parte dellautorit che abbia avviato una politica di aumento del reddito e delloccupazione. Come si vede dai grafici del paragrafo 4.5.1, al livello di produzione che soddisfa la domanda effettiva Y corrisponde un certo livello di occupazione N , che dipende, in ultima istanza, dalle tre variabili che determinano il reddito stesso Y , ovvero la propensione marginale al consumo c , lefficienza marginale del capitale e ed il saggio di interesse i . Per determinare il livello dei prezzi P inoltre necessario tenere conto del saggio di salario monetario w , contrattato tra sindacati degli operai e degli imprenditori.
48
A questo proposito si pu aggiungere che il grafico pi in basso nellinsieme dei grafici del paragrafo 4.5.1 (pagina 43) assomiglia a quello di un mercato di lavoro neoclassico, ma non cos. Nella teoria di Keynes manca un mercato del lavoro di tipo neoclassico, per determinare occupazione e salario reale del lavoratore. Troviamo al suo posto una funzione di produttivit marginale del lavoro decrescente, che serve a determinare il livello dei prezzi sulla base del salario monetario contrattato istituzionalmente e sulla base del reddito Y determinato dalle tre variabili c , e ed i , in assenza di una funzione di offerta di lavoro. Nellanalisi neoclassica si hanno una funzione di domanda e una di offerta di lavoro costruite secondo i noti principi marginalistici. Il loro punto di incontro fissa il salario reale ed il livello di occupazione, che piena occupazione in condizione di equilibrio. Nellanalisi di Keynes invece manca in primo luogo la funzione di offerta di lavoro, perch la presenza di disoccupazione involontaria impedisce di affermare che il lavoratore offre lavoro fino al punto in cui il saggio di salario reale eguaglia la disutilit del lavoro. Il disoccupato involontario offre lavoro ad un saggio di salario reale vigente ma non trova lavoro. Inoltre, c una funzione di produttivit marginale del lavoro, ma essa non assolve al ruolo di funzione di domanda di lavoro, in base alla quale determinare occupazione e salario reale. Essa serve, dato il livello di occupazione determinato in base a Y ed in ultima istanza in base a c , e ed i , per fissare il livello dei prezzi in presenza di un salario monetario w contrattato istituzionalmente.
49
w P
w0 P0
w P
*
Nd
N0
N*
quindi anche da c , e ed i . In particolare, dipende dalle decisioni di investimento degli imprenditori, mentre nella teoria neoclassica accade il contrario: gli imprenditori decidono il livello di produzione in base al salario reale che si forma sul mercato del lavoro. Se il livello di occupazione non quello di piena occupazione, non la riduzione del salario monetario che consente di modificarlo, ma soltanto un aumento del reddito e dunque una variazione di c , e ed i . In sostanza i lavoratori sono assai poco responsabili del livello di occupazione. Lo sono in quanto il salario monetario che essi chiedono ed ottengono influenza c , e ed i , ovvero le decisioni di consumo, di investimento e di uso della moneta da parte della collettivit.
50
1 , determinato dallincontro della domanda e P dellofferta di moneta. Il concetto chiave su cui si basa la teoria neoneoclassica
dacquisto sulle merci, ossia quello di saldi reali di cassa, o scorta di liquidit in termini reali a disposizione di un individuo o, per aggregazione, della collettivit:
M . P
Come Pigou, anche i neoneoclassici, tra cui Patinkin, sostengono che ogni individuo trattiene sotto forma liquida una quota della sua ricchezza. Di conseguenza la domanda di moneta esprimibile con la funzione (1)
L = kPR
R=
M K + TS + P P
dove K il capitale reale e TS i titoli di stato. La differenza fondamentale rispetto alla teoria di Pigou sta nel fatto che per i neoneoclassici ogni individuo detiene in forma liquida una porzione di ricchezza che dipende non soltanto dalla variabili reali, ma anche dai saldi reali di cassa. Questo significa che k non invariante al variare di M : se aumenta la moneta disponibile per un individuo ad un dato livello dei prezzi, aumenta anche il desiderio di detenere ricchezza in forma liquida da parte dellindividuo in questione, poich questi si sente pi ricco. Analogamente, se si riduce il
51
livello generale dei prezzi, a data quantit di moneta disponibile, aumenta per lindividuo il desiderio di detenere ricchezza in forma liquida. Accade il contrario se invece diminuisce M o aumenta P . Questo fenomeno noto come effetto ricchezza. Come si pu constatare, Patinkin introduce unipotesi di comportamento diversa da quella di Pigou quando deve definire lammontare di ricchezza che un individuo desidera trattenere in forma liquida e, dunque, la domanda di moneta. Risulta infatti che (3)
M k = k i, P
M L = k i, P
PR R una costante Y
L M = k i, P P
Consideriamo ora le caratteristiche della funzione di domanda di moneta secondo Patinkin. Supponiamo che ad un dato livello dei prezzi gli individui detengano una scorta di moneta pari ad M . Se il livello dei prezzi aumenta, essi fanno fronte alla loro spesa aumentando la domanda di moneta, ma contemporaneamente riducono le loro scorte liquide (ovvero k diminuisce) poich si sentono pi poveri, proprio in quanto il livello dei prezzi aumentato. Questo significa che allaumentare del livello dei prezzi, la domanda di moneta aumenta, ma meno che proporzionalmente.
52
Viceversa, se il livello dei prezzi diminuisce, gli individui domandano meno moneta, ma contemporaneamente aumentano le scorte liquide (ovvero k aumenta) poich si sentono pi ricchi in quanto il livello dei prezzi diminuito. Questo significa che al diminuire dei prezzi la domanda di moneta diminuisce ma meno che proporzionalmente.
M , sicch la quantit di moneta P domandata aumenta al crescere del livello dei prezzi, ma meno che
proporzionalmente. La funzione dunque pi rigida rispetto alla iperbole equilatera.
1 P
Introducendo anche la funzione di offerta di moneta M esogena, si individua lequilibrio sul mercato della moneta.
53
1 P
1 P1
L, M
Al crescere di M ed a parit di livello dei prezzi aumenta la disponibilit di moneta, ossia ogni individuo si trova possedere una maggiore quantit di moneta. Ma cosa accade ora alla funzione L che rappresenta la domanda di
con A . Infatti, ogni individuo desidera non solo aumentare le sue scorte di liquidit, ma a quel livello dei prezzi desidera anche aumentare la disponibilit di tutte le altre forme patrimoniali. Dunque ogni individuo si trova a disporre di un eccesso di saldi di cassa reali rappresentato graficamente dal segmento
AB .
54
1 P
(2)
1 P1
(3)
1 P2
M1
LA M2
(1)
LB
L, M
Leccesso di saldi reali di cassa provoca una maggiore spesa. Ma, in condizioni di equilibrio neoclassico (cio in equilibrio di piena occupazione), la maggiore spesa fa aumentare i prezzi. Gli individui continuano a spendere i saldi in eccesso. Graficamente ci significa che ora ci si muove lungo la funzione LB , fintanto che laumento di P non abbia completamente assorbito lintera moneta aggiuntiva. Nel contempo k , che era aumentato, si riduce
M torna ad un P valore esattamente pari a quello che aveva nel punto E , ossia k assume il suo
progressivamente a mano a mano che aumenta P . Ci perch valore originario: per ogni individuo si ristabilita la composizione di portafoglio che si aveva nella posizione di equilibrio iniziale. Leffetto definitivo dellespansione monetaria un aumento del livello generale dei prezzi. Ogni posizione di equilibrio presenta un tali punti uniperbole equilatera. Riassumendo i vari passaggi: 1. aumenta la quantit offerta di moneta e M 1 si sposta verso destra; 2. i consumatori, a quel livello dei prezzi, si sentono pi ricchi e quindi la funzione di domanda di moneta si sposta verso destra. Tuttavia, lo spostamento non arriva al punto B , poich la moneta in eccesso viene
55
spesa solo in parte ( AB ) , mentre in parte viene trattenuta saldi reali di cassa (E A) ; 3. poich la maggiore moneta spesa in una situazione di equilibrio neoclassico di piena occupazione (le quantit prodotte rimangono le stesse), i prezzi aumentano. Questo significa che il potere dacquisto della moneta si riduce: ci si sposta lungo LB verso il basso, fino a quando i prezzi assorbono tutta la maggiore moneta disponibile, ovvero fino al punto E . A mano a mano i prezzi aumentano, gli individui si sentono pi poveri e spendono le riserve. Nel punto E il
k uguale a quello del punto E , ovvero, per ogni individuo si
ristabilita la composizione di portafoglio che aveva allinizio; 4. leffetto definitivo un aumento del livello generale dei prezzi, mentre ogni punto di equilibrio presenta la stessa quota di ricchezza trattenuta in forma liquida, ovvero k costante. In sostanza viene riconfermata la soluzione di Pigou, ma con un meccanismo di trasmissione modificato. La moneta assolve la funzione di fondo di valore, come Pigou affermava, ossia viene trattenuta a causa dellincertezza derivante dalla incompleta conoscenza dei prezzi e delle quantit di merci scambiate nel futuro. Si noti, tuttavia, che questa concezione della moneta come fondo di valore non ha nulla a che fare con lincertezza keynesiana e con il conseguente motivo speculativo per domandare moneta. Semmai si ha somiglianza con il motivo precauzionale della teoria keynesiana.
5.3 IL MECCANISMO DI TRASMISSIONE INDIRETTO E GLI EFFETTI DELLA VARIAZIONE DELLA QUANTIT DI MONETA: LO SCHEMA IS LM
Patinkin realizza la sintesi neoclassica, cercando di rendere compatibili la teoria di Pigou e quella di Keynes. A tale scopo adotta da un lato lo schema
IS LM assumendo che esso riassuma correttamente la teoria di Keynes (si
ricordi che nello schema IS LM sono state eliminate le aspettative di reddito oltre che le aspettative sul saggio di interesse, ossia i caratteri pi originali della teoria di Keynes); dallaltro lato assume la tesi neoclassica secondo cui il saggio di interesse ha natura reale e intende lequilibrio come equilibrio di piena occupazione. Si viene dunque a riaffermare la distinzione tra saggio di interesse
56
reale e monetario, e viene riaffermato che il saggio di interesse monetario (prezzo per i fondi liquidi) si uniforma al saggio di interesse reale qualora per qualche motivo sia avvenuto uno scostamento tra i due. Ad assicurare leguaglianza tra i due tassi il principio delle scelte di portafoglio: ogni individuo sceglie la composizione del proprio portafoglio guardando al saggio di rendimento delle varie attivit patrimoniali e si trova in equilibrio quando i vari saggi di rendimento sono eguali, compresso il saggio di interesse monetario. In altri termini, vi per Patinkin elevata sostituibilit tra le varie attivit patrimoniali e la moneta. Per convertire in moneta unattivit patrimoniale lindividuo va incontro a rischi calcolabili (tanto pi quanto pi stabile il sistema nellequilibrio di piena occupazione). Proprio grazie allelevata sostituibilit tra attivit patrimoniali e moneta, lindividuo detiene le varie forme patrimoniali in modo da rispettare il principio di eguaglianza dei saggi di rendimento, cosicch anche il saggio di interesse monetario tende ad eguagliare il saggio di interesse reale.
Chiediamoci ora quali sono gli effetti di una espansione monetaria quando il sistema si trova nella normale condizione di equilibrio di piena occupazione neoneoclassica; utilizziamo a questo scopo lo schema IS LM , tenendo per conto degli effetti che i saldi reali di cassa hanno sulla domanda di moneta e sulla domanda di beni. La funzione LM nellottica neoneoclassica deve essere formulata come segue: (7) o anche (8)
M M = k i, P PY
M M = k i, P P
Y
M . P
A sua volta, la funzione IS sar ottenuta tenendo conto del fatto che il consumo dipende non solo dal reddito ma anche dal saggio di interesse e dalla
57
ricchezza finanziaria in termini reali (nella quale sono compresi anche i saldi reali di cassa), ossia (9)
C = C (Y , i, R )
Possiamo inoltre ipotizzare, come nel modello Hicks Hansen che (11)
I = I (i )
M . P
Consideriamo gli effetti di una espansione monetaria. In primo luogo si verifica una diminuzione del saggio di interesse monetario, ossia la LM si sposta verso il basso. La riduzione del saggio di interesse monetario fa aumentare la domanda di beni di investimento. Nel contempo aumentano i saldi di cassa reali e se ne ha un eccesso, per cui vengono spesi in beni di consumo durevole. Graficamente ci significa che non solo la LM si sposta verso il basso, ma che si ha anche un aumento della domanda complessiva, ossia che anche la IS dovrebbe spostarsi verso destra.
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LM 0
(2) (1) (3)
LM 1
i*
IS1
IS0 Y*
Tuttavia, poich abbiamo ipotizzato la situazione di piena occupazione, a mano a mano che aumenta la domanda complessiva di beni la produzione rimane inalterata con la conseguenza di un forte aumento dei prezzi P : dunque lo spostamento della IS solo virtuale, ossia non ha luogo. A sua volta, inoltre, la LM , che si spostata verso il basso, torna nella posizione originaria, poich laumento dei prezzi assorbe la maggiore moneta e il saggio di interesse monetario automaticamente ritorna al livello iniziale. In sostanza, il sistema rimane nella posizione di equilibro iniziale, salvo che si verificato un aumento del livello dei prezzi proporzionale allaumento della quantit di moneta: vale dunque la teoria quantitativa. Da quanto precede possiamo trarre unindicazione di politica economica: se il sistema economico si trova in equilibrio di piena occupazione, la politica monetaria solo fattore di disturbo, dunque inopportuna. Infatti: 1. se la moneta distribuita in modo da lasciare inalterata la precedente ripartizione, si ha inflazione; 2. se questo non accade, si ha anche variazione dei prezzi relativi e questo disturba lattivit reale che aveva trovato da s la sua posizione di equilibrio (effetto Cantillon).
59
Supponiamo ora che il sistema economico non si trovi in equilibrio di piena occupazione, bens si trovi nella situazione keynesiana di non piena occupazione, per cui N < N * e Y < Y * . Analizziamo gli effetti di una variazione della quantit di moneta, che viene attuata perch, per esempio, si ritiene, keynesianamente, che possa portare verso la piena occupazione. Laumento di M provoca un abbassamento del saggio di interesse monetario e uno spostamento verso il basso della LM . Intanto si verifica un effetto ricchezza e, insieme, un eccesso di saldi di cassa reali. Gli individui non solo aumentano le scorte liquide, ma spendono parte della maggiore moneta di cui dispongono. Poich non si in equilibrio di piena occupazione, la maggiore domanda di beni attiva la produzione: la caduta di i provoca un aumento della domanda di beni di investimento ed un aumento della domanda di beni di consumo durevole. Dunque si sposta anche la IS verso destra (questa volta di fatto). Cresce il reddito reale e cresce loccupazione, e ci pu proseguire finch non sia raggiunta la piena occupazione.
IS2
i
IS1
LM 1
(1)
LM 2
(2)
i1 i2
Y1
(3)
Y2
Y*
60
Si pu quindi affermare che in questo caso (dove Y < Y * ) la politica monetaria espansiva opportuna ed efficace.
Tuttavia, i neoneoclassici osservano che il sistema economico si trova normalmente in equilibrio di piena occupazione. Se vi fosse equilibrio di sottoccupazione sarebbe solo per cause di tipo transitorio, o per imperfezioni del mercato o rigidit che mantengono tale sottooccupazione. Se questi fenomeni venissero eliminati, lascerebbero il sistema libero di tornare automaticamente alla piena occupazione. I neoneoclassici ne concludono che la politica monetaria non in s necessaria; pu al massimo servire a favorire un movimento che avrebbe comunque luogo automaticamente ed accelerare i tempi di ritorno alla normalit dellequilibrio di piena occupazione. Le rigidit cui fanno riferimento i neoneoclassici sono per esempio:
61
Se ne pu concludere che la teoria neoneoclassica della moneta una teoria quantitativa, che riafferma la tesi neoclassica circa il nesso funzionale tra
62
6 I NEOKEYNESIANI
6.1 LA NEW ECONOMICS
A partire dalla fine della seconda guerra mondiale le idee keynesiane cominciarono ad essere sostenute tra gli economisti, in particolare negli Stati Uniti, sebbene ci fossero molti ostacoli alla loro diffusione. James Tobin certamente leconomista statunitense che pi a buon diritto pu essere definito keynesiano osserva a questo proposito che tre furono gli ostacoli fondamentali allaccettazione del keynesismo:
63
termini di relazioni di equilibrio IS e LM , assai poco rispettoso della complessa impostazione teorica di Keynes. Tra gli economisti che caratterizzarono la corrente neokeynesiana si possono citare Paul Samuelson e Franco Modigliani.
6.2 LA PRIMA FASE DELLECONOMIA NEOKEYNESIANA: GLI INTERVENTI DI POLITICA ECONOMICA PER RAGGIUNGERE LEQUILIBRIO DI PIENA
OCCUPAZIONE
Ci che caratterizza fortemente la teoria neokeynesiana sono le ipotesi di comportamento che riguardano le decisioni investimento e di impiego della piano (Y , i ) . moneta, tali per cui le funzioni IS e LM assumono particolari elasticit nel
Analizziamo per prima cosa le ipotesi sulla funzione degli investimenti. Le decisioni di investimento produttivo sono considerate indipendenti dal saggio di interesse: esse dipendono fondamentalmente dal saggio di profitto ottenuto. Di conseguenza, la funzione di investimento (1)
I = I (i )
64
I = I (i )
IS
Analizziamo ora invece le ipotesi sui mercati della moneta e dei titoli. Per i neokeynesiani c elevata sostituibilit tra moneta e attivit finanziarie. Di conseguenza, modesti aumenti del saggio di interesse convincono gli individui a rinunciare alle scorte di moneta per acquistare attivit finanziarie che garantiscono un rendimento positivo. La domanda di moneta L quindi molto elastica, e per costruzione lo sar anche la LM .
LM
65
6.2.2 Gli effetti della politica monetaria e della politica fiscale sulleconomia reale
Grazie alle ipotesi di comportamento appena introdotte i neokeynesiani possono affermare che la politica fiscale (politica di aumento della spesa pubblica o di riduzione delle imposte) pi efficace della politica monetaria per aumentare il reddito Y e loccupazione N . Date le inclinazioni della IS e della LM , unespansione monetaria genera modesti effetti sul reddito, come mostrato dal grafico.
IS
LM 1 LM 2 i1
i2
Y1
Y2
Y*
Invece, la politica fiscale influenza il livello del reddito, senza rilevanti effetti sul saggio di interesse, e dunque senza spiazzamenti degli investimenti privati (dove per spiazzamento sintende il fenomeno per cui, attraverso una maggiore spesa pubblica, il tasso di interesse aumenta, facendo diminuire gli investimenti privati).
66
IS2 IS1
LM 1 i2 i1
Y1
Y2
Y*
Infine, si pu osservare che, contrariamente a quanto affermava Keynes e in accordo invece con le tesi neoclassiche e neoneoclassiche, per i neokeynesiani la flessibilit dei salari monetari in grado di aumentare il livello del reddito e delloccupazione. Sulla base dello schema IS LM e tendendo conto delle ipotesi precedenti, una riduzione dei salari monetari, e conseguentemente dei prezzi, provoca uno spostamento a destra della LM , perch diminuisce la domanda di moneta transazionale, e anche della IS , per leffetto ricchezza, con gli effetti indicati su Y e N .
IS2 IS1 LM 1 LM 2
i1 i2
Y1
Y2
Y*
67
adattabile alle circostanze ed mirata alleliminazione o alla riduzione delle fluttuazioni cicliche intorno a un livello di reddito e di occupazione giudicato normale. Si utilizzano gli strumenti disponibili per fornire una regolazione
68
fine (fine tuning) del sistema economico. Questo programma di interventi allontana ulteriormente i neokeynesiani da Keynes, il quale era assai pi preoccupato di uscire da equilibri di sottoccupazione e intendeva il problema della disoccupazione pi come problema strutturale che congiunturale.
6.4 LA SECONDA FASE DELLECONOMIA NEOKEYNESIANA: IL PROBLEMA DELLINFLAZIONE E I NUOVI STRUMENTI DI ANALISI
6.4.1 Le funzioni di domanda e di offerta aggregata
Col passare del tempo nuovi obiettivi di politica economica si affiancarono ai precedenti e stimolarono la ricerca di nuovi strumenti teorici, ai quali gli economisti potessero affidarsi per affrontarli al meglio. Alla fine degli anni 60 due problemi dominano la ricerca economica:
il problema dellinflazione il problema del saldo della bilancia dei pagamenti internazionali.
Il secondo problema verr affrontato nellappendice sulleconomia aperta, mentre qui consideriamo brevemente la natura del nuovo schema analitico di riferimento introdotto per affrontare il problema dellinflazione. Spostando lanalisi sullinflazione, lattenzione si sposta alla coppia di valori Y e P , ossia livello del reddito e livello dei prezzi. Introduciamo quindi il nuovo schema analitico in queste due variabili: lo schema di domanda aggregata e lo schema di offerta aggregata nelle due funzioni AD e AS .
dove D( y ) < 0
69
i
IS
LM (P2 )
LM (P3 )
i1 i2 i3
P > P2 > P3 1
AD
Y1 Y2 Y3
Essa una relazione di equilibrio che esprime le coppie di valori (Y , P ) che assicurano lequilibrio simultaneo sul mercato dei beni e sul mercato della moneta. Tale funzione parametrica rispetto alle altre variabili indicate. Essa pu essere costruita in modo molto semplice, partendo da uno schema IS LM (che appunto individua lequilibrio simultaneo sul mercato della moneta e sul mercato dei beni, ma con riferimento alle variabili Y e i ). sufficiente considerare i valori che Y assume al variare del livello dei prezzi (ossia spostando la funzione LM ). Si constata che al diminuire di P il reddito Y che assicura lequilibrio simultaneo sui mercati dei beni e della moneta cresce. Quindi la AD decrescente.
Essa esprime le coppie di valori (Y , P ) che garantiscono lequilibrio nella sfera della produzione (equilibrio del sistema delle imprese; nel breve periodo possibile limitarsi al mercato del lavoro, che lunico fattore variabile). costruita partendo dalla considerazione della funzione di produzione di breve periodo (con K e T costanti)
70
(4)
Y = Y (N )
Infatti al crescere del fattore lavoro il reddito aumenta (Y ' > 0 ) , mentre il prodotto cresce ma con rendimenti decrescenti (Y ' ' < 0 ) .
che viene accettata dai neokeynesiani. Per quanto riguarda invece la funzione di offerta di lavoro, i neokeynesiani rifiutano la formulazione neoclassica e propongono la seguente: (6)
w = w0 + w( N )
dove w0 il salario contrattato. I neokeynesiani assumono cio che i lavoratori contrattino un salario monetario w che composto di una parte indipendente dal livello di occupazione ed una parte che tende a crescere quando si raggiungono livelli di occupazione prossimi a N * . Ne segue che il valore di w che assicura lequilibrio del mercato del lavoro determinato dalla soluzione di questo sistema: (7) ossia (8)
w = Y ' (N )P w = w0 + w( N )
Y ' (N )P = w0 + w(N ) .
P=
w0 + w( N ) Y ' (N )
71
(10)
P=
w0 + w(Y 1 (Y )) Y ' (Y 1 (Y ))
ipotesi di comportamento introdotte dai neokeynesiani per il mercato del lavoro. Essa pu essere cos rappresentata graficamente:
AS
Y*
sul mercato dei beni; sul mercato della moneta; sul mercato del lavoro.
Pu trattarsi di un equilibrio di piena occupazione (punto E ' ) oppure di un equilibrio di sottoccupazione (punto E ' ' ).
72
AD
AS
AD
Y*
Lo schema AS AD viene impiegato dai neokeynesiani per distinguere linflazione da domanda dallinflazione da costi. 1. Linflazione da domanda generata da variazioni delle variabili che determinano la posizione della AD nel piano (P, Y ) : aumenti della spesa pubblica G , espansioni di M , riduzione delle imposte T ecc. Leffetto sempre un aumento dei prezzi. Nel caso in cui N < N * , si pu anche avere un modesto incremento del reddito.
AD2
AD1 AD2
AS
AD1
P2 P 1 Y1 Y2
Y*
73
2. Linflazione da costi generata da aumenti nelle componenti del costo di produzione: nel breve periodo si tratta, tipicamente, di aumenti nel costo del lavoro. Leffetto ancora un aumento dei prezzi, accompagnato da una riduzione del reddito.
AD
P2 P1
AS 2 AS1 Y2 Y1
Y*
Accanto allo schema AS AD viene introdotto un altro strumento analitico per affrontare il problema dellinflazione. Anzich le variazioni del livello dei prezzi P in assoluto, istante per istante, si preferisce considerare il tasso di crescita dei prezzi o tasso di inflazione. Esso individua gli incrementi di
(11)
dP dP 1 & p= P = dt dt P 1
Tenendo conto che ci si sta occupando di variazioni nel breve periodo, si parte dalla considerazione di una relazione empirica che era stata individuata negli anni 50, detta curva di Phillips: questa relazione mostra che il tasso di
74
crescita dei salari monetari sta in relazione inversa rispetto al tasso di occupazione. Definiti il tasso di crescita dei salari monetari come (12)
& w=
dw 1 dt w
dove U indica il numero dei disoccupati e la popolazione attiva indica gli individui che possono lavorare, ovvero in et da lavoro. Allora la funzione di Phillips la seguente (14)
& w = g (u )
& w
u*
Come mostra il grafico, se il tasso di disoccupazione diminuisce ovvero aumenta il numero degli occupati il tasso di crescita dei salari monetari cresce tanto pi rapidamente quanto pi u si avvicina a zero. Il punto u * indica il tasso di disoccupazione esistente a tasso di crescita dei salari nullo (salari
75
monetari stabili). Questo tasso ineliminabile e per questo definito tasso di disoccupazione naturale. La relazione di Phillips rappresenta in origine solo una regolarit empirica, cui si cerc di dare dignit teorica in vari modi. Per esempio, si rilev che il tasso di crescita dei salari positivo e rapidamente crescente quando la domanda di lavoro particolarmente vivace; viceversa, quando aumenta la disoccupazione, i lavoratori sono disposti a salari pi bassi. Dalla relazione di Phillips i neokeynesiani Samuelson e Solow trassero una relazione assolutamente identica tra tasso di crescita dei prezzi nel breve periodo e tasso di disoccupazione: (15)
& p = f (u )
& p
u*
Questa relazione individua un tradeoff tra inflazione e disoccupazione. Ci significa che non possibile ridurre il tasso di inflazione senza incorrere in un aumento del tasso di disoccupazione e viceversa. In altri termini, la politica economica diretta alla soluzione di un problema inevitabilmente comporterebbe effetti negativi per la soluzione dellaltro. Il compito fondamentale per la politica economica dunque quello di scegliere una combinazione di inflazione e disoccupazione in base a qualche criterio particolare.
76
Sono state proposte molteplici soluzioni alternative per la determinazione del criterio di riferimento. 1. Muovendosi in una prospettiva neoclassica, Lipsey individua una funzione di benessere sociale e trova la combinazione Solow. 2. Muovendosi in una prospettiva neokeynesiana, Modigliani afferma che esistono varie posizioni di equilibrio per il sistema economico (una di piena occupazione e molteplici di sottoccupazione), ognuna caratterizzata da una diversa coppia
& ( p, u ) .
& ( p, u )
che
economica consiste nello scegliere di volta in volta la coppia di valori pi consona alle circostanze contingenti. 3. Muovendosi in una prospettiva neoneoclassica, si afferma che esiste un equilibrio al quale il sistema tende: quello nel quale il tasso di inflazione nullo. Tale posizione definita equilibrio di disoccupazione naturale, perch esprime una situazione nella quale non ci sono eccessi di domanda o di offerta per nessuna merce.
77
7 I MONETARISTI
7.1 LA PRIMA FASE: LA CONTRAPPOSIZIONE CON I NEOKEYNESIANI
SULLA BASE DELLO SCHEMA IS LM
Come si visto, la New Economics dei neokeynesiani tende a ripristinare linterventismo in politica economica, assumendo Keynes come suo punto di riferimento, anche se di fatto gli strumenti analitici adottati (lo schema IS LM in una prima fase, lo schema AS AD e le funzioni di Phillips e di Samuelson Solow in una seconda fase) inducevano a proposte di politica economica non esattamente concordi con quelle di Keynes. In ogni caso, i neokeynesiani riuscirono a spostare lattenzione degli economisti sul problema dellintervento pubblico in economia, soprattutto nellambito fiscale. A loro si opposero i monetaristi, cos chiamati non certo perch abbiano difeso la politica monetaria nei confronti dei neokeynesiani inclini a favorire lintervento di tipo fiscale, ma perch concentrarono lattenzione sugli effetti della politica monetaria, che, come vedremo, essi giudicarono negativamente, almeno per quanto riguarda la politica monetaria espansiva. I monetaristi ebbero il loro centro teorico a Chicago, cosicch vengono spesso indicati anche come scuola di Chicago e il loro capostipite Milton Friedman. Per elaborare le loro tesi sulla politica economica essi accolsero gli strumenti analitici proposti dai neokeynesiani, cosicch anche per loro possiamo distinguere due periodi: il primo caratterizzato dallimpiego dello schema IS LM , mentre il secondo caratterizzato dallimpiego dello schema
AS AD e dalla curva di Samuelson Solow.
Ovviamente, ci che li distingue sono le ipotesi di comportamento che essi introducono e che sono radicalmente diverse da quelle dei neokeynesiani. Ne segue inevitabilmente che anche le loro tesi sugli effetti e sulla validit della politica monetaria e della politica fiscale sono totalmente diversi. Sinteticamente, il loro obiettivo teorico consiste nel riproporre la teoria quantitativa della moneta, mentre il loro obiettivo di politica economica consiste nel sostenere che la politica monetaria espansiva e la politica fiscale espansiva sono inefficaci o destabilizzanti.
78
Nel successivo paragrafo consideriamo la prima fase del monetarismo: ci riferiamo, dunque, allo schema IS LM .
Rifacendosi al meccanismo dei saldi reali di cassa di Patinkin, Friedman parte da due premesse: 1. il sistema economico si trova normalmente in un equilibrio stabile, al quale tende anche quando ne allontanato per effetto di shock esogeni da domanda o per effetto di rigidit interne (dei salari monetari o del saggio di interesse); 2. gli individui agiscono sulla base di aspettative.
Consideriamo subito la teoria monetarista delle aspettative (alla quale connessa una nuova formulazione del concetto di ricchezza). Per comprendere le tesi monetariste, consideriamo le aspettative che lindividuo formula circa il suo reddito. Riferiamoci ad un individuo che, alla fine di un periodo t (anno, mese), valuta il suo reddito per il successivo periodo t + 1 . Indichiamo con ytP tale reddito previsto per il prossimo periodo. Lindividuo, poich agisce allinterno di un sistema stabile, formula la sua previsione sulla base della previsione che aveva formulato nel periodo precedente per il periodo appena trascorso. Si limita a correggere tale previsione in base allerrore che ha potuto riscontrare tra reddito previsto e reddito effettivamente percepito. Sar perci: (1)
ytP = ytP 1 + yt ytP 1
dove 0 < 1
79
e dove ytP 1 appunto il reddito che lindividuo aveva previsto per il periodo appena trascorso. A partire dalla (1) si pu ottenere, mediante un processo iterativo, una seconda formulazione delle aspettative di reddito: (2)
y tP
(1 )i y t i
i =0
80
Dal concetto di reddito atteso per il prossimo periodo, si passa al concetto di reddito permanente Y P , o reddito atteso per i periodi futuri in condizioni di stabilit. In base a questo reddito, Friedman definisce un nuovo concetto di ricchezza, inteso come il valore attuale del reddito permanente: (3)
R= YP i
Su queste basi Friedman determina in modo nuovo i consumi, gli investimenti e la domanda di moneta. Analizziamoli ora singolarmente. 1) Consumi Lindividuo decide il consumo al tempo t non in base al reddito percepito al tempo t , bens in base alla ricchezza, ovvero
YP . Egli non pu che i comportarsi cos sulla base delle premesse monetariste introdotte sopra, poich
il reddito al tempo t pu essere soggetto a variazioni del tutto occasionali,
rispetto al normale trend. ragionevole che un individuo si riferisca al reddito che normalmente percepisce o, pi in generale, allesperienza passata di flusso di reddito, per programmare i suoi consumi al tempo t , piuttosto che guardare a variazioni occasionali. In sintesi, date le ipotesi monetariste esposte in precedenza, il reddito permanente il migliore indice di riferimento per decidere il consumo in qualsiasi momento. Per definire i consumi al tempo t non vale la relazione propria delleconomia keynesiana (4)
Ct = C (Yt )
81
(5)
Ct = C0 + bYt
Ct = C (R )
dove
YP R= i
Ct = C Y P , i
In base a questa formula, il consumo risulta appunto sostanzialmente stabile nel tempo e indipendente da variazioni occasionali del reddito corrente.
Ct
C (Y )
Yt
A questo si aggiunge che il consumo al tempo t (e in particolare il consumo di beni durevoli) dipende anche dal saggio di interesse. A parit di
82
C (i )
Ct
2) Investimenti Poich ci si attende stabilit nel futuro e scostamenti solo occasionali, lindividuo detiene moneta solo per far fronte a occasionali carenze di liquidit. In altri termini, la sostituibilit delle attivit patrimoniali di qualsiasi genere (non solo obbligazioni, ma anche azioni, capitale reale, capitale umano, beni di qualsiasi natura) rispetto alla moneta molto elevata: in un sistema stabile la conversione in moneta soggetta soltanto a rischi calcolabili. Ne segue che gli investimenti produttivi saranno molto sensibili alle variazioni del saggio di interesse. Questo significa che anche piccole variazioni al ribasso del saggio di interesse monetario rispetto al saggio di rendimento della attivit reali indurranno ad aumentare di molto gli investimenti. La funzione degli investimenti quindi molto elastica:
I (i )
I
83
In base al comportamento descritto relativamente a consumi ed investimenti, si deduce che la funzione IS molto elastica:
IS
Y = C Y P , i + I (i ) + G
S (Y P , i ) = I (i )
dove S indica il risparmio. 3) La domanda di moneta Posto che il sistema stabile, anche le aspettative di reddito sono stabili. Dunque non vi motivo di trattenere moneta oltre le necessit correnti. Non esiste domanda di moneta per scopo speculativo e la domanda a scopo precauzionale quasi nulla.
84
& L = k Y P , i, p PY
La domanda di moneta molto stabile, fatto salvo il caso in cui nel sistema economico si dia un innalzamento del tasso di inflazione. In questo caso gli individui diminuiranno lammontare dei saldi di cassa reali, ossia fuggiranno dalle scorte liquide. Graficamente, ci significa che la funzione L parametrica
& M S = k Y P , i, p PY
LM
Y
85
7.1.5 Il giudizio dei monetaristi sulla politica monetaria e sulla politica fiscale
In base alle ipotesi di comportamento introdotte, possiamo ora impiegare lo schema IS LM per vedere come i monetaristi valutano gli effetti della politica monetaria espansiva e della politica fiscale espansiva. 1) Politica fiscale Consideriamo due casi: equilibrio di sottooccupazione (anomala per i monetaristi) e di piena occupazione. 1. Se Y < Y * si pu constatare che una politica fiscale espansiva provoca variazioni del reddito, ma modeste. Viceversa, si danno variazioni rilevanti del saggio di interesse, con notevole spiazzamento degli investimenti privati.
LM
i2 i1 IS2 IS1
Y1
Y2
Y*
86
2. Se invece Y = Y * una politica fiscale espansiva crea immediatamente effetti reali (disoccupati volontari che si occupano) e aumenti del
LM 2
LM 1
i2
(3)
i1
(1) A (1)
IS2 IS1
(2)
Y*
Ne segue che:
87
2) Politica monetaria Consideriamo anche qui due casi: equilibrio di sotto occupazione e di piena occupazione.
MS 1. Se Y < Y , aumenti di provocano riduzioni di i e spostamenti P della LM con forti variazioni di Y . In prima istanza, dunque, la
*
LM 1
LM 2
i1 i2 IS
Y1
Y2
Y*
2. Se invece Y = Y * si hanno solo effetti finali sui prezzi e nessun effetto reale: infatti, lespansione monetaria sposta la LM e si ha un nuovo equilibrio con reddito pi elevato. Per, per effetto delle aspettative
88
LM 1
(1) (2)
LM 2
IS
Y*
In conclusione, sebbene la politica monetaria possa generare effetti reali, specie se Y < Y * , leffetto di lungo periodo linstabilit sia dei mercati finanziari che dei mercati reali. Infatti, in opposizione a Keynes, per il quale linstabilit del mercato della moneta e delleconomia reale trova la sua fonte principale nella speculazione, ossia nella domanda di moneta, Friedman afferma che la domanda di moneta stabile, perch le aspettative di reddito sono stabili e dunque sono stabili tutte le variabili che entrano nella funzione L
& M = k (Y P , i, p )PY
1 = PY k
89
Se si d variabilit di PY , ci solo dovuto alla politica monetaria attuata dalla Banca Centrale: viene quindi riconfermata la validit della teoria quantitativa, dato che linstabilit dei prezzi generata dalle variazioni dellofferta di moneta, indipendenti dalle necessit delleconomia reale. Secondo Friedman, quando varia M varia anche PY per effetto di due meccanismi: 1. meccanismo diretto di trasmissione (per il quale i prezzi aumentano immediatamente); 2. meccanismo indiretto di trasmissione (poich i diminuisce e aumenta la domanda di beni di consumo e di investimento). Perci Y aumenta nel breve periodo, ma nel lungo periodo leffetto
& unicamente sul livello dei prezzi, ossia si ha un tasso di inflazione p positivo.
Linstabilit dei prezzi trova tra le sue cause la politica monetaria discrezionale della Banca Centrale, poich essa governa la moneta indipendentemente dalle necessit delleconomia reale. Nel caso in cui Y < Y * , la Banca Centrale non pu pensare di ripristinare lequilibrio di piena occupazione mediante la politica monetaria espansiva: infatti, se intervenisse, non farebbe altro che accrescere linstabilit in atto, in quanto non sarebbe comunque in grado di intervenire in tempo opportuno, non essendo infatti in grado di conoscere la situazione. Al contrario, se si astenesse dallintervenire, i meccanismi automatici insiti nel sistema economico riassorbirebbero gli shock esogeni. In sostanza, una politica monetaria anticiclica rischia di rivelarsi di fatto prociclica, mentre il sistema lasciato a s stesso tornerebbe allequilibrio. Questa conclusione si pu sintetizzare con il seguente grafico: lintervento della Banca Centrale genera ulteriore squilibrio e allontana nel tempo il ripristino dellequilibrio (linea tratteggiata), mentre i meccanismi automatici insiti nel sistema (linea piena) conducono pi rapidamente e dolcemente leconomia verso lequilibrio (grazie alle aspettative che si fanno ogni anno pi corrette).
90
reddito stabile
t1
t t
In conclusione, per i monetaristi: 1. la moneta influisce sulleconomia reale, non vi dunque dicotomia tra sfera reale e sfera monetaria; 2. la moneta influisce in modo destabilizzante; 3. occorre eliminare la discrezionalit dellautorit monetaria; 4. la Banca Centrale dovrebbe attenersi alla regola rigida: variare la quantit di moneta nel tempo a un tasso di incremento prefissato, tendenzialmente eguale al tasso di incremento medio del reddito reale nel lungo periodo (il tempo necessario affinch gli individui riescano ad avere aspettative corrette dopo lo shock esogeno).
7.2 LA SECONDA FASE DEL MONETARISMO: LACCETTAZIONE DELLO SCHEMA AS AD E DELLA CURVA DI PHILLIPS
7.2.1 Lo schema AS AD secondo le ipotesi di comportamento dei monetaristi
Come si visto nel paragrafo 6.4.1, alla fine degli anni 60 il problema dellinflazione diventa fondamentale e i neokeynesiani adottano un nuovo
91
schema analitico di riferimento. Anche i monetaristi lo adottano, per raggiungere conclusioni antiinterventiste e, dunque, opponendosi sia a Keynes che ai neokeynesiani. Consideriamo in primo luogo lo schema AS AD e riformuliamo le funzioni in base alle ipotesi di comportamento monetariste, che rimangono quelle indicate nella sezione 7.1. Per quanto riguarda la funzione AD , la sua formulazione non si discosta da quella dei neokeynesiani. Diversa invece la formulazione della funzione AS poich in parte diverse sono le ipotesi relative al mercato del lavoro. Come i neokeynesiani, i monetaristi accettano la funzione di domanda di lavoro neoclassica, ossia (14)
w = Y ' (N ) P
Per quanto concerne invece lofferta di lavoro, i monetaristi accusano i neokeynesiani di attribuire ai lavoratori una illusione monetaria, in quanto formulano la funzione di offerta di lavoro in termini di salario monetario. Non solo, i monetaristi rifiutano anche lofferta di lavoro neoclassica, fondata sul confronto fra disutilit marginale del lavoro e saggio di salario reale. I monetaristi, invece, affermano che i lavoratori contrattano il salario monetario
w . In altri P termini, i lavoratori non formulano richieste salariali in base al saggio di salario reale, perch non conoscono leffettivo andamento dei prezzi, ma in base ad aspettative sul futuro andamento dei prezzi.
A questo punto dobbiamo chiederci in che modo sono formulate le aspettative adattive sul futuro andamento dei prezzi. Sulla base di un ragionamento analogo a quello fatto per le aspettative di reddito (paragrafo 7.1.2), sar: (15)
Pt e = Pt e 1 + Pt Pt e 1
da cui segue
92
(16)
Pt e
(1 )i Pt i .
i =0
Consideriamo ora un individuo che abbia unesperienza di prezzi stabili a livello P A : sar quindi P e = P A . Se improvvisamente i prezzi aumentano, ovvero se P B > P A , occorre un certo intervallo di tempo affinch lindividuo modifichi le sue aspettative, ma prima o poi lerrore di previsione si annuller e i prezzi effettivi e quelli attesi coincideranno.
PB
=1
0 < <1
PA
t0
t1
t t
Infatti, prima o poi i lavoratori arriveranno ad adeguarsi perch le aspettative pi vecchie avranno sempre meno rilevanza. Periodo dopo periodo i lavoratori si accorgono che il loro potere dacquisto inferiore e cercheranno di fare previsioni sempre pi corrette. Il tempo che i lavoratori impiegano a rendersi conto e a chiedere aumenti salariali dipende da : tanto minore, tanto maggiore il tempo. I monetaristi definiscono il lungo periodo come lintervallo di tempo necessario affinch lindividuo, che formula aspettative adattive, raggiunga previsioni corrette. Torniamo ora al mercato del lavoro, che presenta queste caratteristiche:
i datori di lavoro hanno conoscenza completa di w e di P ; i lavoratori conoscono solo w ed offrono lavoro confrontando la
disutilit marginale del lavoro non con
w w ma con e ; P P
93
w P
w e P 1
*
N s* P e = P
)
1 Ns Pe < P
w P
w P 1
Nd
N*
N1
Esiste una sola curva di domanda di lavoro, dato che gli imprenditori confrontano il saggio di salario e la produttivit marginale del lavoro e formulano i prezzi, mentre invece la curva di offerta di lavoro parametrica rispetto alle attese di prezzo P e . Solo la funzione N s* consente di individuare
1 lequilibrio di lungo periodo, mentre la funzione N s rappresenta la curva di
offerta di lavoro nel caso in cui P sia aumentato, mentre per un certo periodo i lavoratori ne sottostimano laumento, e perci offrono lavoro supplementare, perch ottengono aumenti salariali tali che cresce il salario reale atteso mentre diminuisce
w , Pe
La funzione di offerta di lavoro risulta quindi essere formulata come segue: (17)
w = h(N ) Pe
94
w N = h 1 e P
w = P Y (N ) e w = P h( N )
da cui si ottiene la funzione di offerta aggregata AS secondo le ipotesi dei monetaristi: (20) ovvero (21)
Y ( N ) =
Pe h( N ) P
P = Pe
h( N ) Y ' (N )
Y ' (N ) =1 h( N )
Questa dunque la AS di lungo periodo (perch nel lungo periodo prezzi attesi e prezzi effettivi corrispondono) che corrisponde ad una verticale nel punto di ascissa Y * .
e 2. Se invece P P si ha una situazione di breve periodo e la AS risulta:
(24) P = P e
h( N ) P e h Y 1 (Y ) = = P e P (Y ) . 1 Y ' (N ) Y ' Y (Y )
(25) P = S Y , P e
)
95
La funzione AS di breve periodo esprime quanto segue: allaumentare di P , i lavoratori sottostimano tale aumento e accettano salari monetari che sono cresciuti, ma meno che proporzionalmente rispetto ai prezzi. Credono di ricevere un salario reale pi alto ricevono uno pi basso il reddito cresce.
w , mentre in realt ne Pe
La AS pu inoltre essere semplificata passando ad una funzione (lineare) nei logaritmi. Risolvendo in yt : (26)
pt = pte + 1 yt y *
yt = y * + pt pte
Questa la funzione di Friedman Phelps. Come si vede, quando yt = y * la funzione una retta verticale, mentre quando yt y * una retta crescente.
AS ( L.P.) AS ( B.P.)
y*
96
Anche le funzioni di Phillips e di Samuelson Solow vengono considerate dai monetaristi, ma rielaborate in base alle loro ipotesi di comportamento, ossia, fondamentalmente, in base allipotesi che gli individui formulino aspettative adattive di prezzo e che tali aspettative abbiano natura adattiva. Poich i lavoratori sono interessati al salario reale, ma non conoscono landamento del livello dei prezzi P , sono costretti a formulare aspettative adattive. Perci la Phillips Friedman risulta essere cos costruita (28)
& & w = g (u ) + p e
& & Si osservi che se p = p e , ossia nel breve periodo, landamento del livello
(30) (31)
g (u ) = 0 f (u ) = 0 .
Graficamente si ha:
97
& w
B.P.
L.P.
& p
B.P.
L.P.
u*
u*
Il punto u * rappresenta la posizione di equilibrio, in quanto esprime il cosiddetto tasso di disoccupazione naturale, ossia quel tasso di disoccupazione che, secondo i monetaristi, ineliminabile perch tiene conto dei lavoratori che sono disoccupati per imperfezioni del mercato del lavoro (scarsa informazione, ostacoli allincontro della domanda e dellofferta, ecc). Si noti in particolare che, grazie alle ipotesi monetariste, nel lungo periodo il livello dei prezzi e il tasso di crescita dei prezzi possono essere qualsiasi e scompare il tradeoff tra inflazione e disoccupazione, sul quale insistono i neokeynesiani. Nel lungo periodo il sistema stabile e leventuale inflazione correttamente prevista.
7.3 GLI EFFETTI DELLA POLITICA MONETARIA ESPANSIVA MEDIANTE LA FUNZIONE DI SAMUELSON SOLOW FRIEDMAN
Consideriamo un equilibrio di lungo periodo, per semplicit quello a
& prezzi stabili, di coordinate u * ,0 , dove p = 0 . Supponiamo che lautorit
monetaria ritenga sia possibile diminuire il tasso di disoccupazione u * mediante unespansione monetaria a un tasso di crescita della moneta pari a & M , costante nel tempo.
98
Tramite i meccanismi di trasmissione diretto e indiretto (diminuisce infatti il tasso di interesse), lespansione monetaria in parte fa aumentare i prezzi e in parte fa ridurre il saggio di interesse, con conseguente aumento della domanda aggregata in termini monetari PY . Inoltre, poich la maggiore quantit di moneta viene utilizzata anche per gli investimenti, il tasso di crescita dei prezzi positivo ma comunque inferiore rispetto al tasso di crescita della quantit di & & moneta p < M . Daltra parte, poich la riduzione di i fa aumentare i consumi
investimenti. I produttori offrono ai lavoratori un salario monetario pi alto, ma debbono muoversi lungo la funzione di domanda di lavoro, sicch il salario monetario non pu crescere quanto i prezzi (per potere rispettare leguaglianza
w = Y ' (N ) ). In un primo tempo, i lavoratori non si accorgono delleffettiva P
crescita dei prezzi perch hanno aspettative adattive e accettano il maggiore salario monetario w . Aumenta anche il loro salario reale atteso in effetti il salario reale
w nonostante Pe
w P
L.P. (3)
* NS Pe = P
)
)
& p
B.P. C (3)
L.P.
1 NS Pe < P
& M
w P
(2)
w P 1
Nd
& p1
(1)
(2) A
N*
(3) (2)
N1
u1
(1)
u*
Tuttavia, per effetto delle aspettative adattive, i lavoratori prima o poi si accorgono dellerrore commesso e formulano aspettative adattive al rialzo sul
99
& tasso di inflazione, ossia p e diventa positivo e continua a crescere. Poich i lavoratori non sono disposti a lavorare a quel saggio di salario, loccupazione
& N diminuisce e la disoccupazione u aumenta. Nel tempo, in sostanza, sia p e
& & & sia w tendono a p . Intanto la crescita continua di p e spinge verso lalto anche
& & & & & & p e il processo si ferma quando p = M e anche w = p = p e , ovvero quando il
meccanismo di trasmissione indiretto cessa di operare. Leffetto di lungo periodo dellespansione monetaria a tasso di crescita costante nel tempo solo un tasso di crescita dei prezzi positivo, senza risultati reali, dato che reddito e occupazione rimangono inalterati. Ne concludiamo che lespansione monetaria:
ha effetti reali solo nel breve periodo; fattore destabilizzante, perch nel lungo periodo crea solo inflazione; nel lungo periodo non crea tradeoff tra inflazione e disoccupazione.
& P
& M
B
& p1
u1
u*
Se si volessero ottenere altri effetti reali di breve periodo, bisognerebbe aumentare il tasso di crescita della moneta teorema dellaccelerazione e gli effetti della manovra risulterebbero prima o poi insostenibili. Tra laltro laccelerazione introduce elementi di distorsione nelluso delle risorse che potrebbero agire come fattore di aumento della disoccupazione (graficamente la funzione LP si inclina positivamente).
100
Va sottolineato, infine, che il passaggio dal punto B al punto E del grafico non avviene direttamente, ma attraverso un percorso analogo a quello indicato nel grafico seguente.
& p
& M
B
& p1
u1
u*
Nel grafico sopra riportato rappresentato il fenomeno dellovershooting, & secondo il quale si alternano fasi in cui le due variabili u e p si muovono nella stessa direzione e fasi in cui si muovono invece in maniera contrastante. impossibile spiegare dettagliatamente le ragioni per le quali ci accade, perch il percorso il risultato di una serie di concause che si sommano tra loro o si contrastano. Va ricordato soltanto che un aumento del tasso di crescita dei prezzi oltre il tasso di variazione della moneta giustificato dal fatto che in periodi di inflazione gli agenti reagiscono rinunciando alle scorte liquide che hanno accumulato, sicch contribuiscono a creare ulteriore inflazione. In conclusione, la politica monetaria espansiva risulta essere del tutto inefficace per aumentare reddito e occupazione, ed solo generatrice di inflazione. Su questa conclusione torneremo pi avanti, per esprimerla in termini pi completi.
101
7.4 GLI EFFETTI DELLA POLITICA FISCALE ESPANSIVA MEDIANTE LA FUNZIONE DI SAMUELSON SOLOW FRIEDMAN
Prendiamo ora in esame gli effetti della politica fiscale espansiva. Consideriamo come punto di partenza ancora lequilibrio di lungo periodo, con prezzi stabili, di coordinate u * ,0 . Supponiamo che il governo decida un aumento della spesa pubblica G , finanziandolo mediante una emissione di titoli di Stato acquistati dal sistema bancario, cosicch aumenta M . Leffetto di breve periodo identico a quello considerato con lespansione monetaria e pertanto non se ne ripete qui la descrizione. Dopodich, tuttavia, non appena le aspettative di prezzo dei lavoratori vengono riviste, si ha una convergenza verso la funzione di lungo periodo LP . Ora per, diversamente dal caso di espansione monetaria, accade che la domanda aggregata vincolata dallofferta di moneta in termini reali
M e P questa diminuita per effetto dellaumento dei prezzi. Posto che la Banca
Centrale non sovvenziona pi la spesa, il tasso di crescita dei prezzi si annulla e
P non cresce pi. Il punto di equilibrio finale risulta pertanto identico a quello
iniziale: si ha un fenomeno di disinflazione. Anche in questo caso il tragitto caratterizzato dal fenomeno dellovershooting. & p
& p1
u1
u*
102
Per quanto riguarda invece il saggio di interesse i , nella nuova situazione esso risulta pi elevato, e questo provoca spiazzamento dellinvestimento privato. In conclusione, anche la politica fiscale espansiva inefficace per aumentare reddito e occupazione. Anche su questa conclusione torneremo pi avanti, per esprimerla in termini pi completi.
7.5 GLI EFFETTI DELLA POLITICA MONETARIA RESTRITTIVA (DISINFLAZIONISTICA) MEDIANTE LA FUNZIONE DI SAMUELSON SOLOW FRIEDMAN
Per i monetaristi, lautorit monetaria pu e deve attuare una politica monetaria espansiva sono nel senso di sostenere la crescita delleconomia (regola fissa). Essi affermano inoltre che lautorit monetaria deve controllare il tasso di inflazione mediante politiche restrittive. Vediamo come si giustifica questultima indicazione di politica economica.
ottenuto al punto A , livello giudicato insostenibile, e che richiede dunque lattuazione di una politica restrittiva. Consideriamo due alternative.
& p
& p1
doccia fredda B
& p2
C
u*
u1
u
103
& 1. In base alla prima, si attua una drastica riduzione di M (la cosiddetta doccia fredda), azzerandolo di colpo. Accade che tramite il
w , ma non cos. P w In realt, a seguito del loro comportamento, si abbassa e ma si alza P w e dunque aumenta ancora la disoccupazione u e si raggiunge il P punto B . Con il tempo, i lavoratori rivedono le proprie aspettative al
In questo modo credono di abbassare il salario reale
104
In conclusione, per i monetaristi, la politica monetaria restrittiva opportuna ed efficace per contrastare linflazione, visto che i costi in termini di disoccupazione sono solo di breve periodo e modificabili in base ai tempi della manovra. Ci che conta che nel lungo periodo eliminata linflazione, causa di instabilit delleconomia reale.
Se vogliamo ora trarre una conclusione generale circa lefficacia e lopportunit della politica economica nellottica monetarista, possiamo riconsiderare i risultati raggiunti alla fine della sezione 7.1, confermarli e avvalorarli. 1. La moneta influisce sulleconomia reale: non esiste dicotomia tra sfera reale e sfera monetaria; tuttavia, essa influisce in maniera destabilizzante, perci bisogna eliminare la discrezionalit dellautorit monetaria. 2. La Banca centrale dovrebbe attenersi alla regola rigida, ovvero variare la quantit di moneta nel tempo ad un tasso di incremento prefissato, tendente al tasso di incremento medio del reddito reale nel lungo periodo. 3. Non solo la politica monetaria espansiva inefficace e inopportuna. Anche la politica fiscale espansiva inefficace e inopportuna: neppure essa genera aumento del reddito e occupazione, bens genera piazzamento degli investimenti privati. 4. Lunico intervento di politica economica discrezionale che appare giustificato relativo alla politica disinflazionistica tramite restrizione dellofferta di moneta. Essa raggiunge il risultato di togliere la causa di instabilit senza provocare danni alloccupazione, almeno nel lungo periodo.
NB: si suggerisce di confrontare queste conclusioni con quelle che si raggiungono con lapproccio di Keynes. Si constater che i giudizi sugli effetti della politica economica sono radicalmente contrastanti e si comprender quanto limpostazione di una teoria sia determinante per trarre conclusioni di politica economica.
105
gli individui massimizzano qualsiasi funzione obbiettivo; i mercati sono bene organizzati: non esistono impedimenti al
raggiungimento dellequilibrio su tutti i mercati;
lequilibrio ottenuto su tutti i mercati istantaneamente; non esistono per nessun motivo equilibri diversi da Y * o Yn (reddito di
piena occupazione o di disoccupazione naturale). Sul piano degli strumenti di analisi le due novit di rilievo sono le seguenti: 1. una teoria delle aspettative diversa da quella monetarista; 2. la considerazione di un contesto stocasticoprobabilistico, anzich deterministico.
106
Secondo i nuovi macroeconomisti, gli individui effettuano le loro scelte di produzione e di spesa sulla base di:
se non ci sono shock esogeni la posizione di equilibrio sempre Yn ; se si verificano degli shock il sistema esce dallequilibrio, ma solo
temporaneamente, poich grazie alle aspettative vi ritorna subito.
8.2 LA FUNZIONE AS
DI LUCAS
La AS apparentemente analoga a quella dei monetaristi, salvo laggiunta della variabile ut . Tale variabile esprime linfluenza sul reddito di possibili shock di offerta, di natura casuale: (1)
yt = yn + pt pte + ut
107
Ci significa che il reddito al tempo t il reddito di disoccupazione naturale, a meno che non ci siano shock esogeni o aspettative errate. La funzione AS pu essere costruita aggregando le singole funzioni individuali di offerta. Ogni individuo, per decidere di aumentare lofferta di ci che produce o possiede, deve formulare aspettative circa la variazione del suo prezzo. Se vede che esso aumenta, deve cercare di capire:
se aumentata la domanda reale del bene; oppure se aumentata la domanda nominale del bene, ossia se sono
aumentati tutti i prezzi. Nel primo caso constater che c stato uno spostamento delle preferenze dei consumatori a suo favore e deve perci aumentare la produzione; nel secondo caso, invece, si render conto che in atto semplicemente un processo inflazionistico, senza nessun effetto sulla produzione del bene o del servizio che offre. Perci per decidere se aumentare la produzione, ogni individuo costretto a formulare aspettative sui prezzi dei beni e dei servizi che non produce.
108
ossia, la previsione soggettiva di P equivale alla speranza matematica o valore atteso di P , condizionale alle informazioni disponibili nel momento in cui lindividuo formula la previsione. Dunque la previsione non esatta, ma in media esatta, ossia gli errori di previsione hanno queste caratteristiche:
pt pte =
previsione)
dove
E ( t ) = 0
(media
nulla
degli
errori
di
E ( t , t i ) = 0
dagli errori in istanti diversi i valori degli errori sono indipendenti). Ogni individuo razionale (in senso neoclassico) utilizza tutte le informazioni che sono a sua disposizione e perci non pu che compiere solamente errori casuali: sono impossibili errori sistematici, perch compierli significherebbe non utilizzare le informazioni disponibili ed essere quindi irrazionali, ossia comportarsi in modo tale da essere costretti ad uscire dai mercati. La teoria delle aspettative razionali , insieme, un perfezionamento e un superamento critico della teoria monetarista delle aspettative adattive. Infatti, per i monetaristi, nessuna informazione circa i prezzi futuri viene presa in considerazione dagli individui che formulano aspettative adattive. Ci significa che lindividuo dei monetaristi indotto a compiere errori sistematici di previsione. Si accorge di sbagliare, ma non fa nulla per migliorare la propria previsione, ovvero non si informa. La teoria delle aspettative razionali presuppone che lindividuo formuli le sue aspettative sulla base di un modello completo del funzionamento del sistema economico. Solo a questa condizione le sue aspettative risulteranno in media esatte. Questo significa che:
109
mt + vt = yt + pt
dove vt una variabile casuale che esprime gli shock da domanda di moneta. Risolvendo in pt o yt si ha: (5) (6)
pt = mt yt + vt yt = mt pt + vt
dove P = D(Y ) con D' < 0
yt = y n + pt pte + ut yt = mt pt + vt
(AS) (AD)
110
da cui, per una serie di passaggi, otteniamo il valore di pt che assicura lequilibrio simultaneo sui mercati dei beni, della moneta e del lavoro: (8)
pt =
1 mt y n + pte + vt ut 1+
Ora accostiamo a questa equazione una formula di pte , ricordando quanto gi messo in evidenza riguardo allerrore, ossia che pt pte = e che E ( ) = 0 e constatiamo che: (9)
pte = E pt
( )
il che significa che le previsioni di prezzo sono in media corrette. Guardando alla formula (8), possiamo modificarla come segue: (10)
pte =
( )
E (vt ) = 0
E (ut ) = 0
( )
111
(12)
1 e pt = 1 + (mt y n + pt + vt ut ) p e = 1 (m e y + p e ) n t t 1+ t
Consideriamo ora le due variabili ed esprimiamole diversamente. Partiamo dallemissione di moneta da parte dellautorit monetaria, la quale pu agire secondo due direttrici di fondo:
seguendo la regola fissa, conosciuta dagli individui; emettendo moneta con una componente stocastica non conosciuta
dagli individui. (13)
mt = c + t
Gli individui si informano sulla politica monetaria e formulano seguenti aspettative: (14) ossia (15)
mte = E (c + t )
dove E (t ) il valore atteso della componente casuale, ossia uguale a zero, mentre c noto agli individui, per cui la (15) si semplifica in: (16)
mte = c
(17)
1 (c + t yn + pte + vt ut ) pt = 1+ p e = 1 (c y + p e ) n t t 1+
112
Ora sottraiamo la seconda equazione dalla prima e constatiamo che alcuni termini si annullano, cosicch: (18)
pt pte =
1 (t + vt ut ) 1+
lerrore di previsione una variabile casuale, come gi sappiamo; lerrore di previsione scomposto in tre componenti: ut t vt
ovvero shock esogeni reali; ovvero shock da offerta di moneta ovvero shock da domanda di moneta.
Torniamo adesso alla AS di Lucas e modifichiamola in base a quanto detto fin qui circa la natura degli shock esogeni che generano gli errori di previsione. La formula (1) diventa (19)
yt = yn + pt pte + ut
yt = y n +
(t + vt ut ) + ut 1+
1 t + vt + u t 1+
che significa che il reddito corrente yt coincide con il reddito naturale yn a meno di shock esogeni da domanda, da offerta o da variazioni erratiche dello stock di moneta.
113
Dunque:
la AS graficamente risulta essere sempre una verticale; non c nessuna possibilit di influenzare leconomia in maniera
sistematica mediante la politica economica (monetaria o fiscale).
AS
yn
Per esempio, non solo una variazione sistematica della quantit di moneta
8.5 IL GIUDIZIO SULLA POLITICA ECONOMICA DA PARTE DEI NUOVI MACROECONOMISTI CLASSICI
8.5.1 La distinzione tra politiche economiche anticipate e non anticipate
Mostriamo ora, con laiuto dei grafici, quanto si affermato sopra. La conclusione che la politica economica inefficace, ossia non produce effetti reali, se sistematica oppure se erratica ma anticipata.
114
Consideriamo lo schema AS AD . In presenza di una politica monetaria espansiva si verifica uno spostamento della AD e leffetto unicamente sul livello dei prezzi. La stessa cosa succede per la politica fiscale espansiva.
AS
B
p2 p1
A
AD2 AD1
yn
Se invece la politica economica (monetaria o fiscale) non annunciata, gli individui compiono errori, ma hanno linformazione che consente loro di avere delle aspettative in media corrette. Possiamo rappresentare questa situazione immaginando che esista una funzione AS di breve periodo: il reddito aumenta per poi tornare al livello yn .
AS
AS 2 ( BP)
AS1 ( BP)
p2
A
p1
AD2 AD1
yn
115
In ogni caso si ha inflazione e anche la variabilit del reddito non auspicabile, perch genera instabilit. Infatti, nulla garantisce che il reddito aumenti: esso pu anche diminuire, perch gli individui sono stati disturbati nel loro comportamento dallintervento erratico.
Considerando la funzione di Samuelson Solow, i nuovi macroeconomisti classici affermano che non c mai tradeoff tra inflazione e disoccupazione. La funzione Samuelson Solow una verticale nel punto di ascissa un .
& p
un
116
& p
B (2) A (1)
un
Le politiche economiche disinflazionistiche non sono sempre efficaci, ma non presentano nemmeno costi di breve periodo, dato che il tasso di disoccupazione non si allontana mai da quello naturale.
& p
un
117
In conclusione, per in Nuovi Macroeconomisti Classici valgono le tesi dei monetaristi, ma radicalizzate nella direzione neoliberista (e contraria a quella assunta da Keynes):
118
I rapporti di un sistema economico con il resto del mondo sono contabilizzati nella Bilancia dei pagamenti internazionali ( BP ), che suddivisa nelle seguenti sezioni: 1. Bilancia delle Partite Correnti ( BPC ), che contiene: o le relazioni commerciali, sotto forma di esportazioni (flussi di fondi in entrata come corrispettivo di beni venduti allestero) e importazioni (flussi di fondi in uscita come corrispettivo di beni e servizi acquistati allestero). La differenza tra esportazioni e importazioni il saldo della bilancia commerciale; o i trasferimenti (flussi di fondi non legati a transazioni commerciali donazioni, rimesse, aiuti..); 2. Movimenti di capitale ( MC ): contiene i trasferimenti di moneta, come gli afflussi di capitale (fondi in entrata come corrispettivo monetario di aumenti delle passivit finanziarie o diminuzioni delle attivit finanziarie verso lestero) e i deflussi di capitale (fondi in uscita come corrispettivo monetario di aumenti della attivit finanziarie o di diminuzioni delle passivit finanziarie verso lestero). 3. Alle due precedenti sezioni si aggiungono i Movimenti Monetari compensativi, come le variazioni delle riserve o i debiti e crediti nei confronti dellestero. Quindi la BP cos composta: (1)
BP = BPC + MC
119
Indicando con X le esportazioni e con Z le importazioni, la definizione di domanda effettiva del sistema economico la seguente: (2)
Y = C + I +G+ X Z .
Le esportazioni X dipendono dalla domanda estera DX e dalla ragione di scambio P0 che esprime le unit di esportazioni necessarie ad ottenere ununit di importazioni, in moneta nazionale. Indicando con:
il prezzo delle importazioni (in valuta estera); il tasso di cambio, definito qui come il numero di unit di moneta
nazionale necessario per ottenere una unit di valuta estera. (Qualora si definisca il tasso di cambio come il numero di unit di valuta estera necessarie per ottenere una unit di moneta nazionale, tale definizione coincide con
1 ). E
ovvero il rapporto tra il prezzo delle importazioni in moneta nazionale e il prezzo delle esportazioni in moneta nazionale. Le esportazioni saranno definite cos: (4)
X = X (D X , P0 )
mentre le importazioni, che dipendono dal reddito interno e dalla ragione di scambio, saranno definite cos: (5)
Z = Z (Y , P0 )
120
Dato P0 possiamo introdurre due semplici relazioni lineari per esprimere esportazioni (che dipendono esclusivamente dalla domanda estera) e importazioni (che hanno invece una componente autonoma e una componente dipendente dal reddito): (6) (7)
X = X0 Z = Z 0 + mY
dove m =
In particolare, m rappresenta la propensione marginale allimportazione, ossia lincremento infinitesimo di Z per ogni incremento infinitesimo di Y . Ne segue che la funzione IS espressa in forma lineare : (8)
Y = [C0 + b(1 t )Y ] + [I 0 ai ] + G + X [Z 0 + mY ]
(10)
i=
1 (C0 + I 0 + G + X Z 0 ) 1 b(1 t ) + m Y a a
121
1.3 Se il saldo BPC < 0 , esistono meccanismi automatici per ristabilire il pareggio?
Ci sono due alternative per ristabilire lequilibrio del conto BPC : 1. variare la domanda effettiva, ossia aumentare le esportazioni, oppure ridurre le importazioni; 2. variare la ragione di scambio, ossia variare p X oppure E , dato pZ . Consideriamo le due alternative separatamente. 1) Variano le quantit esportate Q X (a parit di p X e di E ) Questo consente sicuramente di ottenere il risultato, perch ogni aumento di X fa aumentare il reddito e anche le importazioni Z , ma queste ultime aumentano in modo meno che proporzionale. Infatti:
(13)
1 X Y = 1 b(1 t ) + m Z = mY
ossia (14)
Z = m
1 X 1 b(1 t ) + m
dove
0<
m <1 1 b(1 t ) + m
2a) Varia p X Supponiamo che il cambio E sia fisso, e che un sistema economico debba produrre le merci esportate ad un prezzo pi alto, ossia p X cresciuto. A questo punto, la BPC che era in pareggio, va in deficit. Come ristabilire il pareggio? Il riequilibrio avviene in modo automatico? Dato che E fisso, la riduzione delle esportazioni X comporta un minore ingresso di valuta estera, cosicch non c valuta sufficiente per pagare le
122
importazioni Z . Deve quindi intervenire la Banca Centrale, cedendo parte delle proprie riserve di valuta e ritirando moneta nazionale. Questa restrizione monetaria fa diminuire i prezzi interni, riportandoli al livello iniziale, in modo che aumentano le esportazioni e la BPC nuovamente in pareggio ( BPC = 0 ). 2b) Varia E Il tasso d cambio E determinato dallincontro delle funzioni di domanda e di offerta di valuta estera, sul mercato della valuta. La domanda di valuta estera DV proviene dagli importatori di merci (oltre che dagli esportatori di capitali), ed pari a (15)
DV = QZ p Z
Se E aumenta, la valuta estera diventa pi cara (infatti si svaluta la moneta nazionale) e, ceteris paribus, gli importatori diminuiranno le quantit importate QZ e quindi anche la stessa domanda di valuta. Vale quindi la relazione, decrescente, (16)
DV = D(E )
con DV < 0
Lofferta di valuta estera SV proviene invece dagli esportatori di merci ed pari a (17)
SV = QX p X E
X ,E =
dQ X E >1 Q X dE
123
SV
DV
S V , DV
Il punto dincontro tra SV e DV offre il tasso di cambio E di equilibrio. Dato E , spostamenti verso destra della DV (dovuti ad esempio ad aumenti di
DV1
DV2
SV1 SV2
B
DV
SV1
SV2
E1
E1
SV , DV
Deficit Surplus
SV , DV
124
1.4 Il problema di un riequilibrio della BPC dopo che si creata la situazione BPC<0
1) Caso in cui E fisso Supponiamo che da una posizione di equilibrio aumenti la domanda di valuta estera, cosicch BPC < 0 . Il riequilibrio non pu che avvenire con un intervento della Banca Centrale che cede valuta estera attingendo alle riserve e riduce quindi la quantit di moneta nazionale. La SV si sposta fino ad un nuovo punto di equilibrio.
E
(1)
DV1
DV2
E1
SV1
(2)
SV2
SV , DV
2) Caso in cui E flessibile Se BPC < 0 il deficit pu essere sanato svalutando la moneta, ossia aumentando E , purch venga rispettata la condizione di Marshall Lerner. Tale condizione afferma che: dati i prezzi p X e pZ , il deficit di BPC pu essere eliminato aumentando E , purch la somma delle elasticit in modulo della domanda di esportazioni e della domanda di importazioni rispetto al tasso di cambio sia maggiore dellunit.
125
X ,E =
dQ X E Q X dE dQZ E QZ dE
(21)
Z ,E =
X ,E + Z ,E > 1
Non dimostriamo la proposizione ma ne spieghiamo il significato. 1. Consideriamo prima un caso particolare, ma semplice. Supponiamo che le quantit importate QZ siano rigide rispetto al tasso di cambio, ossia che allaumentare di E non varino le quantit importate (ad esempio si tratta di merci assolutamente indispensabili per il sistema economico). Sia BPC < 0 e si cerchi il pareggio mediante un aumento di E ; per le ipotesi introdotte accade che gli importatori non varino la loro domanda di valuta, quindi per ottenere il pareggio necessario aumentare lofferta di valuta SV =
QX p X . Dunque, allaumentare del E
tasso di cambio, le quantit esportate QX devono aumentare in maniera pi che proporzionale. Ci significa che deve essere X , E > 1 ossia X , E + Z , E > 1 come volevasi dimostrare. 2. Consideriamo ora invece il caso generale, in cui anche le importazioni sono sensibili al variare del tasso di cambio. Sia ancora BPC < 0 e si cerchi il pareggio mediante un aumento di E . Ora supponiamo per che allaumentare di E le quantit diminuiscano. Sar dunque Z , E < 0 e Z , E > 0 . Ora per raggiungere il pareggio non pi necessario che sia
126
Consideriamo un sistema economico in equilibrio interno (sui mercati dei beni e della moneta) ed esterno, tale che BP = 0 ovvero BPC + MC = 0 . Tuttavia ipotizziamo che questo equilibrio sia un equilibrio tipicamente keynesiano, di non piena occupazione, per cui assumiamo Y < Y * . Ci chiediamo se la politica monetaria e quella fiscale possono ottenere aumenti del reddito e delloccupazione senza disturbare questi equilibri. Utilizziamo il modello di Mundell Fleming (1968), fondato sullo schema
IS LM e introduciamo queste ipotesi limitatrici:
1. tutte le ipotesi gi introdotte riguardanti lo schema IS LM riferito alleconomia chiusa; 2. ipotesi relative alla sezione BPC : o
p X e pZ sono invarianti e non ci sono aspettative di loro
variazioni; o si esclude la speculazione sui cambi, quindi non ci sono aspettative di variazioni di E ; 3. ipotesi relative alla sezione MC : o i capitali entrano ed escono dal sistema economico esclusivamente in funzione del differenziale tra i tassi di interesse interno ed estero, ossia (23)
MC = f i i *
Per semplicit assumiamo come dato il tasso di interesse estero i * e consideriamo gli effetti su MC di variazioni del saggio di interesse interno i ;
127
o si esclude speculazione sui divari fra i saggi di interesse, ossia le aspettative in proposito non mutano.
2.2.1 Lequilibrio esterno e la relazione BB Per semplicit introduciamo una relazione di equilibrio dei conti con lestero lineare. Le due sezioni della BP possono essere espresse cos: (24) (25)
BPC = X 0 (Z 0 + mY ) MC = MC0 + ni
X 0 (Z 0 + mY ) + MC0 + ni = 0 i
(28)
i=
Z 0 X 0 MC0 m + Y n n
con lestero nelle variabili Y e i ed una relazione crescente nel piano (Y , i ) . Essa tende alla verticale quando, dato m , n basso (quindi il rapporto
m alto n caso A); tende invece allorizzontale quando, dato m , n alto (quindi il
rapporto
128
i
A
Dal punto di vista economico, la BB crescente perch pi alti livelli di reddito Y fanno crescere le importazioni e dunque generano deficit nella sezione BPC . Per restare in pareggio (a tasso di cambio fisso) occorre quindi aumentare il tasso di interesse i affinch si abbia un surplus compensativo nella sezione MC . I punti al di sopra e al di sotto della BB esprimono rispettivamente situazioni di surplus e di deficit. Se n basso e la BB tende alla verticale, un aumento del reddito e delle importazioni richiede un forte aumento di i ; i capitali sono scarsamente sensibili alle variazioni di i . Viceversa, se n alto, i capitali sono molto sensibili alle variazioni di i .
i
Surplus
BB
Deficit
2.2.2 Le relazioni IS e LM in regime di cambi fissi Partendo da funzioni lineari dei consumi e degli investimenti e tendendo conto delle esportazioni e delle importazioni, che sono voci rispettivamente
129
positiva e negativa della domanda (vedi paragrafo 1.2), la IS pu essere espressa come segue: (29)
Y= 1 a (C0 + I 0 + G + X 0 Z 0 ) i 1 b(1 t ) + m 1 b(1 t ) + m
i=
1 (C0 + I 0 + G + X 0 Z 0 ) 1 b(1 t ) + m Y a a
L = L1 (Y ) + L2 (i ) = kY hi
M =MS
M S = kY hi
o risolvendo in i : (34)
k MS i= Y h h
2.2.3 Lequilibrio simultaneo del mercato dei beni (IS ) , della moneta
equilibrio simultaneo, occorre quindi individuare una variabile che assuma uno equilibrio sovradeterminato, occorre individuare i valori di M che, a date sola posizione della LM simultaneo sui tre mercati. nel piano
e un solo valore per ogni coppia di valori (Y , i ) . Poich il sistema di relazioni di coppie di valori (Y , i ) , garantiscono la soluzione. Data la BB e la IS , esiste una
(Y , i )
130
1. Se la LM giace al di sotto di tale posizione, ossia M pi elevata, si ha equilibrio sui mercati dei beni e della moneta, ma non si ha equilibrio esterno, quindi la BP in deficit (caso LM ' ). 2. Se la LM giace al di sopra di tale posizione, ossia M pi bassa, si ha equilibrio sui mercati della moneta e dei beni, ma non equilibrio esterno, e la BP in surplus (caso LM ' ' ).
LM ' '
LM
LM '
Surplus
BB
Deficit
IS
2.2.4 Gli effetti di una politica monetaria (espansiva) in regime di cambi fissi (nel caso Y < Y * ) Si supponga unespansione della quantit di moneta M al fine di
aumentare il reddito. Il primo effetto consiste in una diminuzione del tasso di interesse i e un aumento del reddito Y . Graficamente, la LM si sposta verso il basso. Poich diminuisce i , la sezione MC va in deficit e, poich aumenta Y , aumentano le importazioni Z e anche la sezione BPC va in deficit. Quindi la
131
La politica monetaria in regime di cambi fissi inefficace. Ovvero in cambi fissi la politica monetaria vincolata al mantenimento del tasso di cambio.
LM 1
(2)
LM 2
(1)
i1
(2) (1)
BB
i2
IS
Y1
(1) (2)
Y2
Y*
2.2.5 Gli effetti di una politica fiscale pura espansiva in regime di cambi fissi (nel caso Y < Y * ) Si supponga una politica fiscale espansiva aumento della spesa pubblica per aumentare il reddito. Si supponga anche che la maggiore spesa sia finanziata dalla Banca Centrale. Il primo effetto consiste nellaumento del reddito Y e del tasso di interesse i : nel grafico la IS si sposta verso destra. Poich aumenta il reddito, aumentano le importazioni Z e la sezione BPC va in deficit. Poich aumenta il saggio di interesse, la sezione MC va in surplus. Distinguiamo ora due casi: 1. se la sensibilit dei capitali alle variazioni del tasso di interesse elevata ( n alto e la BB tende allorizzontale), allora prevale il surplus di MC . Questo significa che, in regime di cambi fissi, deve intervenire la Banca centrale ritirando valuta estera e cedendo moneta. Nel grafico, la LM si sposta verso il basso fino a ristabilire lequilibrio ad un livello di reddito pi alto. La politica fiscale risulta quindi molto efficace;
132
i
(1) B
LM 1
LM 2
iB
(2) (1)
(2) C A
iC iA
BB
(1) (2)
IS1
(2)
IS 2
YA
(1)
YB
YC
Y*
2. se la sensibilit dei capitali alle variazioni del tasso di interesse bassa ( n basso e la BB tende alla verticale) prevale invece il deficit della
BPC . Questo significa che la Banca Centrale deve intervenire cedendo
valuta e ritirando moneta. Nel grafico, la LM si sposta verso lalto fino a ristabilire lequilibrio a un livello di reddito pi alto, anche se la variazione pi modesta rispetto al caso precedente. La politica fiscale in cambi fissi risulta ancora efficace.
BB
i
(1)
LM 2
C (2)
iC
(2) (1)
LM 1
iB iA
(2) A
(1)
IS1
(2)
IS 2
YA
YC
(1)
YB
Y*
133
Va comunque osservato che la politica fiscale risulta sempre efficace, ma unelevata sensibilit dei capitali, pur producendo effetti pi significativi sul reddito, connessa ad una forte dipendenza del saggio di interesse interno dal saggio di interesse estero. Questo di fatto toglie efficacia alla politica economica nazionale.
2.3.1 Lequilibrio esterno e la relazione BB Poich importazioni ed esportazioni sono espresse come (35) (36)
Z = Z (Y , P0 ) X = X (D X , P0 )
dove
P0 =
pZ E pX
considerando relazioni lineari: 1. Le esportazioni sono pari a (37) X = X 0 + gE ossia il valore delle esportazioni in moneta nazionale cresce al crescere del tasso di cambio. Sottostante solo lipotesi X , E > 0 . Infatti si afferma solo che al crescere di E deve crescere Q X , poich il prezzo delle esportazioni p X considerato costante. Non si pretende che le esportazioni X crescano pi che proporzionalmente rispetto a E . 2. Le importazioni sono pari a (38) Z = Z 0 + mY fE ossia il valore delle importazioni in moneta nazionale diminuisce al crescere del tasso di cambio. In questo caso non sufficiente assumere che Z , E > 0 , ossia che al crescere del tasso di cambio diminuiscono le quantit importate QZ . Infatti, al
134
crescere di E , aumenta il prezzo delle merci importate espresso in moneta nazionale, ovvero p Z E . Poich deve essere (39)
Z = QZ p Z E
valere la condizione di Marshall Lerner. In cambi flessibili, dunque, la relazione BB esprimibile cos: (40)
( X 0 + gE ) (Z 0 + mY fE ) + (MC0 + ni ) = 0
Y=
1 [X 0 Z 0 + MC0 + ni + (g + f )E ] . m
Y = [C0 + b(1 t )Y ] + [I 0 ai ] + G + ( X 0 + gE ) (Z 0 + mY fE )
2.3.3 Lequilibrio simultaneo del mercato dei beni (IS ) , della moneta
135
(Y , E )
parametriche rispetto a i . Accanto consideriamo poi un piano (Y , i ) nel quale compaiono le relazioni IS e LM .
Prendiamo in esame landamento delle relazioni BB e IS nel piano (Y , E ) . Se consideriamo la formula (41) introdotta sopra, constatiamo che la BB crescente: infatti, dal punto di vista algebrico, fissato i , E deve crescere al crescere di Y . Dal punto di vista economico, possiamo affermare che per valori pi alti di Y , si hanno valori pi alti di Z , che, come detto in precedenza, producono un deficit della BPC , e quindi per mantenere lequilibrio esterno E deve aumentare.
Nel piano (Y , E ) , anche la IS crescente: considerando la formula (43), fissato i , E deve crescere al crescere di Y . Dal punto di vista economico possiamo affermare che per valori pi alti di E si hanno valori pi alti di X . Dunque, a parit di i , lequilibrio sul mercato dei beni non pu che avvenire a valori pi alti di Y con conseguente aumento delle importazioni Z e il mantenimento dellequilibrio esterno.
Osserviamo infine che, risolvendo le due equazioni in termini di E , il coefficiente angolare della IS (45)
1 b(1 t ) + m g+ f
m g+ f
136
IS
BB
2.3.4 Gli effetti di una politica monetaria espansiva in regime di cambi flessibili (nel caso Y < Y * ) Data una situazione di equilibrio tale che:
I =S MS = L BP = 0 Y <Y*
reddito. Considerando il piano (Y , i ) , sappiamo che leffetto un aumento del reddito e una diminuzione del saggio di interesse. Sul piano (Y , E ) , invece, la IS si deve spostare a destra, perch a pari valori di E si hanno pi alti valori di reddito Y . Anche la BB deve spostarsi, essendo parametrica rispetto al tasso di interesse. Essendo i pi basso, la sezione MC va in deficit e per mantenere lequilibrio dei conti con lestero si pu agire sul tasso di cambio E aumentandolo. Quindi la BB si sposta verso lalto. Il nuovo punto di equilibrio si trova ad un tasso di interesse i pi basso, a un reddito Y pi elevato e ad un tasso di cambio E maggiore. Infatti, occorre esaminiamo lipotesi per cui si espanda la moneta per aumentare il
137
che E aumenti affinch il conseguente aumento delle esportazioni controbilanci laumento delle importazioni e il deficit della sezione MC . Se ne conclude che, in cambi flessibili, la politica monetaria efficace, anche se laumento di E , ovvero la svalutazione della moneta nazionale, pu introdurre inflazione nel sistema economico.
IS1
(2)
IS2 BB2
B (3)
BB1
A
Y1
Y2 LM 1
(1)
IS
LM 2
iA iB
(1)
Y1
Y2
Y*
138
2.3.5 Gli effetti di una politica fiscale pura espansiva in regimi di cambi flessibili (nel caso Y < Y * ) Data una situazione di equilibrio tale che:
I =S MS = L BP = 0 Y <Y*
reddito. Considerando il piano (Y , i ) , sappiamo che aumentano sia il reddito che il saggio di interesse. Consideriamo ora il piano (Y , E ) : la IS si deve spostare verso destra, poich a pari valori di E si hanno valori pi alti di Y . Essendo inoltre che laumento del saggio di interesse provoca spiazzamento degli investimenti privati, lo spostamento pu essere pi o meno rilevante. Ma anche la BB deve spostarsi. Infatti, ad un tasso di interesse i pi alto, la sezione MC va in surplus per comodit supponiamo che questo surplus sia pi significativo del deficit della BPC. Per mantenere lequilibrio dei conti con lestero si pu ridurre il tasso di cambio E , quindi la BB si sposta verso il basso. Il nuovo punto di equilibrio si trova ad un tasso di interesse i pi alto, ad un reddito Y pi o meno prossimo a quello iniziale e ad un tasso di cambio E pi basso. Se ne conclude quindi che, in regime di cambi flessibili, la politica fiscale poco efficace. valutiamo lipotesi per cui si espanda la spesa pubblica per aumentare il
139
IS1
(2)
IS2 BB1
A B (3)
BB2
Y1
Y2
i
IS1
(1)
IS2
LM
iB iA
A
(1)
Y1
Y2
Y*
140