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Giuseppe Corrado

TEORIA DELLA CONDENSAZIONE PSICO-EMOZIONALE-LINGUISTICA

Milano 2010

2010 Arcipelago Edizioni Via Carlo DAdda 21 20143 Milano info@arcipelagoedizioni.com www.arcipelagoedizioni.com Prima edizione giugno 2010 ISBN 978-88-7695-430-6 . Tutti i diritti riservati
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a Do, Che me ne ha fatto dono

INDICE

1. LA CONDENSAZIONE PSICO-EMOZIONALE-LINGUISTICA . . . . . . 2. eij kai; ... ajlla; * . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. REPERTORIO DI DISPARATI bRANI DI AUTORI LATINI E GRECI A RIPROVA DELLARGOMENTATA TEORA . . . . . . . . . . bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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* AVVERTENZA: talora le parole greche presenti in questo volume e talora, alloccorrenza, quelle latine ed italiane , sono state considerate, nella loro dimensione grafica, non gi come lemmi, bens direttamente come elementi discorsvi in situazione, cio di gi quali esse si presentano nel vvo della comunicazione ecco perch, ad es., qui il kaiv di partenza e lajllav finale, che sarebbero dovuti essere provvisti di accento acuto proprio perch seguiti da alcunch (eij kaiv ... ajllav ), sono in realt immaginati come se fossero calati allinterno della pi ampia catena fonosintattica del discorso da cui sono influenzati, e quindi graficamente riprodotti provvisti di accento grave.

1 LA CONDENSAZIONE PSICO-EMOZIONALE-LINGUISTICA

La comunicazione1 fortemente connessa alla sfera psichico-emozionale di una persona. Il mezzo pi usuale di espressione delle nostre ide e delle emozioni loro connesse la parola. Parlare significa dare una dimensione fonico-acustica, e quindi fisica, al nostro pensiero ed alle emozioni ad esso connesse. Succede per che alcuni flussi di pensiero insieme con il loro quantitatvo emozionale circolano nella nostra mente sfuggendo al controllo diretto della coscienza. Non tutto ci che esiste e si svolge nella nostra mente, insieme con la sua portata emozionale, avviene sotto linflusso diretto della coscienza. In ci consiste il subconscio quel campo psichico-emozional-esistenziale che Freud chiamava preconscio , il quale rappresenta un particolare stato di ottenebramento psichico e perci stesso emozionale, nel quale una parte di ci che esiste e si svolge nella nostra mente viene, unitamente alla sua carica emotva, raccolta con difficolt ed imperfettamente oggettivata
Una Lingua, un sistema tanto grafico, tanto fonico-acustico, di matrice cerebro-emozionale, atto ad esprimere atti comunicatvi sequenzialmente, cio testualmente, definti. La comunicazione, in Linguistica, possibilmente nel suo grado pi alto quindi in quanto comunicazione chiara, trasparente, vera: comunicazione nel vero senso della parola , infatti lespressione di un messaggio al massimo della sua energa comunicatva. E tale essa in qualsiasi altro campo: nella Fisica, nella Matematica, nella Filosofa, nella Musica, nella Medicina, nelle arti figuratve in genere (disegno, pittura, scultura, ecc.), nel linguaggio non-verbale, ed in tutti gli altri rimanenti campi e settori dellesistenza. Linformazione, la novit ed il diverso, il divergente, il differente, sono una medesima cosa. Linformazione vera, infatti per sua natura nuova e diversa, divergente, differente; la novit vera, per sua natura informatva e diversa, divergente, differente; la diversit, la divergenza, la differenza vera, per sua natura informatva e nuova. Un atto linguistico, tanto grafico quanto fonico-acustico, pertanto un atto comunicatvo, e come tale passbile quindi di essere decodificato ed interpretato, cio suscettbile di vedere impiegata su di s lapplicazione di un procedimento di decodifica ed ermeneusi.
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dalla nostra coscienza.2 Ora: il fatto che una parte delle nostre ide con le emozioni ad esse connesse venga raccolta con difficolt ed imperfettamente oggettivata dalla nostra coscienza, vuol dire che nel momento in cui andr ad esprimere quella parte di ide e di loro relatve emozioni esprimere, naturalmente, a parole , lo far in modo non chiaro, ristretto, non pieno, non esaustvo, proprio perch ristretto il senso, lavvertenza che ho di quella parte di ide e di loro relatve emozioni alcuni talora si sottopongono ad ipnosi per meglio conoscere s stessi, soprattutto in caso di traumi infantili rimossi dalla loro coscienza. Uno dei meccanismi involontari attraverso cui avviene che esperiamo una parte delle nostre ide con la loro portata emozionale in modo non chiaro, non pieno, non esaustvo, la cosiddetta condensazione psichico-emozionale o psico-emozionale, gi in passato sostenuta dallo stesso Freud3 e da bleuler4 con il semplice appellatvo di condensazione. Condensazione psico-emozionale vuol dire che pi concetti, pi ide, pi espressioni di pensiero si addensano, si concentrano, si congelano, si condensano, con la loro relatva carica emotva, in ununica espressione di pensiero dotata di una portata emozionale risultante dalla concentrazione delle singole portate emozionali legate alle singole espressioni di pensiero, le quali assembrandosi danno vita ad un unico concentrato di emotivit di notevole intensit; e questunica espressione di pensiero e questo concentrato di emotivit nuovi che se ne creano, fanno da schermo a quella molteplicit, e da soli assommano in s tutta lenerga psichica ed emozionale di quella, tutta lenerga psichica

NellEnciclopedia Italiana Istituto Giovanni Treccani, sotto la voce SUbCO(o SUbCOSCIENTE) si legge: Condizione di minor chiarezza e vivacit della coscienza, che non esclude lo svolgersi di avvenimenti psichici complessi e delicati. ovvio che il concetto di subcosciente deve rimaner vago; la coscienza ha infinite gradazioni di vivacit, e non si pu stabilire alcun limite preciso fra la coscienza ravvivata dallattenzione e dallinteresse e il resto dei fenomeni coscienti, e neppure si pu mai dire se la coscienza abbia o no raggiunto il massimo di chiarezza possibile. Si potrebbe dunque sostenere che il subcosciente abbraccia tutti i fenomeni psichici. Ci nonostante si usa e si abusa dei termini subcosciente e subcoscienza per designare impropriamente, dando ad essi anche un colorito mistico, i fenomeni pur coscienti che si svolgono fuori dal campo dellattenzione e soprattutto i fenomeni di dissociazione psichica. preferibile analizzare di volta in volta le ragioni per cui la coscienza rimane oscura pur non essendo abolita. 3 Freud 1899a, pagg. 263-285, 538-540; 1900, pagg. 52-56; 1915e, pag. 847; 1932a, pagg. 41, 155-157, 161, 170, 172, 181, 214, 269, 325, 332, 353, 432. 4 bleuler 1916.
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SCIENZA

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ed emozionale dei singoli costituenti di quella; ed in pi, e soprattutto, questa nuova ed unica rappresentazione psichico-emozionale deve avere con almeno uno dei suoi singoli costituenti in essa confluti un qualche nesso, cio almeno uno dei suoi singoli costituenti deve rimandare a questunica espressione di pensiero e di emotivit che finisce collessere il punto dintersezione di loro tutti.5 Devo dire, per, che esiste anche una condensazione verbale, o meglio, concettual-emozional-verbale, o, se si preferisce, psichico-emozional-linguistica, o meglio, psico-emozional-linguistica, cio non soltanto puramente psichica ed emozionale non gi soltanto concentrazione di materiale psichico ed emozionale , ma altres verbale, linguistica anche concentrazione di materiale verbale, linguistico, oltre a quello , dovuta proprio al suaccennato frangente in cui si va ad esprimere verbalmente un qualche cosa di cui si hanno ristretti il senso e lavvertenza. E mentre la prima afferisce unicamente alla sfera dellinconscio, questa seconda finisce collafferire alla sfera del subconscio di cui sopra. La quale, pure stata toccata da personalit quali Aristotele6, Freud7, Lacan8, Jakobson9, Ricoeur10, Eco11, per unicamente in riferimento alla figura retorica della metafora,12 e senza peraltro ben specificare e chiarire che il meccanissmo psichico che sottende al venire in essere di detta figura ha piuttosto a che fare con il subconscio, rimanendo quindi ad argomentare, chi di loro con maggiore coscienza, chi con minore, ancora in termini di inconscio. Anzi: tanto pi c da ridire sul fatto stesso che la metafora sia un prodotto del subconscio quanto pi si pensa che il suo impiego spessissime volte una scelta volontaria del parlante e soprattutto dello scrivente, in quanto la sua adozione assai frequente soprat5 ATTENZIONE: la condensazione di un elemento A ed un elemento b in un unicum x, a livello matematico non si esprimer in A+b, bens in Ab o Ab = Ab, per cui Ab = x, o meglio: x = Ab. 6 Aristotele, Poetica, 21, 1457b, pagg. 46-47. 7 Freud 1899a, pagg. 315-323, 539-540; 1932a pagg. 27-74. 8 Lacan 1957b, pagg. 488-523; 1966c, pagg. 714-720. 9 Jakobson 1956, pagg. 22-45. 10 Ricoeur 1975, pag. 5. 11 Eco 1971, pag. 108. 12 Per Freud 1899a, pag. 316, fa in realt riferimento a detta condensazione: debbo invitare ad osservare, che, pure, qui il fondatore della Psicoanalisi oltre che a non definirla, non mette neppure bene in chiaro lesistenza di una condensazione psico-emozionale che rimane puramente tale, e di una condensazione psico-emozional-linguistica che va oltre la sola sfera psichico-emozionale.

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tutto nei componimenti poetici. Orbene, linconscio contiene una gran quantit di esperienze. Alcuni contenuti inconsci giungono alla soglia della coscienza normalmente man mano che cresciamo, durante le nostre normali fasi di crescita, man mano che ci sviluppiamo: noi, man mano che cresciamo, gradatamente prendiamo coscienza di noi stessi, di chi siamo; e questi contenuti inconsci che giungono alla soglia della nostra coscienza, normalmente, mentre cresciamo, riusciamo anche ad esprimerli, a verbalizzarli noi ci diamo degli attribti e diamo agli altri degli attribti, quindi esprimiamo giudzi, diamo nomi ai referenti, ecc. Nellinconscio ci sono rappresentazioni unicamente emozionali,13 che in linea di massima non possono essere razionalizzate, quindi non verbalizzabili, bens unicamente simboliche: unicamente simboli, non-linguaggio: rappresentazioni non gi cerebro-emozionali, bens unicamente emozionali, che sono quelle pi vicine a Do poi, le quali rappresentazioni, i quali simboli, si diventa in grado di verbalizzare solo quando giungono alla soglia della coscienza o, in modo imperfetto, della subcoscienza. soprattutto quando giungono alla soglia della coscienza che i contenuti inconsci acquistano una veste verbale, un alne verbale, una cornce verbale e quindi noi diventiamo in grado di darci degli attribti e di dare agli altri degli attribti, di esprimere giudzi, di dare nome ai referenti, ecc.14 Ci sono per contenuti inconTant che nellEnciclopedia Italiana Istituto Giovanni Treccani, al vol. XXVIII, sotto la voce PSICOANALISI, alla sottovoce Linconscio, si legge: [...] In ciascuno dei tre sistemi (inconscio, preconscio, conscio) si riscontrano modalit e leggi diverse. Quelle del primo non sono immediatamente descrivibili in termini di coscienza, poich in esso manca la rappresentazione dello spazio e del tempo (non vi sono quindi ricordi nel senso comune del termine), fanno difetto le rappresentazioni verbali o mimiche, non v alcuna differenza tra realt materiale e realt psichica, non vi sono negazioni, dubb, gradi di certezza, contrasti, ma soltanto presenze; [...]. Esse risalgono ad una originaria confinatio ad unum a-formale. 14 Freud 1915a, pag. 855, parla di rappresentazione della parola: La rappresentazione conscia comprende la rappresentazione della cosa pi la rappresentazione della parola corrispondente, mentre quella inconscia la rappresentazione della cosa e basta. Lipotesi dello stesso Sigmund Freud prevede che la nascita del linguaggio sia connessa allattivit simbolica. Per Freud il simbolo una rappresentazione della cosa impiegata in sostituzione delloggetto mancante; lattribuzione di concretezza a ci che mera rappresentazione permette al bambino di padroneggiare langoscia legata alle situazioni di frustrazione. Accanto alla rappresentazione della cosa Freud, come gi detto, ipotizza la rappresentazione della parola connessa a residui mnestici di tipo acustico: Il sistema inconscio contiene gli investimenti che gli oggetti hanno in quanto cose, ossa i primi ed autentici investimenti oggettuali. Il sistema preconscio nasce dal fatto che questa rappresentazione della cosa viene sovrainvestita in seguito al suo
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sci dolorosi o troppo emotivamente sovrainvestti, incompatibili con le esigenze immediate della nostra vita psichica, e fra questi, quelli pi dolorosi o emotivamente sovrainvestti non giungono mai alla soglia della coscienza, a meno che non si cerchi di farli riaffiorare tramite psicoanalisi; quelli meno dolorosi o meno emotivamente sovrainvestti, devo dire, spontaneamente giungono alla soglia della coscienza: e se sono di quelli ai quali connessa una carica di pavqo~ o di sovrainvestimento emotvo maggiore, nel momento della loro manifestazione rimangono puramente psichici, non riusciamo a verbalizzarli, non riusciamo a parlarne, si presentano sotto forma di sintomi a sfondo nevrotico oppure sotto forma di contenuti onirici mentre dormiamo,15 di sogni non particolareggiati, non dettagliati, bens stringati, laddove il sogno scarno, misero, laconico in confronto alla mole ed alla ricchezza dei pensieri e delle emozioni del sogno stesso, il che spiega la differenza esistente fra il testo del contenuto e quello dei pensieri e delle emozioni del sogno condensazione psico-emozionale; se sono di quelli ai quali connessa una carica di pavqo" o di sovrainvestimento emotvo minore, nel momento della loro manifestazione riusciamo a verbalizzarli, riusciamo a parlarne, per in maniera succnta, compressa, ristretta, perch tali contenuti non vengono filtrati direttamente dalla coscienza come quelli che affiorano per un fatto di crescita, di identificazione identificazione di s e degli oggetti, e quindi anche degli altri s, dei s esterni e del mondo , in quanto questi sono pur sempre molesti o troppo sovrainvestti emotivamente, quindi il filtraggio diretto della coscienza sarebbe cosa drastica: s piuttosto vengono filtrati, come sopra accennato, dal subconscio, che un nostro campo psichico-emozional-esistenziale di difesa come linconscio del
nesso con le relative rappresentazioni verbali. Abbiamo il diritto di supporre che siano tali sovrainvestimenti a determinare una pi alta organizzazione psichica, ed a rendere possibile la sostituzione del processo primario con il processo secondario che domina nel preconscio (1915a, pag. 855). La spiegazione linguistica freudiana vede il rappresentante inconscio strettamente legato allimmagine sensoriale ed alle esperienze soggettve dalle quali si genera, e quello conscio come un vero e proprio segno linguistico-verbale risultato dalla concettualizzazione astratta del significante inconscio, operata attraverso il ricorso ad un codice socializzato e condiviso, acquisto tramite lapprendimento del linguaggio. Da qui la possibilit di un uso terapeutico della parola intesa come possibilit di verbalizzazione di ricordi, immagini, affetti e pensieri, di rielaborare i propri conflitti inconsci. 15 Freud 1915e, pag. 847: Possiamo conoscere i processi inconsci solo nel sogno e nella nevrosi []. Essi non possono essere conosciuti in s []. 11

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resto , proprio perch consistente in uno stato di coscienza e di emotivit attenuate. Talch, mentre le rappresentazioni regolari psicologicamente ed emotivamente, cio non apportatrici di pavqo" o di eccessvo sovrainvestimento emotvo, che perci venivano filtrate direttamente dalla coscienza, acquisvano una cornce verbale nel momento in cui giungevano alla soglia della coscienza, queste altre, pur sempre moleste o emotivamente sovrainvestte anche se di una carica patetica o emotva minore, e quindi pur sempre compatibili con le esigenze della nostra vita psichica in modo non immediato, e perci filtrate dal subconscio, proprio in quanto il subconscio rappresenta uno stato di coscienza ed emotivit attenuate un meccanismo di difesa contro ci che ingenera pavqo~ o eccessva intensit di vita , acquistano una cornce verbale non piena, una cornce semiverbale direi, nel senso ampio del termine infatti il subcoscio un campo esistenziale in cui gravitano semirappresentazioni cerebro-emozionali: semirappresentazioni non in senso stretto, non in senso geometrico, non nel senso di rappresentazioni a met, bens nel senso di rappresentazioni non piene , per cui pi concetti con la loro relatva portata emotva vengono compressi in ununica unit lessematica. come se agisse una forza, una forza di difesa, che sottopone il materiale lessematico ad una pressione, ad una concentrazione condensazione psico-emozional-linguistica. Pi precisamente, condensazione psico-emozional-linguistica vuol dire che pi parole, pi termini, pi lessemi, pi unit terminologiche o lessematiche che dir si voglia si addensano, si concentrano, si congelano, si condensano, con la loro relatva portata psichico-emotva, in ununica unit terminologica o lessematica che dir si voglia dotata di una portata psichico-emozionale risultante dalla concentrazione delle singole portate psichico-emozionali legate alle singole unit terminologiche o lessematiche che dir si voglia, le quali assembrandosi danno vita ad un unico concentrato di cerebro-emotivit di notevole intensit; e questunica unit terminologica o lessematica che dir si voglia e questo concentrato di cerebro-emotivit nuovi che se ne creano, fanno da schermo a quella molteplicit, e da soli assommano in s tutta lenerga psichica, emozionale e semantico-comunicatva di quella, tutta lenerga psichica, emozionale e semantico-comunicatva dei singoli costituenti di quella; ed in pi, e soprattutto, questa nuova ed unica rappresentazione psichico-emozional-linguistica deve avere con almeno uno dei suoi singoli costituenti in essa confluti un qualche nesso, cio almeno uno dei suoi singoli costituenti deve rimandare a questunica espressione di pensiero, di emotivit e di parola che finisce collessere
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il punto dintersezione di loro tutti. Devo ammettere, che attualmente si parlato a riguardo, specialmente da parte di Coulson 2000 e Fauconnier e Turner 2002,16 anche di fusione concettuale: debbo dare atto infatti, che lopera di questi interamente permeata di tale concetto: per anche in questo frangente, unicamente in relazione a ci che fa capo ad espressioni metaforiche; ed anche stavolta, in maniera imprecsa ed inesauriente alla maniera delle personalit di cui sopra. Ad ogni modo, senza voler essere inutilmente rigorosi e volersi dilungare alquanto nella definizione di queste due tipologe di condensazione, in merito alla prima, si pu semplicemente parlare di condensazione psichica; in merito alla seconda, di condensazione concettual-verbale o condensazione psico-linguistica oppure, pi semplicemente, di condensazione linguistica. Orbene: siete mai stati ad una festa di compleanno? Immagino di s. Ebbene, quando quello che pu essere ognuno di noi, ad una festa di compleanno, dopo aver assaggiato la torta, dice: Ma questa torta proprio buona! in realt, questo che esattamente sta dicendo: Devo dire che questa torta proprio buona!.17 Questunico esempio basta a far capire che ma, in incipit assoluto di periodo,18 non ha MAI il valore semantico intimo di congiunzione avversatva. Esso, in incipit assoluto di periodo, dal punto di vista semantico-comunicatvo e perci testuale, ha un senso pi profondo, testimone di una valenza semantico-comunicatva e perci stesso
Vedi bIbLIOGRAFIA. Lintenzione comunicatva, rimasta latente, di uno che ad una festa di compleanno si esprima nel modo in cui sopra, questa seconda. 18 Nel caso vi fossero dubbi a riguardo, un periodo pu essere chiuso anche dal punto esclamatvo e dal punto interrogatvo. Marcello Sensini 2005 (volume A), nel capitolo di trattazione del periodo, alla pagina di apertura 614, dopo aver dato la definizione di periodo ed aver detto che esso pu essere chiuso fra laltro dal punto esclamatvo e dal punto interrogatvo appunto , fra gli esempi concreti di periodo che adduce per come lui ne tratta: perch in realt un periodo pu ottenersi non unicamente a partire dallunione di un minimo di due proposizioni, bens consistere anche in una soltanto o addirittura in una sola parola, da quel che apprendiamo peraltro anche da Vincenzo Ceppellini 2005 (3 ed., pag. 391) , propone anche questo: Mi dici, per favore, perch ieri non sei venuta alla mia festa? Come si pu osservare, qui abbiamo appunto un periodo chiuso da segno interpuntvo di domanda: quel che conta, che il punto di domanda espresso consista in un pensiero compiuto infatti ogni periodo termina con un segno di interpunzione forte quando per il pensiero sia gi espresso compiutamente.
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testuale pi profonda. Ma significa ma, cio ha valore di congiunzione avversatva, SOLO quando vale ad opporsi nel senso a quanto precedentemente detto, ed in tal caso perlopi preceduto dalle correlatve non, n, neppure, nemmeno, neanche e simili, e s, certo, vero e simili, oppure partecipa di un periodo in cui istituto un rapporto oppositvo-distintvo fra due differenti soggetti: 1) non (e simili) ma Non sono stanco, ma in piene forze; 2) s / certo / vero (e simili) ma Sono stanco, s, ma lavoro / Sono stanco, certo, ma lavoro / Sono stanco, vero, ma lavoro. Talora le correlatve s, certo, vero e simili, possono essere anche sottintese, e quindi costituire un sottinteso logico: ... ma Sono stanco , ma lavoro. 3) A = X ma B = Y Questa macchina bellissima, ma quellaltra bruttissima. Altro esempio afferente al caso ma: Chi vince Miss-Italia, per lo pi , ma non al 100% dei casi, risulta essere la pi bella delle finaliste. Infatti debbo finire col suggerirlo: sosservi il valore puramente avversatvo di ma in tali frangenti attraverso questa prova di sostituzione: primo caso osservato): Non sono stanco, ma in piene forze Non sono stanco, bens / s piuttosto / piuttosto / anzi in piene forze. In questo caso: ma bens / s piuttosto / piuttosto / anzi; vedete? Lanaloga si d.19 Secondo caso osservato): Sono stanco, s / certo / vero, ma lavoro Sono stanco, s / certo / vero, per / eppure / tuttava / ci nondimeno / ciononostante lavoro; Sono stanco , ma lavoro Sono stanco , per / eppure / tuttavia / ci nondimeno / ciononostante lavoro. In questo caso: ma per / eppure / tuttava / ci nondimeno / ciononostante; vedete? Lanaloga si d. Porta gli occhiali s / certo / vero, ma ci vede benissimo / Porta gli occhiali , ma ci vede benissimo Porta gli occhiali s / certo / vero, per / tuttava / eppure / ci nondimeno / ciononostante /
19 Attenzione: analoga: perch ma e bens/s piuttosto/piuttosto/anzi sono tra di loro in rapporto di sinonima, ed una classe sinonimica sinnuclea su un rapporto di analoga, non gi dequivalenza. Debbo dare ad osservare infatti, che il simbolo insiemistico da me utilizzato quello dellanaloga, , non gi dellequivalenza (=).

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invece ci vede benissimo / Porta gli occhiali , per / tuttava / eppure / ci nondimeno / ciononostante / invece ci vede benissimo. In questo caso: ma per / tuttava / eppure / ci nondimeno / ciononostante / invece, lanaloga si d. Terzo caso osservato): Questa macchina bellissima, ma quellaltra bruttissima Questa macchina bellissima, invece quellaltra bruttissima. In questo caso: ma invece,20 lanaloga si d. Altro esempio afferente al caso A = X ma B = Y : Io sono intelligente, ma tu no Io sono intelligente, invece tu no. In questo caso: ma invece, lanaloga si d. Si osservino anche queste altre espressioni: Non Non ho sete, s / certo / vero, ma bevo unaranciata21 ho sete, s / certo / vero, per / eppure / tuttava / ci nondimeno / ciononostante bevo unaranciata; Non ho sete , per Non ho sete , ma bevo unaranciata22 / eppure / tuttava / ci nondimeno / ciononostante bevo unaranciata. Anche in questo caso: ma per / eppure / tuttava / ci nondimeno / ciononostante, lanaloga si d. necessario che tu sia buono, s / certo / vero, ma non cattivo necessario che tu sia buono, s / certo / vero, bens / s piuttosto / piuttosto non cattivo; necessario che tu sia buono , ma non cattivo necessario che tu sia buono , bens / s piuttosto / piuttosto non cattivo. In questo caso: ma bens / s piuttosto / piuttosto, lanaloga si d. Ma, non consociatum, non coniunctum, per dirla con i Latini, cio non correlato, solitarium, solo, isolato, in incipit assoluto di periodo, ed in posizione desordio di periodo la quale, nel corpo di un campione di comportamento linguistico, sindividua alla presenza di un completo cambio situazionale, dellinizio completo di un nuovo pensiero situazionale, determinato di solito dal cambio di scena, dalla conclusione di un episodio o da un energico spostamento della prospettva e dellangolo visuale, pur talora rimanendo immodificato il soggetto mate-

20 In quello che definisco terzo caso, in quanto a per e tuttava, devo dire che ma non gli proprio analogo. 21 Si noti come la correlatva qui sia rappresentata da s/certo/ vero, non gi da non. 22 Anche qui, si noti come la correlatva non sia non, bens sia sottintesa.

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riale o argomentale intorno a cui ruota lazione, altre volte dalla comparsa di un nuovo personaggio o dallintroduzione di un nuovo soggetto argomentale, quindi dalla modifica del soggetto materiale o argomentale intorno a cui ruota lazione (essendo quindi assodato che lesordio di periodo in linea di principio non nficia lunicit del messaggio) , rappresenta un condensato (condensazione appunto) di enunciato principale (DEVO DIRE CHE),23 che dal punto di vista squisitamente psichico ha la funzione di accentuare la determinazione e la diretta assunzione di responsabilit di chi parla o scrive naturalmente nel dire qualcosa, mentre dal punto di vista squisitamente linguistico ha una funzione introduttva, cio vale ad introdurre un altro enunciato nella fattispecie, unoggettva esplicita che poi pu essere accompagnato anche da altri enunciati ancora. Un condensato di enunciato principale, abbiam detto. Si osservi: che cos un enunciato? In breve, un enunciato un campione di comportamento linguistico24 che pu: 1) esprimere un senso compiuto ed essere in questo caso anche compreso fra due segni dinterpunzione: es.: Giuseppe fa a botte esprime un senso enunciatvo affermatvo principale; se cos non fosse esprime un senso condizionale; affinch venga esprime un senso finale; quando vorrai esprime un senso temporale; e via dicendo. In tal caso cio nel caso in cui un enunciato esprima un senso compiuto , un enunciato appunto sidentifica con una sequenza frasale semplice di senso compiuto o PROPOSIZIONE, e pu essere definto tanto con il semplice appellatvo di enunciato, o col semplice appellatvo di proposizione, quanto con il pi precso appellatvo di ENUNCIATO-PROPOSIZIONE: Giuseppe fa a botte = enunciato principale enunciatvo affermatvo, o proposizione principale enunciatva affermatva, o enunciato-proposizione principale enunciatvo affermatvo anzi: qui tale enunciato esprime da solo non solo un senso, ma anche un pensiero compiuto, per

23 Si ricordi che nellanalisi logica i verbi modali, insieme con i verbi ausiliari ed i verbi fraseologici, formano un unico predicato con il verbo che accompagnano. 24 Definisco campione di comportamento linguistico tanto una sequenza frasale, sia semplice, sia complessa ed in questo caso lo si pu definire semplicemente con lappellatvo di sequenza frasale semplice o sequenza frasale complessa a seconda della fattispecie , quanto una serie di sequenze frasali, sia semplici, sia complesse, tanto scritte quanto orali, le quali siano grammaticalmente ineccepibili cio morfologicamente corrette, sintatticamente ordinate, lessicalmente pertinenti e perci semanticamente calibrate, quindi tali che se ne evinca un senso e/o un messaggio , di

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cui qui sidentifica anche con un periodo, per cui possiamo parlare altres di enunciato-proposizione-periodo; un esempio, devo dire, di enunciato-proposizione non periodo Dico, ch esprime unicamente un senso enunciatvo affermatvo principale, non un pensiero compiuto, per cui puro enunciato-proposizione principale enunciatvo affermatvo, tanto che dopo di esso ci si aspetta immediatamente unaltra porzione di campione di comportamento linguistico; se cos non fosse = enunciato condizionale, o proposizione condizionale, o enunciato-proposizione condizionale; affinch venga = enunciato finale, o proposizione finale, o enunciato-proposizione finale; quando vorrai = enunciato temporale, o proposizione temporale, o enunciato-proposizione temporale; 2) esprimere un pensiero compiuto ed essere compreso fra due pause forti, due segni interpuntvi energici, e consistere in un solo enunciato-proposizione (anche in una sola parola!) cos come comporsi di pi enunciati-proposizione: es: Quel ragazzo intelligente. Quel ragazzo intelligente e studia. (rapporto di coordinazione) Quel ragazzo intelligente perch studia. (rapporto di subordinazione) In tal caso cio nel frangente in cui un enunciato esprima un pensiero compiuto , un enunciato appunto sidentifica con una sequenza frasale semplice di pensiero compiuto o una sequenza frasale complessa di pensiero compiuto o PERIODO, appunto, e pu essere definto

cui, per, non sia stato ancora comprovato se ineccepibili siano anche dal punto di vista puramente sequenziale, cio dal punto di vista emotvo-situazionale e perci stesso informatvo-comunicatvo: in una parola: testuale. Di fatto, per fare di un campione di comportamento linguistico testo, occorre convertre la sequenza o linsieme di sequenze di cui esso consta da frasali in testuali, il che vuol dire convertre la sequenza o linsieme di sequenze di cui esso consta da sequenze grammaticali in sequenze testuali lordine lessematico di una sequenza grammaticale (o morfo-sintattica che dir si voglia), in linea di principio non trova coincidenza con lordine lessematico di una sequenza testuale, il che vuol dire che lordine morfo-sintattico in linea di principio NON coincide con lordine puramente sequenziale. Infatti, una sequenza grammaticale o morfo-sintattica che dir si voglia pu essere definta con il semplice appellatvo di frase o enunciato da distinguersi poi, come stiamo per vedere nel vvo del capitolo, se di natura proposizionale o periodale , laddove una sequenza testuale pu essere definta con il semplice appellatvo di sequenza. 17

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tanto con il semplice appellatvo di enunciato, o col semplice appellatvo di periodo, quanto con il pi precso appellatvo di ENUNCIATO- PERIODO e talora si pu parlare anche di enunciato-proposizione-periodo quando un enunciato o proposizione o enunciato- proposizione che dir si voglia coincida con un enunciato o proposizione o enunciato-proposizione principale esprimente un pensiero compiuto, come nel caso di Giuseppe fa a botte. Dire che ma in posizione desordio di periodo assoluta o in mbito di corpo di campione di comportamento linguistico rappresenta un condensato di enunciato principale uguale a DEVO DIRE CHE, equivale a dire che ma in tal posizione rappresenta un condensato di proposizione principale o enunciato-proposizione principale. Per altro trattasi di un enunciato a carattere squisitamente verbale, perch DEVO DIRE CHE un vero e proprio gruppo verbale; un vero e proprio sintagma verbale pi la congiunzione semplice subordinante che la quale funge da elemento lessematico introduttore. Dobbiamo osservare: un enunciato principale che introduca un altro enunciato che abbia a consistere come in questo caso in unoggettva esplicita, nella tradizionale analisi del periodo, individuato senza la congiunzione semplice subordinante che. Ad esempio: Dico che tu sei buono: 1) Dico = enunciato principale; 2) che tu sei buono = enunciato oggettvo esplicito. Se cos stan le cose, a proposito della forma DEVO DIRE CHE, non sarebbe pi giusto parlare, se vero com vero che trattasi di enunciato principale che introduce unoggettva esplicita, della sola forma DEVO DIRE senza la congiunzione semplice subordinante CHE? Ovvero: DEVO DIRE CHE, davvero un enunciato principale a pieno titolo, o, come sembra, quel CHE rientra fra gli elementi lessematici costitutvi delloggettva esplicita che ne segue? In realt, un periodo biproposizionale, cio costituto da un enunciato-proposizione principale ed un enunciato-proposizione oggettvo esplicito come nella fattispecie, individuato nei suoi due singoli enunciati-proposizione al modo in cui sopra per comodit di applicazione dellanalisi del periodo, quindi per un fatto pratico, per ad onor di verit quel che dipende da Dico, cio dal sintagma verbale dellenunciato principale, come dimostra lora esteso sviluppo di ma, ed introduce a sua volta tu sei buono che in una sequenza frasale complessa del genere presuppone necessariamente un elemento che lo introduca che appunto il quale, a sua volta, presuppone un verbo precedente che lo introduca, che lo immetta Dico appunto. Quel che dunque, che introduce tu sei buono,
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spiegabile in quanto presuppone la dipendenza da un verbo precedente, Dico, che lo introduce, che lo immette, che ne spiega, ne giustifica la presenza. Si tratta di un fatto puramente pratico devo ammettere: non assolutamente sistematico: CHE una congiunzione semplice subordinante la quale in realt un tratto lessematico reale del verbo della principale attraverso cui questo introduce loggettva, come pure qualsiasi altra proposizione che vale ad introdurre.25 Questo dimostra che la proposizione principale non pu completamente definirsi indipendente, vale a dire essa non finisce completamente con il non dipendere da nessunaltra, e quindi non finisce completamente con il costituire un testo dotato di significato compiuto: tant vero che essa non pu completamente da sola rappresentare il messaggio a meno che non si voglia fissare allattenzione solo una parte del medesimo : debbo dare ad osservare infatti, chessa richiede nientemeno che tutta la porzione di testo susseguente o ulteriore a s medesima che a propria volta proprio da s medesima dipende per essere spiegata: altrimenti non si tratterebbe di proposizione principale. Questo, a sua volta, finisce col rendere manifesto che un enunciato-proposizione principale logico vero solo se incompleto (DEVO DIRE CHE)!26 DEVO DIRE CHE demarca ancor meglio il concetto di enunciato-proposizione principale. Debbo consentire che ci si chieda: come potuto essere che le tre unit lessematiche DEVO, DIRE e CHE si siano condensate in una congiunzione avversatva se essi nulla esprimono di avversatvo? Qual il

25 Pi puntualmente e bizantinamente, avverte Joseph Courts in Analyse Smiotique du Discours de lnonc lnonciation alla pag. 248: []: il y a un abme infranchissable entre nonc et nonciation, et celle-ci nentre qu ltat de traces lintrieur de lnonc. Soit la phrase: il fait beau; elle prsuppose un je dis que (ou jaffirme que, etc.). Naturellement, lon peut faire entrer dans lnonc le je dis que, mais alors le nouvel nonc ainsi constitu prsuppose son tour un autre je dis que de rang suprieur, et ainsi de suite.

(Je dis que) nonciation

nonc [...]. 26 In quanto se fosse completo, quindi se esprimesse di gi di per s stesso un pensiero compiuto, non sarebbe pi un enunciato-proposizione principale, bens un enunciato-proposizione-periodo: quindi un periodo. 19

Je dis quil fait beau

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nesso? Qual il rapporto tra ma e DEVO DIRE CHE? Com possibile tutto questo? Ebbene, quanto al primo lessema del sintagma verbale, vale a dire DEVO, si da me detto che ma in posizione desordio di periodo dal punto di vista squisitamente psichico vale ad accentuare la determinazione e la diretta assunzione di responsabilit del parlante o dello scrivente nel dire qualche cosa: ERGO: MI ASSUMO LA DIRETTA RESPONSAbILIT DI < MI PONGO IN ObbLIGO DI < MI PONGO IN DOVERE DI < HO IL DOVERE DI < DEVO Debbo far osservare che, pur avendo consultato dei Dizionari di Lingua italiana e di sinonimi e contrari che sono elencati in bIbLIOGRAFIA, non sto procedendo a livello di sinonima: non sto giustapponendo termini sinonimici; non sto giustapponendo termini che sono luno un surrogato dellaltro: questo, uno sviluppo: uno sviluppo interno a noi: uno sviluppo che ha a che fare con la responsabilit della persona: come quando noi cresciamo e ci sviluppiamo: siamo sempre noi stessi: solo che diventiamo pi grandi e pi maturi. come quando una roccia viene smussata, scavata dallacqua marina: a distanza di tempo ne uscir smussata, scavata, diversa, per si tratta sempre della stessa roccia, non gi della giustapposizione di unaltra differente da quella originaria: lidentit di base salvaguardata. Anche e soprattutto se un corpo diventa Energa, non se ne ha la giustapposizione di quello che era prima, bens il suo sviluppo. Qui, non c interruzione di continuit didentit: MI ASSUMO LA DIRETTA RESPONSAbILIT DI < MI PONGO IN ObbLIGO DI < MI PONGO IN DOVERE DI < HO IL DOVERE DI < DEVO, sono stadi di sviluppo interno ad una medesima fonte lessematica: ma; uno sviluppo interno derivante da una medesima fonte: ma; uno sviluppo interno relatvo allesplicarsi di una medesima, unica, sola, identica forma base: ma; laprirsi di ununica, medesima, sola, identica forma base: ma: per cui lidentit di base mantenuta. Comunque sia vedete? bisogna pur sempre andare alla radice, risalire alla sfera profonda della psiche e dellemotivit: si tratta di meccanismi estremamente subcoscienti: infatti la condensazione linguistica un meccanismo non totalmente avvertibile dalla coscienza, subcosciente, che assieme allo spostamento linguistico, che consiste nella formulazione, per questa non totalmente volontaria, di traslati di senso, regola la nostra produzione linguistica. Circa invece il secondo lessema del sintagma verbale, e cio DIRE, esso dipende da un qualche cosa che stato da me detto proprio fra le righe iniziali di questa mia esposizione: e cio che la nuova ed unica
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rappresentazione psichico-emozional-linguistica che si viene a creare deve avere con almeno uno dei suoi singoli costituenti in essa confluti un qualche nesso, cio almeno uno dei suoi singoli costituenti deve rimandare a tale unica espressione di pensiero, di emotivit e di parola che finisce collessere il punto dintersezione di loro tutti. Debbo consentire che ci si chieda: perch tutto questo? Sulla base di che cosa? Vedano, semplicissimo: se non ci fosse un nesso, un rapporto, un legame anche minimo, anche sottile fra la nuova ed unica, unitaria rappresentazione psichico-emozional-linguistica che si viene a creare ed almeno uno dei suoi singoli costituenti dei quali tutti essa finisce col costituire il punto dintersezione, il parlante o lo scrivente di volta sarebbe completamente scisso mentalmente: vivrebbe di completa dissociazione di ide: sarebbe completamente dissociato, scisso mentalmente: completamente affetto da schizofrena (dal greco scivzw = scindo, separo, divido). Qual dunque il rapporto, il nesso che c tra DIRE, che un verbo che indica un atto locutorio-comunicatvo, e ma, che invece una congiunzione avversatva? Ebbene, nella congiunzione avversatva ma, contenuta lida di opposizione, quindi lida di opporsi, opporsi verbalmente naturalmente: fare delle obiezioni: obiettare. Ordunque: se si va a fare delle ricerche basta il Dizionario sinonimi e contrari i garzantini (pag. 543) sugli stadi di sviluppo della vox verbale obiettare, si appurer che obiettare, in senso critico, si sviluppa in notare, osservare, rilevare per cui, ulteriormente, in dar rilievo, dare atto, fino ad esprimere, dichiarare, per finire in dire: ERGO: il senso critico-oppositvo di partenza va via via smussandosi, perdendosi: per non parlare poi del De Mauro, che nel suo Il dizionario dei sinonimi e contrari conferisce ad obiettare direttamente la suscettibilit di uno sviluppo psico-emozional-linguistico quale dire senza neppure annotare la dimensione pienamente critica cui esso in partenza legato (pag. 654):27 ERGO: ObIETTARE < NOTARE < OSSERVARE < RILEVARE < DAR RILIEVO < DARE ATTO < ESPRIMERE < DICHIARARE < DIRE. Tanto pi che chi parla o scrive non si pone semplicemente un dovere, s piuttosto un dovere che consiste nel dire qualcosa. Debbo far
27 A tal proposito strumenti utili sono anche il Dizionario dei sinonimi e dei contrari analogico e nomenclatore di Aldo Gabrielli, Il dizionario della lingua italiana dello stesso De Mauro, il Novissimo Dizionario della lingua italiana etimologico - fraseologico - grammaticale - ideologico - nomenclatore e dei sinonimi di Fernando Palazzi.

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osservare infatti, che DIRE il focus semantico di tale enunciato, mentre DEVO finisce collesserne il focus sintattico. Il focus semantico di un enunciato lelemento lessematico alla cui potenza semantica si riduce lintero enunciato, e cio lelemento lessematico sul cui significato imperniata la comprensione dellintero enunciato e quindi del suo senso stesso: se io di DEVO DIRE CHE dico semplicemente DEVO CHE, o vuoi anche soltanto DEVO, non si capisce bene il senso di questa espressione: DEVO cosa? DEVO fare forse qualcosa? Oppure dirla? O cosa? DEVO, pur essendo coniugato e quindi sintatticamente disposto, non pu mai stare da solo in un enunciato del genere, perch non ne salvaguarda il senso. Se io osservino dico DEVO DIRE CHE, o vuoi anche soltanto DEVO DIRE, ben chiaro il senso di quello che sto per fare: debbo consentire dosservare infatti, che lenunciato DEVO DIRE CHE dal punto di vista semantico non pu prescindere assolutamente da DIRE: dal punto di vista semantico assolutamente imperniato su DIRE, che ne costituisce il nucleo, lpice, il centro semantico. Il focus sintattico di un enunciato, debbo porre allattenzione, lelemento lessematico alla cui potenza sintattica si riduce lintero enunciato, e cio lelemento lessematico sulla cui capacit di sintassi-sintagmaticit, o capacit sintattico-sintagmatica che dir si voglia, imperniata la sintassi dellintero enunciato, cio la messa insieme ordinata dellintero enunciato: DEVO, nellenunciato DEVO DIRE CHE, il coesvo dellintero enunciato. Se io di DEVO DIRE CHE dico semplicemente DIRE CHE, o vuoi anche solamente DIRE, completamente asintattico e perci stesso atestuale: sintatticamente non sorretto: semmai DIRE vale a sorreggere il successvo CHE, per ha bisogno di una vox verbale coniugata che a sua volta lo sostenga: non pu mai stare da solo in un enunciato come DEVO DIRE CHE, perch, pur costituendo la vox verbale fondamentale per la comprensione del senso ultimo dellintero enunciato, non ne salvaguarda la sintatticit. Per cui nellenunciato DEVO DIRE CHE, DEVO pu essere solo focus sintattico, DIRE solo focus semantico dico questo perch si presentano benissimo casi di enunciati in cui il focus semantico e quello sintattico coincidono: per es. se io dico: Sono stato suonato, suonare, qui coniugato, costituisce sia il focus sintattico sia quello semantico di tal enunciato, perch ne salvaguarda sia la sintatticit sia la semantica, semplicemente perch lintero enunciato esprimente un pensiero compiuto posto in essere dal solo suonare. Debbo far osservare che anche nel caso di ObIETTARE < NOTARE < OSSERVARE < RILEVARE < DAR RILIEVO < DARE ATTO < ESPRIMERE < DICHIARARE < DIRE, non sto giustapponendo termini fra loro sinonimi22

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ci, pur avendo analizzato attentamente tale voce verbale ed effettuato le mie ricerche sui sopra citati Dizionari. Anche qui vale lo stesso discorso fatto per DEVO. Questo, anche, uno sviluppo uno sviluppo che ha a che fare con la facolt di comunicazione della persona , perch a livello profondo in atto un processo interno, confacente alla mente ed allemotivit umane. il senso di noi stessi che ci ha permesso di dare vita ai Dizionari di Italiano e dei sinonimi e contrari: ragionare sui sinonimi e sui contrari in realt vuol dire ragionare su ci che abbiamo dentro: sui nostri sentimenti sintoni e dissintoni talora mentalmente percepibili e razionalizzabili, per cui suscettbili di essere espressi con la parola, talaltra meno, per cui suscettbili di essere espressi in modo vago, talatra per nulla: infatti ci che abbiamo dentro un unicum-continuum il cui senso pu venire fuori nella sua pi alta pienezza e pertinenza se Do lo vorr, o rimanere incompiuto in uno dei suoi stadi di sviluppo, nel senso che la sua percezione si arresta in noi ad uno di essi, oppure restare completamente latente nella sua limitatezza. Se cos non fosse, non si spiegherebbe la variet di registri presenti in una Lingua. Riguardo infine a CHE, esso rientra fra gli elementi costitutvi di ma incipiente perch stato da me detto che ma in posizione desordio di periodo, dal punto di vista squisitamente linguistico, ha una funzione introduttva, vale a dire introduce un enunciato che nella fattispecie di DEVO DIRE CHE consiste in una subordinata di primo grado della serie delle oggettve esplicite, ed allora ecco che entra in gioco la congiunzione semplice subordinante CHE subordinante, appunto: che cio prevede una subordinata; che introduce (funzione introduttva) una subordinata , la quale costituisce una delle catene associatve che finiscono col trovare il loro punto dintersezione in ma. Ebbene, abbiamo detto appena poco sopra che ma ha valore di congiunzione avversatva SOLO quando vale ad opporsi nel senso a quanto precedentemente detto, ed in tal caso perlopi preceduto dalle correlatve non e simili, e s / certo / vero e simili i quali ultimi possono anche costituire un sottinteso logico secondo il modello da me prospettato: ma , oppure partecipa di un periodo in cui istituto un rapporto oppositvo-distintvo fra due differenti soggetti. Dunque debbo finire col suggerirlo: riprendiamo gli stessi campioni di comportamento linguistico offerti sopra a prova desempio: 1) Non sono stanco, ma in piene forze; 2) Sono stanco, s / certo / vero, ma lavoro / Sono stanco , ma lavoro; 3) Questa macchina bellissima, ma quellaltra bruttissima.
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Debbo consentire unosservazione: considerate il caso in cui venga cambiato il tipo di punteggiatura allinterno di tutte tre le sequenze frasali complesse qui riportate: 1) Non sono stanco. Ma in piene forze; 2) Sono stanco, s / certo / vero. Ma lavoro / Sono stanco . Ma lavoro; 3) Questa macchina bellissima. Ma quellaltra bruttissima. C una netta differenza fra Non sono stanco, ma in piene forze e Non sono stanco. Ma in piene forze; cos come netta la differenza che passa fra Sono stanco, s / certo / vero, ma lavoro / Sono stanco , ma lavoro e Sono stanco, s / certo / vero. Ma lavoro / Sono stanco . Ma lavoro, e Questa macchina bellissima, ma quellaltra bruttissima e Questa macchina bellissima. Ma quellaltra bruttissima: perch in espressioni di questo tipo, il punto fermo, in quanto pausa pi forte rispetto alla virgola, crea uno stacco sintattico irregolare, inatteso, inaspettato fra la porzione di campione di comportamento linguistico precedente e quella introdotta da ma mentre la virgola non crea uno stacco sintattico, bens una pausa sintattica, perch vale solo a dare respro alla sintassi , stacca sintatticamente ma operando una scissione sensibile, che non passa inosservata nel continuum regolare, atteso della frase modificandone la regolarit, laspettatva despansione, la modalit regolare, attesa despansione, a questo punto non pi lineare, rettilinea, bens irregolare, inattesa, inaspettata, curvilinea: e ci influisce anche sul significato di ma, perch, se regolarmente, se come in genere previsto correlato significava ma, irregolarmente, inaspettatamente staccato dal punto di vista sintattico debbo dare atto infatti, che non, s / certo / vero ora non sono pi correlatve regolari, attese a pieno titolo che vorr dire? Manterr sempre lo stesso significato? O con irregolarit, con inattesa staccato dal punto di vista sintattico avr un impatto comunicatvo differente, pi, o meno energico nel corpo di un campione di comportamento linguistico? Ebbene: pi energico.28 Anche se abbiamo una porzione di
28 In espressioni come quelle ora in esame, il punto fermo e qualsiasi altro segno interpuntvo pi energico della virgola valgono senzalcunombra di dubbio a creare una sorta di cesura, un taglio, una scissione, un taglio inatteso fra la porzione di campione di comportamento linguistico precedente e quella introdotta da ma, per cui lavversatva in rapporto di coordinazione con la porzione di campione di comportamento linguistico precedente che ne segue, non risulter MAI essere puramente tale, perch viene operata una scissione che non passa inosservata allinterno del continuum frasa-

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campione di comportamento linguistico precedente in cui siano presenti le correlatve non e simili, s / certo / vero e simili, nel momento in cui il punto fermo, e qualsiasi altro segno interpuntvo che sia pi energico della virgola, valgano a staccare sintatticamente ma operando una scissione sensibile, che non passa inosservata nel continuum regolare, atteso della frase modificandone la regolarit, laspettatva despansione, la modalit regolare, attesa despansione creando in tal modo uno stacco sintattico non pienamente regolare, atteso con la parte precedente , anche dal punto di vista semantico-comunicatvo e perci testuale ma avr un valore pi sintomatico che non quello di una semplice congiunzione avversatva. Il punto fermo, e qualsiasi altro segno interpuntvo che sia pi energico della virgola, nel momento in cui operano una scissione sensibile, che non passa inosservata nel continuum regolare, atteso della frase e ne modificano la regolarit, laspettatva despansione, la modalit regolare, attesa despansione creando in tal modo uno stacco sintattico che non passa inosservato con la parte precedente , investono ma di energa semantico-comunicatva e perci stesso testuale: sono dei generatori di energa semantico-comunicatva e perci stesso testuale nei confronti di ma. Il quale ma, dunque, nei periodi Non sono stanco. Ma in piene forze anche se nella fattispecie si pi soliti aspettarsi Non sono stanco: ma in piene forze , Sono stanco, s / certo / vero. Ma lavoro / Sono stanco . Ma lavoro e Questa macchina bellissima. Ma quellaltra bruttissima anche se nella fattispecie si pi soliti aspettarsi Questa macchina bellissima: ma quellaltra bruttissima , rappresenta un condensato di enunciato principale: 1) Non sono stanco. Ma in piene forze = Non sono stanco. Devo ammettere: in piene forze;29 2) Sono stanco, s / certo / vero. Ma lavoro / Sono stanco . Ma lavoro = Sono stanco, s / certo / vero. Debbo finire col confessare,

le regolare ed atteso e quindi ne viene modificata lespansione regolare ed attesa, la modalit regolare ed attesa despansione, a questo punto non pi lineare, rettilinea, bens irregolare, curvilinea: e tutto questo non a caso, s piuttosto trova una ragione ben precsa allinterno della psico-emotivit del parlante o dello scrivente, per tale ragione collocata fra le sue pieghe pi riposte se vero che si ragiona a livello di linguaggio: egli, di essa, non totalmente cosciente, anzi: ne ha uno stato di percezione, di avvertenza minimi: e questi potremmo essere anche e benissimo noi medesimi. 29 Qui introduce un enunciato ellittico in base al senso della porzione di testo che precede. 25

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che / collammettere, che30 lavoro / Sono stanco . Debbo finire col confessare, che / collammettere, che lavoro; 3) Questa macchina bellissima. Ma quellaltra bruttissima = Questa macchina bellissima. Devo dire che quellaltra bruttissima. ERGO: ma anche in posizione desordio di un enunciato-proposizione avversatvo in rapporto di coordinazione31 rappresenta un condensato di enunciato principale, a patto che detto enunciato-proposizione avversatvo in rapporto di coordinazione sia preceduto da un segno interpuntvo pi energico della virgola che valga a staccare sintatticamente ma operando una scissione sensibile, che non passa inosservata nel continuum regolare, atteso della frase modificandone la regolarit, laspettatva despansione, la modalit regolare, attesa despansione, creando in tal modo uno stacco sintattico non pienamente regolare, non pienamente atteso con la parte precedente. Pi semplicemente si dir che ma in posizione desordio di un enunciato-proposizione avversatvo in rapporto di coordinazione preceduto da un segno interpuntvo pi energico della virgola che valga a staccare sintatticamente ma operando una scissione sensibile, che non passa inosservata nel continuum regolare, atteso della frase modificandone la regolarit, laspettatva despansione, la modalit regolare, attesa despansione creando in tal modo uno stacco sintattico non pienamente regolare, atteso, con la parte precedente , rappresenta un condensato di enunciato principale. O meglio ancora: ma significa ma, cio ha il valore semantico di congiunzione avversatva, SOLO quando valga ad opporsi a quanto precedentemente detto, ed in tal caso perlopi preceduto dalle correlatve non, n, neppure, nemmeno, neanche e simili, s, certo, vero e simili le quali ultime possono costituire anche un sottinteso logico , oppure partecipa di un periodo in cui istituto un rapporto oppositvo-distintvo fra due differenti soggetti: in posizione desordio di periodo, e di enunciato-proposizione avversatvo in rapporto di coordinazioDebbo finire col confessare, che/collammettere, che, nella fattispecie, un enunciato biproposizionale, vale a dire un enunciato costituto da due enunciati-proposizione Debbo finire = enunciato-proposizione principale con valore semantico conclusvo; col confessare, che/collammettere, che = enunciato-proposizione modale con valore semantico asseveratvo e funzione introduttva. Si ricordi che il verbo finire (e simili), quando indica il culminare dellazione in un punto situazionale ed seguto dallInfinito, regge sempre la preposizione con, e mai nessunaltra. 31 Con la parte di testo che precede, sintende.
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ne preceduto da segno interpuntvo pi energico della virgola che valga a staccare sintatticamente ma operando una scissione sensibile, che non passa inosservata nel continuum regolare, atteso della frase modificandone la regolarit, laspettatva despansione, la modalit regolare, attesa despansione creando in tal modo uno stacco sintattico non pienamente regolare, atteso, con la parte precedente , rappresenta un condensato di enunciato principale che dal punto di vista squisitamente psichico ha la funzione di accentuare la determinazione e la diretta assunzione di responsabilit di chi parla o scrive nel dire qualcosa, mentre dal punto di vista squisitamente linguistico ha una funzione introduttva, cio vale ad introdurre un altro enunciato (nella fattispecie, unoggettva esplicita) che pu essere accompagnato anche da altri enunciati ancora , il quale, nella posizione desordio di enunciato-proposizione avversatvo ora detta, si opporr alla porzione di testo antecedente assolutamente in chiave di enunciato esplicante punto la determinazione ed il senso di responsabilit di chi parla o scrive, proprio perch nella fattispecie a ragion richiesto dalla testualit. Ci dimostra che i segni interpuntvi ed il valore intimo, cio la semantica di ma, in alcuni casi sono strettamente in relazione fra di loro. E non solo: debbo far osservare che lo sviluppo di ma pu influre altres su segni interpuntvi successvi, come dimostra questo estratto di campione di comportamento linguistico in Lingua latina sulla vittoria di Furio Camillo sui Galli:32 [] Sed iam verterat fortuna, iam deorum opes humanaque consilia rem Romanam adiuvabant: [] = [] Debbo dare ad osservare, che33 ormai la sorte era mutata; ormai il potere degli di ed i progetti umani sostenevano la causa dei Romani: [].

32 Si tratta di unapparente sequenza frasale avversatva composta per via di struttura coordinatrice asindetica in rapporto di coordinazione, perch in realt, a guardar bene, un nuovo periodo aperto per da ma , appartenente ad una cosiddetta versione in realt dicesi estratto di campione di comportamento linguistico (ragion per cui ineccepibile soltanto grammaticalmente, per non sequenzialmente) data come compito in classe alla 4D ginnasiale della scuola dove sto svolgendo attivit di tirocinio. Versione, naturalmente accomodata alle esigenze di chi sta muovendo i suoi primi passi sul tenace terreno della Lingua latina. stata tratta da Livio, Ab Urbe condta, V, 49, 5. 33 Su Debbo dare ad osservare, che in quanto unico enunciato (enunciato principale) nonostante la sua estensione, ritorno pi avanti in nota: adesso si focalizzi lattenzione sullargomento in corso.

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Teoria della condensazione psico-emozionale-linguistica

Come si pu osservare, il risultato del fatto che ma in posizione desordio di periodo sia pi energico, fa s che la successva virgola da me oltre che posta in corsvo sottolineata assuma la connotazione di un punto e virgola anche questo da me sottolineato oltre che posto in corsvo , perch nella fattispecie il mantenimento della virgola non pi confacente allarchitettonica testuale che se ne viene a creare, in quanto, nella fattispecie, unarchitettonica testuale s posta, []. Debbo dare ad osservare, che ormai la sorte era mutata, ormai il potere degli di ed i progetti umani sostenevano la causa dei Romani: [], seppure microscopicamente, esulerebbe dalla pienezza stessa della testualit, perch limpiego della virgola non esprimerebbe appieno quello che lautore nella sfera profonda della sua psico-emotivit vuole; non varrebbe a dare la riproduzione autentica della comunicatva intima, vera, verace, effettva dellautore: per cui, in ultima analisi, lo stesso sviluppo di ma sarebbe reso in certo qual modo vano; leJrmhvneusi" vera andrebbe perduta; la condizione costitutva della testualit non sarebbe affatto mantenuta.34 Devo dire che c ancora un aspetto importante da osservare. Lo sviluppo di ma pu influire altres su una frangia di parole successve, facendo s che un dato termine, affinch la testualit venga preservata,

34 Cos bice Mortara Garavelli 2005 (ottava edizione), pag. 51: I segni dinterpunzione sono spie della padronanza della testualit da parte di chi li usa. Incapacit o incertezze nel disporre e nellesporre gli argomenti, nel connetterli e nel renderne esplicite con mezzi adeguati le unioni e le separazioni hanno un preciso riscontro nellinsufficienza o nelle impropriet dellinterpungere. Elementari verifiche su testi che rivelano una scarsissima pratica dello scrivere mostrano che lo smarrimento interpuntivo da cui caratterizzata la cosiddetta scrittura popolare non dipende solo da ignoranza delle convenzioni: dipende anche dalla mancata o difettosa strutturazione del testo. Chi decide di pubblicare scritti composti da persone che hanno avuto un grado basso di alfabetizzazione si trova spesso in difficolt quando cerca di rendere pi leggibili i testi mettendo la punteggiatura ove manca o correggendola o modernizzandola (operazioni analoghe si fanno sulle opere letterarie di secoli passati). arduo applicare a discorsi mal costruiti segni di demarcazione buoni per una sintassi corretta; specialmente quando le tracce delloralit sono evidenti proprio sul piano testuale. Ecco un altro esempio in cui lo sviluppo di ma valga a connotare diversamente i segni dinterpunzione successvi: Pensavo tu mi avessi detto la verit: ma, come si visto, mi hai mentito = Pensavo tu mi avessi detto la verit: debbo finire collammettere/col riconoscere che come si visto mi hai mentito.

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abbia necessariamente ad essere sostituito con un suo sinonimo pi verboso. Simmagini ad esempio che il titolo di un libro suoni cos: Ma su di noi le stelle. Ebbene, un esito del genere, Devo dire, che su di noi le stelle, sarebbe non pienamente testuale, ed a vero dire lo si coglie altres dal fatto che in Italiano suona male: ERGO: lesito perfetto sar: Devo dire, che sopra di noi le stelle: talch ben si comprende che lo sviluppo di ma che come detto pu trovare modalit adatte per esplicarsi altres in porzioni di campioni di comportamento linguistico in cui ma sia preceduto da segno interpuntvo che valga a staccare sintatticamente ma operando una scissione sensibile, che non passa inosservata nel continuum regolare, atteso della frase modificandone la regolarit, laspettatva despansione, la modalit regolare, attesa despansione, creando in tal modo uno stacco sintattico non pienamente regolare, atteso, con la parte precedente ha degli influssi sulla parte di campione di comportamento linguistico che segue dal punto di vista della pianificazione testuale.35 Tutto questo vale a dimostrare che non si pu e non si deve parlare soltanto della stretta relazione che in alcuni casi pu passare fra i segni interpuntvi ed il valore intimo, cio la semantica, di ma, ma altres di stretta relazione che in alcuni casi pu passare fra lo sviluppo di ma ed il valore intimo, cio la semantica, della porzione di campione di comportamento linguistico successva. Si noti lo sviluppo di ma negli esempi or ora esposti, per soprattutto nel secondo dei tre esempi appena sopra prospettati: Debbo finire col confessare, che / collammettere, che. Ebbene, la virgola che si trova posta prima di che, non un errore, bens fa pienamente parte dello sviluppo di ma, in relazione a questa specifica fattispecie: essa, lesplicazione di quella sfumatura di precisazione che ma incipiente ha rispetto al senso della porzione di campione di comportamento linguistico precedente in relazione a questa specifica fattispecie: debbo fare osservare infatti, che in Sono stanco, s / certo / vero. Ma lavoro / Sono

Garavelli 2005, pagg. 50-51: Il punto di vista cognitivo importante per precisare il ruolo dellinterpungere sul piano della testualit: la distribuzione dei segni infatti studiata (cito liberamente Passerault 1991) come indizio dellattivit del soggetto quando pianifica e dispone linearmente la rappresentazione prediscorsiva a cui vuole dare forma (che vuole mettre en texte), e ordina il suo testo e ne rende visibili le articolazioni in modo da facilitare il lavoro del lettore. La punteggiatura, dunque, traccia dei processi di pianificazione e guida per la lettura; parte integrante per la compagine del discorso. Passerault 1991, pagg. 85-101.
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stanco . Ma lavoro, la porzione di campione di comportamento linguistico Ma lavoro introdotta appunto da ma, la precisazione in opposizione alla porzione di campione di comportamento linguistico precedente Sono stanco, s / certo / vero / Sono stanco .36 Osservino ancora: Debbo finire col confessare, che / collammettere, che, lo sviluppo di un ma incipiente preceduto dal punto fermo che vale a staccare sintatticamente ma operando una scissione sensibile, che non passa inosservata nel continuum regolare, atteso della frase modificandone la regolarit, laspettatva despansione, la modalit regolare, attesa despansione, creando cos uno stacco sintattico non pienamente regolare, atteso con la parte precedente: il quale ma incipiente, in quanto preceduto da punto fermo serbante lora detta funzione, pi energico perch si rompe come osservato il rapporto sintattico con la parte di campione di comportamento linguistico precedente, o meglio: esso si rompe in modo marcato, quindi ma pi autonomo, non un connettvo a pieno titolo. Debbo far osservare infatti, che Debbo finire col confessare, che / collammettere, che lavoro pu

Del resto come potrebbe considerarsi un errore una virgola anteposta ad un che congiunzione semplice subordinante, quando ha a che fare con i sentimenti delle persone visto anche che la trasformazione di un campione di comportamento linguistico in testo richiede la restituzione di detto campione nella sua reale carica emotva, come ho fatto s sintendesse alla pagina immediatamente precedente a questa, e come far altrettanto a quella successva? Checch ne voglia dire Antonio Frescaroli 2003 (pag. 45), limpiego della virgola, nellesempio esposto appena sopra nel vvo del capitolo debbo dare invero ad osservare , vale a cogliere e ad esprimere bene i sentimenti, gli stati, lo stato danimo della persona, differentemente che se nellespressione esemplificata appenadesso non venisse posta, e quindi posta a frutto: ci non permetterebbe di cogliere e di esprimere bene, anzi, MAI, lo stato danimo del soggetto. Fra i nomi pi illustri, devo dire che dalle pagg. 79-92 di bice Mortara Garavelli 2005 traspare come possa sollevare margini di dubbio parlare con assoluta certezza di casi duso errato di virgola anteposta a che congiunzione semplice subordinante; e Carla Franceschetti 2005 a sua volta, dopo aver esposto alla pag. 37 unicamente i casi in cui la virgola si usa sempre, a proposito di quelli in cui non dovrebbe essere impiegata, quindi anche in riferimento al caso in cui venga anteposta a che congiunzione semplice subordinante, scrive: Negli altri casi, ognuno deve affidarsi al proprio gusto ed istinto, raffinati dalla lettura di buoni scrittori. Il latinista Ettore Paratore faceva uso di che congiunzioni semplici subordinanti preceduti da virgola. Anche, poi, lesempio di cui in nota 34, Pensavo tu mi avessi detto la verit: debbo finire collammettere/col riconoscere che come si visto mi hai mentito, pu e deve assumere questa pi precsa e sintomatica fisionoma: Pensavo tu mi avessi detto la verit: debbo finire collammettere,/col riconoscere, che come si visto mi hai mentito.
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stare anche da solo: pu essere anche un enunciato non preceduto da alcunch, da nessunaltra porzione di testo: potrebbe benissimo costituire la frase desordio di chi, per esempio, fino a ieri non aveva in mano uno straccio di lavoro, ed al presente ha ad esprimere con stupore che di punto in bianco si trova incredibilmente con in mano un lavoro. E pu rimanere anche la sola ed unica parte di testo chegli produce, nel senso che non necessariamente pu essere seguta da unaltra porzione di testo. Insomma: Debbo finire col confessare, che / collammettere, che lavoro ha un valore in s autonomo che va posto in luce cogliendo lesatto valore semantico-comunicatvo di ma rispetto alla sua collocazione allinterno del campione di comportamento linguistico di cui fa parte. Anche Devo ammettere: in piene forze che lultimo enunciato biproposizionale del periodo trienunciazionale Non sono stanco. Devo ammettere: in piene forze ha sufficientissimi margini di autonoma se su di esso si applica un procedimento di tipo inferenziale: Devo ammettere: in piene forze < Devo ammettere: sono in piene forze < Devo ammettere che sono in piene forze di chi, per esempio, arriva al mattino dopo una lunga ed estenuante nottata di lavoro e constata di s stesso di avere ancora tanta energa da spendere. Come pure sufficientissimi margini di autonoma ha Devo dire che quellaltra bruttissima, sempre se su di esso si applica un procedimento di tipo inferenziale: Devo dire che quellaltra macchina bruttissima di chi, ad esempio, sta scegliendo la macchina da acquistare e sta facendo il confronto fra quelle che gli vengon prospettate, magari tra s e s.37 Anche Devo dire, che sopra di noi le stelle autonomo per esempio in una serata nella quale il cielo stellato ed il fidanzato invita la fidanzata, o viceversa, magari mentre sono distesi su un prato verde, a constatare il tutto con gioia; ed assolutamente auto37 A proposito ancora del fatto che la presenza della virgola fra il verbo dire e la congiunzione semplice subordinante che non sia assolutamente un errore in alcuni sviluppi di ma incipiente, si noti del resto proprio lesempio offerto in riferimento al terzo caso in cui ma ha valore semantico intimo avversatvo, Questa macchina bellissima, ma quellaltra bruttissima, di cui stata notata la differenza semantico-comunicatva se anzich dalla virgola facciamo precedere ma dal punto fermo, e di cui stato lasciato intendere, per, nel medesimo tempo, che, in Italiano, ci si aspetterebbe piuttosto Questa macchina bellissima: ma quellaltra bruttissima che non Questa macchina bellissima. Ma quellaltra bruttissima. Ebbene, lespressione invece Questa macchina bellissima; ma quellaltra bruttissima, ha come precso sviluppo Questa macchina bellissima; debbo ammettere, che quellaltra bruttissima.

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nomo rispetto a []. Ma ormai la sorte era mutata, ormai il potere degli di ed i progetti umani sostenevano la causa dei Romani: [] []. Debbo dare ad osservare, che ormai la sorte era mutata; ormai il potere degli di ed i progetti umani sostenevano la causa dei Romani: [] per esempio, quale attacco iniziale ad effetto da parte di un docente universitario di Storia romana intento a tenere quel d una lezione incentrata sulla grandezza e sulla potenza di Roma38 (mentre []. Ma ormai la sorte era mutata, ormai il potere degli di ed i progetti umani sostenevano la causa dei Romani: [] richiede necessariamente una porzione di campione di comportamento linguistico tradotta in testo precedente per la sua comprensione). E con ci siamo giunti anche allindividuazione di un procedimento cognitvo che sottende al concetto di sviluppo di senso salvaguardando il principio didentit: linferenza. E tutto questo cade bene, perch mi permette di dimostrare come adottando gli enunciati Devo ammettere: per ci che riguarda la testualizzazione del primo campione di comportamento linguistico e Debbo finire col confessare, che / collammettere, che per ci che riguarda la testualizzazione del secondo, io non cada affatto nellerrore di sostituire la forma base DEVO DIRE CHE con dei suoi sinonimi: non una pura e semplice sostituzione-giustapposizione di comodo di enunciati sinonimici, perch tutte tre gli enunciati Devo ammettere:, Debbo finire col confessare, che / collammettere, che, DEVO DIRE CHE39 sono lo sviluppo da una medesima fonte: ma; lo sviluppo di una medesima forma lessematica: ma; per cui lidentit di base della forma basica DEVO DIRE CHE salvaguardata: e del resto tale forma benissimo ravvisabile tanto in Devo ammettere: quanto in Debbo finire col confessare, che / collammettere, che: vedete come evidente in questi due enunciati la forma base? Vedete com facilmente ravvisabile? Come facilmente si pu risalire ad essa? Come questi due enunciati siano improntati a questa forma? Come ne rechino il conio? Vedete come anche Devo ammettere: sviluppi il CHE della forma basica nella

38 Ne Il Sabatini-Coletti, alla pag. 1466, sotto la voce ma, allaccezione n. 2, a proposito appunto di ma, ad un certo punto si legge: []; anche allinizio dellintero testo [], per rinviare con enfasi a una tematica, a una situazione genericamente note []. 39 come quando tu sei piccolo/a (ma) e poi cresci e ti sviluppi e diventi pi grande e pi maturo/a (DEVO DIRE CHE), e poi diventi un po pi magro/a ed un po pi grasso/a in base ai momenti della realt, ecc. (Devo ammettere:; Debbo finire con il confessare, che/collammettere, che): per sei sempre tu.

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sua pi diretta fattispecie: i due punti? Qui non si tratta di puro e semplice scambio ed accomodo di sinonimi: solo che * Non sono stanco. DEVO DIRE CHE in piene forze in Linguistica non possibile: agrammaticale e perci stesso a fortiori atestuale; lo stesso dicasi per quel che concerne * Non sono stanco. Debbo finire col confessare, che / collammettere, che in piene forze; quanto invece a Sono stanco, s / certo / vero / . DEVO DIRE CHE lavoro, quantunque sia grammaticalmente ineccepibile, in questo caso non pienamente testuale, perch non sprigiona con dovzia di precisione lenerga semantico-comunicatva che ma contiene in s in un campione di comportamento linguistico quale appunto questo: Sono stanco, s / certo / vero / . Ma lavoro; per cui non soddisfatta la condizione prima a che una realt scritta o orale possa definirsi realt testuale: la plenitudine della trasparenza comunicatva debbo far osservare infatti, che allinterno di questo campione di comportamento linguistico ma sprigiona unenerga semantico-comunicatva equivalente a Debbo finire col confessare, che / collammettere, che, la quale non sarebbe possibile se non ci fosse una base di partenza uguale a DEVO DIRE CHE. Lo stesso discorso fatto per questultimo caso si pu fare anche per il caso di Sono stanco s / certo / vero / . Devo ammettere: lavoro semmai dovremmo aspettarci: Sono stanco s / certo / vero / . *Devo ammettere, lavoro: per, a parte che neppure questespressione equivale al precso sviluppo di Sono stanco, s / certo / vero / . Ma lavoro, va detto che in questo sviluppo qui (debbo far notare infatti, che lho segnato con lasterisco) si perde la funzione introduttva di ma incipiente: tanto pi che Devo ammettere, un enunciato incidentale, non gi un enunciato principale. In realt si tratta dellassunzione di ulteriori connotazioni semantico-comunicatve di ununica forma basica sempre uguale a s stessa: DEVO DIRE CHE. come lUomo della Sindone: limmagine appiattta impressa sul Sacro Lenzuolo, vista al computer, prende corpo, assume ulteriori rilievi, ulteriori connotazioni, si rimpolpa: per il tutto non sarebbe possibile se non ci fosse unimmagine base di partenza, una forma base di partenza reale, non fittizia nel caso dellUomo Sindonico si parlava, fra laltro, di pittura, cio di immagine dipinta sul Lenzuolo, non gi di Energa venuta ad impatto con il tessuto del Lenzuolo.40 Nel nostro caso il computer rap40 Della tridimensionalit dellImmagine Sindonica si occupato Guido Pagliarino in un suo saggio: La Misteriosa Sindone di Torino, che si pu reperire e stampare allindirizzo http://pagliarino.certicasa.com/sindone/sindone/intro.htm. Ne

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presentato dalla realt testuale; e non appena DEVO DIRE CHE visto attraverso gli occhi della realt testuale come lUomo attraverso gli occhi del computer , assume ulteriori connotazioni, si rimpolpa: e quandanche si manifesti nella sua forma basica DEVO DIRE CHE pur guardato cogli occhi del testo difatti non detto che necessiti sempre dellassunzione di ulteriori connotazioni rispetto a quello che , com naturale che sia se si pensa che il tutto dipende dal senso generale della porzione di testo di cui partecipa , non pi una forma a s, sibbene pur sempre parte di un testo, ed interagendo con gli altri elementi del testo, assume pur sempre ulteriori modulazioni quandanche impercettbili. come dire nel caso di ma che il computer rappresentato dal campione di comportamento linguistico, e che non appena ma visto nella prospettva di questo, attraverso gli occhi di questo, assume ulteriori connotazioni, si rimpolpa, si sviluppa; e se anche si manifesta nella sua forma basica di congiunzione avversatva ma pur guardato cogli occhi del campione di comportamento linguistico difatti non detto che necessiti sempre di sviluppo, com naturale che sia se si pensa che il tutto dipende dalle caratteristiche del punto del campione di comportamento linguistico in cui collocato , non pi una forma a s, sibbene pur sempre parte di un campione di comportamento linguistico, ed interagendo con gli altri elementi del campione di comportamento linguistico, assume pur sempre ulteriori modulazioni quandanche impercettbili.41 Cogliete lo sviluppo?
tratta alla pag. 7 del saggio, dove peraltro cita la realizzazione avvenuta nel 1978 da parte della squadra torinese del Professor Tamburelli di una foto tridimensionale del volto dellUomo Sindonico. 41 Il cognitivista Neisser, nel parlare di pensiero sequenziale e processi multipli, parlava di sequenza principale di pensiero ovvero flusso della coscienza: Sia quando siamo svegli che quando siamo addormentati, in noi coesistono spesso flussi di pensiero pi o meno indipendenti. Comunque c in corso una sequenza principale che si occupa di materiali particolari con operazioni successive. Questa sequenza corrisponde al flusso della coscienza e pu venire influenzata o meno da altri processi che avvengono simultaneamente, in quanto la coscienza intrinsecamente concentrata su un solo tema: si pu essere coscienti di un flusso di pensiero, ma non dei dettagli di parecchi. La sequenza principale di solito ha il controllo dellattivit motoria. Nei casi in cui questo non succede (quando la condotta non corrisponde alla coscienza), il comportamento appare bizzarro e patologico (1963, pag. 143). Adottando questa ipotesi, le forme dereistiche, creatve, intuitve, produttve del pensiero dipenderebbero dai processi multipli dellattivit mentale. Il criterio adottato da Neisser ha un parallelismo con quello adottato da Freud tra processo primario o inconscio e processo secondario che si baserebbe sui processi sequenziali propri della coscienza. 34

1. LA CONDENSAZIONE PSICO-EMOZIONALE-LINGUISTICA

Ebbenesia, nei casi or ora sopra considerati, avviene semplicemente che i segni interpuntvi pi energici della virgola che valgano a staccare sintatticamente ma operando una scissione sensibile, che non passa inosservata nel continuum regolare, atteso della frase modificandone la regolarit, laspettatva despansione, la modalit regolare, attesa despansione creando in tal modo uno stacco sintattico non pienamente regolare, atteso, con la parte precedente , pongano ma nella condizione di elemento lessematico desordio di enunciato-proposizione avversatvo in rapporto di coordinazione, ed in tal posizione ha racchiusa in s unenerga semantico-comunicatva pi intensa. Pure, devo dire che non sistematico che solo segni interpuntvi pi energici della virgola serbanti la funzione ora detta investano ma di energa semantico-comunicatva per il fatto di collocarlo questi ad inizio di enunciato-proposizione avversatvo in rapporto di coordinazione, quella in posizione sintattica di pausa breve:42 osservate questo risvolto: Arrivai a Roma, ma non lo vidi. Questo campione di comportamento linguistico, senzaltro corrisponde al modello ma; per cui: Arrivai a Roma, per / eppure / tuttavia / ci nondimeno / ciononostante non lo vidi. Proprio debbo finire col suggerirlo: sosservi un po qui: Arrivai a Roma, ma non lo vidi = Arrivai a Roma devo dire non lo vidi. Con ellissi di che. ERGO: ma significa ma, cio ha il valore semantico di congiunzione avversatva, SOLO quando vale ad opporsi nel senso a quanto precedentemente detto, ed in tal caso perlopi preceduto dalle correlatve non, n, neppure, nemmeno, neanche e simili, s, certo, vero e simili LE QUALI ULTIME POSSONO COSTITUIRE ANCHE UN SOTTINTESO LOGICO , oppure partecipa di un periodo in cui istituto un rapporto oppositvo-distintvo fra differenti soggetti: in posizione desordio di periodo, e di enunciato-proposizione avversatvo in rapporto di coordinazione preceduto da segno interpuntvo pi energico della virgola il quale valga a staccare sintatticamente ma operando una scissione sensibile, che non passa inosservata nel continuum regolare, atteso della frase modificandone la regolarit, laspettatva despansione, la modalit regolare, attesa despansione creando in tal modo uno stacco sintattico non piena-

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Pausa breve prima della sua pronuncia, sintende. 35

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mente regolare, atteso con la parte precedente , PER TALVOLTA ANCHE preceduto DALLA SEMPLICE VIRGOLA CON LA SEMPLICE FUNZIONE DI bREVE PAUSA CHE VALE A DARE RESPIRO ALLA SINTASSI, rappresenta un condensato di enunciato principale che dal punto di vista squisitamente psichico ha la funzione di accentuare la determinazione e la diretta assunzione di responsabilit di chi parla o scrive nel dire qualcosa, mentre dal punto di vista squisitamente linguistico ha una funzione introduttva, cio vale ad introdurre un altro enunciato (nella fattispecie, unoggettva esplicita) che pu essere accompagnato anche da altri enunciati ancora , il quale, nella posizione desordio di enunciato-proposizione avversatvo ora detta, si opporr alla porzione di testo antecedente assolutamente in chiave di enunciato esplicante punto la determinazione ed il senso di responsabilit di chi parla o scrive, proprio perch nella fattispecie a ragion richiesto dalla testualit. Tutto questo testimonia non solo che lo sviluppo da ma a DEVO DIRE CHE pu avvenire completamente al di fuori di parametri sistematici e schemi programmabili, ma altres che ma perfettamente intercambiabile con DEVO DIRE CHE allorch se ne creino i presupposti. Ma passiamo ad altro = Debbo (finire col) dirlo: passiamo ad altro < Debbo (finire col) suggerirlo: passiamo ad altro; Ma tu che ne pensi? = (Proprio) debbo finire col dirtelo: tu che ne pensi? < (Proprio) debbo finire col chiedertelo: tu che ne pensi? < Ascolta un po: / Senti un po: tu che ne pensi? < Scusa: tu che ne pensi? < Dimmi / Di un po: tu che ne pensi?;43 Mi scusi, ma che sta succedendo? = Mi scusi, debbo (finire col) dirglielo: che sta succedendo? < Mi scusi, debbo (finire col) chiedergliene conto / (una) ragione / (una) spiegazione: che sta succedendo?

Qui tale da poter essere utilizzato nei suoi stadi di sviluppo a seconda del contesto di volta di cui fa parte: quindi passbile della capacit di vedere identificato ogni suo stadio di sviluppo con un registro differente. Cos pure in molti altri degli esempi pi sotto riportati. Si noti peraltro anche come il contesto di volta di cui fa parte qui ne determini lassunzione di una connotazione di vero e proprio enunciato di tipo imperatvo non gi di segnale discorsvo, a parer del sottoscritto, perch lenerga ne pi intensa rispetto a quello, a differenza del quale non soffre di vacuit pressoch in tutto semantica ed in tutto e per tutto sintattica (e tale questione sar da me toccata nel vvo del capitolo fra qualche riga) . Debbo lasciare sosservi: il tutto, mantenendo la caratteristica costante di consistere pur sempre in un enunciato di tipo principale. Cos pure anche in molti altri degli esempi pi sotto riportati. In questo caso, introduce uninterrogatva.
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< Mi scusi, senta: / ascolti: che sta succedendo? < Mi scusi, dica un po: / mi dica: che sta succedendo?; Ma che sta succedendo? = (Proprio) debbo finire col dirmelo: che sta succedendo? < (Proprio) debbo finire col chiedermelo: che sta succedendo? < (Proprio) debbo finire col considerarlo: che sta succedendo? < Mi chiedo: che sta succedendo? < Guarda un po(te): che sta succedendo?; Mi preg pi volte; ma come avrei potuto accontentarlo? = Mi preg pi volte; devo dire: / proprio debbo ( finire col) dirlo: come avrei potuto accontentarlo? < Mi preg pi volte; devo ammettere: / proprio debbo (finire coll) ammetterlo: come avrei potuto accontentarlo? < Mi preg pi volte; dico: come avrei potuto accontentarlo? < Mi preg pi volte; mi chiedo: come avrei potuto accontentarlo?; Ma forse non succeder niente = Debbo / Devo dire che forse non succeder niente < Debbo / Devo presumere / ritenere che forse non succeder niente; Ma che fine hai fatto? = (Proprio) debbo (finire col) dirtelo: che fine hai fatto? < (Proprio) debbo (finire col) chiedertene conto / ragione: che fine hai fatto? < Ascolta (un po) / Senti (un po): che fine hai fatto? < Scusa (un po): che fine hai fatto? < Di un po: che fine hai fatto?; Ma che hai? = Proprio debbo dirtelo: che hai? < Proprio debbo chiedertelo: che hai? < Ascolta: / Senti: che hai? < Scusa: che hai? < Di un po: che hai?; Ma che cosa dici, sei matto?! = Proprio debbo dirtelo: che cosa dici, sei matto?! < Proprio debbo fartelo notare / presente: che cosa dici, sei matto?! < Ehi: che cosa dici, sei matto?! ATTENZIONE: voglio cogliere qui loccasione per entrare in merito. Ehi:, in quanto sviluppo di ma incipiente, non un segnale discorsvo, perch semanticamente ed in specie sintatticamente non si svuota, depotenzia, bench minimamente:44 anzi: quando sviluppo di ma, semanticamente ed
44 Debbo fare osservare infatti, che i segnali discorsvi sono tali, esistono, proprio in quanto parti svariate della Grammatica fungenti SOLO da indicatori della strutturazione del discorso, PER assolutamente privi di incidenza pressoch in toto semantica, ed assolutamente in toto sintattica su di esso e non gi in quanto risultanti da qualche sviluppo e quindi semanticamente e sintatticamente riconnotati ed espansi. Anzi: nel caso loro le parole semantica e sintassi non entrano mai in gioco tranne che per dire che pressoch in tutto sotto il punto di vista semantico, ed in tutto e per tutto sotto il punto di vista sintattico, sono nei fatti vani, vacui, cio privi di una vera e reale incidenza. Cos Carla bazzanella nel suo intervento sui segnali discorsvi riportato alle

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in special modo sintatticamente non si svuota, depotenzia, MAI: semmai semanticamente ed invero sintatticamente si riempie, acquista energa, modo, modalit, propriet dessere. Cos pure il resto di quelli che di primacchto potrebbero sembrare segnali discorsvi, ed i quali, devo dire, sono dei puri sviluppi di ma. Hanno una semantica ed invero un ruolo sintattico non solo ben saldi, certi e sicuri, perch non solo servono ad introdurre un altro enunciato quindi uno dei loro tratti lessematici reali devessere per forza un elemento che significhi che, il quale ha una funzione appunto introduttva ed a seconda del contesto pu svilupparsi anche nella sua pi diretta fattispecie: i due punti , ma anche ne hanno di ben energici, perch anche hanno il precso compito di accentuare, proprio merc la semantica ed il ruolo sintattico, oltre che ben saldi, certi e sicuri, anche ben energici di cui sono dotati e come dovrebbero senn: mentre quello che manca ai segnali discorsvi proprio la funzione di accentuare in modo rilevantemente semantico ed in tutto e per tutto mediante ruolo sintattico, quindi in modo decisamente sintattico, alcunch: quindi proprio un precso compito semantico e soprattutto un precso ruolo sintattico da svolgersi nella loro reale e totale pienezza , la determinazione e la diretta assunzione di responsabilit di chi parla o scrive a differenza di detti segnali che comora detto non arrivano a serbare questenerga semantico-comunicatva ed affatto questo ruolo di sintassi. Semmai dato il contrario: e cio che non gli sviluppi di ma costituiscano mai dei segnali discorsvi, bens ma in quanto segnale discorsvo rappresenti un condensato di enunciato di varia natura. Debbo dare ad osservare che su questo punto ritorner pi avanti . Debbo consentire che si noti infatti, che qui Ehi: non equivale assolutamente ad una semplice interiezione, perch seguto dai due punti, quindi un vero e proprio enunciato principale con funzione introduttva, per cui ha una vera e propria semantica ed un vero e proprio ruolo sintattico allinterno dellenunciato di cui partecipa. Lo sviluppo di ma incipiente deve necessariamente conservare la funzione
pagg. 225-257 della Grande grammatica italiana di consultazione, volume terzo: I segnali discorsivi sono quegli elementi che, svuotandosi in parte del loro significato originario, assumono dei valori aggiuntivi che servono a sottolineare la strutturazione del discorso, a connettere elementi frasali, interfrasali, extrafrasali e a esplicitare la collocazione dellenunciato in una dimensione interpersonale, sottolineando la struttura interattiva della conversazione (pag. 225). Poi ancora: In quanto espressione di atteggiamenti modali o di interazione discorsiva, i segnali discorsivi rimangono esterni al contenuto proposizionale (non contribuiscono cio al valore semantico dellenunciato) e non fanno parte, sintatticamente, della frase [] (pag. 228). 38

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di enunciato principale e la funzione introduttva, altrimenti non sarebbe pi sviluppo di ma incipiente: la cui caratteristica costante, dal punto di vista squisitamente linguistico, proprio quella di svolgere, in qualit di enunciato principale, la funzione di introdurre una battuta o dei lanci lanci di battute, sintende da tramutarsi in testo. Ecco perch sin dal primissimo esempio e fra laltro ho accennato, oltre che pocanzi, altres alle pagg. 32-33 del presente capitolo, allo sviluppo di CHE congiunzione semplice subordinante nella sua pi diretta fattispecie: i due punti ho sempre collocato i due punti anche l dove ci si aspettasse una virgola. Tanto pi che essi lasciano attendere la domanda Che cosa?, per cui questo Ehi: semanticamente e sintatticamente equivale a: A me stesso / Ti / Vi / Le / Vi devo dire una cosa: (che): quindi cagiona limmediato impiego di un susseguente ed ulteriore enunciato necessario a che tale domanda venga soddisfatta e prenda corpo un enunciato globale che fornisca per lo meno un senso compiuto. Debbo dare ad osservare per quanto rischi di scadere nella banalit , che tale ulteriore susseguente enunciato, proprio in quanto tale, devessere necessariamente introdotto da un enunciato principale. Ehi:, ha una connotazione enunciatvo-imperativale. Non come dire: Ehi, che cosa dici, sei matto?!, dove Ehi, essendo seguito dalla virgola che serve solo a dare respro alla sintassi, rimane pura interiezione atta a richiamare lattenzione di qualcuno in tono amichevole o minaccioso. I due punti, debbo dare ad osservare, demarcano ed individuano Ehi incipiente come enunciato principale con funzione introduttva, per cui gli conferiscono una salda semantica ed in specie un saldo ruolo sintattico allinterno dellenunciato di cui partecipa. Come si pu osservare, il confine fra i segnali discorsvi e questo tipo di enunciati introduttvi indiretti SOTTILISSIMO: perch basta il solo cambio di tipologa di segno interpuntvo immediatamente successvo a questo tipo di lessemi a determinarne una pi che mai differente funzione testuale, seppure il tutto sia ravvisabile, per dir cos, col microscopio. un po come il caso dellinteriezione eh, la quale nelle risposte, dove vale ad indicare incomprensione, costituisce in realt un vero e proprio enunciato interrogatvo e proprio in virt del fatto che seguito dal segno interpuntvo di domanda anzich dalla semplice virgola: Sono le tre; Eh?. = Cosa hai detto? < Che ora hai detto? / Che ora hai detto che ? < Puoi ripetere? / Puoi ripetere per favore? questo, per mantenerci in mbiti interrogatvi, altrimenti lenunciato di risposta Eh? potrebbe anche interpretarsi nel senso di un enuncia39

Teoria della condensazione psico-emozionale-linguistica

to enunciatvo negatvo: Non ho capito. Si noti anzi come in Ehi: che cosa dici, sei matto?! la forma enunciatva Ehi: moltiplichi la forza allocutva intrinseca in ehi. ERGO: qui ma uguale ad ehi:, non gi ad ehi. In Eh? linterlocutore sta in realt chiedendo qualcosa; chiede, formula una vera e propria domanda: un vero e proprio enunciato.45 Debbo far osservare infatti, che Ehi: vero ed Eh?, rientrano appieno in quella categora di lessemi che in Linguistica si chiamano LESSEMI OLOFRASTICI, cio parole equivalenti ad unintera frase o ad una proposizione, secondo la ben pi realistica e totalizzante visione e prospettva della cosa quale ci offrono ad es. le Lingue sintetiche.46
In poche parole i segni interpuntvi immediatamente successvi a questo tipo di lessemi sono degli indicatori, anzi: gli indicatori del fatto che essi possano rappresentare o meno dei condensati di enunciato del tipo voluto dal campione di comportamento linguistico di cui partecipano da tramutarsi insieme con essi in testo il che, come si visto, va a tutto discapito della virgola : cosa che vale a denotare la strettissima relazione che c fra questi lessemi ed i segni dinterpunzione, tanto da formare, da costituire un unicum-continuum come nel caso enunciato alle pagg. 23-24-25-26-27-28 a proposito di ma. 46 Per una definizione di OLOFRASTICO si veda anche Serianni 2000, alla pag. 566 del Glossario e dubbi linguistici: Si dice di una singola forma che equivalga per significato ad una frase compiuta (e che in tal caso si definisce frase monorematica []). Debbo dire per, che pi accurata ed esaustva analisi del concetto di OLOFRASTICO fa Gian Luigi beccara alla pag. 521 del Dizionario di Linguistica e di Filologa, Metrica, Retorica da lui diretto: (gr. hlos tutto, intero + phrastiks dichiarativo, esplicativo). Si tratta del segno che da solo riempie e compie il contenuto di unintera frase. Es.: Dai!; S!; No!. Lespressione olofrastica caratteristica del linguaggio infantile. Sinonimo di o monorematico, denominazione coniata da Sechehaye [1926]. Una costruzione olofrastica pure caratteristica delle lingue cosiddette incorporanti o sintetiche, cio quelle lingue che hanno tendenza a incorporare un gran numero di morfemi entro i confini della singola parola (come leschimese: es. takusariartorumagaluaruerp? pensi che egli intenda davvero andare a cercarlo?, dove takusar(p) significa egli lo cerca, iartor(poq) egli va a, uma(voq) egli intende, (g)aluar(poq) egli fa cos ma, uer(poq) pensi che lui e linterrogativo di 3 pers.). (add).. Ebbene, da questesempio tratto da beccara, si pu con pienezza di respro osservare che takusar(p), iartor, (g)aluar e uer (+ che punto linterrogatvo di 3 pers.), che insieme valgono a costituire con uma allo stesso tempo una parola ed una frase di pensiero compiuto nella fattispecie, della serie delle interrogatve dirette , consistono in degli unica il cui significato va in certi casi per al di l di un unicum semantico, pi esteso appunto takusar(p) = egli lo cerca (con il complemento oggetto in pi: appunto lo); iartor = egli va a; (g)aluar = egli fa cos ma; uer = pensi che lui. Takusar(p), iartor, (g)aluar e uer, quindi, pur consistendo ciascuno in un unicum lessematico, esprimono per un significato pi esteso, il quale comunque sia disposto entro certa compiutezza di senso addirittura, per quel che
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Sono tali, per esempio, gli avverbi s e no, e le interiezioni, appunto, che possono significare molte cose. Es: Vuoi venire? No (= Negatvo < Lo nego < Non voglio / Non voglio venire / Non mi va); Sei offeso? S (= Affermatvo < Lo affermo < Sono offeso / Lo sono < evidente / chiaro); Sei stato tu a rubare? Oib (= Nego sdegnosamente); Ahi! (= Che dolore provo! / Come mi fa male! [enunciato esclamatvo, punto]). A questo scopo si pu usare anche un superlatvo assoluto: Vuoi venire? Benissimo (= Va bene eccome < S che va bene < Affermatvo al massimo < Affermatvo davvero < Affermatvo al 100% < Laffermo s < Laffermo eccome < S che voglio (venire) / S che lo voglio / S che mi va / Lo voglio eccome / Mi va eccome). Talora anche i pronomi personali, usati nelle risposte, sono olofrastici: Chi ha deciso? Noi (= Siamo stati noi (a decidere) / A decidere(,) siamo stati noi / Abbiam deciso noi).47
concerne takusar(p) = egli lo cerca, entro compiutezza di pensiero! : quindi, pur entro i limiti della compiutezza del senso che non del pensiero, hanno come si pu osservare pur sempre propriet olofrastica. 47 Tutto questo vale anche e soprattutto ad annullare la distinzione fra interiezioni e profrasi, come pi comunemente vengono conosciute espressioni sintetiche come s e no, ed a dimostrare che le interiezioni non sono lunico tipo di categora lessicale che trasmette il significato dunintera frase. Orbene, per profrasi sintendono elementi invariabili che rappresentano una frase con lo stesso contenuto proposizionale di un enunciato presente nel cotesto-contesto immediatamente precedente, al quale assegnano polarit positva o negatva s e no, appunto. Scrive Isabella Poggi nel suo intervento sulle interiezioni riportato alle pagg. 403-425 della Grande grammatica italiana di consultazione, volume terzo: Anche le profrasi rappresentano unintera frase, ma a differenza delle interiezioni non riguardano lo stato della mente del parlante, bens assegnano polarit positiva o negativa ad una frase presente nel contesto immediatamente precedente []. Come le frasi ellittiche e a differenza delle interiezioni, il contenuto proposizionale di una profrase non lessicalizzato, ma cambia a seconda del contesto (pag. 407). Ebbene, la teora della condensazione psico-emozionale-linguistica, dimostra lesatto contrario: che cio il contenuto proposizionale di una profrase lessicalizzato eccome: s = AFFERMATVO < LO AFFERMO il quale poi in base al cotesto-contesto che immediatamente precede, si connoter come spetta; no = NEGATVO < LO NEGO il quale poi in base al cotesto-contesto che immediatamente precede, si connoter anchesso come spetta: per in entrambi i casi lulteriore connotarsi, rimpolparsi, modularsi come spetta in base al cotesto-contesto che immediatamente precede (sempre serbando, nel caso di s, la caratteristica dassegnare polarit positva ad una frase presente nel cotesto-contesto immediatamente precedente, nel caso di no, polarit negatva), non sarebbe possibile se non ci fosse una forma base di partenza di senso rispettivamente positvo e negatvo, la quale non si perde MAI, bens subisce semplicemente uno sviluppo di senso in base al cotesto-contesto immediatamente precedente di cui partecipa. C una base, un quid, che non si perde mai. 41

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Faccio notare che se la replica allenunciato Sono le tre fosse stata Eh ... anzich Eh?, eh avrebbe espresso uno stato danimo di sconforto per lorario: forse linterlocutore sar stato in ritardo per una qualche faccenda? O forse la persona che aspettava ritardava di parecchio? Tanti possono essere i contesti. Sia ben inteso che Eh ... rientra nel novero dei lessemi olofrastici, perch possiede una carica semantica ed un ruolo di sintassi: Povero me ... / Me povero ... / Poveretto me ... / Me poveretto ... ERGO: tutto questo a mio avviso dimostra la preminenza della natura olofrastica dei segnali discorsvi e delle interiezioni, perch in Linguistica bisogna ragionare in termini di testualit; quindi dimostra la relativit della natura segnaletica dei segnali discorsvi, e della natura interiettva delle interiezioni, di fronte alla loro natura olofrastica, allolofrasticit della loro natura, allassolutezza e pienezza della loro natura olofrastica. Tutti i segnali discorsvi e tutte le interiezioni possono avere anche una natura olofrastica, la quale fa s che equivalgano ad unespressione di pensiero o di senso compiuto; debbo dare ad osservare, che tale natura preminente rispetto alla natura segnaletica di strutturazione del discorso dei segnali discorsvi ed alla natura interiettva delle interiezioni; Ergo: tutti i segnali discorsvi e tutte le interiezioni hanno una capacit enunciatva aprioristica rispetto alla loro natura di segnali discorsvi ed interiezioni48 quello che voglio dire, che non che, per esempio, Guardi,, non esiste; esiste: per relatvo rispetto a Guardi:, perch mentre luno pu essere omesso dallenunciato di cui partecipa senza pressoch depotenziare dal punto di vista semantico-comunicatvo, ed in tutto e per tutto sintattico, detto enunciato, laltro non pu esserlo affatto, perch ci porterebbe al depotenziamento al 100% non solo semantico-comunicatvo dellenunciato di cui partecipa, ma, nel suo caso, anche sintattico: ERGO: la natura olofrastica dei segnali discorsvi, come pure di altre categore di lessemi quali le interiezioni, postula la teora della condensazione psico-emozional-linguistica, nel senso che la capacit olo-

48 Se i segnali discorsvi e le interiezioni non avessero una capacit enunciatva aprioristica rispetto alla loro natura di segnali discorsvi e di interiezioni, ma non potrebbe MAI svilupparsi in Ehi: quando se ne creassero i presupposti. Il pi realistico nucleo semantico per parafrasare Carla bazzanella (cit., pag. 225) , o meglio: semantico-comunicatvo e perci stesso testuale, di ehi, EHI.;:?!... il quale per contiene di gi in s, e che poi assumer la sua precsa modulazione in base al cotesto-contesto dellenunciato di cui parteciper: per cui ehi = EHI.;:?!... (con forma basica enunciatva EHI.).

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frastica dei segnali discorsvi e di altre categore di lessemi quali le interiezioni, a livello profondo, spiegabile solo se si ammette la teora della condensazione psico-emozional-linguistica.49 Intendo per anche precisare, che espressioni del tipo, ad es., Carina: ma imbranata, sono sviluppabili in questo modo: Carina: devo dire imbranata, vale a dire con i due punti che si latentizzano per non appesantire larchittettonica di frasi di questa tipologa, per chiaro che Carina: devo dire imbranata vale Carina: devo dire: imbranata; lo stesso Non sono stanco. Ma in piene forze prima esemplificato a motivo di delucidazione di alcuni punti, meglio interpretabile come Non sono stanco. Devo ammettere in piene forze che non come Non sono stanco. Devo ammettere: in piene forze ; Ma che cosa dici, sei matto? = Proprio debbo (finire col) dirtelo: che cosa dici, sei matto? < Proprio debbo (finire col) fartelo notare / presente: che cosa dici, sei matto? < Di: / S: che cosa dici, sei matto? anche in questo caso, per capire il precso valore semantico-comunicatvo e perci stesso testuale di Di: / S:, si legga quanto detto appenadesso nei confronti di Ehi: ; Ma cosa pensi mai ? = Proprio debbo dirtelo: cosa pensi mai ...? < Proprio debbo fartelo notare / presente: cosa pensi mai ? < Di: / S: cosa pensi mai ?; Ma cosa pensi mai! = Proprio debbo dirtelo: cosa pensi mai! < Proprio debbo fartelo notare / presente: cosa pensi mai! < Di: / S: / Ehi: cosa pensi mai!; Ma cosa vai a pensare ? = Proprio debbo (finire col) dirtelo: cosa vai a pensare ? < Proprio debbo (finire col) fartelo notare: cosa vai a pensare ? < Di: / S: cosa vai a pensare ...?; Ma cosa vai a pensare! = Proprio debbo (finire col) dirtelo: cosa vai a pensare! < Proprio debbo (finire col) fartelo notare / presente: cosa vai a pensare! < Ehi: cosa vai a pensare!; Ma non scherzare = Proprio debbo (finire col) dirtelo: non scherzare < Proprio debbo (finire coll) invitartene: non scherzare < Di: / S: non scherzare ; Ma non scherzare! = Proprio debbo (finire col) dirtelo: non scherzare! < Proprio debbo (finire coll) invitartene: non scherzare! < Di: / S: non scherzare!;
49 Rispetto tutte le ide addotte da Carla bazzanella ne I segnali discorsivi, e da Isabella Poggi ne Le interiezioni, in Grande grammatica italiana di consultazione, vol. III, risp. pagg. 225-257; 403-425.

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Ma non scherzare sai! = Proprio debbo (finire col) dirtelo: non scherzare sai! < Proprio debbo (finire col) suggerirtelo / (col) fartelo presente: non scherzare sai! < Ascolta: / Senti: non scherzare sai! < Ehi: non scherzare sai! < Attento: non scherzare sai!; Ma vero? = Proprio debbo dirtelo: vero? < Proprio debbo chiedertene conto: vero? < Ascolta: / Senti: vero? < Scusa: vero? < Di: vero?; Ma tu come ti chiami? = Debbo finire col dirtelo: tu come ti chiami? < Debbo finire col chiedertelo: tu come ti chiami? < Ascolta: / Senti: tu come ti chiami? < Di un po: tu come ti chiami?; Tu sei una ragazza bellissima. Ma sei poco intelligente = Tu sei una ragazza bellissima. Devo dire che sei poco intelligente < Tu sei una ragazza bellissima. Debbo riconoscere che sei poco intelligente; Tu sei una ragazza bellissima. Ma poco intelligente = Tu sei una ragazza bellissima. Devo dire poco intelligente < Tu sei una ragazza bellissima. Devo ammettere / confessare / riconoscere poco intelligente; Tu sei una ragazza bellissima: ma poco intelligente = Tu sei una ragazza bellissima: debbo (finire col) dire poco intelligente < Tu sei una ragazza bellissima: debbo (finire coll) ammettere / (col) confessare / (col) riconoscere poco intelligente; La salsa di soia sar anche buona. Ma devo confessare che non mi piace = La salsa di soia sar anche buona. (Proprio) debbo (finire col) dirlo: devo confessare che non mi piace < La salsa di soia sar anche buona. (Proprio) debbo (finire coll) ammetterlo / (col) riconoscerlo: devo confessare che non mi piace < La salsa di soia sar anche buona. Una cosa (per): devo confessare che non mi piace; La salsa di soia sar anche buona: ma devo confessare che non mi piace = La salsa di soia sar anche buona: (proprio) debbo (finire col) dirlo: devo confessare che non mi piace < La salsa di soia sar anche buona: (proprio) debbo (finire coll) ammetterlo / (col) riconoscerlo: devo confessare che non mi piace < La salsa di soia sar anche buona: una cosa (per): devo confessare che non mi piace; una splendida giornata. Ma devo finire il mio articolo = una splendida giornata. Debbo dire50 devo finire il mio articolo < una splendida giornata. Debbo ammettere devo finire il mio articolo;

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Con ellissi di che. 44

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una splendida giornata: ma devo finire il mio articolo = una splendida giornata: debbo dire51 devo finire il mio articolo < una splendida giornata: debbo ammettere devo finire il mio articolo; Una splendida giornata. Ma devo finire il mio articolo = Una splendida giornata. Debbo dire52 devo finire il mio articolo < Una splendida giornata. Debbo ammettere devo finire il mio articolo; Una splendida giornata: ma devo finire il mio articolo = Una splendida giornata: debbo dire53 devo finire il mio articolo < Una splendida giornata: debbo ammettere devo finire il mio articolo; Splendida giornata. Ma devo finire il mio articolo = Splendida giornata. Debbo dire54 devo finire il mio articolo < Splendida giornata. Debbo ammettere devo finire il mio articolo; Splendida giornata: ma devo finire il mio articolo = Splendida giornata: debbo dire55 devo finire il mio articolo < Splendida giornata: debbo ammettere devo finire il mio articolo; Non ho in mente chi sia Francesco di Foggia. Ma dunque quale accusa ti ha mosso? = Non ho in mente chi sia Francesco di Foggia. Debbo dirtelo: dunque quale accusa ti ha mosso? < Non ho in mente chi sia Francesco di Foggia. Debbo dirtene: dunque quale accusa ti ha mosso? < Non ho in mente chi sia Francesco di Foggia. Debbo sollecitartene: dunque quale accusa ti ha mosso? < Non ho in mente chi sia Francesco di Foggia. Debbo fartene sollecito: dunque quale accusa ti ha mosso? < Non ho in mente chi sia Francesco di Foggia. Di: dunque quale accusa ti ha mosso? < Non ho in mente chi sia Francesco di Foggia. Di: dunque quale accusa ti ha mosso?; Tutto sembrava andare per il meglio. Ma non fu cos = Tutto sembrava andare per il meglio. Devo dire che non fu cos < Tutto sembrava andare per il meglio. Devo ammettere / confessare che non fu cos; Pensavo che tutto fosse andato per il meglio. Ma non fu cos = Pensavo che tutto fosse andato per il meglio. Devo dire che non fu cos < Pensavo che tutto fosse andato per il meglio. Devo confessare / ammettere che non fu cos;
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Vedi nota precedente. Vedi nota 50. Vedi ora nota 50. Vedi ora nota 50. Vedi ora nota 50.

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Non sono stanco. Ma sto benissimo = Non sono stanco. Devo dire che sto benissimo < Non sono stanco. Devo ammettere / confessare che sto benissimo; Non sono stanco: ma sto benissimo = Non sono stanco: devo dire che sto benissimo < Non sono stanco: devo confessare / ammettere che sto benissimo; Ma che folle speranza! = Proprio debbo (finire col) dirlo: che folle speranza! < Proprio debbo (finire coll) osservarlo / (col) considerarlo / (coll) ammetterlo / (col) confessarlo: che folle speranza!; Ma che bella notizia! = Debbo dirlo: che bella notizia! < Debbo ammetterlo / confessarlo: che bella notizia! < Per:56 / Ehi: che bella notizia!; Ma lavoro! = Devo dire che / Proprio debbo finire col dirlo: lavoro! < Devo ammettere che / Proprio debbo finire collammetterlo / col confessarlo: lavoro! < Pensa un po: / Pensa un po te: / Guarda un po : / Guarda un po te: lavoro!; Ma io voglio uscire con te! = Proprio debbo (finire col) dir(te)lo: io voglio uscire con te! < Guarda che io voglio uscire con te!; Ma noi ti amiamo! = Proprio dobbiam(o) (finire col) dir(te)lo: noi ti amiamo! < Guarda che noi ti amiamo!; Scusate, ma mai possibile che non si riesca a venirne a capo?! = Scusate, proprio debbo (finire col) dirlo: mai possibile che non si riesca a venirne a capo?! < Scusate, proprio debbo (finire coll) ammetterlo / (col) farlo presente: mai possibile che non si riesca a venirne a capo?! < Scusate, dico (io): mai possibile che non si riesca a venirne a capo?!; Dico, ma mai possibile che non si riesca a venirne a capo?! = Dico, proprio debbo (finire col) dirlo: mai possibile che non si riesca a venirne a capo?! < Dico, proprio debbo (finire coll) ammetterlo / (col) farlo presente: mai possibile che non si riesca a venirne a capo?! < Dico, ascolta: / ascolti: / ascoltate: / ascoltino: mai possibile che non si riesca a venirne a capo?! < Dico, di: / s: mai possibile che non si riesca a venirne a capo?!; Di, ma mai possibile che non si riesca a venirne a capo?! = Di, proprio debbo (finire col) dirlo: mai possibile che non si riesca a venirne a capo?! < Di, proprio debbo (finire coll) ammetterlo /

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Si noti qui come ma equivalga a per:, non gi a per. 46

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(col) farlo presente: mai possibile che non si riesca a venirne a capo?! < Di, dico (io): mai possibile che non si riesca a venirne a capo?!; S, ma mai possibile che non si riesca a venirne a capo?! = S, proprio debbo (finire col) dirlo: mai possibile che non si riesca a venirne a capo?! < S, proprio debbo (finire coll) ammetterlo / (col) farlo presente: mai possibile che non si riesca a venirne a capo?! < S, dico (io): mai possibile che non si riesca a venirne a capo?!; Ma non lo sa?! / ! = Proprio debbo finire col dirlo: non lo sa?! / ! < Proprio debbo finire collosservarlo / col considerarlo: non lo sa?! / ! < Dico: non lo sa?! / ! < Come: non lo sa?! / !; Ma vattene! = Proprio debbo (finire col) dirtelo: vattene! < Senti (una buona volta): vattene! < Fa (una buona volta) il piacere: vattene!; Va a vedere questo film, bello, ma bello! = Va a vedere questo film, bello devo dire bello! < Va a vedere questo film, bello devo assicurare bello! < Va a vedere questo film, bello dico bello!; Va a vedere questo film, molto, ma molto bello! = Va a vedere questo film, molto devo dire molto bello! < Va a vedere questo film, molto devo ammettere molto bello! < Va a vedere questo film, molto devo assicurare molto bello!; Sono felice Ma ho linfluenza = Sono felice Debbo dire, che / Debbo (finire con il) dire una cosa: ho linfluenza < Sono felice Debbo far presente, che / Debbo (finire con l) aggiungere una cosa: ho linfluenza < Sono felice Debbo far presente, che / Debbo (finire col) fare una precisazione / puntualizzazione / controosservazione / controaggiunta: ho linfluenza; Ma non solo: [] = Devo dirlo: non solo: [] < Debbo farlo osservare: / Devo ammetterlo: / Debbo confessarlo: non solo: []; Ma non solo: ma []57 = Devo dirlo: non solo: debbo dire(,) che [] < Devo ammetterlo: non solo: debbo far osservare(,) che [];
Espongo qui anche gli esempi afferenti al parlato pi spontaneo, che non costituisce MAI testo, neppure e soprattutto quando proferto dal sottoscritto. Del resto, a proposito del parlato, avverte Serianni 2000, IX, 7, pag. 255 (Congiunzioni e segnali discorsivi): Nella lingua parlata, il tempo a disposizione per pianificare il discorso di gran lunga pi breve di quel che avvenga nella lingua scritta (che ha inoltre il vantaggio di poter fermare porzioni abbastanza ampie di testo sotto gli occhi di chi legge, permettendo un controllo molto maggiore del materiale), e dunque luso, anche apparentemente ridondante, di segnali discorsivi ha spesso il compito di garantire lappropriatezza comunicativa di un testo; a scapito, magari, della finitezza formale, propria
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Oggi fa freddo. Ma non solo: ma c anche parecchio ghiaccio per terra = Oggi fa freddo. Devo dirlo: non solo: debbo dire(,) che c anche parecchio ghiaccio per terra < Oggi fa freddo. Devo ammetterlo: non solo: debbo far osservare(,) che c anche parecchio ghiaccio per terra; Non solo: ma anche [] = Non solo: devo dire anche [] < Non solo: devo ammettere / confessare anche []; Oggi una bella giornata. Non solo: ma anche calda = Oggi una bella giornata. Non solo: devo dire anche calda < Oggi una bella giornata. Non solo: devo ammettere / confessare anche calda; Non solo: ma anche [] = Non solo: devo dire(,) che anche [] < Non solo: devo ammettere / confessare(,) che anche []; Oggi piove. Non solo: ma anche fa parecchio freddo = Oggi piove. Non solo: devo dire(,) che anche fa parecchio freddo < Oggi piove. Non solo: devo ammettere / confessare(,) che anche fa parecchio freddo; [], e non solo: ma anche [] = [], e non solo: devo dire anche [] < [], e non solo: devo ammettere / confessare anche []; Oggi una bella giornata, e non solo: ma anche soleggiata = Oggi una bella giornata, e non solo: devo dire anche soleggiata < Oggi una bella giornata, e non solo: devo ammettere / confessare anche soleggiata; [], e non solo: ma anche [] = [], e non solo: devo dire(,) che anche [] < [], e non solo: devo ammettere / confessare(,) che anche []; Oggi piove, e non solo: ma anche fa parecchio freddo = Oggi piove, e non solo: devo dire(,) che anche fa parecchio freddo < Oggi piove, e non solo: devo ammettere / confessare(,) che anche fa parecchio freddo; Ma pensa un po te = Proprio debbo (finire col) dirlo: pensa un po te < Proprio debbo (finire col) confessarlo: pensa un po te < No: pensa un po te ; Ma di! = Proprio debbo (finire col) dirlo: di! < Proprio debbo (finire coll) ammetterlo: di! < No: / Pensa un po te: di!;
al contrario di molti testi scritti. []. Se ne deduce dunque che anche la ridondanza di ma sia una caratteristica pi confacente al parlato, per la teora della condensazione psico-emozional-linguistica lunica che la giustifichi al 100%, perch ammettendone lo sviluppo, elimina la ridondanza.

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Ma tant = (Proprio) debbo (finire col) dirlo: tant < (Proprio) debbo (finire coll) ammetterlo / (col) confessarlo: tant; Ma insomma! = Proprio debbo (finire col) dirlo: insomma! < Proprio debbo (finire coll) osservarlo: insomma! < Dico (io): insomma! < S: / Di: insomma!; Ma quando mai! = Proprio debbo (finire col) dirlo: quando mai! < Proprio debbo (finire coll) ammetterlo: quando mai! < Dico (io): quando mai! < S: / Di: quando mai!; Ma non dirmelo! = Debbo finire con il dirlo: non dirmelo! < Debbo finire con il confessarlo / con lammetterlo: non dirmelo! < Pensa un po te: non dirmelo! < Ehi: non dirmelo!; Ma senti senti! Cinquemila euro! = Proprio debbo (finire col) dirlo: senti senti! Cinquemila euro! < Proprio debbo (finire coll) ammetterlo: senti senti! Cinquemila euro! < Guarda un po te: / Guarda un po l: / Guarda un po: senti senti! Cinquemila euro!; Ma pensa! = Proprio debbo (finire col) dirlo: pensa! < Proprio debbo (finire coll) ammetterlo: pensa! < Guarda un po te: pensa!; Ma se io sono pi bravo di te in Fisica, perch devo seguire la tua logica in materia? = Proprio debbo (finire col) dirtelo: se io sono pi bravo di te in Fisica, perch devo seguire la tua logica in materia? < Proprio debbo (finire col) fartelo notare / presente: se io sono pi bravo di te in Fisica, perch devo seguire la tua logica in materia? < Scusa: se io sono pi bravo di te in Fisica, perch devo seguire la tua logica in materia?; Giuseppe, ma vieni o no alla festa? = Giuseppe, proprio debbo finire col dirtelo: vieni o no alla festa? < Giuseppe, proprio debbo finire col chiedertelo: vieni o no alla festa? < Giuseppe, di un po: vieni o no alla festa? < Giuseppe, allora: / dunque: / ebbene: vieni o no alla festa?; Questa vita bellissima: ne sono pi che sicuro. Ma58 quello che non riesco a capire questo: come mai ci sono alcuni che vanno felici per un niente = Questa vita bellissima: ne sono pi che sicuro. Devo dire che 59 quello che non riesco a capire questo: come mai ci
58 In questo campione di comportamento linguistico, non si pu affatto partre pienamente e liberamente da questo punto prescindendo dalla pars che immediatamente precede per la comprensione piena del messaggio. 59 In questo testo, si pu affatto partre pienamente e liberamente da questo punto prescindendo dalla pars che immediatamente precede per la comprensione piena del

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sono alcuni che vanno felici per un niente < Questa vita bellissima: ne sono pi che sicuro. Devo ammettere che60 quello che non riesco a capire questo: come mai ci sono alcuni che vanno felici per un niente < Questa vita bellissima: ne sono pi che sicuro. Vedi: / Veda: / Vedete: / Vedano:61 quello che non riesco a capire questo: come mai ci sono alcuni che vanno felici per un niente ; Tu non sei utile a nessuno affinch cresca davvero. Ma perch non sei cresciuta tu = Tu non sei utile a nessuno affinch cresca davvero. Debbo dire: perch non sei cresciuta tu < Tu non sei utile a nessuno affinch cresca davvero. Debbo precisare: / specificare: / puntualizzare: perch non sei cresciuta tu < Tu non sei utile a nessuno affinch cresca davvero. Osserva bene: perch non sei cresciuta tu; Tu non sei utile a nessuno affinch cresca davvero: ma perch non sei cresciuta tu = Tu non sei utile a nessuno affinch cresca davvero: debbo dire: perch non sei cresciuta tu < Tu non sei utile a nessuno affinch cresca davvero: debbo precisare:/ specificare:/ puntualizzare: perch non sei cresciuta tu < Tu non sei utile a nessuno affinch cresca davvero: osserva bene:/ fai ben(e) attenzione: perch non sei cresciuta tu; Ho da fare. Ma ti prometto che appena mi libero ci vediamo = Ho da fare. Devo dirlo: ti prometto che appena mi libero ci vediamo
messaggio, perch Devo dire che quello che non riesco a capire questo: come mai ci sono alcuni che vanno felici per un niente , gi un messaggio autonomo, pieno, perch esprime il dover constatare, riconoscere qualcosa; il dover dare atto di qualcosa; la constatazione, il riconoscimento, lammissione di un qualche cosa. La stessa cosa si verifica, in modo diretto a dire senza richiesta di procedimenti di inferenza , per es. nello sviluppo dei campioni Tu sei una ragazza bellissima. Ma sei poco intelligente (pag. 44), una splendida giornata. Ma devo finire il mio articolo/ una splendida giornata: ma devo finire il mio articolo, Una splendida giornata. Ma devo finire il mio articolo/ Una splendida giornata: ma devo finire il mio articolo, Splendida giornata. Ma devo finire il mio articolo/ Splendida giornata: ma devo finire il mio articolo (pagg. 44-45), Non sono stanco. Ma sto benissimo/ Non sono stanco: ma sto benissimo (pag. 46), Sono felice Ma ho linfluenza (pag. 47), Ho da fare. Ma ti prometto che appena mi libero ci vediamo/ Ho da fare: ma ti prometto che appena mi libero ci vediamo (pagg. 50-51), nei quali lo sviluppo di ma permette benissimo di isolare dalla pars che immediatamente precede la porzione di messaggio che esso immette rendendolo autonomo rispetto al prima. In altre tipologe di campione ove presenzii ma incipiente, come stato visto, il messaggio che esso immette arriva ad ottenere la stessa autonoma rispetto al prima in modo indiretto, cio, secondo osservato, mediante lapplicazione di un procedimento di inferenziazione sulla parte di campione interessata. 60 Vedi nota precedente. 61 Vedi nota 59. 50

1. LA CONDENSAZIONE PSICO-EMOZIONALE-LINGUISTICA

< Ho da fare. Devo ammetterlo: ti prometto che appena mi libero ci vediamo < Ho da fare. Devo dartene atto: ti prometto che appena mi libero ci vediamo < Ho da fare. Guarda: ti prometto che appena mi libero ci vediamo < Ho da fare. Di: / S: ti prometto che appena mi libero ci vediamo; Ho da fare: ma ti prometto che appena mi libero ci vediamo = Ho da fare: debbo dirlo: ti prometto che appena mi libero ci vediamo < Ho da fare: debbo ammetterlo: ti prometto che appena mi libero ci vediamo < Ho da fare: debbo dartene atto: ti prometto che appena mi libero ci vediamo < Ho da fare: guarda: ti prometto che appena mi libero ci vediamo < Ho da fare: di: / s: ti prometto che appena mi libero ci vediamo; Tu sei bellissima: ma bada a non montarti troppo la testa = Tu sei bellissima: devo dire bada a non montarti troppo la testa; Tu sei bellissima; ma ricorda: non montarti troppo la testa = Tu sei bellissima; debbo dire ricorda: non montarti troppo la testa; bellargomento. Ma passiamo ad altro = bellargomento. Debbo dire passiamo ad altro; bellargomento: ma passiamo ad altro = bellargomento: debbo dire passiamo ad altro; Inferno, XXXIII, vv. 148-149:62 [] Ma 63 distendi oggimai in qua la mano; aprimi li occhi. []

Da Dante Alighieri, Divina Commedia Inferno, bUR, Milano, 1999, 10 ed., a cura di Daniele Mattalia, pag. 665. 63 ATTENZIONE: la poesa linguaggio carico di significato al grado pi elevato possibile: lesplicazione di ma in poesa comporterebbe senzalcunombra di dubbio una revisione ed una ridisposizione e ridistribuzione del componimento poetico in fatto di ritmo e versi, e quindi anche di rima, perch il conseguimento, l dove occorre, del senso esatto, in poesa, porta inevitabilmente al sacrificio del ritmo e del verso, e quindi anche della rima cos come lottenimento del ritmo e del verso precsi, e quindi anche della rima, porta inevitabilmente a dover sacrificare, l dove occorre, il piano semantico. Ci che assolutamente duopo quando si va a comporre poesa, tenere sempre presente il principio di integralit dei fattori. Nel caso in cui, quando si vada a comporre poesa, non si tenga o non si voglia tenere conto di detto principio, allora si pu dire che ma la funzionalizzazione di DEVO DIRE CHE in poesa. Le restrizioni linguistiche sono la funzionalizzazione delle loro rispettve dilatazioni in poesa. In poesa, ci sono sicuramente delle restrizioni che rimandano ad un livello ermeneutico.
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Teoria della condensazione psico-emozionale-linguistica

= [] Debbo dirtelo: allunga ormai in qua la mano; aprimi gli occhi. [] < [] Debbo dirtene: allunga ormai in qua la mano; aprimi gli occhi. [] < [] Debbo invitartene: allunga ormai in qua la mano; aprimi gli occhi. [] < [] Debbo indurtene: / spingertene: / spronartene: allunga ormai in qua la mano; aprimi gli occhi. [] < [] Debbo fartene sollecito: allunga ormai in qua la mano; aprimi gli occhi. [] < [] Di: allunga ormai in qua la mano; aprimi gli occhi. []; Ma vai a studiare = Proprio debbo (finire col) dirtelo: vai a studiare < Proprio debbo (finire col) suggerirtelo: / consigliartelo: vai a studiare < Fammi il piacere: / Fammi il favore: / Fai il favore: / Fai il piacere: / Fa il favore: / Fa il piacere: / Senti: / Di: / S: vai a studiare; Ma vada a studiare = Proprio debbo (finire col) dirglielo: vada a studiare < Proprio debbo (finire col) suggerirglielo: / consigliarglielo: vada a studiare < Faccia il piacere: / Mi faccia il piacere: / Faccia il favore: / Mi faccia il favore: / Senta: / Di: / S: vada a studiare; Ma fammi il piacere = Proprio debbo (finire col) dirtelo: fammi il piacere < Proprio debbo (finire col / coll) suggerirtelo: / invitartene: fammi il piacere < Di: / S: / Va: / Suvva: fammi il piacere; Ma mi faccia il piacere = Proprio debbo (finire col) dirglielo: mi faccia il piacere < Proprio debbo (finire col / coll) suggerirglielo: / invitarla: mi faccia il piacere < Di: / S: / Va: / Suvva: mi faccia il piacere;

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Ma perch? = Proprio debbo (finire col) dir(te)lo: perch? < Proprio debbo (finire col) chieder(te)ne conto / una spiegazione: perch? < Dico: / Di un po: perch?; Ma ciao! = Proprio debbo dirlo: ciao! < Proprio debbo ammetterlo: ciao! < Proprio debbo esprimerlo con gioia: ciao! < Proprio debbo gridarlo con gioia: ciao! < Ehil: / Ohel: ciao!; Ma vai va = Proprio debbo finire col dirtelo: vai va < Proprio debbo finire col suggerirtelo: vai va < Di: / Fa il favore: vai va; Ma va! = Debbo avere davvero a dirne su: va! < Debbo avere davvero a stupirmene: va! < Guarda un po l: va!; Ma s! = Debbo dirlo: s! < Debbo assicurarlo / garantirlo: s! < (Ti / Vi / Le / Vi) dico di s!; Ma s = Proprio debbo finire con il dirlo come certo: s < Proprio debbo finire con il darlo come assodato / scontato / certo / cosa assodata / cosa scontata / cosa certa: s < Figurarsi: / Figuriamoci: s : dove s pu anche costituire un sottinteso logico, per cui: < Figurarsi ... / Figuriamoci ... ; Ma certo! = Debbo dirlo: certo! < Debbo assicurarlo / garantirlo: certo!; Ma certo = Proprio debbo (finire con il) dirlo come cosa certa: certo < Proprio debbo (finire con il darlo) come assodato / scontato / cosa assodata / cosa scontata: certo < Figurarsi: / Figuriamoci: certo : dove certo pu anche costituire un sottinteso logico, per cui: < Figurarsi ... / Figuriamoci ... ; Ma no! = Debbo dirlo: no! < Debbo assicurarlo / garantirlo: no! < (Ti / Vi / Le / Vi) dico di no!; Ma no = Proprio debbo (finire con il) dirlo come certo: no < Proprio debbo (finire con il) darlo come assodato / scontato / certo / cosa assodata / cosa scontata / cosa certa: no < Figurarsi: / Figuriamoci: no : dove no pu anche costituire un sottinteso logico, per cui: < Figurarsi ... / Figuriamoci ... ; Ma ... = Devo dire64 ... / Devo dire che65 ... < Debbo dirci su / sopra ... < Debbo pensarci su / sopra ... < Ho i miei dubbi ... < Non (lo) so ... / Non so dire ... < Mm ... Mm ...;66
Con ellissi di che. Con estensione della durata di pronuncia del che come per voler rimanere su che ad attestare che non si sa cosa dire, che si vuole prender tempo per pensarci su. 66 Qui ma consiste in un segnale discorsvo che in quanto tale pu assumere anche la dimensione grafica di mah il quale rappresenta in realt un condensato di
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Gliele danno tutte vinte!; Ma ... = Gliele danno tutte vinte!; Debbo finire col dire di s ... < Gliele danno tutte vinte!; Debbo finire col dirne di s ... < Gliele danno tutte vinte!; Debbo finire col darne (la) conferma ... < Gliele danno tutte vinte!; Ebbene s ... < Gliele danno tutte vinte!; Che vogliam farci ...67 Ch anzi: la teora della condensazione psico-emozional-linguistica, checch ne voglia dire Vincenzo Ceppellini 2005 (3 ed., pag. 393), vale a spiegare altres limpiego simultaneo delle due congiunzioni o dei due connettvi che dir si voglia avversatve ma e per, frequente soprattutto nel parlato: Questo vestito bellissimo, ma per troppo scollato = Questo vestito bellissimo devo dire, per, che troppo scollato. Lo stesso discorso vale di massima anche per i gruppi ma tuttava, ma invece, ma anzi, e simili. In questa carrellata di esempi si noti come nel passaggio che porta dalla forma base DEVO DIRE CHE a forme quali Ehi:, Di: / S:, Mm ... Mm ..., DEVO DIRE CHE pur sempre si mantiene: acquista solo ulteriori connotazioni: quelle di volta; solo questione di sviluppo; solo uno sviluppo altrimenti esso non equivarrebbe ad Ehi:, Di: / S:, Mm ... Mm ...: bens per assurdo ad Ehi, Di / S, Mm, cio a quelle forme morte elencate sul vocabolario prive di pavqo", di sviluppo che denoti un processo interno. Si noti poi anche come negli ultimi due esempi ma finisca collequivalere anche ed in modo inevitabile nellultimo ad un enunciato che esprime direttamente un pensiero compiuto mi riferisco agli stadi Debbo pensarci su / sopra ..., Ho i miei
enunciato principale esprimente dubbio, quindi non semanticamente vuoto, bens la sua semantica semplicemente a riposo. 67 Qui ma consiste in un segnale discorsvo che rappresenta in realt un condensato di enunciato principale enunciatvo affermatvo con valore asseveratvo-anaforico, che cio vale ad esprimere la conferma (asseveratvo) di quanto si detto precedentemente (anaforico), per attraverso uninformazione che sa di rassegnazione-disapprovazione. 54

1. LA CONDENSAZIONE PSICO-EMOZIONALE-LINGUISTICA

dubbi ..., Non lo so ...; Debbo finire col darne (la) conferma .., Ebbene s .., Che vogliam farci .. , perch nel primo caso esprime direttamente un dubbio, nel secondo, direttamente una rassegnazione. ERGO: lenunciato basico contenuto in ma qui assume un aumento dellalne semantico di riflesso al fatto che in queste fattispecie, in questi tipi di cotesto-contesto, in ma finisce collessere contenuto un intero periodo, per cui in esso finisce collessere concentrata unenerga semantico-comunicatva di ancor pi notevole intensit: debbo lasciare quindi nuovamente si osservi, che, alla base, detto periodo, reca pur sempre matrice da DEVO DIRE CHE. Debbo dare ad osservare badino , che negli esempi immediatamente antecedenti a questi ultimi due ora considerati, ma non equivalga a pieno titolo ad un enunciato che esprime un intero periodo, perch le espressioni Figurarsi ../ Figuriamoci ... non equivalgono a ma, bens a ma s ..., ma certo ..., ma no ...: esse, come detto, sono dovute unicamente al sottintendere logico di s, certo, no. Esistono anche dei condensati di enunciato biproposizionale, triproposizionale, e cos via, cio formati da due enunciati-proposizione, tre enunciati-proposizione, e via di questo passo. ERGO: esistono dei tipi di condensati sviluppabili nei loro singoli elementi lessematici costitutvi conto tenendo della realt cotestuale e contestuale di un campione di comportamento linguistico quello di cui partecipano , e quindi passbili di una capacit di capienza di materiale psico-emozional-linguistico non programmabile (a tal riguardo vedi anche la nota 30 alla pag. 26). Ecco un esempio di condensato di enunciato biproposizionale: In alcune trib primitive il tatuaggio veniva impiegato come simbolo di sanzione del passaggio dallet adolescente allet adulta. Ma che impiego ha il tatuaggio nei nostri giorni? [] = In alcune trib primitive il tatuaggio veniva impiegato come simbolo di sanzione del passaggio dallet adolescente allet adulta. Dato ci, debbo dare a dirsi: che impiego ha il tatuaggio nei nostri giorni? [] < In alcune trib primitive il tatuaggio veniva impiegato come simbolo di sanzione del passaggio dallet adolescente allet adulta. Dato ci, debbo dare a chiedersi: che impiego ha il tatuaggio nei nostri giorni? []: Dato ci, debbo dare a chiedersi: = condensato di enunciato biproposizionale: Dato ci, debbo dare a chiedersi: : 1 2 1. Dato ci, = enunciato-proposizione causale;68
Per ancor meglio chiarire sul fatto che possono esistere dei condensati che abbiano una capacit di capienza di materiale psico-emozional-linguistico non pro68

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2. debbo dare a chiedersi: = enunciato-proposizione principale.69 Questo enunciato ha valore semantico causale-asseveratvo, ed introduce uninterrogatva. Se io di tal presente enunciato biproposizionale esprimo in forma esplicita lenunciato-proposizione principale come pure, del resto, se esprimessi in forma esplicita lenunciato-proposizione causale sciogliendolo in Se cos , / Se cos la cosa, , esso risulter essere pur sempre un enunciato biproposizionale:70 In alcune trib primitive il tatuaggio veniva impiegato come simbolo di sanzione del passaggio dallet adolescente allet adulta. Ma che impiego ha il tatuaggio nei nostri giorni? [] = In alcune trib primitive il tatuaggio veniva impiegato come simbolo di sanzione del passaggio dallet adolescente allet adulta. Dato ci, debbo lasciare ci si dica: che impiego ha il tatuaggio nei nostri giorni? [] < In alcune trib primitive il tatuaggio veniva impiegato come simbolo di sanzione del passaggio dallet adolescente allet adulta. Dato ci, debbo lasciare ci si chieda: che impiego ha il tatuaggio nei nostri giorni? []:
grammabile, si ricordi che la condensazione linguistica si ha quando pi parole, pi termini, pi lessemi, pi unit terminologiche o lessematiche che dir si voglia si addensano, si concentrano, si congelano, si condensano, con la loro relatva portata psichico-emotva, in ununica unit terminologica o lessematica che dir si voglia dotata di una portata psichico-emozionale risultante dalla concentrazione delle singole portate psichico-emozionali legate alle singole unit terminologiche o lessematiche che dir si voglia, le quali assembrandosi danno vita ad un unico concentrato di cerebro-emotivit di notevole intensit; e questunica unit terminologica o lessematica che dir si voglia e questo concentrato di cerebro-emotivit nuovi che se ne creano, fanno da schermo a quella molteplicit, e da soli assommano in s tutta lenerga psichica, emozionale e semantico-comunicatva di quella, tutta lenerga psichica, emozionale e semantico-comunicatva dei singoli costituenti di quella; ed in pi, e soprattutto, questa nuova ed unica rappresentazione psichico-emozional-linguistica deve avere con almeno uno dei suoi singoli costituenti in essa confluti un qualche nesso, cio almeno uno dei suoi singoli costituenti deve rimandare a questunica espressione di pensiero, di emotivit e di parola che finisce collessere il punto dintersezione di loro tutti. ERGO: Dato ci, del tutto consono allo sviluppo di Ma in questa fattispecie come in unaltra in cui sia richiesto dalla realt cotestuale e contestuale del campione di comportamento linguistico di cui ma incipiente partecipa, visto che pur sempre sussiste la forma base DEVO DIRE CHE nella quale dimora la catena associatva essenziale: quella che serba il nesso con ma: DIRE. 69 Si ricordi che nellanalisi logica i verbi fraseologici, insieme con i verbi ausiliari ed i verbi modali, formano un unico predicato con il verbo che accompagnano. 70 Vedi nota precedente. 56

1. LA CONDENSAZIONE PSICO-EMOZIONALE-LINGUISTICA

Dato ci, debbo lasciare ci si chieda: = condensato di enunciato biproposizionale: Dato ci, debbo lasciare ci si chieda: : 1 2 1. Dato ci, = enunciato-proposizione causale; 2. debbo lasciare ci si chieda: = enunciato-proposizione principale. Il valore semantico dellenunciato non cambia: sempre di tipo causale-asseveratvo. Immaginiamo ora che io sul Giorno scriva un articolo sullo stupro di ragazze e giovani donne oggi, in cui dica: In questo periodo lo stupro di ragazze e giovani donne viene attuato con sempre maggior frequenza e violenza soprattutto da extracomunitari che hanno gi avuto problemi con la legge e sono profondamente coinvolti in giri di droga e mafia, anche dei pi intricati. Ma ci che pi deve indurre a riflettere oggigiorno, che questatto cos violento, traumatico ed efferato non riesca a prevenirsi neppure nei posti pi controllati. []. Ebbene, il senso profondo del messaggio contenuto nel mio articolo vuol essere questo: In questo periodo lo stupro di ragazze e giovani donne viene attuato con sempre maggior frequenza e violenza soprattutto da extracomunitari che hanno gi avuto problemi con la legge e sono profondamente coinvolti in giri di droga e mafia, anche dei pi intricati. Debbo dire che ci che pi deve indurre a riflettere oggigiorno, che questatto cos violento, traumatico ed efferato non riesca a prevenirsi neppure nei posti pi controllati. [] < In questo periodo lo stupro di ragazze e giovani donne viene attuato con sempre maggior frequenza e violenza soprattutto da extracomunitari che hanno gi avuto problemi con la legge e sono profondamente coinvolti in giri di droga e mafia, anche dei pi intricati. Debbo dare ad osservare che ci che pi deve indurre a riflettere oggigiorno, che questatto cos violento, traumatico ed efferato non riesca a prevenirsi neppure nei posti pi controllati. [] < In questo periodo lo stupro di ragazze e giovani donne viene attuato con sempre maggior frequenza e violenza soprattutto da extracomunitari che hanno gi avuto problemi con la legge e sono profondamente coinvolti in giri di droga e mafia, anche dei pi intricati. Veda signor lettore: / Vedano (signori lettori): ci che pi deve indurre a riflettere oggigiorno, che questatto cos violento, traumatico ed efferato non riesca a prevenirsi neppure nei posti pi controllati. []; il senso profondissimo, invece, vuole esser questaltro: In questo periodo lo stu57

Teoria della condensazione psico-emozionale-linguistica

pro di ragazze e giovani donne viene attuato con sempre maggior frequenza e violenza soprattutto da extracomunitari che hanno gi avuto problemi con la legge e sono profondamente coinvolti in giri di droga e mafia, anche dei pi intricati. Veda signor lettore, ed anche non lettore: / Vedano (signori lettori, ed anche non lettori): ci che pi deve indurre a riflettere oggigiorno, che questatto cos violento, traumatico ed efferato non riesca a prevenirsi neppure nei posti pi controllati. []. Lo stesso Ma tant sopra esemplificato, in un articolo potrebbe avere questa valenza profonda: Creda signor lettore: tant / Credano (signori lettori): tant mentre, quale valenza profondissima, questa: Creda signor lettore, ed anche non lettore: tant / Credano (signori lettori, ed anche non lettori): tant . Come pure liniziale Ma passiamo ad altro: Abbia ad osservare signor lettore: passiamo ad altro / Abbiano ad osservare (signori lettori): passiamo ad altro laddove, a livello profondissimo: Abbia ad osservare signor lettore, ed anche signor non lettore: passiamo ad altro / Abbiano ad osservare (signori lettori, ed anche signori non lettori): passiamo ad altro ; mentre, devo dire, in un contesto colloquiale, potrebbe assumere questo registro: Attenzione (please): passiamo ad altro; laddove, devo dire, Sono felice Ma ho linfluenza, immaginata in un contesto fra amici, reca questa lettura profonda: Sono felice Guarda, che / Guardate, che / Tieni in conto, che / Tenete in conto, che ho linfuenza; mentre, vero, in un contesto reverenziale: Sono felice Guardi, che / Guardino, che / Tenga in conto, che / Tengano in conto, che ho linfluenza.71 In ultima analisi, dire in una festa di compleanno Devo dire che questa torta proprio buona!, come dire a me stesso: Per: / Ehi: questa torta proprio buona! si noti anche qui come ma equivalga a per:, non a per72 ; ed allAltro: Guardi che questa torta proprio buona! / Guarda che questa torta proprio buona!.
71 Gli stessi Dato ci, debbo dare a chiedersi: e Dato ci, debbo lasciare ci si chieda: dei due esempi pocanzi prospettati alle pagg. 55-56-57 ad attestazione punto dellesistenza di tipi di condensati sviluppabili nei loro singoli elementi lessematici costitutvi conto tenendo della realt cotestuale e contestuale di un campione di comportamento linguistico, e quindi passbili di una capacit di capienza di materiale psico-emozional-linguistico non programmabile , a valenza profonda, entrambi si avranno quale Dato ci, si chiedano:/Dato ci, abbiano a chiedersi: < Se cos , si chiedano:/Se cos , abbiano a chiedersi: < Pertanto(,) si chiedano:/Pertanto(,) abbiano a chiedersi:. 72 Vedi nota 56.

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1. LA CONDENSAZIONE PSICO-EMOZIONALE-LINGUISTICA

Peraltro si noti adesso con maggiore pienezza di respro tanto per riconnetterci con ancor pi sensibilit e coscienza, dopo tutti gli esempi addotti, alla problematica sulla differenza con i segnali discorsvi come la determinazione ed il senso di responsabilit del parlante o dello scrivente risultino essere pur sempre preservati anche in sviluppi quali Osservino:, Ascolta (un po): / Senti (un po):, Dimmi un po:, Di:, Scusa:, Di: / S:, Ehi:, Dico (io):, Come:, Vedi:, e simili; perch in realt, in tal modo eloquendo, sto ponendo in evidenza che sono sempre io che mi determino e mi responsabilizzo a parlare. Infatti dicendo Osservino: o Vedi:, e simili, sto ponendo in evidenza che sono io che lo sto ponendo ed imponendo allattenzione; dicendo Ascolta (un po): / Senti (un po):, Dimmi un po:, Di:, Scusa:, sto ponendo in evidenza che sono io che te lo sto chiedendo e richiedendo; dicendo Di: / S:, sto ponendo in evidenza che sono io che te lo sto facendo notare ed altri significati a questespressione connessi; dicendo Ehi:, idem, oppure sto ponendo in evidenza che sono io che te lo sto chiedendo; dicendo Dico (io):, che sono io che lo sto asserendo, che lo sto notando; Come:, che sono io che lo sto considerando come del resto dicendo Guarda un po te: sto ponendo in evidenza che sono io che me lo chiedo e lo considero (ed altri significati a questespressione connessi); Pensa un po te:, sono io che lo asserisco (ed altri significati a questespressione connessi); Guarda un po l:, sono io che ne provo stupore; Figurarsi ... / Figuriamoci ..., sono io che lo d per scontato73; e cos via : a differenza che se incominciassi ad eloquire evitando questi attacchi iniziali. Debbo ribadirlo: il tutto, UNICAMENTE in virt della presenza del CHE o della sua pi diretta fattispecie: i due punti non
73 Nel caso di Osservino:, Ascolta (un po):/Senti (un po):, Dimmi un po:, Di:, Scusa:, Di:/S:, Ehi:, Dico (io):, Come:, Vedi:, Guarda un po te:, Pensa un po te:, Guarda un po l:, ecc., chi parla o scrive pi in praesentia che non nel caso di Osservino,, Ascolta (un po),/Senti (un po),, Dimmi un po,, Di,, Scusa,, Di,/S,, Ehi,, Dico (io),, Come,, Vedi,, Guarda un po te,, Pensa un po te,, Guarda un po l,, ecc.: anzi: si pu dire benissimo che nel caso di Osservino,, Ascolta (un po),/Senti (un po),, Dimmi un po,, Di,, Scusa,, Di,/S,, Ehi,, Dico (io),, Come,, Vedi,, Guarda un po te,, Pensa un po te,, Guarda un po l,, ecc., chi parla o scrive in certo modo in absentia, perch questi sono pressoch in toto semanticamente, ed assolutamente in toto sintatticamente, vani, vacui, privi dincidenza vera: debbo dire infatti, che possono essere detratti dallenunciato di cui partecipano senza depotenziarlo pressoch in toto dal punto di vista della carica e dellimpatto semantico-comunicatvi, ed assolutamente in toto dal punto di vista della sintassi. Lenunciato di cui partecipano, se da esso detratti, non ne perde n pressoch di semantica e di comunicatva, n affatto di sintassi.

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gi i segnali discorsvi Guarda,, Guardi,, Guardate,, Guardino,; Ascolta,, Ascolti,, Ascoltate,, Ascoltino,; bens Guarda che / Guarda:, Guardi che / Guardi:; Guardate che / Guardate:, Guardino che / Guardino:; Ascolta: / Ascolti: / Ascoltate: / Ascoltino:. Guarda,, Guardi,, Guardate,, Guardino,; Ascolta,, Ascolti,, Ascoltate,, Ascoltino,, posti allinizio di un enunciato fungono da elementi di apertura testuale atti a richiamare lattenzione del destinatario; Guarda che / Guarda:, Guardi che / Guardi:, Guardate che / Guardate:, Guardino che / Guardino:; Ascolta: / Ascolti: / Ascoltate: / Ascoltino:, posti allinizio di un enunciato fungono da elementi non solo di apertura testuale, ma anche introduttori di un enunciato, atti non solo a richiamare lattenzione del destinatario, ma anche a marcare la determinazione ed il senso di responsabilit del mittente, per cui non solo non possono MAI essere svuotati, vani, vacui, privi dincidenza vera pressoch in toto semanticamente ed assolutamente in toto sintatticamente al modo dei primi, ma neppure essere eliminati dallenunciato senza che lo stesso ne perda pressoch in tutto di energa semantico-comunicatva ed in tutto e per tutto di propriet sintattica al modo dei primi: Guarda: pi energico che Guarda,. Questo tipo di enunciati, Ehi:, Senti:, Di:, Dico (io):, Guardi:, ecc., a livello di lingua parlata, rispetto ad Ehi,, Senti,, Di,, Dico (io),, Guardi,, ecc., sono prodotti adottando spontaneamente con la voce, dopo la loro pronuncia, una pausa maggiore, un temporeggiare maggiore prima di pronunciare lenunciato che viene dopo, il quale valgono ad introdurre: rimanendo con la voce su ehi, senti, di, dico (io), guardi, ecc., si focalizza cos lattenzione su s stessi prima ancora che su quello che si sta per dire a differenza di Ehi,, Senti,, Di,, Dico (io),, Guardi,, ecc. che valgono a focalizzare lattenzione unicamente su quello che si sta per dire, proprio perch sono pressoch del tutto vuoti, vacui, vani, privi dincidenza vera dal punto di vista semantico, ed in tutto e per tutto dal punto di vista sintattico ed implicitamente ed automaticamente, quasi senza realizzarlo con la mente perch lo si fa e basta quando si vuole avere un certo impatto sul destinatario, si accentua la propria determinazione ed il proprio senso di responsabilit nellesprimere un qualche cosa, proprio appunto per avere, ottenere quel desiderato e preposto impatto. In questo repertorio desempi, oltretutto, taluni, insieme con questultimo, ci aiutano a capire che lo sviluppo di ma DEVO DIRE CHE in s stesso non ha assolutamente nulla di avversatvo: indica un DOVER RILEVARE QUALCOSA, un DOVER DARE ATTO DI QUALCOSA, un DOVER PORRE IN EVIDENZA QUALCOSA, non necessariamente in contrasto o
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1. LA CONDENSAZIONE PSICO-EMOZIONALE-LINGUISTICA

rispetto ad un qualcosa di precedente o di presente e giustapposto o di susseguente: quindi un DOVER CONSTATARE QUALCOSA. In Devo dire che questa torta proprio buona! non necessariamente intendo dire Devo dire che questa torta proprio buona in contrasto o rispetto a quella di ieri, di un mese fa, di un anno fa, ecc. oppure in contrasto o rispetto a quella di mia madre o in contrasto o rispetto a quella che far mia madre; o, pi semplicemente, in contrasto o rispetto a quello che in realt pensavo un momento fa: semplicemente un constatare, un vivere hic et nunc, sic et simpliciter un momento presente. Cos pure in Proprio debbo chiedertelo: che hai? < Ascolta: / Senti: che hai? non necessariamente intendo dire Ascolta: / Senti: che hai in contrasto o rispetto ad un momento fa, a ieri, ad un mese fa, ad un anno fa, ecc. oppure in contrasto o rispetto a me o in contrasto o rispetto a quello che avrai o che avr io o, pi semplicemente ancora, in contrasto o rispetto a quello che in realt pensavo un momento fa: semplicemente un constatare, un vivere hic et nunc, sic et simpliciter un momento presente, istantaneamente; come dire: Ehi: che hai?, dove vengono rimarcati unicamente la determinazione ed il senso di responsabilit di chi parla che esprimono il lato affettvo. Quel ma si apre in affetto, in premra.74 Si era detto allinizio che esistono contenuti inconsci dolorosi o troppo emotivamente sovrainvestti incompatibili con le esigenze immediate della nostra vita psichica, e fra questi, quelli pi dolorosi o emotivamente sovrainvestti non giungono mai alla soglia della coscienza, a meno che non si cerchi di farli riaffiorare tramite psicoanalisi; quelli meno dolorosi o meno emotivamente sovrainvestti, spontaneamente giungono alla soglia della coscienza: e se sono di quelli ai
74 Del resto la teora psicoanalitica ritiene che le emozioni siano affetti, ossa quanti di Energa legati alle ide, alle rappresentazioni mentali. Secondo la stessa semantica fregeana, dalla denotazione (Bedeutung) e dal senso (Sinn) di un segno (Zeichen) va tenuta distinta la rappresentazione (Darstellung) connessa al segno, che unimmagine interna spesso impregnata di sentimenti (Frege 1892: Senso e denotazione [ber Sinn und Bedeutung], in La struttura logica del linguaggio, a cura di Andrea bonomi, bompiani, Milano, 1995, pag. 13) salvo poi il Frege giudicare chessa soggettva, mentre, vero, in realt, in profundis, oggettva. Debbo consentire riconoscere che DEVO DIRE CHE sidentifica con quella che a livello semiotico si definisce enunciazione enunciata, quel che dicesi fare enunciazionale, nel particolare senso che lio, il qui e lora che si incontrano nel segmento discorsvo enunciato, non equivalgono pi al soggetto, allo spazio ed al tempo dellenunciazione, quanto piuttosto ad un puro sentimento. Ecco che lio di DEVO DIRE CHE finisce col combaciare con il s.

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quali connessa una carica di pavqo" o di sovrainvestimento emotvo maggiore, nel momento della loro manifestazione rimangono puramente psichici, non riusciamo a verbalizzarli, non riusciamo a parlarne, si presentano sotto forma di sintomi a sfondo nevrotico oppure sotto forma di contenuti onirici mentre dormiamo, di sogni non particolareggiati, non dettagliati, bens stringati, laddove il sogno scarno, misero, laconico in confronto alla mole ed alla ricchezza dei pensieri e delle emozioni del sogno stesso, il che spiega la differenza esistente fra il testo del contenuto e quello dei pensieri e delle emozioni del sogno condensazione psico-emozionale; se sono di quelli ai quali connessa una carica di pavqo" o di sovrainvestimento emotvo minore, nel momento della loro manifestazione riusciamo a verbalizzarli, riusciamo a parlarne, per in maniera succnta, compressa, ristretta, perch tali contenuti non vengono filtrati direttamente dalla coscienza come quelli che affiorano per un fatto di crescita, di identificazione identificazione di s e degli oggetti, e quindi anche degli altri s, dei s esterni e del mondo , in quanto questi sono pur sempre molesti o troppo sovrainvestti emotivamente, quindi il filtraggio diretto della coscienza sarebbe cosa drastica: s piuttosto vengono filtrati dal subconscio, che un nostro campo psichico-emozional-esistenziale di difesa come linconscio del resto , proprio perch consistente in uno stato di coscienza e di emotivit attenuate. Talch, mentre le rappresentazioni regolari psicologicamente ed emotivamente, cio non apportatrici di pavqo" o di eccessvo sovrainvestimento emotvo, che perci venivano filtrate direttamente dalla coscienza, acquisvano una cornce verbale nel momento in cui giungevano alla soglia della coscienza, queste altre, pur sempre moleste o emotivamente sovrainvestte anche se investte di una carica patetica o emotva minore, e quindi pur sempre compatibili con le esigenze della nostra vita psichica in modo non immediato, e perci filtrate dal subconscio, proprio in quanto il subconscio rappresenta uno stato di coscienza ed emotivit attenuate un meccanismo di difesa contro ci che ingenera pavqo" o eccessva intensit di vita , acquistano una cornce verbale non piena, una cornce semiverbale, nel senso ampio del termine infatti il subcoscio un campo esistenziale in cui gravitano semirappresentazioni cerebro-emozionali: semirappresentazioni non in senso stretto, non in senso geometrico, non nel senso di rappresentazioni a met, bens nel senso di rappresentazioni non piene , per cui pi concetti con la loro relatva portata emotva vengono compressi in ununica unit lessematica. come se agisse una forza, una forza di difesa, che sottopone il materiale lessematico ad una pres62

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sione, ad una concentrazione condensazione psico-emozional-linguistica. Ora, debbo lasciare ci si chieda: che cos che dellespressione DEVO DIRE CHE apporta pavqo" o eccesso di sovrainvestimento emotvo s da comprimerla talora in ma? Perch unespressione cos innocua, cos comune a tutte le altre, ci arreca molestia o eccessva intensit di vita? Come pu essere vero tutto questo? Ebbene: in ma incipiente contenuta lida di responsabilit (DEVO): ci che ingenera intensit il senso di responsabilit, il senso del dovere; il fatto che dobbiamo prenderci le nostre responsabilit; che siamo chiamati a vivere la vita con responsabilit; ed allora per renderci pi vivibile ci lo comprimiamo. Si tratta di unattenuazione, di una compressione, di unovattazione debbo far osservare infatti, che il subcoscio uno stato di coscienza e di emotivit attenuate : attutendo DEVO attraverso ma, altro non facciamo che esimerci dal ripetere continuamente a noi stessi DEVO, DEVO, DEVO, DEVO, DEVO, Ch anzi: c di pi: in ma incipiente contenuta anche lida di realt, perch DEVO DIRE CHE in esso contenuto sviluppabile in DEVO DARE ATTO CHE e come tale ad esso compresente, laddove il concetto-lessema ATTO sviluppabile nel concetto-lessema attualit da cui anche attualismo , realt, e come tale ad esso compresente: proprio quel concetto-lessema ATTO che antinomico a potenza. Si tratta nella fattispecie di processi interni, di sviluppi interni di un medesimo concetto-lessema base: non di due concetti-lemma gi belle pronti sul vocabolario, ed unicamente da prendere e giustapporre: qui non si parla di processi esterni: bens di processi interni in cui non c interruzione di continuit di identit: altrimenti si sarebbe alla presenza di un soggetto schizofrenico. ERGO: anche e soprattutto lida di realt che ingenera intensit, carico: e talora la attutiamo in ed attraverso ma per renderla senzaltro compatibile con le esigenze della nostra vita psichica: per rendercela senzaltro vivibile. Come dire: ci difficile essere costantemente realisti. Aristotele diceva che met delluomo nel sogno. In ma ovattiamo il nostro essere responsabili nella realt, con realt, realmente, realisticamente: il che coinvolge inevitabilmente la sfera emozionale. Tanto pi che tale senso non viene fuori con la pi amplia pienezza di respro, in s e per s, neppure in DEVO DIRE CHE: quindi neppure ancora nel primario sviluppo di ma. Questa, la spiegazione profondamente psichico-emozionale, la quale in pratica si riduce al fatto che in ma, e posto in certa posizione e preceduto da segni interpuntvi pi energici della virgola con una certa funzione, contenuta una carica emozionale troppo
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intensa, sovrainvestta per cui ununica rappresentazione talora si appropria di tutto quanto il surplus di investimento di parecchie comprimendone cos lammontare troppo sovrainvestto, intenso (mentre quando una rappresentazione talora trasferisce tutto quanto lammontare del surplus del proprio investimento solo su un particolare di s o su unaltra che vi abbia solo un qualche legame, la volta dello spostamento). Pure, c qualcosa di pi profondo che sta emergendo fra queste righe: LA PERFETTA INTERCAMbIAbILIT FRA MA E DEVO DIRE CHE. Vedete: se nellespressione Ma questa torta proprio buona! io sostituisco quel ma incipiente con per, tuttava, eppure, o con il resto dei sinonimi di ma, peraltro meno appropriati nella fattispecie potete provarli tutti , le espressioni che se ne ottengono, e cio Per questa torta proprio buona!, Tuttava questa torta proprio buona!, Eppure questa torta proprio buona!, non mi valgono Devo dire che questa torta proprio buona!: non sono sviluppabili in Devo dire che questa torta proprio buona!: DEVO DIRE CHE un enunciato in atto di ma, nientaffatto di per, tuttava, eppure, e via dicendo del resto ho gi messo in evidenza che se proprio ma uguale a per, ebbene esso lo nel senso di per:, non gi di per , perch questi ad inizio-periodo come del resto ad inizio di enunciazione avversatva non sprigionano unenerga semantico-comunicatva pari a DEVO DIRE CHE, anche se per ed eppure ci vanno molto vicini anzi: dir di pi: per, tuttava, eppure, ecc., ad inizio-periodo ed enunciato-avversatvo in rapporto di coordinazione non sprigionano energa semantico-comunicatva alcuna se non quella di pure e semplici congiunzioni avversatve con diversa sfumatura di significato: basta considerare le frasi di cui appenadesso poco pi sopra, la comprensione delle quali rimanda necessariamente ad una porzione di campione di comportamento linguistico antecedente o alladozione di un procedimento di tipo inferenziale: ed ammesso pure che si voglia esimersi da tali rimandi necessari ed applicare direttamente un procedimento di ermeneusi soprattutto sullespressione Per questa torta proprio buona!, essa dalla nostra mente non sar mai direttamente interpretabile come Devo dire che questa torta proprio buona!, sibbene sar interpretabile prima come Ma questa torta proprio buona!, che pi precsa rispetto allespressione precedente, la quale a sua volta soltanto a partire da adesso si svilupper in Devo dire che questa torta proprio buona!, ed ulteriormente in Per: questa torta proprio buona!. ERGO: lapplicazione di un procedimento di ermeneusi su unespressione quale
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Per questa torta proprio buona! rimanda allespressione Ma questa torta proprio buona!, la quale a sua volta richieder un ulteriore procedimento di ermeneusi affinch il campione di comportamento linguistico in analisi diventi testo: e questultimo procedimento di ermeneusi richiesto consister in uno sviluppo con le sue relatve ed eventuali connotazioni di volta. Tutto questo dimostra che LA SINONIMIA PURA75 ESISTE, SI PONE, SI D: debbo dare ad osservare: UNICAMENTE NELLA CIRCOSTANZA IN CUI

Per SINONIMA PURA, in Linguistica, intendo la perfetta intercambiabilit di due unit linguistiche (ma e DEVO DIRE CHE nellanalisi logica [rispettivamente sintassi semplice e sintassi complessa] costituiscono entrambi un unicum) in un medesimo punto di un medesimo enunciato senza apportare la bench minima modifica, modificazione, al suo senso: anzi: specificandolo! Vale a dire: specificandolo meglio, ulteriormente! Esplicandolo al meglio anche naturalmente dal punto di vista del suono! Intendo, infatti, un unicum-continuum: un unico segmento fonico capace di dilatarsi e restringersi, come fa la pupilla dellocchio quando si dilata e si restringe, per rimanendo sempre ununica, sola, medesima, stessa, stessissima pupilla! Non v interruzione di continuit didentit di base: lidentit di base, salvaguardata! Intendo, lespressione totalmente differente, in s stessa, solo e sempre di una medesima cosa: o meglio: lespressione solo e sempre di una medesima cosa, per, in s stessa, da un punto di vista totalmente differente: 1.: dal punto di vista di una coscienza ristretta (ma); 2.: dal punto di vista di una coscienza piena (DEVO DIRE CHE): lidentit di base, trattandosi sempre e solo di ununica, sola, medesima, stessa, stessissima cosa, salvaguardata! DEVO DIRE CHE la dilatazione, lestensione, lapertura unicamente di ma e non di altro! Dellunico, solo, medesimo, sempre stesso, stessissimo ma! Trattasi dellindividuazione nello spazio-tempo di un unico segmento grafico-fonico-acustico capace di assumere due totalmente differenti espressioni di s stesso, di s medesimo sempre serbando in s un quid che ne salvaguarda punto lidentit di base (la catena associatva essenziale: quella che della nuova espressione DEVO DIRE CHE serba il nesso con la vecchia espressione data da ma: DIRE [vedi anche la nota 68 alle pagg. 55-56 ed il ragionamento fatto alle pagg. 20-21-22-23 sulla catena associatva essenziale DIRE]). La sinonima pura, consiste in uno sviluppo puro, vale a dire in qualcosa che in s stesso si sviluppa, si apre in qualche cosa di completamente pi autonomo, pi libero in s stesso, sia nella forma sia nel contenuto, rispetto a quello che era precedentemente, e che in s medesimo annulla il prima ed il dopo, bens in s medesimo esprime unicamente un momento presente secondo il principio di realt, potendo cos valere a rendere autonomo in s stesso il messaggio di cui partecipa rispetto al prima io posso benissimo entrare in una 4 ginnasio e dire: Devo dire che oggi incominciamo/incominceremo ad esaminare che cos il Genitvo assoluto. [], perch esprime unicamente un hic et nunc, non c un nesso con un prima e con un dopo, perch non detto che io un istante dopo riesca ad incominciare ad esaminare che cos il Genitvo assoluto con i ragazzi: non sicuro al 100%, al di l di un discorso che si pu e si deve fare sullessere gi determinato di questa realt: bens sto esprimendo unicamente un momento
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Teoria della condensazione psico-emozionale-linguistica SI RICONOSCA E SI AMMETTA CHE DEVO DIRE CHE LA PRECSA DILATAZIONE DI MA76 un medesimo segmento fonico pu dilatarsi e

presente; mi sto esprimendo unicamente in merito al presente; invece non posso entrare in una 4 ginnasio e dire: Ma oggi incominciamo/incominceremo ad esaminare che cos il Genitvo assoluto. [], perch rimanda necessariamente ad un prima, perlomeno nella forma (anche se io entro in una 4 ginnasio e dico Devo dire che ieri abbiamo incominciato ad esaminare che cos il Genitvo assoluto. [], questespressione esprime unicamente un hic et nunc, una constatazione di un qualche cosa, senza che vi siano nessi n con un ancora prima, n con un dopo sicuro al 100%, pur sempre al di l di un discorso che si pu e si deve fare sullessere gi determinato di questa realt). DEVO DIRE CHE lespansione puramente pura di e da ma. 76 Si tratta solo e sempre di una medesima cosa per vista, in s stessa, da un punto di vista totalmente differente: 1: dal punto di vista di una coscienza attenuata; 2: dal punto di vista di una coscienza piena. Questo vuol dire che differente solo il punto di vista, non gi la cosa in oggetto, laddove nel caso dei sinonimi non puri differente tanto il punto di vista quanto la cosa in oggetto, perch se prendiamo ad es. ma ed invece, esprimono s lo stesso concetto, per da un punto di vista differente, in quanto ma esprime lo stesso concetto di invece per in modo pi forte, pi energico, quindi con un grado dintensit comunicatva differente debbo dare atto infatti, che sono approssimatvi, analoghi, non coincidenti ; e non solo: debbo consentire sosservi, nella fattispecie, differente altres la cosa in oggetto, perch ma ed invece sono non gi la stessa cosa, bens due cose giustapposte infatti abbiano pertanto ad osservare che sono approssimatvi, analoghi, non ugual cosa, non coincidente cosa ; due realt linguistiche, terminologiche giustapposte luna allaltra: non si tratta dellestensione lun dellaltra! Non di uno SVILUPPO luna dallaltra! Non c uno SVILUPPO, unapertura delluna dallaltra! Lidentit di base, non mantenuta, non salvaguardata! Si tratta di una mera giustapposizione di due realt non coincidenti esprimenti lo stesso concetto in modo, proprio perch non coincidenti, approssimatvo luna rispetto allaltra: non gi di uno SVILUPPO laddove, essendo le due realt a confronto apparentemente giustapposte, perch in realt luna lestensione dellaltra, esprimono lo stesso concetto per luna in maniera pi precsa, pi puntuale, pi puntualizzante, pi estesa rispetto allaltra: debbo dire infatti, anzi, che nel caso di ma e DEVO DIRE CHE, non si pu parlare neppure di espressione dello stesso concetto, perch s detto che ma si sviluppa in qualcosa che a livello profondo non ha nulla di avversatvo, e che pi autonomo rispetto allo stesso ma (pagg. 30-31-32 e 60-61)! Debbo dare ad osservare infatti, che non c giustapposizione: non ne risultano pi due realt separatamente individuabili nello spazio e nel tempo; c SVILUPPO: ne risulta ununica realt individuabile nello spazio-tempo; laddove c DEVO DIRE CHE, non c pi ma, ma scompare, per proprio perch si aperto in DEVO DIRE CHE, e non di l da questo, poi, ulteriormente modulabile, connotabile in base al cotesto-contesto del campione di comportamento linguistico di cui partecipa! Per meglio dire: ma non scompare: si apre! Si sviluppa! Ma non scompare MAI: si apre; si sviluppa! Debbo far osservare infatti, che DEVO DIRE CHE la precsa dilatazione di ma! C in gioco unapertura sempre e solo di una medesima, sempre stessa, stessissima realt lessematica! C in gioco lestensione di ununica cosa! come quando, ad es., si fonde un pezzo di bronzo: 66

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restringersi: come la pupilla dellocchio: sia quando essa si dilata, sia quando essa si restringe, non v interruzione di continuit didentit:
prima era allo stato solido, ora ne risulta allo stato liquido e quindi pi espanso rispetto a prima e pu assumere qualsiasi forma, essere adattato a qualsiasi stampo (fuor di metafora: lo sviluppo di ma che pu essere adattato a qualsiasi contesto in cui presenzii un ma incipiente, che pu essere anche un ma preceduto dalla semplice virgola): per pur sempre di quel pezzo di metallo in bronzo si tratta: non gi di due diversi pezzi sempre in bronzo (fuor di metafora, due diversi lessemi esprimenti sempre lo stesso concetto) che vengono poi fusi: in tal caso ne risulteranno due fusioni diverse pur di un metallo sempre fatto in bronzo: per constante di due! Constante di due differenri pezzi! Non pi un unicum-continuum! Non si tratter pi del passaggio da uno stato ad un altro sempre di ununica, stessa, sempre stessa, stessissima cosa; bens del passaggio da uno stato ad un altro di due cose diverse seppur di identica natura (fuor di metafora, due lessemi diversi seppur esprimenti identico concetto, rimandabili allidentico, ad un identico concetto; ad un unico, solo, stesso, sempre stesso, stessissimo concetto)! Nel caso del metallo ora detto, sempre di bronzo si tratta; per, prima, della fusione di uno ed uno solo; ora, invece, della fusione di due, posti luno in un punto, laltro, magari pur vicinissimo, comunque in un altro punto e diverso, seppur di pochissimo! Fra gli ora presi in esempio ma ed invece c differenza di gradazione dintensit, di energa comunicatva espressa da due realt lessematiche differenti pur rimandabili allo stesso concetto; fra ma e DEVO DIRE CHE, invece, c differenza di gradazione dintensit, di energa comunicatva espressa da ununica identica realt lessematica nemmeno rimandabile ad uno stesso concetto in forza di quanto da me argomentato alle pagg. 30-31-32 e 60-61 del presente capitolo, di cui fatto cenno sopra altres nellattuale nota (la maggiore autonoma dello sviluppo di ma perch in s stesso espressione di alcunch di avversatvo); o meglio, per esser pi precsi: da due realt lessematiche differenti nemmeno, per giunta, rimandabili allo stesso concetto, e per questo si tratter di un VERO E PROPRIO SVILUPPO, di uno SVILUPPO VERO E PROPRIO, di uno SVILUPPO AL 100%, di uno SVILUPPO PURO; di cui, per, una unestensione dellaltra, una lestensione dellaltra: quindi, la differenza, apparente, nulla, visibile solo superficialmente, solo ad occhio nudo se non si capisce e non si sa che in realt DEVO DIRE CHE la precsa dilatazione di ma! Ma non esiste in quanto tale: un concentrato di materiale fonico pari a DEVO DIRE CHE e non oltre, poi, modulabile e connotabile ulteriormente e come si conviene in base al cotesto-contesto del campione di comportamento linguistico di cui ha a partecipare, per SEMPRE mantenendo e MAI perdendo le caratteristiche basiche, i tratti basici, di enunciato-proposizione principale marcante la determinazione ed il senso di responsabilit di chi parla o scrive, e serbante la funzione di introdurre ulteriore campione di comportamento linguistico da tramutarsi in testo! Debbo dare atto infatti, che mentre ma ed invece esprimono un medesimo concetto per in modo, vuoi anche minimo, differente, approssimatvo, ma e DEVO DIRE CHE, invece, esprimono nemmeno, per giunta, un medesimo concetto per nel senso dellesplicazione, della maggior precisione, della maggior puntualizzazione, della maggior specificazione; della maggiore e pi piena, totalmente piena, precisione; della maggiore e pi piena, totalmente piena, puntualizzazione; della maggiore e pi piena, totalmente piena, specificazione; della maggior pienezza; della pienezza;

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si tratta sempre e solo della medesima pupilla; solo e sempre della stessissima pupilla: solo che quando c troppa luce si restringe; quando in
non gi dellapprossimazione! Ed in modo differente per sempre nel senso dellesplicazione, della maggior precisione, della maggior puntualizzazione, della maggior specificazione; della maggiore e pi piena, totalmente piena, precisione; della maggiore e pi piena, totalmente piena, puntualizzazione; della maggiore e pi piena, totalmente piena, specificazione; della maggior pienezza; della pienezza; non gi dellapprossimazione! C uno SVILUPPO! in atto uno SVILUPPO! Uno SVILUPPO PURO! Pur volendo ammettere che ma pi approssimatvo di DEVO DIRE CHE, c pur sempre uno SVILUPPO, non una giustapposizione, capite? pur sempre una cosa, non due, per cui pi giusto e vero, verace, veritiero parlare di estensione, di puntualizzazione, di esplicazione, esplicazione al meglio, estensione puntualizzante, chiarificatrice: non gi di giustapposizione! pi giusto e vero, verace, veritiero parlare di SVILUPPO-estensione puntualizzante piuttosto che di giustapposizione-approssimazione: o meglio: giustapposizione-approssimante! Lo SVILUPPO, elimina lapprossimazione! Uno SVILUPPO, elimina lapprossimazione! Debbo fare osservare infatti, che se in Ma questa torta proprio buona! non apro, non sviluppo quel Ma incipiente in DEVO DIRE CHE, per cui avere Devo dire che questa torta proprio buona!, il campione di comportamento linguistico Ma questa torta proprio buona! non specificato, non precisato, non puntualizzato; non pieno, precso, trasparente, chiaro dal punto di vista della comunicazione, perch quel Ma non ha nulla pi di ma; non ha pi nulla di ma; non ha pi nulla da vedere con il lessema ma; non pi quello il senso di questa unit linguistica; non ha pi assolutamente nulla di avversatvo; non pi congiunzione avversatva; non pi come appare essere; non pi come appare nella forma; non pi come si manifesta ad occhio nudo nello scritto, ed allimmediata percezione uditva nel parlato; non pi ma neppure nella forma! Debbo consentire di prendere atto infatti, che se di fronte a Ma questa torta proprio buona! non sviluppo quel Ma incipiente, questo campione di comportamento linguistico, in Linguistica, non diventa testo, perch esula dalla prerogatva prima a che una realt testuale possa in Linguistica essere riconosciuta tale: la trasparenza comunicatva, che punto la condizione costitutva come a pag. 28 fatto cenno della testualit! Se invece di fronte a Non sono stanco, ma in piene forze non sostituisco quel ma con i sinonimi bens/s piuttosto/piuttosto/anzi e simili, per cui avere Non sono stanco, bens in piene forze, Non sono stanco, s piuttosto in piene forze, Non sono stanco, piuttosto in piene forze, Non sono stanco, anzi in piene forze e simili, ovviamente con sfumature diverse tanto pi che siamo di fronte ad una molteplicit, il campione di comportamento linguistico Non sono stanco, ma in piene forze comunque chiaro, perch in questo caso ma non va oltre il suo valore puramente congiunzional-avversatvo anche se metto a confronto perch e visto che o dal momento che, pur avendo perch senzaltro una capacit enunciatva aprioristica rispetto alla sua natura di congiunzione, questo segmento fonico non va oltre la sua valenza congiunzional-causale: lo sviluppo in s non pieno, puro! Posso assicurare che quandanche perch si sviluppi in enunciazione, pressoch, anche se non proprio sempre, non lo fa senza venir meno al minimo sforzo, senza ledere il minimo sforzo e quindi anche la pertinenza del modus exprimendi in una Lingua facendo s da esprimere anche se in modo pi ener-

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misura per essa equa, si dilata: e cos pure detto segmento: al cospetto del lume della coscienza, si restringe per nostra difesa personologica ed
gico una stessa cosa e per di pi in modo pi dilungato, non in modo sostanzialmente pi chiaro, pi trasparente: non c, gi a partre dai profunda, esplicazione, n gi in profundis autonoma: per cui la trasparenza comunicatva non ne soffre pur ammettendo che perch ha in realt a s una capacit enunciatva aprioristica rispetto alla sua natura di connettvo la quale devessere attivata SOLO, appunto, quando la sua attivazione NON lede ASSOLUTAMENTE il minimo sforzo e quindi insieme con questo invero la pertinenza del modus exprimendi di una Lingua ! Se io sviluppo Sono stanco. Perch ho lavorato tanto in Sono stanco. Motivo ne che ho lavorato tanto; oppure Sono stanco: perch ho lavorato tanto in Sono stanco: motivo ne che ho lavorato tanto; o ancora Sono stanco; perch ho lavorato tanto in Sono stanco; motivo ne che ho lavorato tanto, nella Lingua italiana, non ci si esprime proprio cos! E se anche fosse, lo sviluppo in s di Perch/ perch in Motivo ne che/ motivo ne che, non puro, non pieno, non al 100%, perch, pur sotto forma di enunciazione e quindi pur dotato di un grado dintensit comunicatva maggiore, pi energico rispetto a quando si presenta sotto forma congiunzional-connettivale , perch non va MAI oltre la sua valenza, la sua natura causale! Debbo lasciare sosservi infatti, che motivo ne che non qualcosa di pi autonomo rispetto a perch! Tanto pi che non marca la determinazione ed il senso di responsabilit di chi parla o scrive! Invece ma si sviluppa in qualcosa che marca con intensit la determinazione ed il senso di responsabilit di chi parla o scrive, e che a livello profondo non ha nulla di avversatvo ed anzi pi autonomo rispetto allo stesso ma potendo cos valere a rendere autonomo in s stesso il messaggio di cui partecipa rispetto al prima il che vuol dire che per quanto io, non sviluppando unespressione quale Non sono stanco: ma sto benissimo in Non sono stanco: devo dire che che sto benissimo, ne colga il senso, lespressione Non sono stanco: ma sto benissimo non nella fattispecie assolutamente testo, perch io non risalgo, ora che posso, a qualcosa di esplicante la determinazione, la decisione, la convinzione, ed il senso di responsabilit del mittente nellesprimersi, nellesprimere qualcosa, ed in profundis ndice di autonoma, com nelle possibilit di ma (il che incde, fa breccia tantissimo, a livello profondo, di comunicatva, nello spirito di chi recepisce il messaggio): quindi non mi esprimo nella fattispecie al meglio che mi nella fattispecie dato, consentto; che mi nella fattispecie possibile; mediante determinazione; mediante la giusta determinazione; mediante la maggior chiarezza comunicatva nella fattispecie possibile; o meglio: non d modo al messaggio di esprimersi nella fattispecie al meglio che gli nella fattispecie dato, consentto; che gli nella fattispecie possibile; mediante senso di determinazione; mediante il giusto senso di determinazione; mediante la maggior chiarezza comunicatva nella fattispecie possibile ( meglio per proprio perch vero incominciare lincipit di un enunciato-proposizione avversatvo in rapporto di coordinazione preceduto da segno interpuntvo pi energico della virgola [cosa non sistematica] serbante la funzione antecedentemente detta con DEVO DIRE CHE o, a seconda del cotesto-contesto, con le sue connotazioni, modulazioni [che poi il modo in cui realmente, effettivamente ci si vuole esprimere, sia che ci si esprima in bene, sia che ci si esprima in male], che non con ma: perch ci incde, fa breccia, a livello profondo, di comunicatva, nello

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entra a far parte di quelle semirappresentazioni cerebro-emozional-verbali proprie di quello stato di ottenebramento psichico, emozionale ed
spirito di chi recepisce il messaggio; nello spirito del ricevente, del destinatario: perch la determinazione, la decisione, la convinzione ed il senso di responsabilit del mittente traspaiono in tal modo con pienezza di respro, e quindi il suo messaggio ha in tal modo un impatto comunicatvo pi incisvo nellanimo, nello spirito di chi lo recepisce; nellanimo, nello spirito del ricevente, del destinatario)! Il qual qualcosa detto desplicante e rimandante ai profunda, poi, immesso in un enunciato di senso avversatvo, assumer anchesso un valore semantico avversatvo, il quale per non fa assolutamente parte del suo DNA ! Tanto pi che abbiamo altres visto come ma possa dar vita anche a condensati di diversa natura, a dire condensati di enunciato biproposizionale, triproposizionale, cio costituti da due proposizioni, tre proposizioni, e cos via, cosicch, conto tenendo del cotesto-contesto del campione di comportamento linguistico di cui partecipa, ma suscettbile di una capacit di capienza di materiale psico-emozional-linguistico non programmabile, o meglio: programmabile solo in base al cotesto-contesto del campione di comportamento linguistico di cui punto partecipa (pagg. 55-56-57), per tutto questo proprio perch in s stesso esula decisamente dal piano strettamente avversatvo. Debbo dare ad osservare infatti, che si dir che perch, visto che, dal momento che e motivo ne che possono essere isofunzionali: perch visto che dal momento che motivo ne che. Lisofunzionalit non porta MAI allo sviluppo pieno da un concetto ad un altro. Lisofunzionalit non porta MAI allo sviluppo nella sua pienezza da un concetto di partenza ad un concetto di arrivo. Motivo ne che non in s stesso n pi autonomo, n pi chiaro, pi esplicatvo rispetto a perch: solo oltre che pi energico pi lungo laddove, lo sviluppo di ma DEVO DIRE CHE, , in s stesso, oltre che intensamente pi energico, completamente pi autonomo e chiaro, esplicatvo rispetto punto a ma. Infatti, quanto al caso di ma e del suo sviluppo DEVO DIRE CHE, nella circostanza di ma, si parte da una congiunzione avversatva nella forma che poi in posizione desordio assume anche la diversa funzione di introdurre un enunciato che pu essere accompagnato anche da altri enunciati ancora: ed in tal caso rappresenter un condensato di enunciato principale; nella circostanza di DEVO DIRE CHE, invece, si parte da un qualcosa che non ha nulla di avversatvo gi nella forma, neppure, pi, nella forma, bens ha dellammissvo, del constatatvo, come spiegato alle pagg. 60-61 e nella precedente nota (vedi entrambe ora), e che ha gi di per s, in s, funzione introduttva; il quale, poi, a seconda del senso dellenunciato di cui partecipa, pu assumere anche un valore semantico avversatvo, che per non gli MAI proprio a livello profondo appunto non fa assolutamente parte del suo DNA, come poco pi sopra osservato (vedi ancora pagg. 30-31-32 e 60-61). Questo porta a superare le possibili barriere di isofunzionalit che potrebbero istituirsi fra ma e DEVO DIRE CHE per linammissione del loro essere in rapporto sinonimico puro DEVO DIRE CHE esplicante di ma dal punto di vista della determinazione e del senso di responsabilit di chi parla o scrive ed in profundis ndice della pienamente maggiore autonoma di s, suo sviluppo, rispetto ad esso potendo cos valere a rendere autonomo in s stesso il messaggio di cui partecipa rispetto al prima. Anche un connettvo quale quindi, poi, non ha assolutamente sviluppo puro, pur anche di esso ammettendo che ha a s una capacit enunciatva aprioristica rispetto alla sua natura di connettvo

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espressvo che il subconsciente: e quanto pi la nostra persona diverr in grado di sostenere il lume della coscienza, tanto pi detto segmen(ne discende che). Se io dico: Sono stanco. Quindi vado a letto, quindi, nella fattispecie, non assolutamente sviluppabile in ne discende che per cui avere: Sono stanco. Ne discende che vado a letto perch nella nostra Lingua non ci si esprime proprio cos! ; tanto meno assolutamente sviluppabile in debbo finire col dare atto che per cui avere Sono stanco. Debbo finire col dare atto che vado a letto: perch debbo finire col dare atto che pu essere solo unulteriore modulazione dello sviluppo di ma e del precso sviluppo di e, come poi vedremo , e non altro! Non uno sviluppo da, e perci di quindi! Tanto pi che anche si ammettesse e finisse col provare sia uno sviluppo da e di quindi, detto sviluppo, pur sotto forma di enunciazione, non esulerebbe MAI dalla natura conseguenzial-conclusva di quindi: debbo far notare infatti, che unulteriore modulazione in una situazione reverenziale sarebbe Sono stanco. Vedano pertanto: vado a letto (pertanto, appunto). Debbo consentire che sosservi, per, che vedano pertanto:, pur essendo pi autonomo di quindi, non ricavabile da quindi! Semplicemente, quindi, dopo il punto fermo, e vale a rendere pi energico il messaggio di cui partecipa focalizzando maggiormente, accentuando lattenzione su di esso: creando un pi netto stacco con la parte di messaggio che c prima; ponendo il messaggio di cui partecipa pi al centro dellattenzione del destinatario: per in genere non c uno sviluppo, e quandanche ci fosse, non si tratterebbe di uno sviluppo puro, assolutamente in forza del fatto che gi di per s, in s, decotestualizzato e decontestualizzato, cio sottratto dalleconoma di qualsiasi campione di comportamento linguistico, in s stesso, lo sviluppo di quindi non andrebbe oltre la sua natura conseguenzial-conclusva, per cui, sviluppando quindi allinterno di un campione di comportamento linguistico quando se ne creassero i presupposti, anche in questo caso altro non si farebbe che esprimere anche se in modo pi energico una stessa cosa e per di pi in modo pi dilungato, non in modo sostanzialmente pi chiaro, pi trasparente: anche in questo caso non c esplicazione: per cui la trasparenza comunicatva, anche in questo caso, non ne soffre! Al limite quindi e debbo finire col dare atto che potrebbero essere isofunzionali. Anche allora, dunque, ebbene, per, hanno una capacit enunciatva aprioristica rispetto alla loro natura di connettvi, per non uno sviluppo puro: ci vuol dire che le forme allora:, dunque:, ebbene: (vedi lesempio relatvo a pag. 49), per:, possono essere solo degli sviluppi di ma, per MAI, presi di per s, cio in quanto allora, dunque, ebbene, per, dare sviluppo a qualcosa di basico di completamente differente da s (infatti se io entro in una 4 ginnasio e dico: Allora: oggi incomincer con voi ad analizzare il Genitvo assoluto. [], oppure Dunque: oggi incomincer con voi ad analizzare il Genitvo assoluto. [], o ancora Ebbene: oggi incomincer con voi ad analizzare il Genitvo assoluto. [], in realt le forme Allora:, Dunque:, Ebbene: incipienti, in questa fattispecie [perch vedremo poi che in alcune altre particolari la forma Ebbene: lo pu essere anche di infatti], altro non sono che uno sviluppo da ma: = Debbo subito dirlo: oggi incomincer con voi ad analizzare il Genitvo assoluto. [] < Debbo venire subito al punto:/Debbo venire subito in medias res: oggi incomincer con voi ad analizzare il Genitvo assoluto. []; quanto a per, vedi quanto da me argomentato alle pagg. 64-65, e considera poi anche che se io inizio una frase dicendo Per cos non si fa equivale

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Teoria della condensazione psico-emozionale-linguistica

to tender a dilatarsi, quasi che la pupilla di un normale essere umano finisca collassumere le propriet della pupilla dunaquila, la quale riesce a fissare per diverso tempo senza stacco il sole: questa, la coscienza linguistica. Se noi fossimo totalmente coscienza ci esprimeremmo sempre con chiarezza: per in noi sussiste anche una dimensione subconscia, cio uno stato attenuato di coscienza, che dal punto di vista verbale si manifesta attraverso restrizioni linguistiche, e quindi anche di significato. Ma in posizione desordio di periodo e di enunciato-proposizione avversatvo in rapporto di coordinazione preceduto da segno interpuntvo che non sia la virgola per questo non sistematico serbante la funzione antecedentemente detta, una manifestazione del subconscio, una restrizione del campo di coscienza di chi parla o scrive, una sorta di determinazione della volont, una dimensione della coscienza, una proiezione della coscienza: esso, ad inizio-periodo e di enunciato-proposizione avversatvo in rapporto di coordinazione preceduto da segno interpuntvo pi energico della virgola per questo
a S, per cos non si fa , per cui c un sottinteso logico: s; se io invece inizio una frase dicendo Ma cos non si fa , il valore semantico-comunicatvo, il senso di questa frase, diverso: Devo dire che cos non si fa . Infatti ma e per incipienti non sono assolutamente la stessa cosa [vedi ancora pagg. 64-65]). Del resto se allora, dunque, ebbene, per, non avessero una capacit enunciatva aprioristica rispetto alla loro natura congiunzional-connettivale, ma non potrebbe MAI svilupparsi in Allora:/allora:, Dunque:/dunque:, Ebbene:/ebbene:, Per:/per: quando se ne creassero i presupposti (vedi i relatvi esempi, per quanto riguarda Allora:/allora:, Dunque:/dunque:, Ebbene:/ebbene:, alla pag. 49; per quanto riguarda Per:/per:, alla precedente pag. 46) . Debbo porre allattenzione infatti, che si pu applicare una sostituzione, non uno SVILUPPO: o meglio, per esser precsi: una molteplicit, quandanche non infinita, pur sempre comunque una molteplicit, di sostituzioni, non un precso sviluppo: non gi un precso sviluppo: non uno SVILUPPO precso pur avendo comunque a suo tempo osservato che lo SVILUPPO di ma esula da parametri sistematici e da schemi programmabili (pagg. 35-36 e 55-56-57). Infatti abbiano talch ad osservare: ma invece ~ ma = DEVO DIRE CHE (~ = versus). Se ma si trova in posizione desordio di enunciato, si dilata. Si dilata, in qualche cosa di pi autonomo. Per questo qualche cosa di pi autonomo, lo contiene di gi in s. Allobiezione del Professor Romano Sgarbi, insigne docente di Grammatica Greca presso lUniversit Cattolica del Sacro Cuore di brescia, secondo la quale il piano lessicale ed il piano sintattico sono due cose diverse, e comunque la sintassi sempre pi autonoma rispetto al lessico in s, per cui se si prende il lessema nominale fiori ed il lessema aggettivale gialli e li si mette insieme s da ottenere fiori gialli, se ne crea, ne vien fuori un qualche cosa di pi autonomo rispetto a prima, mi limito semplicemente a replicare che quel qualche cosa di pi autonomo rispetto a prima che ne vien fuori, che se ne crea, non uno sviluppo, tanto meno puro, da un unicum: semmai una messa insieme che vale a generare un unicum. 72

1. LA CONDENSAZIONE PSICO-EMOZIONALE-LINGUISTICA

non sistematico serbante la funzione antecedentemente detta, in nessun sistema linguistico esistente al mondo77 ha il valore semantico intimo, profondo di congiunzione avversatva: esso rappresenta un condensato di enunciato principale che marca la determinazione ed il senso di responsabilit di chi parla o scrive, ed introduce un altro enunciato che pu essere anche accompagnato da altri enunciati ancora ed in tale chiave quindi nella posizione desordio di enunciato-proposizione avversatvo ora detta si opporr alla porzione di testo antecedente, proprio perch nella fattispecie a ragion richiesto dalla testualit. Esso costituisce il ruolo argomentale dellenunciato o anche degli enunciati che seguono, ed nella forma base identificabile con un vero e proprio sintagma verbale: nella fattispecie specifica, un vero e proprio gruppo verbale: DEVO DIRE + CHE. In ma incipiente congelato, concentrato un segmento grafico-fonico-acustico pari a DEVO DIRE CHE. Tutto questo ci porta a capire che anche quando ma si presenta sotto la veste morfologico-sintattica di congiunzione avversatva o di segnale discorsvo (ma / mah), contiene un enunciato pari a DEVO DIRE CHE che non svanisce MAI, altrimenti svanirebbe anche ma: semplicemente a riposo. Ma enunciato a riposo; DEVO DIRE CHE enunciato in atto. Ma contiene in s un enunciato basico pari a DEVO DIRE CHE. Dal punto di vista emotvo, ma in posizione desordio di periodo e di enunciato-proposizione avversatvo in rapporto di coordinazione preceduto da segno interpuntvo pi forte della virgola per questo non sistematico serbante la funzione antecedentemente detta, rappresenta un concentrato di emotivit molto intensa che non viene oggettivata con pienezza di respro per la presenza in noi di un campo esistenziale in cui gravitano semirappresentazioni cerebro-emozionali: il subconscio. Ma emotivit intensa a riposo; DEVO DIRE CHE, emotivit intensa in atto.

77 basti pensare che in Inglese but avr uno sviluppo quale I HAVE TO SAY THAT, quindi si avr but = I HAVE TO SAY THAT che poi assumer in base al cotesto-contesto di cui partecipa le sue connotazioni, modulazioni di volta ; che in Tedesco si avr aber = ICH MUSS SAGEN DASS il quale poi assumer in base al cotesto-contesto di cui partecipa le sue connotazioni, modulazioni di volta ; in Francese, mais = JE DOIS DIRE QUE atto poi ad assumere in base al cotesto-contesto di cui partecipa le sue connotazioni, modulazioni di volta ; e via di questo passo sulla sca del prosieguo dello sviluppo di ma nei vari sistemi linguistici esistenti al mondo, ovviamente ciascuno secondo il lessico ed i parametri grammaticali che sono pertinenti a ciascuno di essi.

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