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PSICOLOGIA CLINICA

NASCITA ED EVOLUZIONE Il dibattito riguardante la psicologia clinica rimane tuttora aperto, cos come non ancora ben definito il ruolo dello psicologo clinico. La psicologia clinica nasce da un esigenza della societ di entrare nei problemi reali, di indagare i comportamenti e gli eventi psichici attraverso una modalit nuova non filosofica e non sperimentale, ma basata sullosservazione, cio con un metodo che pu essere definito clinico. Contesto socio economico di nascita Il contesto di nascita della psicologia clinica quello di fine 800 inizi 900, un periodo di grande vivacit culturale ed economica, in particolare per lAmerica. Contesto teorico La psicologia clinica trae le sue origini dai contributi provenienti dalla psicologia e dalla medicina. Vi sono 4 antecedenti considerati precursori della psicologia clinica: PSICOLOGIA SPERIMENTALE che ha il merito di aver dato il via alla ricerca scientifica di processi ed eventi psichici. PSICOLOGIA DIFFERENZIALE che ha concentrato lattenzione sullindividuo e sulle differenze individuali e ha dato importanza allanalisi statistica dei dati psicologici per misurare tali differenze. MEDICINA (PSICHIATRIA) che si impegnata ad organizzare un sistema di classificazione condiviso dagli specialisti del settore che ha permesso un approccio scientifico alla diagnosi e alla cura della malattia mentale. Per lattenzione di questi studiosi era rivolta allo studio del cervello considerato regolatore del comportamento umano, anzich allo studio del comportamento nella sua soggettivit. Fu poi con Freud che venne abbandonato lapproccio organico, a favore di un orientamento psicologico. MOVIMENTI UMANITARI RIGUARDANTI LA CONCEZIONE DEL MALATO che hanno portato a dei cambiamenti riguardanti la cura e la concezione del malato mentale. Si passa dallemarginazione del malato mentale, ad un trattamento pi umano del paziente. La psicologia clinica dalla fine dell800 alla met del 900 Nel panorama internazionale vengono date diverse interpretazioni alla psicologia clinica. In America il termine venne utilizzato per la prima volta da Witmer che fond la prima clinica psicologica con lintento di dare aiuto ai bambini portatori di handicap o con problemi di adattamento scolastico. In Francia loggetto dinteresse della psicologia clinica era la vita psicologica in s, nelle sue reazioni naturali e spontanee, escludendo cos il metodo sperimentale. Freud successivamente diede unaltra interpretazione della psicologia clinica. Questi diversi modi dintendere la disciplina portarono a due direzioni evolutive della psicologia clinica, una che si diffuse in America e unaltra che si diffuse in Europa. MODELLO AMERICANO La psicologia clinica americana trae le sue origini dalla psicometria, considerata unica psicologia con fondamento scientifico. Con
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lintroduzione del concetto di QI i test diventano gli strumenti elettivi, ed alla somministrazione dei test che viene legata la figura dello psicologo clinico. Successivamente, negli anni 30 la psicologia americana subisce linfluenza della psicoanalisi che sposta linteresse degli psicologi americani dalla valutazione delle abilit intellettive allo studio della personalit e dei problemi affettivi ed emotivi, gli psicologi clinici assumono cos anche un ruolo terapeutico oltre a quello di testista. La seconda guerra mondiale port ad un grande sviluppo della psicologia clinica, ci che contribu a cambiare il ruolo dello psicologo clinico furono in buona parte i bisogni sociali del momento che portarono lo psicologo clinico ad occuparsi di attivit quali intervanto terapeutico, di ricerca, di consultazione etc. Durante tutti gli anni 50 la psicologia clinica continua nel proprio consolidamento e gli psicologi clinici si inseriscono in diversi contesti. i. MODELLO EUROPEO In Europa le prime origini della psicologia clinica possono essere individuate nella pedagogia e nella psichiatria. Nella pedagogia per quanto riguarda il tentativo di intervenire nel sistema scolasti per studiare scientificamente il modo migliore per crescere i bambini; nella psichiatria per gli studi e contributi di valore scientifico. Tuttavia la psichiatria era pi orientata sul versante neurologico e, considerando il cervello regolatore del comportamento umano, studiava la psiche da quel punto di vista. Un cambiamento di questa prospettiva si ebbe con la nascita della psicoanalisi che port la psichiatria da un approccio medico-organicista a quello psicologico, ed la psicoanalisi che ha aperto la strada alla psicologia clinica e che pu essere considerata il modello di riferimento della disciplina. La psicoanalisi fu fondata da Freud il cui obiettivo era quello di fondare una scienza che si occupasse dellinteriorit umana studiandola attraverso un nuovo metodo clinico. Tra le scoperte metodologiche della psicoanalisi che sono state adottate dalla psicologia clinica vi sono: Lattenzione allinteriorit del male psichico, Limportanza della relazione tra il paziente e il terapeuta, La sostituzione del concetto di volont con quello di motivazione, La continuit tra normale e patologico, La continuit tra i processi cognitivi e quelli emotivi, e limportanza delle emozioni nel processo di conoscenza, La necessit di un addestramento emotivo delloperatore, Limportanza di altri tipi di comunicazione oltre a quella verbale. Grazie alla psicoanalisi il metodo clinico adottato dalla psicologia si differenziato da quello della medicina. Infatti mentre la medicina pi orientata alla cura della patologia, trascurando talvolta lapproccio con il paziente, la psicologia attribuisce invece molta importanza alla relazione con il paziente, considerando la cura un processo bi-direzionale in cui paziente e medico collaborano, quindi ci che appare importante la cura della persona piuttosto che la cura della malattia. La psicoanalisi, a differenza dellideologia medica ha colto e sottolineato linteriorit del male psichico. Si pu quindi dire che la psicologia clinica sia nata con la psicoanalisi, andando per ad integrarsi con altre discipline. Tra i contributi alla psicologia clinica vi sono quelli della psicologia dellet evolutiva, la psicologia del lavoro, della psicodiagnostica e della scuola sistemica.
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Definizione contemporanea di psicologia clinica La psicologia clinica include nel suo assetto teorico contributi di varie banche della psicologia, nonostante ci essa pu essere considerata una disciplina autonoma, anche si vi ancora difficolt a dargli una definizione. Innanzitutto si pu dare una definizione di psicologia e di clinica. La psicologia la scienza del comportamento umano, laggettivo clinico si riferisce alla sofferenza, a chi se ne fa carico, alla cura e al luogo di cura, e in particolare conoscenza e relazione e solo in un secondo momento intervento e mutamento, il concetto stesso di clinico in psicologia si riferisce al metodo e non alla cura della malattia. Importante anche la definizione data dai professori e dai ricercatori di psicologia clinica delle universit italiane che definiscono la psicologia clinica come un settore della psicologia i cui obiettivi sono la spiegazione, la comprensione e linterpretazione dei processi mentali disfunzionali o patologici, individuali e interpersonali e il cui metodo rivolto alla consulenza, diagnosi, terapia o comunque dintervento sulla struttura e organizzazione psicologica individuale e di gruppo. La psicologia clinica inoltre finalizzata agli interventi atti a promuovere le condizioni di benessere sociopsicobiologico e i relativi comportamenti nelle diverse situazioni cliniche e ambientali. La psicoterapia costituisce lambito applicativo che pi caratterizza la psicologia clinica. Una caratteristica della psicologia clinica che i suoi campi dintervento si collocano in diversi contesti interpersonali in cui lindividuo vive ( dal contesto familiare a quello scolastico, fino a quello lavorativo ). Inoltre come disciplina autonoma essa ha un suo metodo di ricerca che si basa sul metodo storico-clinico o storico-motivazionale il cui oggetto la relazione tra osservatore e osservato, con il pieno coinvolgimento terapeutico ed emotivo tra i due partecipanti. Il carattere applicativo conferito alla psicologia clinica lascia aperto il quesito sul rapporto fra teoria e pratica operativa.Un contributo a questo proposito stato fornito da Carli e Paniccia, che considerano la psicologia clinica la teoria della tecnica riabilitativa e psicoterapeutica, in opposizione alle tecniche senza teoria e alle teorie senza tecnica. Le tecniche senza teoria sono fondate sul modello medico, esse presuppongono lesistenza di deviazioni rispetto a dei criteri stabiliti e si pongono come obiettivo la modificazione del comportamento deviante. Le teorie senza tecnica fanno riferimento a teorie psicogenetiche che fanno ipotesi circa le cause dei comportamenti, ma senza elaborare tecniche dintervento. La teoria della tecnica ha invece come oggetto lanalisi della domanda che il soggetto pone allo psicologo clinico quando si rivolge a lui, essa presuppone una teoria generale dintervento, un setting (luogo) in cui si attivi la relazione tra loperatore e colui che fa la richiesta dintervento, e un modello di analisi della relazione stessa. I modelli fondamentali dellintervento sono: La costruzione di una relazione personale autentica. Ed qui che si inserisce lanalisi della domanda, che ha come obiettivo la comprensione delle motivazioni che spingono alla richiesta e che vengono attivante nel contesto relazionale.
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Valutazione clinica della persona, gruppo, organizzazione ( attraverso colloqui, questionari). Progettazione dellintervento, che pu non essere necessariamente di tipo terapeutico. Verifica dellefficacia dellintervento. Oggetto della psicologia clinica Oggetto di analisi della psicologia clinica il comportamento umano, sia individuale che di gruppo, compresi, ma non necessariamente inclusi, eventuali disturbi psichici.

test,

Per quanto riguarda lobiettivo della psicologia clinica quello di capire e aiutare coloro che presentano delle difficolt di ordine psicologico, o che riferiscono di soffrire un disagio psichico. Lobiettivo principale della psicologia clinica quindi quello di aiutare attraverso una comprensione empatica, una ricerca e una formulazione di ipotesi circa lorigine del disagio psichico. Ma a differenza del modello medico in cui la domanda del paziente solo il mezzo per dare vita al rapporto fra paziente e medico che pu individuare le cause della patologia e trovare la cura, nellambito della psicologia clinica lintervento non pu esser realizzato se non a partire dallanalisi della domanda, e spesso concluder in tale analisi il suo itinerario. Unaltra differenza rispetto al modello medico riguarda la concezione del sintomo. Nellambito medico il sintomo, rappresentando la motivazione che spinge il paziente a rivolgersi al medico, considerato un disturbo, una disfunzione, la causa della sofferenza del paziente. In psicologia clinica invece il sintomo un aspetto del comportamento che genera conflitti, problemi, difficolt di relazione con gli altri. Ci porta allemergere di sentimenti e di emozioni di qualit ed intensit tali da giustificare il ricorso allo psicologo, il vero sintomo del paziente che si rivolge allo psicologo la sua stessa domanda.

MODELLI TEORICI DINTERVENTO CLINICO

I modelli teorici della psicologia clinica di analisi e comprensione del disagio psichico sono il modello relazionale-sistemico e il modello psicoanalitico, che in questultimo si integrano. Il modello relazionale-sistemico propone una diversa e pi complessa lettura della realt in cui il disagio si struttura e si manifesta e delle relazioni umane e sociali del soggetto. Il modello relazionale-sistemico deve essere integrato con il modello psicoanalitico, attento allelaborazione degli aspetti emotivi consci e inconsci della relazione.
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MODELLO MEDICO E MODELLO RELAZIONALE

Modello medico Il modello medico era influenzato dalle ideologie della cultura e in particolare dalla tradizione cristiana che si colloca nella logica del buono/cattivo, normale/deviante. Inoltre lo spazio della scienza doveva essere circoscritto per evitare di invadere il dominio dellideologia religiosa, cos alla scienza venne affidato il compito di occuparsi della materia, cio del corpo, in quanto anima e psiche erano di competenza della religione. Tutto ci ha portato la psichiatria, in quanto scienza, da un lato ad attribuire esclusivamente importanza al corpo nella formulazione della diagnosi, dallaltro al rifiuto nella ricerca di possibili significati dei sintomi. Quindi il sintomo costituisce soltanto un allontanamento dalla norma, una devianza, e la terapia deve concentrarsi sul corpo. Etichettando cos come anormali certi comportamenti, e non tenendo in considerazione il contesto in cui questi si verificano, il modello medico li priva di qualsiasi altra possibilit di apparire come significativi. Modalit dintervanto In medicina la malattia considerata lelemento specifico di cui occuparsi: si classificano i sintomi e la cura sar finalizzata alla remissione del particolare sintomo evidenziato. Obiettivo di questa modalit dintervento quella di correggere il disturbo, e la diagnosi organizza i sintomi allinterno della realt strettamente individuale della persona non tenendo in considerazione il contesto in cui il sintomo si verificato. In questottica lunico intervento possibile quello psicofarmacologico che interviene sulla realt somatica del paziente. Quindi questa prospettiva teorica tende piuttosto a classificare e diagnosticare lindividuo.

Modello relazionale Il modello relazionale pone a fondamento della sua elaborazione teorica il concetto di contesto: si pu dare un senso alla comunicazione sintomatica solo se si tiene conto del contesto, cio della realt umana e sociale in cui si esprime, il disagio psichico pu esser colto attraverso losservazione delle relazioni umane. Come ogni altro procedimento scientifico pone a suo fondamento la logica e i suoi principi, ma a differenza del modello medico fa rientrare nella sua logica anche considerazioni metafisiche che fanno parte dellagire intellettuale delluomo. Il modello relazionale sistemico riformula quindi il concetto di patologia, attento alle relazioni dellindividuo e decodifica i significati del sintomo allinterno del sistema interpersonale in cui lindividuo vive.

Differenze nel modo dintendere la comunicazione sintomatica Secondo lapproccio relazionale ogni comportamento comunicazione ed il contesto che permette di dare un senso allatto comunicativo, quindi la comunicazione sintomatica pu essere capita solo se inserita nel contesto. Secondo la psichiatria tradizionale, invece, solo la parola e ci che immediatamente decodificabile possono essere considerati comunicazione, inoltre non viene tenuto in considerazione il contesto per la
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comprensione della comunicazione sintomatica in quanto considera la causa del disagio interna allindividuo. Il punto fondamentale che segna la contraddizione tra i due approcci che per lottica relazionale il senso va costruito, mentre per lottica medica il senso dato a priori. La differenza tra le due ipotesi consiste nel diverso modo dintendere la parola. Per lideologia medica la parola ha la sola funzione di indicare ci a cui essa si riferisce e ci che conta la fedelt con cui la parola esprime il referente, sia esso un oggetto o un concetto. Per lapproccio relazionale il senso della parola costruito nel contesto in cui viene usata. Non in gioco la corrispondenza con ci a cui la parola si riferisce, ma la ricerca di un senso che pu anche essere fortemente individualizzato. Ci significa che il sintomo non rappresenta in primo luogo lallontanamento dalla regola, la devianza, come per lideologia medica, ma una delle possibili modalit comunicative su cui si pu e si deve esercitare loperazione di decodificazione. Il modello relazionale opera su nozioni di senso e di contesto non diverse da quelle elaborate nel campo degli studi linguistici che definiscono il contesto come linsieme delle circostanze in cui si svolge un atto di enunciazione (scritto o orale ) e la conoscenza di esso necessaria per determinare ci a cui unespressione si riferisce; scegliere tra diverse interpretazioni di un enunciato ambiguo; per determinare la natura dellatto di parola compiuto; per determinare il carattere normale o meno di un enunciazione: uno stesso enunciato pu essere normale in certe situazione e fuori posto in altre.

Critica allideologia medica Con le teorie di Freud sul rapporto fra coscienza e inconscio e la nozione di Super-Io che mette in relazione la coscienza con la realt esterna, si delinea una struttura relazionale che porta ad una critica dei presupposti dellideologia medica, e quindi : critica dellorganicismo come concentrazione della terapia sul corpo; critica della divisione di anima e corpo; critica dellisolamento dellindividuo dal contesto sociale. Ed in questo contesto che si evolve la psicologia clinica che sottolinea limportanza del rapporto fra individuo e contesto sociale.

La riformulazione della domanda e il ruolo dellapproccio relazionale sistemico La legge 180 per la psichiatria e la legge di riforma sanitaria hanno avviato in Italia un processo di trasformazione dellassistenza psichiatrica, sociale e sanitaria, e la costituzione delle ASL ha portato ad una dislocazione territoriale dei servizi. Questo decentramento nel territorio dellintervento assistenziale ha permesso lincontro delloperatore con il luogo in cui il disagio umano si forma e si manifesta. Inoltre le nuove condizioni di lavoro hanno proposto allo psicologo clinico nuovi compiti davanti ai quali egli verifica linadeguatezza degli abituali strumenti culturali e operativi. Loperatore in questo caso posto davanti ad una scelta tra due alternative: Quella di
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utilizzare le tradizionali modalit dintervento (psicofarmaci e ricovero) o di tecniche pi aggiornate che comunque hanno come lobiettivo di ridurre e controllare la devianza, oppure possono cercare nuovi strumenti dintervento diversi da quelli medici e psichiatrici tradizionali. Ci porta a due conclusioni, e cio che i processi di decentramento territoriale servano, se si segue la prima alternativa, a rendere pi efficiente da un punto di vista burocratico e amministrativo ci che gia esistente, oppure portare, se si segue la seconda alternativa, ad un ampliamento e ad una partecipazione della collettivit nella gestione della salute e dei bisogni dellindividuo. In questo contesto lapproccio relazionale-sistemico propone un rinnovamento dellintervento assistenziale. Infatti nellapproccio relazionale-sistemico vi la tendenza a non dare risposte di tipo medico o psichiatrico tradizionale alla domanda di assistenza e di aiuto cercando di ridefinire il sintomo psichiatrico come un comportamento che ha la sua coerenza con i rapporti interpersonali del gruppo familiare o sociale, di superare quindi il concetto tradizionale di malattia e coinvolgere il gruppo di appartenenza intorno ad disagio del paziente. Ma tale operazione incontra nei servizi pubblici delle difficolt perch non solo vi la necessit che il rapporto terapeutico sia flessibile, ma soprattutto perch la qualit della domanda del paziente si adatta di solito al tipo di prestazioni erogate diventando cos richiesta di intervento medico e psichiatrico. Quindi, il tipo di risposta fornito dai servizi assistenziali psichiatrici determinando in molti casi il tipo e la qualit di domanda di assistenza ne determina la stessa evoluzione del disagio. Vi quindi la necessit di una riformulazione della domanda, e in questo senso lapproccio relazionale sistemico, in quanto visione diversa della realt in cui matura il disagio e del concetto stesso della malattia, pu dare un contributo, ma bisogna affrontare le resistenze dei servizi tradizionali che vedono nellapproccio relazionale-sistemico una mina per lequilibrio del servizio.

Limiti del modello relazionale-sistemico Merito del modello relazionale sistemico di aver sottolineato limportanza del contesto come luogo in cui il sintomo emerge e acquisisce senso. Tuttavia il fatto di tener conto solo della componente relazionale e di comunicazione tra gli individui, ha il limite di non tenere conto del concetto di dolore psichico con una propria esistenza, risultato di uno specifico funzionamento mentale. Il rischio quello di tralasciare le differenze di struttura mentale individuale e ci potrebbe portare ad un uso esasperato del modello relazionale in pura tecnica di terapia familiare a discapito di un lavoro sullinteriorizzazione. Per tale motivo il modello relazionale sistemico necessita di essere integrato con un modello attento allelaborazione degli aspetti emotivi consci e inconsci della relazione, cio al modello psicoanalitico.

Modello psicodinamico ( psicoanalitico) Il modello psicodinamico un modello che trae origine dalla psicoanalisi classica ma che integra al suo interno concetti ed aspetti appartenenti a diverse teorie e modelli psicologici, e che pone laccento sugli
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aspetti interpersonali e relazionali (relazioni oggettuali) dellindividuo. E a Freud, padre della psicoanalisi, che si deve la costituzione di un sapere che permette di entrare nel mondo interiore dellindividuo. La psicoanalisi si fonda su unindagine della realt emotiva connotandosi come una psicologia clinica in grado di spiegare gli eventi psichici attraverso lindagine della soggettivit. Di grande importanza la relazione tra paziente e terapeuta per lindagine della soggettivit e come mezzo per coinvolgere il paziente nella cura. Il paziente non pi soggetto passivo che riceve la cura, come nellapproccio medico, ma collabora al processo di guarigione. Nasce cos la psicoterapia. Lambito della psicologia clinica si esteso e non si identifica pi esclusivamente con la psicoanalisi, tuttavia questa ne rappresenta il modello di riferimento. La psicologia clinica focalizzata sullindividuo nella sua globalit e nella sua soggettivit, attraverso un metodo denominato clinico, tale metodo si serve del rapporto interpersonale come mezzo di conoscenza. Il metodo clinico in psicologia si formato dal convergere di diversi contributi, ma in particolare della psicoanalisi. La psicoanalisi in pratica un procedimento dindagine dei processi emotivi e un metodo terapeutico per i disturbi psichici che si basa appunto su tale indagine, ed proprio il metodo da essa individuato che le ha permesso di acquisire una serie di conoscenze che le hanno conferito il carattere di scienza. Quindi da un lato la psicoanalisi rappresenta un insieme di teorie o ipotesi sul funzionamento psichico e sui possibili interventi terapeutici, dallaltro da anche significati specifici al contesto in cui si muove e in particolare alla relazione che si instaura tra paziente e terapeuta. In questo modo attribuisce importanza non solo alla cura del sintomo, ma soprattutto al suo significato, allindagine delle problematiche affettive e a quanto emerge nella relazione. Il modello psicodinamico, che trae le sue origini dalla psicoanalisi, attento alle relazioni dellindividuo in quanto necessarie allo sviluppo della mente e contesto in cui il disagio psichico si sviluppa e si manifesta. La massima importanza viene data al periodo infantile dato che gli schemi formatasi in quel periodo persistono nella vita adulta: sin dallinfanzia certe specifiche modalit di relazionarsi con gli altri vengono interiorizzate e sono espresse automaticamente e inconsciamente come parte del carattere dellindividuo. Il principio teorico di questo modello che lindividuo ripropone nella relazione terapeutica aspetti delle relazioni significative vissute nel passato che necessitano di esser compresi per scoprire le cause del disagio. I sintomi sono quindi analizzati nel rapporto tra la persona e il contesto in cui emerge il disagio.

EVOLUZIONE DEL RUOLO DELLO PSICOLOGO Nonostante la psicologia ha avuto uno sviluppo negli anni successivi al dopoguerra, intorno agli anni 60 emerse la disciplina si trovava in una situazione di inadeguatezza culturale e formativa, mancava una precisa definizione del ruolo e delle competenze
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dello psicologo, una regolamentazione dellattivit professionale e le strutture formative erano carenti; inoltre lo strumento maggiormente utilizzato era il test, infatti compito dello psicologo era quello di stabilire e quantificare le differenze tra gli individui e quindi di conseguenza tra normale e anormale, salute e patologia, idonei e non idonei ecc., ci per introduceva il rischio di estromettere dal sociale tutti coloro che non rispondevano alle esigenze sociali di normalizzazione. Si svilupp cos una revisione critica di questa modalit dintervento che port gradualmente ad una ridefinizione del ruolo, degli obiettivi e delle modalit dintervento dello psicologo. Si passati cos, attraverso riforme sanitarie e nel mondo del lavoro, da interventi tesi a stabilire le differenze individuali e il discrimine tra normalit e patologia, ad interventi rivolti allindividuazione del disagio e allanalisi dei bisogni degli utenti. Venne messo in discussione il funzionamento dellospedale psichiatrico, pi orientato alla segregazione ed emarginazione del malato che alla possibilit di cura e con la legge 180 vennero chiusi i manicomi e istituiti i DSM in cui lo psicologo acquis nuove competenze. La nuova figura dello psicologo clinico introdusse concetti nuovi, come lampliamento del concetto di malattia e di disagio psichico, ribalt la mentalit organicistica e mise laccento sulla relazione paziente-terapeuta acquisendo competenze psicoterapiche per intervenire sul disagio psichico. Nel mondo del lavoro La psicologia del lavoro stata uno dei primi campi dintervento dello psicologo. In questambito il suo ruolo era quello di selezionare personale attraverso dei test che gli permettevano di individuare le attitudini degli operai. Comunque la figura dello psicologo non era ancora completamente accettata dagli imprenditori e lintervento dello psicologo era mirato soltanto ad un miglioramento della produttivit e allumanizzazione dellazienda. Lutilizzo dei soli test portava tuttavia a trascurare i problemi esistenti nel mondo del lavoro, le relazioni e i rapporti di potere che si creavano e quindi le dinamiche emotive e interpersonali. Verso la fine degli anni 60, il dibattito critico che coinvolse la psicologia port dei cambiamenti anche nel ruolo dello psicologo nellambito del lavoro. Venne cos abbandonato lapproccio che pretendeva di selezionare senza conoscere leffettiva realt e i bisogni del mondo del lavoro a favore di un approccio pi orientato allanalisi dei bisogni dei lavoratori, delle problematiche del contesto lavorativo e ad approfondire la soggettivit operaia. Ci fu reso possibile anche dal fatto che molte aziende modificarono la loro richiesta dei consulenti psicologi e rividero questo ruolo allinterno delle fabbriche; gli psicologi da consulenti esterni con la funzione di selezionare gli operai, passarono ad essere consulenti interni assunti con altre funzioni. Ci permise allo psicologo di entrare nella realt della fabbrica e di analizzare listituzione in cui era chiamato ad operare. Lospedale psichiatrico Attraverso la prassi psicometrica, il ruolo dello psicologo in ambito sanitario si riduceva allindividuazione delle differenze tra gli individui, quindi a stabilire il discrimine tra normalit e patologia. In questo modo le istituzioni totali separavano le persone normali da quelle anormali, e le diagnosi psichiatriche finivano per emarginare dalla societ coloro che erano considerati diversi o non adattabili recludendoli negli ospedali psichiatrici. Intorno agli anni 60 coloro che operavano in queste strutture si resero conto che tutto ci non aveva alcuna funzione terapeutica e
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che lunico modo per cambiare lassistenza psichiatrica era abolire gli ospedali psichiatrici. Con la legge 180 e la chiusura degli ospedali psichiatrici si realizz un cambiamento delle leggi preesistenti. La logica psichiatrica era quella di proteggere la societ dalla follia, e il malato mentale, considerato violento, pericoloso, irrecuperabile e non curabile veniva recluso in manicomio, quindi in realt la funzione degli ospedali psichiatrici era quella di allontanare dal sociale e occultare gli elementi che ne minacciavano lequilibrio. Ci a cui mirava il cambiamento di questa prospettiva era di fondare lassistenza psichiatrica sul trattamento della malattia attraverso servizi adeguati che permettessero allindividuo di mantenere i legami con la sua realt sociale proponendo una modalit di confronto con il disagio psichico che non necessitava di luoghi di reclusione. Ci richiedeva una revisione delle scienze psicologiche e psichiatriche e una messa in discussione della concezione e della rappresentazione della patologia. Iniziarono cos le prime esperienze di trasformazione dellospedale psichiatrico. Tuttavia non bastava una modifica, ma una soppressione dei manicomi e per fare ci era necessario stabilire un nuovo rapporto con il contesto sociale in modo da modificare i pregiudizi delle persone sul disagio psichico. Cos in alcuni ospedali psichiatrici italiani si susseguirono delle iniziative pubbliche mirate a far comprendere le disfunzioni sia dellospedale che della societ, venne denunciata la violenza delle modalit dintervento delle scienze psichiatriche e psicologiche e mostrata al sociale una realt sino ad allora nascosta. Si afferma che la possibilit di guarigione negli ospedali psichiatrici non ha valore scientifico. Lobiettivo di queste iniziative non era solo quello di far riflettere sul disagio psichico e sulla malattia mentale, ma anche quello di restituire dei diritti alla persona affetta da questi disturbi, di conferirgli la possibilit di parlare di se e della sua storia e di vivere nel contesto sociale. Tutto ci port ad un nuovo impegno degli operatori psichiatrici che si dislocarono e si attivarono nel territorio e nel tessuto sociale. Con il termine dei ricoveri, attuati dalla legge 180, ci fu una reinterpretazione della malattia mentale, lottica degli interventi si concentr su unanalisi dei bisogni del paziente, su una maggiore attenzione alla biografia e al contesto sociale del paziente, e venne proposta la possibilit di integrazione del malato nel tessuto sociale (ad esempio nel lavoro). Le strutture territoriali Nella met degli anni 70 vengono istituiti i CIM (Centri di Igiene Mentale oggi DSM Dipartimenti di Salute Mentale) territoriali. Inizialmente questi centri non erano vere e proprie strutture terapeutiche, ma si trattava pi che altro di diramazioni territoriali degli ospedali psichiatrici che avevano la funzione di dispensario farmacologico e di assistenza sociale per i pazienti dimessi dallospedale psichiatrico. Con la chiusura dei manicomi e la riforma sanitaria questi centri diventarono strutture incaricate della prevenzione, della cura e della riabilitazione della malattia mentale, anche se solo con il tempo acquisirono una vera identit terapeutica. Contemporaneamente vennero inseriti i primi psicologi nellequipe formate da psichiatri, infermieri e assistenti sociali e questi operatori dovettero mettere in crisi le proprie identit professionali per adeguarsi con una nuova modalit ai bisogni dei pazienti che si rivolgevano ai servizi. In questo contesto ci furono due tipi di atteggiamenti da parte degli operatori: uno ideologico che attribuiva grande importanza alle pratiche deistituzionalizzanti,
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riguardanti i presupposti teorici dellorigine sociale della malattia mentale; e laltro teorico-culturale che aveva come obiettivo una nuova preparazione professionale degli operatori. Anche gli psicologi si divisero in questi due schieramenti e coloro che aderirono alla visione teorico-culturale si rivolsero ai filoni della cultura psicologica del 900 e alle scuole di formazione che la rappresentavano: la teoria relazionale-sistemica e la psicoanalisi; in tal modo acquisirono dei modelli teorici per una migliore comprensione del sintomo e tecniche per costruire una relazione terapeutica fondata sullincontro e sullascolto dellaltro. Ma nonostante limpegno con il quale si cercava di realizzare i nuovi programmi, i malati continuavano a star male. Si prese coscienza cos del fatto che non si trattava di abolire le tradizionali tecniche psichiatriche (farmaci, visite, etc) sostituendole soltanto con interpretazioni psicologiche, ma era necessario inserire quegli stessi strumenti in una relazione che avesse le caratteristiche di una relazione terapeutica. Inoltre era necessario che il gruppo curante, medici e psicologi di diversa formazione, collaborasse per condurre ad un progetto terapeutico integrato. Venne inserita ad esempio la scheda per la raccolta di informazioni che obbligava pazienti e familiare a formulare una richiesta pi dettagliata ed il servizio a discuterne prima di dare una risposta. In questo contesto lo psicologo interruppe la vecchia ideologia manicomiale, che riteneva impossibile una comprensione della comunicazione sintomatica, e si pass allimpegno per la comprensione del sintomo decodificando la storia del paziente nel contesto in cui era strutturata. Il bisogno di un approfondimento delle modalit dintervento venne sentito non solo per la presenza nel territorio di situazioni psichiatriche gravi, ma anche per laggiungersi di richieste da parte di una nuova utenza caratterizzata da pazienti che rivolgevano richieste esplicite di psicoterapia per disagi psicologici. Di fronte a queste richieste lo psicologo struttur sempre di pi una modalit dintervento psicoterapeutico prevalentemente secondo lapproccio relazionale-sistemico e psicoanalitico. LO PSICOLOGO CLINICO PER LETA EVOLUTIVA

Lhandicap e la scuola prima degli anni 70 nel corso degli anni vi sono state varie normative volte allinserimento dei portatori di handicap nelle scuole, ma la maggior parte in realt non facevano altro che mirare ad evitare alla scuola il confronto con il problema della disabilit e della devianza. La prima normativa a questo proposito estendeva lobbligatoriet scolastica ai bambini ciechi e sordi, da assolvere per solo in apposite istituzioni o privatamente. Questa normativa escludeva comunque tutti coloro che, sebbene con disabilit, non rientrassero nelle due categorie. In questo decreto erano contenute anche le normative relative allabilitazione allinsegnamento e allassistenza nelle scuole per ciechi e per sordomuti, stabilendo che gli insegnanti dovevano avere uno speciale titolo di abilitazione. Una seconda legge dava al direttore la facolt di allontanare dalla scuola gli alunni affetti da malattie contagiose e ripugnanti. Tale norma fini per legittimare quella tradizione culturale che ha impedito lapprofondimento e la conoscenza dellhandicap e
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dei problemi ad esso inerenti. Successivamente venne regolata la qualificazione degli insegnanti delle scuole elementari speciali. La normativa prevedeva che tali insegnanti venissero scelti preferibilmente tra quelli in possesso di titoli di studio speciali o che comunque tra chi fosse particolarmente dotato di competenze relazionali, prevedeva inoltre che la selezione degli alunni da inserire nelle scuole speciali fosse molto accurata. A tal fine vennero istituiti i servizi medico-psico-pedagogici.

Ruolo dello psicologo nellistituzione scolastica prima degli anni 70 In questo contesto lo psicologo aveva il compito di effettuare delle diagnosi per selezionare gli studenti adatti alla scuola normale ed inviare nelle classi differenziali e speciali i non adatti. Cos il loro intervento si configur come selettivo e discriminatore. Il contributo scientifico dello specialista era il modo per effettuare unesclusione dal sociale e valutare la possibilit di sviluppo dellalunno. Il modo con cui veniva realizzato questintervento consisteva in una segnalazione dellinsegnante allo psicologo, dopo di che interveniva il dpistage con test intellettivi e proiettivi. Questa ricerca delle differenze tra gli alunni finiva con il negare allalunno diverso la possibilit di sviluppo nel contesto in cui viveva. Ne conseguiva lesaltazione di scuole e istituti speciali come luoghi di interventi terapeutici e riabilitativi, ma nei quali in realt era negata al bambino ogni possibilit di sviluppo, di cambiamento e di un rapporto paritario e di scambio con lambiente. Il fallimento di questi interventi volti ad estromettere lalunno diverso hanno portato ad una revisione dei metodi utilizzati. Alla fine degli anni sessanta ci fu un processo di profonda innovazione e nuove modalit di affrontare lhandicap e la devianza. Questo processo port a delle riforme anche nel contesto scolastico e alla presa di consapevolezza della necessit di una formazione adeguata degli psicologi.

Norme per il riconoscimento dei diritti e per listruzione delle persone con handicap e riforme del ruolo degli specialisti sulla spinta dei problemi emergenti nelle classi differenziali e nelle scuole speciali e della consapevolezza maturata dal fallimento degli interventi educativi attuati in luoghi separati, si cominci a sentire la volont di abbandonare il luoghi speciali e di iniziare esperienze di integrazione nella scuola comune. Innanzitutto vennero presi dei provvedimenti per facilitare la vita negli spazi sociali e quindi anche nelle scuole ai portatori di handicap. Inoltre vi furono delle innovazioni dirette a modificare lintervento delle equipe medico-psico-pedagogiche che non doveva pi soltanto selezionare gli alunni speciali attraverso la somministrazione di test, allontanandoli dalla scuola, ma operare delle prospettive di inserimento nelle classi normali. Venne poi regolamentata lattivit dellquipe nella scuola che cambi nome e divenne socio-psico-pedagogica, perdendo cos la connotazione medica ed accentuando le problematiche sociali dellintervento. Lo psicologo in questa fase approfondisce la sua modalit di intervento con la possibilit di analizzare il contesto sociale. Inoltre cambia anche la funzione degli specialisti, si pass dalla richiesta di fornire degli interventi per recuperare i bambini che necessitano di trattamenti differenti, a quella di mettere in
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atto degli interventi volti a prevenire e superare le difficolt relative allinserimento nella vita scolastica. Tuttavia solo nel 1992 con la legge 104, e successive modifiche nel 2001 ci fu lintegrazione dei portatori di handicap nella scuola e la messa in atto dei suoi diritti sociali, medici, politici ed economici. Con questa legge: Vengono riconosciuti i diritti della persona con handicap Viene data una precisa definizione della persona con handicap Vengono riconosciuti i diritti alleducazione e allistruzione della persona con handicap. Ruolo dello psicologo nella scuola Lintervento dello psicologo nella scuola si cos evoluto da intervento sullhandicap e sulla devianza a intervento preventivo. Il problema che lo psicologo deve affrontare ora non pi quello di decidere se il portatore di handicap pu o meno essere inserito nella scuola di tutti, ma quello di differenziare fra le problematiche di competenza della scuola e quelle di competenza dello psicologo clinico. Inoltre, per attuare il suo intervento, lo psicologo deve non solo analizzare il contesto nel quale lalunno vive, ma anche la domanda per capire i significati sottesi alla richiesta dintervento per capire chi il portatore del disagio e qual il contesto in cui intervenire. A questo scopo utile pu essere lapproccio sistemico che propone una lettura della realt in cui il disagio si struttura e manifesta. Tuttavia importante che questo modello venga integrato con un modello attento allelaborazione degli aspetti emotivi consci e inconsci della relazione (modello psicoanalitico). Il modello psicoanalitico sottolinea limportanza degli aspetti emotivi consci e inconsci nel guidare il comportamento delle persone, riconosce inoltre la necessit di instaurare con laltro una relazione, un rapporto di ascolto e condivisione che permetta di capire i significati sottesi alla situazione di disagio. necessario che tra lo psicologo clinico e colui che segnala la situazione di difficolt si instauri una sorta di alleanza terapeutica, quella condizione che permette di condividere con laltro il desiderio di riflettere, pensare sulle proprie emozioni e quindi sulla difficolt segnalata.

Metodo di osservazione del modello psicoanalitico: losservazione partecipe dallosservazione partecipe dei bambini nella prima infanzia si possono ricostruire gli aspetti generali dello sviluppo emotivo del neonato e la genesi relazionale dello sviluppo nella sua mente. Il metodo dellosservazione partecipe permette allo psicologo di vedere il bambino, la situazione di disagio nel contesto naturale in cui egli vive. Infatti losservazione del bambino si verifica nel suo contesto naturale in una situazione prefissata in cui lo psicologo ha una funzione interpretante che presuppone lastinenza dallazione. Questo approccio si occupa delle influenze interne ed esterne sullo sviluppo che in quel momento si svolgono nella realt del bambino. Si deve quindi osservare, tener conto del rapporto tra il bambino e il suo ambiente il quale rappresenta un fattore importante nei primi stadi di sviluppo del bambino.

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La valutazione del disagio emotivo in et evolutiva la valutazione presenta un aspetto diagnostico ed un aspetto di restituzione al paziente di ci che stato condiviso nellincontro. Nellambito diagnostico ci sono due aspetti, uno legato al valutare la tipologia del disturbo, e laltro a valutare la capacit del paziente di entrare in contatto con il suo mondo interno; da questo duplice aspetto diagnostico deriva lindicazione sulla necessit o meno di un intervento psicoterapeutico. In pochi incontri il terapeuta deve capire e valutare le problematiche sottese al disagio, elaborarle e restituirle al paziente in modo che questo veda sotto una nuova luce i vissuti problematici del suo mondo interno. I colloqui valutativi possono essere considerati un breve intervento psicoterapeutico nel quale il paziente si avvicina per la prima volta al suo mondo interno: il terapeuta sostiene, accompagna e modula questesperienza, permettendo di sperimentare un incontro positivo di contenimento e condivisione emotiva. Per quanto riguarda i bambini e importante da parte dello psicologo comunicargli la sua disponibilit allascolto, il suo intento di partecipare ad unesperienza comune ed esplicitargli da subito che questesperienza avr termine in modo da proteggere il bambino da un coinvolgimento emotivo che potrebbe rendere dolorosa la separazione. Per entrare in contatto con il bambino il campo privilegiato quello del gioco, attraverso il quale il bambino riesce ad esprimere i propri desideri, le esperienze reali, le fantasie in maniera simbolica. Molta importanza va data ad ogni comportamento verbale e non verbale messo in atto negli incontri.

Cenni storici sulla psicoanalisi infantile la psicoanalisi infantile inizia a delinearsi sulla base dei modelli psicoanalitici stabiliti per gli adulti. Freud ha proposto losservazione delle manifestazioni sessuali dei bambini elaborando la teoria della sessualit infantile ed stato inoltre il precursore di un metodo di studio dello sviluppo psichico del bambino: losservazione diretta. Successivamente con le teorizzazioni di A. Freud e della Klein si dar lavvio a due correnti di pensiero nella psicoanalisi infantile. La Freud elabora una tecnica intermedia fra il lavoro analitico e quello educativo; la Klein sottolinea che linterpretazione delle angosce nel transfert a far entrare il bambino nel processo analitico, poich il bambino in grado di sviluppare una nevrosi da transfert. Linfluenza maggiore sullo sviluppo della psicoanalisi infantile risale a Winnicott, il quale diventa portavoce del ruolo fondamentale dellambiente nello sviluppo psichico del bambino. Lambiente infatti influenza non solo in quanto oggetto esterno, ma anche in quanto oggetto interno: lambiente costruito dalla madre oggetto esterno diventa infatti oggetto interno contenitore del se del bambino.

La costruzione della relazione terapeutica Aspetti a cui lo psicologo deve fare riferimento nella relazione terapeutica:

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1. Il contratto. Nella valutazione dello stato di disagio emotivo del bambino necessario un coinvolgimento dei genitori ed importante stabilire con loro unalleanza terapeutica per evitare che il bambino sia posto in una condizione conflittuale. La presenza dei genitori nei colloqui psicoanalitici molto importante, inoltre, dato che di frequente la sofferenza del bambino un segnale di disagio nelle relazioni familiari, spesso necessario offrire un sostegno anche ai genitori. 2. Il setting. Dove le sedute hanno luogo molto importante. Devessere un luogo in cui il bambino pu esprimere la sua realt psichica. Il corpo nel bambino rappresenta lo strumento essenziale di espressione della realt emotiva, per tale ragione utilizzato come materiale analitico, insieme ai giochi, ai disegni e alla verbalizzazione diretta. comunque importante da parte del terapeuta di trovare, nellintervento con il bambino, lequilibrio tra libert di espressione e i limiti che bisogna imporgli. 3. Il transfert. Con i bambini loggetto del transfert sono le strutturazioni psichiche delle sue relazioni precoci. Il terapeuta dovr comprenderle, contenerle e restituirle gradualmente al bambino cos da permettergli di elaborarle. Il transfert un processo difficile e doloroso e spesso il bambino cerca di sottrarsi ad esso. 4. Modalit della valutazione. Lindicazione della necessit di un intervento psicoanalitico con i bambini nasce nelle prime sedute. Le sedute diagnostico-valutative hanno lobiettivo di analizzare e capire il disagio emotivo del bambino e lopportunit di un intervento psicoterapeutico. La rappresentazione simbolica del mondo interno del bambino La valutazione del disagio emotivo infantile ha proprie caratteristiche poich diverse sono le modalit con le quali il bambino comunica i propri pensieri ed emozioni. Il bambino utilizza il gioco, il disegno, i comportamenti non verbali per rappresentare il suo mondo emotivo, ma anche per esteriorizzare ci che avviene nel rapporto con il terapeuta. LINTERVENTO NEI SERVIZI TERRITORIALI

La terapia con la coppia

Il modello relazionale-sistemico questo modello pone laccento sulle caratteristiche del comportamento degli individui, sulle relazioni interpersonali e sul contesto, mettendo in secondo piano laspetto emotivo individuale della psiche. Nellintervento si da poca attenzione ai meccanismi di funzionamento interno della coppia, mentre maggiore limpegno nel fornire consigli tecnici come prescrizioni di comportamento. Alla memoria, al riemergere di ricordi non viene data attenzione, non viene inoltre analizzato il transfert.

Il modello psicoanalitico Questo modello sottolinea che nella coppia i legami intrapsichici sono basati sullinvestimento lipidico. Il legame una relazione in cui ci
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che conta lincontro fra due psichismi che, attraverso lidentificazione proiettiva, deposita un affetto o una rappresentazione nellaltro, determinando un processo di identificazione introiettiva. Dicks sostiene che la coppia sia linterscambio di oggetti inconsci, che crea un mondo oggettuale condiviso, ed ha una dimensione organizzativa nella famiglia, afferma inoltre che questa struttura solo apparentemente diadica in quanto essa una realt integrata in cui il legame che si crea tra i due oggetti rappresenta il terzo elemento. Questo legame lelemento nuovo che permette di far esprimere in ciascuno dei partner una versione del se complementare allaltro e funzionale al legame. Secondo la teoria delle relazioni oggettuali il legame di coppia si costruisce attraverso lidentificazione proiettiva, che insieme allidealizzazione e la scissione, sono gli elementi centrali della relazione. Lidentificazione proiettiva determina uno scambio di emozioni e di parti di se con laltro. Ci pu svolgere unimportante funzione di sviluppo, evoluzione e trasformazione. Infatti la dinamica dellidentificazione proiettiva permette di comunicare, controllare ed attaccare nellaltro parti rimosse o scisse del se, facendo cos emergere versioni di noi che altrimenti sarebbero rimaste nascoste ed attivando il loro sviluppo. Il partner non recettore passivo delle proiezioni, ma pu metabolizzarle rendendole meno angosciose e pi tollerabili. Si creerebbe cos allinterno della coppia un processo di conoscenza, trasformazione e guarigione. Per costituirsi una coppia deve strutturare una membrana diadica che definisce uno spazio di separazione tra linterno e lesterno, tale membrana si costituisce attraverso un contratto segreto, inconscio, le cui motivazioni sono non conosciute dagli stessi partner e riguardano i desideri, le paure che derivano dalle relazioni vissute con le figure significative prevalenti nellinfanzia. I partner si scelgono con valenze trasformative o difensive. Tale scelta pu avvenire per complementariet, cio loggetto rappresenta il genitore del sesso opposto, o per contrasto, ci loggetto completamente diverso dal genitore del sesso opposto. La coppia tenuta in vita dalla collusione, questo meccanismo fa si che ogni membro accetti di sviluppare inconsciamente solo alcune parti di se e, adeguandosi allaltro, rinunci a svilupparne altre, le quali vengono invece proiettate sul partner. Si attiva cos un processo trasformativi. Nel funzionamento sano la coppia cerca di risolvere le proprie vecchie e nuove frustrazioni e gli squilibri legati ai cambiamenti attraverso modalit che permettono la crescita e la realizzazione dei partner. Se tale processo non si realizza si pu determinare linsorgere di ansie, perdita di senso di identit e la patologia di coppia.

Obiettivi nella terapia di coppia

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Quando le aspettative idealizzate di un partner verso laltro si infrangono avviene il passaggio alla deidealizzazione che determina sentimenti di sofferenza e rabbia che minacciano o mettono gravemente in crisi lintegrit della membrana di coppia. Nel processo terapeutico, primario il lavoro di comprensione degli organizzatori inconsci che hanno strutturato la coppia. Sar compito del terapeuta, al quale viene chiesto implicitamente di ridurre la sofferenza, la disperazione dei coniugi legata al conflitto di coppia, analizzare ed elaborare con loro le identificazioni proiettive, permettendo ai partner di prendere coscienza delle modalit in cosce di funzionamento della coppia e della loro storia.

Lo psicologo consulente del tribunale

Gli operatori dei consultori familiari o dei servizi materno infantili vengono spesso consultati dal tribunale per dare la propria consulenza e il proprio parere in situazioni di conflittualit della coppia, anche per facilitare lindividuazione delle modalit di affidamento dei figli. Questo intervento presenta varie problematiche non solo per il contesto nel quale viene effettuata la consultazione, ma anche per i diversi contesti coinvolti nellintervento, che propongono quesiti quali lanalisi della domanda e del contesto privilegiato di intervento, il problema di capire chi sia il reale committente dello psicologo clinico, chi sia lutente e la trasformazione di una richiesta concreta in una che riguardi realmente le competenze dello psicologo clinico. Quando una coppia arriva ad una separazione legale ci sono vari contesti coinvolti nella situazione problematica, c il contesto giudiziario, quello legale e quello familiare ognuno dei quali stabilisce una serie di regole finalizzate a proteggere e tutelare i figli. Queste regole influenzano le modalit relazionali esistenti nella famiglia e si rivelano spesso inadeguate in quanto spostano su un piano di realt e concretezza la soluzione di profonde problematiche interne. La coppia spesso arriva allaccordo formale e legale senza aver adeguatamente elaborato la separazione, per tale ragione queste regole si rivelano spesso troppo pratiche rispetto ai problemi affettivi che il conflitto sottende. Quando la separazione non elaborata spesso si genera una grave conflittualit. nelle situazioni in cui il conflitto coinvolge i figli che il giudice dispone la consulenza tecnica dufficio. Con questo intervento viene chiesto allo psicologo clinico di valutare la realt emotivi del nucleo familiare, ed in particolare dei figli, e di valutare le modalit di rapporto dei figli con ciascun genitore e in particolar modo con quello non affidatario, fornendo un parere sulleventualit di modificare laffidamento. Spesso questa richiesta, che venga dal giudice o da una delle parti, in realt nasconde una situazione sintomatica ed una richiesta di aiuto e cambiamento emotivo mascherata dal conflitto che in realt un sintomo dellincapacit della coppia di elaborare la separazione.

Il contesto perietale
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Allo psicologo nei vari casi viene spesso dato lincarico di risolvere il conflitto, ma difficilmente viene dato lincarico di analizzare e capire le problematiche emotive implicite nella coppia. Nellintervento di consulenza fondamentale decodificare il significato profondo della conflittualit ed impedire che il contesto perietale si riduca al solo contesto valutativo e giudiziario. Per evitare ci importante che tutte le persone coinvolte trovino nel rapporto con lo psicologo unoccasione per analizzare la domanda e gli aspetti collusivi ad essa sottesi, per fare in modo che la persona o coppia che subisce lincontro perch gli stato imposto dal tribunale, diventino utenti dello psicologo attivi e partecipi delle problematiche implicite della richiesta. Solo diventando utente dello psicologo clinico la coppia potr fare unesperienza allinterno della quale venga analizzata attentamente la domanda e fornita una restituzione e uniniziale comprensione delle dinamiche che la conflittualit sottende.

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