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ANTARES E LE VERE ORIGINI DI EUROPA

a cura di Carlo Forin e Bruna Graziani

INDICE : 16 LU UB - FAVA 17 ANTASUBBA 18 MUR-IA = MORIA 19 SHARRUMA 20 MENS 21 ME 22 MENERVA 23 ER ME TE 24 HE PA TU 25 TARANIS 26 ES DA 27 TAG ES 28 REITIA 29 NUME 30 TESTA MORTE SAG US

16 LU UB FAVA domenica 19 maggio 2002 _______________________________________________________________________________________

Febo (HE UB), direte, un nome di Apollo (AP LU). Perch occuparsi della fava (LU UB), in un contesto di nomi divini? La traduzione precisa di LU UB lobo (1). Un lobo di un orecchio (2) ha la forma di una 'fava' (parola che sembra formata < HA UA o HA BA). Ma non pare che i nostri dizionari indoeuropei dano tanta importanza a LU UB, lobo (3). Eppure, LU SUB, lobos, sembra valere quanto il logos, ovvero lo hiersgamos valeva lo hierslgos (4). Ho cominciato 'la via ierogamica della fava' osservando le 'feste lemurie', che i Romani celebravano il 9/11/13 di maggio. Scrive Ovidio: Cumque manus puras fontana perluit unda, vertitur et nigras accipit ante fabas, aversusque iacit: sed dum iacit, -Haec ego mitto, his- inquit -redimo meque meosque fabis-. Hoc novies dicit nec respicit: umbra putatur Colligere et nullo terga vidente sequi. Poich purific le mani nell'onda di fonte si volge e prima prende in bocca nere fave; poi se le gitta dietro le spalle dicendo in quest'atto: le gitto e me redimo e i miei con queste fave!Nove volte lo dice, n volgesi indietro. Si crede Che l'ombra le raccolga e lo segua non vista. (5)

Il protagonista il paterfamilias, che si alza a mezzanotte per separare il lar, la parte buona, dalla larua, la parte malefica, nel lemur, il dmone neutro spirato dal corpo del defunto di casa (6). L'ombra (la larua) segue il paterfamilias (nel giorno 9 -che, per i Pitagorici, bene e male-), che la conduce a vagare fuori dalla famiglia (esorcizzando la casa). Ma, perch l'ombra raccoglie le fave? Perch sarebbero il ricettacolo di anime in trasmigrazione. Questa concezione dur fin nel Medioevo, tra i Catari, trasmessa dai cabbalisti ebraici, che la connettevano alla diaspora: Gilgul e Guluth (trasmigrazione delle anime in esilio) (7). Era, per, di origine pi antica, come la Kabbala, del resto, che risale ai Sumeri. La fava non poteva essere consumata dai sacerdoti egizi (8). I Pitagorici (setta del VI secolo a.C., stanziata a Crotone) erano una setta religiosa che, assieme al teorema attribuito a Pitagora (9), ci ha trasmesso la concezione del mondo dei Caldei (10): l'universo una creatura vivente ed il suo ordine sta nell'armona dei numeri. La metemsomatosi, cio la trasmigrazione delle anime in corpi materiali e vegetali (11), come le fave, un cammino di purificazione per un ritorno all'armona. I lobi ci orientano meglio sulla fava. Il lobo, "ciascuna delle parti in cui un organo animale o vegetale viene diviso, ha etimologia incerta" per il ns. dizionario indoeuropeo (12), e "porzione tondeggiante di un organo, circoscritta da solchi, incisure e simili, tipicamente rappresentata dai lobi cerebrali, polmonari, epatici ecc.

Lobo dell'orecchio, la parte inferiore del padiglione, carnosa, molle" (13), -molle, SUB, in sumero, LU SUB, da leggere LU BUS. Ciascuna delle due parti in cui un organo viene diviso uguale a 'DA DUE UNO', l'archetipo dominante l'antica civilt mesopotamica. Gli organi interni bilobati erano nel LU, uomo, l'immagine del UB, 'perfezione' divina, e UB 'religione del mondo'. Il KU UB, 'distinguo la perfezione', di kubus ci viene descritto da Aulo Gellio (14) ed il quadrato (4, 9) ci viene indicato dai Pitagorici come simbolo di giustizia. Quattro LIM MU, 'compimento del MU' e 9, il giorno delle lemurie in tema, I LIM, 'sentiero del compimento', posto tra US, 'luce-oscurit', e U, da leggere UN . Plinio scrive: "tutti i legumi, tranne la fava, hanno un'unica radice, che legnosa, perch non si ramifica molto [] la fava spunta dal 15 al 20 giorno" (15), ovvero tra il numero di Ishtar (dea della vita e della morte) ed il numero di NIS, Febo, UT, Ap lu, insomma del sole (Elos). "Solo la fava, tra le leguminose, ha uno stelo unico, e uno ne ha anche il lupino; le altre, invece, hanno uno stelo ramoso" (16), ovvero solo la fava non ha un'unica radice, ed ha un unico stelo; solo la fava DA DUE UNO, immagine della ierogamia celeste, di Antares, l'uno bisessuale che nasce a Capodanno. Il lupino rinvia a LU UP, variante hurrita di LU UB: LU UP la forma 'maschia' di TE SH UP, incontro -chi unisce Ishtar e LU UP-. LU UB, 'uomo perfetto', vale MU LU, 'uomo immortale', ricordato dal TU MU LU. LU UB si ritrova in 'tauro-bolio' -BU LU: era il rito, nella liturgia di Mitra, in cui il fedele, alla ricerca dell'immortalit, si sottoponeva ad una doccia di sangue caldo, dentro ad una buca, sotto ad una grata sulla quale veniva sgozzato un toro. LU UB , dunque, importante perch riassume l'accostamento uomo (LU)-Dio (UB); emerge alla morte perch quello il momento del TE US, incontro con la luce-buio; l'ombra, UM BAR/BAR UM il passaggio, che pu prolungarsi in una trasmigrazione.

NOTE 1) Si noti che solo la LCSS, lettura circolare della scrittura sumera porta la radice LU UB a 'lo bo'. (2) Ecco un altro buon motivo per rinnovare la lettura 'ombra' di asinus aureus con asinus aurium suggerita in AP LU del 5.05.02. (3) Il Dictionnaire tymologique de la langue latine di A. ERNOUT, 1959, non ha neppure il lemma, mentre il Calonghi lo espone, in breve (guscio, baccello, bacca, ps Apul. 75 [interpol.], nel tomo Latino-Italiano. (4) UTET, Unione Tipografica Editoriale Torinese, 1991 Torino, ad vocem Pitagora e pitagorismo cita l'ultimo termine, mentre il primo in tutta le letteratura sulle civilt mesopotamiche: ierogamia -matrimonio sacro-. (5) P. OVIDIO N., I Fasti, V 435-440. (6) APULEIO, Il demone di Socrate, 1992 Marsilio, Venezia, p. 51-53. Apuleio specifica i nomi dello spirito vitale: Amor e Somnus corrispondono al MUR sumero. Alla morte (TE MUR) dell'essere umano, il lemur, entit neutra, si separa dal corpo e vaga nella casa. (7) UTET, Unione Tipografica Editoriale Tornese, 1991 Torino, ad vocem Metempsicosi. (8) UTET, Unione Tipografica Editoriale, 1991 Torino, ad vocem Fava, Cenni storici: vi si aggiunge che in epoca classica i Greci consumavano la pianta di fava nei festini funebri e che fin nel Medioevo si consumavano biscotti dolci di fava alla festa dei morti. (9) "La matematica una scienza antichissima, le cui prime testimonianze risalgono a migliaia di anni fa. Il pi famoso documento probabilmente una tavoletta babilonese scritta in caratteri cuneiformi e grande quanto il palmo di una mano. Gli scienziati hanno dibattuto per anni sul significato della tabella di numeri che vi si trova, ma ora stata avanzata l'ipotesi che essa non sia niente pi che una guida per insegnanti. L'idea che Plimpton 322 (P322), il nome della tavoletta, potesse essere un eserciziario per insegnanti venuta a Eleanor Robson, dell'Istituto Orientale della Oxford University ed descritta sulla rivista "Historia Mathematica". La tavoletta fu creduta inizialmente un semplice elenco, fino a quando nel 1945 uno storico della scienza, Otto Neugebauer, non si rese conto che quei numeri in base 60 non erano altro che terne pitagoriche. In pratica, ogni tre numeri si trovava la lunghezza dei cateti e dell'ipotenusa di un triangolo rettangolo. P322 divent quindi la prova che il teorema di Pitagora era in realt noto almeno mille anni prima della nascita del grande matematico greco. Ma a che cosa serviva questa tavola? Per anni gli scienziati hanno pensato che fosse un ausilio per calcoli astronomici, considerando che i babilonesi erano sicuramente molto progrediti in questa scienza. Secondo la nuova ipotesi, frutto del confronto con altre 50 tavolette di contenuto matematico, dice che P322 serviva probabilmente a un insegnante per dare esrcizi ai suoi allievi e controllare la soluzione velocemente, senza dover rifare i calcoli egli stesso." 1999-2001 Le Scienze SpA. (10) 'Sacerdoti caldei' equivale a Sumeri: Ad ogni dio attribuivano un numero. Ad InAnna, poi Ishtar, pianeta Venere, era associato il numero 15, al sole il numero 20. (11) Era nell'ordine cosmico dei Sumeri una sessualit attribuita a minerali, vegetali ed animali. (12) Lo Zingarelli 1998, Zanichelli, Bologna. (13) Enc. Grolier. (14) AULU-GELLE, Les nuits attiques, 1967 Le Belles Lettres, Paris, pp. 63-64. (15) Plinio il Vecchio, n.h., XVIII, 51, 1984 Einaudi, Torino. (16) Plinio il Vecchio, n.h., XVIII, 57, 1984 Einaudi, Torino.

17 ANTASUBBA domenica 1 giugno 2002 _______________________________________________________________________________________

E' il demone sumero della perdita della conoscenza (1). LU UB, la fava -simbolo di unione 'uomo-dio'-, chiarisce l'importanza del lobo nella ierogamia antica (2): ANTASUBBA il demone che ci ha trasmesso i dizionari 'indoeuropei' (che la negano). Questo demone sembra indicarci il nome antitetico al nome del dio Antares. Antares l'origine dell'anno (3). Antasubba la fine della conoscenza, cio il suo simmetrico culturale. Se i cunei ci hanno scandito AN TAS UB BA (4), allora la LCSS (5) ci fa leggere Babu Satn. Pap Satn, Pap Satn Aleppe, scriveva Dante: poich i Hurriti modificavano la 'b' sumera in 'p', direi che pap vale babu. Il 'babau' dei bimbi pare lo stesso soggetto, cos come il 'buh!' di paura. Poich Satana un NU DIM MUD (6), un Artefice Ingannevole, occorre andar cauti. UB, abbiamo visto (2) la 'perfezione' divina. TASH in TASH RI TU, la Libra, ovvero la Bil-ancia. La perfezione circolare KI LIB: veniva disegnato un cerchio, prima della fondazione di un tempio, per includere il sacro, RU A, ed escludere i demoni (7). BIB BU il boia degli Inferi (8). Usate un motore di ricerca; cercate in Internet 'babu satan'. Troverete siti intestati a Babu.che parlano di Satan. Evidentemente Babu un nome iniziatico e Satan indica il sito satanista (9). Antasurra un altro demone, che si legge Raru Satn. Poich occupa il mese di ottobre (Tasritu, in babilonese), ed 'la pietra di Nergl', la vera ombra di Antares. (10) (11)
NOTE (1) "Si inoltre accennato che le diverse tipologie di malattia possono venire personificate assumendo il carattere di demoni, come per esempio Antasubba 'perdita della conoscenza', Kadibbitu, 'perdita della parola', Zitarrutu, 'perdita della vita' []". G.PETTINATO, angeli e demoni a babilonia, magia e mito nelle antiche societ mesopotamiche, 2001 A. Mondadori, Milano, p. 123. (2) LU UB, ns. articolo del 19.05.02. http://www.siagrio.it/Antares/antares.html (3) E' la prima stella meridionale della Via Lattea, il Guardiano della via di Anu, per i Babilonesi, Anu stesso per gli Accadi. L'anno nuovo era fissato dalla levata eliaca di Antares per Adriano GASPANI*Silvia CERNUTI, L'astronomia dei Celti, 1997 Keltia Ed., Aosta. (4) Ogni sillaba corrisponde ad un logogramma. La trascrizione continua ANTASUBBA si adatta al nostro uso, ma non permette di risalire alla scansione originale. (5) Lettura Circolare della Scrittura Sumerica: AN TAS UB BA letta BA BU SAT AN chiarisce la tecnica lettoria. (6) NU DIMMUD, creatore di artifici, in sumero, mi invita alla scansione: NU, creare, DIM, concepire, MUD, il falso, falso sangue. Inoltre: NU DI IM MU UD -NU, creare, DI, dire, IM, falso/creta, MU, uomo, UD, ombra. http://users.nurgle.net/~slayer/religion/dictionary.shtml . DUMU DIM DIM MA 'figliare'. Il dio NU DIM MUD era EN LIL, e poi divenne e rimase EN KI. Il demone: BABU SATAN. "Per liberarsi dai mali cos intervenuti bisognava dunque allontanare il demone o i demoni responsabili, identificati in base a criteri che ci sfuggono completamente. A questo fine stata messa a punto tutta una tecnica illustrata e prescritta dal grande maestro delle tecniche, il dio Enki/Ea (Enki in sumerico, Ea in accadico)." Giovanni PETTINATO, angeli e demoni a babilonia, magia e mito nelle antiche civilt mesopotamiche, 2001 A. Mondadori, Milano, p. 15. (7) "E' ora molto interessante che in tale inno [di fondazione del santuario di Girsu da parte di Umanse, sovrano Lagas] siano contenuti elementi di carattere magico, come la definizione dell'area di costruzione in un Magico che avrebbe dovuto impedire ai demoni e ad altri esseri infernali l'entrata che ne avrebbe violato La purezza e la sacralit." G. PETTINATO, op. cit., p. 81. (8)"Per il suo ordine eccelso e immutabile Bibbu, il boia degli Inferi, possa consegnarti al portiere Lugalsula affinch questi ti faccia uscire dalla porta di Istar e di Aja." G. PETTINATO, op. cit., p. 125. (9) Es.: Babu G. Ranganathan (author) htp.: www.geocities.com/athens/oracle/5862/appendix.html St. Babu Gerbil Joined, htp.: www.tech-report.com/forums/viewtopic.php ; Babu (Sanjoy Dutt), http.: www.indiainfoline.com/week/mar2/more.html ; G. PARISHUDA BABU, htp.: www.indiapartners.org/newsletter9.99.html (10) www.bariaur.com/dusttodust/downloads/ Axe%20of%20Nergal.doc (11) mi 'ha punto vaghezza' di testare in Internet le altre parole kaku satan, dadu satan, mamu satan, nanu satan: sono emersi siti in cui, ad es., il nome 'iniziatico' mamu parla di satan. In tutte le lingue! Ci indica, non tanto un sistema internet mondiale di satanisti, quanto una ramificazione della quadrimillenaria tradizione satanista confermativa della LCSS delle parole sumere.

18 MURIA = MORIA domenica 16 giugno 2002

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MUR parola sumera che significa 'vita+morte' (1). IA significa 'luogo', concreto e astratto (es.: Ital-ia, pazz-ia). MUR-IA, dunque, significa 'luogo di vita+morte'. Sono stato cos pazzo da pensare che questo concetto 'vita+morte', di 5000 anni fa, fosse andato del tutto perduto, in Occidente. C' voluto un elogiatore della pazzia (Erasmo da Rotterdam) per farmi ricredere: i Greci chiamano moria la pazza (2). Una persona affetta da moria in stato di 'vita+morte': biologicamente viva, ma non usa la testa in modo normale, perci morta alla cultura, non sta in relazione con gli altri. Scoperto il termine greco, per vita+morte, individuo anche quello italiano: mria. Mria "sindrome psichiatrica, generalmente dovuta a tumori frontali, consistente in euforia paradossale e puerile, con giochi di parole, facezie e manifestazioni di gioia infantile, che compare su un substrato di apatia. (3)" Gli psichiatri hanno recuperato il termine greco per definire una forma di folla che mostra manifestazioni di stati estremi di vita-morte: la conferma chiara. La parola, pi nota, mora "fr. ant. morie, dal latino mori, morire. Mortalit grave e frequente, per effetto di contagi o epidemie (4)", esprime soltanto la tendenza generalizzata alla morte. Alla luce di mria possiamo andar a rivedere il concetto di somnus di Apuleio: che cos' il sonno se non uno stato di morte apparente? "[di questi demoni] sono il Sonno e l'Amore, che esercitano poteri contrari: l'Amore tiene svegli, il Sonno fa dormire. (5)" E, alla morte di ogni individuo, "l'anima umana, compiuta la militanza terrena, si distacca dal corpo; questa, nell'antica lingua latina, la trovo comunemente definita Lemure. (6)". LE MUR, quindi, si manifesta quando il soggetto tocca la mor-te, TE MUR. Lo Scorpione, Nepa, quando colpisce (ictus scorpionis), provoca negli adulti giorni di sonnolenza, e, nei bambini, la morte. Era, in antico, immagine della picconata (espressione triviale dialettale), dell'unione fisica dell'atto di amore. Alla luce dell'anima umana di Apuleio possiamo capire il frammento di Eraclito: "morte quanto vediamo da svegli; quanto vediamo dormendo sogno (7)." MUR amor, 'l'Amore tiene svegli', A MUR, 'forza della vita'; MUR somnus. I poteri contrari sono compresenti nell'uomo vivo. Alla fine del ciclo di vita arriva TE MUR, la MUR TE, morte. La teonomasiologia avrebbe potuto occuparsi, qui, delle Moire, le Parche dei Romani; ma mi sembra pi utile quando arriva a mostrarci il filo che lega le parole antiche non riferite agli di a quelle moderne.
NOTE (1) Il ns. articolo del 6.01.02, GUD AMUR, esponeva il KAR MUR, la 'forza della vita+morte', la massima festa di Capodanno sumera, che celebrava l'AN TAR ISH, il dio che rinnova la vita-morte. (2) Si noti che la 'U' sumera maschera la nostra 'O'. "Anzitutto, a suggerirmelo, stato il tuo nome di famiglia, Moro, che tanto vicino alla parola 'mora' (che in greco significa 'stoltezza', 'pazzia'), quanto ne sei lontano tu, nella sostanza". p. 3 de Erasmo da Rotterdam, Elogio della pazzia, 1966 Einaudi, Torino. (scritta il 10 giugno 1508) E "Io sono infatti, lo vedete, quella vera dispensatrice di beni che i Latini chiamano Stultitia e i Greci Mora." p. 14. (3) Enciclopedia GROLIER, ad vocem. (4) Id. (5) APULEIO, Il demone di Socrate, 1992 Marsilio ed., Venezia, pp. 52-53. (6) Id., pp. 51-52. (7) Frammento 90. Angelo TONELLI, Del risveglio, Seminario su Eraclito, nov. 1999-maggio 2000 Ass.Cult. Arthena, Citt di Lerici.

19 - SHARRUMA domenica 30 giugno 2002


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Che cos'ha di speciale questo nome? E' 'nato in laboratorio' (1). E' la prova che la teonomasiologia veniva praticata dagli ABA, capaci di comporre razionalmente elementi tratti dalle diverse civilt del tempo e lasciarci un nome riassuntivo, seme delle civilt successive. Il collegamento SHARRUMA-RUMA (2)ROMA potrebbe sembrare casuale (prima della lettura seguente). SHARRUMA il pu-er (3) di TE SH UP. E' un teonimo sintesi di civilt precedenti e coeve e seme (NUMUN) della successiva civilt che i Romani chiamarono etrusca.

Osserviamo i mattoni nel disegno teonomico: Scrittura ittita SH AR RU MA AS KAR lettura hurrita AM UR (RU) SA KAR RA SH

SH AR (4) il sacro accadico e ittita. RU A il sacro sumero (5), da leggere A RU (aruspex, sacerdote 'etrusco' che legge il sacro -spicio -leggo attentamente- aru -il sacro). AS KAR (6) un altro nome del dio della tempesta: SA KAR (7), dizione hurrita; la pronuncia corretta di saker, il sacro latino. SHA HAR sta per 'inizio' (8); vale anche 'gi', come 'inizio dal cielo'. AR USU 'dea della nascita'. SH il teomonema di 'luna', in accadico (e di Ishtar); AR 'sole', in ittita. U ideogramma identificativo del dio sovrano, per tutte le etnie ittite. MA 'origine' in sumero (9) (10). AN UR AS (an-ura: heaven and earth; universe -'heaven' + 'earth'- (11)), potrebbe venir letto SHA RU NA: in questo modo sarebbe un'allitterazione assonante con SHARRUMA. Si potrebbe parlare dei DUE, il Cielo e la Terra, che si 'riconoscono' nell'UNO, il figlio. SHAR USH (pronuncia ASH, SHA R ASH -palindromo) 'terribile nell'aspetto', 'ciclone', 'distruttore'; SHA capo, leader, AR UMA, 'che ottiene la vittoria'. Il reciproco di SH AR RA SH. RA SH NA, stirpe di RA SH, il nome con cui gli 'Etruschi' chiameranno se stessi (12). a-ma-ru: destructive flood ('water' + 'to go' + 'to send'; cf., u18-ru). (13) La LCSS di a-ma-ru a-ru-ma. RUMA sar il nome etrusco di Roma. Preannuncia diva Rumina di Varrone (14). MARU erano i magistrati-dirigenti politici etruschi. MAR U, 'vitello dio sovrano' ARU 'leone. La RR , centrale al nome, detta resh, nel Vicino Oriente; la erre, diciamo noi italiani, ar, detta dagli inglesi, l'unica lettera polygamma, produttiva di pluralit (15). LA prenomen gentilizio etrusco (16): La resh diventeranno Lares, gli antenati dei Romani. Il KAR MUR era la festa di Capodanno sumera: 'forza', KAR, della vita-morte, MUR (17). L'A KI TILL era la stessa festa, nella denominazione accadica: 'forza', A, della vita, KI, morte, TILL. I sacerdoti hurriti fusero, o trovarono fusi, i due nomi: A, forza, MUR, della vita-morte. A MUR RU, forza sacra della vita-morte, un nome del dio della tempesta hurrita, TESHUP. E' la lettura inversa del nome di Sharruma, vista la corrispondenza del sacro accadico (shar) col sacro sumero (RU). Il nome di SHA PA TU (luna piena), che richiama quello della madre HE PA TU, suggerisce SHA RESH (luna nuova -RASH l'inverso). Inoltre SHA rru MA contiene SHA MASH, il sole, in una lettura circolare. Poich la luna omologata alla terra ed il sole lo al cielo, Sharruma contiene il sema (18) di Antares. L'ascia che Sharruma porta sulle spalle (19) ha la pietra AN TAS UR RA, l'ascia di Ner Gal, il re degli Inferi (20). La lettura LCSS d RARU SATAN. RARU la parola centrale di Sharruma: emerge da una lettura bifrontale. E' l'ascia, insigne imperii, che dovrebbe stare in uno dei fasci sulle spalle di Ishtar/Shaushga.
NOTE (1) Marte era identificato col nome di Sanumma, nella tradizione babilonese. E' opinione di chi scrive che i sacerdoti di tradizione hurrita, su ordine di Pu Du He Pa, abbiano elaborato il teonimo babilonese confezionando il nome di Sharruma. Se questo vero allora Sharruma identifica quello che sar Marte. Chris SIREN, http://www.ramtops.demon.co.uk/siren.html (2) "L'iscrizione incisa sull'architrave della tomba 34 di Crocefisso del Tufo, con ductus regolare da destra a sinistra, ed mutila all'inizio per lo spazio di ca 6 -7 lettere. La tipografia delle lettere rientra nella norma dell'epigrafia orvietana di VI secolo a.C. [] Il testo pu essere fissato nella forma seguente: [mi Velthu]rus Rumelnas.[] "io (sono la tomba) di Velthur Rumelna". Carlo de SIMONE, Il nome di Romolo, pp. 31-32 de Roma, 2000 Electa, Milano. Ovvero: Ruma il nome etrusco precedente Roma. (3) ER contiene il significato di dietro, pi chiaro in EG ER: 'dietro a PU'. PU inverso di UP (TE SH UP). (4) Unione della luna, SH, e del sole, AR. (5) TU MU, 'dedicato a', un'altra espressione. TU MU LU, 'dedicato all'uomo immortalizzato', un'altra espressione del 'sacro' che annuncia tumulus, il rilievo del terreno cha nasconde una tomba. (6) AS KAR 'del Sole forza'. Aprile, da AP LU, forse AP IR, come AS IR, 'ritorno del sole'. (7) La lettura da sinistra a destra propria della lingua ittita; la lettura da destra a sinistra propria della lingua hurrito-sumerica. (8) http://users.nurgle.net/~slayer/religion/dictionary.shtml Inoltre: C:\Documenti\sumero-turko.htm

(9) homa, iranico, e soma, sanscrito, suggeriscono 'corpo sacro' o 'corpo di luce', corpo illustrato dall'immagine della camera b, dove Sharruma, tenendo sottobraccio Tudhaliya IV, gli indica l'immagine di un corpo, con la testa che inscrive i due lobi del fegato; in http://www.atamanhotel.com/whc/hattusa-yazilikaya-relief.html (10) Immagino l'approccio specialistico moderno, a scatole mentali chiuse, di fronte a questo mix: -Ma che orrore! Pi pezzi linguistici visti nella stessa parola! Che primitivo, Forin! Che primitivi, i primitivi!-. Seriamente: le distanze linguistiche potevano essere molto minori 4000 anni fa, in gran parte di Eurasia. (11)http://www.sumerian.org/sumerlex.htm (12) Anche RASH-EN-NA, dove l'EN, che a volte c' ed a volte non c': sta per Signore della Citt) (13) http://www.sumerian.org/sumerlex.htm (14) Varrone Reatino Marco Terenzio (116- 27 a.C., Rieti) , Antiquitates rerum humanarum et divinarum, ex Libro XIV, 193 e 208. (15) impronunciabile isolata. (16) "Il nuovo testo della piramidetta del Cabirion (peso del telaio, anteriore al 500 a.C.) risulta rivelatore, per la sua evidenza intrinseca, e successivamente in quanto invita ad un riesame della formula onomastica della stele di Kaminia, con risultati flagranti. La formula onomastica La Tita della piramidetta del Cabirion costituita in primo luogo dall'abbreviazione o sigla La (ben documentata in Etrusco arcaico, anche su oggetti instrumentali, cfr. supra, p.10), che rappresenta un prenome femminile". Carlo de SIMONE, I Tirreni a Lemnos, evidenza linguistica e tradizioni storiche, 1996 Olschki, Firenze, p.85. (17)Abbiamo visto (art.: 16.06.02) il vocabolo greco mora = pazza, vita biologica e morte razionale, confermativo dell'esattezza dell'etimo. (18) Significato. (19) http://www.atamanhotel.com/whc/hattusa-yazilikaya-relief.html (20)www.bariaur.com/dusttodust/downloads

20 MENS domenica 14 luglio 2002 _______________________________________________________________________________________ Mens = ME ens, ente del ME. Il ME il principio ordinativo di tutte le cose; di origine divina (1). La divinit (Ishtar, ad esempio, rimasta nella IS di mentis) tocca (TE) l'EN e gli trasmette il ME: ME EN TE IS, mentis. La ricerca teonomasiologica mi ha fatto crescere la stima per gli ABA, i sacerdoti antichi: coloro che furono capaci di elaborare il teonimo SHARRUMA (2) erano capacissimi di connettere i ME in modi tanto raffinati. TE ABA, la conoscenza concreta dell'ABA, si legge ABATE. Sono convinto che 'conoscenza concreta' significasse conoscenza fisica (stringersi la mano, ad esempio). Ma il lavoro teonomasiologico dell'ABA era un lavoro intellettuale per far da ponte con la divinit (il pontifex era la pi alta carica religiosa romana, abolita nel 382 da Graziano, l'imperatore romano amico di Ambrogio, il vescovo di Milano). Il ponte storico umano stato rotto, sul piano linguistico, per motivi ideologici e teologici. Il lavoro intellettuale pu essere concreto e ricostruirlo: Roma < Ruma < Sharruma l'asse geoarcheologico. E l'asse 'mentale'? La mens capace di essere memor, di memini, di ricordare. Memini INIM ME, parola (far parlare il) ME. Dunque, a posteriori, senza vantarci di essere diventati dei Mentat (3) (la mora dell'intelligenza moderna prodotta dall'Indoeuropeismo viva e troppo urticante per fingere di aver progredito) possiamo riconquistare la concretezza dell'intelligenza antica (in-te-El-ligo/lego, lego con Dio e leggo dentro). Memoria mria, vita morte del ME. Memoria, parola corrente, capacit di ricordare, vita del ME (memoria di nomi, ad es.). Memet, espressione per 'proprio io', aveva il met che si collocava anche in tuamet, suamet. Si pu ragionevolmente supporre che fosse agglutinazione di ME IT e/o ME UT, dove IT il sole ittita ed UT il suo nome sumero. Memet, in questa ipotesi, una parola che contiene il destinatario (me), il messaggio (me) e l'auctor (il dio, IT). Poich T viene usato anche come marcatore, indicativo della divinit (come U), anche possibile: T ME ME, letto MEMET. Se la parola 'io' viene direttamente da U (senza passare per ego, EGU), vicina a UTU/ITI/idi, soggetto agente in quanto rispecchiamento di U, la divinit di tutte le etnie ittite; la parola 'me' oggetto in quanto direttamente connessa all'azione divina (ME ME IT). La mens pu minisci, da mini-scor (4), ricordare, termine che lega 'parola' (INIM) e 'scor', mezza radice di scorpio, di SIS KUR/ZIS KUR, l'orante, e di NUS KU, conosco. E' necessario un po' di acumen (propr. scorpii -recita il Calonghi) per connettere mens-reminiscor-acumen. Un acume-rompighiaccio che spacchi il ghiacciaio culturale indoeuropeo.
NOTE (1) Il concetto sumero del ME viene descritto da Samuel Noah KRAMER, I Sumeri, alle radici della storia, 1997 Newton, Roma, e da A. Leo OPPENHEIM, L'antica Mesopotamia, 1997 Newton, Roma. (2) articolo precedente del 30.06.02. (3) Personaggio fantascientifico -computer vivente.

(4) "miniscor, -eris, mentus sum, minisci, attest seulement dans les glossaires, cf. P.F. 109, 26, miniscitur pro reminiscitur antiqui dicebant; 112, 3, mentum dicebant pro commentum [] comminiscor [] re miniscor [] eminiscor (extre^mement rare et mal attest)", A.ERNOUT, A.MEILLET, Dictionnaire tymologique de la langue latine, histoire de mots, 1959 Lib. C.Klincksieck, Paris.

21 - ME domenica 28 luglio 2002 _______________________________________________________________________________________ Il ME il potere del nu-me di dare il no-me che nomina tutti i nomi. Anzi, poich la parola nu-ME-ro non un nome, il ME , pi in generale, il principio di identificazione. La sillaba 'me' diffusissima nel nostro lessico. Tutte quelle da me esaminate hanno il ME all'origine. Cominciamo da una parola strana (ci che strano attira l'attenzione pi del normale): canto meonio. Il canto meonio di Leopardi risalito da Dante ad Omero (1). "Canto meonio, id est carmine Homeri" diceva Stazio (2). E' possibile che si rapportasse a Meonia, e che questo fosse il nome di uno stato dell'Anatolia. Ma non poetico il 'canto meonio' (come epiteto indicativo dell'appartenenza territoriale di un canto): non richiama alle Muse. Il 'pianto greco' nel lessico, invece. Canto meonio significava, probabilmente, canto divino capace di comunicare i ME (MEUNIU). Oggi la Memria capace di ricordare i ME soltanto nell'angolo in cui sono confinati i Sumeri (SUMER pu valere SU ME ER, 'per il cammino -it er- del ME'). Si pu comprendere il significato della parola memoria seguendo il filo di mria, 'pazza' in greco, per risalire a MUR IA, 'luogo di vita morte' (3). La memria, luogo di vita morte dei ME, ci aiuta a vedere la mente, mens-mentis, ente del ME (4). Mente < TE EN ME, 'conosco concretamente l'essere ME'. E, poich l'essere ME il principio ordinatore di tutte le cose (5) e dei numeri, l'etimo ci sagoma il TE MA (conosco concretamente la materia) nel modo pi affascinante. Mecon, in latino, un papavero. ME KUN, in sumero, si traduce con 'unghia del ME' o 'scala dei ME' (6). Dal papaver sonniferum si ricavava l'oppio (UP PU) in Anatolia, fin dai tempi dei Sumeri. Mecone l'uomo ateniese che am Demetra, la dea delle messi: il papavero tra il frumento. L'oppio nepente, d il sonno (7). TE NE PA, 'conosco concretamente lo scorpione (Nepa)', cio vengo punto dall'aculeo dell'animale. L'effetto della puntura mortale per il bambino, e soporifero per l'adulto. Meconium significa sia 'decotto di oppio' che 'feci poltacee del neonato'. Conium significa cicuta, l'erba che d la morte. Lo scorpio, nepa < NE (Nergal, dio dei morti) PA (Hepat, dea hurrita della vita), era simbolo dell'unione della vita e della morte. Mini-scor < INIM SKUR, 'ricordo/conosco parola) (8), ri-cor-do, papu satan < AN TA SUP PA (espr. Hurrita del sumero AN TA SUB BA, demone della cancellazione della conoscenza (9)), scor-do. Il sonno, per noi, solo una sospensione dell'attivit. Per Apuleio era mezza anima (10). La mezza anima che consente di parlare ai morti, e agli di (11). L'incubazione era un dormire per camminare in dio e ricevere i ME. Menerua (Minerva) era, come Ishtar di Yazilikaya (12), la 'sorella' del dio sovrano, capace di evocare i ME per la guida dei mortali. Ermete (Hermes/Mercurius), il dio della comunicazione, era ER ME TE, conoscenza (TE), del cammino (ER -13), del ME.

NOTE (1) D'aria e d'ingegno di parlar diverso per lo toscano suol cercando gia l'ospite desioso , dove giaccia colui per lo cui verso il meonio cantor non pi solo. Giacomo LEOPARDI, da "Sopra il monumento di Dante che si preparava in Firenze" Composta a Recanati nel settembre-ottobre del 1818. (2) " Homerus grecus poeta maximus scripsit Historiam troianam in quia etiam decantauit facta Achillis, soluma ilia quae gessit apud Troiam, poeta autem iste uult describere totum processum vite sue et idem dicit quamuis sit scripta actus eius canto meonio, id est carmine Homeri qui fuit de Meonia, tum plura vacant et cetera." Da Stacius Achilleidos, Comar, Bibliotque de la ville, US 293 (406). (3) articolo di Teonomasiologia del 16.06.02: Mria < MUR IA. Luogo di vita e morte, dove BIR significa sia 'ridere' che 'piangere'. (4) Articolo di Teonomasiologia del 14.07.02: Mens. La di-mens-io, misurazione, e la mens-ura, l'attrezzo per misurare, hanno l'ens ME in parola. (5) ME SAR RA = tutte le funzioni del ME.

(6) http://www.sumerian.org/sumerlex.htm e http://users.nurgle.net/~slayer/religion/dictionary.shtml (7) Si tratta del nepente, che in greco significa appunto 'che vince il dolore', 'che fa dimenticare ogni dolore'. Omero racconta nell'Odissea che Elena, durante il banchetto con Telemaco alla corte di Menelao, aggiunse al vino una buona quantit di oppio, pharmakon nepenthes. OMERO, Odissea, IV, vv. 212 e sgg. (8) SKUR pare scoria attiva di NUS KU, da leggere KU NUS KU, il dio 'della lampada, che noi conosciamo come di Aladino', dio della luce della conoscenza. (9) Articolo di Teonomasiologia del 2.06.02: ANTASUBBA. (10) "[] in corpore humano [] Somnus atque Amor diuersam inter se uim possiderent, Amor vigilandi, Somnus soporansi." Apuleio, Il demone di Socrate, 1992 Marsilio, Venezia, p. 52. (10) Eraclito, FRAMMENTO 90 (TONELLI) = 22 B 21 DK, sintetizza in un verso il significato dei riti incubatori: thnatos stin hoksa egherthntes oromen, oksa d udontes hpnos morte quanto vediamo da svegli; quanto vediamo dormendo, sogno Angelo TONELLI, Del risveglio, Seminario su Eraclito, nov. 1999-maggio 2000 Ass.Cult. Arthena, Citt di Lerici. Sogno < SUG NU, 'cammino in Dio', un etimo comprovato dai riti dell'incubazione, durante i quali il sognante, in un loculo del santuario, 'camminava in Dio'. Eraclito alterna il momento di morte e quello di vita, in seguito alla lettura di opere della Civilt della Vita, anatolico-mesopotamica, che divideva il giorno in due (notte e d): dai DUE UNO. Il MUR sumero vita e morte (A MURMUR TE). (11) http://www.atamanhotel.com/whc/hattusa-yazilikaya-relief.html (12) it-er, cammino del sole, l'antico etimo sumero del 'sentiero' latino.

22 MENERVA domenica 11 agosto 2002 _______________________________________________________________________________________ Menerva il nome etrusco di Minerva, conservato anche in latino (1). Abbiamo visto (2) mens < ME ENS: l'essere ME (3), principio ordinatore di tutte le cose, il nome creativo di tutti i nomi (esattamente come oggi il software il punto di partenza di ogni comunicazione informatica), viene all'uomo dalla divinit. Da quale divinit, in Italia nel I millennio a.C.? Da Menerva, protettrice dei MEdici, degli artigiani, degli artisti etc., di tutti coloro che fanno opere della Mente, mechanici compresi. E attraverso quali Mediatores? MECastor, dicevano i Romani giurando, MEHercules: i semidei potevano essere buoni mediatori. Si potrebbe dubitare che il ME si identifichi solo col me, pronome. TuaMEt, suaMEt correggono questo dubbio su meMEt (4). Che MEaculum, quale passaggio, MEabilis, praticabile, possiamo individuare? MEdea e MEdusa prendono un'altra luce, vero, ma non saranno solo giochi di parole? Abbiamo visto (3) il MEconium, ovvero l'oppio, differente dal conium, cicuta, solo per il ME. La cicuta d la morte, mentre l'oppio d uno stato soporifero estatico, uno stato di mria (5), vita morte, in cui la MEmria va e viene. L'aurea (6) MEdiocritas necessita di una MEdela, di una 'cura', di ME gal e, nome attribuito a Cibele La Grande: GAL significa grande, in sumero; E significa 'casa' e, quindi: MEgale la Grande Casa del ME. NER GAL, a proposito, dio dei morti, ci suggerisce un'altra scansione: ME NER UA. NER GAL U GUR, dio dei morti hurrita: 'a U GUR', il sacerdote etrusco, emerge dalla preposizione di una A. Vigor deriva da U GUR, dal momento che U e V sono la stessa lettera anche in latino. Significa 'vigore', 'forza vitale', 'vivacit', 'fuoco' (dice il diz. Calonghi). Rogo lettura inversa di U GUR, ed era il destino del cadavere. UA vita (U) e morte (A). Aurea mediocritas di vita U IT A: il sole (IT), la cui festa (idi <ITI, lettura di IT), a ME t ME SE, in ME DI U. A IT A, il dio dei morti etrusco, aurea mediocritas di morte. Menerua associata ad Atena. L'intenso scambio culturale tra Greci e Romani, soprattutto in epoca imperiale, ha ricomposto le diversit storiche delle due rappresentazioni divine. Ma Minerva nella triade capitolina, con Juppiter e Juno, come sorella del sio sovrano, cos come a Yazilikaya Ishtar/Shaushga segue, a poca distanza (col n. 38 dopo il n. 42) TE SH UP. Ishtar porta l sulle spalle due faretre vuote di frecce che diventeranno fasci littorii portate in Etruria.

NOTE (1) home.wanadoo.nl/cold/myth2-7.htm (2) articolo del 14.07.02. (3) articolo del 28.07.02. (4) Il Calonghi, infatti, citando anche nobismet, afferma che met "particella che si aggiunge ai pronomi personali e agli aggettivi possessivi come rafforzativo, stesso, proprio". Misteriosa l'origine. (5) articolo del 16.06.02. (6) vedi articolo del 5.05.02 riguardo alla sacralit di aureus.

23 ER ME TE domenica 25 agosto 2002 _______________________________________________________________________________________ CONOSCENZA (TE) DEL SENTIERO (ER) DEL ME DIO DELLA COMUNICAZIONE Hermes/Mercurius, dio della comunicazione e dello scambio, il nome di un dio che 'osserva' me da tempo. La mia teonomasiologia non riusciva a reggere il 'dialogo', perch ancora poco esperta. L'espressione greca suggerisce < HE ER ME ES, ovvero: tempio/santuario/corda (ES) del cammino (ER) celeste (HE) del ME. Hrma -'mucchio di pietre' (1)- si rapporta a KUR (parola sumera che sta per rock, rocc-ia) di ME ER KUR I US > Mercurius. La roccia conferma che il sentiero quello buono ed invita ad osservare gli di in pietra di Yazilikaya (2): la pietra era qui la materializzazione dell'apparizione di un dio (quindi la sua comunicazione), non il mezzo per rappresentarlo figurativamente. Iter < IT ER il 'cammino del sole (IT)'; dunque, sia ER ME che ME ER -agglutinato in MER- significano 'cammino del ME'. ER ME TE 'conoscitore del cammino del ME'. MEssaggero degli di, con in testa il petaso ('cappello a larga tesa e con sottogola usato dai viaggiatori e tipico degli efebi' (3)), le ali ai piedi ed in mano il caduceo (un bastone fatto di due serpenti attorcigliati) potrebbe essere l'emblema attuale della societ dell'informatica. Lo specifico del ME avveramento di un principio attivo, la realizzazione di un impulso creativo divino che stabilisce l'ordine (UR DU). Saper riconoscere puntualmente il merito < ME RI IT/ER IT > (il rito del cammino del sole che d il ME) , oggi, la dote dirigenziale pi elevata. Il riconoscimento del ME, dice il nome di Ermete, sempre stato il punto specifico del comunicatore. Il KUR crasi di KU UR, conosco (KU) il sacro (RU A). NUS KU (4), il figlio di EN LIL, dio della luce nel buio, rappresentato dalla 'lampada di Aladino' (immagine fattaci conoscere dalle fiabe), pronunciato KU NUS KU, conosco, il presupposto del comunicare. Il ME, tramite la mens (5), il mezzo per conoscere. Ermete era psychopomps, guida delle anime nell'aldil, soprattutto quale conoscitore del cammino che il ME aveva fatto in ciascuna di esse.

NOTE (1) Enc. Grolier, ad vocem 'Mercurio'. (2) http://www.atamanhotel.com/whc/hattusa-yazilikaya-relief.html (3) Enc. Grolier, ad vocem 'petaso'. (4) http://www.pantheon.org/articles/n/nusku2.html (5) Ns. art. di teonomasiologia del 14.07.02: Mens.

24 HE PA TU domenica 8 settembre 2002 _______________________________________________________________________________________ Questo teonimo 'nasce nel tempo' e la memoria delle sue origini si perde (1). .L'analisi degli etimi di Hepatu/Hepat (2) facilitata dal sumero HE BAT, Signora del Cielo (3), e di patu, che significa territorio. La lettura inversa di bat tab: TAB il termine che indica il raddoppiamento (la proliferazione, scopo prioritario della Civilt della Vita) (4).HE PA TU 'Territorio del Cielo' (5) Il DUR AN KI (6), 'Legame tra Cielo e Terra' (AN KI), il regno di En lil, il DA DUE UNO (il massimo dio dell'impero accadico). 'Signor Vento' (7) pu venir tradotto En lil (o Signora Aria). E' Antariksha (8), cio una parte osmotica che divide ed unisce il Cielo e la Terra: l'Aria (9). He pat (10), Territorio del Cielo, va collocata in questo sistema (11). Hepar-hepatis il vocabolo latino che designa il fegato divinatorio, ovvero il 'cuore (12) di tutto' diremmo oggi (il centro di questo e di quell'altro mondo: il TA, luogo magico -exta, 'dal TA' erano tratte le viscere), il sacro (A RU). 'Osservare attentamente -spicere- il sacro' era la specialit dell'aruspex, del sacerdote etrusco che studiava il fegato di un agnello (13) per divinare, ossia per conoscere la volont degli di. La concezione

magica aveva un presupposto sbagliato: l'unico sistema fisico (Cielo-Terra) era ritenuto anche metafisico; dunque il sacerdote era convinto di leggere la vita e la morte e di essere A UGUR (14): DA DUE UNO. HE PAT hepatis la coppia che noi, che vogliamo umanare (conoscere la volont e gli spostamenti degli uomini del passato), osserviamo molto attentamente; invitiamo chi legge a riflettere: pu la combinazione casuale spiegare questa identit? La prima parola sumerico-hurrita (15) (quirita ? h = q = k); la seconda latina (aggiunge solo la IS di Ishtar, dea della vita e della morte). La teonomasiologia ce le segnala collegate da un filo sacro. Le parole sacre, come i nomi degli di, si spostavano assieme ai devoti (Anatolia > Etruria). PAT AVIUM, 'territorio delle urne cinerarie' (16), nome latino di Padova, che ha anche l'espressione Pad U A, 'territorio del Cielo e della Terra' comprova l'iter < IT ER, il 'sentiero del sole', ed attesta che la via < U I A, 'sentiero (I) tra cielo e terra', giusta. NE PA, nepa, lo Scorpione (GIR TAB), che tiene unito (ZIB ANI TU) il LU HE, lo zodiaco, questo e l'altro mondo: Pa di HE PAT e Ne di NE RU GAL, dio dei morti, il Girru, il GI BIL, il fuoco sacro.
NOTE (1) La dea si ritrova come Huba/Kuba tra gli Urartu, moglie di Teisheb(a): http://www.lostlanguages.com/urartian.htm ,dove : Capital city of Urartu, today's `castle' of the city of Van, was Tushpa, related to the goddess Tushpuea (ErEAUR 75-76). Trovo il nome Musuhepa, figlia di Kantuzili, funzionario di Mutawatalli, attorno al XV sec.. Da S. de Martino, Himuili, Kantuzili e la presa del potere da parte di Tuthaliya, in F. IMPARATI, Quattro studi ittiti, 1991 Elite, Firenze. Inoltre: "Del resto, la presenza di un Kantusili alla corte di Tuthaliya II/III confermata da KUB XXVII 42, ChSI/1 Nr. 11 (CTH 784), un'invocazione a Tesup e Hepat, il cui editore Kantuzili, SANGA DUMU.LUGAL, 'sacerdote, principe', dove si fa menzione di Taduhepa e Tasmisarri (come noto l'identificazione di Tasmisarri con Tuthaliya III sembra essere ormai molto probabile." Id. P. 14-15. Osservo che Oba (< Huba) considerata dai Romani paredra (moglie) di Saturno. Teshub marito di Huba-Hepat. (2) Centrale nel corteo divino di Yazilikaya (dea n. 43): http://www.atamanhotel.com/whc/hattusa-yazilikaya-relief.html (3) La trasformazione della 'b' sumera in 'p' venne fatta dagli Accadi, nel periodo preaccadico (Marie-Louise THOMSEN, The sumerian language, 2001 Book Parker, Copenaghen) e poi sia dai Hurriti che dai Assiri. (4) Tabri, tabernacolo ittita, descritto da Marie Claude Trmouille, in Quattro Studi Ittiti, di Fiorella Imparati, 1991 Elite, Firenze, il luogo di continuazione del raddoppiamento della vita. (5) Pat-avium ha questo etimo, per la lettura Pat-he di He-pat. Patavium la citt di Livio, lo storico veneto-romano che cominci le sue Storie ab urbe condita con l'origine dei Veneti. La consultazione della radice 'pat', di Pat-he, nel dizionario latino, renderebbe manifesta, pat-e-facta, evidente, pat-ens, la connessione cercata con tanta pat-ientia; pat-esco, rendo chiaro, che ormai chi scrive sopporta a fatica, pat-itum, il pat-he-tice, il pateticamente povero autoctonismo, pat-hi-cus attaccato in modo osceno al fegato di Piacenza, incapace di vedere i 36 fegati di Yazilikaya . (6) Abbiamo visto AN HI, 'gioia del cielo', nell'articolo del 1 settembre. La pronuncia hurrita della 'h' era un suono diverso dal nostro: Kepat un'altra versione di Hepat (G. Semerano, L'infinito, un equivoco millenario, 2000 Bruno Mondadori). AN KI un'altra versione della stessa parola: visivamente l'anfiteatro d l'immagine a U del cielo (UR AN) stampato nella terra, KI: unione di cielo e terra. (7) Da Testi sumerici e accadici, a cura di G. CASTELLINO, 1977 Utet, Torino, nota 1 a p. 46. (8) http://www.sulekha.com/articledesc.asp?md=o&oldurl=/rroy_matter.html (9) A ru a < A RU A, lettura di RU A. Aer, latina, Air, inglese e francese, sembrano venire da A UR. Aurum era parola sacra per questa origine: Asinus aureum, di Apuleio, era sacro, ed Apuleio era un sacerdote di Iside/Osiride, e non solo un favolista. (10)Ecate la sua denominazione greca che ritroviamo in Esiodo: triforme -pat-rocina l'origine, path, sentiero, in vita e pat-rona post mortem-. (11) Mircea Eliade attesta che: "In Anatolia si riscontrata, a partire dal VII millennio fino all'avvento del Cristianesimo una sorprendente continuit religiosa." E segg. in Storia delle credenze e delle idee religiose, I, 1999 Sansoni, Milano, da p. 157. (12) La tradizione cristiana spost, probabilmente, dal fegato (UR, RU) al cuore (ASH TAR) il centro URU delle emozioni-sentimenti. (13) Si veda Marco Anneo LUCANO, La guerra civile, Torino 1988 (14) U GUR il dio dei morti di Yazilikaya. (15) KA BAT TU 'fegato' in sumero; re.: http://www.hiddengod.org/sumerword.htm Il sumero b vira nell'hurrita p. (16) avis, etimo del DU CANGE.

25 TARANIS domenica 22 settembre 2002 _______________________________________________________________________________________ Lo studio dei nomi degli di rivoluziona l'idea delle origini dell'Europa. L'assenza di scritti storici anteriori al 500 a.C. ha dato origine, finora, a ricostruzioni protostoriche fantasiose. Sono stati inventati gli Indoeuropei, cio dei fantasmi. Giovanni Semerano (1) ha combattuto contro questi non esseri (creduti veri dai viventi) una guerra ideologica titanica -solo contro tutti!-. La radice indoeuropea ancora vincente; porta a credere che i nostri avi siano nati qui, e non ci mostra una prova scritta a conforto: una fede chiamata, abusivamente, 'scienza'.

'DA DUE UNO': Giano Bifronte indica la sua origine nella Civilt della Vita del Vicino Oriente, che viene ben sintetizzata dall'archetipo DA DUE UNO. E' hani, il lattante hurrita (2). Giano divent UNO DA DUE, e questa sottilissima variazione (di verso) sembra bastare a separare l'Ovest dall'Est. Il suo carattere gemino riassumeva il fatto che univa sheri e khurri, il 'giorno' e la 'notte' (3) (che portano i sacchi di KAS PA, le doppie ore). Il suo nome ricorda la sequenza: Ani hurrita-Ani etrusco-Ianus latino. La Teonomasiologia apre a scenari pi vasti. Non basta individuare la patria orientale degli Etruschi. Possiamo datare al corso del II millennio la migrazione dei NAM LU GAL LU (4) (denominati Celti dagli studiosi odierni) e certificare il loro attraversamento della Mesopotamia osservando i nomi dei loro di. Taranis ci evoca il pan e vin veneto, che festeggiamo il 5 gennaio. "La ruota a quattro raggi sviluppa il significato dell'anno col suo ciclo di quattro stagioni (5) ed noto che i Celti usano un unico termine per indicare la "ruota" e l' "anno" come i Romani per dire "asse" e "cielo". La colonna l'axis mundi, perci l'attributo Taranis (6) (ciclo del cielo) del loro Giove (7) va inteso come accadico taru (giro) e anu (dio del cielo); "il pi grande fra gli di del cielo" come chiosa l'autore dei Commenta Bernensia (8) proprio quel Giove dei cicli al cui compiersi, come usa al nostro fine d'anno, viene bruciato il fantoccio di legno imbottito di uomini vivi, proprio come i fantocci, gli Argei che i Romani lasciavano cadere nel fiume" (9). Tar an is (10) metatesi di An tar is ed enuncia un teonimo omogeneo. Sugli uomini arsi vivi si potr commentare l'aspetto pi barbaro-antico dell'archetipo: il dio della Vita il dio che ha il potere sulla vita e la morte, esattamente come IS HT AR-IS TH AR.

NOTE (1) Le origini della cultura europea, 1984 Olschki, Firenze, Dizionari, 1994 Olschki, Firenze. (2) Batrice Andr-SALVINI-Mirjo SALVINI, La civilt dei Hurriti, 2000 Macchiaroli, Napoli, p. 342. (3) http://www.atamanhotel.com/whc/hattusa-yazilikaya-relief.html (4) NAM LU GAL LU, 'umanit civile', in sumero. (5) vedremo che non cos, ma che la ruota s l'anno, ma come ciclo della vita. (6) Estraggo dalla confusione del 'sistema indoeuropeo': "L'identit degli di celtici che si nascondono dietro i nomi romani viene ricercata in generale a partire da un altro testo, un breve passo del poeta Lucano, che ricorda i nomi dei tre grandi di gallici cui venivano offerti sacrifici umani: Teutates, Esus e Taranis. Quest'ultimo dovrebbe essere un dio celeste (Giove), essendo associato al tuono (in gallico taran), il cui simbolo la ruota () I druidi conoscevano per la scrittura e, secondo Cesare, usavano l'alfabeto preso a prestito dai Greci, 'per gli altri affari, sia pubblici che privati' (VI,14)." "I pochi passi di autori antichi che menzionano le credenze escatologiche dei druidi mostrano che la vita dell'anima non si interrompeva con la morte dell'individuo, ma poteva continuare in due modi: primo in un altro mondo, ben separato da quello dei vivi, con cui si entrava in contatto nella notte di Samain (1 novembre)" da Venceslav KRUTA, La religione, in Aavv, I Celti, ,p.499-506. (7) Abbiamo appena visto, in realt, che Teutates = Giove. (8) uno scritto medievale riportato da J. ZWICKLER, Fontes historiae religionis Celticae, I, p.51 ss. (9) Giovanni SEMERANO, FI 1984, p.293. (10) "Tarani (lat. Taranis) - Divinit celtica attestata per la Gallia in questa forma specifica da Lucano (Bellum civile v.444-446, accanto a Esus e Teutates) e, con varianti formali da poche iscrizioni che riguardano pressoch tutto il mondo celtico. Il nome presentato a volte da solo, senza altro nome divino, pi spesso come epiteto di Iuppiter con cui T. identificato. La scelta di Iuppiter come 'interpretazione romana' del dio trova ragione nel fatto che T. un dio del tuono, come dichiara il suo nome (sic) (dal celt. Taran- 'tuonare', 'tuono'), caratteristica che comune allo Iuppiter visto nelle sue manifestazioni meteoriche violente. (omissis per pudore su 'indoeuropeo'). A T., stando ai Commenta Bernensia, venivano sacrificati esseri umani facendoli bruciare dentro alberi cavi; di fatto sembrerebbe che i Galli istituissero un'intima solidariet tra la folgore, cio il 'fuoco celeste' e il fuoco prodotto e usato cultualmente sulla terra, in questo caso nell'olocausto umano". LA PICCOLA TRECCANI, Mi-Roma 1997, ad vocem. "Taranis. Dio celtico identificato con Giove dei Romani. Pare che fosse un dio folgorante e presumibilmente il suo nome viene da Taran (tuono, in Bretone). Nelle iscrizioni latine lo si trova attestato col nome di Giove (Iuppiter) e l'epiteto di taranico (taranicus) era connesso con la quercia, e comunque venerato sotto forma di una quercia. A differenza del Giove romano aveva un carattere 'guerriero'." GRANDE ENCICLOPEDIA DE AGOSTINI, Novara 1994 vol.21 ad vocem.

26 ES DA domenica 6 ottobre 2002


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Come collocare il nome Zeneda (1) nel filo della teonomasiologia? Il mosaico manca di molte tessere (2). Antares la nostra guida. Questo teonimo perduto apparteneva al dio sovrano degli Accadi, Enlil, figlio/a del Cielo e della Terra (3). Il nome di un dio ha una durata epocale. La sillaba del teonimo (teomonema) ha una forma che supera, quasi intatta, le epoche (4). AN TAR ESH contiene ESH/ES (di ESH TAR/ISH TAR) (5). Pu esser parsa bizzarra e casuale sovrapposizione la nostra lettura di ES TE (6), 'conosco ES'. Porteremo altri riferimenti per rendere meno casuale l'accostamento. In nota alcuni termini dal lessico

sumero (7). Prenderei la prima tessera da un rito magico riferito da Pettinato (ES DA) (8). "Il primo dei due atti magici, con cui si combatte la 'guerra' tra i due regni [tra Enmerkar (9) ed il signore di Aratta -nota 49-], viene definito 'rito quotidiano dell'acqua', l'atto di purificazione (308-16): Il giorno spunt dopo che Utu sorse, egli, come il dio Sole della Terra, lev la sua testa. Il re afferr il vaso del Tigri e il vaso dell'Eufrate. Nel vaso dell'Eufrate egli aggiunse acqua da quello del Tigri. I grandi vasi vennero posti verso il cielo, mentre i piccoli vasi egli li ammass assieme a quelli, come agnelli che giacciono sull'erba. Le giare rivolte verso An erano poste una accanto all'altra. Il re -dal momento che gli Esda-vasi erano in oro-, egli, Enmerkar, il figlio di Utu, li posizion a parte. Questo rito rimane ancora abbastanza oscuro: sembra avesse il compito di garantire un'adeguata fornitura dell'acqua dal Tigri e dall'Eufrate. (10) Antares ci consente di fare un passo avanti nella conoscenza. Il nome dei vasi del rito dell'Acquario era ES DA, che si pu tradurre 'immagine/forza (11) di ES': il teomonema ESH (Esh tar, ad Ebla, corrisponde ad Ishtar, dea del rinnovamento [TAR] della vita e del taglio [TAR] della morte (12)) rende sacra, col rito, la parola comune, DA. 'A SES' (si noti SES (13), LCSS di ES) il nome dell'acqua amara, femminile (l'acqua dolce -ZE EB- quella maschile). ES ME (14), pare etimo di 'seme' < semen (come (TE) MEN NU, la pietra di fondazione di un tempio, pare radice di numen). In AN TAR ESH le giare, immagini di ESH vengono rivolte verso AN (il cielo) perch si rinnovi (TAR) lo scambio tra l'acqua piovana (15) e l'acqua dei fiumi e si compia la ierogamia, cio il matrimonio sacro tra il Cielo e la Terra. Non oscuro il significato principale del rito: ciascuna giara rivolta al cielo l'organo della Terra che aspetta l'acqua del Cielo. L'evento atteso, omen (IZ KIM), pu essere anche disastroso (nubifragio) e causare morte (TAR. Ades risulta, curiosamente, da un'allitterazione di ES DA. ADE 'versare l'acqua', A-DE-A 'fonte primaverile', da cui > dea). ES ES, ESH ESH la festa. "Nel Bagar allest la festa es - es" (16). NAN SE (e NAZI) il nome della dea, cui la festa mensile (17) viene dedicata, a GIRSU (18). L'accordo (SEG) della pioggia (SEG) dei fratelli (SHESH) di Aria, Enlil, e d'Acqua, Enki, incontra (TE) l'acqua dei fiumi nell'ES DA, che li imprigiona (ES KIRI). La simmetria nominale richiede che EN LIL ed EN KI incontrino ES EN (con l'EN che passa da prima a dopo la parola). EZEN il sumerogramma visto in Antares II (19), per 'festa'. I due fratelli, dell'Aria e dell'Acqua, denuncerebbero di essere gemelli: SHESH GAL SHESH GAL, fratelli maggiori, resi noti come MAS TABBA GAL GAL (20), grandi Gemelli. ZE EB suggerisce ZE EN al posto di ES EN. L'agglutinazione/crasi di ZE EN porterebbe a ZEN (21). L'accadico zananu, piovere, contiene zan e anu, cielo. Zannu, zinnu, zunnu per pioggia invitano ad includere zennu.

NOTE (1) Zeneda appare, oggi, come il nome dialettale di Ceneta, nel latino di Venanzio Fortunato, cos come Zena pare il nome dialettale di Genova. Ceneta la Vittorio Veneto 'di una volta'. (2) La parola accadica 'MUSU'-uscita di acque, luogo irriguo-, e quella latina 'musivum' -mosaico- danno l'idea dell'immagine del contesto di chiazze d'acqua sgorgata da una sorgente'. Da Giovanni SEMERANO, Le origini della cultura europea, Dizionari, 1994 Olschki, Firenze, p. 479. (3) I articolo del 2.12.01, in archivio. (4) La sillabazione il presupposto della scrittura cuneiforme: ogni segno rappresenta una sillaba. La sillaba l'atomo scritturale del logos.

(5) ESH TAR ISH TAR ad Ebla. Re.: Giovanni PETTINATO, La citt sepolta, 1999 A. Mondadori, Milano, p. 310 e sgg. L'equivalenza ESH = ISH viene confermata da espressioni come G ISH DU, fare sesso, G ISH A-ZIE, stuprare, G ISH NU ZU, vergine. (6) Teonomasiologia Veneta, Antares III di ottobre 2002. (7) E-SE, 'mura di casa/tempio', ESH, 'casa/tempio', AN SE, 'diretto/a verso l'alto','asino', 'su', KI SE, giu', SE, 'orzo', SE, 'piangere', SE ER SE ER, 'luminosit', SE NUMUN, 'seme', ME SHE, 'verso dove', SE DU, 'spirito', SE BA, 'doni', SE, 'esser obbedienti', SER, 'che d le regole', E RESH, 'casa del profumo, MU SEN, 'uccelli', 'cappello', 'costumista', individuo', SHESH/SES, 'fratelli/sorelle', SHESH GAL SHESH GAL, 'fratelli maggiori'. Il sumero era lingua conservata nell'impero ittita. (8) ES DAM 'tempio di Inanna', la dea sovrana sumera sostituita da Ishtar/Esh tar, nella sovranit accadica. (9) Mitico sovrano sumero del periodo protodinastico (2850-2500) che sarebbe succeduto a Lugalbanda. (10) Giovanni PETTINATO, angeli e demoni a Babilonia, magia e mito nelle antiche civilt mesopotamiche, 2001 A. Mondadori, Milano, pp. 57-58. (11) ES DAM 'bordello', che ricorda come i templi di Ishtar avessero le ierodule, cio le donne che facevano sesso in gloria alla dea; dunque, in questo caso, da usare 'forza di ES'. (12) Giovanni PETTINATO, La citt sepolta, 1999 A. Mondadori, Milano, pp. 311-329, La religione (13) SHESH chiarirebbe > sexus > sesso: "Sexus [] et la formation de sexus n'est pas claire" in A. ERNOUT, A. MEILLET, Dictionnaire tymologique de la langue latine, histoire de mots, 1969 Libr. C.Klincksieck, Paris, p. 622. (14) ME SHE, nota pr., 'verso dove'. (15) a-zu, sumero, medico, arzt, accadico, 'chi conosce l'acqua' (Semerano, p.77), zananu, acc. 'piovere', "con caduta regolare di -n-, zana'u. "Acc. zinnu, zinu (pioggia), zaninu (pioggia, 'falling rain') [] acc. zunnu (pioggia) (Sem. 902, 203). Acc. zunnu-su, quello dell'acqua (p. 821). L'etimo vicino a quello ipotizzato per ZEN < ZU EN. (16) Da Testi sumerici e accadici, a cura di Giorgio Castellino, 1977 Utet, Torino: I cilindri A e B di Gudea, pp. 215-264. (17) es - es (accad. eshsheshu, essesu). Festa celebrata mensilmente, e designazione delle offerte che si facevano in quell'occasione. (18) NIM GIR, balivo. (19) 1.09.02: Pathefactio hepatis. (20) Giovanni SCHIAPARELLI-Scritti della storia della Astronomia antica, t. 1, Milano 1997, p. 86. (21) Zenodoto di Efeso, che, nel I quarto del III secolo a.C., ricostru Iliade ed Odissea alla scuola di Alessandria d'Egitto, si presenta come nome teoforico di ZEN, luna, UDU, ribadito da TU, sole.

27 TAG ES domenica 20 ottobre 2002 _______________________________________________________________________________________ Tages il dio che d agli Etruschi l'aruspicina. La testimonianza principale ci viene da Cicerone (1), che indaga sulla credibilit della divinazione, cio: "E' antica opinione gi dedotta sino dai tempi degli eroi, e confermata dal consentimento del popolo romano, e delle genti universe, che gli uomini abbiano certa facolt di penetrare l'avvenire, la quale dai Greci s'appella antivedimento, e scienza di futuro." (2) La divinazione consiste nell'Etrusca Disciplina. Le sue fonti sono queste: "Tages quidam dicitur in agro tarquiniensi quum terra araretur, et sulcis altius esset impressus, extitisse repente et eum effatus esse, qui arabat. Is autem Tages, ut in libris est Etruscorum, puerili specie dicitur visus, sed senil fuisse prudentia. Ejus adspectu quum obstupuisset sed bubulcus, clamoremque majorem cum admiratione elidisset ; concursum esse factum, totamque brevi tempore in eum locum Etruriam convenisse ; tum illum plura locutum multis audientibus, qui omnia ejus verba experiat litterisque mandaverint : omnem autem orationem fuisse eam, qua haruspicinae disciplina contineretur ; eam postea crevisse rebus novis cognoscendis, et haec accepimus ab ipsis ; haec scripta conservant : hunc fontem habent disciplinae. Nunc ergo opus est ad haec referenda Carneade ?Estne quisnam ita desipiens, qui credat exaratum esse, deum dicam, an hominem? " (3) Si dice che un certo Tages, durante l'aratura di un campo tarquiniese, fosse apparso d'improvviso, impresso sopra ai solchi, e avesse parlato a chi arava. Questo Tages dunque, cos si legge nei libri degli Etruschi, aveva un aspetto di un bambino, ma era della saggezza di un anziano. Per il suo aspetto, che gi aveva stupito il contadino, strapp un maggior clamore ed ammirazione ; ci fu un accorrere che fece convenire tutta l'Etruria in quel luogo ; si dice che allora quello abbia parlato a lungo alla moltitudine, che avrebbe imparato tutte le sue parole e che le avrebbe consegnate alle lettere : che tutta la sua orazione fosse quella che contenuta nella disciplina dell'aruspicina ; che in seguito questa sia cresciuta con la conoscenza di cose nuove e che queste le ricevemmo dagli stessi ; questi scritti vengono conservati : questa fonte ha questa disciplina. Ora, Carneade, a cosa serve raccontare queste cose ? Ci sar mai uno cos pazzo che creda che un dio o un uomo esca da un terreno arato ? "et sulcis altius esset impressus : e che fosse impresso a fondo nei solchi. TAG ME, in sumero, significa 'impresso sulla tavoletta' ; i solchi-cunei erano i segni sulla tavoletta dello scrittore mesopotamico. TAG ESH 'vita del tocco/impressione'. Il nome Tages del dio-(uomo) etrusco

potrebbe aver ricordato la tecnica scrittoria che si praticava in Mesopotamia. E l'insegnamento, GESH TU, in sumero, della scrittura sarebbe stato ricevuto l. E' forse pi ragionevole azzardare una corrispondenza casuale delle due parole, sumera ed etrusca, per tener ferma la fede autoctonista ? Se la parola TAG ME, isolata, lascia dubbi, allora si aggiunga ALTAG, 'zappare' (ci che fa il contadino per trovarlo), KITAG, 'fondare' (Tages fonda l'Etrusca Disciplina), NAM TAG, 'dono', di cui si rende 'responsabile verso la nazione etrusca. ESH 'origine di vita' (4), per cui TAG ESH sarebbe 'origine di vita dell'impronta sulla tavoletta'. L'argilla, che meravigliava Cicerone per la sua sede di un dio-impossibile sede anche di un uomo, era la sede della scrittura che rappresentava entrambi sui solchi.
NOTE (1) M.T.CICERONE-De Divinatione, 1856 Venezia, Nel Privil. Stabilimento Nazionale. Cicerone (106 a.C. Arpino, 43 a.C.) (2) Cicerone, id., p. 1406. (3) Cicerone, id. , p. 1523. (4) ES DA, articolo precedente.

28 REITIA domenica 3 novembre 2002 _______________________________________________________________________________________ E' la dea di Este (Ateste) (1). La raccolta pi completa delle epigrafi dei Veneti Primi stata fatta da Pellegrini-Prosdocimi (2). "In base ai dati precedenti si pu operare una classificazione dei nomi o attributi divini di Este: Reitia, Pora, S'ainatis, Vebelis (la normalizzazione al nominativo sicura per Reitia e Pora; per gli altri due probabile" (3). Caratteristica di un secondo santuario (Caldevigo, Colle del Principe) 'sono le cuspidi di lancia: -E' da escludere appartenessero a statuette perdute di guerrieri; sono offerte simboliche a se stantiin tutto 122 cuspidi. [] Un terzo santuario quello ai Dioscuri." (4) Il santuario ai Dioscuri ha fatto pensare a Sparta e si paragonata Reitia a Orthia (5). Credo che i nomi degli di vadano visti in uno scenario pi vasto (di tempo e di luogo) per abbozzare dei tentativi di sintesi. Le cuspidi sono simboli di vita-morte che sono rese dalle parole sumere BIL, KI, TI, UR, A-DUB, A. TI vita e freccia; A ala. REI-TI-A si leggerebbe 'ala-vita di Res', attesa la famigliarit del venetico e del latino (6), che coniuga Res-Rei. Un altro significato pu essere sovrapposto (visto il simballismo, cio il gioco degli accostamenti di senso): RE-ITI-A, 'inizio,A, dal sole, ITI, e dal retro, luna'. Questo completerebbe quello. Pora Reitia (7) il nostro punto di partenza. Reitia, con la scansione detta, significherebbe figlia di RES (8) (onoma (9) RES-REI + patronimico). Altri (10) hanno intuito e poi escluso mentalmente questa possibilit. Immagino che Prosdocimi si sar chiesto: figlia di COSA che cosa (11) vuol dire? (12) Occorreva un legame certo con un'altra teogonia ed altre omologie risultanti da un'analisi comparata con tutte le teogonie mediterranee. Occorre, inoltre, uno scenario pi vasto anche nel significato della parola COSA. Cusu, nella Tavola Cortonese, sono degli di (13). Perch res, termine sovraccarico di quaranta significati, non pu aver avuto una Res Publica significativa di una dea (RESH PU BIL KA, 'Res anima attaccata a UP', di TE SH UP)? Rea Silvia era denominata anche Ilia: Res Ilia? E, visto che gli Etruschi chiamavano se stessi RA SH NA, stirpe del sole e della luna, non pu essere RE SH quel riferimento che collegherebbe ai LA-RES? LA RES di Lares (gli antenati dei Romani), sarebbe stata un buon punto di partenza. L'unione di La e di Res si giustificherebbe in una tradizione prevalentemente orale, e l'origine: "La Tita formula onomastica in cui La sigla di prenome femminile, mentre Tita rappresenta un gentilizio (14) ". RESH profumo. Lo scorrere dei secoli cancella la percezione del profumo, confonde LA e RESH e riduce a cose anche le divinit credute.
NOTE (1) Questo il 30 pezzo di teonomasiologia. 30 era il numero sumero della luna (EN ZU). Reitia una luna di orientamento, per un veneto, nel buio del pantheon perduto.

(2) G.B. PELLEGRINI - A.L. PROSDOCIMI, La lingua venetica, 1967 Istituto di Glottologia dell'Universit di Padova, Circolo Linguistico Fiorentino, Padova. (3) G:B: PELLEGRINI, cit., vol. I p.100. (4) G:B: PELLEGRINI, cit., vol. I pp. 94-95. (5) Traccia seguita dubbiosamente da Attilio MASTROCINQUE, Santuari e divinit dei paleoveneti, 1987 Padova (6) Ribadita dal Prosdocimi al convegno di Venezia sul sacro degli antichi Veneti (1/2.12.99). (7) "Tre sono i luoghi di culto documentati a Este, tutti ubicati ai margini della citt e due in sicura connessione con il fiume. Il pi importante quello individuato nel 1880 in un terreno di propriet Baratella (da cui il nome con cui viene spesso ricordato), dislocato a sud-est, a circa un chilometro e mezzo dall'abitato pi sudorientale (via Restara) e a poco pi di mezzo chilometro dall'estremo lembo sudorientale di necropoli (Bold Dolfin)(). Solo in epoca romana, attorno al I secolo a.C., il santuario ricevette una vera e propria struttura templare, mentre in una fase pre-romana doveva trattarsi di uno spazio sacro delimitato da un recinto e forse articolato in pi aree per diversi momenti e funzioni di culto: all'impianto iniziale probabilmente riferibile un tratto di muro lungo 12 metri, accanto al quale fu raccolta la maggior parte degli ex-voto. L'arco cronologico di frequentazione, dalla fine del VI secolo a.C. al II-III secolo d.C. assicurato dalla tipologia delle fibule e dei vasi, nonch dalla presenza di monete romane().La variet e l'abbondanza di materiali, assommanti a circa quattordicimila pezzi, ne fanno il pi completo e complesso centro di culto del Veneto, fornendo una serie di dati per quanto concerne gli aspetti della liturgia e del culto. Sicuramente precisato risulta il nome della divinit, Pora-Reitia, ricorrente in numerose iscrizioni. Pora ritenuto il nome originario ed stato variamente interpretato: collegato al latino paro-pario (partorire-generare), se ne visto un riferimento ad una divinit 'opifera' o 'puerpera'; pi recentemente, in una interpretazione assai suggestiva ed altamente probabile, stato messo in relazione con il greco poros (passaggio), intendendo Pora come colei che "insegna a cercare la via", dea "del guado", "del passaggio", sia in senso figurato, come dea di tutti i passaggi ()." CAPUIS, MI 1993, p. 239-242. Ai tre luoghi di culto aggiungiamo il ritrovamento del quarto, il santuario di Meggiaro. Rif. 'La Tribuna' , 3.03.00, p.42: Sacrifici animali, divinazioni, banchetti e purificazioni, ecco i riti dei nostri antenati. (8) La parola res trova una quarantina di significati nel dizionario latino. Troppi! Gli di Cusu e i Cusu parenti di Pietro Scevas, l'autore della Tavola Cortonese, suggeriscono cose un tempo divine: Francesco VALORI, Sulla tavola cortonese, 2001 CNSL, Recanati. (9) G.SEMERANO, Firenze 1984, P.XIX:"Di (noos), si cerc invano l'origine e si scorse che il suo tema (nof)-; nessuno pu scorgere in quel digamma, una originaria -b-, che occorre postulare nell'etimologia di latino 'nomen', di greco (onoma): l'accadico nabum "dare nome" ('to give name'), b, m, v, alternano: nella lingua accadica il nome awilu "uomo" si ritrova scritto successivamente amilu, abilu. Per gli antichi nel nome racchiusa la magica essenza degli esseri e conoscerlo come averli in dominio."()" Tutto ci costituisce un sistema di realismo simbolico, l'universo a diversi gradi di verbalizzazione costruzione del nome." (10) PROSDOCIMI Aldo, Este e la civilt paleoveneta a cento anni dalle prime scoperte, da Atti conv. Este Padova 1976-Problemi storici e linguistici- Istituto di studi etruschi e italici. Anche l'intuizione di una Res patrona della Giustizia meritava uno sviluppo. Ma, "Ogni cosa importante stata detta prima da qualcuno che non l'ha scoperta", WHITEHEAD A.N. L'analisi di Reitia fatta da PROSDOCIMI, in Lingua venetica, p. 157 t.II, non fa la scansione per logogrammi della parola e decodifica Reitiai, "ai" dativo; perci non vede il genitivo Rei ed esclude la lettura 'figlia di RES'. (11) Io mi metto nei panni del ricercatore che trova un teonimo certo in mezzo a 200 iscrizioni mutile in una lingua quasi sconosciuta: che fare? Io lo studierei cercando di decifrarlo e rapportarlo con tutti i teonimi delle culture del Mediterraneo ed oltre. Su questo faccio ipotesi. Che senso ha affabulare balbettamenti e poi fare "dotte" considerazioni? (12) Eppure PELLEGRINI e PROSDOCIMI, nel lib. I de "La lingua venetica, a pag. 15, scrivevano: i tratti linguistici () della lingua venetica () che stanno a dimostrare una stretta affinit, un tempo nemmeno sospettata, col latino. PROSDOCIMI ha ribadito il concetto nel suo intervento a "Orizzonti del sacro, culti e santuari antichi in Altino e nel Veneto orientale", a Venezia l'1.12.99. (13) Francesco VALORI, Sulla tavola cortonese, 2001 CNSL, Recanati. (14) Carlo de SIMONE, I Tirreni a Lemnos, 1996 Leo Olschki ed., Firenze, p. 9.

29 NUME domenica 17 novembre 2002 _______________________________________________________________________________________ Nume < Numen, espressione latina, 'volere divino', 'potenza divina (che opera, che governa)' (1), ovvero la 'divinit che entra nella storia' (2) (la Provvidenza cristiana). Come pu entrare una divinit nella storia umana, passare dal non tempo e dal non mondo al tempo ed al mondo (3)? In base al principio del rispecchiamento (4) in un contesto di omologia tra il Cielo e il Mondo (5): DA DUE UNO. Antares una costruzione ideologica del 2270 a.C. (6) Siamo nel periodo 'sargonico', cio nell'epoca in cui gli Accadi ebbero egemonia sui Sumeri. Come veniva scritto, in sumero, in questo periodo, il numero due? ME NU (7). La lettura LCSS (8) invita a pronunciare NU ME. Perch due = NU ME? Perch, con un semplice cenno del capo (nuo, in latino, annuisco), la divinit emette il ME, il principio ordinativo di questo mondo, e fa apparire la sua immagine riflessa nella nostra storia (e pronuncia MEN, io -GA E, parola sumera da leggere E GA, ego latina (9)). E' un ragionamento raffinatissimo che mi stupisce, ma che non riesco ad interpretare diversamente. La ierogamia (matrimonio sacro) tra la dea della vita (Ishtar) ed il re pastore (Dumuzi) (10) complicava ancor pi il processo della materializzazione dello Spirito, con la nascita della Vita. Era il DA DUE UNO,

l'archetipo dominante il Vicino Oriente antico (si osservino tutte le doppie immagini del corteo di Yazilikaya. Si parta dalla KAS PA, la doppia ora sumera che dava un giorno di 12 doppie ore). Nel matrimonio tra Zeus e Leda, sovrapposto a quello tra Tindareo (Tin-da, immagine di Tin (11)) e Leda (El-da, immagine di El), il rito ierogamico raggiunge il vertice del 'bisticcio', con nascita dei gemelli Polluce ed Elena, divini, e Castore, umano. Dumu-zi: Nazi , oggi, una parola di morte (dopo il nazismo). Nazi era dea della vita (NA, generazione, di ZI, vita), ai tempi di Gudea (2144 a.C.-2124 a.C.): A AZI MU A (12). Questa parola presenta due A agli estremi: ha due ANTA. Invito a leggere: ANTA AZI MU, nome (MU) dell'inizio (A) della vita (ZI) che lega (ZIR) all'Alto Cielo (ANTA) -Antazir-. La dea Atalanta era, probabilmente, ANTA L ANTA, L di Luni, luna, in Alto Cielo. Antalu, attalu, antalu ('lunar o solar eclipse').(13)", ce lo confermerebbe. Il nume, nella sua immagine di oggi, uno; nella sua immagine di ieri, il nume era 'due'. E' l'immagine di vita il due che dobbiamo recuperare dalla Civilt della Vita.
NOTE (1) Ferruccio CALONGHI, Dizionario Latino-Italiano, 1964 Rosemberg & Seller, Torino, ad vocem. (2) Riprendiamo la pietra di fondazione (TE MEN NU) dell'art. 30.12.01. (3) Una raffinata riflessione filosofica sugli angeli, entit dell'altro mondo che toccano il nostro mondo come messaggeri divini, stata fatta da Massimo Cacciari. Sono gli IGIGI (pr. ighighi) sumeri. L'Angelo Nuovo di questo filosofo coincide con AN TAR ISH, l'anno nuovo accadico. (4) Visto in Patefactio ezen Antaris a Zeneda, sub art. del 01.09.02: Patefactio hepatis. (5) Mircea ELIADE, Cosmologia e alchimia babilonesi, 1992 Sansoni, Firenze, p.12: "Per quanto riguarda la Mesopotamia, forse pi che per qualsiasi cultura arcaica, la concezione fondamentale pu essere definita come segue: omologia totale tra il Cielo e il Mondo. Questo significa non solo che quanto esiste sulla terra esiste pure, in qualche modo, in Cielo, ma anche che a ogni cosa presente in terra ne corrisponde una identica in Cielo, sul cui modello ideale stata realizzata." (6) Abbiamo potuto fissare questa data esatta elaborando a computer le cicliche coincidenza di Antares, Marte, Venere, Sole e Luna nel mese dello Scorpione. (7) Da una lista sargonica di Ebla con pronuncia MINU indicata da D.O.Edzard, 1980 Studi Eblaiti., riportata da Marie Louise Thomsen, The sumerian language, 2001 Akademisk Forlag, Copenaghen, p. 82. (8) Art. 10.02.02. (9) Da Giovanni SEMERANO, Le origini della cultura europea, Dizionari, 1994 Olschki, Firenze, ad vocem ego. (10) le zigurrat, piramidi a gradoni, venivano costruite per favorire questo incontro con la dea della vita (zi). Descrizioni dettagliate si possono trovare in Antonio INVERNIZZI, Dal Tigri all'Eufrate, 1992 Le Lettere, Firenze. (11) Articolo 10.03.02. (12) www.dia.org/collections/ancient/mesopotamia/82.64A.html (13) Giovanni SEMERANO, Le origini della cultura europea, vol.II, 1984 Firenze, p.890. Con questo articolo si chiude il primo anno della ricerca teonomasiologica di Siagrio.

30 TEATRA MORTE SAG US domenica 1 dicembre 2002


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Ho messo in rilievo in titolo una traduzione italiana di un nome sumero di Saturno (1): SAG US (2). La relazione 'testa - morte' pi significativa con queste parole per il lettore moderno (rispetto al morfema del nome antico) e ritorna anche nella coppia Caput (lat) Kaputt (germ.) < KA PU UT (sum.: sole -UTprincipio dell'anima -KA- (3)). Comincio a pensare che l'analisi teonomasiologica susciti perplessit e diffidenza e che bisogni comprovare ampiamente il contenuto semantico di un termine. I raffronti nominali possono venir guardati come giochi di prestigio, un po' sorprendenti ma molto misteriosi. L'abitudine alla chiacchiera esige che si chiacchieri di pi. Ad esempio: quando noto l'altro nome di Saturno AN SH AR e sottolineo che il suo reciproco RA SH NA l'etnico degli Etruschi (cio il nome con cui essi si identificavano), il mio spirito TO (teonomasiologico) trionfa ritenendo di aver esposto una cosa importante. Ma segue, d'abitudine, il silenzio. Potrei indugiare: Ade il dio dei Morti (viene da A DE A sumera). Le lettere DE sono separate nell'equivalente D IT E, con l'inserimento del sole (IT) cos come fa il nome del dio etrusco dei morti A IT A. V IT A, o U IT A la parola di origine etrusca che inserisce il sole tra il cielo (U) e la terra (A). Iter (IT ER) il cammino del sole, che chiaro nel nome degli Ittiti, generazione del sole. Bisogna guardare, lungo il cammino, sia in s (AN SE) sia in gi (KI SE). Altrimenti l'itinerario pu continuare e lasciare freddo il lettore 'dogmatizzato dagli Indoeuropei': -Coincidenze casuali!-. Allora rileggiamo i Saturnalia di Macrobio: si vedr come la relazione 'testa-morte' di SAG US vi venga descritta ampiamente.

Questo autore del IV secolo d.C.-inizio del V- viene qualificato come erudito dalla nostra tradizione che ha i suoi fondamenti nella poesia (Dante, Petrarca). Anche lui valutava se stesso cos davanti 'al genio di Virgilio'. Come pu entrare il significato SAG US, testa morte, sumero, in un autore di un periodo in cui questa lingua non aveva pi alcuna influenza? Con la lettura dei 'fisiologi' -studiosi delle origini- fatta da Macrobio. "Non ignoro peraltro una diversa origine attribuita ai Saturnali. I Pelasgi, come ricorda Varrone, scacciati dalle loro terre si cercavano altre sedi: i pi si riunirono a Dodona, ed erano incerti sul luogo ove fissare la loro dimora, quando ebbero il seguente responso dall'oracolo: andate in cerca della terra Saturnia dei Siculi e degli Aborigini, Cotila, ove galleggia un'isola; quando l'avrete raggiunta, offrite la decima a Febo, e sacrificate teste ad Ade e un uomo al padre suo. Ricevuto questo responso, dopo molte peregrinazioni, sbarcarono nel Lazio e scopersero un'isola sorta in mezzo al lago di Cutila. Era un'immensa zolla formata da fanghiglia rappresa o da terreno paludoso che si era prosciugato, fitta di boscaglia e di alberi cresciuti in disordine, ed errava tra i flutti che la sballottavano perennemente: di qui la credenza anche per Delo, che, pur avendo montagne alte e vaste pianure, vagava per i mari. Alla vista di questo prodigio capirono che era quella la sede loro predetta; scacciati gli abitanti di stirpe siciliana occuparono la regione e, consacrata la decima parte della preda ad Apollo secondo l'ordine dell'oracolo, eressero un tempietto a Dite ed un altare a Saturno, e chiamarono Saturnali la sua festa. Per molto tempo ritennero di dover sacrificare teste umane a Dite e immolare uomini a Saturno in quanto l'oracolo diceva sacrificate teste ad Ade e un uomo al padre suo." (4) Avete dubbi sul fatto che 'testa morte' sia il tema? 'Sumerizziamo' i nomi. KU TI LA (dove KU testa, TI vita, e LA 'fare ammenda': 'fare ammenda della testa per la vita') introduce a LA TI UM, 'fare ammenda per la vita' con UM, uomo, MU. SA un altro modo per dire testa (Sa-turn-us), come SAG. SA DUG, accettare, SAG US, testa morte, la vita e la morte uniti difficile per un moderno. Suppongo che fosse gi difficile per Macrobio ammettere dei sacrifici umani all'origine della propria stirpe. Qui si chiede soltanto di accettare la 'non casualit' di una parola sumera a rappresentare la descrizione dell'origine dei Saturnali. Prendiamone un'altra (diamo per 'combinazione fortunata' il SAG US -testa morte- in Saturnus): sagmen. SAG MEN Questa parola identica in latino (diz. Calonghi) e in sumero (lessico di Halloran (5)): SAG MEN. Il latino d: "sagmen-minis, n. (sacer, sancio), ci che rende sacro; plur. Sagmina, ciuffo d'erba simbolo di inviolabilit dei feziali nelle loro ambascierie. I sagmina venivano chiamati anche verbenae, e quello dei feziali che le portava era detto verbenarius- " Es. da Livio (I, 24): "Fetialis regem Tullum ita rogavit: -Iubesne me, rex, cum patre patrato populi albani foedus ferire?-. Iubente rege 'sagmina' inquit -te, rex, posco-. Rex ait: -Puram tollito-. Fetialis ex arce graminis herbam puram attulit. Postea regem ita rogavit: -Rex, facisne me tu regium nuntium populi romani Quiritium, vasa comitesque meos?-. Rex respondit: -Quod sine fraude mea populique romani Quiritium fiat facio-. Fetialis erat M. Valerius; is patrem patratum Sp. Fusium fecit, verbena caput capillosque tangens. Pater patratus ad ius iurandum patrandum id est sanciendum fit foedus, multisque id verbis, quae longo effata carmine non operae est referre, peragit." Tr.: Il feciale chiese a Tullio: -Vuoi tu, o re, concludere patto col padre patrato del popolo albano?-. E, avendo il re detto di questo volere, soggiunse: -O re, ti domando l'erba sacra-. Disse il re: -Prendila pura-. Il feciale rec gi dalla rocca la pura verbena. E domand allora al re: -Re, tu dichiari regio nunzio del popolo romano dei Quiriti me, coi miei arredi e coi miei assistenti?-. Rispose il re: -S, in quanto ci non sia con danno mio e del popolo romano dei Quiriti-. Il feciale era Marco Valerio; egli nomin padre patrato Spurio Fusio, toccandogli con la verbena il capo e i capelli. Il padre patrato nominato per eseguire il giuramento e per sancire il trattato, e fa ci con molte formule enunciate in forma solenne, che qui non mette conto

riferire." Segue il giuramento solenne a Giove. Mio il grassetto. Il lessico Halloran riferisce MEN SAG (probabilmente la scrittura originale sumera) e SAG MEN (probabilmente la sua lettura e poi scrittura accadica): SAG = testa, MEN = corona. Toccare la testa ed i capelli con la verbena avrebbe fatto passare, magicamente, il potere di legare e di sciogliere (6) di chi porta legittimamente in testa la corona reale, per volere divino, al padre patrato, che pu quindi giurare per conto del re e dei Quiriti. (si noti Quiriti = Hurriti = Kurriti). Y UP piter > rex pontifex > pater patratus. I feciali erano 20 (come il numero del sole, SHAMASH, che presiede ai giuramenti). Andavano in ambasciata in due: il pater patratus, col potere di giurare nel nome del re e dei Quiriti, ed il verbenarius, che gli ha trasferito magicamente il potere: DA DUE UNO. Come si vede dal passo di Livio, Il Lessico Universale Italiano, bench fondato da Giovanni Treccani, si sbaglia a dire: "[] e il verbenarius che portava con s una zolla di verbena dell'ara capitolina" non riferendo il gesto precedente. Il toccare con la verbena il capo il gesto topico. SAG MEN parola sacra perche' si collega a SAG US, Saturnus (dove la G = turn) dio del passaggio dall'est all'ovest (come AN, Anu, Ani, Gianus). La radice sag resta, in italiano, in 'sagrestia', 'sagrato', 'sagra' e 'saggi' (L'etnico dei Sumeri: Sag gi). La parola latina che evidenzio sagitta < SAG TI (TA), luogo, TA, punta, SAG, della freccia, TI (7).
NOTE (1) Il mese di Dicembre il suo mese. (2) Vedi art. del 27.01.02. (3) Si veda l'immagine, nella camera sepolcrale di Tutaliya IV, del sole alato, alle spalle di Sharruma (che tiene sottobraccio Tutaliya IV, che trasmette l'anima, la chiave dell'immortalit (ANKH) al bimbo (Tutaliya IV) nella culla, di spalle ai due camminatori:

http://www.atamanhotel.com/whc/hattusa-yazilikaya-relief.html
(4) Macrobio, Saturnalia, 1967 Utet, Torino p. 157-159. (5) http://www.sumerian.org/sumerlex.htm (6) "On page 76 of Science Awakening II, The Birth of Astronomy, B.L. van der Waerden identifies one of the 36 morning rising stars, GAB.GIR.TAB, with Antares." Da e-mail di John A. HALLORAN, 4.11.01. Antares viene chiamato GAB GIR TAB, stringere ed aprire legati. (7) vedi art. Reitia del 3.11.02.

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